CHIESA L'annuncio in latino di Ratzinger, 86 anni il prossimo 16 aprile. Pontefice dal 19 aprile 2005
Benedetto XVI si è dimesso
«Lascio, non ho più le forze»» Nuovo Papa a Pasqua
A
tto a umiltà,
d
ì esempio
per ì politici»
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Ha ricordato
con la testimonianza
che il potere e
l'autorità non sono un
onore e un privilegio,
ma soprattutto un
servizio, e che nessuno
è indispensabile
19
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PAMELE BATT1STEL
[email protected]
TRENTO - «È stato un Papa
coraggioso. Un Papa che è
esempio dell'umana
debolezza, che a differenza
di tanti politici che si
ritengono indispensabili, ha
capito che nessuno lo è».
Ha la voce incrinata
dall'emozione monsignor
Luigi Bressan. La decisione
di Benedetto XVI di lasciare
il soglio pontificio gli viene
comunicata poco prima di
mezzogiorno, appena uscito
dall'ospedale san Camillo
dove era stato a trovare (per
l'ultima volta, si saprà nel
pomeriggio) don Dante
Clauser.
Per l'arcivescovo di Trento,
come del resto per tutta la
Chiesa mondiale, una notizia
giunta inaspettata.
«Sono molto sorpreso, non
posso negarlo» sono le
prime parole del nostro
vescovo. «Ma non è, come
ho sentito dire da qualcuno,
un fulmine a ciel sereno che
tii
distrugge la Chiesa. La
Chiesa di Dio va avanti
comunque».
Monsignor Bressan, il suo
primo pensiero alla notizia
delle dimissioni di Papa
Ratzinger?
Di ammirazione per un Papa
che ha avuto il coraggio di
una scelta davvero difficile e
di grande sorpresa, anche se
aveva già fatto sapere tempo
fa in alcune interviste che se
si fosse accorto di non
essere capace di portare su
di sé il peso delle sue grandi
responsabilità si sarebbe
dimesso. Certo, però, non si
pensava così presto. Forse la
gravità delle problematiche
che attanagliano il mondo lo
ha portato ad anticipare
questa decisione. Del resto
probabilmente una lunga
attesa non avrebbe fatto
altro che complicare le cose.
Come interpretare questo
gesto?
E stato un atto di grande
umiltà. Ha dimostrato che
non gli interessa tanto il suo
onore quanto il bene della
sua Chiesa. È stato anche un
1 # m #accolta, a#differenza delle
imprescindibili, lui ha fatto
una scelta forte. Un segno di
grandezza umana.
Giovanni Paolo II e
Benedetto XVI: dee papi
diversi, dee stili diversi. Il
primo al seo posto fino alla
fine, nonostante la fatica e
la stanchezza, per
dimostrare al mondo il
valore della sofferenza; il
secondo, al contrario, fa en
gesto di emiltà e decide di
ritirarsi.
Due situazioni differenti.
Papa Giovanni Paolo II,
nonostante la malattia, è
stato in piena forza fin quasi
alla fine. Papa Benedetto,
invece, ha fatto una scelta
diversa. Grande, anche
questa.
Ratzinger ha visseto da
vicino la fase della malattia
di Papa Wojtyla. Peò aver
influito sella sea scelta?
Sì, può essere così.
Ritiene sia stato consigliato
da qealceno in qeesto seo
passo indietro?
E una decisione che spetta al
Papa e a lui solo. Oltre tutto
__non habisoano_dLessere
dimissioni di un vescovo.
Forse non è stata caseale la
sea escita in concomitanza
con la giornata del malato?
Ma lui malato non appare,
anziano certamente lo è.
Diciamo che il suo gesto può
essere visto come segno di
vicinanza a chi porta il peso
della vita.
Cosa seccederà ora?
Fino al 28 febbraio tutto
procede secondo i canoni
della normalità. Poi ci sarà il
conclave per l'elezione del
nuovo Papa. Ma questo è un
momento di passaggio in
cui, come avviene per le
famiglie, è giusto stringersi
attorno alla Chiesa.
Tra i motivi che avrebbero
potete spingere Ratzinger a
vescovi. Le traversie ci sono
nelle vite di tutte le famiglie,
anche nella Chiesa. Questo,
però, non è il momento delle
critiche bensì della
preghiera.
Papa Benedetto ha dato un
grande messaggio di
servizio, valido anche in
Italia in questo momento di
scelte. Ha ricordato con
l'esempio e la testimonianza
che il potere e l'autorità non
sono un onore e un
privilegio, ma soprattutto un
servizio.
Ratzinger da cardinale era
stato in Trentino.
L'ultima volta nel 2004. Per
questo siamo sorpresi e
addolorati di perdere un
Papa che ci conosceva e ci
voleva bene.
i_dire._aifedeli e alla
Chiesa trentina?
Di stringersi in preghiera per
sentirsi parte di una chiesa
che vive e che vuole servire,
come ha fatto questo Papa,
umile servitore nella vigna
del Signore. A Dio la nostra
riconoscenza per averci
concesso questo Papa in un
momento difficile di scelte,
per lui, ma anche per i
cardinali che sono chiamati
a scegliere il suo successore.
Cosa farà Joseph Ratzinger
dal primo marzo?
Deciderà lui. Da cardinale
aveva già chiesto due volte a
Papa Giovanni Paolo II di
ritirarsi e dedicarsi alla
preghiera e alla scrittura di
opere teologiche
comprensibili a tutti.
Chi potrebbe essere il seo
seccessore?
Ora, prima di fare tanti
discorsi, preghiamo per la
comunità cristiana di cui
tutti siamo responsabili.
La sea potrebbe essere ena
figera ingombrante per il
seccessore?
Non lo penso. Del resto il
suo è stato un gesto di
grande umiltà, di un uomo
che ricorda a tutti che il
Papa è a servizio della
Chiesa, non al centro di
tutto.
Come sarà ricordato?
Come il Papa che ha guidato
la Chiesa nell'inizio del terzo
millennio.
Ha dimostrato che non
gli interessa tanto il suo
onore quanto il bene
della sua Chiesa
È stato anche un segno
di coraggio
L'ex direttore di Vita Trentina è ora numero due
dell'Ufficio comunicazioni sociali della Cei
«Sgomento, stupore, ma anche grande stima»
Don Ivan, l'emozione
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«Subito al lavoro, ancora sconcertati»
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twitter: ©leopontalti
TRENTO - Ha saputo delle
dimissioni di papa Benedetto
XVI poco prima che venissero
annunciate anche a tutto il
resto del mondo attraverso il
lancio dell'Ansa, don Ivan
Maffeis.
L'ex direttore di Vita Trentina,
oggi vice direttore dell'Ufficio
nazionale delle
comunicazioni sociali della
Cei, la Conferenza episcopale
italiana, è stato informato
della notizia pochi istanti
dopo che alle 11.45 circa, le
parole, in latino, di Joseph
Ratzinger, precedute
dall'annuncio ai cardinali
presenti («Vi ho convocati a
questo Concistoro non solo
per le tre canonizzazioni, ma
anche per comunicarvi una
decisione di grande
importanza per la vita della
Chiesa») erano uscite dalla
bocca del teologo tedesco di
Marktl am Inn che il 16 aprile
prossimo compirà 86 anni.
Trasformandosi in pochi
istanti da una semplice
dichiarazione a chiusura della
celebrazione per la
canonizzazione dei martiri di
Otranto, a una delle notizie
più clamorose, inattese e
sorprendenti che si
ricorderanno negli ultimi anni
e in quelli a venire. E che in
pochi minuti era già finita
sulle prime pagine on line di
quotidiani, siti di
informazione, radio,
televisioni, agenzie e social
network, tra le incredulità
iniziali e le conferme
successive.
«L'ho saputo subito», spiega il
49enne sacerdote e
giornalista rendenero, «anche
se non ero lì. Ma sono stato
avvisato subito, per potermi
mettere immediatamente al
lavoro».
Tra i cardinali presenti alla
canonizzazione c'era infatti
anche il cardinal Angelo
Bagnasco, presidente della
Conferenza episcopale
italiana di cui l'Ufficio
comunicazioni sociali è il
«megafono» mediatico.
«Credo che nessuno dei
presenti, all'infuori del
pontefice stesso, sapesse
quale fosse l'annuncio che il
Papa stava per dare. La
sorpresa e lo sconcerto,
anche quelli con cui mi è
stata data la notizia, sono
stati grandi».
Pochi minuti dopo, la nota
con le dichiarazioni di
Bagnasco: «Una decisione che
ci lascia con l'animo carico di
dolore e di rincrescimento;
ancora una volta Benedetto
XVI ha offerto esempio di
profonda libertà interiore. Il
Signore Risorto, Pastore dei
pastori, continua a essere il
nocchiero della Chiesa e
assicura al Papa la profonda
gratitudine e l'affettuosa
vicinanza dei vescovi italiani
per l'attenzione costante che
ha avuto per il nostro Paese e
per la guida sicura e umile
con cui ha indirizzato la barca
di Pietro».
Parole non di circostanza
perché «il legame che questo
Papa ha saputo stringere con
i vescovi italiani e l'Italia tutta
è stato davvero intenso. Ha
certamente rivestito il suo
ruolo di pastore di tutta la
Chiesa cattolica al meglio, ma
sapendo nel contempo
stringere e coltivare con il
paese in cui ha vissuto una
IL RICORDO
vicinanza davvero
particolare», spiega don Ivan.
Che prosegue: «È stato un
gesto forte, che ha lasciato
tutti sgomenti, ma allo stesso
tempo ha dato a tutti un
grande senso di leggerezza
legato alla grande libertà che
il Papa ha saputo dimostrare
compiendolo. E di stima, per
la decisione di dichiarare in
prima persona, confidandosi
precedentemente quasi con
nessuno, questa sua scelta
con cui ha voluto suggellare il
suo pontificato. Ha
dimostrato libertà, umiltà e
soprattutto un grandissimo
rispetto per la fede, proprio
per la quale ha deciso di
compiere questo passo
indietro, riaffidando la Chiesa
ad un pastore che abbia più
forza di lui per guidarla. Una
scelta fatta in un giorno non
casuale, peraltro: oggi nel
calendario cristiano si
ricorda l'apparizione della
Vergine di Lourdes. Non
credo si sia trattato di una
semplice coincidenza. Nessun
religioso compierebbe un
passo tanto importante in un
momento a caso, senza
dubbio la giornata è stata
scelta con cura».
Una giornata con monsignor Vlsintainer in vai dì Non
Ratzinger «turista» a S. Romedio
TRENTO - Non solo a Trento. Joseph
Ratzinger, prima di diventare Papa
nel 2005, aveva fatto una visita anche
in vai di Non. Lo aveva ricordato monsignor Severino Visintainer a Vita
Trentina qualche anno fa quando aveva rammentato l'intera giornata trascorsa con Ratzinger a Sanzeno e a
San Romedio.
Durante il periodo del suo vicariato
generale della Diocesi trentina, Visintainer, qualche anno prima della nomina a Papa del cardinale Ratzinger,
aveva incontrato il futuro Benedetto
XVI. «Ero vicario generale, stavo passando qualche di riposo a Salter,
quando mi hanno telefonato che il
cardinal Ratzinger - in ferie a Bressanone - era interessato a visitare Sanzeno e San Romedio» aveva detto Visintainer nell'intervista a Vita Tren-
tina. «Arrivò da solo - precisa - e ci
recammo nella Basilica di Sanzeno:
gli presentai la storia della chiesa,
soffermandomi a lungo sui martiri
anauniesi, San Vigilio, i rapporti con
Sant'Ambrogio, Simpliciano e Crisostomo. Abbiamo quindi visitato il santuario di S. Romedio, ripercorrendone la tradizione, orso compreso...».
Monsignor Visintainer chiarisce come quella fosse «un'occasione unica,
in quanto passammo insieme la giornata. A pranzo ci fermammo a Malgolo, al ristorante "Nerina", dove,
specie da quando è diventato Papa,
rimpiango di non aver scattato nemmeno una fotografia», aveva confessato lo stesso Visintainer, che chiarì
anche come la sua frequentazione
con Ratzinger risaliva a oltre 50 anni fa. L'ex vicario generale, infatti,
spiegò di aver «avuto modo di frequentare alcune sue lezioni a Bonn.
Era il 1959, mi trovavo in Germania
per un semestre: il giovane Ratzinger iniziava proprio allora ad insegnare. Gliel'ho ricordato in occasione della nostra giornata in Val di
Non».
Insomma, per Ratzinger, che usualmente va in Sudtirolo per le vacanze, quel Sudtirolo che gli è caro anche per il fatto di essere in parte originario, per parte di madre, di quella provincia,
quella vissuta assieme a monsignor
Visintainer era stata una giornata di
svago, un giorno quasi da turista di
luoghi impregnati di religiosità come
il santuario di San Romedio con la
sua storia centenaria e l'aura di spiritualità che da esso promana.
«Una scelta coerente»
L'ex cerimoniere monsignor Viviani
«Ratzinger così rafforza papato e Chiesa»
ANGELO CONTE
TRENTO - «Me l'aspettavo: non oggi non in questo periodo generale, ma conoscendo Benedetto XVI, questo è un
gesto coerente con la sua personalità». Monsignor Giulio Viviani, per 12 anni al fianco di Papa Giovanni Paolo
II, per altri cinque, sempre come cerimoniere pontificio,
Monsignor Viviani, le dimissioni di Papa
Benedetto XVI sono state definite un fulmine a del sereno. Cosa ne pensa?
Io me le aspettavo, conoscendo la personalità del pontefice, lo ritengo un gesto coerente con la sua visione e che
a fianco di Joseph Ratzinger, commenta così la decisione del pontefice di dimettersi alla fine di questo mese.
«Ratzinger non si sentiva un padre di famiglia come Giovanni Paolo II che non poteva abbandonare, ha un'altra
visione del suo ruolo, ed è consapevole della fatica, probabilmente è più affaticato e stanco di prima. Il suo gesto rafforza sia il Papa come istituzione sia la Chiesa nel
suo complesso».
rafforza il papato e la Chiesa. Va considerato la diversità di visuale con cui
Benedetto XVI ha affrontato il pontificato anche per il fatto che è diventato
papa già anziano, mentre Giovanni Paolo II aveva assunto l'incarico molto più
giovane, quando aveva 58 anni e si riteneva un padre di famiglia che non
può andare in pensione dal suo ruolo.
Mi sembra un gesto dovuto alla stanchezza per dire: "ho dato tutto quello
che potevo dare e a un certo punto la-
scio la Chiesa a mani più giovani". Molti si aspettavano, vista l'età avanzata,
che il pontificato di Ratzinger potesse
durare 5 anni, è arrivato invece fino a
8.
Che significato ha avuto il suo pontificato?
Ratzinger ha affrontato la successione
a papa Giovanni Paolo II, cosa che non
era facile, e che Benedetto XVI era in
grado di sopportare o meglio ancora
di supportarla. Durante il Conclave precedente, infatti, la figura di Ratzinger
si era imposta sopra tutti gli altri in maniera chiara, lo si percepiva, perché in
quel conclave aveva il ruolo di decano
del collegio.
Rispetto a Giovanni Paolo II è stato di
rottura o ha proseguito la sua opera?
Non certo per sua intenzione, sulla scia
del pontefice precedente, ha continuato a far sì che il papa fosse visto come
il vescovo del mondo. Un ruolo che aveva come rovescio della medaglia quello di mettere un po' in secondo piano
il ruolo delle chiese e degli episcopati
locali.
Il prossimo pontefice dovrà invece, per
così dire, rimanere più sullo sfondo?
Ritengo che occorra tornare a una collegialità episcopale evitando una ec-
LA VISITA
cessiva centralizzazione romana, praticando quanto è già stato messo in evidenza dal Concilio Vaticano II. Non è
certo stato l'uomo Ratzinger a voler accentrare, lui si è presentato con una
statura teologica e morale molto alta
e qualcuno talvolta ha avuto timore
dentro la Chiesa di entrare in contrasto con una figura imponente come lui.
Sul fronte del dialogo con le altre religioni monoteistiche, in particolare con
l'ebraismo, Ratzinger è stato elogiato dal
Rabbino di Gerusalemme.
Sulla strada del dialogo con le altre religioni, Benedetto XVI ha seguito la strada già tracciata dai suoi predecessori.
Ha dialogato con gli altri senza fare
sconti. La grande attenzione al mondo
ebraico è tipico della Germania che ha
cercato il dialogo con gli ebrei, dopo
quanto accaduto in precedenza. L'attenzione all'Islam c'è stata ed è stata
anche molto critica, basta pensare alla reazione del pontefice rispetto all'ingresso della Turchia in Europa.
Tra i temi affrontati da Benedetto XVI il
richiamo alla figura di Cristo. Che significato dare a questi riferimenti?
La particolare attenzione a Gesù Cristo nei libri di Ratzinger e nei suoi dialoghi indica che non ci dobbiamo per..dereajvedereletantecose nel mondo.
ma dobbiamo ricordare sempre che
siamo cristiani: lui ce lo ha ricordato.
Quali le sfide ha davanti la Chiesa dopo
Benedetto XVI?
Si deve portare avanti un dialogo in
questioni come quelli della vita matrimoniale, come gli sposati e i divorziati, di vita sessuale, o del sacerdozio dato o meno agli sposati. Sono tematiche
che vanno affrontate prima o poi con
una certa decisione. In ogni caso, a 50
anni dal Concilio Vaticano II, occorre
dire alla Chiesa e all'umanità come va
vissuto e riproposto.
Che pontefice arriverà secondo lei dopo
Ratzinger?
Credo che serva una figura di papa meno "ingombrante", più capace di vivere da servo dei servi di Dio. Certamente, poi, ci si è resi conto che serve un
papa giovane che prenda in mano tante situazioni, al di là di un papa teologo o pastore.
Sarà un pontefice che venga da fuori Europa?
È difficile fare pronostici. Più che una
corrente, serve trovare una persona
carismatica, dall'Africa e dall'Asia non
vedo figure così carismatiche o capaci dai Paesi del Terzo mondo, forse dall'America Latina.
Ratzinger partecipò al Festival di musica sacra e ad una tavola rotonda sull'Europa
Da cardinale arrivò a Trento nove anni fa
TRENTO - Una visita ufficiale a
Trento, meno di un anno prima di
diventare Papa, l'allora cardinale
Joseph Ratzinger, l'aveva fatta
all'inizio di maggio del 2004. Tre gli
appuntamenti in calendario in
quell'occasione, la partecipazione
alla cerimonia inaugurale del
Festival di musica sacra e una
tavola rotonda sull'Europa
programmata all'Istituto trentino di
cultura. Un problema con il volo da
Roma aveva di fatto costretto il
cardinale Ratzinger a saltare il
primo appuntamento. Giunto in
macchina a Trento, si era
comunque incontrato brevemente
con il presidente dell'Ite, Gianni
Bonvicini, e con il professor
Antonio Autiere, cui aveva
illustrato la sua visione
I
Ratzinger venne a Treni» da cardinale
dell'Europa.
«I cattolici - aveva detto all'Adige a
margine del colloquio - hanno una
grande eredità "morale", e una
grande eredità "razionale" da
spendere. Hanno una grande
tradizione di umanesimo e quindi
la responsabilità di "illuminare la
ragione" senza imporre la loro fede
agli altri. "Illuminare la ragione"
significa aiutare a trovare le strade
morali che possono unire un
continente e possono essere quindi
anche positivi per tutto il mondo.
Questo servizio, per una "ragione"
che non rimane soltanto "tecnica",
ma diventa anche umana e morale,
rappresenta sempre una missione
propria dei cattolici». Da qui il
rinnovato monito affinché «il
richiamo alle "radici cristiane" sia
esplicitamente menzionato dalla
Costituzione europea». In
proposito, Ratzinger aveva
sottolineato che «Cristo ha un
ruolo anche per le altre culture: il
suo volto è un'immagine di Dio, che
è un Dio della pace, un Dio
dell'amore, un Dio della
riconciliazione, un Dio che ci dà
anche criteri morali per una vita
degna che risponda a tutta la
ragione umana».
Ratzinger aveva anche preso parte
alla concelebrazione in Duomo,
assieme all'arcivescovo di Trento
Luigi Bressan. E in quella
circostanza l'Arcigay aveva
manifestato davanti all'entrata
della cattedrale: contestava al
cardinale le sue prese di posizione
contro le coppie omosessuali.
Don Valentini e Ratzinger:
«Uomo di dolcezza teutonica»
Il parroco: «Ha affrontato a viso aperto i problemi della Chiesa»
TRENTO - «Un uomo dalla dolcezza teutonica: un ossimoro
che descrive bene il carattere
di Benedetto XVI. Un tedesco,
con l'animo ovviamente tedesco, che non suscita emozioni
e simpatia con i suoi modi, ma
chiunque abbia capacità di ragionare, non può non volere
bene a quest'uomo». Don Agostino Valentini, parroco di Mezzocorona, d o p o essere stato
per anni al vertice dell'ufficio
stampa della Diocesi, ha avuto m o d o di incontrare Benedetto XVI diverse volte a Roma, dove il trentino si recava
spesso per conto della Cei. «In
quelle occasioni c'era il tempo per un saluto, lui mi sorrideva, io gli dicevo buongiorno
eminenza, e poi ognuno andava per la sua strada».
Meno di un anno prima c h e
Ratzinger v e n i s s e n o m i n a t o
Papa col n o m e di Benedetto
XVI, nel maggio del 2004, il car-
dinale tedesco era arrivato a
Trento, e a guidarlo d u r a n t e
l'intera giornata nella città del
Concilio era stato proprio don
Valentini. Che in quell'occasione aveva potuto osservarlo più
da vicino e di conoscerne meglio il carattere.
«Lo portavo da un'intervista
all'altra, e lui era sempre disponibile. Per descriverlo parlerei di dolcezza teutonica, un
ossimoro che però lo definisce
bene» spiega il parroco di Mezzocorona.
Come per monsignor Giulio Viviani, anche per don Valentini
la scelta delle dimissioni non
arriva come un fulmine a ciel
sereno. «Dentro di me mi dicevo in queste settimane, conoscendo la visione della Chiesa
che Ratzinger ha, che se c'è un
Papa che si può dimettere, allora è proprio questo». Una
previsione che adesso diventa certezza per un caso che, «a
parte Celestino V che lo fece»
non ha precedenti nella storia
recente della Chiesa.
C'è chi critica la decisione del
Papa, ricordando che il suo
predecessore, aveva tenuto fede al suo ruolo fino alla fine,
non abbandonando la propria
missione neppure di fronte a
una situazione di salute sempre più difficile. Don Valentini
ritiene, da parte sua, che la decisione di Ratzinger è «una co-
sa bellissima, perché il Papa
dimostra di credere alla Chiesa: lui aveva perplessità secondo me sulla tenacia con la quale Wojtyla aveva resistito. Credo lo abbia fatto per amore della Chiesa, perché questa ultima non è una gerontocrazia e
per quanto una persona possa essere lucida con la testa»
serve energia fisica.
Don Valentini riconosce poi a
Ratzinger il fatto di aver interpretato il proprio ruolo con
una serietà e serenità che gli
derivano dalla propria indole
teutonica. Dopo la scomparsa
di Wojtyla «il momento era delicato e la successione a Giovanni Paolo II era molto difficile. Ratzinger ha accettato il
pontificato perché prendeva
le sue responsabilità anche se
in cuor suo voleva passare la
sua vita in Germania. Da buon
tedesco ha assunto su di sé un
ruolo, che forse non voleva, e
lo ha portato avanti». Secondo
molti osservatori, infatti, dopo una vita a Roma, per Ratzinger la prospettiva più gra-
dita era quella di un ritorno
nella sua Germania.
Sul rapporto con Wojtyla, secondo il parroco di Mezzocorona, tra l'altro, tra Ratzinger
e il suo predecessore «non
c'era affetto fraterno, piuttosto il rispetto che si deve al
ruolo ricoperto come pontefice».
Nei suoi otto anni di pontificato, che finiranno il 28 di questo mese, «Ratzinger ha dato
una immagine teologica della
Chiesa» e inoltre da «intellettuale e da uomo sereno ma anche rigoroso, ha caratterizzato con queste due caratteristiche la Chiesa stessa». Proprio
la sua cultura teutonica, nordica, più adatta, secondo don
Valentini, ad affrontare in modo diretto i problemi, anche
gravi, che sono emersi durante il suo pontificato, gli ha consentito di «affrontare a viso
aperto i grandi problemi come
la pedofilia o di parlare in maniera diretta, come quando ha
parlato chiaramente della presenza di sporcizia nella Chie-
Anche per questa capacità di
non nascondersi davanti ai temi più difficili, don Valentini ritiene che Ratzinger non possa
essere considerato «un conservatore, ha governato la Chiesa sapendo che era ed è un Papa di transizione, un uomo che
crede
a quanto fa».
Una transizione che, secondo
don Valentini, potrebbe portare a una nuova era all'interno
della Chiesa cattolica. «Il suo
successore? Credo che questa
possa essere la volta buona
per l'elezione di un pontefice
non europeo» perché la «Chiesa segue il cambiamento».
Don Valentini era stato chiamato in causa quando si era
diffusa la speranza che il Papa
venisse a Trento. Poi, invece,
aveva scelto Bressanone. «È
andato lì perché era solito andarci in vacanza, ma non è che
se non viene il Papa in visita,
l'affetto per la Chiesa diminuisce», conclude don Valentini.
A. Con.
• Due settimane di relax in seminario, con pochi momenti pubblici
Nel 2008 la vacanza a Bressanone
TRENTO - Nell'estate 2008 Benedetto
XVI trascorse un paio di settimane di
vacanza a Bressanone, quando
soggiornò al seminario Maggiore. Fu un
periodo di riposo piuttosto appartato,
tuttavia non mancarono momenti di
incontro con i fedeli che si assieparono
nel centro altoatesino, per esempio, in
occasione dei due Angelus domenicali
del 3 e del 10 agosto. Il pontefice era
uscito dal seminario anche per un
incontro con il clero e in altre due
occasioni: la visitare alla tomba di un
suo amico e l'omaggio - a Oies in vai
Badia - alla casa natale del primo santo
altoatesino, Giuseppe Freinademetz,
missionario in Cina.
Il Papa è molto legato all'Alto Adige:
quando era ancora vescovo e poi
cardinale (fu papa Karol Wojtyla a
sceglierlo, nel novembre del 1981, come
prefetto della Congregazione per la
dottrina della fede) andava già a
Bressanone a trascorrere le vacanze.
Con lui c'era sempre anche il fratello
sacerdote, don Georg Ratzinger, che con
Benedetto XVI condivide la passione per
la lettura e la musica. Per il pontefice
erano momenti dedicati anche alle
passeggiate, nel giardino del seminario
o anche nei dintorni, ma non sui sentieri
di montagna amati invece da Giovanni
Paolo IL
Nel 2008 Joseph Ratzinger aveva
riservato ai fedeli, durante l'Angelus,
anche alcune considerazioni sulla bontà
di quella «sosta ristoratrice per il fisico
e lo spirito» tra i monti dolomitici. E
proprio quei pensieri sulle vacanze
avevano dato al Papa l'occasione di
soffermarsi sul tema del relax e del
divertimento che fra i giovani troppo
spesso rischia di degenerare. «Non c'è
bisogno - aveva detto - di ricorrere a
modi sguaiati e violenti, all'alcool e a
sostanze stupefacenti, che sono false
evasioni, un tipico prodotto dell'attuale
cosiddetta società del benessere che,
per colmare un vuoto interiore e la noia
che lo accompagna, induce a tentare
esperienze nuove, più emozionanti, più
estreme».
Benedetto XVI aveva insistito su questo
punto: «Anche le vacanze rischiano di
dissiparsi in un vano inseguire miraggi
di piacere. Mi sono riferito ai giovani
perché sono i più assetati di vita e
anche di esperienze nuove, e perciò
sono i più a rischio. Ma la riflessione
vale per tutti». Il Papa augurava quindi
vere vacanze, di riflessione e
raccoglimento, ad «una società dove si
va sempre di corsa».
Il senatore Pd: è un passo verso una Chiesa più democratica e meno imperiale
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ellai: «Atto rivoluzionario»
Tonini: «Sono ammirato»
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LUISA MARIA PATRONO
[email protected]
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TRENTO - Con queste sue
dimissioni Benedetto VXI è riuscito
a spiazzare tutti, anche i cattolici
§
impegnati in politica, tra i quali si
raccolgono valutazioni ribaltate
rispetto ai giudizi che hanno
accompagnato questi otto anni di
pontificato, con i tradizionalisti oggi
«amareggiati» e i post-conciliari che
esaltano la «modernità» del gesto.
«Come sempre - è il primo
commento dell'ex governatore
Lorenzo Della!, capolista di «Scelta
Civica con Monti» per la Camera - la
Chiesa s'incarica di sovvertire le
letture scontate e superficiali: il
Papa cosiddetto conservatore e
restauratore sorprende il mondo
intero con un atto rivoluzionario,
destinato a cambiare radicalmente
il costume della cristianità, con
intensità e rapidità che oggi
nessuno può immaginare».
«Non credo - sostiene Dellai - che
siano stati determinanti l'età o la
condizione fisica, quanto piuttosto
la percezione di un "tempo nuovo",
che si deve incarnare e di un
"tempo antico", che stava per
essere perduto. Penso che la
decisione sconcertante e
coraggiosa del Santo Padre, che è
stato uno shock fortissimo per tutti
i credenti non sia un gettare la
spugna ma un atto d'amore per la
Chiesa, un richiamo ad accelerare
questa transizione verso tempi
nuovi».
Il senatore del Pd, Giorgio Tonini,
candidato del centrosinistra al
Senato nel collegio della Valsugana,
si dice «commosso e ammirato per
la decisione del Papa» che definisce
come «una grande prova di
coraggio e di umiltà di un Papa
riformatore e non conservatore».
Secondo il senatore del Pd, infatti,
queste dimissioni rappresentano:
«Un altro passo verso l'eliminazione
di orpelli monarchici dalla figura
del Papa e in fondo un
rafforzamento di quella dimensione
L'ASSESSOR
conciliare che privilegia la
collegialità dei vescovi seppure
sotto la guida del Papa. L'idea
infatti - continua Tonini - che il Papa
si possa dimettere e quindi esserci
un pontefice emerito in vita mentre
un altro acquista il titolo del
successore di Pietro è un passo
verso una Chiesa più democratica e
meno imperiale o monarchica. È
una decisione che esprime un
dialogo della Chiesa con la
modernità».
Sulle motivazioni il senatore Tonini
si è fatto l'idea che siano
«umanissime». «Anche al Papa - dice
il senatore del Pd - è chiesto il pieno
possesso delle facoltà fisiche e
mentali e quindi sono un male
minore per la Chiesa le dimissioni
del Papa piuttosto che avere un
pontefice impedito a svolgere con
pienezza il suo mandato. Io lo
avvicino molto alla decisione
rivoluzionaria di Paolo VI che
decise di porre un'età limite per i
vescovi, non oltre i 75 anni, e per i
cardinali in conclave, non oltre gli
80 anni. Queste decisioni furono
molto criticate dai tradizionalisti,
perché le vedevano come un
elemento secolare che privilegiava
una dimensione funzionale rispetto
a una dimensione sacrale. La
decisione di Benedetto VXI va nella
stessa direzione. Il ministero del
Papa può essere trasferito a un
altro, non è più un ruolo a vita».
Per Tonini ha influito nella scelta di
Benedetto VXI anche
l'insegnamento di Giovanni Paolo II
che invece prese l'altra strada,
quella di portare la sua sofferenza
fino in fondo da Papa. «Nei vertici
della Chiesa di allora - osserva il
senatore - di cui Ratzinger faceva
parte ci fu probabilmente una
riflessione sul fine vita. Oggi
sempre più la tecnica può
prolungare la vita delle persone
anche a scapito della pienezza delle
funzioni vitali e della coscienza.
Questo può portare a dilemmi
morali tragici. È evidente che avere
un Papa tenuto in vita in età
avanzata senza poter parlare o con
una coscienza intermittente può
portare a situazioni inedite che in
passate non esistevano.
Probabilmente Ratzinger sente le
forze che lo abbandonano e non
vuole mettere la Chiesa in questa
drammatica situazione. Può darsi
che abbia deciso che in questo
momento in cui è in pieno possesso
delle sue facoltà mentali ci fossero
le condizioni di serenità per
lasciare evitando alla Chiesa in
futuro di trovarsi di fronte una
situazione molto difficile».
In Pino Morandini, consigliere
provinciale del Pdl, prevale invece
l'amarezza per questa decisione. Il
consigliere dice: «Sono rimasto
molto colpito e amareggiato da
questa scelta; prendo atto della
decisione che rispetto perché
chissà quanto sofferta. Mi dispiace
molto perché Ratzinger è stato un
Papa di grande profondità, umanità
e razionalità di fede e proprio
partendo dall'identità forte della
sua fede ha saputo essere un Papa
del dialogo con i non credenti. Ora conclude Morandini - è difficile dire
cosa accadrà. I credenti devono
pregare in questa fase perché lo
Spirito Santo illumini la Chiesa e si
giunga a un altro pontefice
altrettanto autorevole».
Lia Beltrami scioccata: «Mai successo prima»
«Scelta razionale e moderna»
Il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, si dice molto sorpreso: «Il
primo pensiero che ho fatto è stato fare un confronto tra lui e Giovanni Paolo IL due stili diversi ma
tutti e due positivi. Uno che ha voluto testimoniare il servizio alla
Chiesa e al mondo anche in uno stato di fatica e di prossimità alla morte. L'altro che ha fatto una scelta
non meno forte: una bella testimonianza di umiltà e di grande umanità. Si è reso conto di non avere più
le forze per svolgere un ruolo di così grande importanza nel modo in
cui viene richiesto e ha preferito farsi da parte. È importante che sia stato un Papa per primo a fare una scelta così coraggiosa».
L'assessore provinciale alla cooperazione internazionale, Lia Beltrami
Giovanazzi (Udc), ha incontrato Ratzinger più volte, sia quando era cardinale alla guida della Congregazione della dottrina della fede sia una
volta diventato Papa. L'ultimo incontro risale all'anno scorso. «Sono rimasta scioccata - dice l'assessore Beltrami - perché non era mai
successo prima. La ritengo una decisione umanamente razionale e
moderna. Ha capito che doveva lasciare il governo della Chiesa quando ha sentito le forze allontarnarsi.
Riguardo alla componente spirituale che ha portato alla decisione non
è dato di sapere. Anche padre Lombardi è rimasto sorpreso, non sapeva nulla». «Quello di Ratzinger sostiene Beltrami - non è stato un
pontificato facile, lui sapeva di non
avere le doti comunicative del suo
po dell'Upt in consiglio provinciale si è trattato di: «Un gesto che vale cento encicliche, una scelta di
una straordinaria umanità. Pensan-
do agli ultimi anni di papà Wojtyla,
alla sua sofferenza, alla fragilità dell'uomo rispetto al ruolo, Papa Ratzinger ha dato il segno che nessu-
predecessore, ma ha saputo avviare lavoro importante di riordine interno della Chiesa, innanzitutto facendo luce finalmente sulla questione pedofilia insabbiata per troppo
tempo. Penso che abbia ritenuto
che per portare avanti questo importante lavoro serva una persona
che abbia l'energia per farlo».
Il deputato e segretario della Lega
nord Trentino, Maurizio Fugatti, candidato alla Camera su Twitter ringrazia Ratzinger per quello che ha
insegnato e poi sottolinea: «È stata
una notizia tra le più inaspettate.
Benedetto VXI ha cercato di spiegare i rischi del relativismo culturale e ha ripristinato la possibilità
per i sacerdoti di celebrare la messa con le spalle rivolte all'assemblea». Per Giorgio Lunelli, capogrup-
no si aspettava». Giacomo Bezzi, candidato al Senato per Pdl-Lega dice:
«Grande rispetto per la scelta coraggiosa del Papa».