periodo di residenza 29 e 30 novembre e da lunedì 2 a sabato 6 dicembre 2013 incontro pubblico teatro Lea Padovani sabato 7 dicembre ore 21:00 AMLETO di William Shakespeare un progetto di Andrea Baracco | Biancofango | Luca Brinchi e Roberta Zanardo Regia Andrea Baracco Dramaturg Francesca Macrì Impianto scenico Luca Brinchi e Roberta Zanardo Con Giandomenico Cupaiuolo, Ersilia Lombardo, Andrea Trapani, Roberto Manzi, Gabriele Portoghese, Lucas Waldem Zanforlini, Livia Castiglioni e altri attori in via di definizione Coproduzione teatro di Roma, 369 gradi "A mali estremi, estremi rimedi oppure niente" Re Claudio Amleto è molto più di Amleto suggerisce Rolando Barthes in uno dei suoi saggi sul teatro ed è proprio questa sproporzione che ci interessa sopra ogni cosa, questa manifesta impossibilità di costringere dentro argini di pensiero un testo che è molto più di un testo, che deborda continuamente, per incontinenza, al di là del teatro ma che all'interno del teatro pretende di essere collocato. Proprio nel tentativo di restituire la complessità dell'opera stiamo provando a sottrarre, in primo luogo noi stessi, dalla dittatura di Amleto. Una dittatura che dura da circa seicento anni. Stiamo provando a sottrarci da tutto il rumore e le croste che i secoli e le infinite rappresentazioni hanno inevitabilmente depositato sul testo, facendolo diventare spesso altro da sé. In definitiva la nostra più grande ambizione è quella di far rientrare Amleto in se stesso. Ci sottrarremo alla dittatura di Amleto cercando di rompere gli argini della parola per riconsegnare al pubblico la drammaturgia nel suo complesso e non esclusivamente il verbo. Ogni volta che capita di assistere ad un Amleto, riuscito o meno non importa, la sensazione che se ne ricava è quella di una complessità spesso disattesa. Proprio per cercare di non minimizzare il testo, ma di restituire quest’immane complessità, attingeremo a quell'immenso serbatoio di immagini e luoghi che ne sono la peculiare natura e di cui esso è stra-colmo. In Amleto, come in molte altre tragedie di Shakespeare, la parola è solo uno degli strumenti a disposizione degli attori, del regista, dello scenografo e di tutti coloro che ci lavorano, e spesso non è neanche lo strumento più affilato. La parola è luogo ambizioso di trasfigurazione e costruzione, in definitiva sembra non bastare a se stessa. Attraverso la costruzione dell'immagine che in questo caso specifico verrà prodotta sia dalle azioni degli attori che da immagini video elaborate in tempo reale, cercheremo quindi di dare forma, peso e profondità alla parola al fine di costituire un immaginario all'interno del quale far muovere l'intero mondo di Amleto. Il nostro Amleto non è un fine intellettuale che dubita, che riflette su di sé, sugli altri, sul senso primo e ultimo dell'esistenza, che sa tutto perché su tutto pare aver già riflettuto, ma è un corpo grasso e malconcio, con la testa quasi calva, che non ha un aspetto gradevole, non baciato dalla grazia; il nostro Amleto si porta addosso i segni di una deriva, la propria e quella di un'intera collettività. Si muove inciampando sui propri passi, in perenne disequilibrio. Il nostro Amleto ha commesso e continua ostinatamente a commettere dei passi falsi sia nel corpo che nel pensiero. Il nostro Amleto è l'uomo di oggi fragile e compromesso, che si trova costantemente a ruzzolare a terra inciampando nelle trappole che qualcuno, prima che lui passasse, ha con cura depositato a terra. LA SCENA. Un palco vuoto e totalmente aperto ospita degli schermi da proiezione che, alla loro solita funzione di supporto all’immagine video, aggiungono una minimale bellezza che li rende dei veri e propri oggetti di scena. Uno centrale di grandi dimensioni diventa il portone di accesso alla corte e all’intimità di Amleto. Altri più piccoli, mobili e diversi tra loro per dimensione, modificano i volumi dello spazio coerentemente al profilo liquido della vicenda. Tutti gli schermi hanno un pvc trasparente che ne amplifica il potenziale. Questi supporti infatti possono modificare l’ambiente, utilizzando specifici contributi video, e possono trasformare le fattezze umane perché lasciano intravedere contestualmente l’attore che si trova lì dietro. Questa trasparenza, nei momenti di assenza delle immagini video, garantisce allo spettatore di poter continuare a percepire lo spazio scenico nella sua interezza. La scena nuda crea un vuoto in cui far deflagrare la complessità di Amleto, l’elaborazione video in tempo reale e la versatilità del supporto smembrano l’io del Principe in schegge diseguali la cui ricomposizione non porterà più al disegno originario. I COSTUMI. I costumi prenderanno a riferimento una certa linearità che guarda al passato per impreziosirla di opulente e regale broccato, i volumi e le lunghezze invece si calibrano sul peso del personaggio che devono vestire. CURRICULA ANDREA BARACCO Si laurea in Lettere e Filosofia all’Università di Roma “La Sapienza”. Si diploma in regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. Tra le sue regie testi di autori sia classici che contemporanei tra cui, Sofocle, Shakespeare, Pirandello, Durrenmatt, Pinter, Churchill. Oltre che regista è autore di Interno Abbado. Nel 2011 firma la regia di Giulio Cesare di William Shakespeare, lo spettacolo, è andato in scena al Globe Theatre di Londra ed è, inoltre, risultato vincitore DEL CERTAMEN ALMAGR-OFF, Festival Internacional del Teatro Clasico di Almagro (Spagna). Nel 2012 dirige, per la rassegna “Garofano Verde”, Johnson – Nelle stanze del Presidente da un racconto di David Foster Wallace, con Paolo Bonacelli. Nel 2012 e nel 2013, per il TSA (Teatro Stabile d'Abruzzo) conduce i laboratori di recitazione su Troilo e Cressida e Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, con rappresentazione finale a L'Aquila. Nel 2012 debutta alla regia cinematografica dirigendo il film “La logica delle cose”, di cui è anche cosceneggiatore. Nel 2013 mette in scena Vita di Edoardo II d'Inghilterra di Bertolt Brecht all' Olimpico di Vicenza per il 66° ciclo di spettacoli classici per la direzione di Eimuntas Nekrosius. LUCA BRINCHI E ROBERTA ZANARDO Rispettivamente video designer e performer. Appartenenti al collettivo artistico Santasangre, Luca Brinchi e Roberta Zanardo, realizzano, insieme agli altri componenti del gruppo, spettacoli che, in un’esperienza decennale, vengono presentati in accreditati festival e teatri della scena contemporanea sia in Italia che all’estero. Con i Santasangre vincono il Premio Ubu/Premio Speciale 2009, il premio Best Direction del KosovaInFest 2011 e la menzione speciale per la sperimentazione dei linguaggi al Premio Dante Cappelletti 2006. Si occupano di video, performance, suono ed estetica degli ambienti; collaborano con diversi artisti visivi, danzatori, attori e musicisti e nel 2013 con l’artista belga Jan Fabre. Da gennaio 2012 vivono Bruxelles. BIANCOFANGO La compagnia Biancofango nasce nel 2005 dall’incontro tra Francesca Macrì, drammaturga e regista, e Andrea Trapani, attore e autore. Nel 2006 iniziano la realizzazione della Trilogia dell’inettitudine: In punta di piedi (2006), La spallata (2007), una drammaturgia originale liberamente ispirata a uno solo fra i Ricordi del sottosuolo di F. Dostoevskij e Fragile show (2009), ancora una drammaturgia originale liberamente ispirata a Il soccombente di T. Bernhard. L’intera trilogia ha circuitato e continua a circuitare in Italia e all’estero (America Latina, Spagna, Austria) e nell’ottobre del 2011, dalla casa editrice Titivillus, ne sono pubblicate le drammaturgie. Nel maggio del 2012 al teatro Palladium di Roma, all’interno della rassegna Teatri di Vetro, debutta il nuovo lavoro, Porco mondo, prodotto dalla Corte Ospitale di Rubiera e da OffICina 1011 di Triangolo Scaleno Teatro e attualmente in turnèe. Da luglio a dicembre 2012 partecipa al progetto Perdutamente promosso dal Teatro di Roma e inizia un percorso scenico e drammaturgico con gli adolescenti delle scuole romane culminato nello studio: Culo di gomma/ovvero la perdita dei Padri. La progettualità, artistica e pedagogica, con gli adolescenti continuerà nel 2013/2014 sempre in collaborazione con il Teatro di Roma.