NON SOLO CIBO...
DR.SSA ODILIA ROTUNNO
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Mercoledì 3 aprile 2013
I PERCORSI DELLA CRESCITA 3
IL SIGNIFICATO DEL CIBO
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L' alimentazione è innanzitutto un bisogno primario per la vita, infatti se non ci
nutriamo non viviamo
differenza tra i termini Alimentazione e Nutrizione:
Per nutrizione si intendono tutti quei processi metabolici necessari per il mantenimento e
il corretto funzionamento dell’organismo che hanno origine dai cibi che mangiamo
Per alimentazione si intende ciò che mangiamo e il modo in cui mangiamo. Le valenze
psicologiche legate all’alimentazione sono diverse: il cibo ha un valore simbolico sia
per quanto riguarda gli aspetti culturali, sia per gli aspetti relazionali e intrapsichici
associati ad esso
VALORE CULTURALE
DELL'ALIMENTAZIONE
Il cibo rappresenta nella storia delle culture uno dei momenti centrali della ritualità
collettiva. Il pasto comune in ogni società ha un significato di mantenimento di
identità culturale, di scambio, di incontro.
Le colazioni di lavoro, le festività religiose, i party, le feste sono momenti particolari che
permettono interazioni affettive e di comunicazione che travalicano la semplice
attività del pasto
Proviamo a pensare ai significati e
ai modelli culturali veicolati dalla
pubblicità
VALORI PSICOLOGICI
DELL'ALIMENTAZIONE
L'alimentazione assume fin dai primissimi istanti di vita un’importanza notevole per
quanto riguarda lo sviluppo oltre che fisico, anche psicologico e sociale della
persona
Attraverso il nutrirsi e l’alimentarsi si sviluppano le basi psicologiche dell’identità e
della personalità, infatti la soddisfazione del bisogno permette la crescita e l’inizio
della scambio con l’ambiente esterno.
Fino al momento della nascita, il bambino e la madre hanno vissuto una fusione; la
nascita rompe la simbiosi fisica e segna l’inizio del percorso di separazioneindividuazione per il bambino, ma anche per la mamma.
Introdurre nel corpo il cibo è la primissima esperienza di differenziazione che il bambino
compie, infatti mette dentro un qualcosa che è distinto da lui e che proviene da un
esterno; inizia la differenziazione tra un dentro e un fuori, tra un Sé e qualcos’altro…..
Inizia con la madre una complessa interazione basata sul soddisfacimento dei bisogni
reciproci, anche del bisogno di nutrirsi e nutrire, che porterà alla formazione di una
modalità interattiva denominata “relazione di attaccamento”. La relazione di
attaccamento si instaura tra il bambino e in genere la madre è una modalità interattiva
che pervade tutti gli aspetti dello sviluppo psicologico, sociale, relazionale.
La base delle relazioni future
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Nel neonato la relazione con la madre avviene attraverso il corpo e il canale
orale/digestivo è veicolo di emozioni sentimenti
Il cibo ha il significato di una presenza affettiva rassicurante. Attraverso la relazione
alimentare vengono sperimentate e prime esperienze di soddisfazione, di
frustrazione, di piacere, di dispiacere.
Il pasto rappresenta l'interiorizzazione di un incontro. L'affettività collegata alle
prime esperienze alimentari può influire sul comportamento alimentare del bambino.
Il cibo ha un significato simbolico , una carica emotiva di calore, di rifugio, di
identificazione
Nei primi mesi di vita del bambino si sviluppa uno specifico attaccamento
emozionale fondato sul tipo di relazione e dal rapporto con le figure di accudimento.
Problemi nati in questo periodo di solito riflettono difficoltà nello sviluppo della
relazione (vedi ad esempio depressione materna).
In questa fase e nelle successive si pongono le basi per le relazioni future, il bambino
potrà sviluppare un senso di fiducia e di attaccamento sicuro oppure al contrario un
senso di sfiducia e di insicurezza.
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A seconda di come si struttrano questi meccanismi di attaccamento il bambino
reagisce ai cambiamenti, alle novità, all'inserimento all'asilo, ai cambiamenti
alimentari, ecc.
Alcuni disturbi alimentari
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Quando si parla di relazione madre-figlio e di disturbi alimentari bisogna fare
attenzione a non attribuire le colpe alle madri che si trovano in prima linea nella
relazione (gravidanza, parto, allatamento, ecc.) e che sono le persone più esposte a
situazioni angoscianti, ed emotivamente impegnative e a volte difficli.
L'ANORESSIA MENTALE nei bambini è rara meglio parlare di RIFIUTO DEL CIBO.
Spesso associato al cambio di regime alimentare (anoressia del secondo trimenste)
o ad una malattia. Il rifiuto del cibo scatena nella madre una reazione ansiosa che
introduce una serie di "manovre " perchè si sente rifiutata. Per il bambino allora il
pasto diviene il luogo dove assorbire non più il cibo ma l'angoscia della madre
- questa fase di rifiuto del cibo può risolversi con il cambiamento dell'attitudine materna
- se la madre non riesce a cambiare la sua attitudine e a eliminare gli aspetti carichi di
angoscia e preoccupazione potrebbero comparire altri disturbi come il vomito. Il
pasto diventa un luogo di scontro.
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L'OBESITA' INFANTILE si può manifestare fin dai primi anni di vita. Si può
incontrare nei casi di insufficienza mentale o in casi di disordini
metabolici.
In alcuni situazioni però il significato è da ricercare nella sfera relazionale ed
affettiva del bambino. In questo caso, la madre risponde a qualsiasi
manifestazione del bambino con un apporto di cibo, non sa riconoscere i
segnali emessi dal bambino nei vari stati di bisogno, e usa il cibo come
mezzo provilegiato per placare le tensioni del bambino.
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Quando una mamma offre nutrimento in risposta ai segnali di fame:il
bambino imparerà a distinguere la fame da altre sensazioni come ad
esempio tensioni fisiche o altri bisogni.
Quando una mamma offre nutrimento in risposta a qualsiasi bisogno: il
bambino sarà confuso e non imparerà a distinguere i diversi bisogni (la
fame dal malessere, dalla sazietà, sonno dalla tensione, dall'irritazione, dal
dolore..). In futuro qualsiasi tensione emotiva o bisogno verrà confuso con la
fame portando ad un'assunzione di cibo per "placare" queste tensioni o stati
d'animo
NIENTE GUERRE PER LA PAPPA
DUE ANNI, lotta per l'autonomia
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Con lo svezzamento, a partire dai sei mesi circa, si verificano importanti cambiamenti
nell'alimentazione del bambino. In questa fase il bambino scopre i suoi gusti e il
genitore stabilisce le regole per una corretta alimentazione condizionando per gli anni
a venire il rapporto del figlio con l'alimentazione.
Verso i due anni di età, il bambino è nella fase in cui esercita la sua voglia di
autonomia, questo si traduce a volte nella capacità di fare pressioni e di acquistare
potere nella relazione con l'adulto. La tavola diventa un luogo perfetto per esercitare
la sua autonomia: ricatti, sfide, messa in discussione delle regole. Di solito questo
atteggiamento allarma i genitori che si preoccupano per il corretto nutrimento del
figlio.
Così anche i capricci di fronte al piatto, se non affrontati in modo adeguato, possono
trasformarsi in un problema e trasformare il momento del pasto in una situazione
infernale.
Quali sono le regole che il bambino può mettere in discussione:
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Mangiare da solo senza farsi imboccare
Mangiare tutto ciò che c'è nel piatto
Non giocare con il cibo
Mangiare tutti i cibi proposti anche quelli meno appetibili
Non alzarsi da tavola prima che il pasto sia concluso
Cosa fare e cosa non fare?
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Avere pazienza e accompagnare il comportamento del figlio senza introdurre
tensioni o aggressività. Di solito il fatto che il bambino possa mangiare di meno o
addirittura saltare il pasto crea nei genitori angoscia e fantasie catastrofiche ( non
crescerà, starà male, ecc..)
Evitare strategie coercitive: esortazione rigida (mangia!), il ricatto emotivo (fallo per
la mamma, la mamma piange..), insistenza e forzatura fino alla costrizione. Queste
strategie mettono a disagio il bambino e gli impediscono si sperimentare la
sensazione di piacere che dovrebbe essere naturalmente associata al pasto. È
probabile che nell'interazione genitore-figlio si instauri un vero e proprio "braccio di
ferro" che per altro il bambino impara a sostenere benissimo
Evitare corruzioni. Non promettere premi o ricompense in cambio del "piatto pulito".
Al momento magari si riesce a far mangiare il bambino, ma se diventa una modalità
abituale di relazione il bambino impara che vale la pena lamentarsi e fare i capricci.
Anche in questo caso il piacere del pasto viene sostituito dal piacere di ottenere un
vantaggio
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Evitare di fare i confronti e utilizzare il "senso di colpa": "mangia che ci sono
bambini che muoiono di fame, ecc".Il bambino cercherà di sottrarsi in fretta da questa
situazione scomoda, il cibo diventa arma di ricatto da parte degli adulti. Inoltre
questi argomenti risultano poco incisivi perchè lontani dal "qui ed ora" del bambino e
il senso di colpa che viene sollecitato è in contrasto con il piacere del pasto.
Risultato= opposizione tenace!
IL PRIMO PASSO E' EVITARE E INTERROMPERE QUALSIASI FORZATURA A
MANGIARE. In questo caso scompare anche il vantaggio secondario che il bambino
otteneva rifiutando il cibo, e cioè attenzioni e interesse dei genitori.
Cercare di fare in modo che sia il bambino ad "inseguire" il genitore e non viceversa.
Riportare a tavola un clima sereno e disteso
3- 6 anni
Esplorazione e scoperta
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Questa fascia d'età è caratterizzata dai primi passi del bambino verso la socializzazione, dalla
scoperta del rapporto con gli altri, la tendenza all'esplorazione del modo, dalla scoperta delle
proprie capacità motorie, e compie i primi passi verso un linguaggio più strutturato.
In questa fase non sono rari capricci, e difficoltà a rispettare le regole. Il bambino fa fatica a
rispettare le regole date dai genitori, ad esempio all'ora del sonnellino fa i capricci o all'ora del
pasto corre da tutte le parti.
Il bambino non sopporta che l'attenzione non sia sempre focalizzata su di lui
cosa fare in caso di capricci?
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Mantenere la calma ed evitare di intervenire prontamente per consolare il bambino; parlare con
voce tranquilla, ad esempio "finche non hai finito di mangiare non si può giocare". Il bambino
imparerà a non perdere tempo per poi godersi il gioco.
Evitare quando si fa questo tipo di intervento di coccolare troppo il bambino o mostrarsi
dispiaciuti, nell'arco di qualche minuto li bambino si calma e si riavvicina al genitore per
ristabilire il contatto affettivo
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Fermezza e coerenza tra le figure educative e nel tempo
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Evitare spuntini in alternativa del pasto rifiutato
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Evitare di cucinare alternative su richiesta del bambino, alla lunga non andrebbero mai bene
6-11 anni
Prestazione e valutazione: ingresso a scuola
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Questa è una fase delicata in quanto il bambino passa da un contesto in cui si viene
valutati per quello che si fa, e il passaggio può essere vissuto con qualche ansietà.
Le difficoltà da superare possono essere molte: dalle problematiche di
apprendimento, alla socializzazione, al rapporto con gli adulti (vedi ad esempio il
disturbo oppositivo provocatorio presunte fobie, ecc.)
Per quanto riguarda le abitudini alimentari, le basi sono state costruite nelle fasi
precedenti: Modelli, modalità relazionali, comunicazione affettiva, gestone delle
problematiche legate al cibo, messaggi veicolati implicitamente...tutto questo ha
plasmato il rapporto del bambino con il cibo, l'alimentazione e il suo modo di stare a
tavola
Capire perche il bambino rifiuta un cibo, potrebbe trattarsi di un capriccio e in questo
caso evitare di offrigli alternative; fatevi spiegare i motivi per cui rifiuta di mangiare e
che vi daranno indicazioni utili su come agire.
Coinvolgere i bambini nella scelta del menù, magari inventando qualche cosa di
speciale
RIASSUMENDO
A volte il pasto si trasforma in una vera situazione carica di tensione
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Non bisogna preoccuparsi e magari offrire porzioni un po' più piccole. Nell'infanzia l'appetito è
un fattore imprevedibile soggetto ad alti e bassi. Concentrarsi sulla relazione e sul significato
comunicativo dei nostri gesti può aiutare a eliminare ansie e tensioni dalla tavola e dal
rapporto con nostro figlio.
Evitare sensi di colpa se il bambino sta mangiando di meno ma concentrarsi sugli aspetti
emotivi dela situazione (fasi di transizione, ingresso a scuola, cambiamenti)
Nei primi anni di vita si delineano le abitudini alimentari, è importante dare il giusto esempio e
variare le scelte
Non forzare eccessivamente il bambino a mangiare, il rischio è quello di usare il cibo come
"arma". CONCENTRARSI SUL CLIMA NON SUL CONFLITTO
Introdurre poche regole ma fisse
I bambini risentono negativamente delle irregolarità di orario. Se possibile mantenere una
routine nelle abitudini dei pasti
Lasciare che il bambino si autoregoli sulla quantità di cibo assunto. Concentrarsi quindi sul
MESSAGGIO IMPLICITO che arriva: di fiducia. Il bambino acquisterà sicurezza ed autonomia
Quando possibile far partecipare il bambino alla preparazione del pasto
ANCHE L'OCCHIO VUOLE LA SUA
PARTE