METODOLOGIA ALLENAMENTO MA12 A.A. 2009/20010 Martedì 23 Febbraio 8:30÷10 II metodologico Il rapporto tra forza efficace ed inefficace varia con l’angolo La forza efficace è quella perpendicolare al braccio di leva. Nel ciclismo ad un angolo di 90° del pedale con il suolo, la forza normale (perpendicolare al pedale) è molto maggiore della forza tangenziale (inefficace) In questa posizione la forza inefficace è molto maggiore di quella efficace: serve molta forza per stabilizzare l’articolazione in questa posizione L’abduzione della spalla serve per rafforzare i muscoli della spalla (e. g. il deltoide) Esercizi per il rafforzamento dei muscoli della spalla Fp braccia (1) = 50 N a 24 cm dall’origine Fp peso = 300 N a 60 cm dall’origine (centro di rotazione della spalla) M1 = W1 a sin θ M2 = (W2 /2) b sin θ ccw ccw M net = 0.24 x 50 sin θ + 0.6 x 150 sin θ M net= 102 sin θ Il momento aumenta con l’aumentare dell’angolo del gomito: l’esercizio è più “efficace” a 60°: i muscoli devono esercitare una F maggiore (a parità di braccio di leva) FLESSO-ESTENSIONI DELLA GAMBA Semplifico dicendo che il quadricipite è il solo estensore del ginocchio. La linea d’azione della forza risultante non è perpendicolare all’asse della gamba: conoscendo l’angolo θ posso calcolarne la componente UTILE •O è l’asse di rotazione dell’articolazione (la reazione vincolare è FJ) •A è il punto di inserzione del quadricipite femorale sullla tibia (che esercita una forza FM) •B è il centro di massa della gamba (il peso della gamba è W1 ) • C è il centro di massa del peso (il peso del peso è W0) Flesso-estensioni della gamba, calcolare il momento risultante a diversi angoli articolari: Fp gamba = 50 N a 20 cm dall’origine Fp peso = 100 N a 50 cm dall’origine Il momento diminuisce con l’aumentare dell’angolo del ginocchio: la forza muscolare necessaria per sostenere il peso della gamba è maggiore con la gamba distesa Le forze dovute alla contrazione muscolare vengono trasmesse ai segmenti ossei attraverso un sistema di leve che ne modifica l’intensità e la direzione Generalmente il braccio di leva è molto piccolo e quindi sono leve svantaggiose dal punto di vista meccanico. Piccole variazioni della forza applicata dai muscoli consentono però grandi variazioni nell’ampiezza del movimento La leva è un corpo rigido che può ruotare (oppure restare in equilibrio) sotto l’azione di una o più forze, rispetto ad un punto di appoggio (fulcro). Una delle forze viene definita forza resistente (R, carico, load), l’altra forza motrice (E, effort). Il vantaggio di una leva è dato dal rapporto tra momento resistente e momento della forza motrice V = b x R/b x E Se V > 1 la leva è vantaggiosa (bR > bE) (II tipo) Se V = 1 la leva è indifferente (bR = bE) Se V < 1 la leva è svantaggiosa (bR < bE) (III tipo) Leva di terzo tipo: il braccio della forza motrice (inserzione del muscolo bicipite) è molto più piccolo del braccio della forza resistente (anche se questa è solamente data dal peso dell’arto) È il tipo di leva più frequente nel corpo (anche nel quadricipite, ad esempio) Leva di primo tipo: F è la forza muscolare che estende la testa all’indietro, P è la forza peso: il baricentro della testa è anteriore all’articolazione atlanto-occipitale (fulcro) Le leve di secondo tipo sono poco o nulla rappresentate nel corpo umano Pulegge e corde flessibili (Pesistica, tendini e trazioni) Puleggia mobile Una puleggia è un dispositivo che consente di variare la linea di azione di una forza. Se la puleggia è fissa l’ampiezza (modulo) della forza non viene modificata Le pulegge mobili consentono, invece, di variare sia la direzione e sia l’ampiezza di una forza Le corde flessibili trasmettono la forza solo nel senso della loro lunghezza. In assenza di attrito la tensione è la stessa in tutti i punti della corda Se la puleggia è fissa l’ampiezza della forza non viene modificata Le pulegge mobili consentono, invece di variare sia la direzione che l’ampiezza di una forza In realtà la forza non viene esercitata “dalla mano” ma dal bicipite Quale è il valore della forza esercitata dall’avambraccio (muscolo bicipite) quando il sistema è all’equilibrio? d1 = 5 cm distanza tra punto di inserzione del bicipite e il centro di rotazione del gomito d2 = 30 cm: lunghezza dell’avambraccio: distanza tra il punto di rotazione del gomito e il polso M=Fxd Somma momenti = 0 T = 50 N F x d1 : momento di forza del bicipite T x d2 : momento di trazione della corda F = T x d2 / d1 = 50 x 0.30 / 0.05 = 300 N La forza muscolare Biomeccanica / fisiologia del muscolo Le cosiddette variabili meccanico-muscolari sono espressione delle caratteristiche neuro-muscolo-connettivo-tendinee etc… dell’atleta dF/dt MVC •MVC (o F massima isometrica: è un indice generale, che però ha scarso potere predittivo sulla prestazione) •dF/dt (indice della capacità di reclutamento rapido e della stiffness del sistema muscolo-tendineo, che sono maggiori nelle fibre veloci) Stimolazione di muscoli isolati con diverse percentuale di fibre I saltatori con gli sci hanno una % maggiore di fibre rapide: l’incremento di forza è più rapido Tra muscolo isolato e catena muscolare ne passa… Lottatori, sollevamento pesi e culturisti = stessa % fibre ma diverse velocità di reclutamento della forza: diverso coordinamento muscolare indotto dal tipo di allenamento (lottatori: movimenti + veloci) Tipi di contrazione muscolare Contrazione isometrica = lunghezza costante (statica) Contrazione isotonica = forza costante (dinamica) Contrazione isocinetica = velocità costante (dinamica) Contrazione concentrica = accorciamento del muscolo Contrazione eccentrica = allungamento del muscolo (in contrazione: resisto allo stiramento ) In vivo: Mai isotonica (momenti articolari: T = F d senα) Poco isometrica (tendini) Poco isocinetica (accelerazioni e decelerazioni) Spesso concentrico-eccentrica (ciclica) Contrazione isometrica: a lunghezza costante N.B. in figura è indicata la fibra SENZA capi tendinei La contrazione isometrica consente di determinare la relazione tra la forza espressa da un muscolo (SARCOMERO) e la sua lunghezza iniziale Braccio ascendente Fase di plateau Braccio discendente QUESTO E’ VERO SOLO SE LA CONTRAZIONE E’ ISOMETRICA La curva tensione - lunghezza dimostra che la tensione (forza) generata dal muscolo scheletrico è funzione della sovrapposizione tra filamenti spessi e sottili La tensione massima si registra ad una lunghezza prossima a quella ottimale (Lo) Nel corpo umano i muscoli a riposo hanno una lunghezza prossima a quella ottimale La relazione forza-lunghezza è diversa nella fibra muscolare e nel muscolo in toto (con i capi tendinei integri) QUESTO GRAFICO NON HA NIENTE A CHE VEDERE CON LA CONTRAZIONE IN VIVO: SONO PUNTI “SEPARATI” MESSI IN GRAFICO ASSIEME E NON INDICANO COME VARIA LA TENSIONE DI UN MUSCOLO CHE SI CONTRAE CAMBIANDO VIA VIA LA SUA LUNGHEZZA Nel muscolo in toto la tensione (forza) muscolare aumenta per lunghezze superiori a quella ottimale anziché diminuire (come avviene nel singolo sarcomero senza elementi elastici) Tensione totale = tensione muscolare + tensione passiva (componente elastica) Elementi elastici (tendini, connettivo, ponti della miosina, titina ed altre proteine strutturali che resistono allo stiramento) Contrazione isotonica: a carico costante Quando la forza prodotta dal muscolo supera il peso applicato il muscolo si accorcia sollevando il peso v = ∆l / ∆t La variazione di lunghezza nel tempo è la velocità di accorciamento (v > se il carico è basso) Quando il carico risulta troppo elevato (F > F max isometrica) il muscolo si allunga mentre si contrae Contrazione concentrica La curva tensione - velocità dimostra che la tensione (forza) generata dal muscolo scheletrico è funzione della sua velocità di accorciamento. Se il muscolo si contrae troppo velocemente non ha tempo di formare ponti A-M: la forza che può esprimere è minore La tensione massima (Po) si registra ad una velocità di accorciamento pari a zero (isometrica) La velocità massima (vmax) si registra in corrispondenza all’ assenza di carico a e b sono costanti che dipendono dal tipo di muscolo considerato (= 0.25 in media) La relazione non è lineare: è un’iperbole Contrazione concentrico-eccentrica Quando il carico risulta troppo elevato (F > F max isometrica) il muscolo si allunga mentre si contrae. La forza che si sviluppa è maggiore di F iso max, perché metto in tensione gli elementi elastici che resistono allo stiramento con una “forza aggiuntiva” In condizioni di contrazione eccentrica la forza sviluppata dal muscolo è INDIPENDENTE dalla velocità di allungamento: il muscolo resiste con una tensione passiva elevata che c’entra relativamente poco con la formazione di ponti A-M F max iso QUESTO GRAFICO NON HA NIENTE A CHE VEDERE CON LA CONTRAZIONE IN VIVO: SONO PUNTI “SEPARATI” MESSI IN GRAFICO ASSIEME E NON INDICANO COME VARIA LA TENSIONE DI UN MUSCOLO CHE SI CONTRAE MAN MANO CHE CAMBIA LA SUA VELOCITA’ DI CONTRAZIONE COMBINANDO IL TUTTO Se la velocità di contrazione è alta, la forza è bassa e non dipende molto dalla lunghezza muscolare. Se la velocità è bassa, la forza è alta e dipende molto dalla lunghezza (condizioni isometriche) In condizioni eccentriche, la tensione passiva influenza molto di più la tensione totale di quella generata dai ponti A-M: la forza totale è indipendente dalla velocità di allungamento Anche diverse isoforme di actina e tropomiosina Nel muscolo striato si distinguono tre tipi di fibre che si differenziano per la diversa composizione proteica e per la diversa capacità “aerobica-anaerobica” Muscoli lenti, rossi, resistenza Muscoli rapidi, bianchi, potenza MHC. Myosin heavy chain: attività ATPasica diversa (rapidità di scissione dell’ATP e di distacco di Pi e ADP) slow I fast fatigued IIA fast resistant II X E’ il motoneurone che stabilisce il tipo di fibra “ordinando” al nucleo della cellula muscolare di sintetizzare le isoforme appropriate, il numero di mitocondri e l’entità dei depositi di PCr, glicogeno, lipidi... Unità motoria / unità motrice Quantità minima di tessuto muscolare che può essere controllata dal SNC (unità funzionale del movimento) Composta da una cellula nervosa (MN) e dalle (più di una) fibre muscolari che essa innerva (UNA PLACCA PER FIBRA) Le sinapsi del MN prendono contatto con fibre NON contigue per meglio distribuire lo sviluppo di forza all’interno del muscolo (si contrae “tutto” il muscolo anche se recluto solo poche UM) Le unità motorie NON vengono reclutate in contemporanea per meglio distribuire lo sviluppo di forza all’interno del muscolo e ritardare lo sviluppo della fatica (turnazione) Le unità motrici lente sono più facilmente eccitabili: vengono reclutate per prime I MN delle unità di tipo II sono ricchi di mielina (grossi ed a rapida conduzione ma poco eccitabili) IL SNC sceglie di volta in volta il tipo più appropriato di unità motorie da utilizzare per ogni movimento specifico; il reclutamento è però stereotipato e segue il principio della dimensione (del MN: quelli piccoli che innervano le fibre lente sono più facilmente eccitabili): recluto prima le unità lente (le fibre corrispondenti hanno minore F max e v max ma sono anche le più resistenti) e poi quelle rapide (le cui fibre sono invece facilmente affaticabili) Per graduare la forza muscolare il SNC agisce: reclutando un numero via via maggiore di unità motorie (secondo il loro ordine di reclutamento) variando la frequenza di scarica (scossa singola, clono, tetano) Il SNC controlla la forza prodotta da muscolo variando sia il numero di unità motorie attive che la frequenza di scarica delle unità motorie Durante la contrazione isometrica massimale del bicipite brachiale prima aumento la forza aumentando il reclutamento delle unità motorie (da F = 0 a F = 60-80% MVC) poi aumento la forza aumentando la frequenza di scarica delle unità motorie attive (da F = 60-80% MVC a F = 100% MVC ) Per altri muscoli la strategia di attivazione è diversa: con una soglia di fine reclutamento (in % MVC... ) specifica per ciascun muscolo / task Tipi di fibre diverse hanno diversi livelli di F massima isometrica Le fibre lente sviluppano una F max del 40% inferiore a quelle rapide La differenza maggiore si ha però nella massima velocità di accorciamento Da 30 a 60 kN / m2 Le fibre di tipo I hanno una velocità di accorciamento 6 volte minore di quella delle fibre rapide di tipo IIx La massima forza dipende dalla CSA (sollevamento pesi) La potenza picco è minore nelle fibre di tipo I rispetto alle fibre di tipo II, perché la curva F-v è diversa In bicicletta Per ciascun tipo di fibra la potenza è ”ottimale” ad una specifica velocità (v opt che è vicina a quella dell’accorciamento naturale in vivo) Muscoli con diversi tipi di fibre hanno un picco di potenza “intermedio” che dipende dalla percentuale relativa di fibre di tipo I e II Velocità ottimale in vivo • Le fibre lente e veloci si accorciano a differenti velocità, ma entrambe si accorciano alla loro velocità ottimale: alla velocità alla quale in vitro sviluppano la massima potenza. • I muscoli vengono selettivamente reclutati per permettere movimenti in tutto un range di velocità fisiologiche atto ad ottimizzare la potenza e l’efficienza del movimento. Muscoli bianchi per gli “scatti”: se arriva il predatore Muscoli rossi: cruising speed Se alleno la forza aumenta anche la velocità del movimento (non posso “allenare” la velocità che è determinata dal tipo di fibre) 100 metristi Se aumento la massima forza isometrica (IPERTROFIA NON IPERPLASIA) il carico di un determinato esercizio sottomassimale è associato ad una velocità di accorciamento maggiore: POTENZA MAGGIORE (W = F . v) L’allenamento induce una modificazione delle fibre L’allenamento di resistenza porta ad una trasformazione veloce → lenta (le fibre rapide IIB diminuiscono, in %) il disuso porta ad affaticamento precoce Pazienti con danno alla spina dorsale mostrano una riduzione delle isoforme MHC-I e un aumento della MHC-IIB. E’ stata notata una riduzione in proporzione delle fibre di tipo I dopo immobilizzazione Confuse evidenze dopo Bed-Rest Quindi alcune evidenze per la trasformazione da lente a veloci esistono, sebbene ci siano argomenti irrisolti. Quando misuro una forza prima e dopo un periodo di allenamento/de-allenamento cosa sto misurando in realtà? La standardizzazione del protocollo è qui ancora più cruciale che in altri test di valutazione funzionale a partire dall’”arrangiamento biomeccanico” che deve essere esattamente lo stesso prima e dopo. Dato che la materia è così complicata, ci sono talmente tante inesattezze dette sull’argomento che è meglio non fidarsi di quello che si legge sul web o su riviste non rigorosamente scientifiche VALUTAZIONE DELLA FORZA Il lavoro con il sovraccarico (il massimo carico sollevabile almeno una volta, definito massimale). Il massimale è un preciso riferimento della quantità di forza esprimibile da un determinato gruppo muscolare. Tra i principali metodi di valutazione per la determinazione del carico massimale distinguiamo: 1- metodo isometrico Si utilizza il dinamometro come mezzo d'indagine. Tale strumento fornisce il risultato in tempi brevi e con una buona precisione. La forza espressa nell'esercizio, è trasmessa, tramite l'impugnatura del dinamometro, ad una molla, che deformandosi, muove una lancetta che indica il massimale raggiunto. Il metodo isometrico non è molto in uso nel mondo dello sport, perché non offre un controllo sul movimento. Questa metodologia, infatti, prevede la misurazione della forza muscolare solo adottando precise angolazioni, non durante un movimento completo e continuato. 2- Metodo delle massime ripetizioni (1RM) Il metodo consiste, fissato un carico di lavoro (P ), nel far ripetere l'esecuzione dell'esercizio stabilito per il massimo delle volte possibili, contando le ripetizioni completate. In base al numero raggiunto (num. ripetiz. ), si può inizialmente individuare il campo corrispondente nella Tabella A e risalire alla % Pmax. E' possibile, quindi, risalire al carico massimo sollevabile denominato 1RM utilizzando la formula: 1RM = P x 100 / % Pmax Tale metodo richiede un tempo di recupero considerevolmente lungo per l'indagine tra i vari gruppi muscolari, poiché ogni prova porta all'esaurimento energetico del gruppo muscolare esaminato. Tabella A num. ripetiz. % Pmax 1 2-3 4-7 8-12 13-18 19-25 100 90 80 70 60 50 3 - Metodo "tradizionale" Un altro sistema generalmente adottato nel campo dello sport, denominato "tradizionale" per la sua praticità, è quello consistente in una successione di singole alzate con carico crescente ad ogni prova, fino ad arrivare al massimo valore possibile; l'ultimo carico sollevato è considerato quello massimale (Pmax). Le varie ripetizioni, devono essere intervallate da un adeguato tempo di recupero. Il valore Pmax ha le stesse caratteristiche di quello ricavato con il metodo delle massime ripetizioni (1RM). FORZA Per prima cosa è necessario darne una definizione. Si può affermare che si tratti della capacità motoria che permette di vincere una resistenza o di opporsi ad essa con un impegno tensivo, cioè contrattile, della muscolatura. È quindi la capacità di sviluppare energia meccanica contraendo i muscoli. La scienza dello sport, però, non è l'unico ambito in cui si parli di forza: questo è prima di tutto un concetto della fisica, scienza nella quale questo concetto viene così definito: F = M x A (Forza = massa x accelerazione) È però una definizione non sempre applicabile in fisiologia. Abbiamo infatti, ad esempio, il caso dell'applicazione di una forza isometrica quando spingiamo contro un muro. In tal caso, il muro non si muove e non c'è quindi accelerazione, ma è innegabile che ci sia pur sempre l'applicazione di una forza. Questo esempio ci permette di capire che il corpo umano è talmente complesso e le situazioni nelle quali può venire fatto lavorare sono talmente ricche di diverse eventualità, che è difficile disegnare schemi rigidi. キ Massimale: è la massima forza che il sistema neuromuscolare è in grado di esprimere come contrazione volontaria. Nella pratica di palestra è il carico massimo che si può superare con un'unica esecuzione del gesto. Rappresenta quella che comunemente si definisce come forza "pura". Nella pratica, gli atleti la allenano tradizionalmente con carichi del 85-100% del massimale, effettuando da 3 a 6 serie di 1-4 ripetizioni e recuperando abbondantemente: da 4 a 8 minuti. Si può arrivare anche a 3 allenamenti settimanali. キ Veloce: è la capacità del sistema neuromuscolare di superare resistenze basse con elevata capacità di contrazione. La si allena di solito con carichi del 30-70% del massimale, da 3 a 6 serie di 8-10 ripetizioni ciascuna. Il recupero va dai 3-4 minuti in su. キ Resistente: è la capacità del muscolo di opporsi alla fatica durante prestazioni di forza di durata. La si allena nella maggior parte dei casi con carichi del 40-60% del massimale, effettuando da 4 a 6 serie di 20-50 ripetizioni. Qui il recupero è più breve e si aggira sui 3-4 minuti, anche in funzione della grandezza dei muscoli utilizzati e del livello di affaticamento complessivo dell'organismo. Ovviamente una tale suddivisione è assai grossolana: può capitare, infatti che si richieda di vincere resistenze basse con elevata velocità e quindi capacità di contrazione elevata, ma per una durata temporale considerevole. Qui si incontrano e si fondono le caratteristiche della forza veloce e della forza resistente ed addirittura quelle di altre capacità condizionali: la velocità e la resistenza, sotto forma di resistenza alla velocità. Tutto ciò per dire che in questo campo non esistono definizioni rigide ed assolute, ma tutto è sfumato ed interrelato. Oltretutto, anche se nello sport spesso si sente parlare di "macchina umana", bisogna rammentare che l'uomo, al contrario della macchina, ha un cervello ed un cuore, intendendo questo organo dal punto di vista emotivo, che gli permettono di fare cose impensate. Gli eventi di cronaca che talvolta descrivono madri che con sforzi sovrumani salvano i figli da pericoli enormi, spostando massi o divellendo lamiere, descrivono un esempio di forza che viene studiato a livello scientifico: la cosiddetta "forza estrema", che è diversa dalla forza massimale, essendo infatti addirittura maggiore a questa. La differenza tra forza estrema e forza massimale si chiama "ricchezza residuale" ed è tanto maggiore quanto meno la persona è allenata. Con un'espressione assai poco scientifica, ma che trovo appropriata, direi che è l'unico tipo di forza che si trova nel "cuore" e non nei muscoli! Se stimolo elettricamente un muscolo che si sta contraendo alla MCV vedo che la forza aumenta: è questa che è la “riserva di forza”. Indica che il SNC non utilizza al massimo le capacità del muscolo (volontariamente) per evitare danni… in occasioni speciali però questo surplus di forza può essere utilizzato キ Lavoro superante: la forza umana applicata supera e vince quella della resistenza. Si ha, ad esempio, quando prendo un libro e lo sollevo per riporlo in uno scaffale sopra la mia testa: in questo caso la forza espressa dal mio braccio ha superato la resistenza opposta dal peso del libro. Tecnicamente si dice che si tratta di un lavoro di tipo concentrico. キ Lavoro cedente: detto anche eccentrico, negativo, passivo. Rappresenta un freno alla discesa: una ballerina spicca un salto e il porteur l'afferra a mezz'aria e delicatamente l'accompagna appoggiandola a terra. Il lavoro del ballerino, in questo caso è cedente: la forza da lui applicata è inferiore a quella rappresentata dal peso del corpo della ballerina, e viene quindi vinta da quella di gravità, che però è contrastata e rallentata, quindi il lavoro è costituito appunto da un'azione di "freno", di rallentamento. キ Lavoro statico: si tratta di una situazione puramente teorica, perché in realtà si verifica sempre una seppur minima oscillazione con contrazione e distensione delle fibre muscolari. Si ha lavoro statico quando sviluppo forza senza però muovermi, ad esempio spingendo contro un muro o appoggiando i palmi delle mani uno contro l'altro e spingendo nelle due direzioni opposte. キ Lavoro combinato: mette insieme, combinandoli, due o tre dei lavori precedenti: per tornare all'esempio dei ballerini è il caso del porteur che dopo avere sollevato lui la compagna, senza che questa abbia spiccato un salto (lavoro superante), la sostiene alcuni momenti ferma in alto (lavoro statico) e poi la riaccompagna dolcemente a terra (lavoro cedente). In questo caso abbiamo una esempio di come la forza può esprimersi in modo combinato pur con un unico gesto. • Un altro modo di classificare i gesti che comportano impiego di forza è quello che prende in considerazione il tipo di tensione muscolare generata. Secondo questo criterio, possiamo avere tensione: • キ Isotonica, durante la quale c'è un avvicinamento dei capi articolari • キ Isometrica, durante la quale, come abbiamo visto, non c'è alcuno spostamento, • キ Auxotonica, durante la quale il carico di lavoro aumenta progressivamente con lo sviluppo del movimento. È questo il caso, ad esempio, della tensione prodotta distendendo un elastico: più questo è disteso, maggiore è il carico sui muscoli. • Da quello che abbiamo visto fino ad ora, risulta evidente che il concetto di forza, senza ulteriori specificazioni risulta insufficiente per descrivere la capacità di un individuo. Può essere sufficiente nel linguaggio comune o nell'immaginario popolare, così come nei luoghi comuni secondo i quali "i facchini sono forti" o "chi lavora la terra è più forte di chi vive in città e lavora in ufficio". Queste affermazioni, pur condivisibili nella loro genericità, sono prive di una specifica tecnica che descriva quale tipo esatto di capacità avrebbe in linea di massima un facchino, per restare all'esempio, rispetto a chi pratichi un lavoro d'ufficio. Per capire meglio questo concetto, vediamo un elenco di caratteri che può avere la tensione muscolare, che a loro volta esprimono ciascuno capacità del tutto specifiche. • • • • • • • • CARATTERI DI TENSIONE MUSCOLARE: キ Tonica: è la forza massimale, la capacità di esprimere il 100% in un unico gesto, come il rugbista che spinge in una mischia. キ Fasica: è una tensione di grosso impegno che continua nel tempo assumendo caratteri di resistenza. È quella che si esprime, ad esempio, nei primi 1,500 m del canottaggio, durante i quali da fermi, si deve acquisire la giusta "velocità" di crociera in un tempo breve, superando l'inerzia proprio grazie all'uso della forza. キ Fasica-tonica: è caratterizzata da un grosso impegno di forza, ancora più intenso del precedente, ma più breve. キ Esplosivo-tonica: elevato carico in breve tempo: è la situazione in cui, oltre a dovere esprimere una forza massimale, dobbiamo farlo nel più breve tempo possibile. Ad esempio nel sollevamento pesi si raggiunge il risultato solo se il bilanciere è proiettato verso l'alto ad altissima velocità, in modo da dare il tempo all'atleta di collocarsi sotto lo stesso per sostenerlo. キ Esplosivo-reattivo-balistica: qui il carico è basso, il gesto è velocissimo e la fase contrattile è preceduta da un prestiramento muscolare, come nel caso del salto in alto, dove gli ultimi appoggi della rincorsa hanno anche lo scopo di pre-stirare il muscolo sfruttandone l'elasticità (pliometria). キ Gesto di velocità aciclica: è un'espressione singola di forza veloce e di impegno rapido durante il quale la resistenza è così leggera da essere pressoché trascurabile, come la battuta del tennista o l'affondo dello schermidore. キ Gesto di velocità ciclica: l'attributo "ciclica" si riferisce al fatto che non abbiamo un gesto unico isolato, bensì un solo tipo di gesto, ripetuto più volte in modo identico, come la pedalata del ciclista, appunto, o la falcata del corridore. In questo caso, l'esempio può essere quello del calciatore, che, superata la fase di accelerazione ed essendo quindi in una fase di corsa lanciata, ad esempio nella parte centrale di un contropiede, compie alcune falcate al massimo della velocità senza dovere imprimere una forza consistente, perché ha già superato l'inerzia della partenza e dell'accelerazione. Il bench press test o test della panca L'obiettivo del bench press test (o test della panca) è di valutare la forza dei muscoli estensori del gomito e dei muscoli flessori ed adduttori della spalla. MATERIALE OCCORRENTE: キ panca piana, bilanciere e dischi di ghisa TECNICA DI ESECUZIONE: Caricare uniformemente il bilanciere e fermare i dischi con gli appositi fermagli di sicurezza. Sdraiarsi supini sulla panca, gli occhi fissano la sbarra, le mani impugnano il bilanciere ad una distanza di poco superiore rispetto alla larghezza delle spalle. Schiena, tronco, bacino e testa devono rimanere appoggiati alla panca durante tutta la durata del test mentre i piedi devono rimanere appoggiati al terreno. Spingere verso l'alto la sbarra fino ad estendere completamente le braccia ed abbassarla in maniera controllata fino a toccare il torace all'altezza dei capezzoli. Espirando spingere la sbarra verso l'alto e riportarla nella sede iniziale. Compito dell'assistente è quello di aiutare l'atleta in caso di necessità. L'aiuto dell'assistente invalida tuttavia il risultato e la prova deve essere ripetuta con un peso inferiore. Il bench press test o test della panca PROTOCOLLO DI ESECUZIONE: l'atleta deve compiere una ripetizione (1RM) con il massimo carico possibile senza l'aiuto dell'assistente. Per calcolare l'1RM è possibile utilizzare due diverse metodiche: -METODO DIRETTO1a 2a 3a 4a 5a serie serie serie serie serie da da da da da 10 ripetizioni al 40% del massimale previsto 5-6 ripetizioni al 50-60% del massimale previsto 2-3 ripetizioni all'80% del massimale previsto 1 ripetizione al 90% del massimale previsto 1 ripetizione al 100% del massimale previsto - se si riesce : aumentare la resistenza del 2.5 e 5% e riprovare - se non si riesce: sottrarre alla resistenza il 2.5 e 5% e riprovare N.B: il recupero tra le serie deve essere completo (tra 1 minuto e mezzo e 3minuti). Il valore dell'1RM è riportato come il peso dell'ultima alzata completata con successo. Questa prova, molto valida per atleti evoluti, è assolutamente sconsigliata ai principianti, ai bambini ed agli anziani. Va eseguita dopo un riposo di uno o più giorni per consentire al muscolo di recuperare le fatiche degli allenamenti precedenti. -METODO INDIRETTOEsempio di test su panca piana indiretto basato sulle 6 ripetizioni. - riscaldamento leggero di 5-10 ripetizioni al 50% del previsto 6RM 1' riposo e allungamento, poi 6 ripetizioni al 70% del previsto 6RM si ripete 6 ripetizioni al 90% del previsto 6RM dopo 2' di riposo 6 ripetizioni al 100-105% del previsto 6RM se si riesce: aumentare la resistenza tra 2.5 e 5% per riprovare se non si riesce: sottrarre alla resistenza il 2.5 e 5% e riprovare Questo tipo di prova è adattabile anche a principianti, bambini ed anziani. Tenere sempre presente, soprattutto per questi ultimi, l'importanza della corretta tecnica di respirazione durante l'esercizio. Sarà poi possibile calcolare il massimale facendo riferimento alla seguente tabella. L'analisi dei risultati del test della panca piana permette di stabilire la forza dei muscoli estensori del gomito e dei muscoli flessori ed adduttori della spalla. Se riferita a test precedenti, è in grado di dare una stima dei miglioramenti o peggioramenti della prestazione. Valori di riferimento: indice che mette in relazione il peso 1RM ed il peso corporeo. MASCHI Età Eccellente Buono Medio Scarso Insuff. 20 - 29 >1.25 1.17-1.25 0.97-1.16 0.88-0.96 <0.88 30 - 39 >1.07 1.01-1.07 0.86-1.00 0.79-0.85 <0.79 40 -49 >0.96 0.91-0.96 0.78-0.90 0.72-0.77 <0.72 50 - 59 >0.85 0.81-0.85 0.70-0.80 0.61-0.69 <0.61 Età Eccellente Buono Medio Scarso Insuff. 20 - 29 >0.77 0.72-0.77 0.59-0.71 0.53-0.58 <0.53 30 - 39 >0.65 0.62-0.65 0.53-0.61 0.49-0.52 <0.49 40 -49 >0.60 0.57-0.60 0.48-0.56 0.44-0.47 <0.47 50 - 59 >0.53 0.51-0.53 0.43-0.50 0.40-0.42 <0.42 FEMMINE