Le parole della storia. L`Italia post unitaria (1861

Le parole della storia. L’Italia post unitaria (1861-1887)
A cura del prof. Nicola Spagnolli
Tale dispensa è stata realizzata riprendendo le voci dei seguenti dizionari on-line: AA.VV,
Dizionario di storia moderna e contemporanea e Dizionario di Storiografia, Bruno Mondadori
Editore.
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Sommario
REGNO D'ITALIA ................................................................................................................................................. 3
TERZA GUERRA D'INDIPENDENZA ................................................................................................................. 3
DESTRA STORICA ............................................................................................................................................... 3
MARCO MINGHETTI....................................................................................................................................... 4
SINISTRA STORICA ............................................................................................................................................. 4
AGOSTINO DEPRETIS ..................................................................................................................................... 4
TRASFORMISMO ................................................................................................................................................ 5
QUESTIONE ROMANA........................................................................................................................................ 5
CONVENZIONE DI SETTEMBRE ...................................................................................................................... 6
GUARENTIGIE, LEGGE DELLE ......................................................................................................................... 6
NON EXPEDIT ................................................................................................................................................. 6
PIO IX ............................................................................................................................................................. 6
OPERA DEI CONGRESSI E DEI COMITATI CATTOLICI ...................................................................................... 7
QUESTIONE MERIDIONALE ................................................................................................................................ 7
BRIGANTAGGIO MERIDIONALE ..................................................................................................................... 8
GRANDE DEPRESSIONE ...................................................................................................................................... 8
EMIGRAZIONE ITALIANA.................................................................................................................................... 9
TRIPLICE ALLEANZA............................................................................................................................................ 9
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COLONIALISMO IN AFRICA ................................................................................................................................ 9
BATTAGLIA DI DOGALI ................................................................................................................................. 10
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REGNO D'ITALIA
(1861-1946). Organismo statale sorto dall'unificazione di gran parte della
penisola, delle isole e della pianura padana (esclusa Roma e le tre Venezie,
annesse poi tra il 1866 e il 1918) sotto la dinastia dei Savoia e trasformato in
Repubblica italiana col referendum istituzionale del 2 giugno 1946.
Nel 1861, con la proclamazione del Regno d'Italia, si esauriva la prima fase
del Risorgimento, definitivamente concluso con la liberazione del Veneto
(1866) e di Roma (1870). Le tradizioni democratica e nazionalistica,
identificando il Risorgimento con l'aspirazione a uno stato che comprendesse
tutti gli italiani, considerarono, tuttavia, la partecipazione alla Prima guerra
mondiale come l'ultima delle campagne per l'indipendenza, dato che solo in
seguito alla vittoria del 1918 Trento e Trieste, terre irredente, entrarono a far
parte del regno.
TERZA GUERRA D'INDIPENDENZA
La terza guerra, nel 1866, fu propiziata dall'alleanza, in funzione
antiaustriaca, stretta dal nuovo Regno d'Italia con la Prussia bismarckiana.
Le operazioni belliche, svoltesi fra giugno e agosto, si trasformarono in un
disastro per le armi italiane, sconfitte a Custoza (24 giugno) sotto il comando
di Alfoso La Marmora e nella battaglia navale di Lissa (20 luglio), sotto
l'ammiraglio Carlo Persano. Solo Garibaldi colse un significativo successo a
Bezzecca, nel Trentino (21 luglio). Grazie alla straordinaria potenza dei
reggimenti prussiani, tuttavia, l'Austria fu definitivamente battuta a Sadowa,
il che consentì all'Italia di ottenere l'annessione del Veneto, ancora una volta
consegnatogli formalmente da Napoleone III previo plebiscito (pace di
Vienna).
DESTRA STORICA
Raggruppamento politico italiano, di matrice liberale moderata, che fu al
governo del regno dal 1861 al 1876. I ministeri della Destra, da quello di
Cavour (1860-1861), artefice dell'unità nazionale, a quello di Marco
Minghetti (1873-1876), crearono le basi del nuovo stato: unificarono le
diverse tradizioni legislative, imponendo al paese i codici piemontesi;
inaugurarono un indirizzo fortemente centralistico, dislocando in periferia le
prefetture; drenarono attraverso un pesante fiscalismo le risorse prodotte
dalla rendita fondiaria e immobiliare per finanziare la modernizzazione delle
infrastrutture e l'avvio di grandi opere pubbliche; resero omogeneo il sistema
scolastico. Sul versante della politica internazionale, la Destra mantenne la
tradizionale alleanza con la Francia, pur battendosi per l'annessione di
Venezia e Roma, obiettivo conseguito tra il 1866 e il 1870. Dal punto di vista
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sociale, i moderati non tennero conto né delle esigenze di rappresentanza
manifestate dalla piccola e media borghesia urbana né delle condizioni dei
ceti popolari, depresse da gravosi dazi di consumo. Espressione di un'élite
ristretta (solo il due per cento della popolazione aveva il diritto al voto) di
estrazione rurale, nobiliare o alto borghese, la Destra cadde nel marzo del
1876 pur avendo conseguito con Quintino Sella il pareggio del bilancio
statale.
MARCO MINGHETTI
(Bologna 1818 - Roma 1886). Politico italiano. Già ministro nel governo
costituzionale di Pio IX, fu vicino a Cavour. Ministro dell'Interno (18601861) e delle Finanze (1862-1864), come presidente del consiglio firmò la
Convenzione di settembre (1864). Presidente del consiglio e ministro delle
Finanze nell'ultimo governo della Destra (1873-1876), capeggiò dal 1876
l'opposizione.
SINISTRA STORICA
Raggruppamento politico italiano, di matrice liberale progressista, avversario
della Destra storica, che fu al governo dal 1876 al 1883. Di origine
mazziniana, democratica e garibaldina, sotto la guida di Agostino Depretis
assunse il potere nel marzo del 1876, dopo aver contrastato il ministero
Minghetti sulla questione dell'imposta sul macinato e sul nodo delle
concessioni ferroviarie. Espressione di una media borghesia possidente e
rappresentata per lo più da avvocati, la Sinistra si batté anzitutto per un
allargamento del suffragio elettorale (raggiunto nel 1882), per un forte
decentramento amministrativo, per l'istruzione elementare gratuita e
obbligatoria (legge Coppino, 1877), per un'attenuazione dell'imposizione
fiscale, per una prima legislazione sociale. Più incerta la posizione in politica
estera, considerata da Depretis sussidiaria agli equilibri interni: nonostante le
forti simpatie filofrancesi di una parte della Sinistra, l'avvio del processo
coloniale spinse l'Italia verso l'alleanza con gli imperi centrali (1882). La
fase riformatrice si concluse con le elezioni del 1882. Il gabinetto Depretis
formato nel giugno 1883 comprendeva, infatti, elementi della vecchia Destra
e inaugurava la stagione del trasformismo.
AGOSTINO DEPRETIS
(Mezzana Corti 1813 - Stradella 1887). Politico italiano. Mazziniano in
gioventù, abbandonò l'avvocatura per dedicarsi all'amministrazione dei beni
di famiglia. Nel 1848 fu eletto deputato al parlamento subalpino, dove
sedette all'opposizione. Avversario di Cavour, fu prodittatore della Sicilia nel
1860. Ministro con Rattazzi (1862) e con Ricasoli (1866-1867), divenne
capo della Sinistra parlamentare nel 1873 e nel 1876 succedette a Minghetti
IMPOSTA
SUL
MACINATO:
Tributo medievale sulla macinazione
dei cereali; già da tempo abolito, fu
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alla guida del governo. Nonostante una larga maggioranza, il suo programma
riformatore trovò però un'attuazione solo parziale, con l'abolizione del corso
forzoso e dell'imposta sul macinato*. Sostituito per breve tempo da
Benedetto Cairoli (1878 e 1879-1881), nel 1881 varò una coalizione meno
omogenea, con la quale realizzò la riforma elettorale che allargava la base
censitaria (1882) e concluse il trattato della Triplice alleanza con gli imperi
centrali (maggio 1882). Nel 1883 avviò la politica detta del trasformismo,
che gli permise, tra l'altro, di sostenere la prima espansione coloniale, mercé
la costituzione di un forte gruppo politico-finanziario di tendenza moderata,
estraneo alla tradizionale dialettica fra partiti contrapposti. Dopo la sconfitta
di Dogali (1887), cooptò nel governo di Francesco Crispi, suo principale
oppositore, ma la morte lo colse nel pieno di questa nuova "trasformazione".
ripristinato
in
Italia,
su
suggerimento di Quintino Sella, dal
1869 per far fronte al disavanzo del
bilancio
dissanguato
militari.
Particolarmente
dalle
spese
gravoso,
provocò nelle campagne, in particolar
modo in quelle emiliane, violenti moti
di rivolta. Fu abolito nel 1884.
TRASFORMISMO
Annullamento della tradizionale dialettica fra maggioranza e opposizione nel
regime parlamentare. Originariamente il termine indicò l'effetto del processo
di "trasformazione" dei partiti tradizionali (destra e sinistra liberali)
attraverso la fusione in un raggruppamento centrista, moderatamente
riformatore. Fu auspicato da Agostino Depretis, presidente del consiglio
della Sinistra storica salita al potere nel marzo 1876. L'esito delle elezioni
politiche del 1882, le prime tenutesi a suffragio allargato, offrì a Depretis
l'occasione per assorbire nella maggioranza una parte dei conservatori
(utilizzando una strategia già applicata da Cavour col connubio), che
contribuirono a bloccare la debole azione riformatrice dei progressisti. Di
fatto, la diluizione delle pregiudiziali ideologico-programmatiche in uno
scambio di favori e di clientele, mediato direttamente dal capo del governo,
enfatizzò il ruolo dei grandi leader parlamentari dell'Italia liberale (Depretis,
Crispi e Giolitti) a scapito di una chiara articolazione della vita politica
nazionale.
QUESTIONE ROMANA
Problema politico concernente la legittimità del potere temporale dei papi e
la sopravvivenza di uno stato pontificio indipendente con piena sovranità
sulla città di Roma, dopo l'unificazione italiana. Benché il problema fosse
stato ampiamente dibattuto anche nel Settecento, la questione assunse una
concreta rilevanza politica nel momento in cui la formazione dello stato
italiano si compì a danno dello Stato della Chiesa. I plebisciti del 1860, che
tolsero a Pio IX le legazioni, le Marche e l'Umbria, e più ancora
l'orientamento anticlericale di una porzione consistente della classe dirigente,
innescarono un intenso travaglio politico-diplomatico, caratterizzato, in una
prima fase, dalla soluzione di compromesso della Convenzione di
settembre (1864), poi, caduto Napoleone III e occupata Roma, dal varo della
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legge delle guarentigie (1871). Duramente osteggiata dalla Chiesa (di qui il
non expedit, 1874), ma anche dai laici più intransigenti, la legge rimase in
vigore fino ai Patti lateranensi (1929), con i quali il pontefice riconosceva
per la prima volta lo stato italiano e quest'ultimo restituiva alla Santa sede un
simulacro di sovranità territoriale: la Città del Vaticano.
CONVENZIONE DI SETTEMBRE
(1864) Accordo tra il governo italiano e quello francese che prevedeva
graduale ritiro (nell'arco di un biennio) delle truppe di Parigi da Roma e
contestuale rispetto del principio del non intervento, l'impegno italiano
impedire qualsiasi attentato contro l'integrità dello Stato della Chiesa e
trasferire la capitale da Torino a Firenze entro sei mesi.
il
il
a
a
GUARENTIGIE, LEGGE DELLE
(13 maggio 1871). Atto unilaterale con il quale il governo italiano regolò i
propri rapporti con il Vaticano dopo l'occupazione di Roma del 1870. Restò
in vigore fino al concordato del 1929. Respinta dal papa, gli assicurò tuttavia
il libero esercizio del potere spirituale, l'inviolabilità e l'immunità dei luoghi
ove risiedeva.
NON EXPEDIT
(1874-1913). Formula latina (non conviene) con cui la Santa sede il 10
settembre 1874 espresse parere negativo sulla partecipazione dei cattolici
italiani alle elezioni e in generale alla vita politica dello stato. Il divieto,
attenuato dall'enciclica di Pio X Il fermo proposito (1905), che permise la
partecipazione alle elezioni in speciali circostanze riconosciute dai vescovi e
fu attuata col patto Gentiloni (1913), fu abolito nel 1919.
PIO IX
(Giovanni Maria Mastai Ferretti, Senigallia 1792 - Roma 1878). Papa (18461878). Sacerdote dal 1819, grazie a una rapida carriera nella gerarchia
ecclesiastica fu nominato arcivescovo di Spoleto (1831), vescovo di Imola
(1832) e infine cardinale. Di idee illuminate, succeduto a Gregorio XVI
inaugurò il pontificato con un'amnistia, concedendo poi la Guardia civica, la
libertà di stampa e, nel marzo 1848, una costituzione. Dopo aver aderito in
un primo tempo alla guerra d'indipendenza contro l'Austria in omaggio alle
posizioni neoguelfe, con l'allocuzione del 29 aprile 1848 si ritirò dalla
coalizione, guadagnandosi l'ostilità del movimento liberale. Costretto alla
fuga in seguito all'assassinio di Pellegrino Rossi, suo primo ministro
(novembre 1848) e all'instaurazione della Repubblica romana, tornò solo
nell'aprile 1850, una volta restaurato l'ordine grazie all'intervento francese e
austriaco. Nel 1859-1860 perse Romagna, Umbria e Marche, riuscendo a
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conservare il Lazio grazie a Napoleone III, che lo difese nel 1867 dal
tentativo insurrezionale di Garibaldi. Caduto il Secondo impero, tuttavia,
Roma fu annessa all'Italia (1870) e al papa fu assicurato, con la legge delle
guarentigie, l'esercizio del solo potere spirituale. Ostile al liberalismo (che
denunciò nel Sillabo), vietò ai cattolici italiani di partecipare alla vita
politica e fece approvare dal concilio Vaticano I, da lui convocato, il dogma
dell'infallibilità papale (1870).
OPERA DEI CONGRESSI E DEI COMITATI CATTOLICI
(1874-1904). Organizzazione cattolica italiana promossa dalla Società della
gioventù cattolica italiana. Schierata su posizioni di rigido intransigentismo,
che si concretizzavano nell'accettazione del Sillabo e nell'osservanza del non
expedit, aveva lo scopo di difendere i diritti della Chiesa e gli ideali religiosi
e di coordinare le attività promosse dalle associazioni cattoliche. Organizzata
in modo gerarchico e accentrato, con sede centrale a Venezia e una struttura
periferica articolata in comitati locali, regionali, diocesani e parrocchiali,
convocava periodicamente i propri congressi nazionali, in cui si discutevano
le questioni di maggiore rilevanza per il movimento cattolico. Dopo il 1880
ebbe un rapido sviluppo, radicandosi soprattutto in Lombardia e nel Veneto,
e promosse una vasta attività economica e sociale con la fondazione di casse
rurali, società di mutuo soccorso e cooperative. L'affermarsi all'interno del
movimento cattolico delle tendenze democratico-cristiane, propense a una
maggiore apertura sociale e politica, fece insorgere dopo il 1896 un conflitto
con l'Opera, innescando una crisi interna che portò al suo scioglimento da
parte della segreteria di stato vaticana.
QUESTIONE MERIDIONALE
Grande problema nazionale dell'Italia unita, dovuto alle condizioni di
arretratezza economica e sociale delle province annesse al Piemonte nel
1860-1861, già facenti parte del Regno delle Due Sicilie e dello Stato
pontificio. Fin dall'Unità i governi sabaudi trapiantarono in tali province un
sistema statale centralizzato e burocratico sul modello piemontese (di
derivazione francese e prussiana), che per di più nel meridione d'Italia venne
poggiandosi sulle classi agiate del latifondo di origine feudale, del clero e
della borghesia cittadina non produttiva. Questo, insieme con altri gravami
(abolizione degli usi e delle terre comuni, esose imposte in denaro,
coscrizione obbligatoria a ferma quinquennale, regime di occupazione
militare con i carabinieri e i bersaglieri), creò nel sud una situazione critica.
Ne derivarono fenomeni di rigetto (vedi brigantaggio, mafia, camorra), poi
anche di fuga (vedi emigrazione italiana), utilizzati dal governo centrale per
rafforzare il controllo sul territorio e per mascherare in parte la miseria delle
popolazioni meridionali, godendo al contempo sul piano economico
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nazionale dei vantaggi delle rimesse degli emigranti.
BRIGANTAGGIO MERIDIONALE
(1860 - 1864). Ampio fenomeno misto di banditismo e di ribellione politicosociale nelle campagne del Mezzogiorno continentale. Seguì all'unificazione
italiana che, con l'imposizione di misure amministrative e fiscali di
particolare durezza, ivi comprese la completa abolizione dei secolari usi
comuni delle terre a tutto vantaggio del latifondo e la dissoluzione
dell'esercito borbonico, aggravò le condizioni già miserevoli delle plebi
meridionali (vedi questione meridionale) dando esca, sull'esempio del
sanfedismo del 1799, alla propaganda filoborbonica e clericale ostile al
nuovo stato liberale, a sua volta incapace di una politica che non fosse di
pura repressione e alla ricerca di alleati tra gli stessi ceti aristocratici e
latifondisti. Le bande di briganti che già costituivano un male endemico di
quelle campagne si ingrossarono rapidamente, raggiungendo le migliaia di
unità e dando vita a episodi di violenza cieca e raccapricciante ma anche
all'occupazione temporanea di interi e popolosi centri fino al rischio di
unificarsi in un esercito insurrezionale. Contro di esse fu istituito un vero
stato di guerra, con tecniche di guerriglia, con la completa militarizzazione
del territorio e i pieni poteri (legalizzati con la legge Pica nel 1863) ai
generali E. Cialdini prima e A. La Marmora poi, al comando di 163.000
uomini (in prevalenza bersaglieri e cavalleria), che eseguirono spietate
rappresaglie facendo terra bruciata intorno alle bande per poi annientarle sul
campo.
GRANDE DEPRESSIONE
(1873-1896). Periodo di grave deflazione (riduzione del livello dei prezzi,
che generalmente si accompagna a contrazione o stagnazione della
produzione e del reddito) che colpì l'economia del mondo capitalistico. Il
fenomeno più appariscente fu la forte caduta dei prezzi, in particolare dei
manufatti, cui si accompagnò una marcata riduzione dei profitti e una
stagnazione degli investimenti fissi. Negli anni della Grande depressione si
verificò, contrariamente alle sensazioni che suscitò, anche una profonda
trasformazione del sistema capitalistico, con l'ascesa del capitale finanziario
e la concentrazione oligopolistica, da un lato, e la riorganizzazione dei
processi produttivi dall'altro, in relazione all'utilizzo delle nuove fonti di
energia e allo sfruttamento di rendimenti di scala fortemente crescenti.
Inoltre l'asse dell'egemonia economica mondiale cominciò a spostarsi dalla
Gran Bretagna agli Stati Uniti e alla Germania.
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EMIGRAZIONE ITALIANA
Dai primi anni dell'unificazione nazionale le migrazioni verso l'estero
rappresentarono, per un lungo periodo, un fenomeno caratteristico
dell'evoluzione demografica, economica e sociale del regno volto alla
sopravvivenza stessa degli individui e delle famiglie, resa problematica dalla
drastica riduzione delle opportunità occupazionali venutasi a creare in
seguito allo squilibrio fra crescita demografica e sviluppo economico. Negli
ultimi decenni dell'Ottocento l'Italia si trovava ancora nella prima fase del
processo di transizione demografica: alla diminuzione della mortalità non
aveva ancora fatto seguito una contrazione della natalità, con un conseguente
elevato incremento naturale della popolazione. Nel contempo le
trasformazioni delle strutture produttive e in particolar modo i mutamenti
delle tecnologie nel settore agricolo e in quello industriale crearono profondi
squilibri fra settori produttivi, fra classi sociali, fra aree territoriali,
provocando la scomparsa di vecchie professioni e un'eccedenza di
manodopera. Dal punto di vista quantitativo il fenomeno assunse dimensioni
notevoli. Si stima che fra il 1876, anno in cui si cominciarono a rilevare
ufficialmente i dati, e il 1985 circa 26,5 milioni di persone lasciarono il
territorio nazionale.
TRIPLICE ALLEANZA
(1882-1915). Patto militare firmato il 20 maggio 1882 a Vienna da AustriaUngheria, Germania e Italia. Aveva carattere difensivo, poiché prevedeva
l'aiuto reciproco in caso di invasione esterna (con particolare riferimento alla
Francia) di uno dei tre contraenti. Per la Germania di Bismarck rappresentò il
completamento del sistema di alleanze antifrancese, dopo la lega dei tre
imperatori (1873). L'Italia invece colse l'opportunità di uscire dal proprio
isolamento internazionale, aggravato dal congresso di Berlino (1878) e dal
protettorato francese sulla Tunisia (1881). L'alleanza, rinnovata più volte, fu
minata alle basi soprattutto dai contrasti fra austriaci e italiani, legati alle
terre "irredente" (Trentino, Venezia Giulia) e all'espansionismo asburgico nei
Balcani (annessione della Bosnia-Erzegovina, 1908). Allo scoppio della
Prima guerra mondiale, l'Italia poté rivendicare il carattere difensivo
dell'alleanza e non intervenire, fino a quando, avvicinatasi all'Intesa col patto
di Londra, denunciò ufficialmente la Triplice alleanza (3 maggio 1915).
COLONIALISMO IN AFRICA
Fino al XIX secolo il continente africano presentava solo forme di
colonialismo commerciale, diffuso lungo le coste. Portoghesi, inglesi,
francesi, olandesi e arabi avevano fondato varie basi che, da un lato,
servivano da supporto ai bastimenti in rotta lungo le grandi vie di
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comunicazione marittima e, dall'altro, fungevano da collettori delle merci e
dei prodotti africani: oro, pelli, avorio, legni pregiati, caffè, pietre preziose,
senza contare il fiorente commercio degli schiavi. L'unica entità politicoamministrativa coloniale, sia pure in senso lato, era costituita dall'impero
ottomano, che si estendeva lungo tutto il bacino meridionale del
Mediterraneo, fino a lambire il Marocco. Esistevano poi vari stati africani
indipendenti, taluni meri aggregati di tribù, altri autentiche entità politiche
dall'antica e gloriosa civiltà: essi resistettero inutilmente alla progressiva
penetrazione degli europei, preceduta da una lunga teoria di esploratori, in
prevalenza britannici, francesi e tedeschi.
BATTAGLIA DI DOGALI
(26 gennaio 1887). Sterminio di una colonna italiana di 500 uomini, coman
data dal tenente colonnello T. De Cristoforis, inviato in soccorso del presidio
di Saati assediato, da parte delle forze abissine di ras Alula vicino a Massaua
in Eritrea. Giunta al culmine della prima fase d'espansione coloniale italiana,
ebbe ripercussioni interne e causò il passaggio della responsabilità per
l'Eritrea dal ministero degli Esteri a quello della Guerra.
L'Italia, che aveva acquistato la baia di Assab dalla Società Rubattino nel
1882, mosse i primi passi alla conquista dell'Eritrea nel 1885, occupando
Massaua. Dopo la sconfitta di Dogali (1887), i tentativi di espansione
ripresero con Crispi che nel 1889, con il trattato di Uccialli, otteneva dal
negus etiopico Menelik il riconoscimento dell'avvenuta annessione
dell'Eritrea. I tentativi diplomatici di Roma per affermare il protettorato
italiano sull'intera Abissinia si esaurirono nel 1891; Crispi decise allora di
usare la forza, inviando in Africa un forte contingente militare col compito
d'intraprendere la conquista del territorio. La disfatta di Adua (1° marzo
1896) indusse il governo a una rapida ritirata, rimandando di fatto di un
quarantennio, in pieno regime fascista, l'occupazione dell'Abissinia (19351936). Nel 1911-1912 la crisi dell'impero ottomano consentì al governo
Giolitti di sbarcare in Tripolitania e di creare in Libia una colonia italiana.
Nel 1935-1936 l'Italia fascista creò l'ultimo impero coloniale della storia,
invadendo l'Etiopia, perduta, come tutte le altre colonie, alla fine della
Seconda guerra mondiale.
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