scienza&medicina SNPs, GWAS e diagnostica Nell’ultimo decennio, è diventata sempre più chiara l’esistenza di una stretta associazione tra varianti genetiche e fattori di rischio per molte malattie complesse. Le varianti genetiche più frequenti sono i polimorfismi a singolo nucleotide (single nucleotide polymorphism o SNP), ossia variazioni di singoli nucleotidi in determinati tratti di DNA. Scoperti negli anni ’80 del secolo scorso, gli SNP non sono sequenze ripetute (come gli RFLP usati per fare le mappe fisiche, (vedi Unità 5) e possono trovarsi sia nelle regioni codificanti del genoma sia in quelle non-codificanti. Se sono nella sequenza di un gene, non sempre determinano una modificazione della sequenza amminoacidica: dal momento che il codice genetico è degenerato, gli SNP sinonimi (synonymous), ossia quelli in cui la sostituzione del nucleotide codifica per lo stesso amminoacido, porteranno alla sintesi della stessa proteina; solo nel caso di SNP non-sinonimi (non-synonymous) si avrà sostituzione amminoacidica e perdita di struttura-funzione della proteina. al rischio di una specifica malattia. In questo modo sono state trovate, infatti, associazioni tra la frequenza di alcuni SNP e la degenerazione maculare, il diabete mellito di tipo 2, l’artrite reumatoide, il morbo di Crohn, il disturbo bipolare e l’ipertensione. La figura 1 mostra un tipico Manhattan plot, un tipo di grafico utilizzato per rappresentare gli studi di associazione genica. È interessante evidenziare che la maggior parte degli SNP associati a malattie sono presenti negli introni o in regioni non-codificanti, ossia in regioni di DNA che, come vedremo più avanti, sono importanti nella regolazione genica. Questi studi vengono condotti mediante impiego di tecnologie NGS, in particolare il metodo SOLiD, sebbene attualmente sia più utilizzata la tecnica dei microarray (o gene-chip) che permette l’analisi simultanea di centinaia di diversi SNP. Anche i microarray vengono analizzati con metodi altamente automatizzati e poi studiati con tecniche bioinformatiche. Gli SNP rappresentano il 90% di tutte le variazioni genetiche umane e si ritiene siano i principali responsabili della variabilità individuale, sia in termini di suscettibilità a fattori di rischio per alcune patologie (per esempio, alcuni SNP presenti nel genoma umano sono stati associati alle forme più aggressive di tumore al seno), sia in termini di risposta ad agenti patogeni, chimici, o farmaci. Negli ultimi anni, lo studio di questi polimorfismi è l’obiettivo di molti ricercatori impegnati nella ricerca medica al fine di migliorare le conoscenze circa la loro rilevanza come fattore di rischio per alcune patologie. A tale scopo vengono condotti studi di associazione genome-wide (genome-wide association study o GWAS), che consistono nell’analisi di tutti, o quasi tutti, i geni di diversi individui (più di 1000 tra individui sani e malati) per determinare le variazioni geniche (SNP) esistenti e la loro associazione La GWAS è stata anche utilizzata per studiare l’associazione tra varianti geniche e specifiche caratteristiche umane. Per esempio, uno studio recente di GWAS condotto su 184 000 individui ha identificato l’associazione tra l’altezza di un individuo e l’influenza di ben 180 loci genici, molti dei quali sono implicati in vie di segnalazione che regolano la crescita scheletrica. Queste tecniche stanno trovando larga applicazione anche in campo diagnostico e terapeutico. Per esempio, l’identificazione di SNP presenti nel geni responsabili della metabolizzazione di un farmaco consente di conoscere l’effetto che esso può avere sull’individuo, ed eventuali effetti collaterali, prima ancora della sua somministrazione, permettendo così di attuare terapie personalizzate. Lo sviluppo di nuovi farmaci per terapie personalizzate sono l’obiettivo della nuova disciplina chiamata farmacogenomica. figura 1 Manhattan plot