FACOLTA’ DI TEOLOGIA BIBLICA GESU’ E’ IL SIGNORE STORIA DELLA CHIESA ANTICA 5 a. C. – A. D. 590 Note elaborate a partire dal testo di Earle E. Cairns, Cristianesimo attraverso i secoli A cura del pastore Giovanni Traettino Anno 2012 – 2013 1 STORIA DELLA CHIESA ANTICA 5 a. C. – A. D. 590 Introduzione Diffusione del Cristianesimo nell’Impero fino all’anno 100 La pienezza dei tempi Su questa pietra Al Giudeo prima E poi al Greco I libri e le pergamene Vescovi e diaconi Lotta della vecchia chiesa cattolica imperiale per la sopravvivenza (100 - 313) Cristo e Cesare Favole e sana dottrina Combattiamo con zelo per la fede La Chiesa serra le file Supremazia della vecchia chiesa cattolica imperiale (313 – 590) La chiesa affronta l’impero e i barbari Formazione dei Credi nell’era conciliare L’età d’oro dei Padri della chiesa Il cristianesimo nei chiostri Sviluppi gerarchici e liturgici 2 NOTE PER L’INSEGNAMENTO INTRODUZIONE Storia della Chiesa e Storia del Cristianesimo Introducendo queste note ci piace dar conto di un dibattito che esiste tra gli storici in ordine all’opportunità di utilizzare l’espressione “Storia del Cristianesimo” piuttosto che quella di “Storia della Chiesa”. A favore della prima opzione giocano la necessità di: “1. Un’attenzione continua e sistematica all’intreccio tra il patrimonio storico-religioso del cristianesimo - la comprensione soggettiva dei cristiani - e la cultura e la società in cui questo patrimonio si incarna e si manifesta; 2. Fare storia dei differenti tipi di cristianesimo che si sono venuti storicamente configurando, delle loro reciproche relazioni conflitti, eresie, scismi, riforme - e delle loro differenze.” (G. Filoramo). E’ d’altra parte evidente che la storia del cristianesimo non sia da identificare con la storia di una chiesa in particolare (cattolica, ortodossa, protestante) o fosse anche con la storia di tutte le chiese. Bene ha detto Paolo Ricca: “Il cristianesimo non è soltanto religione, è anche cultura”. A riprova di quanto diciamo, basti ricordare il titolo del famoso saggio di Benedetto Croce (noto filosofo non credente napoletano): “Perché non possiamo non dirci cristiani”. O ancora la presenza nel recente dibattito sulle radici cristiane dell’Europa dei cosiddetti “atei devoti”. Naturalmente la nostra prospettiva tenderà ad essere “tagliata” maggiormente nel senso di una storia della chiesa, vuoi per la nostra professione di fede, vuoi per il contesto nel quale questo studio viene proposto. Fare storia - Definizione di Storia della Chiesa Fare storia significa fare ricerca, aggregazione e analisi scientifica dei fatti, degli eventi e dei processi, per farne una narrazione sistematica e interpretarli alla luce delle chiavi ritenute più significative. Come ha detto qualcuno la storia è “la scienza della padronanza del passato e della coscienza del tempo”. Ma a ragione dovrebbe essere considerata anche “come scienza del cambiamento e della trasformazione". Ad ogni buon conto lo storico, come il buon giornalista, deve sempre quanto meno provare a tenere distinti i due aspetti fondamentali del suo lavoro: i fatti e l’interpretazione degli stessi. Ne va della serietà e attendibilità della sua narrazione. L’interpretazione dei fatti Una volta accertati i fatti occorre dunque affrontare la sfida della loro interpretazione. Occorre ricercare “il significato della storia”. In questo senso ci sono più scuole di pensiero. Per semplicità, il nostro “autore” ne suggerisce almeno tre: 1. Quella dei pessimisti; 2. Quella degli ottimisti; 3. Quella de pessimisti ottimisti. 1. Quella dei primi, ossessionata dagli insuccessi dell’uomo (l’angelo del passato!), ha una visione ciclica della storia (“l’eterno ritorno”, una serie di cerchi identici sovrapposti) ed è orientata a credere piuttosto ad un andamento di progressiva decadenza. Si pensi al Declino dell’Occidente (1918 – 1922) di Oswald Spengler. 2. Quella degli ottimisti, rappresentabile con un grafico ascendente o con i livelli successivi di una spirale, è profondamente umanistica e propende ad una interpretazione progressiva e ottimistica della storia. E’ il caso di Arnold Toynbee (Il Darwinismo sociale), di Hegel (tesi e antitesi successive, che si risolvono sempre in una sintesi superiore), di Carlo Marx (la lotta di classe come lievito della storia per far sorgere una società migliore e senza classi. Il Capitale). 3. Quella dei pessimisti ottimisti che guardano alla storia come allo svolgersi del conflitto tra bene e male, tra Dio e il diavolo, nella quale, senza l’intervento di Dio (la Grazia, la Provvidenza), l’uomo è per natura impotente a produrre il bene necessario per la vita della persona, della comunità e del creato. L’interpretazione cristiana della storia Occorre infine ricordare, per quel che riguarda l’interpretazione cristiana della storia e la visione cristiana del mondo, che mentre la tradizione secolare occidentale, sia classica che moderna, attribuisce centralità all’uomo (umanesimo secolare) e alla sua ragione il primato nella ricerca di Dio e dell’ascesi spirituale; la tradizione giudaico cristiana attribuisce valore centrale all’iniziativa di 3 Dio (“il fondamento di Dio”!) e della sua rivelazione, sottolineando di conseguenza il primato della fede. Una considerazione particolare merita quella componente della tradizione cristiana cattolico romana in particolare - che, per la via dell’antico e mai interrotto dialogo con la cultura classica e la filosofia greca contempla la possibilità di una feconda sintesi tra fede e ragione. Importanza della storia della Chiesa A questo punto è opportuno ricordare che ci sono più ragioni per cui ha senso studiare la storia della Chiesa: 1. Una prima ragione è da ricercare nel valore che deriva dall’operare una sintesi attuale del patrimonio cristiano a beneficio del pensiero e dell’azione futura dei cristiani. 2. Una seconda ragione ha da fare con la messa a disposizione di una conoscenza che aiuti a spiegare il presente. Lo studio del passato aiuta a far luce sui problemi attuali della Chiesa. 3. Lo studio del passato può fornire strumenti per il rinnovamento, la riforma e la restaurazione della Chiesa. 4. La conoscenza della vita e delle opere dei testimoni e dei movimenti del passato può essere di edificazione e stimolo per la riflessione e l’azione nel presente. 5. La conoscenza del contesto storico aiuta a comprendere meglio lo sviluppo della teologia. 6. Lo studio della storia della Chiesa aiuta a comprendere l’influenza del cristianesimo sulla storia e la cultura non solo dell’Occidente. ASPETTI DIVERSI DELLA STORIA DELLA CHIESA1 Lo studio della Storia della Chiesa può essere considerato sotto molteplici aspetti: La chiesa indivisa Le origini della Chiesa Le persecuzioni dei cristiani Storia della Chiesa come storia delle chiese La Chiesa Cattolica Romana Le Chiese Ortodosse Le Chiese della Riforma Le Chiese del Risveglio Le Chiese indigene Storia della Chiesa come storia delle istituzioni Tre modelli: Modello episcopale (il più diffuso) Chiesa Cattolica Romana Chiese Ortodosse Chiesa Anglicana Chiese Luterane del nord Europa Chiesa Metodista episcopale Chiese Pentecostali episcopali Modello sinodale Chiese Luterane Chiese Riformate Chiese Presbiteriane 1 Per questa sezione mi sono ispirato ad una conferenza del prof. Paolo Ricca 4 Modello congregazionalista Chiese Battiste Chiese dei Fratelli Chiese del Risveglio Chiese Libere Chiese e movimenti pentecostali e carismatici Storia della Chiesa come storia della teologia Il cristianesimo in dialogo con le diverse culture succedutesi e “attraversate” nel corso dei secoli, sia nel Medio Oriente prima, che in Occidente (Grecia e Roma) e negli altri continenti Legge e Grazia. Giudei e Gentili. (I e II sec.) Lo sviluppo della dottrina della Trinità. In dialogo con la cultura ellenistica. Le categorie di natura e di sostanza Agostino: La disputa contro Pelagio. Libero arbitrio e servo arbitrio La disputa contro Donato. Prevale la soggettività del ministro sull’oggettività del sacramento Disputa iconoclasta. Il culto delle icone. Distinzione tra adorazione e venerazione Il periodo della Scolastica. La ricerca di una risposta per ogni possibile questione. Ad esempio, alla domanda : quale corpo avremo dopo la risurrezione? La risposta: Il corpo che avevamo a 33 anni. Tommaso D’Aquino, con la Summa teologia, il massimo esponente si questa scuola. La più grande sintesi cristiana tra ragione e rivelazione. Lì si impara a pensare, a costruire pensiero. Il periodo della Riforma. Sufficienza della Scrittura. Il “Sola Scriptura” sia per alimentare che per istruire. Il Medioevo aveva certamente dato attenzione alle Scritture, ma soprattutto come strumento per la pietà e per l’edificazione. Ricordiamo la teoria dei significati: senso letterale, morale, spirituale e allegorico. Fu una rivoluzione culturale. Si trattava di rifondare la fede sulla Bibbia. Il cattolicesimo dal Concilio di Trento al Vaticano II. I movimenti per la riforma interna. I nuovi ordini religiosi: Gesuiti, Domenicani. Crisi della Controriforma: Giansenismo, Gallicanesimo, Quietismo… Il Concilio Vaticano I. La questione sociale. Modernismo. Accordo con i fascismi. La svolta conciliare: Vaticano II. Giovanni XXIII, Giovanni Paolo, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI. Le diverse anime del post-concilio: conservatori, tradizionalisti, progressisti, comunità di base r teologie della liberazione. Segue la modernità: Epopea puritana2 Pietismo3 Il termine puritani designa coloro che sono seguaci del puritanesimo, il movimento sorto nell'ambito del protestantesimo calvinista inglese durante il XVI secolo. Lo scopo di tale movimento era, appunto, quello di purificare la Chiesa Anglicana da tutte le forme non previste dalle Sacre Scritture. Si intendeva in tal modo annullare i compromessi con il cattolicesimo promossi dalla Riforma sotto Enrico VIII ed Elisabetta I d'Inghilterra. (Wikipedia) 3 Il pietismo è una forma concreta con cui si volle vivere il cristianesimo di confessione protestante, sorta in polemica con il luteranesimo istituzionale per opera di Philip Jacob Spener. Questi, nel 1670 a Francoforte, organizzò gruppi di laici (detti collegia pietatis). Il conte Nikolaus Ludwig von Zinzendorf (1700-1760) condusse l'esperimento di una intera comunità retta secondo i principi del pietismo come modello di vita sociale, a Herrnhut in Slesia. Il pietismo si rapportava in modo critico con i dogmi imposti da gerarchie ecclesiastiche, predicando piuttosto una religiosità interiore strettamente individuale. Era 2 5 Metodismo4 Modernismo5 Razionalismo e Illuminismo,6 I movimenti di “risveglio” Romanticismo Idealismo Esistenzialismo Teologie della liberazione7 Storia della Chiesa come storia della Missione La prima espansione del cristianesimo nel mondo antico, nell’antichità r nel Medioevo. Il Monachesimo occidentale (Benedetto da Norcia) è missionario. Verrà utilizzato dai papi per evangelizzare il nord Europa e l’est Europa. Il Monachesimo orientale sarà prevalentemente contemplativo Missione nella modernità: Cattolici: Il “nuovo” mondo. Le missioni dal XVI alla prima metà del XX secolo. Soprattutto i Gesuiti (a partire dal ‘600, ad es. con Matteo Ricci in Cina). La svolta del Vaticano II. L’azione dei monaci. Le teologie del Terzo Mondo. Due animato e sorretto da un'esperienza mistica, con la quale gli adepti si sollevano al grado di "ridestati" o "rigenerati"; soltanto il misticismo, d'altronde, avrebbe potuto dare un senso cristiano a una condotta di vita regolata da una ascesi assai rigorosa. Il pietismo partì dalla convinzione, tipica del cristianesimo riformato, che il credente possa ricevere il perdono delle sue colpe (giustificazione) solo per l'intervento di una grazia esterna. Il pietismo, però, vedeva questa giustificazione come una trasformazione interiore totale: il perdono del peccato comporterebbe una conversione totale del credente, e non soltanto un miglioramento, una correzione. L'uomo convinto di ciò percepirebbe in un lampo, come l'apostolo Paolo sulla via di Damasco, la strada della salvezza, che è anche la via verso l'interiorità. (Wikipedia) 4 Il movimento metodista nacque nella prima metà del settecento come movimento di risveglio spirituale e sociale all’interno della chiesa anglicana, ad opera del pastore John Wesley (1703 - 1791). Suoi collaboratori più stertti furono il fratello Charles e George Whitefield. Si diffuse prima in Inghilterra e in Nord America, poi anche in Europa e nel resto del mondo. Wesley organizzò il movimento in “classi” (di circa 12 persone) che si riunivano ogni settimana per lo studio della Bibbia, la condivisione delle esperienze di vita cristiana, l’aiuto e il rendiconto reciproco nel cammino di crescita spirituale. All’origine di molti risvegli nella storia del cristianesimo moderno e contemporaneo, ivi compreso il pentecostalismo, conta oggi circa 70 milioni di membri. 5 La crisi modernista rappresentò la fase più acuta del confronto plurisecolare del cristianesimo con il moderno, inteso soprattutto come istanza di autonoma determinazione dell'uomo nella vita individuale e collettiva, come emancipazione da ogni prospettiva e sistema di valori compiuto e di carattere assolutistico, e come affermazione delle scienze legate alle metodologie sperimentali e al vaglio della critica. Il modernismo teologico subì, agli inizi del XX secolo, una serie di censure da parte delle gerarchie ecclesiastiche. …. Le figure principali furono quindi colpite con la scomunica o la sospesi a divinis, mentre molti altri preti, religiosi o laici cattolici accusati di modernismo furono sollevati dall'insegnamento nelle università cattoliche e nei seminari, dalle responsabilità pastorali, dagli incarichi organizzativi nelle associazioni ecclesiali. Le condanne del modernismo emanate da Pio X restrinsero drasticamente gli spazi del dibattito teologico e culturale e contribuirono in modo decisivo all'atteggiamento della Chiesa cattolica verso la società nel Novecento. (Wikipedia) 6 L'illuminismo (Aufklärung, Enlightenment, Lumières, Illustraciòn) fu un movimento culturale e filosofico sviluppatosi approssimativamente nel secolo XVIII in Europa. Il termine illuminismo è passato a significare genericamente ogni forma di pensiero che voglia "illuminare" la mente degli uomini, ottenebrata dall'ignoranza e dalla superstizione, servendosi della critica della ragione e dell'apporto della scienza. (Wikipedia) 7 La teologia della liberazione sottolinea i contenuti di liberazione politici e sociali (oltre che spirituali) contenuti nel vangelo. Fa i suoi primi passi, dopo il Vaticano II, tra i preti operai e le comunità di base in Europa, acquista importanza teologica con i cattolici Gustavo Gutierrez (Perù), Leonardo Boff ed Helder Camara (Brasile). Esercita notevole influenza in America Latina a partire dalla riunione del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) di Medellín (Colombia) del 1968. 6 nuovi concetti: inculturazione e nuova evangelizzazione. Coniugare insieme missione ed ecumenismo. Protestanti: Non le chiese storiche nazionali. Soprattutto missionari laici e società missionarie (a partire dal 7/800). I cinque principi di Tranquebar (piccola colonia danese nell’India sud-orientale) elaborati da due missionari discepoli di Spener: “1) Ogni cristiano deve essere in grado di leggere personalmente la Bibbia, la missione deve perciò creare scuole per tutti. 2) La Bibbia deve essere accessibile a tutti; deve essere quindi tradotta in tutte le lingue indigene. 3) La predicazione missionaria per essere efficace richiede conoscenza approfondita del mondo religioso e culturale delle popolazioni locali. 4) Fine dell’azione missionaria è la conversione a Cristo delle singole persone. 5) Creare il prima possibile una chiesa indigena con ministri indigeni.”8 Società missionarie e “giovani chiese” Le missioni battiste e pentecostali I movimenti e le chiese indigene Church growth e Church planting Il movimento ecumenico9 Premesse e promesse Da Edimburgo (1910) ad Amsterdam (1948) L’ecumenismo del Consiglio ecumenico L’ecumenismo cattolico Domani I PRINCIPALI RAMI DEL CRISTIANESIMO10 Paolo Ricca, Le missioni protestanti, in Cristianesimo , a cura di Giovanni Filoramo, p. 550 Op. cit., p. 616 10 Da Wikipedia, alla voce: Cristianesimo 8 9 7 L’ESPANSIONE DEL CRISTIANESIMO L’ESPANSIONE DEL CRISTIANESIMO Chiese del 1° secolo DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO NELL’IMPERO FINO ALL’ANNO 100 Prima di procedere ritengo utile introdurre due concetti a mio avviso strategici per lo studio della storia della chiesa da una prospettiva cristiana. I. LA PIENE ZZA DEI TEMPI DUE CONCETTI STRATEGICI: “Kairòs” e “Pienezza dei tempi” Li troviamo evocati in due brani biblici: “Dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù si recò in Galilea, predicando l'evangelo di Dio e dicendo: Il tempo (ò kairòs) è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete all'evangelo” Mc1:14-15 “Ma quando giunse la pienezza de' tempi (to plèroma tou krònou), Iddio mandò il suo Figliuolo” Gl4:4 I concetti di Kairòs e Pienezza dei tempi rinviano al concetto di “visitazione”: Il concetto di visitazione sottolinea il primato di importanza che ha l'intervento di Dio nella realizzazione del suo piano per la storia dell'umanità e della terra, e la precedenza che ha l'iniziativa di Dio sulla risposta dell'uomo. E questa visitazione è frutto dell’amore di Dio per l’uomo, è frutto della grazia! Dio è amore! Dio è grazia! La storia di Natale11 ne è certo l’esempio più folgorante. L’angelo visita Maria: "Ti saluto o favorita dalla grazia"; "Non temere, Maria perché hai trovato grazia presso Dio"; “O colei a cui è stata fatta grazia” (gr. kekaritomène!). Si tratta insomma dell’iniziativa per cui "Dio si sporge e si china verso la creatura (una persona, una razza, un paese, un continente, ecc.) e diventa “l'angolo convesso, che viene a riempire la concavità dell'umano desiderio di Dio. Dio è amore, dice San Giovanni (1Gv4:8) e appena si esce dalla Trinità, ciò equivale a dire che Dio è grazia"12 "Il Dio della Bibbia non solo 'fa' grazia, ma 'è’ grazia". Nell’Antico Testamento: la chiamata di Abramo, la nascita di Isacco, la scelta di Giacobbe, la vocazione di Mosè e la scelta di Davide. Tutto è grazia. Nel Nuovo Testamento la chiamata di 11 12 Lc1:28-30 Raniero Cantalamessa 8 Paolo è grazia. L’angelo che gli compare in sogno per deviarlo verso la Macedonia … Tutto è grazia! Insomma, AL CULMINE DEL SISTEMA RELIGIOSO DELLA BIBBIA E DELLA FILOSOFIA DELLA STORIA CRISTIANA NON C’È IL CASO, MA IL PRIMATO E LA SOVRANITÀ DI DIO, LA GRAZIA! Il fondamento stesso della chiesa, il nucleo profondo della sua realtà e la radice della sua esistenza è la grazia. La grazia è ciò per cui essa è quello che è: 1Cor15:10 "Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono". Per la grazia di Dio la Chiesa è quello che è, il movimento in Brasile, in Argentina, nel sud del mondo, è quello che è … Per questo personalmente credo che per spiegar diversi movimenti di risveglio sia più corretto, in termini di macro-sistema, parlare di ‘visitazione’ che di ‘risveglio’. Il concetto di kairòs13 "Kairòs, dunque (c'è un tempo!)14 è il tempo della visitazione di Dio! Ci sono due termini in greco per tempo: kronos e kairòs. La parola kronos si riferisce nel NT al tempo - diremmo - dell’orologio, “semplicemente allo scorrere del tempo”.15 La parola kairòs invece: nell’AT al movimento ovvero al tempo decisivo dato o fissato da Dio per ogni cosa,16 al momento temporale fissato da Dio una volta per tutte;17 nel NT al momento fatale e decisivo della visitazione di Dio con la grande responsabilità di riconoscerlo che ne deriva. Così Gerusalemme.18 Così il tempo messianico.19 Pertanto, il kairòs di Dio è dato veramente da Dio, non può essere determinato dalla decisione autonoma dell'uomo. "Il N.T. ci mostra al contrario Gesù in attesa del suo kairòs, se lo fa mostrare dal Padre e in questo modo raggiunge un'autentica certezza". Esempio speciale: La morte di Gesù avvenuta "a suo tempo" (altri traducono: al momento giusto): "Il tempo non ancora venuto"/"Il tempo è arrivato".20 Compito di Gesù è stato discernere questo tempo. Si tratta dunque del "momento" decisivo determinato in anticipo. Esempi: il piano di salvezza: Dio ne determina in anticipo il piano e i momenti di attuazione; la manifestazione gloriosa finale di Cristo come unico re, sovrano e Signore dei Signori;21 “I tempi che Dio ha riservato a sé.22 Il credente può riconoscere un kairòs determinato da Dio nei momenti decisivi della sua vita personale: 2Tm4:6 "Il tempo della mia partenza è giunto". Può riconoscere il kairòs dell'adempimento della promessa personale divina: Zaccaria non lo riconosce e viene punito: "Ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno che queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole che si adempiranno a loro tempo".23 Per cui il cristiano Per una serie di considerazioni qui riportate sono debitore al Grande Lessico del Nuovo Testamento, alla voce kairòs, di G. Delling, Vol. IV, p. 1363 e sgg, Paideia, Brescia, 1968 14 Mc1:15 "Il tempo è compiuto"; Mc13:4 "Quale sarà il segno del tempo?"; Mt26:18 "Il mio tempo è vicino"; Lc1:20 "Le mie parole s'adempiranno a suo tempo"; Lc12:56 "Non sapete discernere questo tempo"; Lc19:44 "Non hai saputo discernere il tempo nel quale sei stata visitata"; Gv7:6 "Gesú disse il mio tempo non è ancora venuto"; 1Cor4:5 "Non giudicate di nulla prima del tempo"; Gl4:2 "Fino al tempo; prestabilito dal Padre"; Gl6:9 "Se non ci stanchiamo mieteremo a suo tempo"; 2Tess2:6 "Onde sia manifestato a suo tempo"; 2Tm4:6 "Il tempo della mia dipartita è giunto"; Eb9:10 "Regole imposte fino al tempo della riforma"; 1Pt1:11 "Indagarono quale fosse il tempo" ; Giuda18: "Nell'ultimo tempo vi saranno schernitori" 15 Dizionario biblico GBU, alla voce “Tempo”, p. 1574 16 Dan2:21: "Egli alterna i tempi e le stagioni; depone i re e li innalza, dà la saggezza ai saggi e il sapere agli intelligenti". Eccl3:1-14 "Per tutto c'è il suo tempo, c'è il suo tempo per ogni cosa sotto il cielo:un tempo per nascere e un tempo per morire; un tempo per piantare e un tempo per sradicare ciò che è piantato; un tempo per uccidere e un tempo per guarire; un tempo per demolire e un tempo per costruire; un tempo per piangere e un tempo per ridere; un tempo per far cordoglio e un tempo per ballare; un tempo per gettar via pietre e un tempo per raccogliere ..." (1-5) 17 Gn17:21 "Ma stabilirò il mio patto con Isacco che Sara ti partorirà in questa stagione (tempo) il prossimo anno". 18 Lc19:42,44 "che non ha riconosciuto il tempo della sua salvezza': "Oh se tu sapessi, almeno oggi (in questo giorno), ciò che occorre per la tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi I tuoi nemici ... ti stringeranno da ogni parte ... perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata" 19Lc12:54-56"Come mai non sapete riconoscere questo tempo?" e Mc. 1:15 "Il tempo è compiuto e il regno di Dio vicino; ravvedetevi e credete al vangelo!". 20 “Il tempo non è ancora venuto”; “Il tempo è arrivato” Rm5:6 21 "Fino all'apparizione del nostro Signore Gesù Cristo la quale sarà a suo tempo manifestata dal beato e unico sovrano, il Re dei Re e Signore dei Signori"1Tm6:15 22 "Non spetta a Voi di sapere i tempi o i momenti che il Padre ha riservato alla propria autorità ". At1:7 23 Lc1:20 13 9 deve trovarsi in un atteggiamento interiore di preghiera "in ogni kairòs".24 Si tratta infine di un "periodo" di tempo disponibile perché Dio così ha stabilito. Lc21:24 "Finché i tempi delle nazioni saranno compiuti". 1Cor7:29 "... il tempo ormai abbreviato (trad. stato abbreviato)". At17:26-27,31 "Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche (i tempi) loro assegnate (stabiliti per loro), e i confini della loro abitazione, affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi ... perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell'uomo ch'egli ha stabilito". Ef1:9-10 "Facendoci conoscere il mistero della sua volontà , secondo il disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di sè, per realizzarlo quando i tempi fossero compiuti (tr. la pienezza dei tempi). Esso consiste nel raccogliere sotto un sol capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono in cielo, quanto quelle che sono sulla terra". Il concetto di “pienezza dei tempi” Questo concetto ha da fare con la somma di contributi e di apporti necessari per preparare lo scenario più adatto alla realizzazione di un evento. Il NT parla di pienezza dei Giudei ,25 pienezza dei Gentili, 26 pienezza dei tempi per l'incarnazione di Cristo,27 finale pienezza dei tempi/un momento di alta sintesi storica, teologica e spirituale: "Il mistero" da "realizzare quando i tempi fossero compiuti. “Esso consiste nel raccogliere sotto un sol capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra" Ef1:10. La pienezza dei tempi relativa all’Incarnazione di Cristo viene esaminata dal nostro autore: l. Contributo politico dei Romani: a) Il senso di unità del genere umano sotto una legge universale. Unità politica. Cittadinanza romana per i non – romani b) La pax romana con la conseguente libertà di muoversi nel Mediterraneo c) Le strade romane col loro eccellente sistema di comunicazioni e il collegamento delle città principali d) L’esercito romano con i soldati e gli ufficiali romani salvati che diventano testimoni 2. Contributo intellettuale a. Una lingua universale col latino e il Koiné dialectos del NT e della Septuaginta b. La cultura greca: contributo della filosofia per superamento politeismo 3. Contributo religioso a) La religione romana con le religioni dei misteri con un Dio Salvatore. Pratiche come il battesimo. Il bisogno di un sacrificio. Il bisogno di purificazione. b) La religione e la filosofia greche 1. La filosofia distrugge le vecchie religioni politeistiche e dimostra che la Ragione umana non può raggiungere Dio. 2. Le religioni dei misteri: pensano in termini di peccato e di redenzione. c) La religione dei Giudei: “paidagogos” per condurre a Cristo. 28 Altri contributi: 1. Il monoteismo 2. La speranza del Messia 3. Il codice morale - Etica 4. L’Antico Testamento 5. La sinagoga Lc21:36 "Vegliate dunque, pregando in ogni momento". Mt25:13 "Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora". “Ora se la loro caduta – dei Giudei - è la ricchezza del mondo e la loro diminuzione la ricchezza de' Gentili, quanto più lo sarà la loro pienezza!” Rom. 11:12 26 Perché, fratelli, non voglio che ignorate questo mistero, affinché non siate presuntuosi; che cioè, un indurimento parziale s'è prodotto in Israele, finché sia entrata la pienezza dei Gentili” Rom. 11:25 27 "ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo figlio ..." (Gal. 4:4) 28 “Ma prima che venisse la fede eravamo tenuti rinchiusi in custodia sotto la legge, in attesa della fede che doveva esser rivelata. Talché la legge è stata il nostro pedagogo per condurci a Cristo, affinché fossimo giustificati per fede. Ma ora che la fede è venuta, noi non siamo più sotto pedagogo; 26 perché siete tutti figliuoli di Dio, per la fede in Cristo Gesù. Gal3:23-25 24 25 10 II. SU QUESTA PIETRA - CRISTO o La storicità di Cristo Nessuna religione più del cristianesimo è così legata alla storia e al “fatto storico” dell’esistenza concreta del suo fondatore: “E la parola si è fatta carne”29. Si comprende perché l’esistenza storica di Gesù Cristo sia stata oggetto di attacchi gravi, giunti perfino a negarne l’esistenza. Altri hanno parlato del Cristo storico e del Cristo della fede, con la tendenza a separare sempre più l’uno dall’altro e a relegare quest’ultimo nella sfera della soggettività. “Ma che significato può avere la fede in Gesù Cristo, in Gesù Figlio del Dio vivente, se poi l’uomo Gesù era così diverso da come lo presentano gli evangelisti e da come, partendo dai Vangeli, lo annuncia la Chiesa?”30 Grazie a Dio, oltre alla testimonianza incontrovertibile dei Vangeli, di tutto il Nuovo Testamento e dei cristiani dei primi secoli, hanno valore storico oggettivo le testimonianze, sia sul versante pagano e ebraico, di autori considerati pienamente attendibili e degni di fede. Testimonianza pagana Ci sono però testimonianze di assoluto valore storico. Tacito, il maggiore degli storici romani, collega nome e origine dei cristiani al “Christus” che sotto il regno di Tiberio “soffrì la morte condannato dal procuratore Ponzi Pilato”. Plinio scrive (112) una lettera all’imperatore Traiano con informazioni preziose su Cristo, sull’integrità morale dei cristiani e sul fatto che Egli è oggetto di adorazione da parte degli stessi. Luciano in una satira scritta intorno al 170 parla di Cristo come di colui “che era stato crocifisso in Palestina” Testimonianza ebraica Flavio Giuseppe (Antichità Giudaiche)parla di Giacomo, lo definisce “fratello di Gesù, cosiddetto Cristo”. E in un altro brano, ne parla come di “un saggio” condannato a morire sulla croce da Pilato. o La persona di Cristo o Altro argomento significativo in questo dibattito è il carattere, il profilo morale e spirituale di Cristo che emerge dalle pagine dei vangeli. Autorevolezza, sincerità, mansuetudine ed umiltà, equilibrio ed unità del carattere. o L’opera di Cristo Possiamo distinguere due aspetti della sua opera, ambedue strettamente legati alla sua missione: 1. Un’opera attiva, relativa alla giustizia personale “estrinseca”, alla quale pervenne attraverso la piena osservanza della legge, e che si andava ad aggiungere alla sua giustizia “intrinseca” come Figlio di Dio. Questa era necessaria per qualificarlo a morire al posto dei peccatori ed ottenere per loro da Dio il perdono dei peccati. 2. Un’opera passiva, relativa alla sua passione, morte e risurrezione. Il ministero Cresciuto a Nazareth come gli altri bambini giudei, fu preceduto e introdotto nel suo ministero da quello di Giovanni Battista. Respinto a Nazareth, Capernaum divenne la sua base per la Galilea. Il primo viaggio missionario toccò la Galilea orientale. Il secondo la Galilea meridionale. Il terzo, sempre in Galilea, fu la continuazione del suo ministero di insegnamento, predicazione e guarigione. Intervallò i suoi giri con periodi 29 30 Gv1:14 Joseph Ratzinger, Gesù di Nazareth, p.7 11 di ritiro, mentre riservava uno spazio sempre importante alla cura e alla formazione dei discepoli. Scese poi a Gerusalemme per la Festa dei Tabernacoli e, a causa della crescente opposizione dei capi religiosi si ritirò in Perea. Da lì scese per l’ultima settimana a Gerusalemme, dove fu arrestato, subì il processo e la flagellazione, fu crocifisso, morì, fu sepolto e risuscitò. La missione La fase attiva fece solo da preparazione alla fase passiva della sua opera. Il messaggio Il messaggio di Cristo è centrato sul Regno. Il Regno di Dio (o Regno dei cieli) è vicino, si è avvicinato a noi per mezzo di Cristo, il Messia atteso da Israele. Questo regno è di natura morale e spirituale. La chiesa è l’agenzia che ne annuncia, prepara e anticipa la venuta. Questo processo sarà compiuto e coronato dal ritorno fisico di Cristo. I miracoli I miracoli e l’azione soprannaturale costituirono parte essenziale del suo ministero. o Il valore di Cristo Molta controversia teologica si è sviluppata, soprattutto nei periodi tra il 325 e il 451 (da Nicea a Calcedonia) e il 1517 e il 1648 (tra Riforma e Controriforma), intorno alla natura e alla persona di Cristo. Soprattutto per la formulazione dei credi. o Tema: La storicità di Cristo *** III. AL GIUDEO PRIMA o Fondazione della Chiesa di Gerusalemme Il Nuovo Testamento, in particolare il libro degli Atti, dà conto della nascita, dello sviluppo e della fisionomia della chiesa di Gerusalemme, della sua influenza, a partire dalla Pentecoste. In questa fase la chiesa si sviluppa soprattutto in Palestina e tra i giudei. o La Chiesa in Palestina o Tema: La problematica discussa al Concilio di Gerusalemme *** IV. E POI AL GRECO In seguito alla persecuzione scoppiata a seguito della uccisione di Giacomo è piuttosto Antiochia che diventa il centro missionario principale per il medio oriente ed il bacino mediterraneo. o L’ambiente nel quale viveva Paolo o Di famiglia e formazione giudaica, romano di nascita, Paolo racchiude nella sua persona il senso e il destino della sua vocazione. In seguito ad una conversione improvvisa e traumatica, si consacra in modo radicale alla predicazione del Vangelo. Adotta una strategia missionaria rimasta esemplare fino ai nostri giorni. Visita le sinagoghe principali delle città principali, sulle vie di comunicazione più importanti del Mediterraneo e dell’impero romano del suo tempo. Fino a Roma, e oltre. Le sue lettere alle chiese e ai suoi collaboratori costituiscono i due terzi del Nuovo testamento. 12 Essenziale e decisivo il contributo della sua riflessione su Legge e Grazia. La Legge introduce solo alla conoscenza della volontà di Dio, ma non fornisce gli strumenti per adempierla. Solo dall’unione personale del credente con Cristo per mezzo della fede (unione mistica) viene la grazia necessaria per adempierla (fondamento della morale). In coerenza e continuità con queste premesse, anche la sua filosofia della storia contempla la necessità dell’intervento sovrano di Dio (la Provvidenza!) per l’opera di redenzione e la promozione dei processi necessari per la trasformazione dell’umanità e della storia. o L’opera di Paolo Il propagatore del Vangelo Gli scritti di Paolo I principi della teologia paolina La legge e la grazia Il sistema etico La filosofia della storia La persona del polemista Il Concilio di Gerusalemme La problematica discussa al Concilio di Gerusalemme fu relativa ai mezzi di salvezza. I giudeo-cristiani credevano che i gentili convertiti a Cristo dovessero, come i giudei, osservare la legge di Mosè per ottenere la salvezza. L’altro gruppo invece, guidato da Paolo e Barnaba, aveva compreso che la salvezza si otteneva solo per grazia mediante la fede in Cristo, e che era pertanto destinata a tutti i popoli. La battaglia vittoriosa di Paolo e il risultato lungimirante del Concilio di Gerusalemme, con la liberazione del cristianesimo dall’osservanza della legge cerimoniale giudaica, e la sottolineatura della fede come solo mezzo per la salvezza, la sottraeva al rischio di diventare una religione etno-centrica e la accreditava come fede universale per tutti i popoli. Fondamento dell’etica cristiana diviene la legge dell’amore. Essa conduce all’osservanza della legge morale giudaica per amore verso Dio, piuttosto che per senso del dovere. L’altra battaglia che dovette combattere Paolo fu quella contro lo gnosticismo. Vale a dire il tentativo di rendere intellettuali (la gnosi, la conoscenza piuttosto che la Legge) i mezzi della salvezza. Anche contro questa eresia Paolo affermò la completa sufficienza di Cristo come Creatore e Redentore31 *** V. I LIBRI E LE PERGAMENE – TEOLOGIA E PIETÀ o I PADRI DELLA CHIESA - Il nome di “padre della Chiesa” (da “padre”, “papà”) fu usato - in modo sempre più largo a partire dal terzo secolo - come espressione di affetto e di rispetto, nei riguardi di quei vescovi che divennero sempre più noti come campioni Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. 14 In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. 15 Egli è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; 16 poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. 17 Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui. 18 Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa; è lui il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato. 19 Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza 20 e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli.” Col1:13-20 31“ 13 dell’ortodossia e punto di riferimento per la fede. Gli scritti dei padri sono molto importanti per colmare il vuoto di conoscenza dello sviluppo della vita e del pensiero cristiano tra periodo neotestamentario e quarto secolo. Padri apostolici - Primo secolo: 96 - 150 – Edificazione o Letteratura epistolare Clemente Romano (30-100) – Conduttore principale della chiesa di Roma, scrive alla chiesa di Corinto per invitare i cristiani in rivolta contro gli anziani ad essere sottomessi. Ignazio - (I – II sec.) – Vescovo di Antiochia di Siria, arrestato per la sua testimonianza, viene tradotto a Roma per essere ucciso dalle fiere nei giochi imperiali. Lungo la strada mette in guardia le chiese contro le eresie e supplica che non facciano nessun tentativo per salvarlo dal martirio che attende con brama. Attribuisce grande importanza alla sottomissione al vescovo come mezzo per raggiungere e preservare l’unità ed evitare il nascere delle eresie. Policarpo (70 ca. – 155) – Discepolo personale di Giovanni e Vescovo di Smirne, subì il martirio a ottantasei anni. Dalla sua lettera a i Filippesi apprendiamo notizie interessanti ricevute direttamente dagli apostoli e da Giovanni in particolare. Epistola di Barnaba – Nota anche come dello Pseudo-Barnaba (130 d.C.), fu scritta per aiutare convertiti dal paganesimo a resistere all’insegnamento di alcuni giudeo-cristiani che ancora insistevano per l’osservanza della legge mosaica. Epistola a Diogneto - Uno scritto apologetico in difesa del cristianesimo contro la follia dell’isolatria, l’inadeguatezza del giudaismo, in favore della superiorità delle dottrine cristiane. Il cristiano è per il mondo come l’anima per il corpo. Seconda epistola di Clemente ai Corinzi - (150) - Una predicazione su una sana concezione di cristo, la fede nella risurrezione del corpo, la purezza di vita necessaria per il cristiano. o Letteratura apocalittica Il Pastore di Erma (150) – Scritto con visioni ed immagini allegoriche sul modello dell’Apocalisse, si propone di richiamare i peccatori a vita santa e a pentimento. o Opere catechetiche Didaché (Dottrina dei Dodici Apostoli) - (Fine I secolo/metà del II). Un manuale di istruzione ecclesiastico – religiosa. 1. L’etica cristiana in una discussione sulle vie della vita e della morte; 2. Discussione sui problemi liturgici del battesimo, del digiuno e della comunione; 3. Istruzioni sulla maniera di distinguere i veri dai falsi profeti, trovare ministri degni, ed altre questioni disciplinari; 4. Necessità di una vita accorta e coerente in attesa del ritorno del Signore. rappresentazione della vita della chiesa tra 95 e 150. Apologeti - Secondo secolo: 125 - 190 - Difesa del cristianesimo 14 Tertulliano (Occidente) Aristide (Oriente) Giustino Martire “ Taziano “ Atenagora “ Teofilo “ Polemisti - Terzo secolo: 190 – 250 - Lotta alle false dottrine o Occidente (Governo della Chiesa): Ireneo – Gnostici Tertulliano – Trinità Cipriano – Episcopato di Roma o Oriente (Riflessione teologica) – Alessandria: Panteno Clemente Origene – Hexapla (Testo dell’AT), De Principiis (primo esempio di teologia sistematica; uso dell’allegoria) Padri della Chiesa - Quarto secolo: 325 - 460 - Epoca d’oro studio della Bibbia o Occidente: Girolamo (Traduttore della Bibbia) Ambrogio (Predicatore) Agostino (Teologo – Filosofia della storia -La città di Dio) o Alessandria (Scuola allegorica): Atanasio Basilio di Cesarea o Antiochia (Scuola grammatico – storica): Crisostomo (Predicatore: condotta cristiana) Teodoro (Uso del contesto) o o o o o o o Tema: Lo sviluppo della teologia cristiana: il contributo dei Padri *** VI. VESCOVI E DIACONI - ECCLESIOLOGIA Chiesa invisibile e chiesa visibile Con la conversione a Cristo si diventa membri del Corpo di Cristo. Della sua realtà invisibile e della sua espressione visibile (cfr. Il mistero dell’incarnazione!). Potremmo dire: di un organismo e di un’organizzazione. L’unica “struttura” lasciata e legittimata (“Chi riceve voi riceve me”32)da Cristo fu quella dei dodici apostoli. A loro la responsabilità di sviluppare l’organizzazione sotto la guida dello Spirito Santo: direzione, struttura, liturgia. Come è scritto: “Ma ogni cosa sia fatta con dignità e con ordine”33 32 33 Mt10:40 1Cor14:40 15 o L’ordinamento della Chiesa Come abbiamo già detto, ci sono letture diverse del NT in ordine alla struttura e all’organizzazione della chiesa. Le diverse chiese sono oggi organizzate secondo una forma di governo episcopale, presbiteriana o congregazionalista. In rapporto anche alla comprensione che hanno della natura e della struttura della chiesa, e della sua relazione con Cristo: “i due diverranno una carne sola. Questo mistero è grande; dico questo riguardo a Cristo e alla chiesa.”34 Sono tuttavia condivisibili i punti fondamentali della lettura che fa del governo della chiesa nel NT il nostro autore: 1. Ai dodici la responsabilità di sviluppare la struttura della chiesa; 2. Fondamentalmente due tipi di “ministeri”: a. I ministeri di Ef4; b. Gli uffici di presbitero e diacono. I primi con prevalente taglio e motivazione carismatica. Operano infatti, con la sola eccezione dell’apostolo, a partire da un carisma: profezia, evangelizzazione, cura pastorale, insegnamento. I secondi con compiti amministrativi. A nostro avviso occorre però completare questa comprensione con il recupero dell’anello mancante della funzione di governo e di coordinamento – come è evidente nel NT – presente e operante nel ministero apostolico. o Ministri con compiti carismatici Parliamo qui dei ministeri dell’Ascensione, ovvero di Efesini 4: apostoli, profeti, evangelisti, pastori e/o dottori. Per quel che concerne i Dodici apostoli, cosiddetti dell’Agnello, la loro funzione fu unica ed è irripetibile. Si tratta dei dodici chiamati direttamente dal Maestro e testimoni oculari della sua risurrezione. Pietro è la figura dominante tra gli apostoli nei primi dodici capitoli degli Atti. E’ lui che apre la porta sia ai giudei (Pentecoste) che ai gentili (in casa di Cornelio). Secondo la tradizione morì crocifisso a testa in giù a Roma. Giacomo, il fratello del Signore (Gl1:19), presiedette il Concilio di Gerusalemme e nonostante le sue posizioni più vicine a quelle dei giudaizzanti, svolse un ruolo di mediazione e di riconciliazione tra le due posizioni a confronto. Morì ucciso a randellate, dopo essere stato precipitato dal pinnacolo del tempio, perdonato i suoi esecutori. Giovanni visse per diversi anni ad Efeso. Fu poi esiliato da Domiziano nell’isola di Patmos dove scrisse l’Apocalisse. Sue sono anche tre epistole del NT. Dopo la morte di Domiziano potette ritornare ad Efeso e ministrò alle chiese dell’Asia fino alla sua morte all’età di novant’anni. Andrea, fratello di Pietro, svolse un ministero itinerante di predicazione nel medio oriente. Morì crocifisso sul tipo di croce che da allora in poi ha portato il suo nome. Filippo morì di morte naturale a Jerapoli dopo la distruzione di Gerusalemme. Giacomo il minore, il figlio di Alfeo, operò prima in Palestina e poi in Egitto, dove fu crocifisso. Giuda Taddeo è seguito da due tradizioni. La prima lo vuole evangelizzatore in Persia, dove avrebbe subito il martirio. La secondo lo vede operante in Medio Oriente. Lì sarebbe morto di morte naturale. 34 Ef5:31-32 16 Mattia avrebbe operato in Etiopia, dove sarebbe morto martire. Simone lo zelota anch’egli martire. Bartolomeo sarebbe morto martire in India. Matteo avrebbe operato in Etiopia. Tommaso secondo alcuni avrebbe evangelizzato i Parti, secondo altri il sud dell’India. Ministri con compiti amministrativi Parliamo qui piuttosto degli uffici/incarichi di presbitero (anziano) e diacono/diaconessa (servo), ordinati dall’apostolo con l’imposizione delle mani apostolica. o Il culto nella Chiesa primitiva Occorre dire in premessa che la chiesa primitiva aveva molto chiara la distinzione tra locale di culto e comunità. La chiesa è l’insieme dei credenti e dei discepoli di Cristo, non l’edificio. Si riunivano dunque dove potevano: nelle case, nel tempio, e perfino nelle sinagoghe fino a quando poterono. Secondo le testimonianze giunte fino a noi, si riunivano inizialmente nel primo giorno della settimana, per un culto di mattina e uno, con agape, di sera. Successivamente solo la domenica mattina e facevano anche la comunione. Nel tempo, come dall’esortazione di Paolo nella Lettera ai Corinzi e dalla testimonianza che troviamo nella Prima Apologia di Giustino Martire e nella Didaché, svilupparono un “ordine del culto” secondo questo tipo di schema: 1. Lettura delle “ memorie degli apostoli” (NT) e/o degli “scritti dei profeti” (AT); 2. Chi presiedeva esortava o predicava a partire dalle letture fatte; 3. I fedeli si alzavano per pregare; 4. Bacio della pace e Cena del Signore: gli elementi del pane e del vino (con acqua) venivano consacrati con ringraziamenti e preghiere; 5. I diaconi distribuivano gli elementi che dopo il culto avrebbero portato anche a quelli che erano impossibilitati dl partecipare; 6. Raccoglievano un’offerta per le vedove e per gli orfani, gli ammalati, i carcerati, i forestieri. Al termine si salutavano e tornavano a casa. Il battesimo nella chiesa primitiva era praticato per immersione. Secondo la Didaché anche versando acqua sul capo nel caso in cui non si disponesse di una sufficiente quantità d’acqua. Ricordo in proposito l’illuminante scritto di Oscar Cullmann, Il Culto nella chiesa primitiva. o La vita della Chiesa La vita della chiesa primitiva funzionò come un potente fermento all’interno della società del tempo. Sul versante dei costumi e della integrità personale. Nella sensibilità e solidarietà per tutte le forme di bisogno e di povertà, nella spinta a favore dell’uguaglianza e della pari dignità degli uomini. Nella separazione dalla condotta e dalle pratiche, dall’idolatria e dalle immoralità pagane. Nel rispetto per le autorità costituite, nel pagamento delle tasse e nella preghiera per le autorità. La testimonianza di vita, amore e coraggio nella società portò ad una veloce espansione del cristianesimo al punto che, dopo soli tre secoli riceveva riconoscimento ufficiale dall’imperatore Costantino. o Tema: lo sviluppo dell’ecclesiologia nella Chiesa antica 17 LOTTA DELLA VECCHIA CHIESA CATTOLICA IMPERIALE PER LA SOPRAVVIVENZA (100 - 313) VII. CRISTO O CESARE Nel corso della sua storia il crisianesimo affronta problemi esterni (persecuzioni) e problemi interni (eresie). Nei primi 250 anni le persecuzioni sono sporadiche, risultato di azioni della folla e limitate ad alcune località,. Dopo il 250 la persecuzione è il risultato di un’azione politica, meditata e organizzata dallo stato. I. Motivi di persecuzione 1. Politici L’identificazione col giudaismo, considerata religio licita,35 tenne il cristianesimo al riparo dalla persecuzione ufficiale per più di due secoli. Dal momento in cui divenne evidente la sua diversità, cominciò ad essere considerata religio illicita, dunque illegale. La persecuzione si fece significativa perché i cristiani si rifiutavano di allinearsi al culto dell’imperatore, attirandosi prima i sospetti, poi l’ostilità dello Stato. 2. Religiosi I Romani avrebbero volentieri fatto spazio ad un altro dio nel loro Pantheon. Ma l’adorazione dei cristiani - spirituale e interiore - all’unico Dio, e l’assenza di idoli, li esponeva all’accusa di ateismo. La segretezza poi delle loro riunioni, il “mangiare e bere” della Cena del Signore, il “bacio della pace” fraterno, travisati dal clima di sospetto che li circondava si trasformarono in accuse di infanticidio e immoralità che ripugnavano alla morale romana. 3. Sociali L’attrazione del cristianesimo sugli “ultimi”, lo stile di vita “non-conformistico” in chiaro dissenso con i comportamenti mondani del romano medio, l’integrità e la purezza di vita, costituivano una silenziosa chiara messa in discussione della mentalità corrente. Al punto da meritar loro il titolo di “nemici del genere umano”. 4. Economici La diffusione del cristianesimo metteva in crisi tutta l’economia che girava intorno ai culti pagani: sacerdoti, fabbricatori e commercianti di idoli, indovini, pittori, architetti, scultori… Inoltre, l’anno 250, che coincideva con i mille anni dalla fondazione di Roma, fu segnato anche da carestie, peste, agitazioni, amplificando in questo modo l’aspettativa superstiziosa per sventure ancora più gravi. In questo clima i cristiani diventavano facile capro espiatorio per le difficoltà dell’impero. II. La persecuzione della chiesa 1. La persecuzione fino al 250 Nerone fu il primo imperatore a perseguitare i cristiani, con la falsa accusa che avessero causato l’incendio di Roma. Domiziano fu il secondo, nel 90, confondendoli con i giudei, che non avevano pagato una tassa per costruire un tempio pagano. In questa occasione l’apostolo Giovanni venne esiliato a Patmos. Nel 112 Plinio chiede conferma a Traiano sulla procedura che egli adottava per frenare “il contagio della superstizione” dei cristiani. Per tre volte chiedeva ai cristiani denunciati come tali di 35 Perché più antica della religione romana e perché non faceva proselitismo. 18 ritrattare bruciando incenso davanti a dei pagani. Se non lo facevano, ne ordinava l’esecuzione capitale. Ignazio morì vittima di questa persecuzione. Nella seconda metà del secondo secolo muore martire Policarpo, nel corso di una sollevazione della folla inferocita contro i cristiani. Marco Aurelio (161-180) perseguita i cristiani attribuendo ad essi la causa delle calamità del regno. Morte di Giustino Martire. 2. La persecuzione dopo il 250 Anno 250 - Editto dell’imperatore Decio che obbliga ad un sacrificio annuale agli dei e al genio dell’imperatore. Un libellus certifica la fedeltà alla cultura classica e all’imperatore. Il problema dei lapsi. Persecuzione (per un anno). Diocleziano assume il potere assoluto nel 285 ed emana (dal marzo 303) editti persecutori contro i cristiani: chiusura e proibizione delle riunioni, distruzione delle chiese, deposizione dei ministri, incarcerazione di quelli che persistevano nella testimonianza, distruzione delle Scritture, ordine di sacrificare agli dei pena la morte. Perdita della proprietà, esilio, prigione, esecuzione davanti alle fiere, campi di lavoro nelle miniere fino alla morte. Tutto fu usato per estirpare il cristianesimo. Fino all’abdicazione di Diocleziano (305). Seguono altri periodi di persecuzione. Segue nel 311 l’Editto di tolleranza di Galerio a condizione che i cristiani non turbassero la pace dell’impero. Bisognerà però aspettare Costantino e l’Editto di Milano (313) per la concessione della libertà di culto per tutti. Costantino avrebbe in questo modo legato per sempre il suo nome alla concessione della libertà religiosa. III. Risultati della Persecuzione 1. Crescita e diffusione del cristianesimo "Il sangue dei martiri e seme di cristiani". Il cristianesimo del periodo apostolico e' un movimento in rapida crescita e a carattere urbano. a. Nel primo secolo nella parte orientale dell'Impero e tra i Giudei. L’ESPANSIONE DEL CRISTIANESIMO Chiese del 1° secolo 19 b. Nel secondo secolo soprattutto tra i Gentili di lingua greca L’ESPANSIONE DEL CRISTIANESIMO Chiese del 2° secolo c. Nel terzo secolo tra le popolazioni latine della zona occidentale L’ESPANSIONE DEL CRISTIANESIMO Chiese alla fine del 3° secolo Due grandi chiese: Cartagine e Alessandria Popolazione cristiana: 5/12% su un totale di 75M 20 2. Problemi interni - frutto: a. della persecuzione di Decio (sacrificio agli dei) e b. della persecuzione di Diocleziano (consegna delle Scritture NT) Escludere i "lapsi" in modo definitivo dalla comunione oppure, dopo un periodo di prova, restaurarli? - La controversia donatista: i sacramenti sono validi se amministrati da ministri infedeli? - La questione del Canone. Nel fuoco della persecuzione avere la certezza degli scritti veramente parte del Canone NT. 3. Il problema delle relazioni tra Chiesa e Stato. Obbedire a Dio o a Cesare? "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". La risposta di Gesù porta abilmente la questione ad un livello superiore mettendo con finezza in guardia sia contro la politicizzazione della religione, sia contro la divinizzazione dello Stato"-Benedetto XVI. Obbligo di fedeltà morale e spirituale a Dio. *** VIII. FAVOLE E SANA DOTTRINA – LOTTA ALLE ERESIE – FRONTE INTERNO Nel secondo e terzo secolo guerra su due fronti: 1. Persecuzione dell’Impero 2. Integrità dottrinale Fino a quando la chiesa non fu in grado di fare una buona catechesi, i convertiti di ambiente giudaico propendevano per interpretazioni (eresie) legalistiche del messaggio cristiano; i credenti di ambiente intellettualistico greco propendevano per interpretazioni (eresie) filosofiche. I. Eresie36 legalistiche - Minaccia legalistica Ebioniti (eb. Evionim, poveri): giudeo cristiani che mantengono l’osservanza della Legge. Mettono in discussione la divinità di Cristo. Accettano come canonici Matteo, Pietro e Giacomo; rifiutano Paolo. II. Eresie di ispirazione filosofica Un'altra minaccia all’integrità della fede venne dalla filosofia greca. Molti Gentili convertiti erano filosofi. 1. Gnosticismo Attribuiva valore salvifico alla sapienza e alla conoscenza umana (gnosi) sminuendo/svalutando/disprezzando il valore della croce. Dualista, sosteneva una chiara separazione tra mondo spirituale e mondo materiale. Gli stessi cristiani erano divisi tra pneumatici (pneuma - spirituali con accesso alla gnosi), psichici (psiche - animati dalla fede – non accesso alla gnosi), ilici (materia – senza fede, legati alla materia). Solo i primi, una vera aristocrazia spirituale, avrebbero goduto la compagnia di Dio nell’eternità. Il corpo umano non avrebbe avuto "Eresia" dal greco αἵρεσις, haìresis ("afferrare", "scegliere"). Nel NT (1 Cor11:19, Gal5:20, 2 Pt2:1) inizia assume valore negativo per indicare "separazione", "divisione", con la condanna che ne deriva. Secondo H. Schlier in parallelo con lo sviluppo del termine ekklesia: eresia ed ekklesia divengono due opposti. Il primo apologeta ad utilizzare il termine in chiave polemica con le correnti considerate eterodosse fu Giustino Martire (100-162). 36 21 posto nella vita futura. L’esistenza di due dii: quello cattivo dell’AT; quello buono del NT. Quello dell’AT per creare. Quello del NT per redimere. Il vuoto tra i due riempito da un demiurgo, l’Iddio dell’AT. L’uomo Gesù era solo l’apparenza (dokeo, docetismo) di Cristo. Ovvero aveva abitato nel corpo solo tra il battesimo e la croce, lasciando il corpo di Gesù morire in croce. Maggiore esponente: Marcione. Influente nella chiesa di Roma (138), riteneva il Giudaismo un male, odiava le Scritture e il Dio ebraico. Stabilì il suo Canone delle Scritture: Luca, Atti e dieci lettere di Paolo. 2. Manicheismo Filosofia dualistica fondata da Mani (216 ca. - 267). Regno della luce e regno delle tenebre. L’uomo primitivo, ingannato, perde parte della luce e fa spazio alla materia. La salvezza attraverso la purificazione prodotta dalla esposizione alla luce di Cristo. Una élite sacerdotale che conduceva vita ascetica e officiava riti ritenuti essenziali per l’esposizione alla luce. Gli uditori partecipavano alla santità dei sacerdoti provvedendo ai loro bisogni. Il sesso considerato un male. Il celibato era esaltato. 3. Neoplatonismo Nella storia della chiesa sono sempre esistite forme di misticismo. Ci sono tre tipi di misticismo: Misticismo epistemologico: la conoscenza di Dio immediata e diretta attraverso l’intuizione o illuminazione spirituale (la luce interiore). Ragione e Bibbia subordinate alla luce interiore. Sostenuta da molti mistici medievali, dai quietisti cattolici e dai quaccheri. Misticismo metafisico: lo spirito dell’uomo viene riassorbito nello spirito divino attraverso esperienze occasionali, fino alla morte in cui lo spirito dell’uomo diviene parte dell’essere divino. Misticismo etico e spirituale: l’individuo entra in rapporto con Dio attraverso la sua identificazione con Cristo e con lo Spirito Santo dimorante in sé. Il Neoplatonismo ebbe origine ad Alessandria da Ammonio Sacca, che ebbe come allievi Origene e Plotino (205 – 270). L’essere assoluto è la fonte da cui emana, per gradi, tutto; e a cui ritorna tutto. La filosofia contribuisce grandemente a questo processo attraverso una vita di contemplazione e l’intuizione mistica. L’estasi è lo stato più sublime che si possa godere in questa vita. L’imperatore Giuliano “l’apostata” aderì a questa dottrina e, anche perseguitando i cristiani, tentò di farla diventare religione dell’Impero. III. Gli errori teologici Alcune dottrine furono dannose, più che per gravi errori teologici, per amplificazioni ed esasperazione di verità di fede che se tenute in equilibrio sarebbero state sane. Alcuni esempi: 1. Montanismo Sorto tra il 135 e il 160 in Frigia ad opera di Montano in reazione al formalismo e alla freddezza della chiesa, riafferma l’importanza della dottrina e del ruolo dello Spirito Santo, e dell’attesa del Ritorno di Cristo. Un movimento carismatico e pentecostale ante litteram. Nella sua esasperazione del ruolo dello Spirito santo cominciò a sostenere che la 22 sua ispirazione era da mettere sullo stesso piano delle Scritture. Presto sarebbe tornato il Signore e avrebbe stabilito il suo Regno a Pepuza in Frigia. In preparazione all’avvento bisognava praticare un rigido ascetismo e i vedovi non dovevano risposarsi. Il montanismo fui condannato dl Concilio di Costantinopoli (381) come pagano. Ma rimane come un monito sia contro il pericolo della freddezza che contro il rischio di eccessi entusiastici e di un “profetismo” (le profetesse Massimilla e Priscilla) che si sottrae al controllo della Parola e al discernimento della chiesa. 2. Monarchianismo (dal greco monos, unico e archeo, principio) sosteneva l’unità del concetto di Dio e negava pertanto il concetto di Trinità e la natura divina di Cristo. Monarchianismo dinamico.37 Paolo di Samosata, vescovo di Antiochia, nel tentativo di preservare l’unità di Dio e in opposizione alla concezione trinitaria, insegnava che Cristo non era Dio, ma solo un uomo che , per via della sua giustizia, venne abitato dal Logos, raggiunse la divinità e divenne Salvatore. Un equivalente dell’unitarianesimo moderno. Monarchianismo modale.38 Sabellio (200ca). Un’unica essenza e tre manifestazioni: nell’AT come Padre; nel NT come Figlio; dopo la morte di Cristo come Spirito Santo. IV. Scismi39 ecclesiastici 1. Controversia sulla (data di) Pasqua Nella seconda metà del secondo secolo (150ca) nacque la controversia tra Chiesa d’Oriente, che sosteneva (Policarpo d’Asia) la celebrazione della Pasqua cristiana indipendentemente dalla domenica - nella stessa data della Pasqua ebraica (il quattordicesimo giorno di Nisan), e la Chiesa d’Occidente (Aniceto, vescovo di Roma), che aveva sviluppato la tradizione di celebrarla nella domenica successiva. Per sottolineare la novità della Pasqua cristiana e la domenica come giorno del Signore. L’accordo si raggiunse solo nel 381, al Concilio di Nicea, sulla posizione occidentale. 2. Donatismo Come conseguenza della persecuzione di Diocleziano, diversi ecclesiastici rinnegarono la fede sacrificando agli idoli o consegnando le Scritture. Nel 311 Donato contestò la validità dell’ordinazione da parte di un vescovo “traditor”. Un primo sinodo a Roma e uno successivo, di vescovi, ad Arles (314), stabilirono la validità dei sacramenti indipendentemente dal carattere di chi li amministra. Detto anche Adozionismo. “L'Adozionismo è la dottrina cristologica che fa di Gesù una creatura speciale, chiamata da Dio a una missione particolare, ma che resta su un piano inferiore rispetto al Creatore. Viene adottato dal Padre al momento del suo battesimo al fiume Giordano, momento in cui viene elevato al rango di Figlio di Dio, acquisendo così la natura divina. Tale dottrina compromette la fede trinitaria professata fin dall'antichità dai cristiani. Il suo principale sostenitore fu Paolo di Samosata, vescovo di Antiochia di Siria dal 260 al 272.” Wikipedia 38 Detti anche Sabelliani (da Sabellio, in oriente) e Patripassiani (in occidente) per l’accusa loro rivolta di sostenere che fosse stato il Padre a soffrire sulla croce. 39 Il termine scisma, dal greco σχισμα (separazione), indica una divisione causata da una discordia interna alla stessa comunità, che porta alla costituzione di una chiesa o di una comunità autonoma. 37 23 Controversie, errori ed eresie in positivo concorsero ad elaborare le risposte che avrebbero preservato e consolidato dal punto di vista dottrinale la chiesa per i secoli successivi. Si pensi in particolare al Credo e al Canone. Tema: Le eresie nella storia delle Chiesa Antica *** IX. COMBATTENDO CON ZELO PER LA FEDE I PADRI APOSTOLICI SCRIVEVANO AI CRISTIANI PER LA LOR EDIFICAZIONE GLI APOLOGISTI SCRIVEVANO PER LE AUTORITÀ DELLO STATO PER DIFENDERE LA FEDE I POLEMISTI SCRIVEVANO PER DIFENDERE LA CHIESA DALLE ERESIE. I. Gli Apologeti o apologisti - II sec. Combattono sul fronte esterno. Il loro scopo era dimostrare sul filo del ragionamento la validità del cristianesimo e che gli argomenti utilizzati per combatterlo e perseguitare i cristiani erano deboli e privi di fondamento. Scrivevano da filosofi (la ragione) piuttosto che da teologi (la fede). E sostenevano che la migliore filosofia greca era una preparazione al cristianesimo. Quelli orientali valorizzavano in particolare le somiglianze tra cristianesimo e religioni pagane. Quelli occidentali sottolineavano invece il carattere definitivo e distintivo del cristianesimo. Gli apologeti orientali - scrivono in greco Giustino Martire (100 – 165 ca.) Samaritano di famiglia pagana. Dopo una giovinezza dedicata agli studi filosofici, da un vecchio incontrato lunga la riva del mare fu indirizzato alla Scrittura come alla vera filosofia. Convertitosi al cristianesimo attraverso la lettura dei profeti, dedicò tutto il resto della sua vita - fino alla morte per decapitazione - alla difesa (apologia) del cristianesimo contro le accuse dei pagani. Nel suo insegnamento fu il primo a ricercare con costanza l’incontro tra pensiero greco (filosofia, ragione) e cristianesimo (fede). E ad insistere sul fondamento razionale della fede cristiana. Scrisse il Dialogo con Trifone, una Prima Apologia dei cristiani e una Seconda Apologia dei cristiani. Taziano (120 - 180 ca.) Discepolo di Giustino, scrive un Discorso ai Greci, in cui sostiene la superiorità del cristianesimo alla religione e al pensiero greci. E’ famoso soprattutto per il Diatessaron, una prima sinossi dei vangeli. Atenagora (133 - 190 ca.) Filosofo e apologista greco. Si converte al cristianesimo attraverso la lettura della Scrittura. Scrive due opere apologetiche. La prima, una Supplica per i cristiani, in cui confuta le accuse di ateismo, immoralità e antropofagia. La seconda, di dubbia attribuzione, un trattato Sulla risurrezione dei morti, in cui sostiene che la risurrezione fisica dei morti è possibile perché Dio è onnipotente e vuole rendere manifesta per l'eternità l'immagine umana. Teofilo di Antiochia (+ 183/185 d.C.) 24 Si convertì al cristianesimo attraverso la lettura delle Scritture. Fu vescovo di Antiochia. Si distinse tra i suoi contemporanei come polemista, esegeta e apologeta. Scrisse una Apologia ad Autolico, dotto magistrato pagano che cercava di convertire al cristianesimo. Gli apologeti occidentali - scrivono in latino Tertulliano (160 ca. - 230) Figlio di un centurione romano di stanza a Cartagine, di formazione classica (greco e latino) diventa avvocato. Opera a Roma dove si converte al cristianesimo. Dopo un periodo montanista, ritorna all’ortodossia. Come apologeta dedica la sua opera (Ad Nationes, Apologeticum, ecc.) alla confutazione della filosofia e della religione pagana. Il suo contributo alla costruzione di una sana e solida teologia cristiana è considerato fondamentale. II. I Polemisti Combattono sul fronte interno delle eresie. Per garantire la pace interna e la purezza dottrinale della chiesa. 1. Ireneo (di Lione), il polemista antignostico (Smirne 130 - Lione 202) Nato in una famiglia cristiana. Fu discepolo di Policarpo (discepolo dell’apostolo Giovanni). Vescovo missionario a Lione (180 ca.), si distinse per i suoi scritti contro lo gnosticismo. In Adversus Haereses (“Contro le eresie”)confuta in particolare la visione dualistica di Dio, della Scrittura e di Cristo, e condanna le posizioni di Marcione. E’ il primo teologo a dare importanza al principio della successione apostolica. Nella Demonstratio apostolicae praedicationis ("Dimostrazione della predicazione apostolica"), giunta a noi solo nella versione armena, espone la dottrina ortodossa del cristianesimo. 2. La scuola alessandrina - Il metodo allegorico Maggiori esponenti: Panteno - Clemente - Origene La scuola nasce ad Alessandria per istruire i convertiti (catechesi) dal paganesimo. Essi pensano di potersi avvalere della letteratura e della filosofia classica per introdurre al cristianesimo e per formulare la teologia cristiana. A questo fine utilizzano il metodo allegorico40 come uno strumento che li aiuti a ritrovare nelle Scritture più livelli di significato. Accanto a quello storico-letterale (il corpo) quello morale (l’anima) e quello spirituale (lo spirito). In questo modo arrivano a volte a interpretazioni lontane dal significato originale e dalla verità scritturale. Panteno (+ 200) fu l’iniziatore (180) della scuola (Didaskaleion). Clemente Alessandrino (150 ca. – 215) fu suo discepolo e successore. Teologo, filosofo, apologeta e scrittore, coltivò l’ideale del filosofo cristiano. Scrisse il Protrepticus (Discorso) per mostrare la superiorità del cristianesimo, il Paedagogus (Insegnante) per istruire i giovani nella fede e gli Stromata (Miscellanea), in cui presenta il cristianesimo come la vera sapienza e il cristiano come il vero savio. Suo discepolo e successore fu Origene (185 ca. - 254). Teologo e filosofo tra i maggiori del cristianesimo antico, può essere per importanza paragonato ad Agostino. A sedici anni succedette a Clemente. Scrisse opere esegetiche (Commentari, Omelie, Note a carattere esegetico, filologico, storico e grammaticale), dottrinali (De Principiis, il primo trattato di «Il metodo che a noi sembra imporsi per lo studio delle Scritture e la comprensione del loro senso è il seguente; esso è già indicato dagli scritti stessi. […] Bisogna dunque scrivere tre volte nella propria anima i pensieri delle Sacre Scritture, affinché il più semplice sia edificato da ciò che è come la carne (sarx) della Scrittura – definiamo così l’accezione immediata – e colui che è un po’ esaltato lo sia per effetto di ciò che è come la sua anima (psyche) e colui che è perfetto (…) lo sia della legge spirituale (pneuma) che contiene l’ombra dei beni futuri». Origene, De Principiis, IV, 2, 4 40 25 teologia sistematica), apologetiche (Contra Celsum, contro le accuse del platonico Celso ai cristiani), filologiche (Hexapla, nella quale, a fronte del testo originale ebraico e dello stesso testo traslitterato in greco, vengono riportate quattro versioni greche dello stesso, ivi compresa quella dei Settanta ) ed epistole. 3. La scuola cartaginese La mentalità latina e occidentale, diversamente da quella speculativa orientale, era molto più interessata alle questioni pratiche di organizzazione, di governo e di dottrina. Coerentemente con questa impostazione Tertulliano (155 ca. - 230 ca.) si preoccupò di scrivere a difesa dei cristiani contro le accuse e le persecuzioni pagane (Apologeticum), sul comportamento pratico dei cristiani (De spectaculis, De oratione, De patientia, De cultu feminarum, Ad uxorem, De idolatria: De exhortatione castitatis; De virginibus velandis), su questioni di dottrina fondamentali (De Anima, De Baptismate, Contra Praxean). Per queste ragioni può esser certamente considerato come il fondatore della teologia latina e il primo a presentare la dottrina della Trinità. Cipriano (200 ca. - 258) invece, in seguito alla conversione avvenuta nel 246, fu vescovo di Cartagine fino al martirio (258). Pur considerando l’impetuoso e appassionato Tertulliano suo maestro, ebbe carattere così dolce e caritatevole da meritarsi l’ammirazione del grande Agostino. Scrisse vari libri. Il De Catholicae Ecclesiae Unitate (la sua opera più importante) fu scritta in risposta agli attacchi di Novato (presbitero) e Felicissimo (diacono) all’unità della chiesa di Cartagine. In essa argomenta in favore del primato del vescovo (nella linea della successione apostolica) come figura intorno alla quale realizzare l’unità della chiesa. Egli diventa così il primo a formulare compiutamente la dottrina della successione apostolica e del primato del vescovo. *** X. LA CHIESA SERRA LE FILE TRA IL 100 E IL 313 LA CHIESA ELABORA FONDAMENTALMENTE TRE STRUMENTI PER FARE FRONTE ALLA PERSECUZIONE ESTERNA E ALLE DIVISIONI INTERNE: UN TESTO AUTOREVOLE COL CANONE UNA DICHIARAZIONE DI FEDE UNITARIA COL CREDO UN’AUTORITÀ PER L’UNITÀ VISIBILE DELLA CHIESA COL VESCOVO I. Il vescovo con prerogative monarchiche - Il vescovo Il bisogno di una guida per affrontare la persecuzione e gli attacchi all’unità della chiesa; lo sviluppo della dottrina della successione apostolica; la crescente importanza attribuita alla Cena del Signore; gli argomenti in favore del primato del vescovo (sui presbiteri) e di Pietro (Mt16:18 e sgg.; petros - petra) in particolare; della superiorità sede di Roma per via delle molte tradizioni apostoliche (Pietro e Paolo), della sua solida ortodossia, e della progressiva perdita di importanza delle altre maggiori (Gerusalemme, Efeso) per ragioni storiche ed ecclesiastiche, furono tutti fattori che favorirono lo sviluppo del primato d’onore della sede episcopale (primus inter pares) di Roma. II. La formazione delle regole della fede - Il Credo Il compito del vescovo, di personificare l’unità della chiesa, fu ulteriormente rafforzato dalla formulazione e dalla pubblica confessione del Credo in occasione del battesimo e delle celebrazioni comunitarie. Dovevano contenere gli articoli essenziali della fede per la salvezza e per la integrità dottrinale, provare l’ortodossia, aiutare a riconoscere gli altri credenti. Primi 26 nuclei di credo potrebbero essere alcuni passi del NT.41 Il Credo più antico è il Credo apostolico.42 Seguirà il Credo niceno-costantinopolitano,43 frutto del periodo di controversia teologica vissuto dalla chiesa tra il 313 e il 451. Credi delle varie denominazioni apparvero anche nel periodo della Riforma. Ancora oggi molte chiese cristiane trovano il Credo apostolico un utile sommario dei principali punti della fede cristiana. III. Il Canone Neotestamentario - Il Testo All’autorità del vescovo e a quella di una autorevole dichiarazione di fede, si aggiunse quella di un elenco di libri autorevole, il Canone del NT. Anche questa ricerca fu stimolata dalla necessità di avere uno strumento sicuro per fondare e verificare l’ortodossia della fede. Soprattutto contro gli sviamenti e gli attacchi di eretici come Marcione, che stavano formando il loro canone scritturale. Per fare parte del Canone questi libri dovevano avere i segni dell’apostolicità, essere cioè stati scritti da un apostolo (paternità apostolica) o da qualcuno (un discepolo) che aveva avuto rapporto con gli apostoli (influenza apostolica), rispondere pienamente alla regola di fede apostolica ed avere il consenso universale della chiesa guidata dallo Spirito Santo.. Alcuni libri (Giacomo, II Pietro, II e III Giovanni, Giuda, Ebrei e Apocalisse) furono riconosciuti come ispirati solo più tardi. IV. La liturgia - Il Culto Per sottolineare l’importanza della liturgia nella vita della chiesa di ogni tempo, vorrei ricordare l’antico principio cristiano: “Lex Orandi, Lex Credendi” (“La legge della preghiera è la legge della fede”), che metteva in un rapporto – come di causa ed effetto - il culto e la fede. La tradizione liturgica della chiesa avrebbe fornito il quadro teologico per lo sviluppo del Credo e del Canone. La divinità di Cristo, insomma, fu innanzitutto adorata nelle celebrazione comunitaria; successivamente formulata nella dottrina. Desidero anche aggiungere, nella scia di un vecchio prezioso scritto di Osca Cullmann, Il culto nella chiesa primitiva, l’importanza di recuperare l’Apocalisse come testimone della liturgia della chiesa nella chiesa primitiva. Il nostro libro di testo sottolinea in particolare la semplicità dei culti primitivi in contrasto con gli sviluppi e il deterioramento del culto causati: 1. dalla eccessiva centralità del vescovo nella “Perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; 10 infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati.” Rm10:9-10; “Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto anch'io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; 4 che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture” 1Cor15:3-4; “Senza dubbio, grande è il mistero della pietà: Colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria” 1Tm3:16 42 Credo apostolico: “1. Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra 2. e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, 3. il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, 4. patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; 5. discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; 6. salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente: 7. di là verrà a giudicare i vivi e i morti. 8. Credo nello Spirito Santo, 9. la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, 10. la remissione dei peccati, 11. la risurrezione della carne, 12. la vita eterna. Amen. » 43 Credo niceno-costantinopolitano: “Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, mori e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo Battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. 41 27 celebrazione della liturgia (Battesimo, Adorazione, Cena del Signore con lo sviluppo progressivo dell’idea di sacrificio), con 2. la conseguente crescita della distanza tra clero e laicato, 3. la fine della persecuzione con la progressiva accettazione dei cristiani da parte della società e dello stato, 4. l’adozione delle basiliche come locali di culto con la distanza fisica tra catecumeni e clero. La testimonianza di vita, in pubblico e in privato, dei cristiani - nonostante tutti i problemi interni ed esterni - sarebbe stato il fattore alla fine decisivo per vincere tutte le resistenze della società e dello Stato e per far entrare il cristianesimo a bandiere spiegate al centro dell’Impero romano. *** SUPREMAZIA DELLA VECCHIA CHIESA CATTOLICA IMPERIALE (313 - 590) XI. LA CHIESA AFFRONTA L’IMPERO E I BARBARI Gli anni tra il 375 e il 1066 sono anni di trasformazioni epocali per tutta l’Europa. La crescita del cristianesimo, il declino dell’Impero, l’immigrazione di massa delle popolazioni barbariche, modificano in modo drammatico e significativo il panorama del continente. La chiesa emerge dalla clandestinità e si qualifica sempre di più come nuovo centro di aggregazione e di unità, svolgendo uno ruolo cruciale per l’innesto del cristianesimo nell’eredità classica ed ebraica, per l’assimilazione e la trasformazione delle popolazioni barbariche. Il prezzo che dovette alla fine pagare per il suo successo fu una secolarizzazione strisciante e l’ingerenza dello Stato nella vita interna della Chiesa. I. La Chiesa e lo Stato 133 - 31 a.C. - La Repubblica romana sconvolta da un secolo di rivoluzioni 31a.C. - 192 d.C. - Principato (due poteri: Imperatore e Senato) di Augusto dopo la sconfitta di Antonio. Pace e prosperità iniziale 192 - 284 d. C. - Altro secolo di rivoluzioni. Svolta autoritaria (285) di Diocleziano, sul modello dei sistemi dispotici orientali. Persecuzione “statale” del cristianesimo al fine di preservare la cultura greco-romana (303 – 305). Costantino (306-337) comprende che deve allearsi col cristianesimo per salvare la cultura classica. Riforma l’amministrazione e l’esercito, crea una nuova capitale ad oriente (Costantinopoli). Di madre cristiana, Elena, in seguito alla nota visione della croce (“Con questo segno vincerai”) sconfigge i suoi avversari nella battaglia di Ponte Milvio (312) e promulga la libertà religiosa con l’Editto di Milano (313). In seguito attiverà un’esplicita e coerente politica di sostegno alla Chiesa: le proprietà confiscate sono restituite, vengono deliberate sovvenzioni statali alla Chiesa, il clero viene esentato dal servizio militare, la divinazione viene condannata, il “giorno del sole” diventa il giorno (domenica) per il riposo e l’adorazione. A questo si aggiunga che l’imperatore stesso, come protettore della Chiesa, si pone come arbitro e guida teologica al Concilio di Nicea (325) nella controversia di Ario. I figli di Costantino continuarono la politica del padre. Giuliano (l’apostata), in precedenza costretto dalla politica imperiale ad accettare il cristianesimo, ripristinò la piena libertà di culto, tolse alla chiesa i privilegi ottenuti in precedenza e provò ad ostacolare il cristianesimo. 28 I successori restituiscono i privilegi al cristianesimo. Teodosio promulga l’Editto di Tessalonica (380) che fa del cristianesimo l’unica e obbligatoria religione dello stato. Persecuzione per l’esercizio degli altri culti. Per la morte di Teodosio (395), primo funerale dell’imperatore con rito cristiano. Giustiniano darà un altro colpo mortale al paganesimo chiudendo nel 529 le scuole filosofiche di Atene. Nel corso di questa avanzata vittoriosa il cristianesimo contribuisce, in positivo, alla bonifica della società e all’elevazione morale dell’Impero, in negativo si lega allo Stato in modo tale da autorizzare ogni interferenza anche in questioni di ordine spirituale e teologico. Al punto che gli imperatori si arrogheranno il diritto di convocare ed arbitrare i Concili. Non solo. La Chiesa, da perseguitata che era, diventa spesso intollerante persecutrice del paganesimo. II. La Chiesa per i barbari Aveva appena regolati suoi rapporti con l’Impero (313 - inizi del IV secolo), che il cristianesimo si trovò di fronte (fine IV secolo) ad una sfida che l’avrebbe impegnata fino all’undicesimo secolo: la conquista delle popolazioni barbariche di stirpe teutonica e mongola. A. L’avanzata dei barbari I Goti. I primi a presentarsi, sotto la spinta dei Mongoli, sulle frontiere dell’Impero sono i Goti. Dopo la battaglia di Adrianopoli (378) si insediano (i Visigoti) nella parte orientale dell’Impero. Saccheggiano Roma nel 410 e nel 426 fondano un regno in Ispagna. I Vandali. Provengono dalle sponde orientali del Reno. Si stabiliranno nell’Africa settentrionale. Gli Ostrogoti. Assumono per un periodo la guida dell’Impero Romano d’Occidente. Longobardi, Burundi e Franchi (V secolo) attraversano il Reno e si stabiliscono in Francia. Gli Unni (V secolo), mongoli, guidati da Attila invadono l’Europa e sono fermati a Chalons nel 451. Musulmani e Longobardi. Mentre la chiesa era sul punto di convertire al cristianesimo tutte queste popolazioni barbariche, nuove minacce sarebbero arrivate nel VII secolo da Musulmani e Longobardi. La civiltà europea sarà grande perché riuscirà a convertire ed assimilare queste popolazioni barbariche. B. L’evangelizzazione del barbari L’ariano Ulfila. . L’evangelizzazione cominciò, con l’ariano Ulfila (311 ca. - 381), dai Goti. Per questo, molti erano già cristiani, nella forma ariana, quando entrarono nell’Impero. Martino di Tours (311 - 396) sentì la chiamata ad evangelizzare i Burgundi nella Francia meridionale. Organizzava i suoi monaci in bande che distruggevano i boschetti sacri dove erano adorati gli dèi pagani. Gregorio di Tours nella sua Storia dei Franchi racconta la conversione (fine V secolo) dei Franchi al cristianesimo. Clodoveo, re dei Franchi, sposa la cristiana Clotilde, 29 principessa di Borgogna. Convinto di aver ricevuto l’aiuto divino in battaglia si converte (496) al cristianesimo, immediatamente seguito da tutto il suo popolo. La monarchia dei Franchi diventa sostenitrice del papato ed offre una base logistica ai missionari diretti in Spagna per la conversione degli ariani all’ortodossia. Le Isole Britanniche. Il cristianesimo entrò probabilmente in Britannia attraverso soldati e mercanti romani. Al Concilio di Arles (314) erano rappresentati da vescovi celti. La Chiesa celtica non riconosceva né la giurisdizione, né il primato del vescovo di Roma. Lasciati solo all’inizio del V secolo per il ritiro dell’esercito romano, furono in buona parte sterminati oppure cacciati, dai pagani Angli, Sassoni e Iuti, sulle montagne ad ovest e a nord dell’Isola. Patrizio (389 ca. – 493), l’apostolo dell’Irlanda. A sedici anni fu rapito dalla Britannia e portato in Irlanda, dove fu pastore per sei anni. Ritornato in Britannia sentì la chiamata missionaria per l’Irlanda. Evangelizzò i Celti d’Irlanda dal 432 al 461, e fece dell’Irlanda un forte centro di cristianesimo celtico. In tutto il Medioevo sarebbe stato un centro di irradiazione culturale e missionario. Colomba (521 - 597) fu l’apostolo della Scozia. Partì dall’Irlanda e fondò sull’isola di Iona il monastero che sarebbe diventato il centro per l’evangelizzazione della Scozia. Da qui, nel secolo successivo, sarebbe partito Aidan per evangelizzare gli invasori germanici del Nortumbria. La Chiesa celtica di Irlanda e di Scozia sarebbe stata soprattutto una chiesa missionaria. Vittoriosa in Scozia e Irlanda, sterminata in Inghilterra. Entro il 590 la Chiesa aveva vinto la sfida con l’Impero romano, compiuta la conversione al cristianesimo dei Germani invasori dell’Impero, trasmessi gli elementi della cultura greco romana. Ma l’assimilazione, spesso troppo rapida per tanti, lasciava intatte tante vecchie pratiche ed abitudini pagane, al punto che spesso la stessa chiesa risultava almeno parzialmente paganizzata. XII. FORMAZIONE DEI CREDI NELL’ERA CONCILIARE Nella storia della Chiesa ci sono stati due grandi e fondamentali periodi di controversia e di corrispondente definizione teologica: Il periodo dei Concili ecumenici (universali), tra il 325 e il 451 e il periodo della Riforma nel XVI secolo. Nel primo periodo si svilupparono e si definirono i Credi e le dottrine (dogmi) fondamentali della Chiesa. Nel secondo le differenti posizioni dottrinali della Riforma e della Chiesa Cattolica Romana. Il dibattito sulla Trinità in particolare mostra il pericolo (Sabellio, Ario …) cui è esposta la chiesa se viene a mancare l’equilibrio nello studio delle Scritture. Che anzi, lo zelo intenso per una dottrina può indurre inconsapevolmente nell’errore. La controversia sulle questioni teologiche rimase sopita nel periodo delle persecuzioni. Superato quel pericolo, divenne prioritaria l’esigenza di volgersi all’interno per definire l’ortodossia dottrinale e lavorare all’unità della chiesa. I. Teologia - La relazione tra le persone della Trinità A. La relazione del Figlio col Padre La controversia ariana e Il Concilio di Nicea Subito dopo la cessazione della persecuzione la natura e la persona di Cristo divenne oggetto del dibattito teologico all’interno della Chiesa. La questione aveva chiare implicazioni per la comprensione di Dio e delle relazioni al suo interno. Tertulliano 30 sosteneva che all’interno della Trinità c’era l’unità di essenza in tre persone uguali e distinte. Ario, in polemica con Alessandro, vescovo di Alessandria, di cui era discepolo, nel tentativo di combattere una posizione che, a suo avviso, prestava il fianco allo sviluppo di una forma di politeismo, finì col negare la divinità di Cristo. Sostenendo che Cristo era di natura simile, ma differente e inferiore, certamente non uguale a quella del Padre. Con chiare implicazioni non solo per la dottrina della Trinità, ma anche per quella della salvezza. Se Cristo non era Dio uguale al Padre, risultava infatti gravemente ferita la forza della sua espiazione. La controversia divenne così incandescente in tutta la Chiesa, che Costantino dovette convocare e presiedere un Concilio ecumenico a Nicea per il 325. In questo Concilio si confrontarono tre distinte posizioni. Ario (appoggiato da Eusebio di Nicomedia) sosteneva che Cristo era stato creato dal nulla prima del tempo. Che non era uguale, coeterno e consustanziale al Padre. Era divino ma non era Dio. Atanasio sosteneva che Cristo era uguale, coeterno e consustanziale al Padre. Eusebio di Cesarea sosteneva invece – diversamente da Ario - che Cristo era stato generato (non creato) dal Padre prima del tempo, e che era simile (non uguale) al Padre. A Nicea vinse la posizione di Atanasio (Cristo coeterno e uguale al Padre), ma seguirono anni (325 - 361) di grave e aspra contestazione di questa dottrina, al punto che per un periodo prevalse la posizione ariana. Solo verso la fine di questo periodo prevalse la posizione di Nicea, che fu confermata come pienamente ortodossa al Concilio di Costantinopoli del 381 (Credo Niceno-Costantinopolitano) e ulteriormente ratificata nel Concilio di Calcedonia (451). La vittoria definitiva dell’ortodossia a Costantinopoli, con l’affermazione della piena divinità di Cristo, salvava il fondamento stesso del cristianesimo. Ma l’interferenza dell’Imperatore avrebbe significato per la Chiesa la perdita della sua indipendenza. La Chiesa d’Occidente sarebbe successivamente riuscita a sottrarsi, ma la Chiesa d’Oriente sarebbe rimasta legata al dominio politico esercitato dallo Stato. B. La relazione tra lo Spirito Santo e il Padre Concili di Costantinopoli (381) e di Toledo (589) Un altro attacco alla dottrina della Trinità venne (341 - 360) da Macedonio, vescovo di Costantinopoli. Come Ario per la persona del Figlio, egli sosteneva che lo Spirito Santo fosse in effetti solo una creatura subordinata al Padre a al Figlio, “ministro e servo” come gli angeli. La sua posizione fu condannata dal Concilio di Costantinopoli (381). Il Concilio di Toledo (589) avrebbe aggiunto alla dichiarazione “che procede dal Padre" (Credo di Nicea), le parole “Filioque”. Da quel momento in poi la fede ortodossa delle Chiese d’Occidente avrebbe sempre sostenuto la personalità e la divinità dello Spirito Santo, come uguale, coeterna e consustanziale a quella del Padre e del Figlio. II. Cristologia - Le controversie sulla relazione tra le nature di Cristo Le due nature e le due volontà Risolta la questione della relazione del Figlio col Padre (Nicea), sorse la questione del rapporto tra natura umana e natura divina in Cristo. Apollinare, vescovo di Laodicea, sosteneva che Cristo era dotato di vero corpo e di vera anima (elemento passivo), ma che in Lui lo spirito dell’uomo era stato sostituito dal Logos (elemento attivo). In questo modo minimizzava la natura umana ed enfatizzava la natura divina (apollinarismo). Nestorio invece, patriarca di Costantinopoli (428), fu accusato si 31 sostenere un “difisismo” (due nature) estremo, secondo il quale in Cristo alla natura umana e alla natura divina corrispondevano due persone, non una. Studi recenti tendono invece a recuperare pienamente la sua posizione a quella ortodossa del Concilio di Calcedonia (451), secondo la quale nell’unica persona di Cristo sussistono due nature.44 Secondo Eutiche (378 - 454) archimandrita in un convento di Costantinopoli invece, la natura umana e la natura divina - dopo l’incarnazione - erano fuse in una sola (monofisismo)45, quella divina. Dunque, un sola natura e una sola persona, quella divina. Chiaramente questa posizione prestava il fianco alla accusa di proporre un Cristo che, in quanto soltanto divino, non poteva ne patire né morire per i peccati dell’uomo. Il Concilio di Calcedonia (451) avrebbe stabilito che in Cristo, dopo l’incarnazione, esistono due nature (duo fuseis) e una sola persona (prosopon) e sussistenza (ypostasis). Seguì la discussione sul rapporto tra volontà umana e volontà divina in Cristo. Al Concilio di Costantinopoli (680 – 681) la disputa si risolse affermando che le due volontà esistono in Cristo in una armoniosa unità in cui l’umana è sottoposta alla divina. III. Antropologia - Come avviene la salvezza dell’uomo Le eresie e le controversie relative alla teologia e alla cristologia avevano occupato soprattutto l’oriente cristiano. Uomini come Tertulliano avevano già assicurato l’ortodossia della Chiesa d’Occidente sulle questioni della relazione di Cristo col Padre e tra le due nature. I pensatori cristiani in Occidente si sarebbero occupati in prevalenza di questioni più pratiche. Pelagio e Agostino, per esempio, si occuparono del modo nel quale l’uomo può essere salvato. Solo per opera della Grazia o c’era posto (e quale) per la volontà umana nel processo della salvezza? Pelagio (360 ca. - 420) sosteneva che ogni uomo è creato libero dal peccato originale (di Adamo) e può con la sua volontà libera cooperare con Dio per la salvezza e per il raggiungimento della santità. Agostino (Tagaste 354 - Ippona 430) sosteneva che la volontà dell’uomo, inizialmente creata libera, in seguito al peccato originale (di Adamo), si è interamente corrotta, ha perso la capacità di scegliere tra bene e male e di cooperare con Dio per la sua salvezza. E’ ora indispensabile la grazia di Dio in Cristo per vivificare la volontà dell’uomo e fargli ricevere mediante la fede la sua salvezza. Il Concilio di Efeso (431) condannò le posizioni di Pelagio, ma le posizioni di Agostino non furono mai integralmente accettate né dalla Chiesa d’Oriente né della Chiesa d’Occidente. Giovanni Cassiano (Marsiglia 360 ca. - 435), Vincenzo di Lérins (450 ca.) ed altri cercarono una posizione di compromesso (semi-pelagianesimo) insegnando che la volontà dell’uomo, indebolita ma non totalmente corrotta dal peccato originale, può cooperare « La tendenza degli storici oggi è di considerare la cristologia di Nestorio sostanzialmente conforme con l'ortodosssia, nonostante le carenze e le imprecisioni del linguaggio. La ricerca storica contemporanea sconfessa l'attendibilità del "modello convenzionale" della dottrina di Nestorio così come viene presentata dai suoi avversari e soprattutto da Cirillo di Alessandria. » (Battista Mondin, Storia della teologia, Vol. I, Brescia, 1996, p. 259). 44 45 Il monofisismo è dottrina ancora oggi accettata dalla Chiesa Copta (Egitto) e dalla Chiesa ortodossa Siriaca 32 con la Grazia per il processo della salvezza. Pur ammettendo cioè che la Grazia è indispensabile per la salvezza, essi sostennero che l’uomo può fare il primo passo verso Dio senza l’aiuto della grazia, la quale subentra in un secondo momento. Ma anche la loro posizione fu condannata al Sinodo di Orange (529), in favore di una moderata posizione agostiniana.46 Occorre tuttavia osservare che molto diffuse nel mondo cristiano oggi sono la posizione semi-pelagiana (Chiesa Cattolica in particolare) e quella arminiana (la maggior parte delle chiese del risveglio e delle chiese pentecostali). Entro il 451 la maggior parte delle principali controversie erano terminate. C’era però il pericolo che all’ortodossia della fede non si accompagnasse quella della vita! Non solo! Molti cristiani cominciarono a considerare legittimo l’uso della forza per preservare la fede. Inoltre l’Imperatore, divenuto arbitro tra i diversi punti di vista presenti ai Concili, riuscì ad affermare il potere dello Stato in questioni religiose e porre termine alla separazione tra Chiesa e Stato. *** XIII. L’ETÀ D’ORO DEI PADRI DELLA CHIESA Abbiamo fin qui parlato dei Padri (apostolici, apologeti e polemisti) ante-niceni. I più eminenti tra i Padri tuttavia, i post-niceni, avrebbero svolto la loro opera tra il Concilio di Nicea (325) e il Concilio di Calcedonia (451). Il più grande di tutti sarebbe stato Agostino. I. Padri orientali post – niceni Nell’ala Orientale della Chiesa si distinsero due scuole: La scuola alessandrina e la scuola antiochena (o siriaca). La prima, sotto l’influenza di Origene, fu campione del metodo allegorico nello studio delle Scritture. La seconda del metodo storico-grammaticale. A. Crisostomo - Commentatore e oratore Giovanni di Antiochia (345 – 407), detto Crisostomo (bocca d’oro ) per la sua eccellente capacità oratoria, ebbe un’eccellente formazione nell’arte oratoria e negli studi di legge. Monaco e asceta in una caverna presso Antiochia nella prima parte della sua vita, dopo gli ordini (386) si dedicò prevalentemente alla predicazione fino all’anno (398) in cui divenne patriarca di Costantinopoli. Le sue omelie, per lo più esposizioni col metodo storico grammaticale delle epistole paoline, sono testimonianza vibrante del suo rigore morale e della importanza che attribuiva ad una vita cristiana coerente. La sua riprensione pubblica dalla cattedra di Santa Sofia del comportamento mondano dell’imperatrice e del fatto che si fosse fatta costruire una statua davanti alla chiesa, gli valsero l’esilio. B. Teodoro - Esegeta Teodoro di Mopsuestia (350 ca. - 428 ca.), “il principe degli antichi esegeti”, prima presbitero (383) in Antiochia, poi vescovo a Mopsuestia (392), fu un campione dell’esegesi storico - “In polemica contro il Pelagianesimo e il Semi-pelagianesimo si pone il Calvinismo classico. L'Arminianesimo si distingue sia dal Semi-pelagianesimo che dal Calvinismo classico, e si può considerare in un certo senso una formulazione "intermedia" fra le due dottrine: con il Semi-pelagianesimo ha in comune l'enfasi sulla responsabilità umana di "collaborare" con la Grazia di Dio; l'Arminianesimo si allinea al contrario al Calvinismo quando ribadisce che è Dio di Sua iniziativa e nella Sua totale Sovranità a muovere il primo passo verso l'uomo, per offrirgli la Sua Grazia.” Wikipedia 46 33 grammaticale. Ricordiamo di lui il commentario all’epistola ai Colossesi e quello ai Tessalonicesi. C. Eusebio - Storico della Chiesa Eusebio di Cesarea (260 ca. - 340) è considerato il padre della storia della Chiesa. Di natura dolce e conciliante, a Nicea si pronunciò a favore di un compromesso tra i partiti di Atanasio e di Ario. La sua opera maggiore è la Storia della Chiesa, (in appendice, la Vita di Costantino) e copre il periodo che va dai tempi apostolici fino al 324. Scrisse anche la Cronica, storia universale dai tempi di Abramo al 323. Suoi successori furono Socrate, che continua la sua storia dell’umanità dal 323 al 439, e Sozomene che copre il periodo dal 323 al 423. Eusebio e i suoi discepoli Socrate e Sozomene influenzeranno la scrittura della storia in tutto io Medioevo e sono le principali autorità ecclesiastiche per la Storia della Chiesa antica. II. Padri occidentali post - niceni In contrasto con l’interesse prevalentemente speculativo dei Padri della Chiesa d’Oriente, i Padri della Chiesa d’Occidente lavorarono alla traduzione delle Scritture e dei filosofi pagani, e alla preparazione di trattati teologici. A. Girolamo - Commentatore e traduttore Girolamo (Venezia 340 ca. - 420). Ricevette il battesimo nel 360. Fu per diversi anni studente girovago a Roma e in Gallia, visitò Antiochia e condusse vita monastica. Nel 382 divenne segretario di Damaso, vescovo di Roma, che lo incoraggiò a preparare una nuova traduzione della Bibbia. A questa si dedicò nei ventitré anni successivi, caratterizzati anche (dal 386) dal ritiro a vita monastica in Palestina. Entro il 388 aveva completato la revisione del NT direttamente dal greco. Dal 390 si dedicò alla traduzione dell’AT direttamente dall’ebraico. La sua traduzione, la Vulgata, è ancora oggi utilizzata per il testo liturgico della messa in latino, ed è stata la base per molte altre traduzioni della Bibbia fino al XX secolo. Fu autore anche di molti Commentari ancor oggi di grande utilità. Scrisse il De viris illustribus, una raccolta di biografie dei grandi scrittori cristiani che lo avevano preceduto e a lui contemporanei, con preziosi cenni biografici e bibliografici. Amò la vita ascetica e se ne fece paladino nei suoi scritti al punto di diventare soprattutto per questo molto popolare in tutto il medioevo. B. Ambrogio - Organizzatore e predicatore Ambrogio (340 ca. - 397) fu guida coraggiosa, abile amministratore, eloquente predicatore e teologo di valore. Il padre era stato prefetto della Gallia e la famiglia godeva di molto prestigio negli ambienti imperiali di Roma. Fece studi giuridici per avviarsi alla carriera politica. Ma mentre era governatore di Milano, in seguito alla morte (374) del vescovo (Aussenzio), fu chiamato dall’intera città ad assumerne l’ufficio. Dopo aver cercato di resistere a quelle pressioni, avvertendo la circostanza come chiara espressione della volontà del Signore, fu battezzato e ordinato, si dimise dal suo incarico, distribuì le sue sostanze ai poveri e si dedicò allo studio delle Scritture e della teologia. Combatté l’arianesimo e rivendicò il rispetto della Chiesa da parte dello Stato nelle questioni spirituali. Quando l’imperatore ordinò che la popolazione di Tessalonica in rivolta, fosse chiusa nello stadio della città massacrata, lo scomunicò e pretese un atto di pentimento pubblico per ammetterlo alla Cena del Signore. La sua predicazione fu decisiva per la conversione di Agostino. Introdusse il canto degli inni e la salmodia antifonica (uomini e donne, adulti e fanciulli, giovani e anziani), inaugurando quello stile liturgico che sarebbe rimasto consacrato col nome di rito ambrosiano. La sua eredità spirituale è particolarmente legata alla sua intensa attività pastorale, alla predicazione delle Scritture (con una esegesi prevalentemente 34 allegorica e morale del testo), alla difesa della ortodossia, all’attenzione per la giustizia sociale e l’accoglienza dello straniero. B. Agostino - Filosofo e teologo Agostino (Tagaste 354 – Ippona 430) fu di etnia berbera e di formazione ellenistico - romana. Di famiglia rispettabile, ma non ricca, suo padre era pagano, sua madre, Monica, era cristiana ed avrebbe esercitato grande influenza sulla sua conversione e sulla sua formazione spirituale. Come avrebbe scritto più tardi Agostino: “Fin dalla più tenera infanzia, io avevo succhiato col latte di mia madre il nome del mio Salvatore, Tuo Figlio; lo conservai nei recessi del mio cuore; e tutti coloro che si sono presentati a me senza quel nome Divino … non mi portarono via.” 47 Visse una giovinezza dissoluta ed ebbe, dalla concubina, il figlio Adeodato. Fu per due anni manicheo, ma dopo la lettura dell’Ortensio di Cicerone e di alcuni neoplatonici, si volse allo studio della filosofia ed insegnò retorica a Cartagine. A Milano dal 384, entrò in contatto col grande vescovo Ambrogio e nel 386 si convertì leggendo un testo dall’epistola ai Romani.48 Ordinato presbitero a Cartagine nel 391, dopo cinque anni vi era consacrato vescovo. Consacrò il resto della sua vita alle responsabilità dell’episcopato, allo studio e alla scrittura di opere tra le maggiori della storia del cristianesimo. Da ricordare innanzitutto due opere autobiografiche: Le Confessioni, in cui “confessa” in modo modernissimo e trasparente la storia e il travaglio della sua vita interiore prima e dopo la conversione al cristianesimo. Le Retractationes (Ritrattazioni), scritto verso la fine della sua vita (426 - 428), in cui riesamina i suoi scritti alla luce delle posizioni di fede raggiunte nella maturità. Preziosissime per comprendere lo sviluppo del suo pensiero. Nel Contra Academicos, l’opera filosofica più importante, sostiene che lo studio filosofico può solo portarci a verità probabili, ma che solo la rivelazione biblica può darci certezze. Nel De Doctrina Christiana espone la sua concezione ermeneutica e sviluppa il grande principio dell’analogia della fede,49 secondo il quale ogni parte della Scrittura deve essere interpretata alla luce del suo insegnamento generale. Nel De Trinitate fa un’esposizione biblica della dottrina della Trinità. Il De Civitate Dei (La città di Dio) è opera fondamentale per la teologia cristiana della storia e decisiva per lo sviluppo del pensiero politico occidentale. Partendo dalla concezione escatologica dell’AT, secondo la quale Dio opera nella storia col suo progetto di redenzione, sostiene che Dio interviene attivamente (come Provvidenza) nella “città degli uomini”, la comunità caratterizzata dall’amore per sé (amor sui) “fino all’indifferenza per Dio”50, per edificare “la città di Dio”, la comunità caratterizzata dall’amore per Dio (amor Dei), “fino all’indifferenza per sé”. Gerusalemme e Roma sono i simboli della Chiesa e dell’Impero Romano, ma né la città di Dio si identifica pienamente con la Chiesa (perché in essa sono presenti sia buoni che cattivi), né la città degli uomini col solo Impero Romano (perché la sua Agostino, Confessioni, I, IV) “Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie o ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri.” Rm13:13-14 47 48 49 “Ricordatevi che uno solo è il discorso di Dio che si sviluppa in tutta la Sacra Scrittura ed uno solo è il Verbo che risuona sulla bocca di tutti gli scrittori santi, il quale essendo in principio Dio presso Dio, non conosce sillabazione perché è fuori del tempo ». Agostino, Enarratio in Psalmum 103 50 La città di Dio, XIV, 28 35 prospettiva è quella della storia universale).Il piano di Dio per l’umanità e per la storia, pensato da Lui prima della creazione, si realizzerà parzialmente nel tempo, attraverso il conflitto tra le due città, pienamente alla fine della storia per l’intervento soprannaturale di Dio. Agostino è considerato sia dai cattolici che dai protestanti, anche se a volte per ragioni diverse, un Padre della Chiesa fondamentale per la loro teologia e la loro spiritualità. La Chiesa di Roma in particolare per i fondamenti dell’ecclesiologia e dell’escatologia, oltre che per la regola monastica, la natura e il ruolo dei sacramenti, la dottrina del purgatorio. La Riforma in particolare per il suo contributo alle dottrine della sovranità di Dio e della salvezza per grazia mediante la fede. Ad ogni buon conto è sicuro che assieme a Paolo e a Lutero è tra i giganti della storia della Chiesa. *** XIV. IL CRISTIANESIMO DEI CHIOSTRI Nel corso della storia del cristianesimo, i periodi di crisi, furono spesso caratterizzati da movimenti spirituali che privilegiavano la ricerca e l’ascolto di Dio, la realizzazione di una vita comunitaria sul modello della prima comunità cristiana, e richiamavano la chiesa alla semplicità e alla radicalità dei primi cristiani.. Indichiamo qui di seguito i periodi nei quali inizialmente nacque e maggiormente fiorì e si sviluppò successivamente: Primo periodo. Nacque nel quarto secolo ed entro la fine del sesto secolo aveva messo radici sia nella Chiesa d’Oriente che in quella d’Occidente. Secondo periodo. Le riforme monastiche del decimo e undicesimo secolo. Terzo periodo. Quello dei frati del tredicesimo secolo, con la figura straordinaria di Francesco. Quarto periodo. Quello della Controriforma nel sedicesimo secolo, col sorgere dei Gesuiti e dei Domenicani in particolare I. Cause del monachesimo Diversi fattori contribuirono alla nascita del monachesimo: 1. Il fattore filosofico. Attraverso i movimenti gnostico e neoplatonico, con la visione dualistica della carne (un male) e dello spirito (un bene). L’idea che il ritiro (la separazione) dal mondo avrebbe comportato la crocifissione della carne e una maggiore facilità nella crescita della vita spirituale. 2. Il fattore scritturale. Brani delle Scritture che parlano di separazione dal mondo e di celibato, interpretati da autorevoli padri della Chiesa (quali Origene, Cipriano, Tertulliano e Girolamo) a supporto dei quella pratica e di quella spiritualità. 3. Il fattore psicologico. Il progressivo disgregarsi dell’Impero e la crisi sociale conseguente (a partire dalla fine del secondo secolo) spinsero molti ad abbandonare la società per il monastero. 4. Il fattore politico. L’unione della Chiesa con lo Stato, con la cessazione della persecuzione, produceva una sempre più grave secolarizzazione della Chiesa, sicché gli spiriti più “radicali” venivano attratti dalla sfida dell’eremo o del monastero. 5. Il fattore socio-culturale. Il massiccio afflusso dei barbari nella società romana con le loro pratiche semipagane nella chiesa, produceva un decadimento grave della moralità pubblica e dei costumi nella chiesa. Il monachesimo divenne il rifugio per le anime per le anime desiderose di un’autentica vita spirituale. 6. Il fattore geografico. Il monachesimo nasce in Egitto, in quel territorio collinare che, con clima caldo asciutto, si sviluppa tra le fertili campagne che costeggiano il Nilo e il retrostante deserto. Un’area ideale sia per coltivare piccoli orti e attingere risorse alimentari dal Nilo, sia per appartarsi in preghiera e meditazione nel deserto. 36 II. Sviluppo del monachesimo Dal momento in cui sorse, in oriente, Il monachesimo si sviluppò attraverso quattro stadi successivi: 1. Primo stadio. Sviluppo e osservanza di pratiche ascetiche da parte di molti nella Chiesa. 2. Secondo stadio. Molti si ritirano dalla società in caverne, per vivere una vita santa come anacoreti ed eremiti. La loro vita santa attira molti discepoli. 3. Terzo stadio. Si costruiscono chiostri per gli esercizi in comune. 4. Quarto stadio. Si costruiscono monasteri per la vita in comune. A partire dal quarto secolo il monachesimo si sviluppò anche nella Chiesa d’Occidente. A. In Oriente Monachesimo eremitico. Il primo tipo di monachesimo fu individuale ed eremitico. 1. Antonio (250 ca. – 356) è considerato fondatore del monachesimo in assoluto e di quello eremitico in particolare. A vent’anni vendette i suoi beni e si ritirò in una caverna nel deserto. La sua vita santa e la manifestazione di carismi straordinari gli procurarono grande fama, sicché molti si unirono intorno a lui, in caverne come la sua, per una vita simile alla sua. Non avrebbe mai organizzato i suoi discepoli in comunità. Nei decenni successivi ci sarebbero molti altri eremiti, che si diedero a molti eccessi, e non sempre sani di mente come Antonio. Ricordiamo in particolare Simone Stilita (386 – 460). Costui, dopo aver vissuto parecchi mesi sepolto fino al collo, visse per trent’anni seduto su un pilastro alto circa diciotto metri. Monachesimo cenobitico. Seguì un monachesimo di tipo comunitario. 2. Pacomio (292 - 346) ne fu l’iniziatore in Egitto. Dopo aver vissuto come eremita per dodici anni, Pacomio diede vita al primo monastero sull’isola di Tabenna, nel Nilo. I loro distintivi: semplicità di vita, devozione e obbedienza. Non passò molto tempo che ebbe al suo seguito più di settemila monaci in Egitto e in Siria. Monachesimo basiliano 3. Ma bisognerà aspettare Basilio di Cesarea (330 ca. – 379) perché una riforma dello spirito monastico in direzione più pratica e sociale.51 Il monachesimo precedente era infatti esposto al rischio dell’estremo ascetismo, dell’indolenza e della pigrizia. Egli insisteva perché i monaci che lo seguivano fossero impegnati nel lavoro e nelle opere buone, nella preghiera e nella lettura della Bibbia. Ancora oggi il monachesimo orientale si ispira alla Regola di Basilio. B. In Occidente Il monachesimo in Occidente fu notevolmente differente da quello d’Oriente. Il clima più freddo e la mentalità più pratica ne influenzarono l’organizzazione e la spiritualità. Nel diverso contesto si rendevano necessari, oltre alla preghiera, una organizzazione comunitaria e un impegno lavorativo adeguati per garantire edifici in cui ripararsi e cibo sufficiente per l’inverno. Sono due le figure fondamentali del monachesimo in Occidente: 1. Atanasio, il campione della divinità di Cristo al Concilio di Nicea, sarebbe stato il primo, nel corso di uno dei suoi esili da Costantinopoli, a introdurre il monachesimo in Occidente. “All'eremo, tipico del primo monachesimo orientale, Basilio preferisce il cenobio, che presuppone celle o romitori autonomi, ma con luoghi di preghiera e di lavoro in comune. Secondo san Basilio, il cenobio favorisce la correzione dei difetti e l'aiuto scambievole tra i monaci.” Wikipedia 51 37 Martino di Tours, Girolamo, Agostino e Ambrogio avrebbero contribuito grandemente a renderlo popolare. 2. Benedetto da Norcia (480 ca. – 543) ne sarebbe diventato il personaggio più importante e rappresentativo. Il vero fondatore del monachesimo in Occidente. Intorno al 500 si ritirò a vivere come eremita in una caverna ad oriente di Roma. Nel 529 fondo il monastero di Monte Cassino, che sarebbe diventato luogo di aggregazione di molti monaci, di ispirazione e di imitazione per molti altri monasteri. La regola da lui istituita, la Regola di San Benedetto, fu una delle più importanti del Medioevo e si diffuse in tutta l’Europa. Il giorno era diviso tra preghiera e lavoro (Ora et Labora). I voti necessari da prendere e praticare per il monaco erano povertà, castità e obbedienza. III. Valutazione del monachesimo Il nostro autore mette correttamente in guardia contro la critica pregiudiziale e superficiale del monachesimo. Non sono certo mancati - nel corso dei secoli - abusi e degenerazioni di questo modello di vita cristiana, ma rimane sicuro il contributo in generale altamente positivo di questo movimento alla vita della Chiesa. Si possono pertanto cogliere aspetti positivi e aspetti negativi. In positivo furono: 1. Vere e proprie “fattorie modello! Impegnandosi nella bonifica e nell’organizzazione del territorio, attraverso la ricerca e l’ applicazione di nuovi metodi in agricoltura e per l’allevamento, la bonifica di acquitrini e paludi, la costruzione di strade. 2. Centri di studio e di cultura. Attivando scuole per istruire di chi voleva studiare, organizzando inoltre la raccolta, la traduzione e la trascrizione (gli amanuensi) delle opere (i manoscritti) della classicità greca e romana, e della eredità giudaico-cristiana. 3. Centri e stazioni missionarie. I monaci divennero i missionari della chiesa medievale. I monasteri divennero centri di formazione e di invio dei nuovi missionari. In questo modo furono evangelizzate diverse nazioni. E’ il caso della Scozia ad opera di Colomba e del monastero di Iona, dell’Inghilterra del nord ad opera del suo discepolo Aidan. 4. Centri di accoglienza e di cure mediche. Per i pellegrini, per gli ammalati, per i proscritti. In negativo possiamo accennare ad alcune tendenze : 1. Fuga dal mondo. Il contributo degli uomini e delle donne migliori veniva in questo modo sottratto alla guarigione e alla riforma della società civile. 2. Celibato obbligatorio. La rinuncia di tanti seri cristiani alla formazione di matrimoni e di famiglie, privandola del possibile apporto di nuove generazioni sane ed educate ai valori del vangelo, causava l’ulteriore impoverimento di una società già in grave crisi morale e intellettuale. 4. Progressivo arricchimento dei monasteri. Il benessere prodotto dall’accumulo dei beni donati dai conversi e frutto del lavoro comune cominciarono a produrre tra i monaci pigrizia (accidia)52, avarizia e ghiottoneria. “L'accidia o acedia è l'avversione all'operare, mista a noia e indifferenza. L'etimologia classica fa derivare il termine dal greco ἀ (alfa privativo = senza) + κῆδος (=dolore), sinonimo di indolenza, per il tramite del latino tardo acedia. Nell'antica Grecia il termine acedia (ἀκηδία) indicava, letteralmente, lo stato inerte della mancanza di dolore e cura, l'indifferenza e quindi la tristezza e la malinconia. Il termine fu ripreso in età medievale, quale concetto della teologia morale, a indicare il torpore malinconico e l'inerzia che prendeva coloro che erano dediti a vita contemplativa. Tommaso d'Aquino la definiva come il «rattristarsi del bene divino», in grado di indurre inerzia nell'agire il bene divino. Il senso del termine è in stretto rapporto con quello della noia, con la quale l'accidia condivide una medesima condizione originaria determinata dalla vita contemplativa: entrambe nascono da uno stato di soddisfazione e non, si badi bene, di bisogno. Il significato del termine accidia è oggi vago, ma resta fortemente connotato, nelle culture cristiane, di implicazioni moralistiche e negative. Nel cattolicesimo l'accidia è uno dei sette vizi capitali ed è costituito dall'indolenza nell'operare il bene.” Wikipedia 52 38 5. Organizzazione gerarchica centralizzata. La struttura di autorità (il voto di obbedienza!) all’interno dei monasteri e la dipendenza diretta degli ordini monastici dal papato sarebbero stati fattore di ulteriore rafforzamento della struttura gerarchica della Chiesa di Roma. Origini e sviluppo del Monachesimo *** XV. SVILUPPI GERARCHICI E LITURGICI Tra il 313 e il 590 si compiva la transizione dalla Vecchia Chiesa Cattolica alla Chiesa Cattolica Romana soprattutto attraverso l’affermazione del primato del vescovo di Roma sopra gli altri vescovi (in precedenza uguali), e attraverso lo sviluppo e la progressiva elaborazione del rituale e la “contaminazione” della dimensione cultuale. I. Il predominio del Vescovo di Roma La prima chiave per comprendere l’evoluzione di cui sopra è la progressiva affermazione del primato del vescovo di Roma sugli altri vescovi della cristianità. Si trattò di un processo complesso al quale contribuirono fattori di ordine non solo sociale e politico, ma anche spirituale e teologico. 1. Il trasferimento (330) della capitale da Roma a Costantinopoli. La decisione di Costantino generava un vuoto politico che, per i meriti acquisiti sul campo, sarebbe stato sempre più riempito dai vescovi di Roma. L’imperatore era lontano. Il vescovo era vicino. 2. Il prestigio morale guadagnato nella difesa della ortodossia. Il territorio sotto la guida del vescovo di Roma non aveva mai sofferto di dispute eretiche. Teologi come Cipriano, Tertulliano ed Agostino erano tutti sottomessi al vescovo di Roma. 3. I ripetuti riconoscimenti del primato da parte di Concili e Imperatori. Il Concilio di Costantinopoli (381). Un editto di Valentiniano III (445). 4. Il prestigio politico guadagnato nella difesa della città dai barbari. Con Innocenzo I, in occasione dell’assedio di Alarico e dei Visigoti nel 408 - 410 (Sacco di Roma). Con Leone I, contro Attila e gli Unni (452) e contro Genserico e i Vandali (455).Quando, dopo il 476, l’Impero d’Occidente cadde nelle mani dei barbari e la capitale si trasferì in altre città italiane. 5. La conversione di re barbari. Come Clodoveo, re dei Franchi (496). 6. L’opera dei monaci nella conquista al cristianesimo di tribù e popolazioni. Come il monaco Agostino per l’Inghilterra. 7. L’interpretazione di Matteo16:16-18. Entro il 590 era accettata l’idea del primato di Pietro fondata su Matteo 16:16 - 18 e l’idea della successione apostolica. 8. Il grande contributo del governo episcopale di Leone I (440 – 461). Le grandi capacità di Leone I (probabilmente il primo ad essere chiamato papas), nella difesa di Roma contro i barbari, nell’ottenere da Valentiniano III l’editto col quale si riconosceva la supremazia spirituale del vescovo di Roma in Occidente, l’affermazione del tribunale ecclesiastico romano come ultima istanza di appello contro gli altri tribunali vescovili, i successi contro l’eresia dei manichei e dei donatisti, prepararono in maniera decisiva la strada alle rivendicazioni di Gregorio (540 – 604). 9. Gregorio (Magno) fu eletto alla sede episcopale romana il 3 settembre del 590. Questo papa avrebbe raccolto questa eredità e dato un impulso decisivo a questo processo. 39 II. La (tras) formazione della liturgia La seconda chiave per comprendere l’evoluzione dalla Vecchia Chiesa Cattolica alla Chiesa Cattolica Romana è la progressiva elaborazione e trasformazione del culto cristiano sotto la spinta combinata delle cerimonie imperiali, della cultura pagana e di errori teologici. 1. Il rapporto tra Chiesa e Stato. Il rapporto sempre più forte tra Chiesa e Stato a partire da Costantino produsse la secolarizzazione strisciante della Chiesa. 2. L’afflusso dei pagani. I movimenti di conversioni di massa, producendo molti cristiani nominali, contribuirono alla paganizzazione del culto. 3. L’afflusso dei barbari. Per facilitare l’integrazione dei barbari si abbassò la guardi nei riguardi dell’uso (e successivamente della venerazione e del culto) delle immagini. 4. I sacramenti. In modo progressivo aumentò il numero delle cerimonie da considerare sacramento: Battesimo, Cena del Signore, Matrimonio, Penitenza, Cresima, Estrema unzione, Ordinazione. Anche come sviluppo e applicazione di certe posizioni dottrinali. 5. Il sacerdotalismo. L’idea che il rito, o il sacramento, diventi efficace solo attraverso la celebrazione (leggi: mediazione) del sacerdote. 6. La venerazione di Maria. La mentalità pagana, la distorsione delle Scritture, l’esaltazione della verginità, l’equivoco teologico, rafforzarono la venerazione per Maria al punto da dimenticare la Maria dei Vangeli e trasformare l’onore a lei senz’altro dovuto dovuto in vero e proprio culto. 7. I santi. Un processo analogo, partendo dall’ammirazione per l’esemplarità dei primi martiri e dei primi testimoni della fede, si ebbe per i santi. 8. I morti. Fino al 300 le cerimonie sulle tombe comprendevano solo preghiere per il riposo delle anime. Entro il 590 la preghiera si era trasformata in preghiera attraverso i morti. 9. Le reliquie. I corpi e le tombe dei santi, inizialmente visitate pe onorare la memoria dei martiri o dei Padri della Chiesa, divennero oggetto di culto. 10. Il culto delle immagini. A partire dalle pratiche idolatriche dei barbari e dei pagani, gradualmente si sviluppò il culto delle immagini. 11. Processioni e pellegrinaggi. Dopo il 313 cominciarono a far parte del culto le processioni di ringraziamento e le penitenze. 12. L’intervento del governo per la costruzione di “chiese”. Il rapporto privilegiato con lo Stato dava accesso a finanziamenti per la costruzione di locali di culto. 13. Le basiliche. Gli edifici per il culto dei cristiani adottarono gradualmente il modello degli edifici pubblici romani. Le basiliche. Si trattava di edifici rettangolari a forma di croce. Un portico (per i catecumeni) nella parte occidentale, una navata (per i battezzati), un coro (per il clero) nella parte orientale. 14. Il canto. Un corifeo guidava di solito il popolo. Ad Antiochia sorse il canto antifonico (due cori separati che cantano alternandosi). Il vescovo Ambrogio lo introdusse e sviluppò a Milano. Da qui si sparse per tutto l’Occidente. Conclusione. L’importanza di questo periodo sta nel fatto che: 1. Sotto l’autorità del vescovo di Roma, si sviluppa una speciale gerarchia sacerdotale con la tendenza a far crescere il numero dei sacramenti, considerati come il principale mezzo di grazia; 2. Si sviluppa un complesso movimento di elaborazione e contaminazione della liturgia. Questi due sviluppi contribuiranno a porre i fondamenti per il passaggio dalla Vecchia Chiesa Cattolica alla Chiesa Cattolica Romana. 40