“Buon Dio, eccola terminata questa umile piccola Messa. È musica

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Gioacchino Rossini (Pesaro 1792 – Passy, Parigi, 1868)
Petite Messe Solennelle per soli, coro e orchestra
Kyrie: Andante maestoso, Andantino moderato – Gloria: Allegro maestoso, Andantino mosso,
“Gloria in excelsis Deo”; Andante grazioso, “Gratias agimus tibi; Allegro giusto, “Domine Deus”;
Andantino mosso, “Qui tollis”; Adagio, Allegro moderato, “Quoniam tu solus Sanctus”, Allegro
maestoso, Allegro a cappella, “Cum Sancto Spiritu” – Credo: Allegro cristiano, “Credo in unum
Deum”; Andantino sostenuto, “Crucifixus”; Allegro, “Et Resurrexit” – Preludio religioso: Andante
maestoso – Sanctus: Ritornello, Andante, Andantino mosso – O salutaris: Andantino sostenuto –
Agnus Dei: Andante sostenuto
Durata: 78’
“Buon Dio, eccola terminata questa umile piccola Messa. È musica benedetta quella che ho
appena fatto, o è solo della benedetta musica? Ero nato per l'opera buffa, lo sai bene! Poca
scienza, un poco di cuore, tutto qua. Sii dunque benedetto e concedimi il Paradiso”.
Con queste semplici e ironiche parole, scritte in calce all’Agnus Dei della Petite Messe
solennelle, Rossini congedò il suo ultimo “peccato di vecchiaia”, come egli stesso definì
questo suo lavoro all’interno della partitura originaria:
“Petite messe solennelle, a quattro parti, con accompagnamento di due pianoforti, e di un
armonium. Composta per la mia villeggiatura di Passy. Dodici cantori di tre sessi, uomini,
donne e castrati, saranno sufficienti per la sua esecuzione. Cioè otto per il coro, quattro per
il solo, in totale di dodici cherubini: Dio mi perdoni l'accostamento che segue. Dodici sono
anche gli Apostoli nel celebre affresco di Leonardo detto La Cena, chi lo crederebbe! Fra i
tuoi discepoli ce ne sono alcuni che prendono delle note false! Signore, rassicurati, prometto
che non ci saranno Giuda alla mia Cena e che i miei canteranno giusto e con amore le tue
lodi e questa piccola composizione che è, purtroppo, l'ultimo peccato della mia vecchiaia”.
Composta nel 1863 nel suo ritiro di Passy nei pressi di Parigi, cinque anni prima della sua
morte e ben 34 anni dopo la sua ultima opera, il Guglielmo Tell, che era stato rappresentato
all’Opéra di Parigi il 3 agosto 1829, la Petite Messe solennelle è un brano di carattere
intimistico scritto originariamente per un organico estremamente ridotto, caratterizzato, per
la parte strumentale, da un armonium e da due pianoforti, il secondo dei quali di rinforzo e,
quindi, senza una vera e propria parte autonoma. Eseguita in questa versione originaria il 14
marzo 1864 presso la cappella di famiglia della contessa Louise Pillet-Will, moglie del
banchiere Pillet-Will e dedicataria della composizione, la Petite Messe fu orchestrata nel
1867 dallo stesso compositore spinto, probabilmente, dal timore che qualcun altro potesse
orchestrarla al posto suo tradendone di fatto lo spirito e le intenzioni artistiche. Morto il 13
novembre 1868, Rossini, tuttavia, non riuscì mai ad ascoltare questa sua seconda versione
che fu eseguita per la prima volta postuma, il 24 febbraio 1869, al Théâtre Italien di Parigi.
Inizialmente di carattere contemplativo, il Kyrie eleison, affidato interamente al coro,
presenta un carattere arcaizzante nel centrale Christe eleison, cantato a cappella in una
scrittura estremamente raffinata dal punto di vista contrappuntistico. Più complesso è il
successivo Gloria, che, aperto da un’introduzione alla quale partecipa il coro che intona il
primo versetto (Gloria in excelsis Deo), è costituito da quattro brani di carattere operistico.
All’Et in terra pax, seguono: il terzetto, Gratias agimus; l’aria dalla struttura tripartita,
Domine Deus, nella quale si possono intravvedere dei richiami al Cujus animam del suo
Stabat Mater; il duetto, Qui tollis peccata, e, infine, l’aria, Quoniam tu solus sanctus.
L’altissimo magistero contrappuntistico rossiniano trova una delle sue massime espressioni
nel Cum Sancto Spiritu, formalmente una Fuga, forma musicale che il Pesarese utilizzò
anche nella parte finale del successivo teatrale Credo, all’interno del quale emerge il
doloroso Crucifixus, a cui si contrappone il trionfale Et resurrexit. Come già accennato in
precedenza, il Credo si conclude con una nuova Fuga sulle parole Et vitam venturi saeculi,
altro vero e proprio tour de force contrappuntistico. Dopo un Preludio strumentale da
eseguirsi durante l’Offertorio, il coro e i solisti “a cappella” intonano il Sanctus, una pagina
di sapore rinascimentale, mentre il successivo Et salutaris è un inno che si distingue per
interessanti ricerche armoniche. Lo splendido Agnus Dei, scritto originariamente per
contralto, ma, in quest’occasione interpretato dal maestro Alaimo, conduce la Messa alla sua
conclusione.
Riccardo Viagrande
Alberto Maniaci, direttore
Simone Alaimo, basso
Paola Alaimo, soprano
Loredana Megna, mezzosoprano
Angelo Villari, tenore
Coro Symphosium diretto da Enzo Marino
ORCHESTRA SINFONICA SICILIANA
Politeama Garibaldi
venerdì 23 maggio 2014, ore 21,15 (turno serale 26)
sabato 24 maggio 2014, ore 17,30 (turno pomeridiano 26)
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