L’Abruzzo è senza dubbio una delle Regioni italiane con maggiore geodiversità che si riflette poi sulla sua eccezionale variabilità paesaggistica e ricca biodiversità. La particolare evoluzione geologica della Regione ha altresì determinato una caratteristica conformazione geografica che, a sua volta, ha profondamente segnato la storia delle “Genti d’Abruzzo”. Tagliacozzo ha l’onore e l’onere di custodire nella “Valle dell’Imele” o “Valle delle Mole” la testimonianza di questa evoluzione geologica, biologica e antropologica, tipica dell’Appennino centrale. Il sentiero di bassa montagna valorizzato, ubicato nei pressi del centro storico, va proprio alla scoperta del Patrimonio naturalistico, paesaggistico, storico, architettonico e archeologico in essa “contenuto”. Un itinerario che fin dal medioevo è stato “logorato” da carovane di Muli, nel rituale trasporto di grano a monte, presso i misteriosi mulini di Capacqua, dove veniva trasformato nella preziosissima farina da riportare a valle. Il progetto oltre ad evidenziare il significato, l’unicità e la bellezza del luogo, già “punta di diamante” tra le attrazioni naturalistiche offerte alle avanguardie del turismo borghese degli inizi del novecento, tenta anche di incentivarne la tutela attraverso la sensibilizzazione all’educazione ambientale, primo passo verso l’agognata istituzione di un area di “riserva naturale”. Scopri il mistero celato nel “Sentiero dei Muli” La “spaccatura” della montagna su cui sorge l’abitato storico di Tagliacozzo è una sorta di “finestra” che ci permette di osservare e comprendere alcune “prove ed indizi” da cui è possibile ricostruire gli ultimi 100 milioni di anni della storia geologica dell’Appennino centro-occidentale. E’ un luogo dove l’esploratore potrà divertirsi ad indossare le vesti di un “investigatore”, e, come sulla “scena di un giallo”, osservando con attenzione tutti gli indizi e le prove geologiche disseminate lungo il “sentiero dei Muli“, potrà provare a darne una personale spiegazione. Un consiglio: mentre indagate ricordate sempre il motto dell’arguto Sherlock Holmes: “L’osservazione porta soltanto ad alcune preliminari conclusioni, ma solo con la conoscenza di alcuni aspetti della vicenda si possono trarre delle conclusioni definitive”. A tale scopo lungo l’itinerario proposto, sono state collocate delle bacheche didattiche di approfondimento ed assistenza (geososte), il vostro: dottor John H. Watson. Ora avete a disposizione tutti gli elementi per risolvere il giallo; correlate il significato di ciascuna prova rinvenuta lungo il percorso e cercate di formulare la vostra conclusione definitiva: qual è l’insegnamento “universale” che “il sentiero dei Muli” può donarci? 2 caree della valle di Tagliacozzo, sono coevi agli ultimi Dinosauri della Terra e testimoniano l’antica presenza di mari tropicali, l’evoluzione della vita, la migrazioni dei continenti, il sollevamento del fondo marino fino alle quote attuali e conseguentemente la formazione delle montagne. Foto di Tagliacozzo: la Memoria dell’Appennino *2 Tipicità e “Prove geologiche” da osservare e comprendere lungo il “Sentiero dei Muli” Gabriele Venturini: “frammenti di Rudiste del Cretaceo in località Ponte Canale”. La storia della terra è scritta nelle rocce che costituiscono e ammantano il nostro pianeta. Il sentiero dei Muli va proprio alla scoperta e alla comprensione dei misteri geologici registrati e celati in questi muti testimoni. E così lungo l’itinerario proposto vedremo perché la storia di Tagliacozzo è legata all’impatto di un asteroide nel golfo del Messico, alle poderose eruzioni vulcaniche e agli sconvolgimenti climatici avvenuti sul pianeta; scopriremo cosa accomuna Tagliacozzo al territorio di Sant’Andrea in California o ad altri luoghi della terra; scruteremo le prove dell’evoluzione della vita e della deriva dei continenti; inoltre, attraverso le vicende raccontate dalle rocce osserveremo i principali tasselli dell’evoluzione della catena appenninica, le fasi che hanno dato origine al fiume Imele, alla risorgente di Capacqua e alla gola di Tagliacozzo. Infine riscopriremo alcuni frammenti della storia della comunità tagliacozzana che non a caso ha scelto di insediarsi in questo luogo. A tal riguardo vedremo perché e come le caratteristiche geologiche di un territorio influiscono non solo sulle specie che lo colonizzano ma anche sulla storia e sulle attività umane come la nascita, il posizionamento e l’evoluzione dei centri abitati, la localizzazione delle vie di comunicazione, lo sviluppo socio-economico, politico e culturale, ecc.. Qual è il mistero celato dietro la prima “prova” che si incontra sul percorso dei Muli? *1 Fossili Il processo di dolomitizzazione (ricristallizzazione con minerali di magnesio) delle rocce calcaree di Tagliacozzo avvenuta nei tempi geologici, ha resi i fossili fragilissimi, quindi non provate ad estrarli perché li distruggereste in mille pezzi togliendo a voi e agli altri il privilegio di continuare a vederli; inoltre la raccolta dei fossili è vietata per legge. *2 Dinosauri? Sulle montagne dell’Appennino abruzzese non sono mai stati trovati resti o impronte di Dino- Prova 1: i fossili del Cretacico*1 I fossili del Cretacico, incastonati nelle rocce cal3 sauri, semplicemente perché non sono mai stati cercati assiduamente. Infatti, fino a qualche decennio fa si ipotizzava che non fossero possibili ritrovamenti, partendo dal postulato che l’ambiente marino caratterizzante l’Italia nel periodo dei Dinosauri, ossia dal Trias superiore al Cretacico superiore (tra 240 e 65 milioni di anni fa), denominato golfo della Tetide, non era un luogo dove potessero vivere tali giganti, di fatto quasi esclusivamente terrestri. Solo nel 1940 fu trovata la prima orma di Dinosauro sul Monte Pisano (Toscana). Le ultime scoperte scientifiche, e dal 1980 anche i molteplici ritrovamenti di scheletri fossili come “Scipionyx Samniticus” detto “Ciro”, un cucciolo di poche settimane di vita ritrovato a Pietraroja (Benevento), hanno disfatto la predetta ipotesi. Foto in basso nella pagina precedente di Gio- Incontri ravvicinati Un tempo le maestose rupi calcaree della Valle di Tagliacozzo giacevano sotto l’acqua calda e cristallina di mari tropicali ricchissimi di forme di vita; anche se oggi di quelle epoche ne rimane solo qualche fossile incastonato tra le rocce, l’area continua a rappresentare rifugio per altre specie selvatiche, quelle tipiche dell’Appennino; negli anni di ricerca e rilievi è stato casualmente possibile testimoniare la presenza di una flora e una fauna ricca e diversificata; vi presento alcuni di questi immancabili “compagni di lavoro”. Tra le piante della Valle è da annoverare l’abbondante presenza di Carpino (pianta cespugliosa che raggiunge i 7-8 metri), l’Orniello, il Pino nero, l’Abete e il Bosso. Lungo il fiume sono presenti alcune piante di Salice e molte piante di Acero. Rare Querce e Roveri, che nel medioevo caratterizzavano l’area occupata oggi dalla “Pineta”, sono tornati a colonizzare la parte alta della montagna, dove troviamo anche il Mandorlo, ed il Nocciolo. vanni Dall’Orto, Wikimedia. Il “sentiero dei Muli” ti attende per mostrarti le altre prove e svelarti tutti i segreti della “Valle dell’Imele”. Foto di Gabriele Venturini. Risorgenti dell’Imele e massi franati nel Quaternario. 4 Acero Montano È una latifoglia nobile di notevole importanza economica. Molto ricercato fin dal medioevo per la realizzazione di mobili, pavimenti, ebanisteria fine ed in particolare per gli strumenti musicali. Foto di Markus Bernet, 2005, Wikimedia. Pino nero Furono piantati a Tagliacozzo tra la fine dell’ottocento e i primi anni del 900, per mitigare il rischio idrogeologico. Oggi molte delle piante originarie sono prossime alla fine della vita. L'apparato radicale è ampio e robusto: grosse radici che esplorano grandi quantità di terreno. A volte, il pino ospita nidi cotonosi bianchi, la processionaria, un lepidottero defogliatore che preferisce i rimboschimenti artificiali; questo insetto è una specie autoctona spesso in equilibrio con la Bosso Trova in questo luogo, il suo habitat ideale e nel medioevo dava il nome al bosco (Selva dei Bossi) che condivideva con le allora dominanti Querce; pianta plurisecolare, sempreverde, legnosa e cespugliosa a crescita molto lenta, da cui il pesante legno compatto e durissimo. Considerato anticamente arbusto magico e con virtù soprannaturali, simboleggiava la perpetuità della vita, la fermezza e la perseveranza; era impiegato per strumenti musicali a fiato, intarsi, scatole, rubinetti per botti, pezzi degli scacchi. Si credeva agisse contro l'impotenza e la fertilità. Nel Medioevo veniva modellato in vasi per contenere ostie consacrate. E’ una specie officinale tossica, un tempo sostituto del chinino nella terapia antimalarica. Reagisce bene alla potatura, è per questo ancora oggi elemento decorativo nei giardini topiari di mezzo mondo. Bosso particolare: foto di Didier Desco- biodiversità locale. Quando in primavera ha esaurito gli aghi in vicinanza del nido, si sposta in caratteristiche processioni da un ramo all'altro o da una pianta all'altra. Alla fine della primavera scende dagli alberi e si incrisalida nel terreno. Diventata farfalla vola lontano a colonizzare altre pinete. I suoi predatori sono: Api, altri insetti, Cincia, Cuculo, Upupa. Attenzione: le larve diffondono peli urticanti causa di danni diretti alle persone e agli animali. La Processinaria: foto di Arturo Reina Sánchez, 2005, wikipedia. La Pineta e Monte La Difesa: foto di Gabriele Venturini. uens, 2013, Wikimedia. 5 Sulle vette dei monti, nel sottobosco e lungo il fiume è possibile osservare una varietà di piante, fiori e funghi diversi (come Ciclamini, l’endemica Iris Marsica, ecc.); nel sottobosco è presente anche il Tartufo (in dialetto: Taratùfolo) con alcune varietà. Tartufi: foto di Rippitippi, 2010, Wikipedia, mo- Giglio rosso appenninico Preferisce i terreni calcarei di montagna. Una raccolta eccessiva per via del suo splendido aspetto ha portato molte regioni a elencarla tra le piante protette. Foto di Jean-Pol Grandmont, 2010, Wikimedia. dificato. Sul Monte Civita e La Difesa ritroviamo delle eccezionali e rare orchidee tipiche dell’appennino (Orchidea, Dactylorhiza de mai. Foto J.F. Gaffard, Gy, 2004, Wikimedia), il raro “Giglio Appenninico”, e subito dopo lo scioglimento delle nevi, lo Zafferano selvatico. Nella zona ripariale sono degne di nota le piccole Felci, le rare “Lenticchie di fiume”, l’Equiseto, e i Farfaracci o Petasites (in dialetto: Piotani); queste ultime sono piante a foglie giganti che ricordano un cappello a larghe falde (Petàsos) usato dagli antichi per coprirsi la testa e ripararsi dalla pioggia. Pianta medicinale impiegata fin dall’antichità, famosa nel XV secolo per la “cura” delle febbri provocate dalla peste. Farfaraccio: foto di Gabriele Venturini. Equiseto, la pianta dei Dinosauri Detto anche “coda di cavallo” è un “fossile vivente”; è una delle piante più antiche al mondo, comparsa circa 400 milioni di anni fa nel Carbo- nifero (Devoniano). Servì da nutrimento per i Dinosauri popolando intere foreste con fusti alti fino a 30 metri (oggi è alta solo 30-40 cm), la cui successiva fossilizzazione portò alla formazione di enormi giacimenti di carboni fossili, sfruttati ancora al nostro tempo. E’ una pianta officinale conosciuta ed utilizzata fin dai tempi preistorici. Foto di Bernd Haynold, 2007, Wikimedia. Esistono poi tante altre piante, fiori, funghi ed insetti che attendono ancora oggi di essere ricercati e classificati in maniera sistematica. 6 Scoiattolo Con pelo nero e petto bianco, è l’animale più visibile nell’area; basta armarsi di pazienza, e appostarsi in silenzio con gli occhi rivolti al cielo. Lasciano tracce del loro passaggio: pigne e nocchie rosicchiate; la lunga e folta coda, fornisce equilibrio, calore durante la notte e vanità nelle parate d’amore. Immagazzina le eccedenze in depositi che riutilizza durante l'inverno. Foto di Mariappan Jawaharlal, 2011, Wikimedia. bero. I due innamorati intrecciano le frasi in un’armonia inconfondibile. Costruisce nidi scavando con il becco; l’ancoraggio sui tronchi avviene grazie alle forti zampe e appoggiandosi sulla coda rigida. Possiede una lingua molto lunga, appiccicosa e retrattile. Si nutre di pinoli, frutta ed insetti, attaccando soprattutto gli alberi malandati. Pipistrello Unico mammifero volante, il predatore delle buie cavità sotterranee; è dotato del più avanzato sistema radar del mondo animale che utilizza per comunicare e mappare l’ambiente che lo circonda; vive per lo più nelle grotte ma non disprezza ripari in ruderi o cavità negli alberi (come i fori abbandonati dal Picchio). Non si attacca ai capelli, non succhia il sangue e ci vede benissimo; è per noi un fantastico alleato in grado di cacciare circa 3.000 Zanzare per notte oltre agli insetti dannosi per le colture. Sempre più raro a causa dell’inquinamento è oggi una specie protetta. Immagine di A. Proietti, 2012, Wikipedia Foto di Guidosardella, 2007, Wikimedia. Falco pellegrino (dialetto: Arpeòne) Caccia colombacci e roditori. In picchiata raggiunge i 320 km orari: è più veloce di qualsiasi altro essere vivente. La femmina depone le uova sul terreno, in nicchie o cavità su pareti rocciose. E’ oggi stimata in Italia una popolazione di circa 500 coppie! Negli ultimi anni è tornato a colonizzare la parete calcarea del Monte Civita (Castello). Foto Picchio rosso e verde di Carlos Delgado, 2014, Wikipedia. Tra gli uccelli più intelligenti della terra in termini di strategie alimentari (Louis Lefevre, 2005); canta il proprio amore battendo ritmicamente, 1012 colpi al secondo sui rami più sonori di un al- Gufo reale Rapace notturno e solitario, di giorno si rifugia nelle cavità; riesce a ruotare la testa, fino a 270°, e a sentire i passi di un 7 topolino come nessun altro può fare. Il suo canto inconfondibile è il caratteristico: “uh uuuh”. Foto loro pretendenti maschi, a meno che questi ultimi non riescano a fuggire prima... indygnome, 2007, Wikimedia. Foto di Masaki Ikeda, 2008, Wikimedia. Tricotteri o “Portasassi” Lepidotteri (Fraffàlla) Larve che secernono un caratteristica casetta cilindrica di forma taglia e colore funzione dei minerali e frammenti di roccia e sabbia disponibili sul fondo del fiume; insetti spesso cavernicoli, in estate sfarfallano via dalle acque del fiume. Sono formidabili indicatori dello stato di qualità delle acque. Oggi insieme alla Trota Fario sono sempre più rari nel fiume Imele. Con splendidi colori vivacizzano la Valle delle Mole; utilissime come impollinatrici rappresentano un importante anello della catena alimentare. Nei vari periodi dell’anno è possibile osservarne i vari stadi di sviluppo: uovo, larva (bruco), pupa ed immagine (farfalla). Le immagini possono sopravvivere da una settimana ad un anno a seconda delle condizioni ambientali e delle specie. All’arrivo della stagione più calda, diverse specie migrano dalle regioni del Mediterraneo verso il nord Europa, come la “Vanessa del Cardo” che partita dalle coste dell’Africa raggiunge addirittura l’Islanda! L’abuso di pesticidi e la scomparsa di habitat ideali rendono sempre più a rischio la loro sopravvivenza. Foto di Christian Foto Reginascu, 2015. Upupa Passa la maggior parte del tempo a terra alla ricerca di insetti. Possiede un lungo becco sottile e ricurvo, e una lingua troppo corta per poter ingurgitare il cibo che perciò getta in aria ingoiandolo a becco spalancato; nella parata d’amore il maschio spiega a ventaglio la cresta. Se minacciata, si appiattisce sul terreno con le ali e la coda spiegate oltre ad emettere sgradevoli vocalizzi e liquidi puzzolenti. Foto di Gabriele Venturini. Cannese: Bruco di Macaone, 2004. Capriolo Gonepteryx Cleopatra (Linnaeus, 1767) Le politiche di conservazione dei parchi limitrofi hanno determinato il suo ritorno sulle vette del Monte La Difesa, nelle alte radure limitrofe alla “Pineta”. Kristjan Teär, 2010, Wikimedia. Gonepteryx dal greco “gonia” = angolo e “pterux” = ala, descrizione letterale della particolare forma angolata delle ali. Il nome Cleopatra, a cui si riferisce Linneo, dovrebbe derivare dalla mitologia greca e corrispondere alla moglie di Meleagro colui che riuscì ad Ragno tigre o ragno vespa Nell'accoppiamento le femmine uccidono quasi sempre i 8 uccidere il mostruoso e gigantesco cinghiale mandato come punizione da Artemide nel paese di Calidone. E’ una farfalla che annuncia la primavera essendo uno dei primi lepidotteri ad apparire all’approssimarsi della bella stagione. Foto di Christian Cannese, “Cleopatra su Cardo”, loc. Monte La Difesa. Donnola (Cane mazzijjìo) “Donnola” deriva dal latino tardo domnula, “signorina", chiamata così per la forma aggraziata. Vive nelle cavità del terreno o dei tronchi degli alberi. Caccia spesso di notte andando alla ricerca di conigli, lepri, topi e uccelli di piccola taglia; non disdegna piccoli insetti, rane e anche qualche biscia, se di modesta taglia. I piccoli diventano indipendenti a soli quattro mesi. Foto di Cecil Sanders, Colubro di Esculapio Per imponenza, abitudini ed importanza storica ed archeologica è uno dei serpenti più conosciuto e affascinante d’Europa. Detto saettone, raggiunge i 180 cm di lunghezza. Anticamente considerato sacro dai popoli mediterranei che lo raffiguravano sulla verga del Dio greco della salute Asklepios (Esculapio, per gli antichi Romani), oggi simbolo della medicina. Abile arrampicatore, lo si potrebbe definire semiarboricolo: insidia i nidi degli uccelli, predando le loro uova, i nidiacei e gli adulti fino alla taglia di un merlo. E’ un formidabile predatore di roditori e di piccoli vertebrati in genere. Uccide per costrizione (imitando il Boa), con molta perizia e forza. Le femmine, a volte si accoppiano con più maschi contemporaneamente, formando veri e propri "grovigli". Se la calura è insopportabile è solito ripararsi in zone con acque stagnanti, restandovi immerso ed arrotolato e lasciando fuori solo la testa per respirare (imitando l’Anaconda). Abbastanza mordace, molla subito dopo il morso. Non è velenoso. 2008, Wikimedia. Riccio Dalle caratteristiche morfologiche arcaiche (conformazione del cervello e formula dentaria ) è accomunato ai primitivi mammiferi comparsi sulla Terra al termine del Cretaceo (le rocce più antiche della Valle di Tagliacozzo), nel corso di milioni di anni ha solamente evoluto il rivestimento di aculei che tanto lo caratterizzano. La sua strategia difensiva consiste nell’appallottolarsi spingendo gli aculei verso l’esterno, utile anche in caso di caduta. Scava tane poco profonde con due ingressi (uno dei quali viene ostruito per evitare l'entrata del vento), che imbottisce con muschio e foglie per renderle confortevoli. E’ ben visto dai contadini, che ne apprezzano la capacità di sterminare lumache, topi, insetti e altri animali nocivi. E’ notturno ma ama il caldo e quindi non è raro che si soffermi al sole. Va in letargo ed è una specie protetta dalla “Convenzione di Berna”. Foto di Gibe, 2004, Wikimedia, Foto di Christian Cannese (2009), località Valle dell’Imele- Attaòne (pozza lungo il fiume Imele dove un tempo i ragazzi erano soliti fare il bagno d’estate). modificata. 9 Altri animali come il Cinghiale, l’Assiolo, la Volpe (in dialetto: òlepa): il Lupo (Jupo), la Lepre (Lèbbere), la Poiana, il Grifone, il Barbagianni (Biàso), la Civetta (Ciuètta), Allocco (Ajucco), la Faina, il Picchio muraiolo, la Vipera, il Cervone (protagonista di antichi riti pagani legati al culto della dea Angizia) la bellissima “Biscia dal collare”, ecc. sono stati sporadicamente osservati in quest’area, anche se molti sono i segni della loro presenza (canto, impronte, escrementi, avanzi dei pasti, ecc). alle cattiva modalità di gestione delle foreste, che comportano la distruzione degli alberi vetusti, la frammentazione boschiva e il conseguente isolamento delle sue popolazioni; è diminuita in tutto il suo areale e per questo motivo è protetta in molti paesi europei; ha ricevuto la massima priorità dalla Direttiva Habitat ed è stata inclusa nella Red List IUCN (Sparacio, 2000; Ranius et alii, 2005) Secondo Ranius et alii, 2005 l’Osmoderma eremita, nonostante sia scomparsa da molti paesi Europei, è stata accertata a Tagliacozzo; poiché questa specie influenza fisicamente e chimicamente le cavità degli alberi, anche a favore di altre specie, i ricercatori la definiscono un utile indicatore ambientale, una “specie ombrello”, fondamentale per la conservazione di tutta la comunità di invertebrati associati alle cavità degli alberi oltre che dell’ecosistema e del paesaggio ad essi correlato. I predetti ricercatori sostengono infine che tra le varie azioni necessarie alla protezione di questo invertebrato, c’è la conservazione di "isole" di natura, nelle vicinanze di aree urbane. Foto di Magne Flaten, 2008, Wikimedia. Oasi geologico-storico-naturalistica da proteggere L’area Valorizzata è estremamente vulnerabile e bisognosa di tutela. Ecco almeno tre validi motivi per tutelare e rispettare questo luogo: 1. Nel campo della Biodiversità? Il Maggiolino eremita…Ha un colore bronzato o nero con riflessi metallici. Vive nelle cavità degli alberi vetusti e per difendersi emette un particolare odore di “cuoio russo”; i maschi producono un feromone con un odore caratteristico di frutta che usano per attirare le femmine. E’ una specie di estremo interesse (Coleoptera, Scarabaeidae, Cetoniinae), minacciata di estinguersi a causa della degradazione o perdita di habitat dovuti 2. Nel campo dell’Antropodiversità? La “minacciata” sopravvivenza dei ruderi delle architetture medioevali (Canali di derivazione, Mulini, Ponte canale, Orti terrazzati), eccezionali testimonianze dell’ingegno umano e di una perfetta integrazione sostenibile tra uomo e ambiente naturale. 3. Nel campo della Geodiversità? La Gola dell’Imele rappresenta un “rarissimo” esempio di cattura con deviazione di 90° e riemersione in superficie di un fiume carsico sotterraneo… 10 I sentieri Decalogo per l’escursionista Tempo di percorrenza dell’itinerario “Sentiero dei Muli”: circa 2 ore (compreso il tempo necessario per l’osservazione delle prove e la lettura dei pannelli in corrispondenza delle geososte). Lunghezza del sentiero A/R, (escluse le deviazioni): circa 1200 metri; dislivello: 120m. Lunghezza del percorso sportivo (Vita), dalla Chiesa “Madonna della Stella” e fino all’altezza della “Geososta n°3”, in A/R: circa 1400m; dislivello: circa 100m. Gusta il piacere di visitare la natura, senza danneggiarla, riportando con te solo ricordi nella tua memoria o in quella della tua macchina fotografica, divertiti senza creare disturbo agli animali e all’ambiente delicato, raro e facilmente danneggiabile. La considerazione di semplici regole permetterà ad altre persone di fruire in futuro dello 11 che gravano sull’area Valorizzata, oltre a quelli già previsti dalle norme vigenti, sei invitato a leggere l’Ordinanza del Comune di Tagliacozzo N. 45 del 07/05/2015 (Registro Ordinanze del Sindaco), in cui troverai un elenco di divieti disposti, tra cui “il divieto: di transito dei veicoli a motore, di accedere senza abbigliamento adeguato, di allontanarsi dai sentieri, di raccogliere fiori, funghi, piante, pigne (ad eccezione di quelle cadute sui sentieri), fossili e pietre, di disturbare gli animali selvatici, di accedere con cani non legati al guinzaglio, di abbandonare i rifiuti, di accedere all’area recintata dei ruderi dei mulini, di bere acqua dal fiume, di avvicinarsi alle alte pareti calcaree (rischio crolli e ribaltamento massi)”. spettacolare Patrimonio geologico, biologico, paesaggistico, storico, architettonico, archeologico ed ecosistemico che stai per visitare, agli animali di sentirsi a proprio agio, alle specie vegetali, ai fossili e alle rocce, di continuare ad esistere. A tal fine sei pregato di: non raccogliere fiori, muschi, funghi, fossili o pietre, non tagliare le piante e non raccogliere le pigne che rappresentano cibo per scoiattoli ed altre specie, non infastidire gli animali selvatici (tieni sempre il tuo cane a guinzaglio). Rammenta sempre di portare a valle i tuoi rifiuti e di non accendere fuochi, l’area è potenzialmente infiammabile. Non entrare nell’area recintata dei ruderi dei mulini. Accedi soltanto in perfetta forma fisica, con abbigliamento adeguato e senza mezzi a motore. Ricordati sempre che l’acqua del fiume Imele non è potabile anche alla risorgente di Capacqua. A riguardo dei divieti Grotta Riparo La Difesa, foto di Alessandro Di Michele. 12 Oggi 0.0117 2,5 5,3 23 65,5 145,5 199,6 milioni di anni fa Cronologia dei principali eventi di interesse: -Prime frequentazioni umane a Tagliacozzo (piena età Neolitica V-VI millennio a.C.). -Alla fine dell’ultima era glaciale, circa 11,7 mila anni fa, nella “Mezzaluna Fertile” nasce l’agricoltura; l’Uomo abbandona il nomadismo, generando i primi gruppi stanziali e i villaggi. -Prime documentazioni attestanti la presenza dell’Uomo in Appennino centrale (730.000 anni fa: Paleolitico inferiore). -Nascita del fiume Imele (tra 1 e 3 milioni di anni fa). -Comparsa del genere Homo sulla Terra (tra 2,3 e 2,4 milioni di anni fa). -La tettonica Plio-Quaternaria (tra 5,3 milioni di anni fa e oggi), ed in particolare la fase distensiva ancora in atto, origina l’assetto morfologico-strutturale attuale. Iniziano anche considerevoli processi erosivi, di trasporto e sedimentazione. -Inizia la formazione della “gola dell’Imele” come probabile conseguenza della fase tettonica trascorrente, successiva all’emersione dei fondali marini calcarei (Miocene superiore-Pliocene, tra 5,3 e 2,5 milioni di anni fa). -Comparsa della famiglia Hominidae sulla Terra (6-7 milioni di anni fa). -L’area di Tagliacozzo, viene profondamente coinvolta nel processo tettonico di formazione dell’Appennino centrale a partire dal Messiniano (tra 7,2 e 5,3 milioni di anni fa). -La sedimentazione torbiditica (“Flysch”) colma i bacini affossati (Avanfosse) (tra 7,2 e 6,3 milioni di anni fa), concludendosi con l’emersione definitiva dell’area generata da 13 fasi tettoniche a vergenza Adriatica (post Messiniano, meno di 5,3 milioni di anni fa). -Nascita ed apertura del mar Tirreno (tra 7 e 11 milioni di anni fa). -L’orogenesi inizia ad interessare direttamente l’area di studio con un episodio d’affossamento dei fondali marini; si formano le “Marne ad Orbulina” (emipelagiti deposte tra 9,4 e 7,2 milioni di anni fa). -Inizia la formazione dell’Appennino (tra 35 e 20 milioni di anni fa). -Si depositano nel mare tropicale o subtropicale i “Calcari a Briozoi e Litotamni” e i “Calcari Arancioni ad Echinidi”, entrambi con fossili di Pecten (rocce di rampa carbonatica, deposte tra 21,7 e 11,6 milioni di anni fa). -Lacuna Paleogenica: nessuna sedimentazione sui fondali marini (65,5-23). -Grande diffusione e diversificazione dei Mammiferi (55 milioni di anni fa). -Grande estinzione di massa (passaggio K/T) che interessa: Dinosauri, Rudiste, Ammoniti, ecc. (65,5 ± 0,3 milioni di anni fa). -Inizia la formazione delle rocce marine più antiche affioranti nella “gola di Tagliacozzo”: i “Calcari a Radiolatidi” con fossili di Rudiste (rocce di piattaforma carbonatica, ambiente di laguna tropicale; tra 93,5 e 70,6 milioni di anni fa). - Inizia la formazione delle Alpi (100 milioni di anni fa). - Prime Piante con i Fiori (130 milioni di anni fa) e primi Uccelli (146 milioni di anni fa). -Formazione delle più antiche rocce dell’Appennino centrale (Trias superiore), primi Mammiferi (217 m.a. fa) e primi Dinosauri (Trias Medio, 240 milioni di anni fa). Progetto: “Rete sentieristica: La Risorgente. Valorizzazione e Promozione di itinerari a bassa quota con partenza dal centro abitato. Intervento cofinanziato dall’Unione Europea sul POR FESR Abruzzo 2007-2013 - Attività IV.2.1 - PIT Ambito Avezzano - anno 2012”. caduta e ribaltamento di alberi, crollo e ribaltamento massi, crollo di ruderi, morsi di serpenti e di insetti, incendi, “proncecate elle Sarapìche”, ecc.. Tutti i diritti riservati all’Autore. Nessuna parte di quest’opera può essere riprodotta senza il preventivo assenso dell’Autore. Ideatore e Autore dell’Opera: Geologo Christian CanneseRicerche, rilievi, testi, carta geologica, profili e modelli geologici: Geologo Christian Cannese - Mappa dei sentieri, Pannelli didattici e Guida: progetto di Christian Cannese. Impaginazione e redazione grafica di Alessandro Di Michele. Ringraziamenti Si ringrazia l’Amministrazione comunale di Tagliacozzo per aver creduto in questa idea di valorizzazione e promozione del territorio “fuori dalle righe, il R.U.P. Ing. Giampaolo Torrelli e l’assessore al turismo e alla cultura Gabriele Venturini per l’assistenza durante il progetto, il Geologo Irene Persia per la revisione tecnica delle bozze, Mauro Jr. Alonzi per la prima revisione dei testi, Danilo Tersigni per la consulenza cartografia (Gis) e per il suggerimento sulla “Osmoderma Eremita”, il grafico Alessandro Di Michele per la notevolissima realizzazione grafica e per la foto della mappa e della guida, Gabriele Venturini per aver fornito alcune bellissime foto, tra cui alcune immagini della guida (comprese la foto di copertina e quella qui a destra) e alcune foto dei pannelli didattici, l’Architetto Domenico Colasante per aver autorizzato l’utilizzo dei suoi meravigliosi disegni sui Mulini (fig. 1 del pannello Geososta n° 8 e fig. 2 del pannello Geososta n° 9) oltre ad aver fornito alcuni suggerimenti sui testi dei pannelli Geososta n° 8 e n° 9. Si ringrazia inoltre l’amica Stefania Amicucci per la sua incommensurabile disponibilità, per i consigli e per il suo utilissimo “pronto intervento” e gli amici Geologi dell’ISPRA Maurizio D’Orefice e Maria Cristina Giovagnoli per i preziosi suggerimenti. Ed infine un ringraziamento speciale per Adriana Cottone e Fernando Pasqualone, per la grandissima disponibilità, celerità, accuratezza e professionalità nella revisione definitiva dei testi dei pannelli e della mappa. Note dell’autore e note legali Lo scopo del progetto è stato esclusivamente quello di Valorizzare e Promuovere ai fini didattici e turistici l’area naturalistica “La Risorgente” , detta anche “gola del fiume Imele” o “Valle delle Mole”, evidenziandone, in particolare, le caratteristiche geologiche e ambientali, anche ai fini divulgativi e di tutela; per tali ragioni alcuni argomenti sono stati estremamente semplificati, si chiede pertanto scusa agli “addetti ai lavori” per eventuali imprecisioni o mancanze dettate anche dal carattere divulgativo dell’opera. Va sottolineato che il progetto non è finalizzato alla valutazione e definizione dei rischi e pericoli dell’area, pertanto si declina ogni responsabilità per eventuali danni a persone, animali e cose derivanti dalla fruizione dell’area naturalistica, informando fin da ora il Visitatore che accedendovi è consapevole di farlo a proprio rischio e pericolo; il Visitatore è altresì informato che l’area in cui si snodano i sentieri, anche se ubicata nelle vicinanze del centro abitato, è a tutti gli effetti un luogo naturale di montagna (tra l’altro non custodito, non recintato, non monitorato, ecc.) e quindi potenzialmente soggetto a tutti i pericoli e rischi tipici della stessa come: frane, alluvioni, 14 Come raggiungere Tagliacozzo Tagliacozzo è situato in provincia dell’Aquila, nel cuore dell’Appenino centrale, nel settore nord-occientale della Regione Abruzzo. E’ facilmente raggiungibile con l’Autostrada A24, uscita “Tagliacozzo”, e con il treno (linea Roma-Pescara), stazione di Tagliacozzo. TAGLIACOZZO In questa pagina e in copertina : foto di Gabriele Venturini. Stampato nel mese di Giugno 2015 da Atlantide Design (Tagliacozzo) 15