Economia della Proprietà Intellettuale

Il Problema della
Proprietà Intellettuale
Economia della Proprietà Intellettuale
1)
2)
3)
Lo sviluppo di nuove varietà di prodotti biotech
necessita di tre fasi:
Collezione di materiale genetico sul quale ricercare
geni con potenziale commerciale.
Mappatura genetica in modo da isolare geni con
potenziale commerciale.
Il nuovo materiale genetico viene inserito in prodotti
già commercializzati, e successiva fase di prove di
laboratorio e, quindi, in campo aperto nel caso si
riscontrino dei potenziali di commercializzazione.
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Protezione della proprietà intellettuale:
1)
2)
3)
Copyrights
Marchio commerciale
Brevetto
Il brevetto dove essere rilasciato nel caso di
nuovi prodotti o processi di produzione.
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Problema : La proprietà intellettuale è applicabile al
settore agroalimentare?
La R&S può essere trattata in economia come un bene
pubblico. Proprietà:
a) Non rivalità : tutti possono usufruire
simultaneamente della nuova tecnologica).
b) Non escludibilità : E’ impossibile escludere
un’impresa dall’utilizzare la nuova tecnologia.
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Il problema che sorge con i beni pubblici è
che nasce il problema del “free rider”. Ad
un’impresa conviene copiare il prodotto o il
processo produttivo anziché investire in R&S.
Ciò riduce l’incentivo ad investire in R&S.
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Il brevetto consente di evitare il problema del
free rider consentendo all’impresa che
investe in R&S lo sfruttamento del prodotto o
del processo produttivo in esclusiva.
Si crea un monopolio nello sfruttamento del
prodotto e del processo produttivo.
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Il monopolio introduce una nuova
distorsione. Se da un lato riduce la
distorsione del free rider, ne introduce
un’altra visto che il monopolista produrrà
generalmente una minore quantità di
prodotto ad un prezzo maggiore rispetto ad
un mercato competitivo.
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Abbiamo allora un trade-off : maggiore è il
periodo di validità del brevetto e maggiore è
la distorsione monopolistica, minore è il
periodo di validità del brevetto e maggiore
sarà la distorsione indotta da comportamenti
di free-rider e,quindi, sottoinvestimento in
R&S.
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D = curva di domanda
MC=AC= costo marginale e costo medio
MR= ricavo marginale
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Nella figura abbiamo una curva di domanda D da cui
ricaviamo il ricavo marginale MR.
Ipotizziamo una curva dei costi marginali (e dei costi
medi) costante. In un mercato competitivo di
produrrà Qc al prezzo Pc. Nessuna impresa
intraprenderà investimenti in R&S in quanto non
riuscirà ad ammortizzare questi costi!! Avremo però
un surplus del consumatore pari alla somma delle
aree A+B+C.
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Immaginiamo ora che ad un impresa sia
concesso un brevetto. In questo caso
produrrà una quantità inferiore Qm ad un
prezzo maggiore Pm. Rispetto alla quantità
Qm il produttore ha un aumento di surplus
pari all’area A mentre il surplus del
consumatore si riduce all’area C.
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L’impresa intraprenderà ex-ante un investimento in
R&S se
T
E ( A)
∑ 1+ r
t =1
(
)
t
> R&S
in cui R&S è l’investimento in ricerca e sviluppo,
E(A) è il valore atteso della rendita da monopolio, r
è il tasso di interesse, T è la durata del brevetto.
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E’ importante anche il ciclo di vita del prodotto.
Dal punto di vista sociale il brevetto implica ogni anno
un surplus di A+C inferiore a quello che si avrebbe in
un mercato competitivo (A+B+C).
Tuttavia, se il ciclo di vita del prodotto si estende oltre
la durata del brevetto alla scadenza avremo un
surplus che sia amplia sino a A+B+C e il prezzo
ritorna al livello Pc.
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Esaminiamo ora il caso di prodotti OGM della
prima generazione. Questi prodotti riducono i
costi di produzione. Allora i costi marginali e
medi MCo e ACo si riducono a MCn e ACn.
L’impresa biotecnologica produrrà la quantità
Qn inferiore alla quantità Qc che si
produrrebbe in condizioni di concorrenza
perfetta.
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In questo caso il surplus è pari ad A (del produttore)
e C (del consumatore). Il prezzo del prodotto OGM
sarà inferiore a Pc, altrimenti gli agricoltori
potrebbero acquistare le sementi nonOGM.
Il giudizo di convenienza se investire on non
investire in R&S è esattamente uguale al caso
precedente solo che A ora è definito in modo
diverso.
In sintesi avremo un surplus del produttore pari
all’area A, uno del consumatore pari a C e una
distorsione nel mercato pari a B.
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Sino ad ora si è esaminato il caso di
un’impresa che non ha costi relativi al
reperimento del materiale genetico (Gc) e
all’isolamento dei geni (Ic) (sono le prime
due fasi dell’investimento in biotech). Se i
brevetti si estendono anche a queste due
fasi, l’impresa avrà dei costi pari a Gc+Ic.
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Il giudizio di convenienza sarà allora calcolabile come :
T
E( A)
∑ 1+ r
t =1
(
)
t
− Gc − Ic > R & S
In questo caso avremo un minor livello di investimenti in
R&S dati i costi che deve sostenere l’impresa per
appropriarsi delle prime due fasi.
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E’ chiaro quindi come il dibattito
sull’appropriazione tramite brevetti delle
prime due fasi in brevetti sia risultato
piuttosto acceso, in particolare sulla prima
fase relativa alla collezione del materiale
genetico. La discussione è risultata accesa
soprattutto in termini Nord-Sud dove il Nord
tenta di sfruttare materiale genetico del Sud
(accusa di biopirateria!)
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Vi è un’accusa che le banche dei geni dei centri
internazionali del Nord istituite per preservare la
biodiversità altro non siano che metodi per “rubare”
al sud materiale genetico. I paesi del Sud ricevono in
questo modo poco dalla R&S.
Ecco perché della richiesta di brevettabilità del
patrimonio genetico, in questo modo i paesi in via di
sviluppo possono appropriarsi in parte del surplus A.
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Riguardo la seconda fase, isolamento dei geni,
l’output dovrebbe essere un bene pubblico, si isola
ciò che c’è già in natura (es. Genoma Umano).
In agricoltura tuttavia questa fase è lasciata ad
imprese private. Gli USA, la UE e il Giappone hanno
legislazioni che proteggono la proprietà intellettuale
di questa fase. Ciò equivale ad accettare una
distorsione di mercato in modo da indurre
l’investimento in R&S.