Nel XIX secolo si diffonde l'industrializzazione Lo sviluppo economico dell'Europa Dopo il Congresso di Vienna (1815) per cinquant'anni in Europa non ci furono grandi guerre ed il paese ebbe un intenso sviluppo economico di tipo industriale. Si distinguono due fasi della crescita industriale europea: • I fase, dal 1820 al 1840: lenta, poche manifatture che impiegavano poche macchine; • II fase, dal 1840 al 1870: veloce, la potenza delle macchine usate nelle industrie aumentò enormemente. L'Inghilterra l'officina del mondo L'Inghilterra fu il paese che progredì più velocemente, il suo primato economico verso la metà dell'Ottocento, era indiscutibile, grazie non solo al gran numero di telai meccanici, ma anche alle industrie estrattive, metallurgiche e ai cantieri navali. L'industrializzazione si diffonde in Francia ed in Belgio Dopo l'Inghilterra si industrializzarono rapidamente Francia e Belgio, grazie al moltiplicarsi dei telai meccanici e alle innovazioni tecniche. In Belgio si sviluppò moltissimo l'industria cotoniera, i macchinari divennero sempre più costosi e complessi e poterono essere acquistati solo dalle aziende con capitali ingenti mentre le piccole aziende familiari dovettero chiudere. Anche le industrie siderurgiche e meccaniche crebbero, specialmente in Francia. In Germania l'industria si sviluppa rapidamente La Germania era frazionata in alcuni stati regionali ed una miriade di staterelli. La Prussia nel 1834 avviò un deciso processo di industrializzazione portando a compimento il progetto dello ZOLLVEREIN, un'unione doganale tra i territori della Confederazione germanica. I territori coinvolti costituirono un'unione commerciale senza barriere doganali tra loro e lasciarono sussistere le barriere all'entrata delle merci straniere, in modo da proteggere la produzione tedesca dalla concorrenza straniera. Tra il 1830 ed il 1848 il consumo di carbone aumentò di otto volte, scomparvero le imprese familiari ed aumentarono rapidamente fusi e telai meccanici, segno che l'industrializzazione prendeva piede. In Italia l'industrializzazione si diffonde quasi solo al nord In Italia l'industrializzazione si limitò a poche zone del Settentrione: • in Lombardia, ai piedi delle Alpi, erano diffuse la produzione e la lavorazione della seta e la filatura del cotone, • in Piemonte era florido il settore laniero (Biella), • in Liguria si svilupparono le industrie metallurgica e meccanica, collegate con le costruzioni navali. Nell'Italia centro-meridionale l'unico centro industriale importante era Napoli, con il suo cantiere navale. L'Industrializzazione favorisce la crescita urbana L'industrializzazione provocò lo sviluppo impetuoso delle città europee che, nell'Ottocento, aumentarono enormemente il numero degli abitanti. • • • Londra passò da 900.000 abitanti nel Settecento a 2.300.000 nel 1850 e 4.300.000 nel 1900, Parigi passò da 600.000 abitanti a 1.000.000 a 2.000.000, in Italia, Milano crebbe più lentamente arrivando a 600.000 abitanti a fine Ottocento. Le trasformazioni del mondo agricolo La rivoluzione dei modi di produzione investì anche l'agricoltura: • le aziende agrarie diventarono di medie e grandi dimensioni, • il vecchio modello del latifondo fu sostituito da una conduzione basata sulla modernizzazione delle tecniche di coltura, sull'investimento di denaro e sulla maggior produttività, • aumentò l'uso dei macchinari, • le macchine provocarono la crescita della disoccupazione. L'Inghilterra era il paese più progredito, seguito dall'Olanda, dal Belgio, da alcune regioni della Francia e della Germania e da parte della pianura padana, mentre la meccanizzazione dell'agricoltura fu assente in Spagna, nell'Italia meridionale e nell'Europa orientale. Il capitalismo L'imprenditore Con la rivoluzione industriale apparvero due nuove figure sociali: l'imprenditore e l'operaio. 1. L'imprenditore era un mercante o un grande proprietario terriero che aveva un capitale da investire e lo impiegava per acquistare macchine e materie prime e per pagare dipendenti. Se l'impresa aveva successo, l'imprenditore aveva un profitto e poteva comprare nuove macchine, assumere altri operai e ingrandire l'impresa. L'imprenditore veniva chiamato capitalista ed il sistema economico capitalismo. 2. L'operaio sopravviveva offrendo il suo lavoro in cambio di salario, perciò rappresentava la forza-lavoro. La rivoluzione industriale modificò anche il mercato del lavoro ed i rapporti sociali. Le condizioni di lavoro L'industrializzazione impose agli operai condizioni di lavoro durissime: • i salari erano molto bassi (sopravvivenza), • gli estenuanti orari di lavoro che si effettuavano (16 ore), • lavoravano anche i bambini, • la minima infrazione comportava il licenziamento, • l'ambiente igienico e sanitario era pessimo e causava malattie croniche o mortali, • non esistevano organizzazioni sindacali. La domanda di lavoro era maggiore dell'offerta. Le prime associazioni operaie In Inghilterra, all'inizio dell'Ottocento, gli operai iniziarono a protestare contro il sistema di fabbrica, sorsero così movimenti di lavoratori che chiedevano: • aumenti di salario, • tutela del lavoro minorile e femminile, • diritto di associazione. Nel 1825 in Inghilterra furono permesse le Trade Unions, organizzazioni sindacali, che ottennero la riduzione della giornata lavorativa a dieci ore. Anche in Francia sorsero società operaie che non riuscirono a vincere l'opposizione degli imprenditori e del governo. Si diffondono le teorie socialiste Durante l'affermazione del capitalismo nacque il pensiero socialista. I socialisti concepivano una società fondata sull'uguaglianza di tutti gli uomini, queste teorie coinvolsero gli operai nella vita politica. In Francia il movimento socialista crebbe per opera di Louis-Auguste Blanqui che fondò un'associazione operaia. Il Manifesto di Marx ed Engels A Londra sorse nel 1847 la Lega dei comunisti, cui aderirono due profughi politici tedeschi: Karl Marx e Friedrich Engels. Essi elaborarono il Manifesto del Partito comunista, in cui si affermava che le disuguaglianze e le contraddizioni sociali, nate dal capitalismo, si potevano risolvere solo attraverso la lotta della classe degli operai o proletari contro i capitalisti. Lo sviluppo dei trasporti e delle telecomunicazioni La rivoluzione dei trasporti La domanda di nuovi macchinari veniva : - dall'industria - dall'agricoltura a cui si aggiunsero i trasporti. Dalla metà dell'Ottocento: • la rete ferroviaria mondiale si estese, • i tempi degli spostamenti si ridussero, • le comunicazioni via mare si trasformarono, i velieri furono sostituiti da giganteschi bastimenti d'acciaio, mossi da motori a vapore, • fu inventato il telegrafo che velocizzò le comunicazioni e aiutò il commercio, (1851 un cavo telegrafico mise in comunicazione Dover con Calais). Negli Stati Uniti Samuel Morse escogitò un alfabeto formato da linee e punti. Nel 1865 un cavo, appoggiato sul fondo dell'Atlantico, collegò Europa ed America, poco dopo cavi telegrafici sottomarini attraversarono anche gli oceani Indiano e Pacifico. Trasporti e colonizzazione Lo sviluppo dei trasporti favorì il commercio dei prodotti industriali europei, soprattutto la Gran Bretagna si avvantaggiò dell'espansione del commercio internazionale, perché possedeva un vasto impero coloniale che estese tra il 1848 e il 1858, conquistando l'India, assoggettò la Birmania e avviò il commercio con la Cina. Le potenze europee erano presenti in Asia ed in Africa con: • una dominazione coloniale diretta, • una penetrazione economica.