COMUNICATO STAMPA - Fondazione Pfizer

COMUNICATO STAMPA
Presentati a Bari i dati dell’indagine “Oncologia a Misura di Donna” a cura di O.N.Da
con il patrocinio di AIOM e GOIM, e con il sostegno di Fondazione Pfizer
SUD, ONCOLOGIA PROMOSSA DALLE DONNE. MA…
I MEDICI: “ALLARMANTE LA SITUAZIONE REALE”
Migliorati i servizi di assistenza domiciliare e i livelli di cura. Ma resta irrisolto il
problema delle responsabilità. Ancora lunghe liste d’attesa e profonde disomogeneità tra
Regioni. Solo 18 tra le strutture indagate (32.7%) sono provviste di Breast Unit, così come
la maggior parte dei centri appare carente sul fronte delle cure palliative, della
riabilitazione oncologica, dell’assistenza psicologica
Bari, 18 gennaio 2010 – Donne del Sud soddisfatte al 90% delle cure ricevute nei
reparti di oncologia medica delle loro città. Bene anche l’informazione e le capacità
relazionali del personale. Dati, quindi, da leggere in positivo, che si allineano a quelli
delle altre Regioni italiane, dimostrando come in questo settore la sanità, anche al
Sud, abbia saputo lavorare bene. Restano però due elementi di cui tener conto: il
minor grado di aspettativa delle donne meridionali nei confronti del sistema sanitario
e l’assenza di responsabilizzazione delle figure coinvolte nella sanità, dai politici, ai
medici ai cittadini. Il primo elemento fa si che le donne si possano accontentare di
servizi non sempre davvero soddisfacenti. Il secondo dimostra che i problemi reali
restano e si aggravano. Alcune gravi carenze si rilevano nella disponibilità di servizi
(day hospital e trasporti) e nei tempi di attesa per esami e visite. Attesa che, se nella
media è di circa una ventina di giorni, raggiunge in alcune Regioni (come la
Campania) anche picchi di sessanta giorni. Manca ancora l’attenzione alle
problematiche psicologiche: di fronte ad una diagnosi di tumore, infatti, le donne
confidano in un sostegno forte, considerato determinante nel 60% dei casi, ma che
spesso manca. Si sottolineano anche profonde disomogeneità tra le Regioni che
riguardano soprattutto i tempi di attesa per indagini diagnostico-strumentali e il
numero degli accessi giornalieri per chemioterapia. Calabria e Sicilia detengono
primati positivi (20 giorni circa), mentre in quest’ambito i dati più negativi si
registrano in Abruzzo, Sardegna e Campania (oltre i 50 giorni). Per quanto riguarda
il numero di accessi in day hospital per cure chemioterapiche Puglia, Basilicata e
Calabria sono le Regioni più virtuose (tra i 20 e i 35), mentre arrancano Molise,
Campania e Sardegna (tra i 10 e i 20 accessi in media). Difficoltà organizzative si
riscontrano infine nella gestione di un percorso integrato completo per le pazienti
oncologiche, con gravi carenze sul fronte delle cure palliative, della riabilitazione
oncologica e mancanza di centri dotati di Breast unit e Hospice. Sono questi i dati
principali del progetto triennale “Oncologia a Misura di Donna” curato
dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (O.N.Da) per valutare le realtà
clinico assistenziali nell’oncologia femminile in Italia. I dati del Mezzogiorno sono stati
presentati oggi a Bari in occasione della seconda tappa del progetto patrocinato
dall’AIOM, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica, e dal GOIM, il Gruppo
Oncologico Italia Meridionale, e sostenuto da Fondazione Pfizer.
“Questo progetto – spiega Francesca Merzagora, presidente di O.N.Da – mette a
disposizione nuovi dati raccolti nel 2010. Le strutture oncologiche femminili del Meridione
sono state valutate utilizzando un questionario ad hoc inviato alle direzioni sanitarie delle
strutture di Oncologia Medica del Sud Italia individuate sulla base del più recente
censimento AIOM (2004). Il questionario indagava sei macro-aree (analisi descrittiva delle
strutture, organizzazione del lavoro, servizi disponibili, attrezzature diagnostiche presenti in
struttura e relativi tempi di attesa, informazione e partecipazione della paziente, la donna al
centro della cura) per un totale di novanta domande chiuse, di cui alcune a risposta
multipla. Di 114 Strutture contattate, in 56 hanno risposto, con un tasso di adesione allo
studio del 49%. Un risultato importante, certamente migliorabile. Questi dati sono stati
attentamente organizzati ed esaminati, per poter offrire un quadro preciso”.
“Questa indagine – spiega Carmelo Iacono, presidente AIOM e oncologo del Sud (è
direttore del dipartimento oncologico ASP 7 di Ragusa) – documenta un incremento
qualitativo e quantitativo dei servizi rispetto al passato. Ma la realtà e molto complessa e i
problemi restano gravi. Una chiave di lettura della situazione assistenziale deve infatti
passare attraverso la parola “responsabilità”. Una responsabilità politica, cui sono
attribuibili la mancata programmazione, la perversa utilizzazione delle risorse, politiche
clientelari e non meritocratiche, demagogia; una responsabilità tecnica, causa di
attrezzature obsolete o nuove e sproporzionate per l‟uso, personale sanitario e medico
insufficiente nei nodi chiave, votato ad interessi esterni, assenza di controlli qualitativi del
prodotto e delle prestazioni erogate, ripianamento dei deficit aziendali a consuntivo; infine
la responsabilità del cittadino utente che spesso utilizza malamente i servizi (intasando le
liste d‟attesa senza presentarsi) e dove la gratuità è intesa come diritto esclusivo e privato”.
“A conferma di questa doppia lettura – afferma Walter Ricciardi, coordinatore del
progetto e presidente dell‟Osservatorio Nazionale sulla salute nelle Regioni – troviamo un
dato normale nella distribuzione dei giorni di degenza media, in cui la Puglia risulta la più
virtuosa. Ma solo 18 tra le strutture indagate (32.7%) sono provviste di Breast Unit, così
come la maggior parte delle Regioni appare carente sul fronte delle cure palliative, della
riabilitazione oncologica e della presenza sul territorio di Hospice. Un buon risultato è
ottenuto dall‟assistenza domiciliare, realtà ben consolidata nel Sud Italia e che copre l‟87%
del territorio indagato. Evidenti appaiono purtroppo le disomogeneità a livello regionale
relative alle liste d‟attesa per gli esami di controllo e prevenzione. Tutto questo si traduce in
un ritardo diagnostico o terapeutico. Molto soddisfacente appare al contrario l‟impegno
nella gestione del rischio clinico (72.0%). La presenza di un case-manager responsabile
della presa in carico della paziente risulta invece carente nel 72% delle strutture esaminate.
Infine, la quasi totalità dei centri non è dotata di servizi dedicati alle pazienti oncologiche
(ludoteche o baby-sitting) mentre in circa il 44% si svolge l‟attività di prestito libri”.
“Lo studio – aggiunge Giuseppe Colucci, presidente del GOIM e direttore del
Dipartimento di Oncologia Medica all‟Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari – mette al
centro anche l‟importanza del lato emotivo della malattia. È fondamentale, infatti, che la
donna riceva conforto nel momento della diagnosi e durante le cure e non si senta
abbandonata dopo le dimissioni dall‟ospedale. L‟assistenza psicologica è ancora più
efficace se svolta da donne per le donne, in grado di capire meglio il problema di genere.
Eppure questa attenzione manca ancora in molti centri nonostante anche l‟indagine
confermi come, di fronte ad una diagnosi di tumore, le donne si aspettino un sostegno forte,
considerato determinante nel 60% dei casi. Per questo nella nostra struttura è sempre
presente in reparto una psicologa. È attivo, inoltre, il Progetto Girasole per cui la donna
riceve una „dimissione protetta‟ quando lascia l‟ospedale. Le viene infatti data la possibilità
di chiamare un numero di cellulare ad hoc e parlare con una dottoressa in caso di dubbi
sulla cura, perplessità o timori”.
“Abbiamo voluto sostenere il Progetto di ONDa „Oncologia a misura di donna‟ realizzato
in collaborazione con AIOM e GOIM – spiega il presidente della Fondazione Pfizer,
Ermanno Paternò – per contribuire al miglioramento dell‟assistenza e fornire un servizio
di valore alle pazienti, in linea con il nostro impegno nella promozione di un sistema salute
più attento alle esigenze delle donne”.
A questa situazione, in miglioramento ma pur sempre difficile, cercano di porre rimedio
iniziative di alcune donne intraprendenti. “Purtroppo – spiega Anna Barbera, ideatrice con
Lina Prosa del Progetto Amazzone – la nostra esperienza conferma le profonde carenze,
soprattutto in alcuni settori, segnalate dall‟indagine di O.N.Da. La mancanza di Breast Unit,
ad esempio, fa sì che la paziente si trovi a doversi spostare da una struttura all‟altra per gli
esami, allungando i tempi della diagnosi anche di mesi. Pochi sono inoltre gli ospedali in
grado di occuparsi della riabilitazione dopo l‟intervento, per non parlare delle cure
palliative, quasi totalmente assenti in Sicilia, fatta eccezione per la presenza di alcuni
Hospice, come quello di Palermo. Anche il supporto psicologico è spesso assente, ma le
donne invece, in un momento difficile come quello della scoperta di essere malate di
cancro, ne hanno estremamente bisogno. Purtroppo il fatto che in tanti convegni si debba
ancora parlare di „umanesimo‟ e di „donna al centro della cura‟ dimostra che questi obiettivi
non sono ancora stati raggiunti pienamente”.