L’ORATORIA L’ORATORIA GIUDIZIARIA: LISIA (Euloghia, pp. 370 sgg.; vedi anche “L’amministrazione della giustizia in Atene, pp. 357-359) Fonti: Lisia stesso, in particolare nella Contro Eratostene. Platone, che ambienta la sua Repubblica nella casa al Pireo di Cefalo, padre di Lisia. Il trattato dedicato a Lisia da Dionigi di Alicarnasso. Lo scritto pseudoplutarcheo sulle Vite dei 10 oratori. DATA EVENTO 461-429 460 ETÀ PERICLEA Spedizione ateniese in Egitto a fianco di principi locali contro la Persia di cui l’Egitto era una satrapia. Fine della terza guerra messenica. Blocco di Egina da parte delle forze ateniesi. 459 458 457 456 455 454 453 (?) 452 451 (?) 451/50 450 449 448 447 446 Autore: Capitolazione di Egina. Vittoria della Persia contro Egiziani + Ateniesi nell’isola di Prosopitide sul Nilo. Apice della potenza ateniese. Fine della spedizione ateniese in Egitto. Trasferimento del tesoro della Lega delioattica da Delo ad Atene. Tregua di 5 anni tra Atene e Sparta. Pace di 30 anni tra Argo e Sparta. Atene: ritorno di Cimone dall’esilio. Atene: legge di Pericle sulla cittadinanza. Morte di Cimone. Vittoria navale di Atene sui Persiani a Salamina di Cipro. Accordo tra Atene e la Persia: pace di Callia Pericle programma un congresso panellenico. Atene: comincia la costruzione del Partenone. Nuovo accordo tra Atene e Sparta: pace dei 30 anni. circa: Lisia nasce ad Atene da una ricca famiglia. Suo padre Cefalo si era trasferito ad Atene da Siracusa, su invito di Pericle ed aveva aperto una fabbrica di armi. Era quindi una famiglia di meteci 445 444 443 LISIA Atene fonda la colonia di Turi. 1 442 441 440 439 438 437 436 435 434 433-432 433 432 Inverno 432-431 431-404 431-421 430 429 primavera 429 autunno 428 427 426 425 424 424-423 423 422 421 420 419 418 417 416 415-413 415 414 Atene: decreto di Callia (fondo di sicurezza nel tesoro di Atena Poliade a cui attingere in caso di necessità). Atene: crescente opposizione a Pericle. Processi al suo gruppo (Anassagora, Fidia, Aspasia) Cresce la rivalità tra Atene e Corinto. Pericle ingiunge a Potidea di rimandare in patria i magistrati corinzi Decreto megarese: proibito a Megara l’accesso a tutti i porti della Lega delioattica. Inutili trattative di pace LA GUERRA DEL PELOPONNESO La prima fase della guerra: la cosiddetta fase archidamica. La peste ad Atene. circa: muore il padre e Lisia si trasferisce Destituzione di Atene. con il fratello Polemarco a Turi dove studia retorica. Pericle riabilitato. Morte di Pericle (gli succede Cleone) Capitolazione degli Spartani bloccati dagli Ateniesi a Sfacteria. Marcia dello spartano Braside verso la penisola Calcidica. Gli Ateniesi e i Persiani rinnovano la pace di Callia. Battagli di Anfipoli: l’ateniese Cleone e lo spartano Brasida muoiono. Pace di 50 anni tra Atene e Sparta (pace di Nicia) Spedizione ateniese in Sicilia (Alcibiade, Nicia, Làmaco). Scandalo delle Erme: Alcibiade, richiamato, si rifugia a Sparta. Grecia: riprende la guerra tra Atene e Sparta 2 413 412 411, maggiogiugno 411, estate 410 409 408 407 406 405 404 404 403 402 Sicilia: esito catastrofico della spedizione ateniese (Nicia muore) Rinnovato l’accordo tra Sparta e la Persia. Lisia torna ad Atene, dopo il disastro in Difficoltà finanziarie ad Atene. Sicilia. Affossamento della democrazia ateniese: istituzione di una oligarchia estremista (dittatura dei 400). Costiruzione di Teramene: compromesso tra l’indirizzo democratico e quello oligarchico. Il potere nelle mani dei 5000. Vittoria navale di Alcibiade a Cizico. Atene: crollo del governo dei 5000, riaffermazione dell’antica democrazia. Ritorno di Alcibiade ad Atene. Battaglia navale di Notion: lo spartano Lisandro vince, Alcibiade è destituito. Battaglia navale delle Arginuse: gli Ateniesi vincono, ma 6 strateghi furono processati e condannati a morte per non aver prestato soccorso ai naufraghi. Proposta di pace da parte di Sparta: Atene rifiuta. Battaglia agli Egospotami: vittoria di Sparta (Lisandro). Atene bloccata per mare e per terra. Capitolazione di Atene. Dure condizioni di pace: - rinuncia ad ogni possedimento fuori dell’Attica; - abbattimento delle Lunghe Mura; - riduzione della flotta a 12 navi; - rimpatrio degli esiliati; - adesione alla Lega Peloponnesiaca. Atene: nuovamente affossata la democrazia: il governo dei 30 Tiranni, regime di terrrore). Trasibulo, esule a Tebe, guida un piccolo gruppo di esiliati nella lotta contro i 30. Fine dei 30. Atene: Collegio dei 10 appartenenti all’ala moderata. Amnistia generale. Sparta: caduta di Lisandro. Persia: lotte dinastiche per la successione al trono (tra Ciro il Giovane e suo fratello Artaserse II). Reclutamento dei mercenari greci. 3 La famiglia di Lisia cade vittima delle epurazioni dei Trenta: Polemarco viene giustiziato e Lisia va esule a Megara. Rientra in Atene. È probabile che ottenga la cittadinanza ateniese, ma deve fronteggiare la rovina del patrimonio familiare: comincia per questo la sua attività di logografo. Era comunque già un oratore affermato nel genere epidittico e un apprezzato maestro di retorica. 401 400-371 399 398 397 396-394 Persia: battaglia di Cunassa. Morte di Ciro e ritiro dei mercenari greci guidati dallo storico Senofonte. Trentennio di egemonia spartana. Morte di Socrate. 395 394 Campagna del re spartano Agesilao contro la Persia in Asia Minore. Scoppio della guerra tra Corinto e Sparta. Vittoria navale della flotta persiana guidata dall’ateniese Conone a Cnido. Fine della talassocrazia spartana. 393 392 391 Trattative di pace tra Atene e Sparta. 390 389 388 387 386 385 384 383 382 381 380 379 La pace del Gran Re o pace di Antalcida tra la Grecia e la Persia. Sparta occupa la Cadmea di Tebe e ripartisce la Grecia in distretti militari. circa: Lisia muore. Liberazione di Tebe con espulsione del presidio spartano Vita di Lisia Lisia era figlio di Cefalo, che, dietro invito di Pericle, da Siracusa si era stabilito ad Atene, dove aveva impiantato una fiorente fabbrica di scudi (vi lavoravano centoventi schiavi) e viveva in una splendida villa al Pireo, nella quale Platone ambienterà la sua Repubblica. Ad Atene Lisia nacque forse nel 445. Alla morte del padre insieme ai fratelli si recò nella colonia ateniese di Turi, in Magna Grecia, dove rimase alcuni anni ed ebbe modo di perfezionare lo studio della retorica. Dopo il disastro della spedizione in Sicilia, tornò ad Atene, ma l’avvento dei Trenta segnò drammaticamente la vita sua e dei fratelli. Come racconta nell’orazione Contro Eratostene, Lisia e il fratello Polemarco vennero arrestati dai Trenta, che desideravano mettere le mani sulle ricchezze della loro famiglia. Il fratello Polemarco venne ucciso, Lisia tentò inutilmente di procurasi la salvezza promettendo denaro a Pisone, che era venuto ad arrestarlo, ma riuscì comunque ad evadere dalla abitazione dove era stato rinchiuso insieme ad altri meteci. Trascorse l’esilio a Megara, dove poteva evidentemente disporre di un certo patrimonio e di molto credito, perché offrì ingenti somme a Trasibulo, che preparava il ritorno dei democratici. Sconfitti i Trenta, Trasibulo fa approvare dall’ecclesia un decreto che concede la cittadinanza a Lisia e a quanti si erano adoperati per il ritorno della democrazia; Archino però si oppone, accusando la proposta di illegalità, perché era stata presentata direttamente all’ecclesia, senza l’approvazione preliminare della Bulé. Lisia riesce 4 solo ad ottenere la isotelia, cioè l’esenzione dalle sovrattasse dovute dai meteci. C’è tuttavia chi è del parere che qualche anno dopo, quando fu liquidata la “repubblica” di Eleusi, lo stesso Archino abbia presentato un decreto che concedeva la cittadinanza ai meteci che avessero ben meritato nella restaurazione democratica. Tornato ad Atene, Lisia inaugura con l’orazione Contro Eratostene l’attività di logografo, che sarà per lui alquanto proficua. Lo spinse a tale attività la situazione economica che non doveva essere più tanto favorevole; il successo delle prime cause, poi, fece di lui un apprezzato consulente negli anni roventi che seguirono la fine della guerra del Peloponneso. Un nutrito gruppo di orazioni, tra quelle che ci sono pervenute risale, infatti, al 399, anno drammatico delle rese dei conti, dopo la liquidazione violenta degli oligarchici di Eleusi. È anche l’anno del processo a Socrate. Nella Vita di Socrate Diogene Laerzio racconta che Lisia preparò un discorso di difesa per il filosofo, ma che Socrate, pur giudicandolo molto bello, non lo volle utilizzare, perché – disse – non gli si adattava, allo stesso modo come non gli si potevano adattare bei mantelli e bei calzari. Alla attività di logografo Lisia si dedicò con successo fino alla morte, che dovrebbe essere posta qualche tempo dopo il 380, anno al quale risale l’ultima notizia che abbiamo su di lui. Opere Il successo di Lisia come logografo è testimoniato dal fatto che sotto il suo nome circolavano ben 425 orazioni, ma già Cecilio di Calatte ( I sec. d.C.) ne considerava autentiche solo 233. A noi, oltre a 170 titoli, sono giunte, grazie al codice Palatino n. 88 ( XII sec.) rinvenuto nella biblioteca di Heidelberg, 31 orazioni: 30 giudiziarie e una epidittica, l’Epitafio scritto per i caduti della guerra di Corinto (394-386 a.C.). Dionigi di Alicarnasso, grande ammiratore di Lisia, nella vita che gli dedica, riporta brani di altre tre orazioni: la Contro Diogitone, come esempio di oratoria giudiziaria, l’Olimpico, come esempio di oratoria epidittica, In difesa della costituzione avita, come esempio di oratoria politica. Della sua attività di retore sarebbe testimonianza l’ Erotico, il discorso sull’amore contenuto nel Fedro di Platone. La tesi che vi si sostiene, che, cioè, è meglio concedere i propri favori senza essere innamorati, piuttosto che amando, sembra una provocazione, tanto è vero che alcuni pensano ad una parodia platonica, eventualmente intessuta su uno spunto originale. Stile Già Dionigi di Alicarnasso riconosceva alla prosa di Lisia purezza di eloquio, semplicità di vocaboli, chiarezza e sobrietà di esposizione, vivezza nella rappresentazione di avvenimenti e persone. Infatti i concetti sono espressi con parole comuni, nella loro normale accezione, evitando i traslati, le parole rare e poetiche, con un ricorso modesto al linguaggio figurato: iperbole, metonimia, prosopopea. Evidente è invece la predilezione per l’isocolia, specialmente nelle parti non narrative, mentre le parti narrative, pur non mancando del tutto di strutture ritmiche, sono più vicine al linguaggio quotidiano. Anche gli epiloghi, generalmente molto brevi, non ricorrono ad artifici retorici di nessun genere per appellarsi ai sentimenti degli ascoltatori e ricercare il pathos: il racconto degli avvenimenti è ritenuto sufficiente a mettere la verità davanti agli occhi dei giudici. Lisia era molto apprezzato anche per la ethopoiia, cioè la capacità di creare, attraverso il discorso, il carattere del personaggio che lo pronuncia, in modo da fondare su di esso le tesi dell’accusa o della difesa. Ciò non avviene attraverso la mimesi linguistica, adattando il linguaggio al personaggio e nemmeno grazie alla descrizione puntuale del personaggio o al come vengono esposti i fatti. Consiste piuttosto nella capacità di cogliere un tratto della personalità dell’imputato, quella che possa risultare più sgradevole alla giuria ( la dabbenaggine, la misantropia, l’eccessiva fiducia in sé…), per indurre a pensare che uno così mai avrebbe potuto commettere il delitto per il quale lo si accusa. Il giudizio più lusinghiero sull’ asciuttezza dello stile di Lisia è quello del grammatico Favorino, riportato nelle Notti Attiche di Aulo Gellio ( II sec.d.C.): “Se dalla prosa di Platone togli qualche parola o la sostituisci, ammesso che tu lo faccia nel migliore dei modi, finirai col comprometterne l’eleganza. Se lo fai con Lisia, il pensiero”. 5 Fortuna I contemporanei furono sempre piuttosto severi nei confronti dei logografi: Platone nell’ultima pagina del Fedro istituisce un confronto tra Isocrate e Lisia, a danno di quest’ultimo, Isocrate stesso nell’orazione Contro i sofisti liquida in poche battute i logografi, considerando con disprezzo il fatto che si servono della retorica all’unico scopo di trarne vantaggi economici. Nonostante queste stroncature, tuttavia, Lisia fece scuola in tutto il mondo classico: furono suoi imitatori Iseo, Dinarco, Carisio. In età augustea fu ammiratissimo da Dionigi di Alicarnasso e Cecilio di Calatte, che lo anteponeva addirittura a Platone; Ermogene di Taso (II sec.d.C.) lo considerò uno dei maestri del politicòs logos, soprattutto per la sua capacità di persuasione. Il lessico bizantino Suda nomina come suoi scoliasti Gaio Arpocrazione, Zosimo di Gaza e Zenone di Cizico, ma di loro nulla ci è giunto. In ambiente romano lo presero come modello gli atticisti, in particolare Bruto e Calvo, mentre Cicerone gli preferì Demostene; a lui ritornarono come alle proprie radici quanti, in epoca imperiale, vollero tenere alto il valore della cultura e della lingua greca. Dopo la prima edizione a stampa, avvenuta come per altri autori greci presso la stamperia di Aldo Manuzio, a Venezia, nel 1513, l’interesse per la sua opera non si è mai affievolito, fino all’Ottocento che ha visto una messe straordinaria di studi, continuata e ordinata nel Novecento. Il nostro interesse oggi è mosso non solo dallo stile magistrale, ma anche dal fatto che Lisia ci apre uno squarcio interessante e spesso insostituibile sulla vita quotidiana dell’Atene del V sec.. 6 L’ORATORIA EPIDITTICA: ISOCRATE (Euloghia, pp. 407 sgg.) Le fonti Le fonti antiche relative a Isocrate sono numerose e ci offrono una ricca documentazione sulla sua vita e sulla sua attività culturale. In primo luogo bisogna citare le orazioni Lo scambio dei beni e Panatenaico; poi hanno un notevole valore anche la biografia dello Pseudo-Plutarco nella Vita dei dieci oratori, quella dello storico e retore Dionigi di Alicarnasso, una Vita anonima, le notizie tramandate nella Biblioteca dell'umanista bizantino Fozio; altre informazioni ci sono conservate da vari autori di età romana e bizantino, tra cui il lessico Suda. DATA EVENTO Autore: ISOCRATE 451/50 450 449 448 447 446 445 444 443 442 441 440 439 438 437 436 Atene: legge di Pericle sulla cittadinanza. Morte di Cimone. Vittoria navale di Atene sui Persiani a Salamina di Cipro. Accordo tra Atene e la Persia: pace di Callia Pericle programma un congresso panellenico. Atene: comincia la costruzione del Partenone. Nuovo accordo tra Atene e Sparta: pace dei 30 anni. Atene fonda la colonia di Turi. Nasce ad Atene da una famiglia di agiate condizioni economiche (suo padre possedeva una fabbrica di flauti). Poté avere un’eccellente educazione: fu discepolo di Gorgia. Fonti antiche gli attribuiscono come maestri anche il sofista Prodico e il politico oligarchico moderato Teramene. 435 7 434 433-432 433 432 Inverno 432-431 431-404 431-421 430 429 primavera 429 autunno 428 427 426 425 424 424-423 423 422 421 Atene: decreto di Callia (fondo di sicurezza nel tesoro di Atena Poliade a cui attingere in caso di necessità). Atene: crescente opposizione a Pericle. Processi al suo gruppo (Anassagora, Fidia, Aspasia) Cresce la rivalità tra Atene e Corinto. Pericle ingiunge a Potidea di rimandare in patria i magistrati corinzi Decreto megarese: proibito a Megara l’accesso a tutti i porti della Lega delio-attica. Inutili trattative di pace LA GUERRA DEL PELOPONNESO La prima fase della guerra: la cosiddetta fase archidamica. La peste ad Atene. Destituzione di Atene. Pericle riabilitato. Morte di Pericle (gli succede Cleone) Capitolazione degli Spartani bloccati dagli Ateniesi a Sfacteria. Marcia dello spartano Braside verso la penisola Calcidica. Gli Ateniesi e i Persiani rinnovano la pace di Callia. Battagli di Anfipoli: l’ateniese Cleone e lo spartano Brasida muoiono. Pace di 50 anni tra Atene e Sparta (pace di Nicia) 420 419 418 417 416 415-413 Spedizione ateniese in Sicilia (Alcibiade, Nicia, Làmaco). Scandalo delle Erme: Alcibiade, 415 richiamato, si rifugia a Sparta. Grecia: riprende la guerra tra Atene e 414 Sparta Sicilia: esito catastrofico della spedizione 413 ateniese (Nicia muore) Rinnovato l’accordo tra Sparta e la Persia. 412 Difficoltà finanziarie ad Atene. 411, maggio- Affossamento della democrazia ateniese: istituzione di una oligarchia estremista giugno (dittatura dei 400). Costiruzione di Teramene: compromesso 411, estate tra l’indirizzo democratico e quello oligarchico. Il potere nelle mani dei 5000. 8 410 409 408 407 406 405 404 404 403 Vittoria navale di Alcibiade a Cizico. Atene: crollo del governo dei 5000, riaffermazione dell’antica democrazia. Ritorno di Alcibiade ad Atene. Battaglia navale di Notion: lo spartano Lisandro vince, Alcibiade è destituito. Battaglia navale delle Arginuse: gli Ateniesi vincono, ma 6 strateghi furno processati e condannati a morte per non aver prestato soccorso ai naufraghi. Proposta di pace da parte di Sparta: Atene rifiuta. Battaglia agli Egospotami: vittoria di Sparta (Lisandro). Atene bloccata per mare e per terra. Capitolazione di Atene. Dure condizioni di pace: rinuncia ad ogni possedimento fuori dell’Attica; - abbattimento delle Lunghe Mura; - riduzione della flotta a 12 navi; - rimpatrio degli esiliati; - adesione alla Lega Peloponnesiaca. Atene: nuovamente affossata la democrazia: il governo dei 30 Tiranni, regime di terrrore). Trasibulo, esule a Tebe, guida un piccolo gruppo di esiliati nella lotta contro i 30. Fine dei 30. Atene: Collegio dei 10 appartenenti all’ala circa: Per circa un decennio (403-393) moderata. Amnistia generale. esercita la professione di logografo, per Sparta: caduta di Lisandro. ragioni economiche, dato che la guerra aveva rovinato tutto il patrimonio familiare. Egli rinnegherà poi la sua attività di logografo. A questo periodo dovrebbero dunque appartenere le 6 orazioni giudiziarie che ci sono giunte sotto il suo nome (tuttavia potrebbero anche essere orazioni fittizie, composte come modelli per l’insegnamento): Eginetico (per una questione di eredità) Trapezitico (richiesta di restituzione di un deposito bancario) Sulla biga (orazione in difesa di Alcibiade il giovane, che in qualche punto diventa encomio del padre) Contro Callimaco Contro Lochite Contro Eutinoo 9 402 401 400-371 399 398 397 396-394 395 394 393 392 391 390 Persia: lotte dinastiche per la successione al trono (tra Ciro il Giovane e suo fratello Artaserse II). Reclutamento dei mercenari greci. Persia: battaglia di Cunassa. Morte di Ciro e ritiro dei mercenari greci guidati dallo storico Senofonte. Trentennio di egemonia spartana. Morte di Socrate. Campagna del re spartano Agesilao contro la Persia in Asia Minore. Scoppio della guerra tra Corinto e Sparta. Vittoria navale della flotta persiana guidata dall’ateniese Conone a Cnido. Fine della talassocrazia spartana. Trattative di pace tra Atene e Sparta. Fonda la sua scuola di eloquenza, che in breve tempo acquistò straordinaria fama. Ebbe tra i suoi allievi personaggi destinati a far parte dell’élite intellettuale dell’epoca: gli storiografi Teopompo ed Eforo, i retori Licurgo e Iperide. circa 390: Contro i sofisti, in cui Is. chiarisce la sua posizione di maestro di eloquenza contro i sofisti e i filosofi del tempo. È un’orazione programmatica in cui fissa i suoi obiettivi contro - la filosofia platonica - l’oratoria corrente di tipo politico e giudiziario. Decennio 390-380: compone esercitazioni retoriche, 2 discorsi epidittici in cui definisce il suo metodo didattico: 389 388 387 386 385 384 383 382 Platone fonda l’Accademia. La pace del Gran Re o pace di Antalcida tra la Grecia e la Persia. Sparta occupa la Cadmea di Tebe e ripartisce la Grecia in distretti militari. 381 10 Encomio di Elena Busiride. Compone il Panegirico: grandioso discorso epidittico, destinato quindi alla lettura e non alla recitazione, diffuso nell’occasione particolarmente solenne delle Olimpiadi del 380, una delle grandi feste nazionali (in greco da cui trasse il titolo). Contenuto a grandi linee: l’unione dei Greci deve avvenire sotto l’egemonia marittima di Atene, alla quale spetta una posizione di dominio - per il suo passato - e per il suo primato spirituale. 380 379 378 377 376 375 Liberazione di Tebe con espulsione del presidio spartano Seconda Lega Marittima attica. Congresso di pace a Sparta: riavvicinamento tra Sparta e Atene che non vedevano di buon occhio l’ascesa di Tebe. Dopo il 374: Cominciano le orazioni in cui appare in relazione con l’isola di Cipro e la sua casa regnante: A Demonìco, la cui autenticità è stata messa in dubbio: è una raccolta di precetti, di massime, messe insieme senza un filo conduttore, indirizzata a Demonìco, il figlio di un amico, Ipponico, nativo di Cipro. A Nicocle, in cui Isocrate rivolge al nuovo re, figlio del defunto Evagora, alcuni suggerimenti sui doveri del sovrano. Nicocle, che si immagina pronunciato dal re stesso, riguarda i doveri dei sudditi. Evagora, encomio in onore del defunto re, ritratto ideale della figura del principe. circa: Compone un discorso suggerito dal pericolo incombente dell’egemonia tebana Plataico (immagina che un Plateese chieda aiuto ad Atene per ricostruire la sua città). 374 373 372 371 circa: Tebe distrugge Platea. Battaglia di Leuttra: Tebe (Epaminonda e Pelopida) vince la potenza spartana; - fine dell’egemonia spartana - inizio dell’egemonia tebana 11 371-362 370 369 368 367 366 Egemonia tebana Dionisio II signore di Siracusa Compone l’Archidamo, dove immagina che a parlare sia il pretendente alla corona spartana, portavoce della lotta contro Messene, alleata di Tebe. Compone un altro scritto per la casa di Cipro Evagora (l’elogio del sovrano scomparso diventa l’occasione per disegnare il ritratto del principe ideale). 365 364 363 362 Battaglia di Cinoscefale (in Tessaglia): Tebe vince, ma Pelopida muore. Battaglia di Mantinea (Tebe vince contro Atene + Sparta, ma muore Epaminonda): - fine dell’egemonia tebana - fine dell’età della . Ascesa della potenza macedone 361 360 359 358 Filippo II re di Macedonia (359-336) Filippo avanza verso Anfipoli e la penisola Calcidica, invadendo un territorio che era nella sfera della potenza ateniese. Poco prima del 357 (secondo altri verso il 355): compone l’Areopagitico, in cui si propone utopisticamente di ripristinare l’autorità dell’Areopago, per sovrintendere alla formazione etica e civica dei cittadini. 357 356 355 Comincia la guerra sociale tra Atene e alcuni suoi alleati della Lega (357-355) Comincia la guerra sacra contro i Focesi accusati di sacrilegio contro il tempio di Delfi: - a fianco di Tebe contro i Focesi Filippo - a fianco dei Focesi Atene e Sparta. Si conclude la guerra sociale: Atene perde metà del suo impero. PANORAMA POLITICO ATENIESE: Aristofonte: aveva condotto Atene contro i suoi alleati; Eubulo: aveva osteggiato la politica del suo avversario, adoperandosi per la pace. 12 Isocrate subisce un processo per antidosi, nel quale risulta sconfitto (gli offrirà lo spunto per l’Antidosi, cominciata nel 354) Dallo stato d’animo diffusosi immediatamente dopo la catastrofe nasce l’orazione Sulla pace, improntata alla rassegnazione. Isocrate propone di rinunciare ad ogni pretesa imperialistica, a favore di una riorganizzazione del sistema politico ateniese, accostandosi alla linea pacifista di Eubulo. Comincia la composizione dell’Antidosi, una lunga orazione che è poi una singolare apologia della sua vita e della sua attività didattica. 354 353 352 352-351 351-350 349 estate Megalopoli (città fondata dal tebano Epaminonda in funzione antispartana) chiede aiuto ad Atene contro Sparta, ma Atene era ancora alleata di Sparta proprio in funzione antitebana. Che fare? a Rodi il principe Mausòlo aveva cacciato i democratici e aveva instaurato un regime oligar-ghico favorevole alla Persia. Alcuni esuli democratici di Rodi chiedono aiuto ad Atene. Filippo sconfigge in battaglia i Focesi e cerca di forzare le Termopili per irrompere nel cuore della Grecia, ma viene bloccato da contingenti ateniesi e spartani. Il pericolo era ormai alle porte ed era gravissimo! Filippo invade la Tracia, poi cade ammalato. GLI ATENIESI E FILIPPO: molti Ateniesi che avevano considerato Filippo un personaggio trascurabile nel 353, lo ritenevano irresistibile nel 351 e i due atteggiamenti avevano la stessa conseguenza pratica, l'inazione. Anni di tregua per gli Ateniesi. Filippo non rimase certamente inattivo, ma le sue campagne si svolgevano in Illiria e il Epiro. Intanto gli Ateniesi godevano di tutti i vantaggi della pace: i redditi della città aumentano, i ricchi investono, i poveri beneficiano di distribuzioni più numerose. Filippo attacca la Calcidica, e lancia un ultimatum ad Olinto, la quale chiede l'alleanza di Atene e il suo aiuto militare. Atene invia una spedizione di soccorso ad Olinto. 13 348 347 346 345 344 343 Scoppia una rivolta in Eubea. Dilemma per gli Ateniesi: soccorrere Olinto con un contingente militare più forte (opinione di Demostene) oppure reprimere la rivolta in Eubea (opinione di Eubulo) ? Vince l'opinione di Eubulo. Risultato: doppio fallimento ateniese (in Calcidica, dove Olinto e altre città capitolano, e in Eubea, a cui Atene è costretta a riconoscere l'indipendenza). Morte di Platone pace di Filocrate, i cui negoziati si svolsero in 3 tempi: 1) Atene invia a Filippo una prima ambasceria per trattare la pace. Risultato della pace: i Focesi venivano esclusi dall'anfizionia e i loro 2 voti venivano assunti da Filippo, che così sedeva alla pari degli altri Greci nel cuore della Grecia. Filippo insedia presidi macedoni nei punti nevralgici della Grecia. Molti ad Atene si ribellarono all'idea che Filippo avrebbe partecipato all'anfizionia. 2) Filippo invia un'ambasceria ad Atene per giurare la pace; 3) Atene invia un'altra ambasceria per giurare presso Filippo. La situazione incandescente nel Peloponneso offre a Filippo numerose possibilità d'intervento. In generale le fazioni oligarchiche facevano appello a Filippo per prevalere sulle rivali. Filippo manda dei mercenari in aiuto di Messene oppressa dalla minaccia spartana e correva voce che si preparasse alla guerra contro Sparta. Filippo intensifica la sua politica di espansione in Tracia fino all'Ellesponto, rintuzzando le molestie di un corpo di spedizione Ateniese e mettendo in difficoltà i coloni che Atene aveva mandato nel Chersoneso. 14 Compone il Filippo, orazione sotto forma di lettera con cui esortava il sovrano mace-done ad unificare i Greci e a guidarli nella grandiosa lotta nazionale contro la Persia. All’età di 94 anni comincia la composizione del Panatenaico: celebrazione di Atene, in cui si uniscono la fervida passione per il passato e la delusione per il presente; opera fortemente autobiografica, in quanto è un’amara disamina della propria inadeguatezza nell’azione politica. 342 341 341-340 340 339 338 337 336 336-323 Nuova lettera di protesta di Filippo, che chiede il richiamo dei coloni mandati dagli Ateniesi Attività diplomatica di Demostene: Bisanzio e Abido si alleano con Atene; Rodi e Chio promettono aiuto. Per reazione agli interventi ateniesi, Filippo assedia Perinto e poi si dirige contro Bisanzio; Atene invia due spedizioni, Filippo leva l'assedio e si dirige in Tracia dove ottiene successi solo parziali. Scoppia un'altra guerra sacra contro i Locresi di Anfissa. Il consiglio anfizionico affida il comando della guerra a Filippo che occupa Elatea, riprendendo il controllo sulla via per le Termopili. Grazie all'attività diplomatica di Demostene si arriva ad un'alleanza tra Atene e Tebe e altre città greche. Battaglia di Cheronea. Filippo vince. Atene deve cedere le città del Chersoneso tracico e a Tebe viene insediata una guarnigione macedone. Congresso di Corinto viene decisa la guerra contro la Persia. Filippo muore assassinato in una congiura. Sul trono macedone sale Alessandro. Atene stringe alleanze segrete con Tebe e altre città. Il Re di Persia invia denaro a Demostene perché boicotti la spedizione di Alessandro. Regno di Alessandro 15 Isocrate muore (secondo la solita tradizione edulcorata, si lasciò morire sopraffatto dal dolore per la fine della libertà greca). Vita di Isocrate Isocrate nacque ad Atene intorno al 436 a. C., pochi anni prima dello scoppio della guerra del Peloponneso. Suo padre Teodoro era un ricco fabbricante di flauti, che più di una volta aveva sostenuto la pesante liturgia della coregia. La ricchezza paterna gli procurò ottimi maestri: Gorgia Socrate e Teramene e nel 404, all’indomani della sconfitta di Atene, gli consentì molto probabilmente, di far parte delle liste dei tremila cittadini ai quali i Trenta assicurarono i diritti politici. Per questo fu presente, forse in qualità di buleuta, al processo contro Teramene. Fu anche l’unico che tentò – secondo una tradizione che risale a Eforo di Cuma, ma che è smentita da Senofonte - di impedire agli inservienti degli Undici di strappare l’antico maestro dall’altare presso il quale si era rifugiato. Fu lo stesso Teramene a pregarlo di desistere da un tentativo che sarebbe stato inutile. Al termine della guerra del Peloponneso, poiché la sua famiglia era ormai dissestata economicamente, mise a frutto l’educazione retorica e si dedicò alla professione di logografo, anche se in seguito se ne vergognò e negò di averlo mai fatto. Intorno al 390, comunque, lasciò l’attività di logografo e fondò ad Atene una scuola di retorica. Ne traccia il programma nell’orazione Contro i sofisti. Non entrò mai direttamente nell’agone politico, per difetto di “coraggio fisico”, ma per cinquant’anni dall’osservatorio privilegiato della sua scuola dedicò sempre grande attenzione agli avvenimenti della Grecia, elaborando un programma politico che i suoi allievi avrebbero potuto attuare. Ad esso rimase fedele durante tutta la sua lunga carriera. La prima formulazione di esso è contenuta nel Panegirico, pubblicato nel 380, nel quale, rivolgendosi ad una immaginaria assemblea di tutti i Greci, esorta tutte le poleis alla concordia, in vista della lotta contro il barbaro. Esso costituisce la base ideologica della seconda lega delio-attica, che venne fondata tre anni dopo, nel 377, dall’allievo prediletto Timoteo. Anche le orazioni degli anni successivi di contenuto apparentemente parenetico, quelle in onore dei sovrani di Cipro,- A Nicocle, (già discepolo di Isocrate), Nicocle ed Evagora - hanno in realtà un risvolto politico, dal momento che in esse viene enfatizzata la resistenza di Evagora contro l’impero persiano e l’amicizia che il figlio di lui Nicocle nutre nei confronti degli Ateniesi, che potrebbe assicurare un efficace appoggio per una spedizione contro la Persia. Quando il sogno del panellenismo si infrange con l’entrata nell’agone politico di Tebe che nel 374 distrugge Platea, la delusione ispira a Isocrate due discorsi, il Plataico, nel quale si immagina che un Plateese chieda aiuto agli Ateniesi per la ricostruzione della città e l’ Archidamo, nel quale il giovane Archidamo esorta il congresso degli Spartani e dei loro alleati (366 a.C.) a non accettare le condizioni di pace imposte da Tebe. Nel 357, poco prima della disgregazione della seconda lega delio attica, Isocrate dà voce alle sue riserve sul sistema democratico ateniese e nell’ Areopagitico (il discorso più esplicitamente politico) avanza la proposta di ritornare ad una democrazia moderata, sotto la guida morale del tribunale dell’Areopago. In seguito alla dissoluzione della lega (355 a.C.) interviene nel dibattito politico appoggiando con l’orazione Sulla pace la politica di Eubulo, che negli stessi anni riceveva anche l’appoggio di Senofonte e di Demostene. Poco dopo la fine della guerra sociale dopo aver perso un processo per antidosis intentatogli da un tale Megaclide, Isocrate scrive un’orazione fittizia, che intitola Antidosis, nella quale fingendo di subire un processo simile a quello appena concluso difende la sua vita e il suo insegnamento. Nel frattempo la situazione in Grecia è precipitata e dopo l’effimera egemonia tebana si affaccia sulla scena politica Filippo di Macedonia, che riesce a conquistare Olinto nella penisola Calcidica e a sconfiggere nella cosiddetta guerra sacra i Focei, accusati di usurpare i tesori del santuario di Delfi. Le operazioni militari terminano con la pace di Filocrate del 346, che riconosce a Filippo il possesso di Olinto e due posti nel Consiglio della Anfizionia delfica. Isocrate, ormai noventenne, con il Filippo si rivolge al re, esortandolo a farsi promotore della riunificazione politica della Grecia e di una campagna contro la Persia. La medesima esortazione aveva rivolto in precedenza a Dionigi il Vecchio di Siracusa, ai figli del tiranno Giasone di Fere e ad Archidamo, ma i suoi appelli per ragioni diverse non avevano avuto seguito. Non aveva abbastanza chiaro Isocrate che Filippo non 16 poteva diventare la guida della Grecia perché era prima di tutto il re di Macedonia e che contro la Persia sarebbe andato, ma solo dopo aver sottomesso la Grecia al suo impero. E la delusione per la politica di Filippo non tardò, come si può leggere nella prima Lettera a Filippo, nella quale lo rimprovera, seppur velatamente, di essersi preoccupato dei suoi interessi di sovrano di uno stato particolare piuttosto che dei suoi doveri di capo panellenico. Questo lo fece avvicinare maggiormente ad Atene, alla quale tesse un commosso elogio nell’ultima sua opera, il Panatenaico, che terminò all’età di novantasette anni. Dopo la battaglia di Cheronea (338) nella quale la Grecia perse la sua indipendenza, Isocrate si lasciò morire di fame, non senza aver tentato per l’ultima volta di riproporre a Filippo il suo programma politico. Le sue esequie ebbero luogo nel settembre del 338, quando ancora si stavano celebrando i caduti della battaglia. Opere Nel corpus delle opere di Isocrate ci sono pervenute sei orazioni giudiziarie: Contro Eutinoo, Contro Callimaco, Contro Lochite, Per un tiro di cavalli, Trapezitico, Eginetico. Scritte per la scuola sono la Contro i sofisti, che in polemica con gli eristici, i sofisti e i logografi pone le basi del nuovo progetto educativo, che si fonda su tre principi fondamentali: una buona natura, un costante esercizio e un buon maestro, il tutto per giungere non ad una impossibile perfezione (che i filosofi eristici promettono, ma non aiutano a raggiungere), ma a trovare la soluzione più opportuna in base alla situazione del momento storico. L’Encomio di Elena e il Busiride mostrano, in polemica con Gorgia e con Policrate come debba essere impostato un encomio degno di questo nome. Le altre opere hanno tutte una finalità politica e pedagogica: il Panegirico rivolto ad una assemblea immaginaria costituisce il manifesto del panellenismo . A Demonico, di dubbia autenticità, è un trattatello di morale generale. A Nicocle tratta dei doveri del buon sovrano rivolgendosi all’antico discepolo Nicocle, che intorno al 373 era diventato sovrano di Salamina di Cipro. Nicocle, invece, è una immaginaria allocuzione che il sovrano tiene di fronte ai sudditi per definire i loro doveri verso il re. Evagora, il terzo dei discorsi cosiddetti “di Cipro” è un elogio funebre di Evagora, padre di Nococle, morto di morte violenta e inaugura il nuovo genere letterario dei discorsi funebri in prosa. Il Plataico e l’Archidamo sono entrambi in funzione antitebana: il primo è una richiesta di aiuto rivolta agli ateniesi, perché diano il loro aiuto alla riedificazione della città, il secondo è una allocuzione del giovane Archidamo per indurre gli Spartani a non accettare le proposte di pace di Tebe. L’Areopagitico, che precede di poco lo scoppio della guerra sociale, Isocrate, prende le distanze dal governo democratico, che gli sembra, nonostante i correttivi, difettoso, dal momento che per ben due volte ha deposto il “suo” Timoteo e propone il ritorno ad una democrazia moderata, quella di Solone di Clistene.. L’orazione Per la pace, scritta quando ormai era chiaro che Atene avrebbe perso la guerra sociale, sembra abbandonare il sogno del panellenismo ed esorta a far pace con gli alleati aderendo alla politica rinunciataria di Eubulo. Propone inoltre, per alleggerire il peso dei nullatenenti di fondare colonie panelleniche in Tracia (laddove Senofonte propone invece di sfruttare in maniera più adeguata le miniere del Pangeo). L’Antidosis fu scritta dopo che Isocrate subì (e perse) un processo per antidosis (scambio dei beni) intentatogli da un tale Megaclide. Prendendo a modello l’Apologia di Socrate l’oratore si difende davanti ad un immaginario tribunale dall’accusa di corrompere i giovani e di essersi arricchito a dismisura insegnando l’arte delle retorica.. Filippo scritto l’indomani della pace di Filocrate (346) si rivolge al re di Macedonia per proporgli l’unificazione della Grecia e la lotta contro il barbaro persiano. Anziché a convincenti motivazioni politiche ricorre ad argomenti mitologici: il re, essendo discendente di Eracle, benefattore degli Elleni, ha il dovere di rinnovarne l’opera, pacificando la Grecia. 17 Il Panatenaico è l’ultima opera, iniziata all’età di novanta quattro anni e terminata tre anni dopo. È un’opera complessa e forse un po’ enigmatica. È un inno di lode ad Atene, della quale vengono esaltate la tradizione culturale e la costituzione in aperta polemica con Sparta, polemica che viene attenuata solo verso la fine dell’opera. Ma accanto a questo Isocrate trova anche il modo di difendere la sua concezione pedagogica, di dibattere sulla migliore forma di governo e di riproporre il suo ideale panellenico. Alle orazioni politiche vanno aggiunte nove epistole, scritte tra il 366 e il 338, indirizzate a Dioniso, a Filippo (due), ad Antipatro, ad Alessandro, ai figli di Giasone di Fere, a Timoteo, ai Magistrati di Mitilene, ad Archidamo. Stile Timeo di Tauromenio scriveva che Alessandro per portare a termine la sua spedizione in Asia impiegò meno anni di quelli costati a Isocrate per comporre il Panegirico. La battuta al vetriolo, riportata dall’autore del Sublime intendeva evidentemente sottolineare accanto alla fulmineità di Alessandro l’ ossessiva cura dello stile, che è caratteristica di Isocrate. Egli infatti oltre ad usare un lessico preciso, ricco di sinonimi, è attento alla collocazione delle parole e, pur ricorrendo moderatamente alle figure di suono (allitterazione, omoteleuto, paronomasia ecc.) pone grande attenzione a impostare il periodo in maniera armonica ed equilibrata, attraverso studiate simmetrie in un gioco di parallelismi e antitesi, con grande ricchezza di nessi subordinanti e una preferenza spiccata per le costruzioni participiali. L’attenzione con cui cerca la ripetizione degli stessi schemi, con cui evita i passaggi bruschi da una riflessione all’altra o il ricorso alla variatio o anche solo ad un vocabolo inaspettato producono spesso un’impressione di monotonia, che ha fatto definire la sua prosa “marmorea”, levigatissima, ma fredda. Molto attento alla scorrevolezza e alla musicalità evita in maniera puntigliosa le combinazioni stridenti: iati, ripetizione della stessa sillaba in parole successive, combinazione di lettere di difficile pronuncia. Un punto fermo del suo stile, divenuto poi sigla della prosa d’arte greca, è la prevenzione nei confronti dello iato. Per evitarlo poche volte ricorre alla crasi o all’elisione, più spesso mostra di scegliere attentamente le parole e di curarne la posizione nella frase in modo che l’incontro di vocali non si verifichi. Mostra anche una straordinaria attenzione al ritmo ottenuto col ricorso a studiate combinazioni di giambi e di trochei. Fortuna L’idea di Isocrate di privilegiare la retorica all’interno del programma educativo per i futuri dirigenti della società ha avuto una enorme influenza nella cultura occidentale. “È stata la struttura ideologica dell’ Orator di Cicerone, del sistema educativo di Quintiliano e dell’intera concezione educativa del tardo periodo classico” ( Cambridge,II, p.171) e forse di certo classicismo moderno… Della stima di cui godette nei secoli è prova la ricca tradizione manoscritta, anche papiracea, ma il giudizio dei moderni è a volte severo, poiché si ritiene che la sua influenza “non sempre sia stata un bene. “La sterile concezione di un classicismo realizzato a livello della forma è in buona parte una sua eredità, ma la classicità è un’altra cosa”. ( Del Corno., p.333). 18 L’ORATORIA POLITICA: DEMOSTENE (Euloghia, pp. 451 sgg.; vedi anche “L’affare “Arpalo”, pp. 583) DATA 400-371 399 398 397 396-394 395 394 393 392 391 390 389 388 387 386 EVENTO Trentennio di egemonia spartana. Morte di Socrate. 381 380 379 378 377 376 375 374 373 372 371 371-362 DEMOSTENE Campagna del re spartano Agesilao contro la Persia in Asia Minore. Scoppio della guerra tra Corinto e Sparta. Vittoria navale della flotta persiana guidata dall’ateniese Conone a Cnido. Fine della talassocrazia spartana. Trattative di pace tra Atene e Sparta. La pace del Gran Re o pace di Antalcida tra la Grecia e la Persia. 385 384 383 382 Autore: Nasce da un ricco industriale, che possedeva 2 fabbriche: una di armi e una di mobili Sparta occupa la Cadmea di Tebe e ripartisce la Grecia in distretti militari. Liberazione di Tebe con espulsione del presidio spartano Seconda Lega Marittima attica. Perde il padre; viene affidato a tutori disonesti che depredano il suo ricco patrimonio. Congresso di pace a Sparta: riavvicinamento tra Sparta e Atene che non vedevano di buon occhio l’ascesa di Tebe. Battaglia di Leuttra: Tebe (Epaminonda e Pelopida) vince la potenza spartana; - fine dell’egemonia spartana - inizio dell’egemonia tebana Egemonia tebana 19 370 369 368 367 366 365 364 363 362 Dionisio II signore di Siracusa Circa: sceglie Iseo, esperto di diritto ereditario, come maestro di retorica Battaglia di Cinoscefale (in Tessaglia): Tebe vince, ma Pelopida muore. (20 anni) - primo discorso giudiziario: intenta una complessa azione giudiziaria contro l'ex tutore Afobo e i suoi compari, che tentavano di non restituire il maltolto (3 orazioni contro Afobo, 2 contro Onetore). Riesce ad ottenere una parte del patrimonio, per questo anch’egli si dedicò alla remunerativa attività di logografo. Battaglia di Mantinea (Tebe vince contro Atene + Sparta, ma muore Epaminonda): - fine dell’egemonia tebana - fine dell’età della . Ascesa della potenza macedone 361 360 359 358 357 356 355 Filippo II re di Macedonia (359-336) Filippo avanza verso Anfipoli e la penisola Calcidica, invadendo un territorio che era nella sfera della potenza ateniese. Comincia la guerra sociale tra Atene e alcuni suoi alleati della Lega (357-355) Comincia la guerra sacra contro i Focesi accusati di sacrilegio contro il tempio di Delfi: - a fianco di Tebe contro i Focesi Filippo - a fianco dei Focesi Atene e Sparta. Si conclude la guerra sociale: Atene perde metà del suo impero. PANORAMA POLITICO ATENIESE: Aristofonte: aveva condotto Atene contro i suoi alleati; Eubulo: aveva osteggiato la politica del suo avversario, adoperandosi per la pace. Eubulo inoltre sostiene il rafforzamento della flotta, ma tende ad evitare avventure belliche. 20 (25 anni) - primo discorso pubblico, non politico SULLA CORONA DELLA TRIERARCHIA: Demostene reclama l'attribuzione della corona per essersi sottoposto ad una delle più costose liturgie, armando in modo esemplare una trireme. Demostene inizialmente si schiera con Eubulo, accusando Aristofonte di aver distrutto con la guerra sociale l'impero marittimo ateniese. Prima orazione giudiziaria a sfondo politico (si tratta di politica finanziaria): CONTRO ANDROZIONE, accusato di riscuotere le tasse in modo troppo vessatorio. L'orazione fu composta da Demostene, per un certo Diodoro (Demostene logografo). 354 (30 anni) seconda orazione giudiziaria a sfondo politico (ancora politica finanziaria): CONTRO TIMOCRATE, accusato del difetto opposto, cioè di eccessiva indulgenza finanziaria. L'orazione fu pronunciata da Demostene stesso, in qualità di (assistente). Demostene s’immerge sempre più nella partecipazione attiva alla vita civile ateniese e passa all’oratoria decisamente politica. ancora 354 Prima demegoria (primo discorso politico pronunciato davanti all'assemblea SULLE SIMMORIE. Le simmorie erano "associazioni" di cittadini soggetti ad un'imposta patrimoniale speciale: quando era stata costituita la seconda Lega delio-attica, Atene, per mantenere la flotta, aveva imposto una tassa ai cittadini abbienti, suddivisi in 20 associazioni, ciascuna di 60 contribuenti (). Proposta di Demostene aumentare il gettito della imposta, elevando da 1200 a 2000 il numero dei contribuenti. La natura del discorso è finanziaria, ma il fine è politico: per difendere la pace bisogna aumentare gli armamenti (politica di Eubulo). L'assemblea gli diede ragione. 353 352 Megalopoli (città fondata dal tebano Epaminonda in funzione antispartana) chiede aiuto ad Atene contro Sparta, ma Atene era ancora alleata di Sparta proprio in funzione antitebana. Che fare? 21 Demostene interviene nella questione di Megalopoli, pronunciando l'orazione PER I MEGALOPOLITANI. Posizione di Demostene: appoggia l'intervento ateniese nel Peloponneso, in favore di Megalopoli contro Sparta, perché sperava in tal modo di condurre dalla parte di Atene città come Argo, Messene, Sicione. Rottura con Eubulo: Eubulo considerò utopistico progetto politico di Demostene e la diversità di opinione portò ad un'aperta rottura tra i due politici. ancora 352 A Rodi il principe Mausòlo aveva cacciato i democratici e aveva instaurato un regime oligarghico favorevole alla Persia. Alcuni esuli democratici di Rodi chiedono aiuto ad Atene. Demostene interviene nella questione di Rodi, pronunciando l'orazione PER LA LIBERTÀ DEI RODII. Posizione di Demostene: sostiene il principio che Atene doveva intervenire dappertutto in favore dei regimi democratici; aiutando i democratici di Rodi si sarebbe contrastata la Persia e si sarebbe rafforzata Atene. N.B. la democrazia è dunque vista da Demostene come strumento di egemonia: egli ha abbandonato la linea politica di Eubulo che faceva di Atene un'inerte spettatrice. Filippo sconfigge in battaglia i Focesi e cerca di forzare le Termopili per irrompere nel cuore della Grecia, ma viene bloccato da contingenti ateniesi e spartani. Il pericolo era ormai alle porte ed era gravissimo! Primo riferimento a Filippo: nel discorso per i Rodii Demostene nomina per la prima Filippo: par. 24 "(...) ("vedo che spesso alcuni di voi non tengono in alcun conto Filippo, mentre temono il Re come un nemico potente per coloro contro cui voglia muovere guerra,"). Atene è dunque per Demostene tra due fuochi: la Persia e la Macedonia, ma il fuoco più pericoloso è quello macedone e Demostene se ne accorgerà presto, in modo quasi maniacale. 22 352-351 Filippo invade la Tracia, poi cade ammalato. GLI ATENIESI E FILIPPO: molti Ateniesi che avevano considerato Filippo un personaggio trascurabile nel 353, lo ritenevano irresistibile nel 351 e i due atteggiamenti avevano la stessa conseguenza pratica l'inazione. 351-350 Anni di tregua per gli Ateniesi. Filippo non rimane certamente inattivo, ma le sue campagne si svolgono in Illiria e il Epi-ro. Intanto gli Ateniesi godevano di tutti i vantaggi della pace: i redditi della città aumentano, i ricchi investono, i poveri beneficiano di distribuzioni più numerose. Filippo attacca la Calcidica, e lancia un Nel giro di qualche mese pronuncia le tre ultimatum ad Olinto, la quale chiede orazioni OLINTIACHE, dove Demostene l'alleanza di Atene e il suo aiuto militare. chiama Atene a soccorrere la città aggredita da F., schierandosi energicamente contro il governo di Eubulo, che accusa di inerzia. 349 estate 349 348 Atene invia una spedizione di soccorso ad Olinto. Scoppia una rivolta in Eubea. Dilemma per gli Ateniesi: soccorrere Olinto con un contingente militare più forte (opinione di Demostene) oppure reprimere la rivolta in Eubea (opinione di Eubulo)? Vince l'opinione di Eubulo. Risultato: doppio fallimento ateniese (in Calcidica, dove Olinto e altre città capitolano, e in Eubea, a cui Atene è costretta a riconoscere l'indipendenza). 23 (33 anni): Demostene pronuncia in assemblea la sua PRIMA FILIPPICA, con cui cerca di scuotere gli animi e di sottrarli all'inerzia, ma non si limita ai sentimenti, bensì fa anche proposte concrete sull'armamento militare da apprestare e sulla strategia delle operazioni belliche in difesa dei punti attaccati da Filippo. Demostene illustra il progetto nei suoi termini finanziari, indicando con quali risorse poteva essere realizzato. Alcune considerazioni: 1) l'orazione è un vero capolavoro di eloquenza; 2) non sappiamo se l'orazione fece impressione sull'uditorio ateniese, ma comunque le sue proposte non furono accettate; 3) anche certi storici moderni hanno criticato il piano d'azione proposto; 4) ancora D. non è un irriducibile bellicista, non respinge la prospettiva di una pace, purché lo status quo non si modifichi ulteriormente a favore di Filippo. 348-346 Demostene ritiene che ora Atene si debba adoperare per la pace. Perché? probabilmente per concedere agli Ateniesi un respiro che avrebbe loro permesso di prepararsi meglio alla successiva guerra. Demostene compone un discorso per una causa privata, la CONTRO MIDIA. Dalle affermazioni di questo discorso sembra che Demostene abbia intrapreso una nuova campagna contro Eubulo e i suoi amici politici, fondata su nuovi temi: la denuncia della hybris dei ricchi l’appello alla vigilanza del popolo contro un complotto oligarchico. Demostene cercava così di screditare il gruppo di Eubulo presentandolo come “il partito dei ricchi”. 347 346 Morte di Platone Pace di Filocrate. Risultati della pace: Filippo insedia presidi macedoni nei punti nevralgici della Grecia. Dopo la pace di Filocrate La vita politica ateniese è dominata dalla questione dei rapporti con Filippo. La contrapposizione tra fautori dell’intesa con Filippo e fautori della fermezza nei suoi confronti tendeva a relegare in secondo piano tutte le altre divisioni. 345 344 La situazione incandescente nel Peloponneso offre a Filippo numerose possibilità d'intervento. In generale le fazioni oligarchiche facevano appello a Filippo per prevalere sulle rivali. Filippo manda dei mercenari in aiuto di Messene oppressa dalla minaccia spartana e correva voce che si preparasse alla guerra contro Sparta Demostene ottiene dal popolo di essere inviato come ambasciatore nel Peloponneso per mettere in guardia soprattutto gli Argivi e i Messeni contro l'alleanza macedone. La sua iniziativa provoca la protesta scritta di Filippo che si mostra stupito dell'atteggiamento dei suoi "alleati" ateniesi. Mentre gli Ateniesi discutono sulla risposta da dare a quella lettera, Demostene pronuncia la SECONDA FILIPPICA, in cui non propone nessuna misura immediata, ma si limita a esortare gli Ateniesi a prendere coscienza della gravità del pericolo. Non propone quindi nessuna azione immediata, ma mira ad agire sull’opinione pubblica ateniese. 24 Sembrava giunto a Demostene e ai suoi amici il momento ooportuno per fare condannare legalmente i filipizzanti più noti: 344-343 Iperide contro Filocrate Iperide intenta a Filocrate una una denuncia al popolo per alto tradimento, così formulata: “Come oratore, egli sostiene proposte contrarie all’interesse del popolo ateniese, perché riceve denaro e doni dai nemici del popolo”. L’assemblea decretò un voto ostile a Filocrate e Iperide portò la causa davanti al tribunale. Senza aspettare il giorno del processo, Filocrate preferì lasciare Atene e fu condannato a morte in contumacia. Demostene contro Eschine Demostene attacca personalmente Eschine con l'orazione SULLA CORROTTA AMBASCERIA, addossandogli la responsabilità delle clausole più sfavorevoli della pace di Filocrate. Le prove sono deboli, ma l'eloquenza è grande. A favore di Eschine interviene Eubulo; Eschine, per pochi voti, viene assolto. 343 Filippo intensifica la sua politica di espansione in Tracia fino all'Ellesponto, rintuzzando le molestie di un corpo di spedizione Ateniese e mettendo in difficoltà i coloni che Atene aveva mandato nel Chersoneso. Per rafforzare le loro posizioni nel Chersoneso gli Ateniesi avevano inviato un contingente di mercenari diretti dallo stratego Diopite. La maggior parte delle città del Chersoneso accolse con gioia il rafforzamento dei cleruchi, ma Cardia, alleata di Filippo, fece appello al re macedone che inviò delle truppe per sostenerla. Diopite, per rappresaglia e anche perché doveva pagare il suo esercito, saccheggiò parecchie località tracie del regno di Filippo e aggravò la sua posizione torturando e chiedendo un riscatto per il rilascio dell’inviato macedone che si era recato da lui per rivendicare la liberazione dei prigionieri. 342 25 341 Nuova lettera di protesta di Filippo, che chiede il richiamo in patria di Diopite. Alcuni oratori ritennero che le proteste di Filippo fossero fondate, la sua richiesta giustificata e che un rifiuto avrebbe portato la città alla guerra. Demostene replicò con l'orazione SUI FATTI DEL CHERSONESO, in cui l'oratore si batte perché Diopite e i coloni Ateniesi non vengano richiamati in patria. 341 Qualche settimana più tardi Demostene pronuncia la TERZA FILIPPICA, in cui riprende e amplifica la denuncia degli atti e delle ambizioni di Filippo e propone un insieme di misure militari e diplomatiche per salvaguardare la libertà di Atene e di tutti i Greci. primavera-estate 341 Demostene si rivolge spesso al popolo per convincerlo ad adottare una politica di resistenza sistematica a Filippo. A seconda delle circostanze, sviluppa più o meno i diversi temi del suo programma d'azione. Compone la QUARTA FILIPPICA. 341-340 Attività diplomatica di Demostene: Bisanzio e Abido si alleano con Atene; Rodi e Chio promettono aiuto. 340 Per reazione agli interventi ateniesi, Filippo assedia Perinto e poi si dirige contro Bisanzio; Atene invia due spedizioni, Filippo leva l'assedio e si dirige in Tracia dove ottiene successi solo parziali. 339 Scoppia un'altra guerra sacra contro i Locresi di Anfissa. Il consiglio anfizionico affida il comando della guerra a Filippo che occupa Elatea, riprendendo il controllo sulla via per le Termopili. Grazie all'attività diplomatica di Demostene si arriva ad un'alleanza tra Atene e Tebe e altre città greche. 26 L'astro di Demostene è all'apice del prestigio, non solo in patria, ma in tutta la Grecia. La sua attività di uomo politico si concentra nella realizzazione di un’alleanza contro la Macedonia con tebe, che mal sopportava l’occupazione macedone delle regioni confinanti. L’oratore riceve anche la corona d’oro, insigne riconoscimento per aver riavvicinato l’Eubea ad Atene. 338 Battaglia di Cheronea. Filippo vince. Atene deve cedere le città del Chersoneso tracico e a Tebe viene insediata una guarnigione macedone. 337 Congresso di Corinto viene decisa la guerra contro la Persia. Poiché Demostene aveva versato del denaro suo nelle casse dello stato e poiché aveva ben meritato della patria, Ctesifonte propose che gli si assegnasse in teatro una corona d'oro. La proposta era già stata votata dal Consiglio, quando fu impugnata come illegale da Eschine, il quale sosteneva che la politica di Demostene era stata fallimentare e non meritava alcun riconoscimento (la causa sarà comunque dibattuta 6 anni dopo, nel 330). 336 336 336-323 335 334 334-333 333 332 331 Demostene partecipa alla battaglia di Cheronea, combattendo come oplita. Si salva con la fuga. Tuttavia non viene abbandonato dai suoi concittadini, fu anzi incaricato di pronunciare l'orazione funebre (EPITAFIO) per i caduti e fu eletto a difesa delle mura e alla cassa del teorico. Filippo muore assassinato in una congiura. Sul trono macedone sale Alessandro. Atene stringe alleanze segrete con Tebe e altre città. Il Re di Persia invia denaro a Demostene perché boicotti la spedizione di Alessandro. Regno di Alessandro Tebe si ribella alla guarnigione macedone; Alessandro dà ordine di incendiare e radere al suolo Tebe, lasciando intatta solo la casa di Pindaro. Risparmia anche Atene, ma vuole i dieci oratori più ostili, tra cui Demostene, Iperide e Licurgo. I tre si salvano grazie all'intervento di Demàde, il quale poi convince i suoi concittadini a congratularsi col re macedone per aver punito la città ribelle (!!!). Comincia l'impresa asiatica di Alessandro. Battaglia sul fiume Granico (Alessandro viene salvato dall'amico Clito). Alessandro avanza attraverso la Licia e la Panfilia e giunge a Gordio (episodio del nodo). Battaglia di Isso (Siria). Fuga di Dario III. Assedio e conquista di Tiro. Alessandro giunge in Egitto. Fondazione di Alessandria. A. nell'oasi di Siwah visita il santuario di Zeus Ammonio. Alessandro lascia l'Egitto. Battaglia di Gaugamela. Nuova fuga di Dario. Alessandro entra da vincitore nelle capitali Babilonia, Susa, Persepoli. 27 Alla notizia della morte di Filippo Demostene, benché a lutto per la morte della figlia, si veste di bianco e compare in pubblico con la corona in testa, suscitando in biasimo degli avversari. Comincia il declino di Demostene. 330 Alessandro si dirige verso la Battriana. (54 anni): Demostene osservava la situazione senza agire (in Oriente Alessandro passava di vittoria in vittoria e in Grecia il suo vicario Antipatro rinsaldava sempre più il potere macedone), poiché si rendeva conto che opporsi sarebbe stato un suicidio e che era impossibile battersi per l'egemonia di Atene: Tebe era stata distrutta, Sparta umiliata, la Persia sconfitta. Opporsi ad Alessandro significava perdersi: occorreva aspettare. Pertanto in quegli anni Demostene invitava alla prudenza e alla moderazione, scontentando i suoi sostenitori e suscitando in Iperide il sospetto che segretamente fosse d'accordo con Alessandro. In questo momento egli scrive l'orazione PER CTESIFONTE o SULLA CORONA, in cui elenca i propri meriti verso la città, giustificando integralmente la propria linea politica. L'orazione è infatti tutta retrospettiva: è la storia e la valutazione di una politica di cui si seguono le radici fin dentro il passato. Gli Ateniesi accolsero la proposta di Ctesifonte e assegnarono la corona a Demostene; Eschine con la sua orazione Contro Ctesifonte non ottenne neppure un quinto dei voti, perdette la causa e andò in esilio a Rodi dove insegnò retorica, dove, tra l’altro rielaborò, ampliò e riscrisse il suo discorso 28 329 328 327 326 325 324 323 323-280 323 322 Alessandro fa giustiziare Besso, che aveva ucciso a tradimento Dario III. Alessandro uccide l'amico Clito. Alessandro fa uccidere Callistene, coinvolto in una congiura. Comincia la spedizione in India. Battaglia sul fiume Idaspe. Il principe Poro diventa vassallo di Alessandro. Gli uomini di Alessandro non vogliono raggiungere il Gange Alessandro torna a Pasargade, la città degli imperatori persiani. Arpalo (figlio di un fratello di Filippo e tesoriere di Alessandro che male aveva amministrato le ricchezze del re) appena sa che il re sta tornando, fugge da Babilo- Demostene è coinvolto nello scandalo di nia con un contingente di mercenari, 30 Arpalo e dall'inchiesta risultò che aveva navi e 5000 talenti e si rifugia ad Atene. intascato 20 talenti. Demostene si discolpò dicendo che la somma corrispondeva a Naturalmente Alessandro ne chiede la quella da lui in altra circostanza anticipata consegna. Gli Ateniesi arrestano Arpalo, per lo stato. Iperìde che un tempo era stato sequestrano il denaro e lo depositano suo amico lo attacca e il tribunale lo sull'acropoli, affidandolo ad una comcondanna a pagare 50 talenti. Poiché non missione di cui fa parte anche Demostene. ha il denaro per estinguere il debito, Arpalo riesce a fuggire, ma viene ucciso a finisce in prigione, da cui riesce a fuggire Creta. Il tesoro fu restituito, ma ne manprima a Egina poi a Trezene. cava la metà. Uomini di opposti schieramenti politici vengono accusati di corruzione e fra loro anche Demade e Demostene che vuole un'inchiesta. Alessandro muore a Babilonia. Le lotte tra i Diadochi. La morte di Alessandro ha in Grecia Dopo la morte di Alessandro, Demostene pesanti ripercussioni: si hanno ovunque viene richiamato ad Atene, che trovò un insurrezioni. espediente per simulare l’avvenuto Si forma una nuova Lega Ellenica capeg- pagamento dei 50 talenti di multa. Viene giata da Atene. accolto come un trionfatore. Morte di Aristotele. La guerra tra la Lega Ellenica e le forze macedoni si decide per mare, quando presso Amorgo (un'’soletta delle Sporadi a sud di Nasso) la flotta ateniese fu costretta ad ammainare bandiera presso di fronte all’ammiraglio macedone Clito. Di lì a poco il macedone Antipatro scon- (62 anni) - Demostene fugge da Atene e si fisse l’esercito ateniese a Crannone, in rifugia nel tempio di Posidone dell'isoletta Tessaglia. Ad Atene il partito filomacedo- di Calauria di fronte alle coste dell'Argone riprende il sopravvento e alla democra- lide. Scovato dagli emissari di Antipatro, zia radicale subentra una timocrazia. Demostene si uccide col veleno. 29 Vita di Demostene Demostene, nato nel 384 nel demo di Peania, era figlio di un ricchissimo industriale, che, morendo, lo lasciò orfano a sette anni sotto la tutela del cugino Afobo. Crebbe fragile di salute sotto le cure della madre, scita di origine (per questo Eschine lo chiamerà con disprezzo “lo Scita”). Da giovane ascoltò Platone, ma fu grande ammiratore soprattutto di Tucidide, del quale ricopiò l’opera ben otto volte. Diventato maggiorenne si rese conto che gran parte delle sue sostanze era stata dilapidata da Afobo e dal cognato di lui Onetore. Nel 364, sotto la guida dell’oratore Iseo fece causa ad Afobo e a Onetore. La somma di cui riuscì a ottenere la restituzione era molto inferiore a quella alla quale aveva diritto, ma la vittoria contro il tutore gli aprì la strada verso l’attività di logografo, alla quale si dedicò per tutta la vita. Evidentemente era un’attività piuttosto lucrosa, se nel 359, a soli venticinque anni, fu in grado di assumere la trierarchia, che, insieme alla coregia, era la liturgia più onerosa. Nello stesso anno di fronte alla tiene un’orazione, Sulla corona trierarchica, nella quale sostiene di meritare il riconoscimento per avere fornito la nave meglio equipaggiata. Inizia la carriera politica durante l’ultimo anno della guerra sociale mettendo le sue competenze di logografo a disposizione dei gregari del partito di Eubulo, che intentano processi contro la elite dominante, considerata responsabile della fine della seconda Lega delio-attica e scrive, senza troppe preoccupazioni di coerenza la Contro Androzione (355 a.C.), la Contro Timocrate, e la Contro Leptine. Negli stessi anni inizia anche i discorsi più propriamente politici, davanti alla : Sulle simmorie (353), Per i Megalopolitani(353), Per la libertà dei Rodiesi (351). Con gli ultimi due mostra già di staccarsi dalla politica di Eubulo, sostenendo energicamente la necessità di intervenire a favore dei governi democratici. Nei 351 con la Prima Filippica lancia il primo grido d’allarme contro i successi di Filippo, affermando che il vero nemico non è la Persia, ma la Macedonia ed è contro di essa che si devono armare un esercito e una flotta; quando Filippo attacca Olinto, Demostene si schiera apertamente contro Eubulo e con le tre orazioni Per Olinto cerca di convincere gli Ateniesi a intervenire, disposti anche a sacrificare il . Tardi la decide per l’intervento e l’ esiguità degli aiuti (appena duemila opliti) dimostra la riluttanza ad abbandonare la politica di pace propugnata da Eubulo. Dopo la caduta di Olinto Atene non può far altro che avviare le trattative che si concludono con la pace detta di Filocrate (346 a.C.), che riconosce a Filippo le conquiste nella Tracia Meridionale e gli lascia mano libera nella guerra sacra tra Tebe e la Focide, in seguito alla quale Filippo otterrà i due voti dei Focesi all’interno dell’Anfizionia delfica. Sulle prime Demostene, che faceva parte dell’ambasceria insieme a Eschine, con l’orazione Sulla pace si pronuncia in favore della tregua. Poco tempo dopo, però, il partito antimacedone pare avere la meglio. Infatti Demostene convince Timarco ad accusare di corruzione Eschine; nel 344 pronuncia la Seconda Filippica; nel 343 Iperide fa causa a Filocrate e lo costringe ad andare in esilio e lo stesso Demostene chiama in giudizio Eschine (Sulla corrotta ambasceria). Eschine, anche se solo per trenta voti, viene assolto perché Eubulo e Focione testimoniano a suo favore. La fine degli anni quaranta vede i principali successi di Demostene: la liberazione dell’Eubea (341) - per questo riceve una corona d’oro - , la devoluzione del per usi bellici (339), la lega antimacedone e l’alleanza con Tebe (338). Del 341 sono anche la Terza e la Quarta Filippica. La coalizione antimacedone viene sconfitta a Cheronea, ma questo non si traduce nella disfatta politica del partito antimacedone, se è vero che a Demostene viene assegnato l’incarico di celebrare i caduti in guerra, di provvedere alla ricostruzione delle mura e gli viene data la nomina ad amministratore. Per le sue benemerenze Ctesifonte propone nel 336 di onorarlo con un’altra corona d’oro. che dovrebbe essere consegnata a teatro, durante le grandi Dionisie. Eschine accusa di illegalità la proposta, sostenendo che non si dà la corona ad un magistrato ancora soggetto al rendiconto, che non si può dare a teatro e che Demostene è, in realtà, il responsabile della rovina di Atene. Il processo si terrà sei anni più tardi; ad esso Demostene parteciperà come synegoros di Ctesifonte pronunciando la sua più appassionata orazione, Per la corona. Eschine non riuscirà ad ottenere nemmeno un quinto dei voti e sceglierà la strada dell’esilio. I sei anni trascorsi tra la denuncia e il processo - un tempo molto lungo per il diritto attico - si possono forse spiegare ricordando gli avvenimenti che si erano susseguiti a ritmo vertiginoso: nel 336 era morto Filippo; 30 nel 335 Alessandro aveva domato la ribellione di Tebe distruggendo la città e solo l’intervento di Demade, aveva impedito che venissero consegnati al re i capi del partito antimacedone ateniese tra cui, appunto, Demostene; nel 334 era iniziata la campagna contro la Persia; nel 331 Agide di Sparta aveva tentato un’ultima ribellione del Peloponneso, ma era stato sconfitto dal generale Antipatro. La facile sconfitta dell’impero persiano convince Demostene della impossibilità di ripetere il gioco di alleanze antimacedoni con la Persia, analogamente a quello che era avvenuto durante le guerre del quinto secolo, per questo diventa sempre più tiepido nei confronti di un nuovo scontro militare con la Macedonia. Si può pensare che sia questa la ragione per la quale fu trascinato nel fango in occasione dell’affare Arpalo. Quando, infatti, nel 324 il cugino di Alessandro Arpalo, che per amore dell’etera Glicera aveva fatto alla città molti donativi di grano (e per questo aveva ottenuto la cittadinanza onoraria) si era presentato ad Atene con un tesoro di settecento talenti, Demostene era stato uno di coloro che avevano proposto di accoglierlo in una forma di custodia a metà tra la prigionia e la tutela. Poco dopo Arpalo era fuggito a Creta, dove era stato ucciso da un tale Tibrone. Circa la metà del tesoro era nel frattempo scomparsa, finita nelle tasche dei politici. Accusato da Iperide, l’alleato di sempre, Demostene viene condannato ad una enorme multa di cinquanta talenti e si ritira in esilio volontario ad Egina e poi a Trezene. Richiamato ad Atene dopo la morte di Alessandro (323) è messo in grado di pagare la multa e riprende ad organizzare una lega antimacedone, che sulle prime sconfigge il generale Antipatro, costringendolo a rinchiudersi nella fortezza di Lamia. Nel 322, tuttavia, con la battaglia di Crannon la lega viene sconfitta. Iperide viene preso prigioniero e ucciso, Demostene si sottrae alla cattura avvelenandosi nel tempio di Poseidone a Calauria. Opere Nel corpus demostenico ci sono pervenute 17 demegorie, discorsi tenuti di fronte all’assemblea dei cittadini, tre delle quali sono ritenute spurie: Sulle simmorie, contro un falso allarme di attacco persiano propone un progetto di riforma navale; Per i Megalopolitani, in appoggio alla città di Megalopoli in conflitto con Sparta; Per la libertà dei Rodii, in appoggio ai democratici di Rodi che cercano di difendere la libertà dell’isola contro i satrapi di Caria; tre Olintiache che cercano di indurre gli Ateniesi a portare aiuti alla città assediata da Filippo; quattro Filippiche che chiedono agli Ateniesi di reagire di fronte ai successi di Filippo; Sulla pace consiglia di non prendere iniziative pericolose contro la pace di Filocrate; Sui fatti del Chersoneso si schiera contro chi vorrebbe smantellare l’esercito, comandato da Diopite che sta difendendo nel Chersoneso gli interessi dei coloni ateniesi contro la città di Cardia, sostenuta da Filippo; Sull’ordinamento dello stato sostiene la necessità di riorganizzare un esercito cittadino. Possediamo inoltre una raccolta di 56 pezzi di diverse demegorie, che vengono chiamati Proemi, anche se non tutti erano destinati a figurare in apertura. Le orazioni giudiziarie sono quarantadue, ma non tutte sono considerate autentiche. Un gruppo di cinque orazioni è contro i tutori Afobo e Onetore, dai quali Demostene pretende la restituzione del patrimonio; la Contro Androzione, la Contro Leptine e la Contro Timocrate sono discorsi giudiziari con il chiaro intento politico di esautorare la elite ritenuta responsabile della disfatta di Atene in seguito alla guerra sociale; Per la corrotta ambasceria accusa Eschine di essersi fatto corrompere in occasione delle trattative di pace del 346; la Contro Midia accusa Midia di aver con il suo comportamento oltraggioso, impedito la regolare esibizione dei cori delle Grandi Dionisie; Per la corona è l’orazione con la quale, in qualità di di Ctesifonte Demostene difende il proprio operato politico contro Eschine, 31 la Contro Aristogitone è un discorso di replica dell’accusa nel processo contro il demagogo considerato la sventura della città; la Contro Conone difende un giovane malmenato per le strade di Atene; la Per Formione è il discorso in difesa del liberto Formione, accusato da Apollodoro (figlio del suo padrone) di aver trattenuto ingenti somme di denaro; la Contro Stefano è stata scritta per Apollodoro che accusa Stefano di aver reso falsa testimonianza in occasione del precedente processo. Le due ultime orazioni, scritte l’una contro, l’altra in difesa di Apollodoro fanno osservare scherzosamente a Plutarco che Demostene “prese dall’armeria le spade per le due parti in lotta”. Tra le orazioni apocrife generalmente viene dato grande risalto alla Contro Neera, perché fornisce notizie interessanti circa la condizione della donna. Delle due orazioni epidittiche dovrebbe essere autentico l’Epitaffio, scritto per commemorare i caduti di Cheronea. La tradizione gli attribuisce anche sei lettere considerate spurie. Stile Al contrario dello stile di Isocrate, talmente raffinato da risultare freddo, quello di Demostene è vario, capace di adattarsi alle più diverse circostanze, sempre travolgente. Frequenti i quesiti rivolti direttamente al pubblico, scambi di battute con interlocutori immaginari, apostrofi. Usa spesso l’arma dell’ironia e il paradosso. È misurato nell’uso delle figure retoriche, evita lo iato, sia pure in maniera meno rigorosa di Isocrate, è controllato nella scelta delle parole, ma all’occorrenza non disdegna di utilizzare espressioni anche volgari. Gli antichi osservavano che l’efficacia della sua prosa era dovuta essenzialmente al ritmo, particolarmente delle clausole. Fortuna Nel mondo classico Demostene venne considerato il campione della libertà della Grecia contro l’oppressione dello straniero, tanto che Cicerone chiamò Filippiche le sue orazioni contro Antonio. Dopo la caduta di Costantinopoli il cardinal Bessarione tradusse la Prima Olintica per incitare alla guerra contro i Turchi e ancora nel 1805 Jacobs tradusse a Lipsia tutte le demegorie in funzione antifrancese. Quando però nel corso dell’Ottocento uscirono gli studi del Droysen che rivalutavano l’Ellenismo, considerandolo non già il declino della civiltà classica, quanto piuttosto l’inizio di una nuova civiltà, Demostene venne giudicato come l’assertore di un municipalismo chiuso e ottuso, incapace di comprendere le istanze moderne. Oggi il giudizio si è fatto più equilibrato e si riconosce “il suo innegabile errore politico”, compensato però da “una personale tensione dello spirito che fa di lui il tragico e appassionato protagonista dell’eterna utopia di idealizzare il passato e di arrestare sotto la sua insegna il corso della storia” (Del Corno). 32