Un’etica per il pubblico Seconda parte : Etiche sostantive Anna Elisabetta Galeotti Università del Piemonte Orientale 1 TEORIE DEONTOLOGICHE Le teorie etiche deontologiche affermano che l’azione è morale se rispetta o realizza i principi morali, indipendentemente dalle conseguenze buone o cattive, apprezzabili o deplorevoli che realizza. 2 La forma degli imperativi morali deontologici è del tipo: “Compi (o non compiere) azioni del tipo X” A un’etica deontologica sono riconducibili i comandamenti del decalogo: “Non uccidere”; “Non dire falsa testimonianza”. Si tratta di imperativi nella forma negativa del divieto che vengono posti come guide assolute all’azione. La violazione di questi imperativi è immorale, e l’azione morale procede da essi. 3 N.B. In genere le etiche deontologiche non si accontentano di una conformità esteriore ai principi. L’azione è qualificata come moralmente apprezzabile se il rispetto delle norme è accompagnato dall’intenzione corrispondente. Il decalogo va rispettato per sé stesso o per amor di Dio, non per guadagnarsi il paradiso! 4 Le etiche deontologiche affermano principi assoluti nella loro validità. L’assolutezza del principio comporta che la qualità morale dell’azione consista nell’intenzione conforme al principio indipendentemente da conseguenze e effetti collaterali dell’azione. Il principio assoluto può informare di sé l’azione in due modi: 1. 2. Determinando la direzione dell’azione stessa. Es. “Soccorri i bisognosi”, “Porgi l’altra guancia”. In questo caso, l’agente morale deve orientare la propria condotta per realizzare la norma morale assoluta. Vincolando i mezzi leciti per le nostre azioni. “Non dire falsa testimonianza”. In questo caso, l’agente morale deve evitare di utilizzare menzogne nel compiere azioni non necessariamente morali. Compiacere un amico è in sé un’azione benevola e, a parità di condizioni, lodevole. Se però, per compiacere un amico, dico il falso, la mia azione diventa immorale. 5 PRINCIPI ASSOLUTI E ECCEZIONI Le etiche deontologiche hanno il fascino dell’assenza di compromessi, della semplicità e chiarezza. Almeno in apparenza, forniscono una guida certa all’agente morale e sembrano risolvere tutti i casi di dilemmi morali. Nel caso delle applicazioni della ricerca scientifica a fini distruttivi della vita, per esempio alla costruzione della bomba atomica, dicono semplicemente: NO! 6 Le etiche deontologiche sono etiche senza se e senza ma, escludono che le circostanze di scelta, le condizioni al contorno siano rilevanti dal punto di vista morale: “una bugia è una bugia è una bugia”, “un omicidio è un omicidio è un omicidio”. Se i Nazisti stanno per costruire la bomba atomica e sganciarla su Londra, non rende permissibile a me, partecipante del progetto Manhattan, cercare di prevenirli. Perché se loro sganciano la bomba su Londra, loro saranno responsabili della distruzione di milioni di vite, se io contribuisco a sganciare la bomba su Hiroshima, io sarò corresponsabile di milioni di vite, e la prevenzione di milioni di morti ipotetici non diminuirà di un grammo il peso della mia responsabilità morale. 7 Se io posso salvare un intero paese consegnando ai Nazisti una famiglia ebrea nascosta, e decido che è meglio sacrificare 4 vite contro 100, io sarò corresponsabile dell’omicidio dei 4. Se i Nazisti distruggono l’intero paese, loro saranno i soli responsabili dell’eccidio. Non solo, se io mento rispetto al nascondiglio della famiglia ebrea per cercare di salvare tutti, e in parte ho successo, io sono moralmente riprovevole per la menzogna. 8 Questi pochi esempi mostrano che il fascino delle etiche deontologiche, assenza di compromessi, chiarezza e semplicità, spesso porta a applicazioni moralmente problematiche, in disaccordo con le nostre intuizioni morali più radicate. Nella pratica della vita morale, tutti i principi ammettono eccezioni. Pensiamo al “Non uccidere” e alla giustificazione morale della guerra, sviluppate proprio dai Padri della Chiesa e dai teologi cristiani. Le eccezioni ai principi assoluti sono giustificate dai deontologisti con la teoria del doppio effetto (S.Tommaso) che distingue fra intenzioni dirette e intenzioni oblique. 9 Dottrina del Doppio Effetto (DDE) Esempi: Legittima difesa. La legittima difesa non è ammessa come “eccezione” al principio assoluto “non uccidere”, ma come l’effetto congiunto dell’intenzione diretta e moralmente legittima di salvare la mia vita, e quella obliqua, implicita, di sopprimere chi la sta minacciando con una pistola. L’omicidio del mio potenziale assassino non è una eccezione giustificata al “non uccidere”, ma la conseguenza indiretta e non inclusa nella mia intenzione della azione moralmente buona diretta a salvarmi la vita. La guerra viene similmente giustificata da S.Tommaso secondo il doppio effetto. La guerra è moralmente vietata dall’etica cristiana, ma se è la conseguenza obliqua dell’azione moralmente apprezzabile di difendere il proprio popolo o ristabilire la giustizia, ecco che la guerra è giustificata. 10 Applicando sapientemente il doppio effetto possiamo arrivare a giustificare la bomba atomica. Problemi di una teoria che ha un’attrattiva iniziale, poi nell’applicazione genera effetti controintuitivi, allora trova un rimedio che vanifica le ragioni del fascino iniziale della teoria. 11 TEORIE TELEOLOGICHE Le teorie morali teleologiche sono quelle che sostengono che le azioni sono morali se realizzano un certo fine buono. La forma delle prescrizioni delle teorie teleologiche è del tipo: “Agisci in modo da realizzare la maggior quantità di X possibile” Dove X è appunto il bene in questione. 12 Nell’ambito delle teorie morali contemporanee, le teorie teleologiche sono rappresentate in massima parte dall’ utilitarismo. Premesse dell’utilitarismo: “gli esseri senzienti cercano il piacere e fuggono il dolore”. Osservazione empirica sulle motivazioni umane. Piacere e dolore possono essere intesi letteralmente, o sostituiti dalla nozione di utilità, che a sua volta può essere intesa come autointeresse o semplice preferenza. 13 Da questa premessa fattuale sulle motivazioni prevalenti degli esseri umani, viene proposta la massima della morale utilitarista: (1) “Agisci in modo tale che la tua azione realizzi il massimo dell’utilità possibile per tutti coloro che ne sono toccati” Nel passaggio dalla premessa alla massima, sta il principio dell’eguaglianza nella considerazione degli interessi, riassumile nella massima: (2) “ciascuno conti per uno e non più di uno” 14 Sulla base di (1), l’agente morale nella scelta di una azione deve: tener conto di tutti gli interessi in gioco, dei costi e dei benefici delle varie alternative, delle conseguenze immediate e lontane dell’azione stessa. Sulla base di questi dati, deve scegliere l’azione che massimizza i benefici e minimizza i costi. Nel calcolo gli interessi dell’agente entrano sullo stesso piano di quello di tutti gli altri che nell’azione sono coinvolti. Imparzialità degli interessi. L’utilitarismo non è l’etica dell’egoismo, dell’opportunismo: è un’etica molto esigente che richiede al singolo sacrifici di interessi personali analoghi all’etica deontologica. 15 PROBLEMI DELL’UTILITARISMO 1. 2. 3. 4. Complessità del calcolo Impossibilità di informazione adeguata Costo del calcolo Effetti controintuitivi della massimizzazione: Indifferenza agli effetti distributivi Indifferenza alla separatezza delle persone 16 Dall’utilitarismo dell’atto all’utilitarismo della regola. Consequenzialismo: Principi solo “prima facie” Non è “Il fine giustifica i mezzi” L’azione morale deve rispondere di tutte le quattro componenti: il fine scelto i mezzi effetti collaterali conseguenze future. 17 Il Principio del Danno L’applicazione di un approccio consequenzialista alle questioni pubbliche comporta in primo luogo un’analisi di eventuali danni a terzi, alla società tutta o anche a sé che la scelta e la politica corrispondente comportano. Il danno non costituisce una ragione sufficiente ad escludere l’azione e la politica che lo potrebbe causare, perché va bilanciato contro i benefici che l’azione produce a singoli o alla società. 18 ESEMPI di ragionamento deontologico Primo sillogismo pratico (Premessa maggiore) Î LA VITA E’ UN VALORE INESTIMABILE E VA SEMPRE DIFESA (Corollario) Î SONO QUINDI PROIBITE LA SOPPRESSIONE, LA MANIPOLAZIONE, LA STRUMENTALIZZAZIONE DELLA VITA (Premessa minore) Î L’EMBRIONE E’ VITA (Conclusione) Ð L’EMBRIONE VA SEMPRE DIFESO 19 Obiezione consequenzialista 1. a. b. 2. 3. Premessa maggiore: Che la vita vada sempre difesa è falso (es. capelli, unghie, insalata). Che la vita delle persone vada sempre difesa è valido sempre e solo prima facie. Occorre vedere contro chi: la vita di una persona va sempre difesa contro quella di cento? Premessa minore: non ci sono ragioni sufficienti per concludere che l’embrione sia persona Conclusione: anche concedendo che l’embrione sia una persona potenziale, non c’è ragione per sacrificare agli interessi futuri di una persona potenziale gli interessi futuri di milioni di persone potenziali. 20 ESEMPI di ragionamento deontologico Secondo sillogismo pratico (Premessa maggiore) Î LA VITA E’ UN VALORE INESTIMABILE E VA SEMPRE DIFESA (Corollario) Î SONO QUINDI PROIBITE LA SOPPRESSIONE, LA MANIPOLAZIONE, LA STRUMENTALIZZAZIONE DELLA VITA (Premessa minore) Î L’USO DELL’ENERGIA ATOMICA E’ UNA MINACCIA PER LA VITA (Conclusione) Ð L’USO DELL’ENERGIA ATOMICA VA VIETATO 21 Obiezione consequenzialista 1. 2. 3. Premessa maggiore: obiezione come sopra Premessa minore: la minaccia va precisata a fronte a) di misure di sicurezza adeguate; b) di benefici derivabili dall’energia atomica a fronte di alternative reali. Conclusione: definizione del rischio ragionevole, e decisione in base rischio ragionevole vs. vantaggi 22