1 IL BAMBINO DAL CONCEPIMENTO ALLA NASCITA. In

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IL BAMBINO DAL CONCEPIMENTO ALLA NASCITA.
In un corpo femminile un ovulo sta maturando; si è sviluppato entro una vescichetta, il follicolo,
che si riempie gradatamente di liquido; non appena l'ovulo è maturo la vescichetta si rompe e
l'ovulo ne esce assieme al liquido, abbandonando il follicolo che lo proteggeva. Nel corpo
femminile ogni mese matura un ovulo, se non viene fecondato vive soltanto un paio di ore. Da 200
a 500 milioni di cellule seminali si dirigono verso l'ovulo sollecitate lungo il percorso di 20
centimetri da sostanze chimiche stimolanti. Raggiunto l'ovulo le cellule seminali ne sciolgono
l'involucro esterno mediante particolari sostanze, ma solo una di esse può attuare la fecondazione.
L'ovulo forma subito intorno a se una spessa membrana protettiva che impedisce l'accesso di altre
cellule seminali; nel frattempo i nuclei della cellula femminile e di quella maschile (aploidi) si
uniscono dando luogo alla cellula matrice del nuovo organismo: lo zigote diploide.
Questo incomincia subito a svilupparsi per divisione, due, tre, cinque, poi milioni di volte; i
primi processi di divisione cellulare durano insolitamente a lungo, fino a dodici ore.
Pochi giorni dopo appare una struttura dall'aspetto di mora comprendente tre dozzine di cellule,
che già denotano dimensioni diverse; dopo quattro o cinque giorni queste cellule si espandono, e si
forma così la blastocisti; l'embrione tuttavia si sviluppa soltanto da una piccola parte di queste
cellule.
Nel corso della sua migrazione verso l'utero, la blastocisti forma nella sua membrana esterna i
cosiddetti trofoblasti, cellule che si moltiplicano molto rapidamente che sono capaci di sciogliere la
mucosa dell'utero mediante speciali sostanze nonchè di nutrirsi inizialmente del tessuto della stessa
mucosa. Verso il settimo giorno la blastocisti si annida definitivamente nell'utero. I trofoblasti
penetrano sempre più a fondo, fino a giungere ai vasi sanguigni della madre, che essi riescono ad
aprire per estrarre dal sangue le sostanze nutritive indispensabili. A partire da questo momento il
tessuto materno offre all'embrione il nutrimento e crea un proprio organo: la placenta. Per
potenziare al massimo l'estrazione di sostanze dal sangue materno la membrana esterna delle
cellule trofoblastiche forma un tessuto a rete con sottili radici.
Gli spazi intermedi ricolmi di sangue si allargano, per cui la superficie di assorbimento aumenta
notevolmente fino a raggiungere, verso la fine della gravidanza, i dieci, venti metri quadrati.
La mucosa dell'utero si richiude dietro la blastocisti annidata, si cicatrizza e si risana. Nel frattempo
una parte delle cellule si è spostata verso il centro della blastocisti per cui si formano due cavità
piene di liquido; le loro pareti si toccano su una piccola superficie di un quarto di millimetro dando
luogo a corion ed amnios, la membrana coriale e la cavità amniotica;
questo guscio embrionale comprende in tal modo i due elementi cellulari che costituiranno i tessuti
primari dell'intero corpo del bambino e solo qui si sviluppa l'embrione: tra queste due membrane
cellulari se ne inserisce una terza: insieme esse formano la materia iniziale di tutti i tessuti e di tutti
gli organi.
All'inizio della terza settimana la capsula embrionale si raddrizza, all'estremità anteriore e a
quella posteriore appaiono zone di crescita; al ventiquattresimo, venticinquesimo giorno, allorché
l'embrione misura solo due millimetri, il suo cuore comincia a battere e pompa il nuovo sangue
entro un rudimentale sistema di vasi sanguigni; nella parte inferiore del corpo si forma un
peduncolo che si congiunge con l'apice della membrana coriale, il futuro cordone ombelicale.
Per seguire meglio la formazione di nuovi organi, l'embrione deve essere voltato, così lo si può
vedere dalla parte della vescichetta amniotica: sulla parte anteriore la regione cerebrale si sviluppa
rapidamente; l'embrione misura ora due due millimetri e mezzo, possiede già il midollo spinale con
accenni di vertebre e di muscoli, il cervello ed un cuore che batte; frattanto la membrana amniotica
riveste interamente il germe che nuota nel liquido di questa vescica al riparo dagli urti e dal
pericolo di essiccare.
Un embrione di trentatré giorni: a sinistra, la membrana coriale; a destra, in basso, la testa di
proporzioni enormi e i primi accenni delle braccia. L'embrione é incapsulato in questo involucro
trofoblastico. All'età di un mese l'involucro misura circa due centimetri e mezzo mentre l'embrione
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misura solo quattro millimetri, pur essendo già diecimila volte più grande dell'ovulo fecondato. Al
ventiquattresimo giorno, allorché il cuore rudimentale incomincia a battere, non si notano ancora ne
braccia né gambe. Ma dopo due o tre giorni i primi accenni delle braccia appaiono ai lati del corpo;
due giorni dopo il braccio e l'avambraccio, e dopo altri tre giorni la mano, nella quale già sin
delineano le dita; tutto questo in dieci giorni.
Dopo quattro settimane l'embrione misura solo quattro millimetri, ma già è visibile la testa col
segno degli occhi e delle orecchie, con la bocca e un cervello enorme. Il sangue prodotto
dall'embrione stesso scorre in un sistema chiuso di vasi semplici staccato dalla circolazione
sanguigna della madre. Il cuore batte già al ritmo di sessantacinque volte al minuto; in questo stadio
esso ha la forma di una piccolissima “s” lunga due millimetri che deforma il corpicino.
Il cuore pompa sangue embrionale per osmosi attraverso il peduncolo nei villi trofoblastici,
simili a radici che a loro volta sono lambiti dal sangue materno; attraverso le sottilissime pareti dei
villi il bambino cede anidride carbonica e prodotti di scarto e assorbe sostanze nutritive e ossigeno.
Lo scambio osmotico avviene dunque al di fuori del corpo del bambino, nutrito dalle molte migliaia
di radici che gli recano sufficiente nutrimento dal sangue materno.
L'embrione cresce nel secondo mese di vita quasi un millimetro al giorno. L'embrione, protetto
dalla sua capsula, é affondato ed ancorato nell'utero materno. Per la sua nutrizione l'embrione
dipende esclusivamente dalla madre; i ciuffi di villi simili a radici assorbono il nutrimento che
passa poi all'embrione attraverso il cordone ombelicale; il sangue esausto dell'embrione scorre in
due grosse vene verso la placenta, dove si arricchisce di sostanze nutritive fresche; poi, prima di
rientrare nel circuito sanguigno dell'embrione, passa attraverso i numerosi vasi sanguigni del
fegato; più tardi si formerà invece una circonvallazione che condurrà la maggior parte del sangue
direttamente al cuore affinché poi da qui venga ripompato.
Fino al terzo mese le cellule sanguigne dell'embrione si formano ancora nei vasi sanguigni e
nella membrana coriale. La membrana coriale collegata al cordone ombelicale da un sottile gambo
produce globuli sanguigni. Ma ben presto il corion cessa di produrre sangue e si atrofizza
completamente. Il fegato e la milza e più tardi il midollo spinale dello scheletro in via di crescita si
assumono il compito di produrre globuli sanguigni.
I primi due mesi di vita sono i più delicati e i più critici dell'intero sviluppo, poiché in questo
periodo si formano tutti gli organi; talvolta la madre stessa non sa ancora che avrà un bambino e
già ne mette a dura prova la resistenza. In questo momento cui le cellule si moltiplicano molto
rapidamente e reagiscono in modo molto sensibile agli influssi esterni: le malattie infettive, le
radiazioni, l'uso smodato del fumo, dell'alcool e dei medicamenti possono ostacolare lo sviluppo
normale del bambino e persino causare malformazioni.
A dieci settimane è lungo sei centimetri: sono già sorte le prime cellule ossee, lo scheletro
cartilaginoso viene sostituito da uno scheletro osseo. Ora
l'embrione si chiama feto.
A circa 12 settimane pesa venti grammi, il peso di una comune lettera. Il feto vivente reagisce già al
tocco sulle gambe, è gia in grado di compiere movimenti coordinati. Saprebbe perfino muovere le
articolazioni, esercitarsi nell'afferrare, sgambettare e fare capriole nella sua capsula amniotica. Le
sue reazioni divengono più intense. Già prima della nona settimana il bambino comincia ad
esercitarsi in talune funzioni, che dopo la nascita saranno indispensabili. Tenta già di respirare,
ancora prima che i polmoni si siano sviluppati e siano atti alla respirazione. Sa già stringere forte le
labbra, sa inghiottire e cerca di succhiare; impara a muovere le dita una alla volta e a contrapporre il
pollice alle altre dita, premessa fondamentale ad un uso corretto delle mani, che diventeranno ora lo
strumento per afferrare, per comprendere, nel vero senso della parola, il mondo che lo circonda.
Riepiloghiamo:
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al trentesimo giorno quattro millimetri di lunghezza, la testa di uno spillo. Il cuore batte 65 volte
al minuto, braccia e gambe assenti.
Trentacinquesimo giorno: ai lati del corpo cominciano ad apparire le braccia, al trentaseiesimo
giorno mani, braccia e spalle si delineano, al quarantesimo si formano i primi solchi delle dita, al
quarantacinquesimo diventano visibili.
Cinquantesimo giorno: le dita sono del tutto formate, il corpo misura circa un centimetro di
lunghezza. Al terzo mese le linee individuali delle mani o dei piedi portano già la loro impronta
definitiva.
A tre mesi il feto raggiunge circa nove centimetri di lunghezza, la parte inferiore del corpo è
ancora molto tenera: infatti fino all'età di tre anni i piedi e le gambe del bambino sono meno
sviluppati delle braccia, anche se egli, nella sua cavità amniotica può sgambettare energicamente ed
allenare cosi i suoi muscoli.
L'amnios è un involucro resistente ed elastico, un tessuto vivo e impermeabile che avvolge il
bambino. Nel liquido amniotico egli può muoversi senza difficoltà e quasi senza peso, protetto
contro gli urti e le variazioni di temperatura. Affinché non venga troppo rammollita dal liquido
amniotico, la pelle è protetta da una spessa pomata biancastra che viene secreta dalle ghiandole
sebacee. Verso il quarto mese, si forma su tutto il corpo una spessa lanugine che contribuisce a
trattenere sulla pelle la pomata protettiva; la maggior parte di questa tenue peluria cade prima della
nascita.
A sette mesi, il bambino non fa che crescere ed aumenta di peso fino a due chili e mezzo. Sul
suo corpo si formano dei cuscinetti di grasso che ne conservano il calore. Il viso è ormai
completamente formato. Con il proprio pollice il bambino si esercita a succhiare.
Lo sviluppo del viso.
A ventisei giorni: lunghezza totale due millimetri e mezzo: La bocca vi è accennata. Ora il taglio
della bocca è ben visibile.
Dalla quarta alla quinta settimana due rudimentali fori nasali si accostano al centro del viso. Ai
lati della testa si delineano chiaramente gli occhi. Lunghezza totale alla settima settimana: diciotto
millimetri. Gli occhi si avvicinano. Le orecchie sono situate ancora troppo in dietro e troppo in
basso.
A nove settimane nel cerchio scuro si sviluppa l'iride. Gli occhi sembrano spalancati.
A dodici settimane: gli occhi sono ora chiusi e protetti per potersi sviluppare completamente; si
riapriranno soltanto al sesto mese. Le orecchie si spostano gradatamente verso l'alto e sul davanti.
Al settimo mese dal punto di vista clinico, lo sviluppo del bambino è compiuto.
I polmoni incominciano a delinearsi nella regione intestinale fin da quando l'embrione misura
tre millimetri. Ecco come. Nel senso della lunghezza avviene il distacco di due canali rudimentali:
l'esofago e la trachea e i germogli dei lobi polmonari, tre a destra, due a sinistra. Un tessuto
embrionale riveste i polmoni e ne forma la membrana esterna, crescendo di pari passo con i
polmoni stessi. Una rete di sottilissimi vasi sanguigni interseca gli alveoli polmonari. Al momento
della nascita i polmoni non sono ancora del tutto formati. Si sviluppano definitivamente allorché
subentra la funzione respiratoria. Nella curva ecometrica di un apparecchio ad ultrasuoni i segnali
acustici vengono tradotti in segnali ottici: ciò consente di osservare in modo assolutamente innocuo
i movimenti e le funzioni del bambino del grembo materno: si rileva chiaramente il battito del
cuore di un bambino di sette mesi.
Per far fronte alla rapida crescita occorrono grandi quantità di ossigeno, sostanze nutritive ed
acqua. Il bambino costituisce un'entità autonoma, con una propria circolazione sanguigna e con
tutti gli organi che assumono via via la propria funzione. Per quanto concerne la nutrizione il
bambino tuttavia dipende completamente dalla madre. Il cordone ombelicale costituisce il solo
collegamento fra il bambino e la placenta. Il sangue materno, arricchito di ossigeno e di particolari
sostanze nutritive dalle grandi arterie dell'utero, lambisce i villi placentari dall'esterno senza entrare
in contatto diretto con la circolazione sanguigna del bambino. All'interno di questi villi ci sono dei
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piccolissimi vasi sanguigni nei quali il sangue del bambino circola separato da quello materno da
un sottile strato di cellule nel quale avviene lo scambio tra le sostanze nutritive della madre e i
materiali di scarto del bambino.
La placenta, creata appositamente per la nutrizione del bambino, esercita le funzioni di diversi
organi. Dopo la nascita non è più necessaria e viene espulsa. Essa funge dunque da polmone,
assorbendo anidride carbonica dal sangue del bambino e sostituendola con ossigeno. Al pari dei
reni, essa filtra le sostanze velenose dal sangue del bambino e preleva dal sangue della madre, come
farebbe il fegato, calcio, ferro ed altri minerali indispensabili. Essa elabora il nutrimento come
avviene nell'intestino in modo tale che i vasi sanguigni del bambino possano assimilarlo. A partire
dal quarto mese, si formano nella placenta ormoni speciali che hanno importanti compiti nel corso
della gravidanza, nella formazione del latte e nel parto. Negli ultimi tre mesi vi si producono
particolari sostanze di difesa contro le infezioni. La placenta ritrasmette inoltre al bambino tutte le
sostanze immunitarie che l'organismo della madre ha creato, sia a seguito di vaccinazioni sia in
conseguenze di malattie. Purtroppo la placenta non è una barriera invalicabile per tutte le sostanze
nocive: alcuni germi patogeni e medicamenti riescono a superare la barriera placentaria e penetrare
nel sangue del bambino. Alla nascita il cordone ombelicale è lungo di solito quanto il bambino
stesso, circa cinquanta centimetri. Nel cordone la vena ombelicale porta al bambino sangue fresco
ricco di ossigeno, di sostanze nutritive, di ormoni e di sostanze immunitarie. Il sangue esausto del
bambino, impregnato di anidride carbonica e di materiali di scarto fluisce alla placenta attraverso le
due arterie ombelicali. Nel cordone ombelicale scorrono fino a trecentocinquanta litri di liquido al
giorno. Il sangue vi circola alla velocità di sei Km/h. Ne consegue che il cordone ombelicale si deve
stendere e dilatare come un tubo pieno d'acqua per evitare che si formino dei nodi. I vasi sanguigni
del cordone ombelicale sono racchiusi in una massa gelatinosa, la quale alla nascita, al contatto con
l'aria, si gonfia comprimendo in tal modo i vasi sanguigni, per cui il bambino non corre il rischio di
dissanguare. Dopo circa 280 giorni la placenta pesa circa gr. 500. Poiché essa non è più in grado di
fornire il cibo in quantità sufficiente ha inizio il parto.
IL PARTO
A questo punto il bambino pesa generalmente dai tre ai cinque chilogrammi e non riesce quasi
più ad essere contenuto nell'utero. Nella fase iniziale del parto i muscoli dell'utero si restringono
sempre più forte e ad ogni doglia spingono il bambino verso il collo dell'utero stesso. Il collo
dell'utero si apre, la membrana amniotica si rompe e il liquido fuoriesce. La testa esce dalla bocca
dell'utero e nella successiva fase espulsiva viene spinta con molta forza ai bordi del bacino. Per
poter attraversare lo stretto arco pelvico del canale del parto la testa deve ruotare leggermente; dato
che la scatola cranica non è ancora consolidata del tutto, la testa può deformarsi, il che facilita il
parto.
A questo punto viene in aiuto la levatrice, poiché anche le spalle che sono larghe quanto la testa
vanno rivoltate per superare la stretta del bacino. Ed ecco il bambino! Le vie respiratorie sono
liberate dal muco. Il cordone ombelicale viene legato: il primo respiro, che è già cinque volte più
difficile dei successivi, perché l'aria inspirata deve far dilatare gli alveoli polmonari, è già avvenuto.
Il cordone ombelicale viene tagliato: un uomo è nato!
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