COMPORTAMENTO MONOPOLISTICO
LE DISCRIMINAZIONI DI PREZZO
In mercato concorrenziale, esistono molte imprese che vendono
prodotto identico. Se un’impresa tenta di vendere il suo prodotto
ad un prezzo superiore a quello di mercato perderà i suoi
acquirenti. Con monopolio, invece, vi è una sola impresa che
vende un prodotto dato: se il monopolista pratica un prezzo più
elevato, perderà parte dei suoi clienti ma non tutti.
La maggior parte delle industrie si trova in una situazione
intermedia. Questo significa che le imprese in queste industrie
hanno qualche potere di monopolio e quindi dispongono di
maggiori opzioni rispetto alle imprese in mercati concorrenziali.
Può usare, per esempio, più complesse strategie di prezzo e di
marketing che in un’industria concorrenziale, oppure può
differenziare il suo prodotto da quelli dei suoi concorrenti.
Discriminazione dei prezzi
Il monopolio produce in corrispondenza di un livello inefficiente
di output, in quanto lo riduce fino al punto in cui i consumatori
sono disposti ad acquistarne una unità addizionale ad un prezzo
superiore al suo costo di produzione. Il monopolista non intende
produrre tale output addizionale perché in questo modo farebbe
diminuire i prezzi di tutto l’output.
Ma se il monopolista potesse vendere diverse unità di output
a prezzi diversi, le cose sarebbero diversamente. In un mercato
competitivo, vale la LEGGE DEL PREZZO UNICO. Se i prezzi
sono diversi si può ottenere profitto con l’arbitraggio. I prezzi
1
sono diversi perché l’informazione non è uguale per tutti gli
operatori oppure perché ci sono dei costi di transazione. In alcuni
casi la rivendita è illegale (es. energia elettrica), in altri è
fisicamente impossibile (es. servizi di una parrucchiera) Æ è pi
facile discriminare per servizi, in quanto la discriminazione di
prezzo è possibile solo in assenza di mercati secondari.
MODALITÀ DI DISCRIMINAZIONE:
1. SU INFORMAZIONI:
- INFO che hanno le imprese: caratteristiche correlate
alla disponibilità di pagare, se sono osservabili
vengono usate per la discriminazione di prezzo.
Es. SCONTI PER ASSOCIATI, PREZZI DIVERSI
PER PAESE, TARIFFE AEREE PER ANZIANI.
DP di 3º grado (fatta dalle imprese)
- Se non sono osservabili, si fa una discriminazione con
un ventaglio di offerte.
Es. tariffe APEX, autoselezione dei consumatori
DP di 2º grado (fatta dai consumatori)
2. DEFINIZIONE ALTERNATIVA:
il prezzo unitario dipende dalla quantità acquistata,
non dall’identità del consumatore.
Sistema PREZZI NON-LINEARI: il prezzo unitario
(prezzo medio) varia.
DP per la TEORIA ECONOMICA:
prezzi diversi per lo stesso bene
Con discriminazione di prezzo si intende l’atto di vendere lo
stesso articolo, prodotto sotto un unico controllo, a prezzi diversi
per acquirenti diversi.
PREZZI DIVERSI per STESSO ARTICOLO
2
1. Se unità fisicamente identiche sono vendute in mercati diversi,
sono beni diversi; se ci sono differenze di costo che persistono
nella commercializzazione di un prodotto su mercati diversi.
PREZZI DIVERSI IN MERCATI DIVERSI.
2. Un prezzo diverso tra vendite diverse di un prodotto non
costituiscono differenziazione di prezzo, a meno che le vendite
siano nelle identiche condizioni di costo.
3. C’è differenziazione di prezzo se lo stesso prezzo viene
applicato su beni con costi diversi.
ESEMPIO: la vendita dettagliante/grossista, non è una
discriminazione di prezzo perché vendere al grossista costa
meno.
4. Si parla di discriminazione di prezzo sporadica quando
aggiustamento dei mercati verso l’equilibrio, si fanno delle
“sperimentazioni” di prezzo.
L’analisi economica sulla differenziazione di prezzo sistematica
da parte delle imprese con potere di mercato distingue tra:
a) Discriminazione di prezzo di Primo Grado (DP Perfetta):
impresa vende OGNI unità di prodotto al prezzo pi alto che il
consumatore è disposto a pagare, in modo da estrarre tutto il
surplus. Prezzi diversi per clienti diversi e per unità del
bene.
b) Discriminazione di prezzo di Secondo Grado: ci sono diverse
partite di prodotto che vengono vendute ad un prezzo diverso.
Questo tipo di discriminazione viene attuata facendo in modo
che i consumatori si autoselezionino. Importante non l’identità
ma la quantità. Es. sconti per le vendite all’ingrosso, Apex.
c) Discriminazione di prezzo di Terzo Grado:
3
i clienti vengono suddivisi in gruppi diversi e si fissa il prezzo
in modo da massimizzare le vendite a ogni gruppo. L’output
viene venduto a prezzi diversi a persone diverse, ma allo stesso
gruppo di persone ciascuna unità di output è venduta allo stesso
prezzo. Importante l’identità dei consumatori, informazioni
correlate alla WTP. Es. Carta Argento.
Discriminazione di prezzo di primo grado
La discriminazione di prezzo di primo grado è la versione limite di
quella di secondo. È poco frequente.
- Monopolio con prezzo unico: la quantità è ridotta
Æ Perdita di BENESSERE SOCIALE (DWL).
Fig.10.1: Discriminazione di prezzo
P
pM
c
B
A
C
qM
D
qD
Q
- MERCATO DELLE PULCI: mercanteggiamento,
prezzo di riserva p1, poi p2
In questi casi non c’è ARBITRAGGIO, né RIVENDITA (es.
assistenza medica, energia elettrica) Æ non si possono conservare.
4
Se non c’è ARBITRAGGIO, il monopolista può catturare tutto il
surplus del consumatore e quindi ottiene un PROFITTO
MAGGIORE.
∆Π = CSm + DWL
La discriminazione di primo grado ELIMINA la PERDITA
NETTA DEL BENESSERE SOCIALE -> efficienza paretiana.
La perdita di benessere è associata alla riduzione della produzione,
ma con la DP di PRIMO GRADO non si riduce la produzione
perché si vende fino a che WTP = MgC.
Æ se l’obiettivo dell’antitrust è ↓ DWL, la discriminazione di
prezzo di primo grado è positiva!
Bisogna, però, considerare:
- COSTI DI TRANSAZIONE: Costi per determinare i prezzi di
riserva e per impedire la rivendita.
Discriminazione di prezzo viene attuata dal monopolista se
incremento di profitti più che compensa i costi sostenuti, ovvero
se ∆Π > T che corrisponde a B + C > T
Al fine del benessere sociale, quello che interessa è DWL, cioè
solo C e quindi vale la pena avere DP se e solo se C > T.
Se
B+C>T>C
il monopolista troverebbe redditizia la discriminazione di
prezzo anche se è dannosa per il benessere sociale.
- COSTI DI MONOPOLIZZAZIONE: visto che la
discriminazione di prezzo permette profitti maggiori,
potrebbero esserci costi di monopolizzazione più elevati.
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La discriminazione di prezzo elimina la perdita di benessere, se
questo poi aumenta il benessere sociale dipende dai COSTI DI
TRANSAZIONE e da quelli di MONOPOLIZZAZIONE e da
come la società in genere valuta il TRASFERIMENTO DI
REDDITO.
DISCRIMINAZIONE DI SECONDO GRADO
-- PREZZI NON LINEARI -Per molti beni i consumatori non devono solo decidere se
acquistare o meno, ma anche quanto acquistare. Il prezzo unitario
NON è costante. Esempio lo sconto sui volumi acquistati.
Il produttore deve decidere come fissare il PREZZO.
Una possibile soluzione è un prezzo diverso per ogni quantità
consumata (DP 2º grado) Æ PREZZI NON LINEARI.
La forma più semplice dei prezzi non lineari è la tariffa a due parti
o stadi:
- f parte fissa;
- p parte variabile, proporzionale alla quantità.
la parte fissa f il consumatore deve pagarla indipendentemente
dalla quantità acquistata,
la parte variabile, p, è proporzionale alla quantità acquistata.
È ottimale per il monopolista avere una parte fissa positiva e una
variabile, più bassa del prezzo di monopolio, simile al prezzo di
concorrenza Æ ↑SW, ↓CS.
Come può un monopolista trarre profitto da una tariffa a due
stadi? Come si determina?
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A. Supponiamo la STESSA CURVA DI DOMANDA per i
consumatori e una FUNZIONE DI COSTI LINEARI per il
monopolista.
- Se Prezzo unico: pm prezzo di monopolio
- Se tariffa a due parti:
f deve essere fissata ad un livello massimo compatibile col
vincolo che i consumatori siano ancora disposti ad acquistare
il bene. Æ CS(p).
Æ CS(pm) = B
se p = pm,
se p = CM, Æ CS(CM) = A + B + C
Æ il profitto del monopolista è funzione del prezzo:
π(p) = (p – CM) D(p)
allora i suoi profitti lordi totali saranno: П(p) = π(p) + CS(p)
questo è esattamente il surplus totale W(p), e quindi П(p) = W(p).
Ciò implica che se il venditore può usare una tariffa a due stadi e
tutti i consumatori hanno la stessa domanda, allora il prezzo
variabile che massimizza i profitti totali è lo stesso che
massimizza il surplus totale Æ PREZZO EFFICIENTE.
L’efficienza (la MASSIMIZZAZIONE
TOTALE) implica che p = MC.
DEL
SURPLUS
Tariffa a due stadi OTTIMALE:
p = CM;
f = CS(p) = CS(CM).
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Æ L’introduzione di una tariffa a due stadi quindi:
1.
2.
3.
4.
aumenta i profitti da A ad A + B + C;
aumenta il surplus totale da A + B ad A + B + C;
aumenta il surplus lordo del consumatore da B ad A + B
+ C;
MA diminuisce il surplus netto del consumatore da B a
0.
Quindi, l’efficienza totale aumenta ma il benessere del
consumatore cala in seguito all’introduzione di un prezzo non
lineare.
B. Supponiamo DIVERSI TIPI DI CONSUMATORI.
Idea: meglio separare che non trattare tutti allo stesso modo.
Aumenta efficienza (esempio: per regolamentazione ambientale,
meglio tasse pigouviane che Command&Control), oppure
aumenta i profitti di monopolista.
Esempio: 2 tipi di consumatori. I consumatori di tipo 2 usano il
bene più intensamente di quelli di tipo 1:
CS2(p) > CS1(p)per ogni p.
Al monopolista piacerebbe vendere la quantità x01 al consumatore
1 per un prezzo A e una quantità x02 al consumatore 2 per un
prezzo B. Ma per stabilire i prezzi il monopolista deve conoscere
le curve di domanda, cioè la loro WTP.
Qual è il problema? Che il consumatore 2 (con maggio WTP) può
fingere di essere il consumatore 1 (con minor WTP) ed il
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venditore potrebbe
efficacemente.
non
essere
in
grado
di
distinguerli
WTP
B
A
Quantità
x01
0
x
MC
2
Che fare? Offriamo due diversi contratti (=menù, cioè
combinazioni quantità-prezzo) per consentire l’auto-selezione.
WTP
B
A
A
C
x01
B
B
B
A
C
x02
A
C
x01
x02
xm1
D
C
x02
Quantità
Figura: uguale alla precedente, ma con domande sovrapposte e
MC=0 per semplicità.
Monopolista vorrebbe offrire quantità x01 al prezzo A e x02 al
prezzo A+B+C. Ma queste sono incompatibili con l’autoselezione. Infatti, consumatore con domanda più elevata troverà
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ottimale scegliere x01 e pagare il prezzo A, ottenendo un surplus di
uguale a B, maggiore di quello, nullo, che avrebbe se scegliesse
x02.
Monopolista potrebbe però offrire x02 al prezzo A+C. In questo
caso, il consumatore con livello di domanda più elevato troverà
ottimale scegliere x02 e ottenere un surplus lordo pari a A+B+C. Il
prezzo pagato, A+C, gli lascia un surplus netto di B, esattamente
pari a quello che avrebbe se scegliesse x01.
Può far meglio il monopolista?
Certo, riducendo sia x01 che il prezzo A di poco: ottiene una
riduzione del profitto dal consumatore 1 pari a triangolo piccolo in
basso in figura B. Ma siccome la combinazione alla persona 1 è
meno attraente per il tipo 2, può aumentare il prezzo alla persona
2. Quindi, riducendo x01 il monopolista riduce di poco la
superficie A ma aumenta maggiormente la superficie C (del
trapezio sopra il triangolo in figura B). Come risultato netto, il
profitto aumenta.
Fino a che punto si può spingere monopolista in questa logica?
Fintantoché la perdita di profitto per la ridurne dell’output alla
persona meno disposta a pagare è esattamente uguale all’aumento
di profitto ottenuto sulla persona di tipo 2. Vedi figura C: la
persona 1 sceglie xm1 e paga A, mentre il tipo 2 ha un surplus pari
a B, lo stesso che avrebbe se scegliesse di consumare x01.
Spesso i monopolisti non modificano la quantità ma la qualità e
discriminano tra diversi gruppi in base a quella. Esempio sono le
tariffe aeree, turistica verso business senza limitazioni.
Torniamo al nostro esempio delle tariffe a due stadi. Se il
venditore avesse tutte le informazioni: p = C e f = CSi(p). Nel
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mondo reale il produttore non può identificare esattamente la
tipologia di consumatore (informazione nascosta, selezione
avversa) oppure non può discriminare esplicitamente.
Esempio:
Piano 1: p = CM e f = CS1(p) per i consumatori di tipo 1;
Piano 2: p = CM e f = CS2(p) per i consumatori di tipo 2.
Funziona? NO, entrambi sceglierebbero il piano 1 che ha lo
stesso prezzo marginale ma un pagamento fisso pi basso.
Per fare in modo che i consumatori di tipo 2 non abbiano
convenienza a scegliere la tariffa 1, e fare in modo che il
consumatore preferisca consumare piuttosto che non acquistare
nulla, il venditore deve tener conto del:
- vincolo di incentivazione: richiede che i consumatori di
tipo i preferiscano la tariffa i alla tariffa j.
- vincolo di partecipazione: richiede che ogni consumatore
preferisca acquistare una quantità positiva piuttosto che
non acquistare affatto.
Si può dimostrare che il menù ottimale di tariffe consiste in:
f1 = CS1(p1),
f1 < f2 < CS2(p1),
con p1 > CM;
p2 = CM.
Æ Consumatori tipo 2 (ad alta intensità):
alta quota fissa, basso prezzo variabile;
Consumatori tipo 1 (a bassa intensità):
bassa quota fissa, alto prezzo variabile.
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Sono i consumatori a scegliere la tariffa, il venditore non ha
bisogno di sapere a che gruppo appartiene ciascun consumatore,
perché essi si autoselezionano.
Differenze rispetto alla situazione con un solo tipo di
consumatore:
1. i consumatori con una domanda bassa, pagano un prezzo
maggiore del costo marginale (p1 > CM), che implica
che la soluzione non è efficiente in senso allocativo
Æ c’è distorsione;
2. i consumatori ad alta domanda pagano una parte fissa
inferiore rispetto alla loro disponibilità a pagare (ovvero
f2 < CS2(p2)). Si devono pagare delle “rendite
informative” per selezionare i diversi consumatori
attraverso l’auto-selezione.
3. Quindi il profitto del venditore è pi basso di quello che
si potrebbe ottenere se si selezionassero direttamente i
consumatori.
DISCRIMINAZIONE DI TERZO GRADO
Tale tipo di discriminazione consiste nel dividere gli acquirenti in
GRUPPI – PREZZI diversi Æ SEGMENTAZIONE, ovvero
vende il prodotto a persone diverse a prezzi diversi ma in un
determinato gruppo il bene viene venduto allo stesso prezzo.
Di fatto è più diffusa, si fissano prezzi diversi che massimizzano il
profitto in mercati separati. Esempio, entrata al cinema per
studenti, sconto anziani sui treni.
Come può il monopolista determinare i prezzi ottimi in ciascun
mercato? Supponiamo che si possano identificare due gruppi di
consumatori ai quali vendere i beni a prezzi differenziati.
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Monopolista con il mercato diviso in due parti che differiscono per
elasticità.
Per massimizzare i profitti: ↑ P dove elasticità è BASSA;
↓P dove l’elasticità è ALTA.
La segmentazione di mercato è legata ai mercati geografici (es.
riviste internazionali).
ESEMPIO: 2 mercati separati per il monopolista:
maxy1,y2 π(p1, p2) = p1(y1) y1 + p2(y2) y2 – C(y1 + y2)
Max profitto Æ
MR1 = MR2 =MC(y1 + y2).
Significato:
il costo marginale deve essere uguale al ricavo marginale in
ciascun mercato.
Regola dell’elasticità:
p1(y1)[1-1/ε1]=p2(y2)[1-1/ε2]=MC(y1 + y2)
Se p1 > p2, allora [1-1/ε1] < [1-1/ε2] e quindi 1/ε1 > 1/ε2.
Questo significa che:
ε1 < ε2.
Æ Il prezzo di mercato è più basso nei segmenti di mercato dove
più grande è ε.
Intuizione: domanda elastica è più sensibile al prezzo, e quindi
impresa che discrimina sui prezzi praticherà un prezzo più basso
per il gruppo di consumatori più sensibili al prezzo. Così
massimizza i profitti.
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Ecco perché il prezzo di esportazione può essere più basso del
prezzo internazionale, perché le variazioni in ε compensano i
costi di trasporto.
Esempio. Calcolo discriminazione ottimale prezzi
Supponiamo che monopolista operi in due mercati con curve di
domanda:
D1(p1) = 100 - p1,
D2(p2) = 100 - 2p2.
Assumiamo costo marginale costante e pari a 20 euro. Come
discriminare il prezzo in modo ottimale?
Calcoliamo domanda inversa:
p1(y1) = 100-y1,
p2(y2) = 50-(1/2) y2.
Le condizioni di uguaglianza tra ricavo marginale e costo
marginale in ciascun mercato dà le due equazioni:
100 - 2y1 = 20,
50 - y2 = 20.
*
Risolvendo otteniamo y1 =40 e y2*=30, che in termini di prezzo
risultano p1*=60 e p2*=35.
E se invece il monopolista dovesse praticare lo stesso prezzo in
ciascun mercato? Calcoliamo prima la domanda totale:
D(p) = D1(p1) + D2(p2) = 200 - 3p.
La curva di domanda inversa è quindi:
p(y) = (200/3) – (1/3) y.
La condizione di eguaglianza tra MR e MC tale che
(200/3) – (2/3) y = 20,
che può essere risolta così da ottenere
y*=70 e p*=43,3.
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CONFEZIONE DI BENI (BUNDLING)
È un’altra strategia volta a selezionare i consumatori e realizzare
una discriminazione di prezzo. Si distinguono:
bundling puro: si può decidere se acquistare l’intero pacchetto o
non acquistare affatto;
bundling misto: si può decidere se acquistare l’intero pacchetto o
parte di esso, per esempio alcune delle sue componenti.
Esempio:
MICROSOFT OFFICE, 80 $
EXCEL, WORD, POWERPOINT, ACCESS E MAIL: 495$ l’una.
Nel 1993: somma totale componenti singole 2060$,
mentre l’intero pacchetto era 750$.
È profittevole per Microsoft?
Tipo di consumatore
Scrittore
Contabile
Generalista
n. utenti
40
40
20
WTP per Word
50
0
30
WTP per Excel
0
50
30
Supponiamo che MC=0 Æ si tratta di massimizzare i ricavi.
Come?
1. Vendo ciascuna operazione separatamente a p = 50:
40*50*2 = 4000$ totali;
2. Vendo ciascuna operazione separatamente a p = 30:
(40 + 20)*30*2 = 3600$;
3. Vendo ciascuna operazione separatamente a p = 50 e
contemporaneamente l’intero pacchetto a p = 60:
4000$ (per scrittori e contabili) + 20*60 = 5200$;
ricavo aumenta del 30%.
Cosa significa tutto questo? Quando si vende a molte persone
differenti, il prezzo è determinato dall’acquirente con la minore
WTP. Quanto più sono diverse le valutazioni dei diversi tipi di
consumatore, tanto più basso deve essere il prezzo per poter
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vendere. Invece confezionare insieme Word ed Excel permette di
ridurre la dispersione della disponibilità a pagare, e quindi
consente al monopolista di fissare un prezzo più alto per il
pacchetto dei due beni.
CATEGORIZZAZIONE
Il venditore spesso può identificare i consumatori, es. studenti,
oppure li può selezionare in modo indiretto, es. tariffe APEX.
CLASSI DI PRODOTTI
Combinazioni QUALITÀ/PREZZO per selezionare.
Es. LIBRI ECONOMICI / RILEGATI;
BUSINESS / ECONOMIC CLASS;
CARTE CREDITO NORMALI / PRIVILEGIATE
Peggioramenti
APEX è economico ma si deve pernottare il sabato nella località
di destinazione; Software per studenti con capacità di calcolo
ridotte.
In questi esempi ci sono gli stessi costi di produzione; in altri casi,
le imprese devono addirittura sostenere costi addizionali per
ridurre la qualità
Æ la differenziazione di prezzo viene fatta anche attraverso la
differenziazione di qualità e di diversità di costi (es.
microprocessori INTEL, stampanti).
Questi esempi dimostrano che è possibile un miglioramento
paretiano:
- impresa sta meglio;
- i consumatori di bassa qualità stanno meglio di prima perché
acquistano il bene;
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- i consumatori di alta qualità pagano un prezzo relativamente più
basso (altrimenti sceglierebbero i beni di bassa qualità).
Vendite collegate (Tying).
Es. Film nelle sale. Si devono comprare i films scarsi per avere
anche quelli buoni. Vedi Caso Microsoft sul sito.
BENI DUREVOLI
L’elemento essenziale è il QUANDO: si ha discriminazione
temporale di prezzo.
ES: si fissa un prezzo elevato per le novità (PC, AUTO,…),
sperando che i consumatori con alta disponibilità a pagare
acquistino subito, e poi, quando la novità è passata, si riduce il
prezzo. Funziona?
Probabilmente il consumatore con alta disponibilità a pagare
intuisce la strategia e decide di aspettare a comprare, in modo da
acquistare lo stesso bene ad un prezzo pi basso.
Come si può fuggire a questa trappola?
Impegnandosi a non ridurre il prezzo, oppure decidere di non
vendere il bene e di darlo in affitto.
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CONCORRENZA MONOPOLISTICA
Quando i beni non sono perfettamente identici, non c’è
omogeneità.
Es. ristoranti, mobili: n. elevato, tecnologia nota a molti. È CP?
No, perché ci sono pasti di diversa qualità (es. pizza).
Chamberlin propone (1933) con modello di concorrenza
oligopolistica:
- N. elevato di imprese, così l’impatto sui concorrenti è
trascurabile;
- Però, vista la differenziazione, la curva di domanda non è
orizzontale: Æ price maker, non taker.
Si mantengono le ipotesi della concorrenza perfetta, tranne
l’omogeneità del prodotto.
BREVE PERIODO: con un dato n. di imprese;
D è la curva di domanda dell’impresa (non di mercato);
MR, AC,MC;
Concorrenza monopolistica: l’equilibrio di breve periodo
MC
p
pSR
AC
AC(qSR)
d
MR(qSR)=Mc(qSR)
qSR
MR
q
L’equilibrio breve periodo (SR): qSR Æ pSR > AC (qSR)
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Potrebbe essere pSR < AC (qSR)
In ogni caso, quando pSR ≠ AC (qSR), l’equilibrio non può essere
di lungo periodo.
Se P>AC entrata; Se P < AC uscita.
LUNGO PERIODO:
1. Massimizza i profitti in modo che MC = MR;
2. Le imprese ottengono profitti nulli (p = AC) e nessuno entra /
esce
Concorrenza monopolistica: l’equilibrio di lungo periodo
MC
p
pLR =
AC
AC(qLR)
d
MR(qLR)=MC(qLR)
MR
qLR
q
L’equilibrio di lungo periodo nella concorrenza monopolistica
prevede che:
- I profitti di lungo periodo sono nulli;
- Però il P > AC minimo.
Æ P = MC come in concorrenza perfetta;
ma nella Concorrenza Monopolistica P > MC, perché P ≠ MR.
Con libertà d’entrata:
P > min AC se e solo se P > MC.
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Æ INEFFICIENZA ALLOCATIVA:
- Se P > min AC, si dovrebbe riallocare la produzione tra le
imprese per ridurre i costi di produzione.
Ogni impresa produce un output troppo piccolo e i costi totali
sono più bassi se c’è un numero inferiore di imprese.
- P > MC, total surplus aumenterebbe con l’aumento della
produzione cioè i consumatori sarebbero disposti a pagare di
più rispetto a quanto le imprese devono spendere per produrre.
Con CP, si hanno sia profitti nulli, che efficienza allocativa.
π = 0 non è sinonimo di efficienza, ma legato a libertà d’entrata.
L’efficienza produttiva si raggiunge quando i costi sono
minimizzati, e ciò si verifica in condizioni di CP (price-taker).
Nella concorrenza monopolistica (CM), invece, dove le imprese
sono price-maker, i profitti sono nulli, ma le imprese non
producono nel punto di minimo della curva dei costi medi.
Quindi non sempre quando π = 0 c’è efficienza.
DIFFERENZIAZIONE DEI PRODOTTI
DIFFERENZIAZIONE ORIZZONTALE:
Spesso i consumatori valutano le caratteristiche di un bene in
modo diverso. Es. colore dell’auto, …
Si parla di differenziazione orizzontale quando, a parità di prezzo,
ALCUNI consumatori preferiscono il prodotto dell’impresa A
rispetto a quello dell’impresa B.
DIFFERENZIAZIONE VERTICALE:
quando TUTTI i consumatori preferiscono un certo prodotto ad un
altro, a parità di prezzo e di altre condizioni.
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Es. i bassi consumi di un’auto.
DIFFERENZIAZIONE ORIZZONTALE
Consideriamo una spiaggia lunga 1 Km con 2 venditori di gelati
alle estremità, i gelati sono identici ed hanno lo stesso prezzo.
I consumatori perfettamente indifferenti sono pochi, la maggior
parte dei consumatori preferisce il gelataio più vicino.
Æ I prodotti non sono omogenei anche se fisicamente sono
identici: la valutazione è legata alla localizzazione (detto anche
address approach).
Questo vale:
- per tutti i beni per i quali venditori e consumatori sono collocati
in posti diversi;
- dove, per analogia, sono venduti prodotti differenziati e i
consumatori differiscono nel modo in cui valutano le
caratteristiche dei beni. Per esempio, ogni consumatore ha in
mente un bene “ideale” e valuta la distanza di quelli reali in
relazione a quello ideale;
Æ Differenziazione spaziale vale anche quando
differenziazione in base a qualche caratteristica del prodotto.
c’è
Come avviene la competizione sui prezzi quando c’è
differenziazione orizzontale?
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MODELLO DI HOTELLING
Grande numero di consumatori (es. 1000) distribuiti
uniformemente su un tratto di 1 Km, mentre 2 venditori sono
posizionati agli estremi opposti e competono à la Bertrand, ovvero
con scelta simultanea di prezzo.
Fig.12.1: Costo totale per il consumatore nel modello di Hotelling
p2
p1
P1’+ tx’
p1 ’
p2’+ t (1-x’)
p2’
d1
0
p1’+tx
p2’+ t (1-x)
d2
x’
x, d1, d2
1
Distanza x per andare a 1 e distanza (1 – x) per andare a 2, con t
costi di trasporto.
COSTO TOTALE del bene 1: p1 + tx,
Æ funzione della distanza del consumatore.
Se x = 0,
p1 è costo totale.
x = 1,
il costo totale del bene 1 è p1 + t·1
Æ crescente andando a destra.
Per il bene 2, il costo totale è p2 + t(1 – x).
Se x = 1,
p2 è costo totale.
x=0
il costo totale del bene 2 è p2 + t(1 – x).
Æ DEcrescente andando a destra.
Supponiamo ora che tutti acquistino un’unità del bene.
Il consumatore deve decidere dove acquistare: sceglierà l’impresa
dove minimizza il costo totale
22
Dati p1’ e p2’, il consumatore locato in x’ è indifferente
nell’acquistare dall’impresa 1 o 2, perché il costo totale è
uguale.
Æ La domanda per l’impresa 1 è data dai consumatori a sinistra di
x’, per l’impresa 2 da quelli a destra.
Se la distribuzione è uniforme,
D1 = x’,
D2 = 1 – x’.
FIGURA 12.1
Se p1 > p2 comunqueD1 > 0 Æ diverso da Bertrand, perché i
prodotti agli occhi del consumatore sono differenziati a causa dei
costi di trasporto.
In realtà, se t sono molto bassi, la domanda risulta molto piatta e
l’impresa con il prezzo più basso può ottenere l’intera domanda.
CURVA DI DOMANDA
In Hotelling ogni impresa ha una curva di domanda inclinata
negativamente. FIGURA 12.2
Dati p1’ e p2’: la domanda per l’impresa 1 è d1 = x’.
Se, invece, l’impresa 1 fissa un prezzo diverso:
se p1’’ Æ d1 = 0 (x = 0), e tutti vanno da 2 perché p1 è alto;
se p1’’’Æ d1 = 1 (x = 1), e tutti vanno da 1 perché p1 è basso.
Æ
d1(p1|p2’)
23
Fig.12.2: La domanda dell’impresa 1 nel modello di Hotelling
p1
p1’’
d1(p1|p2’)
p1’’+ tx
p2
p1’+ tx
p2’+ t(1-x)
p1’
p2’
p1’’’+ tx
p1’’’
0
x’
1
x, d1, d2
EQUILIBRIO DI NASH
Supponiamo che il costo marginale sia costante e pari a c per
entrambe le imprese; supponiamo poi che p2= p2N.
Qual è il prezzo ottimale per 1?
Dalla curva di domanda per l’impresa 1, d1(p1|p2N) si ottiene la
curva di ricavo marginale r1(p1|p2N).
Il punto di ottimo per l’impresa 1 si ottiene uguagliando ricavo
Æ p1N
marginale e costo marginale: r1(p1|p2N)=c
Siccome le imprese sono simmetriche ed hanno lo stesso costo
marginale, useranno stesso prezzo e Æ EQ. NASH.
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Fig.12.3: L’equilibrio nel modello di Hotelling
p1
N
r1(p1|p2 )
d1(p1|p2N)
p1N
p2
p2N
c
x
N
= 1/2
x, d1, d2
NOTARE CHE:
- il prezzo di equilibrio è > c
Æ ≠ da Bertrand; perché la
curva di domanda è continua e decrescente, dovuta al fatto che i
consumatori devono pagare il costo di trasporto;
- t più elevato corrisponde ad un grado maggiore di
differenziazione del prodotto.
La differenziazione del prodotto fornisce una soluzione al
Paradosso di Bertrand:
Æ
Il paradosso c’è solo quando:
- prodotto omogeneo;
- no vincoli di capacità;
- no interazione ripetuta.
25
POSIZIONAMENTO DEL PRODOTTO
Prima abbiamo ipotizzato che la posizione delle imprese fosse
data. Cosa succede se le imprese devono invece scegliere il
posizionamento del prodotto?
ES. negozio dischi: apertura vicino o lontano dagli altri?
Produttore di cereali deve decidere le loro caratteristiche.
Bisogna tener conto del posizionamento dei marchi rivali.
Æ Scelta della distanza dai concorrenti è scelta strategica.
Supponiamo che le imprese scelgano prima dove posizionare i
loro prodotti e successivamente il prezzo (sequenziale).
2 è nella metà destra del segmento, ovvero tra 0.5 e 1;
Cosa sceglie impresa 1? Vicino a impresa 2 o al punto 0?
Due effetti da considerare:
- EFFETTO DIRETTO: per ogni possibile valore dei prezzi,
più l’impresa 1 si colloca vicino alla 2 e maggiore è la domanda
e quindi il profitto.
FIG. 12.4
Data la collocazione dell’impresa 2 (l2’), e dati i prezzi (p1’,
p2’), consideriamo due possibili posizionamenti dell’impresa 1:
l1’ e l1’’. La domanda sarà più alta se si colloca vicino ad l2’.
Se l1= l1’’,
Æ d1 = x’’;
l1= l1’ < l1’’, Æ d1 = x’ < x’’.
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Fig.12.4: Il posizionamento dei prodotti: l’effetto diretto
p1
p2
p1’
p2’
0
l1’ l1’’
x’ x’’
l2’
1
x
- EFFETTO STRATEGICO: l’ipotesi che i prezzi siano dati
è, però, sbagliata.
I prezzi vengono scelti nel secondo stadio in funzione della
collocazione scelta dalle imprese: il prezzo scelto da 2 è
funzione della collocazione di 1.
Qual è l’effetto di l1 su p2?
Esempio: l1 = l2: prodotti identici per ciascun consumatore
Æ in equilibrio p = MC.
Æ Si può dimostrare che più vicine sono tra loro le imprese,
più intensa sarà la concorrenza di prezzo.
Non sorprende: la differenziazione del prodotto ↑ il potere
di mercato.
Ci sono, quindi, 2 effetti di segno opposto:
• EFFETTO DIRETTO
Æ Å;
• EFFETTO STRATEGICO Å Æ.
Æ La forza relativa dei due effetti dipende dal valore dei costi di
trasporto e dalla distribuzione dei consumatori.
Se la concorrenza di prezzo è molto (poco) intensa, le imprese si
collocheranno lontano (vicino).
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