Volume 2 Sezione 2 - Verifca Sezione 1 il secolo dei “lumi” e della Ragione: il Settecento Tema sTorico Il rapporto tra i sovrani “illuminati” e i filosofi del Settecento ha portato a molte riflessioni sul rapporto tra cultura e potere politico. Le riforme infatti, seppur stimolate dall’Illuminismo, miravano soprattutto a un rafforzamento del potere e furono estre-mamente diverse a seconda delle singole realtà nazionali. Mostra la complessità della questione, partendo da alcuni casi specifici che hai studiato. saggio breve - ambito storico-politico Argomento: L’inteLLettuALe neL settecento Sviluppa l’argomento scelto in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale”, utiliz-zando i documenti che lo corredano. • Se scegli la forma del “saggio breve”, interpreta e confronta i documenti proposti. Co-struisci il percorso del testo facendo riferimento anche alle tue conoscenze, individua un titolo coerente con la tua trattazione e ipotizza una destinazione editoriale (rivista specialistica, fascicolo scolastico di ricerca e documentazione, rassegna di argomento culturale ecc.). Se lo ritieni opportuno, infine, suddividi il saggio in paragrafi, cui potrai dare eventualmente un titolo specifico. • Se scegli la forma dell’“articolo di giornale”, identifica nei documenti forniti uno o più elementi che ti sembrano rilevanti e costruisci su di essi il tuo “pezzo”. Individua un ti-tolo appropriato per l’articolo e indica il tipo di giornale sul quale ne ipotizzi la pubbli-cazione (quotidiano, rivista divulgativa, giornale scolastico ecc.). Per attualizzare l’argomento, puoi riferirti a circostanze immaginarie o reali (mostre, anniversari, con-vegni o eventi di rilievo). Per entrambe le forme di scrittura, non superare le quattro o cinque colonne di foglio protocollo. DocumenTo 1 Gli intellettuali e la realtà politica Quel che conta notare anzitutto è il mutamento di funzione e di significato dello stesso dibattito culturale. Chiara è la volontà di un più stretto rapporto fra il lavoro degli intellettuali e la realtà politica e sociale del loro tempo: non solo in coloro che, come gli scienziati e gli “inventori di macchine”, sentono in maniera più pressante la necessità di un raccordo pratico con le esigenze di crescita economica delle società in cui operano (dalla Royal Society di Londra alle numerose accademie e società di agricoltura che si vanno diffondendo in tutta Europa), ma anche nelle numerose schiere di intellettuali disposti, con i loro “progetti” (un termine assai diffuso nel Settecento, oggetto anche di feroci sarcasmi) di riforma politica e sociale, a intervenire nelle realtà dei loro paesi. È questo l’ampio orizzonte comune agli intellettuali dell’Europa settecentesca: partecipi di una “repubblica delle lettere” la cui funzione non è più o non è solo quella di costituire uno spazio di comunicazione e di scambio intellettuale, ma di essere uno strumento volto a “illuminare” i responsabili dei governi e l’“opinione pubblica”. Questi processi e mutamenti della funzione dell’opinione colta e degli intellettuali si consolideranno ancor più nell’Ottocento, con la crescita numerica di coloro che vivono di professioni intellettuali (insegnanti, medici, avvocati, chimici, ingegneri, giornalisti, scrittori, musicisti) e con una più forte vocazione di costoro per l’impegno politico e per l’assunzione di un ruolo di guida morale della società. (M. Rosa, M. Verga, La storia moderna: 1450-1870, Bruno Mondadori, Milano, 2000) DocumenTo 2 La figura del philosophe L’analisi filosofica sulla figura dell’intellettuale nell’età moderna, e sulle modalità di svolgimento del dibattito che ha via via suscitato, deve volgersi in modo prioritario al movimento dei philosophes e, in genere, al secolo XVIII. Fu appunto in quel secolo che l’intellettuale, uscito da un secolare stato di subordinazione, entrò nella vita civile, per ricercare su un nuovo terreno la propria identità, tant’è che si possono misurare in quel movimento i termini e le forme di costituzione di una nuova intellettualità filosofica: di un nuovo modo di produzione, cioè, della filosofia, che assume come punto di riferimento, anziché i luoghi tradizionali della speculazione, il nesso tra cultura e prassi civile e, insieme, un 176 Materiali per l’Esame di Stato • IV anno nuovo tipo di intervento intellettuale, che trova il suo luogo non più soltanto nelle scuole e nelle università, ma nella società civile e nelle sue istituzioni, integrando – come poi meglio si vedrà – l’uso privato e l’uso pubblico della ragione. La riflessione critica su questo importante e vivo periodo della storia delle idee non può non ricostruire il tracciato delle ragioni intrinseche che indussero gli hommes des lettres a divenire philosophes, a trasformare, cioè, la loro immagine di studiosi riservati, appartati, della morale, della metafisica, e dei loro tradizionali principi, in banditori di un programma di rinnovamento del costume intellettuale, dei rapporti umani e delle relazioni tra individui e istituzioni. Sono ben noti i termini storici che favorirono e, al tempo stesso, accompagnarono, condizionandolo, tale processo storico di trasformazione che potremmo così riassumere: a) la crisi delle istituzioni autoritarie – chiese e stati – e la conseguente caduta dei codici morali repressivi; b) l’uscita dell’intellettuale da antiche condizioni di subalternità, la progettazione di nuove inusitate politiche culturali e la definizione di nuovi rapporti con il potere; c) un nuovo modello di letteratura filosofica, in cui l’immaginazione è subordinata ad un pensiero che s’impadronisce del reale. Entro il perimetro definito da questo insieme di eventi storici si venne delineando l’idea di una singolare congiuntura tra filosofia e politica che, espressa in forme varie di pensiero, favorì il sorgere di molte speranze in un ruolo autonomo dell’intellettuale nella vita civile e politica. Secondo tale modello, la filosofia descrive un ordine ideale del mondo (giusto, felice, virtuoso ecc.) e la politica ha il compito di realizzarlo, ricevendo nel contempo quella legittimazione teorica che le deriva dal non essere più soltanto conquista e gestione del potere, ma funzione esecutiva della ragione. Con questo processo di formazione di nuovi intellettuali, la società civile avviò nel secolo XVIII il proprio processo di riconoscimento nei confronti dello Stato assoluto. Inteso come apparato amministrativo di un ordine politico e sociale, da accettarsi in quanto ridotto a ragione, lo Stato fa luogo e riconosce autonoma da sé la società civile, intesa a sua volta come somma di interessi che liberamente si snodano e si accomodano tra loro. (F. Brunetti, D’Holbach: l’intellettuale tra “philosophie” e “engagement”, in Il principe e il filosofo, Guida, Napoli, 1988) DocumenTo 3 Il “secolo filosofo” P. Quintili, L’Illuminismo francese e la rivoluzione a fumetti, Editori Riuniti, Roma, 2002. 177