DA VICINO

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[
12 martedì 12 febbraio 2013
LE DIMISSIONI ]
l'Adige
TESTIMONI
In Vaticano per 12 anni con
Giovanni Paolo II e fino al 2010
con il suo successore, il trentino spiega
perché si aspettava il gesto del Papa
DA VICINO
«Una scelta coerente»
L’ex cerimoniere monsignor Viviani
«Ratzinger così rafforza papato e Chiesa»
ANGELO CONTE
TRENTO - «Me l’aspettavo: non oggi non in questo periodo generale, ma conoscendo Benedetto XVI, questo è un
gesto coerente con la sua personalità». Monsignor Giulio Viviani, per 12 anni al fianco di Papa Giovanni Paolo
II, per altri cinque, sempre come cerimoniere pontificio,
Monsignor Viviani, le dimissioni di Papa
Benedetto XVI sono state definite un fulmine a ciel sereno. Cosa ne pensa?
Io me le aspettavo, conoscendo la personalità del pontefice, lo ritengo un gesto coerente con la sua visione e che
rafforza il papato e la Chiesa. Va considerato la diversità di visuale con cui
Benedetto XVI ha affrontato il pontificato anche per il fatto che è diventato
papa già anziano, mentre Giovanni Paolo II aveva assunto l’incarico molto più
giovane, quando aveva 58 anni e si riteneva un padre di famiglia che non
può andare in pensione dal suo ruolo.
Mi sembra un gesto dovuto alla stanchezza per dire: “ho dato tutto quello
che potevo dare e a un certo punto lascio la Chiesa a mani più giovani”. Molti si aspettavano, vista l’età avanzata,
che il pontificato di Ratzinger potesse
durare 5 anni, è arrivato invece fino a
8.
Che significato ha avuto il suo pontificato?
Ratzinger ha affrontato la successione
a papa Giovanni Paolo II, cosa che non
era facile, e che Benedetto XVI era in
grado di sopportare o meglio ancora
di supportarla. Durante il Conclave precedente, infatti, la figura di Ratzinger
si era imposta sopra tutti gli altri in maniera chiara, lo si percepiva, perché in
quel conclave aveva il ruolo di decano
del collegio.
Rispetto a Giovanni Paolo II è stato di
rottura o ha proseguito la sua opera?
Non certo per sua intenzione, sulla scia
LA VISITA
a fianco di Joseph Ratzinger, commenta così la decisione del pontefice di dimettersi alla fine di questo mese.
«Ratzinger non si sentiva un padre di famiglia come Giovanni Paolo II che non poteva abbandonare, ha un’altra
visione del suo ruolo, ed è consapevole della fatica, probabilmente è più affaticato e stanco di prima. Il suo gesto rafforza sia il Papa come istituzione sia la Chiesa nel
suo complesso».
del pontefice precedente, ha continuato a far sì che il papa fosse visto come
il vescovo del mondo. Un ruolo che aveva come rovescio della medaglia quello di mettere un po’ in secondo piano
il ruolo delle chiese e degli episcopati
locali.
Il prossimo pontefice dovrà invece, per
così dire, rimanere più sullo sfondo?
Ritengo che occorra tornare a una collegialità episcopale evitando una eccessiva centralizzazione romana, praticando quanto è già stato messo in evidenza dal Concilio Vaticano II. Non è
Wojtyla aveva assunto il ruolo
da giovane e come un padre
di famiglia, per il quale non era
pensabile lasciare. Benedetto
XVI ha affrontato la successione
con una visione diversa
certo stato l’uomo Ratzinger a voler accentrare, lui si è presentato con una
statura teologica e morale molto alta
e qualcuno talvolta ha avuto timore
dentro la Chiesa di entrare in contrasto con una figura imponente come lui.
Sul fronte del dialogo con le altre religioni monoteistiche, in particolare con
l’ebraismo, Ratzinger è stato elogiato dal
Rabbino di Gerusalemme.
Sulla strada del dialogo con le altre religioni, Benedetto XVI ha seguito la strada già tracciata dai suoi predecessori.
Ha dialogato con gli altri senza fare
sconti. La grande attenzione al mondo
ebraico è tipico della Germania che ha
cercato il dialogo con gli ebrei, dopo
quanto accaduto in precedenza. L’attenzione all’Islam c’è stata ed è stata
anche molto critica, basta pensare alla reazione del pontefice rispetto all’ingresso della Turchia in Europa.
Tra i temi affrontati da Benedetto XVI il
richiamo alla figura di Cristo. Che significato dare a questi riferimenti?
La particolare attenzione a Gesù Cristo nei libri di Ratzinger e nei suoi dialoghi indica che non ci dobbiamo perdere a vedere le tante cose nel mondo,
ma dobbiamo ricordare sempre che
siamo cristiani: lui ce lo ha ricordato.
Quali le sfide ha davanti la Chiesa dopo
Benedetto XVI?
Si deve portare avanti un dialogo in
questioni come quelli della vita matrimoniale, come gli sposati e i divorziati, di vita sessuale, o del sacerdozio dato o meno agli sposati. Sono tematiche
È come se dicesse: “Ho dato
tutto il possibile, ora lascio
in mani più giovani”
Ora un papa più giovane,
ci sono tante questioni aperte
da affrontare con decisione
Ratzinger partecipò al Festival di musica sacra e ad una tavola rotonda sull’Europa
Da cardinale arrivò a Trento nove anni fa
TRENTO - Una visita ufficiale a
Trento, meno di un anno prima di
diventare Papa, l’allora cardinale
Joseph Ratzinger, l’aveva fatta
all’inizio di maggio del 2004. Tre gli
appuntamenti in calendario in
quell’occasione, la partecipazione
alla cerimonia inaugurale del
Festival di musica sacra e una
tavola rotonda sull’Europa
programmata all’Istituto trentino di
cultura. Un problema con il volo da
Roma aveva di fatto costretto il
cardinale Ratzinger a saltare il
primo appuntamento. Giunto in
macchina a Trento, si era
comunque incontrato brevemente
con il presidente dell’Itc, Gianni
Bonvicini, e con il professor
Antonio Autiero, cui aveva
illustrato la sua visione
Ratzinger venne a Trento da cardinale
dell’Europa.
«I cattolici - aveva detto all’Adige a
margine del colloquio - hanno una
grande eredità “morale”, e una
grande eredità “razionale” da
spendere. Hanno una grande
tradizione di umanesimo e quindi
la responsabilità di “illuminare la
ragione” senza imporre la loro fede
agli altri. “Illuminare la ragione”
significa aiutare a trovare le strade
morali che possono unire un
continente e possono essere quindi
anche positivi per tutto il mondo.
Questo servizio, per una “ragione”
che non rimane soltanto “tecnica”,
ma diventa anche umana e morale,
rappresenta sempre una missione
propria dei cattolici». Da qui il
rinnovato monito affinché «il
richiamo alle “radici cristiane” sia
esplicitamente menzionato dalla
Costituzione europea». In
proposito, Ratzinger aveva
sottolineato che «Cristo ha un
ruolo anche per le altre culture: il
suo volto è un’immagine di Dio, che
è un Dio della pace, un Dio
dell’amore, un Dio della
riconciliazione, un Dio che ci dà
anche criteri morali per una vita
degna che risponda a tutta la
ragione umana».
Ratzinger aveva anche preso parte
alla concelebrazione in Duomo,
assieme all’arcivescovo di Trento
Luigi Bressan. E in quella
circostanza l’Arcigay aveva
manifestato davanti all’entrata
della cattedrale: contestava al
cardinale le sue prese di posizione
contro le coppie omosessuali.
che vanno affrontate prima o poi con
una certa decisione. In ogni caso, a 50
anni dal Concilio Vaticano II, occorre
dire alla Chiesa e all’umanità come va
vissuto e riproposto.
Che pontefice arriverà secondo lei dopo
Ratzinger?
Credo che serva una figura di papa meno “ingombrante”, più capace di vivere da servo dei servi di Dio. Certamente, poi, ci si è resi conto che serve un
papa giovane che prenda in mano tante situazioni, al di là di un papa teologo o pastore.
Sarà un pontefice che venga da fuori Europa?
È difficile fare pronostici. Più che una
corrente, serve trovare una persona
carismatica, dall’Africa e dall’Asia non
vedo figure così carismatiche o capaci dai Paesi del Terzo mondo, forse dall’America Latina.
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