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FACOLTA’ DI TEOLOGIA BIBLICA
GESU’ E’ IL SIGNORE
STORIA DELLA CHIESA ANTICA
5 a. C. – A. D. 590
Note elaborate a partire dal testo di Earle E. Cairns, Cristianesimo attraverso i secoli
A cura del pastore Giovanni Traettino
Anno 2012 – 2013
1
STORIA DELLA CHIESA ANTICA
5 a. C. – A. D. 590
Introduzione
Diffusione del Cristianesimo nell’Impero fino all’anno 100
La pienezza dei tempi
Su questa pietra
Al Giudeo prima
E poi al Greco
I libri e le pergamene
Vescovi e diaconi
Lotta della vecchia chiesa cattolica imperiale per la sopravvivenza (100
- 313)
Cristo e Cesare
Favole e sana dottrina
Combattiamo con zelo per la fede
La Chiesa serra le file
Supremazia della vecchia chiesa cattolica imperiale (313 – 590)
La chiesa affronta l’impero e i barbari
Formazione dei Credi nell’era conciliare
L’età d’oro dei Padri della chiesa
Il cristianesimo nei chiostri
Sviluppi gerarchici e liturgici
2
NOTE PER L’INSEGNAMENTO
INTRODUZIONE
Storia della Chiesa e Storia del Cristianesimo
Introducendo queste note ci piace dar conto di un dibattito che esiste tra gli storici in ordine
all’opportunità di utilizzare l’espressione “Storia del Cristianesimo” piuttosto che quella di
“Storia della Chiesa”. A favore della prima opzione giocano la necessità di: “1. Un’attenzione
continua e sistematica all’intreccio tra il patrimonio storico-religioso del cristianesimo - la comprensione soggettiva
dei cristiani - e la cultura e la società in cui questo patrimonio si incarna e si manifesta; 2. Fare storia dei
differenti tipi di cristianesimo che si sono venuti storicamente configurando, delle loro reciproche relazioni conflitti, eresie, scismi, riforme - e delle loro differenze.” (G. Filoramo). E’ d’altra parte evidente che la
storia del cristianesimo non sia da identificare con la storia di una chiesa in particolare (cattolica,
ortodossa, protestante) o fosse anche con la storia di tutte le chiese. Bene ha detto Paolo Ricca:
“Il cristianesimo non è soltanto religione, è anche cultura”. A riprova di quanto diciamo, basti
ricordare il titolo del famoso saggio di Benedetto Croce (noto filosofo non credente
napoletano): “Perché non possiamo non dirci cristiani”. O ancora la presenza nel recente dibattito
sulle radici cristiane dell’Europa dei cosiddetti “atei devoti”. Naturalmente la nostra prospettiva
tenderà ad essere “tagliata” maggiormente nel senso di una storia della chiesa, vuoi per la nostra
professione di fede, vuoi per il contesto nel quale questo studio viene proposto.
Fare storia - Definizione di Storia della Chiesa
Fare storia significa fare ricerca, aggregazione e analisi scientifica dei fatti, degli eventi e dei
processi, per farne una narrazione sistematica e interpretarli alla luce delle chiavi ritenute più
significative. Come ha detto qualcuno la storia è “la scienza della padronanza del passato e della
coscienza del tempo”. Ma a ragione dovrebbe essere considerata anche “come scienza del
cambiamento e della trasformazione". Ad ogni buon conto lo storico, come il buon giornalista,
deve sempre quanto meno provare a tenere distinti i due aspetti fondamentali del suo lavoro: i
fatti e l’interpretazione degli stessi. Ne va della serietà e attendibilità della sua narrazione.
L’interpretazione dei fatti
Una volta accertati i fatti occorre dunque affrontare la sfida della loro interpretazione. Occorre
ricercare “il significato della storia”. In questo senso ci sono più scuole di pensiero. Per
semplicità, il nostro “autore” ne suggerisce almeno tre: 1. Quella dei pessimisti; 2. Quella degli
ottimisti; 3. Quella de pessimisti ottimisti. 1. Quella dei primi, ossessionata dagli insuccessi dell’uomo
(l’angelo del passato!), ha una visione ciclica della storia (“l’eterno ritorno”, una serie di cerchi identici
sovrapposti) ed è orientata a credere piuttosto ad un andamento di progressiva decadenza. Si
pensi al Declino dell’Occidente (1918 – 1922) di Oswald Spengler. 2. Quella degli ottimisti,
rappresentabile con un grafico ascendente o con i livelli successivi di una spirale, è
profondamente umanistica e propende ad una interpretazione progressiva e ottimistica della
storia. E’ il caso di Arnold Toynbee (Il Darwinismo sociale), di Hegel (tesi e antitesi successive, che
si risolvono sempre in una sintesi superiore), di Carlo Marx (la lotta di classe come lievito della
storia per far sorgere una società migliore e senza classi. Il Capitale). 3. Quella dei pessimisti ottimisti che guardano alla storia come allo svolgersi del conflitto tra bene e male, tra Dio e il
diavolo, nella quale, senza l’intervento di Dio (la Grazia, la Provvidenza), l’uomo è per natura
impotente a produrre il bene necessario per la vita della persona, della comunità e del creato.
L’interpretazione cristiana della storia
Occorre infine ricordare, per quel che riguarda l’interpretazione cristiana della storia e la visione
cristiana del mondo, che mentre la tradizione secolare occidentale, sia classica che moderna,
attribuisce centralità all’uomo (umanesimo secolare) e alla sua ragione il primato nella ricerca di
Dio e dell’ascesi spirituale; la tradizione giudaico cristiana attribuisce valore centrale all’iniziativa di
3
Dio (“il fondamento di Dio”!) e della sua rivelazione, sottolineando di conseguenza il primato della
fede. Una considerazione particolare merita quella componente della tradizione cristiana cattolico romana in particolare - che, per la via dell’antico e mai interrotto dialogo con la cultura
classica e la filosofia greca contempla la possibilità di una feconda sintesi tra fede e ragione.
Importanza della storia della Chiesa
A questo punto è opportuno ricordare che ci sono più ragioni per cui ha senso studiare la storia
della Chiesa:
1. Una prima ragione è da ricercare nel valore che deriva dall’operare una sintesi attuale del
patrimonio cristiano a beneficio del pensiero e dell’azione futura dei cristiani.
2. Una seconda ragione ha da fare con la messa a disposizione di una conoscenza che aiuti a
spiegare il presente. Lo studio del passato aiuta a far luce sui problemi attuali della Chiesa.
3. Lo studio del passato può fornire strumenti per il rinnovamento, la riforma e la restaurazione
della Chiesa.
4. La conoscenza della vita e delle opere dei testimoni e dei movimenti del passato può essere
di edificazione e stimolo per la riflessione e l’azione nel presente.
5. La conoscenza del contesto storico aiuta a comprendere meglio lo sviluppo della teologia.
6. Lo studio della storia della Chiesa aiuta a comprendere l’influenza del cristianesimo sulla storia e
la cultura non solo dell’Occidente.
ASPETTI DIVERSI DELLA STORIA DELLA CHIESA1
Lo studio della Storia della Chiesa può essere considerato sotto molteplici aspetti:
La chiesa indivisa
 Le origini della Chiesa
 Le persecuzioni dei cristiani
Storia della Chiesa come storia delle chiese
 La Chiesa Cattolica Romana
 Le Chiese Ortodosse
 Le Chiese della Riforma
 Le Chiese del Risveglio
 Le Chiese indigene
Storia della Chiesa come storia delle istituzioni
Tre modelli:
 Modello episcopale (il più diffuso)
 Chiesa Cattolica Romana
 Chiese Ortodosse
 Chiesa Anglicana
 Chiese Luterane del nord Europa
 Chiesa Metodista episcopale
 Chiese Pentecostali episcopali
 Modello sinodale
 Chiese Luterane
 Chiese Riformate
 Chiese Presbiteriane
1
Per questa sezione mi sono ispirato ad una conferenza del prof. Paolo Ricca
4
 Modello congregazionalista
 Chiese Battiste
 Chiese dei Fratelli
 Chiese del Risveglio
 Chiese Libere
 Chiese e movimenti pentecostali e carismatici
Storia della Chiesa come storia della teologia
Il cristianesimo in dialogo con le diverse culture succedutesi e “attraversate” nel corso dei
secoli, sia nel Medio Oriente prima, che in Occidente (Grecia e Roma) e negli altri continenti
 Legge e Grazia. Giudei e Gentili. (I e II sec.)
 Lo sviluppo della dottrina della Trinità. In dialogo con la cultura ellenistica. Le categorie
di natura e di sostanza
 Agostino:
 La disputa contro Pelagio. Libero arbitrio e servo arbitrio
 La disputa contro Donato. Prevale la soggettività del ministro sull’oggettività del
sacramento
 Disputa iconoclasta. Il culto delle icone. Distinzione tra adorazione e venerazione
 Il periodo della Scolastica. La ricerca di una risposta per ogni possibile questione. Ad
esempio, alla domanda : quale corpo avremo dopo la risurrezione? La risposta: Il corpo
che avevamo a 33 anni. Tommaso D’Aquino, con la Summa teologia, il massimo
esponente si questa scuola. La più grande sintesi cristiana tra ragione e rivelazione. Lì si
impara a pensare, a costruire pensiero.
 Il periodo della Riforma. Sufficienza della Scrittura. Il “Sola Scriptura” sia per alimentare che
per istruire. Il Medioevo aveva certamente dato attenzione alle Scritture, ma soprattutto
come strumento per la pietà e per l’edificazione. Ricordiamo la teoria dei significati:
senso letterale, morale, spirituale e allegorico. Fu una rivoluzione culturale. Si trattava di
rifondare la fede sulla Bibbia.
 Il cattolicesimo dal Concilio di Trento al Vaticano II. I movimenti per la riforma interna. I nuovi
ordini religiosi: Gesuiti, Domenicani. Crisi della Controriforma: Giansenismo,
Gallicanesimo, Quietismo… Il Concilio Vaticano I. La questione sociale. Modernismo.
Accordo con i fascismi. La svolta conciliare: Vaticano II. Giovanni XXIII, Giovanni
Paolo, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI. Le diverse anime del post-concilio:
conservatori, tradizionalisti, progressisti, comunità di base r teologie della liberazione.
 Segue la modernità:
 Epopea puritana2
 Pietismo3
Il termine puritani designa coloro che sono seguaci del puritanesimo, il movimento sorto nell'ambito del
protestantesimo calvinista inglese durante il XVI secolo. Lo scopo di tale movimento era, appunto, quello di purificare la
Chiesa Anglicana da tutte le forme non previste dalle Sacre Scritture. Si intendeva in tal modo annullare i compromessi con
il cattolicesimo promossi dalla Riforma sotto Enrico VIII ed Elisabetta I d'Inghilterra. (Wikipedia)
3 Il pietismo è una forma concreta con cui si volle vivere il cristianesimo di confessione protestante, sorta in polemica con il
luteranesimo istituzionale per opera di Philip Jacob Spener. Questi, nel 1670 a Francoforte, organizzò gruppi di laici (detti
collegia pietatis). Il conte Nikolaus Ludwig von Zinzendorf (1700-1760) condusse l'esperimento di una intera comunità retta
secondo i principi del pietismo come modello di vita sociale, a Herrnhut in Slesia. Il pietismo si rapportava in modo critico
con i dogmi imposti da gerarchie ecclesiastiche, predicando piuttosto una religiosità interiore strettamente individuale. Era
2
5
 Metodismo4
 Modernismo5
 Razionalismo e Illuminismo,6
 I movimenti di “risveglio”
 Romanticismo
 Idealismo
 Esistenzialismo
 Teologie della liberazione7
Storia della Chiesa come storia della Missione
 La prima espansione del cristianesimo nel mondo antico, nell’antichità r nel Medioevo. Il
Monachesimo occidentale (Benedetto da Norcia) è missionario. Verrà utilizzato dai papi
per evangelizzare il nord Europa e l’est Europa. Il Monachesimo orientale sarà
prevalentemente contemplativo
 Missione nella modernità:
 Cattolici: Il “nuovo” mondo. Le missioni dal XVI alla prima metà del XX secolo.
Soprattutto i Gesuiti (a partire dal ‘600, ad es. con Matteo Ricci in Cina). La
svolta del Vaticano II. L’azione dei monaci. Le teologie del Terzo Mondo. Due
animato e sorretto da un'esperienza mistica, con la quale gli adepti si sollevano al grado di "ridestati" o "rigenerati"; soltanto
il misticismo, d'altronde, avrebbe potuto dare un senso cristiano a una condotta di vita regolata da una ascesi assai rigorosa.
Il pietismo partì dalla convinzione, tipica del cristianesimo riformato, che il credente possa ricevere il perdono delle sue
colpe (giustificazione) solo per l'intervento di una grazia esterna. Il pietismo, però, vedeva questa giustificazione come una
trasformazione interiore totale: il perdono del peccato comporterebbe una conversione totale del credente, e non soltanto
un miglioramento, una correzione. L'uomo convinto di ciò percepirebbe in un lampo, come l'apostolo Paolo sulla via di
Damasco, la strada della salvezza, che è anche la via verso l'interiorità. (Wikipedia)
4 Il movimento metodista nacque nella prima metà del settecento come movimento di risveglio spirituale e sociale
all’interno della chiesa anglicana, ad opera del pastore John Wesley (1703 - 1791). Suoi collaboratori più stertti furono il
fratello Charles e George Whitefield. Si diffuse prima in Inghilterra e in Nord America, poi anche in Europa e nel resto del
mondo. Wesley organizzò il movimento in “classi” (di circa 12 persone) che si riunivano ogni settimana per lo studio della
Bibbia, la condivisione delle esperienze di vita cristiana, l’aiuto e il rendiconto reciproco nel cammino di crescita spirituale.
All’origine di molti risvegli nella storia del cristianesimo moderno e contemporaneo, ivi compreso il pentecostalismo, conta
oggi circa 70 milioni di membri.
5 La crisi modernista rappresentò la fase più acuta del confronto plurisecolare del cristianesimo con il moderno, inteso
soprattutto come istanza di autonoma determinazione dell'uomo nella vita individuale e collettiva, come emancipazione da
ogni prospettiva e sistema di valori compiuto e di carattere assolutistico, e come affermazione delle scienze legate alle
metodologie sperimentali e al vaglio della critica. Il modernismo teologico subì, agli inizi del XX secolo, una serie di
censure da parte delle gerarchie ecclesiastiche. …. Le figure principali furono quindi colpite con la scomunica o la sospesi a
divinis, mentre molti altri preti, religiosi o laici cattolici accusati di modernismo furono sollevati dall'insegnamento nelle
università cattoliche e nei seminari, dalle responsabilità pastorali, dagli incarichi organizzativi nelle associazioni ecclesiali. Le
condanne del modernismo emanate da Pio X restrinsero drasticamente gli spazi del dibattito teologico e culturale e
contribuirono in modo decisivo all'atteggiamento della Chiesa cattolica verso la società nel Novecento. (Wikipedia)
6 L'illuminismo (Aufklärung, Enlightenment, Lumières, Illustraciòn) fu un movimento culturale e filosofico sviluppatosi
approssimativamente nel secolo XVIII in Europa. Il termine illuminismo è passato a significare genericamente ogni forma di
pensiero che voglia "illuminare" la mente degli uomini, ottenebrata dall'ignoranza e dalla superstizione, servendosi della
critica della ragione e dell'apporto della scienza. (Wikipedia)
7 La teologia della liberazione sottolinea i contenuti di liberazione politici e sociali (oltre che spirituali) contenuti nel
vangelo. Fa i suoi primi passi, dopo il Vaticano II, tra i preti operai e le comunità di base in Europa, acquista importanza
teologica con i cattolici Gustavo Gutierrez (Perù), Leonardo Boff ed Helder Camara (Brasile). Esercita notevole influenza
in America Latina a partire dalla riunione del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) di Medellín (Colombia) del
1968.
6
nuovi concetti: inculturazione e nuova evangelizzazione. Coniugare insieme
missione ed ecumenismo.
 Protestanti: Non le chiese storiche nazionali. Soprattutto missionari laici e società
missionarie (a partire dal 7/800). I cinque principi di Tranquebar (piccola
colonia danese nell’India sud-orientale) elaborati da due missionari discepoli di
Spener: “1) Ogni cristiano deve essere in grado di leggere personalmente la
Bibbia, la missione deve perciò creare scuole per tutti. 2) La Bibbia deve essere
accessibile a tutti; deve essere quindi tradotta in tutte le lingue indigene. 3) La
predicazione missionaria per essere efficace richiede conoscenza approfondita
del mondo religioso e culturale delle popolazioni locali. 4) Fine dell’azione
missionaria è la conversione a Cristo delle singole persone. 5) Creare il prima
possibile una chiesa indigena con ministri indigeni.”8
 Società missionarie e “giovani chiese”
 Le missioni battiste e pentecostali
 I movimenti e le chiese indigene
 Church growth e Church planting
Il movimento ecumenico9
 Premesse e promesse
 Da Edimburgo (1910) ad Amsterdam (1948)
 L’ecumenismo del Consiglio ecumenico
 L’ecumenismo cattolico
 Domani
I PRINCIPALI RAMI DEL CRISTIANESIMO10
Paolo Ricca, Le missioni protestanti, in Cristianesimo , a cura di Giovanni Filoramo, p. 550
Op. cit., p. 616
10 Da Wikipedia, alla voce: Cristianesimo
8
9
7
L’ESPANSIONE DEL CRISTIANESIMO
L’ESPANSIONE DEL CRISTIANESIMO
Chiese del 1° secolo
DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO NELL’IMPERO FINO ALL’ANNO 100
Prima di procedere ritengo utile introdurre due concetti a mio avviso strategici per lo studio della storia
della chiesa da una prospettiva cristiana.
I. LA PIENE ZZA DEI TEMPI
DUE CONCETTI STRATEGICI: “Kairòs” e “Pienezza dei tempi”
Li troviamo evocati in due brani biblici:
“Dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù si recò in Galilea, predicando l'evangelo di Dio e dicendo: Il
tempo (ò kairòs) è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete all'evangelo” Mc1:14-15
“Ma quando giunse la pienezza de' tempi (to plèroma tou krònou), Iddio mandò il suo Figliuolo” Gl4:4
I concetti di Kairòs e Pienezza dei tempi rinviano al concetto di “visitazione”: Il concetto di visitazione
sottolinea il primato di importanza che ha l'intervento di Dio nella realizzazione del suo piano per la
storia dell'umanità e della terra, e la precedenza che ha l'iniziativa di Dio sulla risposta dell'uomo. E
questa visitazione è frutto dell’amore di Dio per l’uomo, è frutto della grazia! Dio è amore! Dio è
grazia! La storia di Natale11 ne è certo l’esempio più folgorante. L’angelo visita Maria: "Ti saluto o
favorita dalla grazia"; "Non temere, Maria perché hai trovato grazia presso Dio"; “O colei a cui è stata fatta
grazia” (gr. kekaritomène!).
Si tratta insomma dell’iniziativa per cui "Dio si sporge e si china verso la creatura (una persona, una
razza, un paese, un continente, ecc.) e diventa “l'angolo convesso, che viene a riempire la concavità
dell'umano desiderio di Dio. Dio è amore, dice San Giovanni (1Gv4:8) e appena si esce dalla Trinità,
ciò equivale a dire che Dio è grazia"12 "Il Dio della Bibbia non solo 'fa' grazia, ma 'è’ grazia".
Nell’Antico Testamento: la chiamata di Abramo, la nascita di Isacco, la scelta di Giacobbe, la
vocazione di Mosè e la scelta di Davide. Tutto è grazia. Nel Nuovo Testamento la chiamata di
11
12
Lc1:28-30
Raniero Cantalamessa
8
Paolo è grazia. L’angelo che gli compare in sogno per deviarlo verso la Macedonia … Tutto è
grazia! Insomma, AL CULMINE DEL SISTEMA RELIGIOSO DELLA BIBBIA E DELLA FILOSOFIA DELLA
STORIA CRISTIANA NON C’È IL CASO, MA IL PRIMATO E LA SOVRANITÀ DI DIO, LA GRAZIA!
Il fondamento stesso della chiesa, il nucleo profondo della sua realtà e la radice della sua esistenza è la
grazia. La grazia è ciò per cui essa è quello che è: 1Cor15:10 "Ma per la grazia di Dio io sono
quello che sono". Per la grazia di Dio la Chiesa è quello che è, il movimento in Brasile, in
Argentina, nel sud del mondo, è quello che è … Per questo personalmente credo che per spiegar
diversi movimenti di risveglio sia più corretto, in termini di macro-sistema, parlare di ‘visitazione’
che di ‘risveglio’.
Il concetto di kairòs13
"Kairòs, dunque (c'è un tempo!)14 è il tempo della visitazione di Dio! Ci sono due termini in greco per
tempo: kronos e kairòs. La parola kronos si riferisce nel NT al tempo - diremmo - dell’orologio,
“semplicemente allo scorrere del tempo”.15 La parola kairòs invece: nell’AT al movimento ovvero al
tempo decisivo dato o fissato da Dio per ogni cosa,16 al momento temporale fissato da Dio una volta
per tutte;17 nel NT al momento fatale e decisivo della visitazione di Dio con la grande responsabilità di
riconoscerlo che ne deriva. Così Gerusalemme.18 Così il tempo messianico.19 Pertanto, il kairòs di Dio è
dato veramente da Dio, non può essere determinato dalla decisione autonoma dell'uomo. "Il N.T. ci
mostra al contrario Gesù in attesa del suo kairòs, se lo fa mostrare dal Padre e in questo modo
raggiunge un'autentica certezza". Esempio speciale: La morte di Gesù avvenuta "a suo tempo" (altri
traducono: al momento giusto): "Il tempo non ancora venuto"/"Il tempo è arrivato".20 Compito di Gesù è stato
discernere questo tempo. Si tratta dunque del "momento" decisivo determinato in anticipo. Esempi: il
piano di salvezza: Dio ne determina in anticipo il piano e i momenti di attuazione; la manifestazione gloriosa
finale di Cristo come unico re, sovrano e Signore dei Signori;21 “I tempi che Dio ha riservato a sé.22 Il credente
può riconoscere un kairòs determinato da Dio nei momenti decisivi della sua vita personale: 2Tm4:6 "Il
tempo della mia partenza è giunto". Può riconoscere il kairòs dell'adempimento della promessa personale
divina: Zaccaria non lo riconosce e viene punito: "Ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno che
queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole che si adempiranno a loro tempo".23 Per cui il cristiano
Per una serie di considerazioni qui riportate sono debitore al Grande Lessico del Nuovo Testamento, alla voce kairòs, di G.
Delling, Vol. IV, p. 1363 e sgg, Paideia, Brescia, 1968
14 Mc1:15 "Il tempo è compiuto"; Mc13:4 "Quale sarà il segno del tempo?"; Mt26:18 "Il mio tempo è vicino"; Lc1:20 "Le mie parole
s'adempiranno a suo tempo"; Lc12:56 "Non sapete discernere questo tempo"; Lc19:44 "Non hai saputo discernere il tempo nel quale sei stata
visitata"; Gv7:6 "Gesú disse il mio tempo non è ancora venuto"; 1Cor4:5 "Non giudicate di nulla prima del tempo"; Gl4:2 "Fino al tempo;
prestabilito dal Padre"; Gl6:9 "Se non ci stanchiamo mieteremo a suo tempo"; 2Tess2:6 "Onde sia manifestato a suo tempo"; 2Tm4:6 "Il
tempo della mia dipartita è giunto"; Eb9:10 "Regole imposte fino al tempo della riforma"; 1Pt1:11 "Indagarono quale fosse il tempo" ;
Giuda18: "Nell'ultimo tempo vi saranno schernitori"
15
Dizionario biblico GBU, alla voce “Tempo”, p. 1574
16 Dan2:21: "Egli alterna i tempi e le stagioni; depone i re e li innalza, dà la saggezza ai saggi e il sapere agli intelligenti". Eccl3:1-14 "Per
tutto c'è il suo tempo, c'è il suo tempo per ogni cosa sotto il cielo:un tempo per nascere e un tempo per morire; un tempo per piantare e un tempo per
sradicare ciò che è piantato; un tempo per uccidere e un tempo per guarire; un tempo per demolire e un tempo per costruire; un tempo per piangere e
un tempo per ridere; un tempo per far cordoglio e un tempo per ballare; un tempo per gettar via pietre e un tempo per raccogliere ..." (1-5)
17 Gn17:21 "Ma stabilirò il mio patto con Isacco che Sara ti partorirà in questa stagione (tempo) il prossimo anno".
18 Lc19:42,44 "che non ha riconosciuto il tempo della sua salvezza': "Oh se tu sapessi, almeno oggi (in questo giorno), ciò che occorre per la tua
pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi I tuoi nemici ... ti stringeranno da ogni parte ... perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei
stata visitata"
19Lc12:54-56"Come mai non sapete riconoscere questo tempo?" e Mc. 1:15 "Il tempo è compiuto e il regno di Dio
vicino; ravvedetevi e credete al vangelo!".
20 “Il tempo non è ancora venuto”; “Il tempo è arrivato” Rm5:6
21 "Fino all'apparizione del nostro Signore Gesù Cristo la quale sarà a suo tempo manifestata dal beato e unico sovrano, il Re dei Re e Signore
dei Signori"1Tm6:15
22 "Non spetta a Voi di sapere i tempi o i momenti che il Padre ha riservato alla propria autorità ". At1:7
23 Lc1:20
13
9
deve trovarsi in un atteggiamento interiore di preghiera "in ogni kairòs".24 Si tratta infine di un "periodo" di
tempo disponibile perché Dio così ha stabilito. Lc21:24 "Finché i tempi delle nazioni saranno compiuti".
1Cor7:29 "... il tempo ormai abbreviato (trad. stato abbreviato)". At17:26-27,31 "Egli ha tratto da uno solo tutte
le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche (i tempi) loro
assegnate (stabiliti per loro), e i confini della loro abitazione, affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo,
come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi ... perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo
con giustizia per mezzo dell'uomo ch'egli ha stabilito". Ef1:9-10 "Facendoci conoscere il mistero della sua volontà ,
secondo il disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di sè, per realizzarlo quando i tempi fossero compiuti (tr. la
pienezza dei tempi). Esso consiste nel raccogliere sotto un sol capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono in cielo,
quanto quelle che sono sulla terra".
Il concetto di “pienezza dei tempi”
Questo concetto ha da fare con la somma di contributi e di apporti necessari per preparare lo scenario
più adatto alla realizzazione di un evento. Il NT parla di pienezza dei Giudei ,25 pienezza dei Gentili, 26
pienezza dei tempi per l'incarnazione di Cristo,27 finale pienezza dei tempi/un momento di alta sintesi
storica, teologica e spirituale: "Il mistero" da "realizzare quando i tempi fossero compiuti. “Esso consiste nel
raccogliere sotto un sol capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra"
Ef1:10. La pienezza dei tempi relativa all’Incarnazione di Cristo viene esaminata dal nostro autore:
l. Contributo politico dei Romani:
a) Il senso di unità del genere umano sotto una legge universale. Unità politica. Cittadinanza romana
per i non – romani
b) La pax romana con la conseguente libertà di muoversi nel Mediterraneo
c) Le strade romane col loro eccellente sistema di comunicazioni e il collegamento delle città
principali
d) L’esercito romano con i soldati e gli ufficiali romani salvati che diventano testimoni
2. Contributo intellettuale
a. Una lingua universale col latino e il Koiné dialectos del NT e della Septuaginta
b. La cultura greca: contributo della filosofia per superamento politeismo
3. Contributo religioso
a) La religione romana con le religioni dei misteri con un Dio Salvatore. Pratiche come il battesimo.
Il bisogno di un sacrificio. Il bisogno di purificazione.
b) La religione e la filosofia greche
1. La filosofia distrugge le vecchie religioni politeistiche e dimostra che la Ragione umana non
può raggiungere Dio.
2. Le religioni dei misteri: pensano in termini di peccato e di redenzione.
c) La religione dei Giudei: “paidagogos” per condurre a Cristo. 28 Altri contributi:
1. Il monoteismo
2. La speranza del Messia
3. Il codice morale - Etica
4. L’Antico Testamento
5. La sinagoga
Lc21:36 "Vegliate dunque, pregando in ogni momento". Mt25:13 "Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora".
“Ora se la loro caduta – dei Giudei - è la ricchezza del mondo e la loro diminuzione la ricchezza de' Gentili, quanto più lo
sarà la loro pienezza!” Rom. 11:12
26 Perché, fratelli, non voglio che ignorate questo mistero, affinché non siate presuntuosi; che cioè, un indurimento parziale s'è prodotto in Israele,
finché sia entrata la pienezza dei Gentili” Rom. 11:25
27 "ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo figlio ..." (Gal. 4:4)
28 “Ma prima che venisse la fede eravamo tenuti rinchiusi in custodia sotto la legge, in attesa della fede che doveva esser rivelata. Talché la legge è
stata il nostro pedagogo per condurci a Cristo, affinché fossimo giustificati per fede. Ma ora che la fede è venuta, noi non siamo più sotto pedagogo;
26 perché siete tutti figliuoli di Dio, per la fede in Cristo Gesù. Gal3:23-25
24
25
10
II. SU QUESTA PIETRA - CRISTO
o La storicità di Cristo
 Nessuna religione più del cristianesimo è così legata alla storia e al “fatto storico”
dell’esistenza concreta del suo fondatore: “E la parola si è fatta carne”29. Si comprende
perché l’esistenza storica di Gesù Cristo sia stata oggetto di attacchi gravi, giunti perfino
a negarne l’esistenza. Altri hanno parlato del Cristo storico e del Cristo della fede, con la
tendenza a separare sempre più l’uno dall’altro e a relegare quest’ultimo nella sfera della
soggettività. “Ma che significato può avere la fede in Gesù Cristo, in Gesù Figlio del
Dio vivente, se poi l’uomo Gesù era così diverso da come lo presentano gli evangelisti e
da come, partendo dai Vangeli, lo annuncia la Chiesa?”30 Grazie a Dio, oltre alla
testimonianza incontrovertibile dei Vangeli, di tutto il Nuovo Testamento e dei cristiani
dei primi secoli, hanno valore storico oggettivo le testimonianze, sia sul versante pagano
e ebraico, di autori considerati pienamente attendibili e degni di fede.
 Testimonianza pagana
Ci sono però testimonianze di assoluto valore storico. Tacito, il maggiore degli storici
romani, collega nome e origine dei cristiani al “Christus” che sotto il regno di Tiberio
“soffrì la morte condannato dal procuratore Ponzi Pilato”. Plinio scrive (112) una lettera
all’imperatore Traiano con informazioni preziose su Cristo, sull’integrità morale dei
cristiani e sul fatto che Egli è oggetto di adorazione da parte degli stessi. Luciano in una
satira scritta intorno al 170 parla di Cristo come di colui “che era stato crocifisso in
Palestina”
 Testimonianza ebraica
Flavio Giuseppe (Antichità Giudaiche)parla di Giacomo, lo definisce “fratello di Gesù,
cosiddetto Cristo”. E in un altro brano, ne parla come di “un saggio” condannato a
morire sulla croce da Pilato.
o La persona di Cristo
o Altro argomento significativo in questo dibattito è il carattere, il profilo morale e
spirituale di Cristo che emerge dalle pagine dei vangeli. Autorevolezza, sincerità,
mansuetudine ed umiltà, equilibrio ed unità del carattere.
o L’opera di Cristo
Possiamo distinguere due aspetti della sua opera, ambedue strettamente legati alla sua
missione: 1. Un’opera attiva, relativa alla giustizia personale “estrinseca”, alla quale pervenne
attraverso la piena osservanza della legge, e che si andava ad aggiungere alla sua giustizia
“intrinseca” come Figlio di Dio. Questa era necessaria per qualificarlo a morire al posto dei
peccatori ed ottenere per loro da Dio il perdono dei peccati. 2. Un’opera passiva, relativa alla
sua passione, morte e risurrezione.
 Il ministero
Cresciuto a Nazareth come gli altri bambini giudei, fu preceduto e introdotto nel suo
ministero da quello di Giovanni Battista. Respinto a Nazareth, Capernaum divenne la
sua base per la Galilea. Il primo viaggio missionario toccò la Galilea orientale. Il
secondo la Galilea meridionale. Il terzo, sempre in Galilea, fu la continuazione del suo
ministero di insegnamento, predicazione e guarigione. Intervallò i suoi giri con periodi
29
30
Gv1:14
Joseph Ratzinger, Gesù di Nazareth, p.7
11
di ritiro, mentre riservava uno spazio sempre importante alla cura e alla formazione dei
discepoli. Scese poi a Gerusalemme per la Festa dei Tabernacoli e, a causa della
crescente opposizione dei capi religiosi si ritirò in Perea. Da lì scese per l’ultima
settimana a Gerusalemme, dove fu arrestato, subì il processo e la flagellazione, fu
crocifisso, morì, fu sepolto e risuscitò.
 La missione
La fase attiva fece solo da preparazione alla fase passiva della sua opera.
 Il messaggio
Il messaggio di Cristo è centrato sul Regno. Il Regno di Dio (o Regno dei cieli) è vicino,
si è avvicinato a noi per mezzo di Cristo, il Messia atteso da Israele. Questo regno è di
natura morale e spirituale. La chiesa è l’agenzia che ne annuncia, prepara e anticipa la
venuta. Questo processo sarà compiuto e coronato dal ritorno fisico di Cristo.
 I miracoli
I miracoli e l’azione soprannaturale costituirono parte essenziale del suo ministero.
o Il valore di Cristo
Molta controversia teologica si è sviluppata, soprattutto nei periodi tra il 325 e il 451 (da
Nicea a Calcedonia) e il 1517 e il 1648 (tra Riforma e Controriforma), intorno alla natura e
alla persona di Cristo. Soprattutto per la formulazione dei credi.
o Tema: La storicità di Cristo
***
III. AL GIUDEO PRIMA
o Fondazione della Chiesa di Gerusalemme
Il Nuovo Testamento, in particolare il libro degli Atti, dà conto della nascita, dello
sviluppo e della fisionomia della chiesa di Gerusalemme, della sua influenza, a
partire dalla Pentecoste. In questa fase la chiesa si sviluppa soprattutto in Palestina e
tra i giudei.
o La Chiesa in Palestina
o Tema: La problematica discussa al Concilio di Gerusalemme
***
IV. E POI AL GRECO
In seguito alla persecuzione scoppiata a seguito della uccisione di Giacomo è piuttosto
Antiochia che diventa il centro missionario principale per il medio oriente ed il bacino
mediterraneo.
o L’ambiente nel quale viveva Paolo
o Di famiglia e formazione giudaica, romano di nascita, Paolo racchiude nella sua persona
il senso e il destino della sua vocazione. In seguito ad una conversione improvvisa e
traumatica, si consacra in modo radicale alla predicazione del Vangelo. Adotta una
strategia missionaria rimasta esemplare fino ai nostri giorni. Visita le sinagoghe
principali delle città principali, sulle vie di comunicazione più importanti del
Mediterraneo e dell’impero romano del suo tempo. Fino a Roma, e oltre. Le sue lettere
alle chiese e ai suoi collaboratori costituiscono i due terzi del Nuovo testamento.
12
Essenziale e decisivo il contributo della sua riflessione su Legge e Grazia. La Legge
introduce solo alla conoscenza della volontà di Dio, ma non fornisce gli strumenti per
adempierla. Solo dall’unione personale del credente con Cristo per mezzo della fede
(unione mistica) viene la grazia necessaria per adempierla (fondamento della morale). In
coerenza e continuità con queste premesse, anche la sua filosofia della storia contempla la
necessità dell’intervento sovrano di Dio (la Provvidenza!) per l’opera di redenzione e la
promozione dei processi necessari per la trasformazione dell’umanità e della storia.
o L’opera di Paolo
 Il propagatore del Vangelo
 Gli scritti di Paolo
 I principi della teologia paolina
La legge e la grazia
Il sistema etico
La filosofia della storia
 La persona del polemista
 Il Concilio di Gerusalemme
La problematica discussa al Concilio di Gerusalemme fu relativa ai mezzi di salvezza. I
giudeo-cristiani credevano che i gentili convertiti a Cristo dovessero, come i giudei,
osservare la legge di Mosè per ottenere la salvezza. L’altro gruppo invece, guidato da
Paolo e Barnaba, aveva compreso che la salvezza si otteneva solo per grazia
mediante la fede in Cristo, e che era pertanto destinata a tutti i popoli. La battaglia
vittoriosa di Paolo e il risultato lungimirante del Concilio di Gerusalemme, con la
liberazione del cristianesimo dall’osservanza della legge cerimoniale giudaica, e la
sottolineatura della fede come solo mezzo per la salvezza, la sottraeva al rischio di
diventare una religione etno-centrica e la accreditava come fede universale per tutti i
popoli. Fondamento dell’etica cristiana diviene la legge dell’amore. Essa conduce
all’osservanza della legge morale giudaica per amore verso Dio, piuttosto che per senso
del dovere. L’altra battaglia che dovette combattere Paolo fu quella contro lo
gnosticismo. Vale a dire il tentativo di rendere intellettuali (la gnosi, la conoscenza
piuttosto che la Legge) i mezzi della salvezza. Anche contro questa eresia Paolo
affermò la completa sufficienza di Cristo come Creatore e Redentore31
***
V. I LIBRI E LE PERGAMENE – TEOLOGIA E PIETÀ
o I PADRI DELLA CHIESA - Il nome di “padre della Chiesa” (da “padre”, “papà”) fu usato - in
modo sempre più largo a partire dal terzo secolo - come espressione di affetto e di
rispetto, nei riguardi di quei vescovi che divennero sempre più noti come campioni
Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. 14 In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei
peccati. 15 Egli è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; 16 poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e
sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. 17 Egli è
prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui. 18 Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa; è lui il principio, il primogenito dai morti, affinché
in ogni cosa abbia il primato. 19 Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza 20 e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo
di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei
cieli.” Col1:13-20
31“
13
dell’ortodossia e punto di riferimento per la fede. Gli scritti dei padri sono molto
importanti per colmare il vuoto di conoscenza dello sviluppo della vita e del pensiero
cristiano tra periodo neotestamentario e quarto secolo.
Padri apostolici - Primo secolo: 96 - 150 – Edificazione
o Letteratura epistolare
Clemente Romano (30-100) – Conduttore principale della chiesa di Roma,
scrive alla chiesa di Corinto per invitare i cristiani in rivolta contro gli anziani
ad essere sottomessi.
Ignazio - (I – II sec.) – Vescovo di Antiochia di Siria, arrestato per la sua
testimonianza, viene tradotto a Roma per essere ucciso dalle fiere nei giochi
imperiali. Lungo la strada mette in guardia le chiese contro le eresie e
supplica che non facciano nessun tentativo per salvarlo dal martirio che
attende con brama. Attribuisce grande importanza alla sottomissione al
vescovo come mezzo per raggiungere e preservare l’unità ed evitare il
nascere delle eresie.
Policarpo (70 ca. – 155) – Discepolo personale di Giovanni e Vescovo di
Smirne, subì il martirio a ottantasei anni. Dalla sua lettera a i Filippesi
apprendiamo notizie interessanti ricevute direttamente dagli apostoli e da
Giovanni in particolare.
Epistola di Barnaba – Nota anche come dello Pseudo-Barnaba (130 d.C.), fu
scritta per aiutare convertiti dal paganesimo a resistere all’insegnamento di
alcuni giudeo-cristiani che ancora insistevano per l’osservanza della legge
mosaica.
Epistola a Diogneto - Uno scritto apologetico in difesa del cristianesimo
contro la follia dell’isolatria, l’inadeguatezza del giudaismo, in favore della
superiorità delle dottrine cristiane. Il cristiano è per il mondo come l’anima
per il corpo.
Seconda epistola di Clemente ai Corinzi - (150) - Una predicazione su una sana
concezione di cristo, la fede nella risurrezione del corpo, la purezza di vita
necessaria per il cristiano.
o Letteratura apocalittica
Il Pastore di Erma (150) – Scritto con visioni ed immagini allegoriche sul
modello dell’Apocalisse, si propone di richiamare i peccatori a vita santa e a
pentimento.
o Opere catechetiche
Didaché (Dottrina dei Dodici Apostoli) - (Fine I secolo/metà del II).
Un manuale di istruzione ecclesiastico – religiosa. 1. L’etica cristiana in una
discussione sulle vie della vita e della morte; 2. Discussione sui problemi
liturgici del battesimo, del digiuno e della comunione; 3. Istruzioni sulla
maniera di distinguere i veri dai falsi profeti, trovare ministri degni, ed altre
questioni disciplinari; 4. Necessità di una vita accorta e coerente in attesa del
ritorno del Signore. rappresentazione della vita della chiesa tra 95 e 150.
Apologeti - Secondo secolo: 125 - 190 - Difesa del cristianesimo
14
Tertulliano
(Occidente)
Aristide
(Oriente)
Giustino Martire “
Taziano
“
Atenagora
“
Teofilo
“
Polemisti - Terzo secolo: 190 – 250 - Lotta alle false dottrine
o Occidente (Governo della Chiesa):
 Ireneo – Gnostici
 Tertulliano – Trinità
 Cipriano – Episcopato di Roma
o Oriente (Riflessione teologica) – Alessandria:
Panteno
Clemente
Origene – Hexapla (Testo dell’AT), De Principiis (primo esempio di
teologia sistematica; uso dell’allegoria)
Padri della Chiesa - Quarto secolo: 325 - 460 - Epoca d’oro studio della Bibbia
o Occidente:
Girolamo (Traduttore della Bibbia)
Ambrogio (Predicatore)
Agostino (Teologo – Filosofia della storia -La città di Dio)
o Alessandria (Scuola allegorica):
Atanasio
Basilio di Cesarea
o Antiochia (Scuola grammatico – storica):
Crisostomo (Predicatore: condotta cristiana)
Teodoro (Uso del contesto)
o
o
o
o
o
o
o Tema: Lo sviluppo della teologia cristiana: il contributo dei Padri
***
VI. VESCOVI E DIACONI - ECCLESIOLOGIA
Chiesa invisibile e chiesa visibile
Con la conversione a Cristo si diventa membri del Corpo di Cristo. Della sua realtà invisibile e
della sua espressione visibile (cfr. Il mistero dell’incarnazione!). Potremmo dire: di un organismo
e di un’organizzazione. L’unica “struttura” lasciata e legittimata (“Chi riceve voi riceve me”32)da
Cristo fu quella dei dodici apostoli. A loro la responsabilità di sviluppare l’organizzazione sotto la
guida dello Spirito Santo: direzione, struttura, liturgia. Come è scritto: “Ma ogni cosa sia fatta con
dignità e con ordine”33
32
33
Mt10:40
1Cor14:40
15
o L’ordinamento della Chiesa
Come abbiamo già detto, ci sono letture diverse del NT in ordine alla struttura e
all’organizzazione della chiesa. Le diverse chiese sono oggi organizzate secondo una forma
di governo episcopale, presbiteriana o congregazionalista. In rapporto anche alla
comprensione che hanno della natura e della struttura della chiesa, e della sua relazione con
Cristo: “i due diverranno una carne sola. Questo mistero è grande; dico questo riguardo a Cristo
e alla chiesa.”34 Sono tuttavia condivisibili i punti fondamentali della lettura che fa del
governo della chiesa nel NT il nostro autore: 1. Ai dodici la responsabilità di sviluppare la
struttura della chiesa; 2. Fondamentalmente due tipi di “ministeri”: a. I ministeri di Ef4; b.
Gli uffici di presbitero e diacono. I primi con prevalente taglio e motivazione carismatica.
Operano infatti, con la sola eccezione dell’apostolo, a partire da un carisma: profezia,
evangelizzazione, cura pastorale, insegnamento. I secondi con compiti amministrativi. A
nostro avviso occorre però completare questa comprensione con il recupero dell’anello
mancante della funzione di governo e di coordinamento – come è evidente nel NT –
presente e operante nel ministero apostolico.
o Ministri con compiti carismatici
 Parliamo qui dei ministeri dell’Ascensione, ovvero di Efesini 4: apostoli, profeti,
evangelisti, pastori e/o dottori.
 Per quel che concerne i Dodici apostoli, cosiddetti dell’Agnello, la loro funzione fu
unica ed è irripetibile. Si tratta dei dodici chiamati direttamente dal Maestro e
testimoni oculari della sua risurrezione.
 Pietro è la figura dominante tra gli apostoli nei primi dodici capitoli degli Atti. E’
lui che apre la porta sia ai giudei (Pentecoste) che ai gentili (in casa di Cornelio).
Secondo la tradizione morì crocifisso a testa in giù a Roma.
 Giacomo, il fratello del Signore (Gl1:19), presiedette il Concilio di Gerusalemme e
nonostante le sue posizioni più vicine a quelle dei giudaizzanti, svolse un ruolo
di mediazione e di riconciliazione tra le due posizioni a confronto. Morì ucciso a
randellate, dopo essere stato precipitato dal pinnacolo del tempio, perdonato i
suoi esecutori.
 Giovanni visse per diversi anni ad Efeso. Fu poi esiliato da Domiziano nell’isola
di Patmos dove scrisse l’Apocalisse. Sue sono anche tre epistole del NT. Dopo
la morte di Domiziano potette ritornare ad Efeso e ministrò alle chiese dell’Asia
fino alla sua morte all’età di novant’anni.
 Andrea, fratello di Pietro, svolse un ministero itinerante di predicazione nel
medio oriente. Morì crocifisso sul tipo di croce che da allora in poi ha portato il
suo nome.
 Filippo morì di morte naturale a Jerapoli dopo la distruzione di Gerusalemme.
 Giacomo il minore, il figlio di Alfeo, operò prima in Palestina e poi in Egitto, dove
fu crocifisso.
 Giuda Taddeo è seguito da due tradizioni. La prima lo vuole evangelizzatore in
Persia, dove avrebbe subito il martirio. La secondo lo vede operante in Medio
Oriente. Lì sarebbe morto di morte naturale.
34
Ef5:31-32
16





Mattia avrebbe operato in Etiopia, dove sarebbe morto martire.
Simone lo zelota anch’egli martire.
Bartolomeo sarebbe morto martire in India.
Matteo avrebbe operato in Etiopia.
Tommaso secondo alcuni avrebbe evangelizzato i Parti, secondo altri il sud
dell’India.
 Ministri con compiti amministrativi
Parliamo qui piuttosto degli uffici/incarichi di presbitero (anziano) e
diacono/diaconessa (servo), ordinati dall’apostolo con l’imposizione delle
mani apostolica.
o Il culto nella Chiesa primitiva
 Occorre dire in premessa che la chiesa primitiva aveva molto chiara la
distinzione tra locale di culto e comunità. La chiesa è l’insieme dei credenti e dei
discepoli di Cristo, non l’edificio. Si riunivano dunque dove potevano: nelle
case, nel tempio, e perfino nelle sinagoghe fino a quando poterono. Secondo le
testimonianze giunte fino a noi, si riunivano inizialmente nel primo giorno della
settimana, per un culto di mattina e uno, con agape, di sera. Successivamente
solo la domenica mattina e facevano anche la comunione. Nel tempo, come
dall’esortazione di Paolo nella Lettera ai Corinzi e dalla testimonianza che
troviamo nella Prima Apologia di Giustino Martire e nella Didaché, svilupparono
un “ordine del culto” secondo questo tipo di schema: 1. Lettura delle “ memorie
degli apostoli” (NT) e/o degli “scritti dei profeti” (AT); 2. Chi presiedeva
esortava o predicava a partire dalle letture fatte; 3. I fedeli si alzavano per
pregare; 4. Bacio della pace e Cena del Signore: gli elementi del pane e del vino
(con acqua) venivano consacrati con ringraziamenti e preghiere; 5. I diaconi
distribuivano gli elementi che dopo il culto avrebbero portato anche a quelli che
erano impossibilitati dl partecipare; 6. Raccoglievano un’offerta per le vedove e
per gli orfani, gli ammalati, i carcerati, i forestieri. Al termine si salutavano e
tornavano a casa. Il battesimo nella chiesa primitiva era praticato per
immersione. Secondo la Didaché anche versando acqua sul capo nel caso in cui
non si disponesse di una sufficiente quantità d’acqua. Ricordo in proposito
l’illuminante scritto di Oscar Cullmann, Il Culto nella chiesa primitiva.
o La vita della Chiesa
 La vita della chiesa primitiva funzionò come un potente fermento all’interno
della società del tempo. Sul versante dei costumi e della integrità personale.
Nella sensibilità e solidarietà per tutte le forme di bisogno e di povertà, nella
spinta a favore dell’uguaglianza e della pari dignità degli uomini. Nella
separazione dalla condotta e dalle pratiche, dall’idolatria e dalle immoralità
pagane. Nel rispetto per le autorità costituite, nel pagamento delle tasse e nella
preghiera per le autorità. La testimonianza di vita, amore e coraggio nella società
portò ad una veloce espansione del cristianesimo al punto che, dopo soli tre
secoli riceveva riconoscimento ufficiale dall’imperatore Costantino.
o Tema: lo sviluppo dell’ecclesiologia nella Chiesa antica
17
LOTTA DELLA VECCHIA CHIESA CATTOLICA IMPERIALE PER LA SOPRAVVIVENZA (100 - 313)
VII. CRISTO O CESARE
Nel corso della sua storia il crisianesimo affronta problemi esterni (persecuzioni) e problemi
interni (eresie). Nei primi 250 anni le persecuzioni sono sporadiche, risultato di azioni della folla
e limitate ad alcune località,. Dopo il 250 la persecuzione è il risultato di un’azione politica,
meditata e organizzata dallo stato.
I. Motivi di persecuzione
1. Politici
L’identificazione col giudaismo, considerata religio licita,35 tenne il cristianesimo al
riparo dalla persecuzione ufficiale per più di due secoli. Dal momento in cui divenne
evidente la sua diversità, cominciò ad essere considerata religio illicita, dunque illegale.
La persecuzione si fece significativa perché i cristiani si rifiutavano di allinearsi al
culto dell’imperatore, attirandosi prima i sospetti, poi l’ostilità dello Stato.
2. Religiosi
I Romani avrebbero volentieri fatto spazio ad un altro dio nel loro Pantheon. Ma
l’adorazione dei cristiani - spirituale e interiore - all’unico Dio, e l’assenza di idoli, li
esponeva all’accusa di ateismo. La segretezza poi delle loro riunioni, il “mangiare e
bere” della Cena del Signore, il “bacio della pace” fraterno, travisati dal clima di
sospetto che li circondava si trasformarono in accuse di infanticidio e immoralità
che ripugnavano alla morale romana.
3. Sociali
L’attrazione del cristianesimo sugli “ultimi”, lo stile di vita “non-conformistico” in
chiaro dissenso con i comportamenti mondani del romano medio, l’integrità e la
purezza di vita, costituivano una silenziosa chiara messa in discussione della
mentalità corrente. Al punto da meritar loro il titolo di “nemici del genere umano”.
4. Economici
La diffusione del cristianesimo metteva in crisi tutta l’economia che girava intorno ai
culti pagani: sacerdoti, fabbricatori e commercianti di idoli, indovini, pittori,
architetti, scultori… Inoltre, l’anno 250, che coincideva con i mille anni dalla
fondazione di Roma, fu segnato anche da carestie, peste, agitazioni, amplificando in
questo modo l’aspettativa superstiziosa per sventure ancora più gravi. In questo
clima i cristiani diventavano facile capro espiatorio per le difficoltà dell’impero.
II. La persecuzione della chiesa
1. La persecuzione fino al 250
Nerone fu il primo imperatore a perseguitare i cristiani, con la falsa accusa che
avessero causato l’incendio di Roma. Domiziano fu il secondo, nel 90, confondendoli
con i giudei, che non avevano pagato una tassa per costruire un tempio pagano. In
questa occasione l’apostolo Giovanni venne esiliato a Patmos. Nel 112 Plinio chiede
conferma a Traiano sulla procedura che egli adottava per frenare “il contagio della
superstizione” dei cristiani. Per tre volte chiedeva ai cristiani denunciati come tali di
35
Perché più antica della religione romana e perché non faceva proselitismo.
18
ritrattare bruciando incenso davanti a dei pagani. Se non lo facevano, ne ordinava
l’esecuzione capitale. Ignazio morì vittima di questa persecuzione. Nella seconda
metà del secondo secolo muore martire Policarpo, nel corso di una sollevazione della
folla inferocita contro i cristiani. Marco Aurelio (161-180) perseguita i cristiani
attribuendo ad essi la causa delle calamità del regno. Morte di Giustino Martire.
2. La persecuzione dopo il 250
Anno 250 - Editto dell’imperatore Decio che obbliga ad un sacrificio annuale agli dei
e al genio dell’imperatore. Un libellus certifica la fedeltà alla cultura classica e
all’imperatore. Il problema dei lapsi. Persecuzione (per un anno). Diocleziano assume
il potere assoluto nel 285 ed emana (dal marzo 303) editti persecutori contro i
cristiani: chiusura e proibizione delle riunioni, distruzione delle chiese, deposizione
dei ministri, incarcerazione di quelli che persistevano nella testimonianza,
distruzione delle Scritture, ordine di sacrificare agli dei pena la morte. Perdita della
proprietà, esilio, prigione, esecuzione davanti alle fiere, campi di lavoro nelle miniere
fino alla morte. Tutto fu usato per estirpare il cristianesimo. Fino all’abdicazione di
Diocleziano (305). Seguono altri periodi di persecuzione. Segue nel 311 l’Editto di
tolleranza di Galerio a condizione che i cristiani non turbassero la pace dell’impero.
Bisognerà però aspettare Costantino e l’Editto di Milano (313) per la concessione della
libertà di culto per tutti. Costantino avrebbe in questo modo legato per sempre il
suo nome alla concessione della libertà religiosa.
III. Risultati della Persecuzione
1. Crescita e diffusione del cristianesimo "Il sangue dei martiri e seme di cristiani". Il cristianesimo del periodo apostolico e'
un movimento in rapida crescita e a carattere urbano.
a. Nel primo secolo nella parte orientale dell'Impero e tra i Giudei.
L’ESPANSIONE DEL CRISTIANESIMO
Chiese del 1° secolo
19
b. Nel secondo secolo soprattutto tra i Gentili di lingua greca
L’ESPANSIONE DEL CRISTIANESIMO
Chiese del 2° secolo
c. Nel terzo secolo tra le popolazioni latine della zona occidentale
L’ESPANSIONE DEL CRISTIANESIMO
Chiese alla fine del 3° secolo
Due grandi chiese: Cartagine e Alessandria
Popolazione cristiana: 5/12% su un totale di 75M
20
2. Problemi interni - frutto:
a. della persecuzione di Decio (sacrificio agli dei) e
b. della persecuzione di Diocleziano (consegna delle Scritture NT)
Escludere i "lapsi" in modo definitivo dalla comunione oppure, dopo un periodo di
prova,
restaurarli?
- La controversia donatista: i sacramenti sono validi se amministrati da ministri infedeli?
- La questione del Canone. Nel fuoco della persecuzione avere la certezza degli scritti
veramente parte del Canone NT.
3. Il problema delle relazioni tra Chiesa e Stato. Obbedire a Dio o a Cesare?
"Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". La risposta di Gesù porta
abilmente la questione ad un livello superiore mettendo con finezza in guardia sia contro la
politicizzazione della religione, sia contro la divinizzazione dello Stato"-Benedetto XVI.
Obbligo di fedeltà morale e spirituale a Dio.
***
VIII. FAVOLE E SANA DOTTRINA – LOTTA ALLE ERESIE – FRONTE INTERNO
Nel secondo e terzo secolo guerra su due fronti:
1. Persecuzione dell’Impero
2. Integrità dottrinale
Fino a quando la chiesa non fu in grado di fare una buona catechesi, i convertiti di
ambiente giudaico propendevano per interpretazioni (eresie) legalistiche del messaggio
cristiano; i credenti di ambiente intellettualistico greco propendevano per interpretazioni
(eresie) filosofiche.
I. Eresie36 legalistiche - Minaccia legalistica
Ebioniti (eb. Evionim, poveri): giudeo cristiani che mantengono l’osservanza della Legge.
Mettono in discussione la divinità di Cristo. Accettano come canonici Matteo, Pietro e
Giacomo; rifiutano Paolo.
II. Eresie di ispirazione filosofica
Un'altra minaccia all’integrità della fede venne dalla filosofia greca. Molti Gentili
convertiti erano filosofi.
1. Gnosticismo
Attribuiva valore salvifico alla sapienza e alla conoscenza umana (gnosi)
sminuendo/svalutando/disprezzando il valore della croce. Dualista, sosteneva
una chiara separazione tra mondo spirituale e mondo materiale. Gli stessi
cristiani erano divisi tra pneumatici (pneuma - spirituali con accesso alla gnosi),
psichici (psiche - animati dalla fede – non accesso alla gnosi), ilici (materia – senza
fede, legati alla materia). Solo i primi, una vera aristocrazia spirituale, avrebbero
goduto la compagnia di Dio nell’eternità. Il corpo umano non avrebbe avuto
"Eresia" dal greco αἵρεσις, haìresis ("afferrare", "scegliere"). Nel NT (1 Cor11:19, Gal5:20, 2 Pt2:1) inizia assume valore
negativo per indicare "separazione", "divisione", con la condanna che ne deriva. Secondo H. Schlier in parallelo con lo
sviluppo del termine ekklesia: eresia ed ekklesia divengono due opposti. Il primo apologeta ad utilizzare il termine in chiave
polemica con le correnti considerate eterodosse fu Giustino Martire (100-162).
36
21
posto nella vita futura. L’esistenza di due dii: quello cattivo dell’AT; quello
buono del NT. Quello dell’AT per creare. Quello del NT per redimere. Il vuoto
tra i due riempito da un demiurgo, l’Iddio dell’AT. L’uomo Gesù era solo
l’apparenza (dokeo, docetismo) di Cristo. Ovvero aveva abitato nel corpo solo tra
il battesimo e la croce, lasciando il corpo di Gesù morire in croce. Maggiore
esponente: Marcione. Influente nella chiesa di Roma (138), riteneva il Giudaismo
un male, odiava le Scritture e il Dio ebraico. Stabilì il suo Canone delle Scritture:
Luca, Atti e dieci lettere di Paolo.
2. Manicheismo
Filosofia dualistica fondata da Mani (216 ca. - 267). Regno della luce e regno
delle tenebre. L’uomo primitivo, ingannato, perde parte della luce e fa spazio alla
materia. La salvezza attraverso la purificazione prodotta dalla esposizione alla
luce di Cristo. Una élite sacerdotale che conduceva vita ascetica e officiava riti
ritenuti essenziali per l’esposizione alla luce. Gli uditori partecipavano alla santità
dei sacerdoti provvedendo ai loro bisogni. Il sesso considerato un male. Il
celibato era esaltato.
3. Neoplatonismo
Nella storia della chiesa sono sempre esistite forme di misticismo. Ci sono tre tipi di
misticismo:
Misticismo epistemologico: la conoscenza di Dio immediata e diretta attraverso
l’intuizione o illuminazione spirituale (la luce interiore). Ragione e Bibbia
subordinate alla luce interiore. Sostenuta da molti mistici medievali, dai quietisti
cattolici e dai quaccheri.
Misticismo metafisico: lo spirito dell’uomo viene riassorbito nello spirito divino
attraverso esperienze occasionali, fino alla morte in cui lo spirito dell’uomo
diviene parte dell’essere divino.
Misticismo etico e spirituale: l’individuo entra in rapporto con Dio attraverso la sua
identificazione con Cristo e con lo Spirito Santo dimorante in sé.
Il Neoplatonismo ebbe origine ad Alessandria da Ammonio Sacca, che ebbe come
allievi Origene e Plotino (205 – 270). L’essere assoluto è la fonte da cui emana,
per gradi, tutto; e a cui ritorna tutto. La filosofia contribuisce grandemente a
questo processo attraverso una vita di contemplazione e l’intuizione mistica.
L’estasi è lo stato più sublime che si possa godere in questa vita. L’imperatore
Giuliano “l’apostata” aderì a questa dottrina e, anche perseguitando i cristiani,
tentò di farla diventare religione dell’Impero.
III. Gli errori teologici
Alcune dottrine furono dannose, più che per gravi errori teologici, per amplificazioni ed
esasperazione di verità di fede che se tenute in equilibrio sarebbero state sane. Alcuni
esempi:
1. Montanismo
Sorto tra il 135 e il 160 in Frigia ad opera di Montano in reazione al formalismo e alla
freddezza della chiesa, riafferma l’importanza della dottrina e del ruolo dello Spirito
Santo, e dell’attesa del Ritorno di Cristo. Un movimento carismatico e pentecostale ante
litteram. Nella sua esasperazione del ruolo dello Spirito santo cominciò a sostenere che la
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sua ispirazione era da mettere sullo stesso piano delle Scritture. Presto sarebbe tornato il
Signore e avrebbe stabilito il suo Regno a Pepuza in Frigia. In preparazione all’avvento
bisognava praticare un rigido ascetismo e i vedovi non dovevano risposarsi. Il
montanismo fui condannato dl Concilio di Costantinopoli (381) come pagano. Ma
rimane come un monito sia contro il pericolo della freddezza che contro il rischio di
eccessi entusiastici e di un “profetismo” (le profetesse Massimilla e Priscilla) che si
sottrae al controllo della Parola e al discernimento della chiesa.
2. Monarchianismo (dal greco monos, unico e archeo, principio) sosteneva l’unità del concetto
di Dio e negava pertanto il concetto di Trinità e la natura divina di Cristo.
Monarchianismo dinamico.37 Paolo di Samosata, vescovo di Antiochia, nel tentativo
di preservare l’unità di Dio e in opposizione alla concezione trinitaria, insegnava
che Cristo non era Dio, ma solo un uomo che , per via della sua giustizia, venne
abitato dal Logos, raggiunse la divinità e divenne Salvatore. Un equivalente
dell’unitarianesimo moderno.
Monarchianismo modale.38 Sabellio (200ca). Un’unica essenza e tre manifestazioni:
nell’AT come Padre; nel NT come Figlio; dopo la morte di Cristo come Spirito
Santo.
IV. Scismi39 ecclesiastici
1. Controversia sulla (data di) Pasqua
Nella seconda metà del secondo secolo (150ca) nacque la controversia tra Chiesa
d’Oriente, che sosteneva (Policarpo d’Asia) la celebrazione della Pasqua cristiana indipendentemente dalla domenica - nella stessa data della Pasqua ebraica (il
quattordicesimo giorno di Nisan), e la Chiesa d’Occidente (Aniceto, vescovo di Roma),
che aveva sviluppato la tradizione di celebrarla nella domenica successiva. Per
sottolineare la novità della Pasqua cristiana e la domenica come giorno del Signore.
L’accordo si raggiunse solo nel 381, al Concilio di Nicea, sulla posizione occidentale.
2. Donatismo
Come conseguenza della persecuzione di Diocleziano, diversi ecclesiastici rinnegarono la
fede sacrificando agli idoli o consegnando le Scritture. Nel 311 Donato contestò la
validità dell’ordinazione da parte di un vescovo “traditor”. Un primo sinodo a Roma e
uno successivo, di vescovi, ad Arles (314), stabilirono la validità dei sacramenti
indipendentemente dal carattere di chi li amministra.
Detto anche Adozionismo. “L'Adozionismo è la dottrina cristologica che fa di Gesù una creatura speciale, chiamata da Dio a
una missione particolare, ma che resta su un piano inferiore rispetto al Creatore. Viene adottato dal Padre al momento del suo
battesimo al fiume Giordano, momento in cui viene elevato al rango di Figlio di Dio, acquisendo così la natura divina. Tale
dottrina compromette la fede trinitaria professata fin dall'antichità dai cristiani. Il suo principale sostenitore fu Paolo di
Samosata, vescovo di Antiochia di Siria dal 260 al 272.” Wikipedia
38 Detti anche Sabelliani (da Sabellio, in oriente) e Patripassiani (in occidente) per l’accusa loro rivolta di sostenere che fosse
stato il Padre a soffrire sulla croce.
39 Il termine scisma, dal greco σχισμα (separazione), indica una divisione causata da una discordia interna alla stessa comunità,
che porta alla costituzione di una chiesa o di una comunità autonoma.
37
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Controversie, errori ed eresie in positivo concorsero ad elaborare le risposte che
avrebbero preservato e consolidato dal punto di vista dottrinale la chiesa per i
secoli successivi. Si pensi in particolare al Credo e al Canone.
Tema: Le eresie nella storia delle Chiesa Antica
***
IX. COMBATTENDO CON ZELO PER LA FEDE
I PADRI APOSTOLICI SCRIVEVANO AI CRISTIANI PER LA LOR EDIFICAZIONE
GLI APOLOGISTI SCRIVEVANO PER LE AUTORITÀ DELLO STATO PER DIFENDERE LA FEDE
I POLEMISTI SCRIVEVANO PER DIFENDERE LA CHIESA DALLE ERESIE.
I. Gli Apologeti o apologisti - II sec.
Combattono sul fronte esterno.
Il loro scopo era dimostrare sul filo del ragionamento la validità del cristianesimo e che gli
argomenti utilizzati per combatterlo e perseguitare i cristiani erano deboli e privi di
fondamento. Scrivevano da filosofi (la ragione) piuttosto che da teologi (la fede). E
sostenevano che la migliore filosofia greca era una preparazione al cristianesimo. Quelli
orientali valorizzavano in particolare le somiglianze tra cristianesimo e religioni pagane.
Quelli occidentali sottolineavano invece il carattere definitivo e distintivo del cristianesimo.
Gli apologeti orientali - scrivono in greco
Giustino Martire (100 – 165 ca.)
Samaritano di famiglia pagana. Dopo una giovinezza dedicata agli studi filosofici, da un
vecchio incontrato lunga la riva del mare fu indirizzato alla Scrittura come alla vera
filosofia. Convertitosi al cristianesimo attraverso la lettura dei profeti, dedicò tutto il
resto della sua vita - fino alla morte per decapitazione - alla difesa (apologia) del
cristianesimo contro le accuse dei pagani. Nel suo insegnamento fu il primo a ricercare
con costanza l’incontro tra pensiero greco (filosofia, ragione) e cristianesimo (fede). E
ad insistere sul fondamento razionale della fede cristiana. Scrisse il Dialogo con Trifone, una
Prima Apologia dei cristiani e una Seconda Apologia dei cristiani.
Taziano (120 - 180 ca.)
Discepolo di Giustino, scrive un Discorso ai Greci, in cui sostiene la superiorità del
cristianesimo alla religione e al pensiero greci. E’ famoso soprattutto per il Diatessaron,
una prima sinossi dei vangeli.
Atenagora (133 - 190 ca.)
Filosofo e apologista greco. Si converte al cristianesimo attraverso la lettura della
Scrittura. Scrive due opere apologetiche. La prima, una Supplica per i cristiani, in cui
confuta le accuse di ateismo, immoralità e antropofagia. La seconda, di dubbia
attribuzione, un trattato Sulla risurrezione dei morti, in cui sostiene che la risurrezione fisica
dei morti è possibile perché Dio è onnipotente e vuole rendere manifesta per l'eternità
l'immagine umana.
Teofilo di Antiochia (+ 183/185 d.C.)
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Si convertì al cristianesimo attraverso la lettura delle Scritture. Fu vescovo di Antiochia.
Si distinse tra i suoi contemporanei come polemista, esegeta e apologeta. Scrisse una
Apologia ad Autolico, dotto magistrato pagano che cercava di convertire al cristianesimo.
Gli apologeti occidentali - scrivono in latino
Tertulliano (160 ca. - 230)
Figlio di un centurione romano di stanza a Cartagine, di formazione classica (greco e
latino) diventa avvocato. Opera a Roma dove si converte al cristianesimo. Dopo un
periodo montanista, ritorna all’ortodossia. Come apologeta dedica la sua opera (Ad
Nationes, Apologeticum, ecc.) alla confutazione della filosofia e della religione pagana. Il
suo contributo alla costruzione di una sana e solida teologia cristiana è considerato
fondamentale.
II. I Polemisti
Combattono sul fronte interno delle eresie. Per garantire la pace interna e la purezza
dottrinale della chiesa.
1. Ireneo (di Lione), il polemista antignostico (Smirne 130 - Lione 202)
Nato in una famiglia cristiana. Fu discepolo di Policarpo (discepolo dell’apostolo
Giovanni). Vescovo missionario a Lione (180 ca.), si distinse per i suoi scritti contro lo
gnosticismo. In Adversus Haereses (“Contro le eresie”)confuta in particolare la visione
dualistica di Dio, della Scrittura e di Cristo, e condanna le posizioni di Marcione. E’ il
primo teologo a dare importanza al principio della successione apostolica. Nella Demonstratio
apostolicae praedicationis ("Dimostrazione della predicazione apostolica"), giunta a noi solo
nella versione armena, espone la dottrina ortodossa del cristianesimo.
2. La scuola alessandrina - Il metodo allegorico
Maggiori esponenti: Panteno - Clemente - Origene
La scuola nasce ad Alessandria per istruire i convertiti (catechesi) dal paganesimo. Essi
pensano di potersi avvalere della letteratura e della filosofia classica per introdurre al
cristianesimo e per formulare la teologia cristiana. A questo fine utilizzano il metodo
allegorico40 come uno strumento che li aiuti a ritrovare nelle Scritture più livelli di
significato. Accanto a quello storico-letterale (il corpo) quello morale (l’anima) e quello
spirituale (lo spirito). In questo modo arrivano a volte a interpretazioni lontane dal
significato originale e dalla verità scritturale. Panteno (+ 200) fu l’iniziatore (180) della
scuola (Didaskaleion). Clemente Alessandrino (150 ca. – 215) fu suo discepolo e
successore. Teologo, filosofo, apologeta e scrittore, coltivò l’ideale del filosofo cristiano.
Scrisse il Protrepticus (Discorso) per mostrare la superiorità del cristianesimo, il Paedagogus
(Insegnante) per istruire i giovani nella fede e gli Stromata (Miscellanea), in cui presenta il
cristianesimo come la vera sapienza e il cristiano come il vero savio. Suo discepolo e
successore fu Origene (185 ca. - 254). Teologo e filosofo tra i maggiori del
cristianesimo antico, può essere per importanza paragonato ad Agostino. A sedici anni
succedette a Clemente. Scrisse opere esegetiche (Commentari, Omelie, Note a carattere
esegetico, filologico, storico e grammaticale), dottrinali (De Principiis, il primo trattato di
«Il metodo che a noi sembra imporsi per lo studio delle Scritture e la comprensione del loro senso è il seguente; esso è già
indicato dagli scritti stessi. […] Bisogna dunque scrivere tre volte nella propria anima i pensieri delle Sacre Scritture, affinché
il più semplice sia edificato da ciò che è come la carne (sarx) della Scrittura – definiamo così l’accezione immediata – e colui
che è un po’ esaltato lo sia per effetto di ciò che è come la sua anima (psyche) e colui che è perfetto (…) lo sia della legge
spirituale (pneuma) che contiene l’ombra dei beni futuri». Origene, De Principiis, IV, 2, 4
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25
teologia sistematica), apologetiche (Contra Celsum, contro le accuse del platonico Celso ai
cristiani), filologiche (Hexapla, nella quale, a fronte del testo originale ebraico e dello
stesso testo traslitterato in greco, vengono riportate quattro versioni greche dello stesso,
ivi compresa quella dei Settanta ) ed epistole.
3. La scuola cartaginese
La mentalità latina e occidentale, diversamente da quella speculativa orientale, era molto
più interessata alle questioni pratiche di organizzazione, di governo e di dottrina.
Coerentemente con questa impostazione Tertulliano (155 ca. - 230 ca.) si preoccupò di
scrivere a difesa dei cristiani contro le accuse e le persecuzioni pagane (Apologeticum), sul
comportamento pratico dei cristiani (De spectaculis, De oratione, De patientia, De cultu
feminarum, Ad uxorem, De idolatria: De exhortatione castitatis; De virginibus velandis), su
questioni di dottrina fondamentali (De Anima, De Baptismate, Contra Praxean). Per queste
ragioni può esser certamente considerato come il fondatore della teologia latina e il
primo a presentare la dottrina della Trinità. Cipriano (200 ca. - 258) invece, in seguito alla
conversione avvenuta nel 246, fu vescovo di Cartagine fino al martirio (258). Pur
considerando l’impetuoso e appassionato Tertulliano suo maestro, ebbe carattere così
dolce e caritatevole da meritarsi l’ammirazione del grande Agostino. Scrisse vari libri. Il
De Catholicae Ecclesiae Unitate (la sua opera più importante) fu scritta in risposta agli
attacchi di Novato (presbitero) e Felicissimo (diacono) all’unità della chiesa di Cartagine.
In essa argomenta in favore del primato del vescovo (nella linea della successione
apostolica) come figura intorno alla quale realizzare l’unità della chiesa. Egli diventa così
il primo a formulare compiutamente la dottrina della successione apostolica e del primato del
vescovo.
***
X. LA CHIESA SERRA LE FILE
TRA IL 100 E IL 313 LA CHIESA ELABORA FONDAMENTALMENTE TRE STRUMENTI PER FARE
FRONTE ALLA PERSECUZIONE ESTERNA E ALLE DIVISIONI INTERNE:
UN TESTO AUTOREVOLE COL CANONE
UNA DICHIARAZIONE DI FEDE UNITARIA COL CREDO
UN’AUTORITÀ PER L’UNITÀ VISIBILE DELLA CHIESA COL VESCOVO
I. Il vescovo con prerogative monarchiche - Il vescovo
Il bisogno di una guida per affrontare la persecuzione e gli attacchi all’unità della chiesa; lo
sviluppo della dottrina della successione apostolica; la crescente importanza attribuita alla Cena
del Signore; gli argomenti in favore del primato del vescovo (sui presbiteri) e di Pietro (Mt16:18
e sgg.; petros - petra) in particolare; della superiorità sede di Roma per via delle molte tradizioni
apostoliche (Pietro e Paolo), della sua solida ortodossia, e della progressiva perdita di
importanza delle altre maggiori (Gerusalemme, Efeso) per ragioni storiche ed ecclesiastiche,
furono tutti fattori che favorirono lo sviluppo del primato d’onore della sede episcopale (primus
inter pares) di Roma.
II. La formazione delle regole della fede - Il Credo
Il compito del vescovo, di personificare l’unità della chiesa, fu ulteriormente rafforzato dalla
formulazione e dalla pubblica confessione del Credo in occasione del battesimo e delle
celebrazioni comunitarie. Dovevano contenere gli articoli essenziali della fede per la salvezza e
per la integrità dottrinale, provare l’ortodossia, aiutare a riconoscere gli altri credenti. Primi
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nuclei di credo potrebbero essere alcuni passi del NT.41 Il Credo più antico è il Credo apostolico.42
Seguirà il Credo niceno-costantinopolitano,43 frutto del periodo di controversia teologica vissuto dalla
chiesa tra il 313 e il 451. Credi delle varie denominazioni apparvero anche nel periodo della
Riforma. Ancora oggi molte chiese cristiane trovano il Credo apostolico un utile sommario dei
principali punti della fede cristiana.
III. Il Canone Neotestamentario - Il Testo
All’autorità del vescovo e a quella di una autorevole dichiarazione di fede, si aggiunse quella di
un elenco di libri autorevole, il Canone del NT. Anche questa ricerca fu stimolata dalla necessità
di avere uno strumento sicuro per fondare e verificare l’ortodossia della fede. Soprattutto
contro gli sviamenti e gli attacchi di eretici come Marcione, che stavano formando il loro
canone scritturale. Per fare parte del Canone questi libri dovevano avere i segni dell’apostolicità,
essere cioè stati scritti da un apostolo (paternità apostolica) o da qualcuno (un discepolo) che aveva
avuto rapporto con gli apostoli (influenza apostolica), rispondere pienamente alla regola di fede
apostolica ed avere il consenso universale della chiesa guidata dallo Spirito Santo.. Alcuni libri
(Giacomo, II Pietro, II e III Giovanni, Giuda, Ebrei e Apocalisse) furono riconosciuti come ispirati
solo più tardi.
IV. La liturgia - Il Culto Per sottolineare l’importanza della liturgia nella vita della chiesa di ogni tempo, vorrei ricordare
l’antico principio cristiano: “Lex Orandi, Lex Credendi” (“La legge della preghiera è la legge della
fede”), che metteva in un rapporto – come di causa ed effetto - il culto e la fede. La tradizione
liturgica della chiesa avrebbe fornito il quadro teologico per lo sviluppo del Credo e del Canone.
La divinità di Cristo, insomma, fu innanzitutto adorata nelle celebrazione comunitaria;
successivamente formulata nella dottrina. Desidero anche aggiungere, nella scia di un vecchio
prezioso scritto di Osca Cullmann, Il culto nella chiesa primitiva, l’importanza di recuperare
l’Apocalisse come testimone della liturgia della chiesa nella chiesa primitiva.
Il nostro libro di testo sottolinea in particolare la semplicità dei culti primitivi in contrasto con
gli sviluppi e il deterioramento del culto causati: 1. dalla eccessiva centralità del vescovo nella
“Perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai
morti, sarai salvato; 10 infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati.”
Rm10:9-10; “Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto anch'io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo
le Scritture; 4 che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture” 1Cor15:3-4; “Senza dubbio,
grande è il mistero della pietà: Colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è
stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria” 1Tm3:16
42 Credo apostolico: “1. Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra 2. e in Gesù Cristo, Suo unico
Figlio, nostro Signore, 3. il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, 4. patì sotto Ponzio Pilato, fu
crocifisso, morì e fu sepolto; 5. discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; 6. salì al cielo, siede alla destra di Dio,
Padre onnipotente: 7. di là verrà a giudicare i vivi e i morti. 8. Credo nello Spirito Santo, 9. la santa Chiesa cattolica, la
comunione dei santi, 10. la remissione dei peccati, 11. la risurrezione della carne, 12. la vita eterna. Amen. »
43 Credo niceno-costantinopolitano: “Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le
cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli:
Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui
tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è
incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, mori e fu sepolto. Il
terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti, il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal
Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una
santa cattolica e apostolica. Professo un solo Battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita
del mondo che verrà. Amen.
41
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celebrazione della liturgia (Battesimo, Adorazione, Cena del Signore con lo sviluppo
progressivo dell’idea di sacrificio), con 2. la conseguente crescita della distanza tra clero e
laicato, 3. la fine della persecuzione con la progressiva accettazione dei cristiani da parte della
società e dello stato, 4. l’adozione delle basiliche come locali di culto con la distanza fisica tra
catecumeni e clero.
La testimonianza di vita, in pubblico e in privato, dei cristiani - nonostante tutti i problemi
interni ed esterni - sarebbe stato il fattore alla fine decisivo per vincere tutte le resistenze della
società e dello Stato e per far entrare il cristianesimo a bandiere spiegate al centro dell’Impero
romano.
***
SUPREMAZIA DELLA VECCHIA CHIESA CATTOLICA IMPERIALE (313 - 590)
XI. LA CHIESA AFFRONTA L’IMPERO E I BARBARI
Gli anni tra il 375 e il 1066 sono anni di trasformazioni epocali per tutta l’Europa. La crescita
del cristianesimo, il declino dell’Impero, l’immigrazione di massa delle popolazioni barbariche,
modificano in modo drammatico e significativo il panorama del continente. La chiesa emerge
dalla clandestinità e si qualifica sempre di più come nuovo centro di aggregazione e di unità,
svolgendo uno ruolo cruciale per l’innesto del cristianesimo nell’eredità classica ed ebraica, per
l’assimilazione e la trasformazione delle popolazioni barbariche. Il prezzo che dovette alla fine
pagare per il suo successo fu una secolarizzazione strisciante e l’ingerenza dello Stato nella vita
interna della Chiesa.
I. La Chiesa e lo Stato
133 - 31 a.C. - La Repubblica romana sconvolta da un secolo di rivoluzioni
31a.C. - 192 d.C. - Principato (due poteri: Imperatore e Senato) di Augusto dopo la
sconfitta di Antonio. Pace e prosperità iniziale
192 - 284 d. C. - Altro secolo di rivoluzioni. Svolta autoritaria (285) di Diocleziano, sul
modello dei sistemi dispotici orientali. Persecuzione “statale” del cristianesimo al fine di
preservare la cultura greco-romana (303 – 305).
Costantino (306-337) comprende che deve allearsi col cristianesimo per salvare la cultura
classica. Riforma l’amministrazione e l’esercito, crea una nuova capitale ad oriente
(Costantinopoli). Di madre cristiana, Elena, in seguito alla nota visione della croce
(“Con questo segno vincerai”) sconfigge i suoi avversari nella battaglia di Ponte Milvio
(312) e promulga la libertà religiosa con l’Editto di Milano (313). In seguito attiverà
un’esplicita e coerente politica di sostegno alla Chiesa: le proprietà confiscate sono
restituite, vengono deliberate sovvenzioni statali alla Chiesa, il clero viene esentato dal
servizio militare, la divinazione viene condannata, il “giorno del sole” diventa il giorno
(domenica) per il riposo e l’adorazione. A questo si aggiunga che l’imperatore stesso,
come protettore della Chiesa, si pone come arbitro e guida teologica al Concilio di Nicea
(325) nella controversia di Ario.
I figli di Costantino continuarono la politica del padre.
Giuliano (l’apostata), in precedenza costretto dalla politica imperiale ad accettare il
cristianesimo, ripristinò la piena libertà di culto, tolse alla chiesa i privilegi ottenuti in
precedenza e provò ad ostacolare il cristianesimo.
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I successori restituiscono i privilegi al cristianesimo.
Teodosio promulga l’Editto di Tessalonica (380) che fa del cristianesimo l’unica e
obbligatoria religione dello stato. Persecuzione per l’esercizio degli altri culti. Per la
morte di Teodosio (395), primo funerale dell’imperatore con rito cristiano.
Giustiniano darà un altro colpo mortale al paganesimo chiudendo nel 529 le scuole
filosofiche di Atene.
Nel corso di questa avanzata vittoriosa il cristianesimo contribuisce, in positivo, alla bonifica della
società e all’elevazione morale dell’Impero, in negativo si lega allo Stato in modo tale da
autorizzare ogni interferenza anche in questioni di ordine spirituale e teologico. Al punto che gli
imperatori si arrogheranno il diritto di convocare ed arbitrare i Concili. Non solo. La Chiesa, da
perseguitata che era, diventa spesso intollerante persecutrice del paganesimo.
II. La Chiesa per i barbari
Aveva appena regolati suoi rapporti con l’Impero (313 - inizi del IV secolo), che il cristianesimo si
trovò di fronte (fine IV secolo) ad una sfida che l’avrebbe impegnata fino all’undicesimo secolo:
la conquista delle popolazioni barbariche di stirpe teutonica e mongola.
A. L’avanzata dei barbari
I Goti. I primi a presentarsi, sotto la spinta dei Mongoli, sulle frontiere dell’Impero
sono i Goti. Dopo la battaglia di Adrianopoli (378) si insediano (i Visigoti) nella
parte orientale dell’Impero. Saccheggiano Roma nel 410 e nel 426 fondano un regno
in Ispagna.
I Vandali. Provengono dalle sponde orientali del Reno. Si stabiliranno nell’Africa
settentrionale.
Gli Ostrogoti. Assumono per un periodo la guida dell’Impero Romano
d’Occidente.
Longobardi, Burundi e Franchi (V secolo) attraversano il Reno e si stabiliscono in
Francia.
Gli Unni (V secolo), mongoli, guidati da Attila invadono l’Europa e sono fermati a
Chalons nel 451.
Musulmani e Longobardi. Mentre la chiesa era sul punto di convertire al
cristianesimo tutte queste popolazioni barbariche, nuove minacce sarebbero arrivate
nel VII secolo da Musulmani e Longobardi.
La civiltà europea sarà grande perché riuscirà a convertire ed assimilare
queste popolazioni barbariche.
B. L’evangelizzazione del barbari
L’ariano Ulfila. . L’evangelizzazione cominciò, con l’ariano Ulfila (311 ca. - 381),
dai Goti. Per questo, molti erano già cristiani, nella forma ariana, quando entrarono
nell’Impero.
Martino di Tours (311 - 396) sentì la chiamata ad evangelizzare i Burgundi nella
Francia meridionale. Organizzava i suoi monaci in bande che distruggevano i
boschetti sacri dove erano adorati gli dèi pagani.
Gregorio di Tours nella sua Storia dei Franchi racconta la conversione (fine V
secolo) dei Franchi al cristianesimo. Clodoveo, re dei Franchi, sposa la cristiana Clotilde,
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principessa di Borgogna. Convinto di aver ricevuto l’aiuto divino in battaglia si
converte (496) al cristianesimo, immediatamente seguito da tutto il suo popolo. La
monarchia dei Franchi diventa sostenitrice del papato ed offre una base logistica ai
missionari diretti in Spagna per la conversione degli ariani all’ortodossia.
Le Isole Britanniche. Il cristianesimo entrò probabilmente in Britannia attraverso
soldati e mercanti romani. Al Concilio di Arles (314) erano rappresentati da vescovi
celti. La Chiesa celtica non riconosceva né la giurisdizione, né il primato del vescovo
di Roma. Lasciati solo all’inizio del V secolo per il ritiro dell’esercito romano, furono
in buona parte sterminati oppure cacciati, dai pagani Angli, Sassoni e Iuti, sulle
montagne ad ovest e a nord dell’Isola.
Patrizio (389 ca. – 493), l’apostolo dell’Irlanda. A sedici anni fu rapito dalla
Britannia e portato in Irlanda, dove fu pastore per sei anni. Ritornato in Britannia
sentì la chiamata missionaria per l’Irlanda. Evangelizzò i Celti d’Irlanda dal 432 al
461, e fece dell’Irlanda un forte centro di cristianesimo celtico. In tutto il Medioevo
sarebbe stato un centro di irradiazione culturale e missionario.
Colomba (521 - 597) fu l’apostolo della Scozia. Partì dall’Irlanda e fondò sull’isola di
Iona il monastero che sarebbe diventato il centro per l’evangelizzazione della Scozia.
Da qui, nel secolo successivo, sarebbe partito Aidan per evangelizzare gli invasori
germanici del Nortumbria.
La Chiesa celtica di Irlanda e di Scozia sarebbe stata soprattutto una chiesa
missionaria. Vittoriosa in Scozia e Irlanda, sterminata in Inghilterra.
Entro il 590 la Chiesa aveva vinto la sfida con l’Impero romano, compiuta la conversione al
cristianesimo dei Germani invasori dell’Impero, trasmessi gli elementi della cultura greco romana. Ma l’assimilazione, spesso troppo rapida per tanti, lasciava intatte tante vecchie
pratiche ed abitudini pagane, al punto che spesso la stessa chiesa risultava almeno parzialmente
paganizzata.
XII. FORMAZIONE DEI CREDI NELL’ERA CONCILIARE
Nella storia della Chiesa ci sono stati due grandi e fondamentali periodi di controversia e di
corrispondente definizione teologica: Il periodo dei Concili ecumenici (universali), tra il 325 e il 451
e il periodo della Riforma nel XVI secolo. Nel primo periodo si svilupparono e si definirono i Credi
e le dottrine (dogmi) fondamentali della Chiesa. Nel secondo le differenti posizioni dottrinali della
Riforma e della Chiesa Cattolica Romana. Il dibattito sulla Trinità in particolare mostra il pericolo
(Sabellio, Ario …) cui è esposta la chiesa se viene a mancare l’equilibrio nello studio delle Scritture.
Che anzi, lo zelo intenso per una dottrina può indurre inconsapevolmente nell’errore. La
controversia sulle questioni teologiche rimase sopita nel periodo delle persecuzioni. Superato quel
pericolo, divenne prioritaria l’esigenza di volgersi all’interno per definire l’ortodossia dottrinale e
lavorare all’unità della chiesa.
I. Teologia - La relazione tra le persone della Trinità
A. La relazione del Figlio col Padre
La controversia ariana e Il Concilio di Nicea
Subito dopo la cessazione della persecuzione la natura e la persona di Cristo divenne
oggetto del dibattito teologico all’interno della Chiesa. La questione aveva chiare
implicazioni per la comprensione di Dio e delle relazioni al suo interno. Tertulliano
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sosteneva che all’interno della Trinità c’era l’unità di essenza in tre persone uguali e
distinte. Ario, in polemica con Alessandro, vescovo di Alessandria, di cui era discepolo,
nel tentativo di combattere una posizione che, a suo avviso, prestava il fianco allo
sviluppo di una forma di politeismo, finì col negare la divinità di Cristo. Sostenendo che
Cristo era di natura simile, ma differente e inferiore, certamente non uguale a quella del
Padre. Con chiare implicazioni non solo per la dottrina della Trinità, ma anche per
quella della salvezza. Se Cristo non era Dio uguale al Padre, risultava infatti gravemente
ferita la forza della sua espiazione. La controversia divenne così incandescente in tutta
la Chiesa, che Costantino dovette convocare e presiedere un Concilio ecumenico a
Nicea per il 325. In questo Concilio si confrontarono tre distinte posizioni. Ario
(appoggiato da Eusebio di Nicomedia) sosteneva che Cristo era stato creato dal nulla
prima del tempo. Che non era uguale, coeterno e consustanziale al Padre. Era divino ma
non era Dio. Atanasio sosteneva che Cristo era uguale, coeterno e consustanziale al
Padre. Eusebio di Cesarea sosteneva invece – diversamente da Ario - che Cristo era
stato generato (non creato) dal Padre prima del tempo, e che era simile (non uguale) al
Padre. A Nicea vinse la posizione di Atanasio (Cristo coeterno e uguale al Padre), ma
seguirono anni (325 - 361) di grave e aspra contestazione di questa dottrina, al punto che
per un periodo prevalse la posizione ariana. Solo verso la fine di questo periodo prevalse
la posizione di Nicea, che fu confermata come pienamente ortodossa al Concilio di
Costantinopoli del 381 (Credo Niceno-Costantinopolitano) e ulteriormente ratificata nel
Concilio di Calcedonia (451). La vittoria definitiva dell’ortodossia a Costantinopoli, con
l’affermazione della piena divinità di Cristo, salvava il fondamento stesso del
cristianesimo. Ma l’interferenza dell’Imperatore avrebbe significato per la Chiesa la
perdita della sua indipendenza. La Chiesa d’Occidente sarebbe successivamente riuscita
a sottrarsi, ma la Chiesa d’Oriente sarebbe rimasta legata al dominio politico esercitato
dallo Stato.
B. La relazione tra lo Spirito Santo e il Padre
Concili di Costantinopoli (381) e di Toledo (589)
Un altro attacco alla dottrina della Trinità venne (341 - 360) da Macedonio, vescovo di
Costantinopoli. Come Ario per la persona del Figlio, egli sosteneva che lo Spirito Santo
fosse in effetti solo una creatura subordinata al Padre a al Figlio, “ministro e servo”
come gli angeli. La sua posizione fu condannata dal Concilio di Costantinopoli (381). Il
Concilio di Toledo (589) avrebbe aggiunto alla dichiarazione “che procede dal Padre" (Credo
di Nicea), le parole “Filioque”. Da quel momento in poi la fede ortodossa delle Chiese
d’Occidente avrebbe sempre sostenuto la personalità e la divinità dello Spirito Santo,
come uguale, coeterna e consustanziale a quella del Padre e del Figlio.
II. Cristologia - Le controversie sulla relazione tra le nature di Cristo
Le due nature e le due volontà
Risolta la questione della relazione del Figlio col Padre (Nicea), sorse la questione del
rapporto tra natura umana e natura divina in Cristo. Apollinare, vescovo di
Laodicea, sosteneva che Cristo era dotato di vero corpo e di vera anima (elemento
passivo), ma che in Lui lo spirito dell’uomo era stato sostituito dal Logos (elemento
attivo). In questo modo minimizzava la natura umana ed enfatizzava la natura divina
(apollinarismo). Nestorio invece, patriarca di Costantinopoli (428), fu accusato si
31
sostenere un “difisismo” (due nature) estremo, secondo il quale in Cristo alla natura
umana e alla natura divina corrispondevano due persone, non una. Studi recenti
tendono invece a recuperare pienamente la sua posizione a quella ortodossa del
Concilio di Calcedonia (451), secondo la quale nell’unica persona di Cristo sussistono
due nature.44 Secondo Eutiche (378 - 454) archimandrita in un convento di
Costantinopoli invece, la natura umana e la natura divina - dopo l’incarnazione - erano
fuse in una sola (monofisismo)45, quella divina. Dunque, un sola natura e una sola persona,
quella divina. Chiaramente questa posizione prestava il fianco alla accusa di proporre un
Cristo che, in quanto soltanto divino, non poteva ne patire né morire per i peccati
dell’uomo. Il Concilio di Calcedonia (451) avrebbe stabilito che in Cristo, dopo
l’incarnazione, esistono due nature (duo fuseis) e una sola persona (prosopon) e sussistenza
(ypostasis). Seguì la discussione sul rapporto tra volontà umana e volontà divina in
Cristo. Al Concilio di Costantinopoli (680 – 681) la disputa si risolse affermando che le
due volontà esistono in Cristo in una armoniosa unità in cui l’umana è sottoposta alla
divina.
III. Antropologia - Come avviene la salvezza dell’uomo
Le eresie e le controversie relative alla teologia e alla cristologia avevano occupato
soprattutto l’oriente cristiano. Uomini come Tertulliano avevano già assicurato
l’ortodossia della Chiesa d’Occidente sulle questioni della relazione di Cristo col Padre e
tra le due nature. I pensatori cristiani in Occidente si sarebbero occupati in prevalenza
di questioni più pratiche. Pelagio e Agostino, per esempio, si occuparono del modo nel
quale l’uomo può essere salvato. Solo per opera della Grazia o c’era posto (e quale) per
la volontà umana nel processo della salvezza?
Pelagio (360 ca. - 420) sosteneva che ogni uomo è creato libero dal peccato originale (di
Adamo) e può con la sua volontà libera cooperare con Dio per la salvezza e per il
raggiungimento della santità.
Agostino (Tagaste 354 - Ippona 430) sosteneva che la volontà dell’uomo, inizialmente
creata libera, in seguito al peccato originale (di Adamo), si è interamente corrotta, ha
perso la capacità di scegliere tra bene e male e di cooperare con Dio per la sua salvezza.
E’ ora indispensabile la grazia di Dio in Cristo per vivificare la volontà dell’uomo e fargli
ricevere mediante la fede la sua salvezza. Il Concilio di Efeso (431) condannò le posizioni
di Pelagio, ma le posizioni di Agostino non furono mai integralmente accettate né dalla
Chiesa d’Oriente né della Chiesa d’Occidente.
Giovanni Cassiano (Marsiglia 360 ca. - 435), Vincenzo di Lérins (450 ca.) ed altri
cercarono una posizione di compromesso (semi-pelagianesimo) insegnando che la volontà
dell’uomo, indebolita ma non totalmente corrotta dal peccato originale, può cooperare
« La tendenza degli storici oggi è di considerare la cristologia di Nestorio sostanzialmente conforme con l'ortodosssia,
nonostante le carenze e le imprecisioni del linguaggio. La ricerca storica contemporanea sconfessa l'attendibilità del
"modello convenzionale" della dottrina di Nestorio così come viene presentata dai suoi avversari e soprattutto da Cirillo di
Alessandria. » (Battista Mondin, Storia della teologia, Vol. I, Brescia, 1996, p. 259).
44
45
Il monofisismo è dottrina ancora oggi accettata dalla Chiesa Copta (Egitto) e dalla Chiesa ortodossa Siriaca
32
con la Grazia per il processo della salvezza. Pur ammettendo cioè che la Grazia è
indispensabile per la salvezza, essi sostennero che l’uomo può fare il primo passo verso
Dio senza l’aiuto della grazia, la quale subentra in un secondo momento. Ma anche la
loro posizione fu condannata al Sinodo di Orange (529), in favore di una moderata
posizione agostiniana.46 Occorre tuttavia osservare che molto diffuse nel mondo
cristiano oggi sono la posizione semi-pelagiana (Chiesa Cattolica in particolare) e quella
arminiana (la maggior parte delle chiese del risveglio e delle chiese pentecostali). Entro il
451 la maggior parte delle principali controversie erano terminate. C’era però il
pericolo che all’ortodossia della fede non si accompagnasse quella della vita! Non solo! Molti
cristiani cominciarono a considerare legittimo l’uso della forza per preservare la fede. Inoltre
l’Imperatore, divenuto arbitro tra i diversi punti di vista presenti ai Concili, riuscì ad
affermare il potere dello Stato in questioni religiose e porre termine alla separazione tra Chiesa e
Stato.
***
XIII. L’ETÀ D’ORO DEI PADRI DELLA CHIESA
Abbiamo fin qui parlato dei Padri (apostolici, apologeti e polemisti) ante-niceni. I più eminenti tra
i Padri tuttavia, i post-niceni, avrebbero svolto la loro opera tra il Concilio di Nicea (325) e il
Concilio di Calcedonia (451). Il più grande di tutti sarebbe stato Agostino.
I. Padri orientali post – niceni
Nell’ala Orientale della Chiesa si distinsero due scuole: La scuola alessandrina e la scuola
antiochena (o siriaca). La prima, sotto l’influenza di Origene, fu campione del metodo allegorico
nello studio delle Scritture. La seconda del metodo storico-grammaticale.
A. Crisostomo - Commentatore e oratore
Giovanni di Antiochia (345 – 407), detto Crisostomo (bocca d’oro ) per la sua eccellente
capacità oratoria, ebbe un’eccellente formazione nell’arte oratoria e negli studi di legge.
Monaco e asceta in una caverna presso Antiochia nella prima parte della sua vita, dopo gli
ordini (386) si dedicò prevalentemente alla predicazione fino all’anno (398) in cui divenne
patriarca di Costantinopoli. Le sue omelie, per lo più esposizioni col metodo storico grammaticale delle epistole paoline, sono testimonianza vibrante del suo rigore morale e
della importanza che attribuiva ad una vita cristiana coerente. La sua riprensione pubblica
dalla cattedra di Santa Sofia del comportamento mondano dell’imperatrice e del fatto che si
fosse fatta costruire una statua davanti alla chiesa, gli valsero l’esilio.
B. Teodoro - Esegeta
Teodoro di Mopsuestia (350 ca. - 428 ca.), “il principe degli antichi esegeti”, prima presbitero
(383) in Antiochia, poi vescovo a Mopsuestia (392), fu un campione dell’esegesi storico -
“In polemica contro il Pelagianesimo e il Semi-pelagianesimo si pone il Calvinismo classico. L'Arminianesimo si distingue
sia dal Semi-pelagianesimo che dal Calvinismo classico, e si può considerare in un certo senso una formulazione
"intermedia" fra le due dottrine: con il Semi-pelagianesimo ha in comune l'enfasi sulla responsabilità umana di "collaborare"
con la Grazia di Dio; l'Arminianesimo si allinea al contrario al Calvinismo quando ribadisce che è Dio di Sua iniziativa e
nella Sua totale Sovranità a muovere il primo passo verso l'uomo, per offrirgli la Sua Grazia.” Wikipedia
46
33
grammaticale. Ricordiamo di lui il commentario all’epistola ai Colossesi e quello ai
Tessalonicesi.
C. Eusebio - Storico della Chiesa
Eusebio di Cesarea (260 ca. - 340) è considerato il padre della storia della Chiesa. Di natura
dolce e conciliante, a Nicea si pronunciò a favore di un compromesso tra i partiti di
Atanasio e di Ario. La sua opera maggiore è la Storia della Chiesa, (in appendice, la Vita di
Costantino) e copre il periodo che va dai tempi apostolici fino al 324. Scrisse anche la Cronica,
storia universale dai tempi di Abramo al 323. Suoi successori furono Socrate, che continua la
sua storia dell’umanità dal 323 al 439, e Sozomene che copre il periodo dal 323 al 423. Eusebio
e i suoi discepoli Socrate e Sozomene influenzeranno la scrittura della storia in tutto io
Medioevo e sono le principali autorità ecclesiastiche per la Storia della Chiesa antica.
II. Padri occidentali post - niceni
In contrasto con l’interesse prevalentemente speculativo dei Padri della Chiesa d’Oriente, i Padri
della Chiesa d’Occidente lavorarono alla traduzione delle Scritture e dei filosofi pagani, e alla
preparazione di trattati teologici.
A. Girolamo - Commentatore e traduttore
Girolamo (Venezia 340 ca. - 420). Ricevette il battesimo nel 360. Fu per diversi anni studente
girovago a Roma e in Gallia, visitò Antiochia e condusse vita monastica. Nel 382 divenne
segretario di Damaso, vescovo di Roma, che lo incoraggiò a preparare una nuova traduzione
della Bibbia. A questa si dedicò nei ventitré anni successivi, caratterizzati anche (dal 386) dal
ritiro a vita monastica in Palestina. Entro il 388 aveva completato la revisione del NT
direttamente dal greco. Dal 390 si dedicò alla traduzione dell’AT direttamente dall’ebraico.
La sua traduzione, la Vulgata, è ancora oggi utilizzata per il testo liturgico della messa in
latino, ed è stata la base per molte altre traduzioni della Bibbia fino al XX secolo. Fu autore
anche di molti Commentari ancor oggi di grande utilità. Scrisse il De viris illustribus, una
raccolta di biografie dei grandi scrittori cristiani che lo avevano preceduto e a lui
contemporanei, con preziosi cenni biografici e bibliografici. Amò la vita ascetica e se ne fece
paladino nei suoi scritti al punto di diventare soprattutto per questo molto popolare in tutto
il medioevo.
B. Ambrogio - Organizzatore e predicatore
Ambrogio (340 ca. - 397) fu guida coraggiosa, abile amministratore, eloquente predicatore e
teologo di valore. Il padre era stato prefetto della Gallia e la famiglia godeva di molto
prestigio negli ambienti imperiali di Roma. Fece studi giuridici per avviarsi alla carriera
politica. Ma mentre era governatore di Milano, in seguito alla morte (374) del vescovo
(Aussenzio), fu chiamato dall’intera città ad assumerne l’ufficio. Dopo aver cercato di
resistere a quelle pressioni, avvertendo la circostanza come chiara espressione della volontà
del Signore, fu battezzato e ordinato, si dimise dal suo incarico, distribuì le sue sostanze ai
poveri e si dedicò allo studio delle Scritture e della teologia. Combatté l’arianesimo e
rivendicò il rispetto della Chiesa da parte dello Stato nelle questioni spirituali. Quando
l’imperatore ordinò che la popolazione di Tessalonica in rivolta, fosse chiusa nello stadio
della città massacrata, lo scomunicò e pretese un atto di pentimento pubblico per
ammetterlo alla Cena del Signore. La sua predicazione fu decisiva per la conversione di
Agostino. Introdusse il canto degli inni e la salmodia antifonica (uomini e donne, adulti e
fanciulli, giovani e anziani), inaugurando quello stile liturgico che sarebbe rimasto consacrato
col nome di rito ambrosiano. La sua eredità spirituale è particolarmente legata alla sua
intensa attività pastorale, alla predicazione delle Scritture (con una esegesi prevalentemente
34
allegorica e morale del testo), alla difesa della ortodossia, all’attenzione per la giustizia
sociale e l’accoglienza dello straniero.
B. Agostino - Filosofo e teologo
Agostino (Tagaste 354 – Ippona 430) fu di etnia berbera e di formazione ellenistico - romana.
Di famiglia rispettabile, ma non ricca, suo padre era pagano, sua madre, Monica, era
cristiana ed avrebbe esercitato grande influenza sulla sua conversione e sulla sua formazione
spirituale. Come avrebbe scritto più tardi Agostino: “Fin dalla più tenera infanzia, io avevo
succhiato col latte di mia madre il nome del mio Salvatore, Tuo Figlio; lo conservai nei recessi del mio cuore;
e tutti coloro che si sono presentati a me senza quel nome Divino … non mi portarono via.” 47 Visse una
giovinezza dissoluta ed ebbe, dalla concubina, il figlio Adeodato. Fu per due anni manicheo,
ma dopo la lettura dell’Ortensio di Cicerone e di alcuni neoplatonici, si volse allo studio della
filosofia ed insegnò retorica a Cartagine. A Milano dal 384, entrò in contatto col grande
vescovo Ambrogio e nel 386 si convertì leggendo un testo dall’epistola ai Romani.48
Ordinato presbitero a Cartagine nel 391, dopo cinque anni vi era consacrato vescovo.
Consacrò il resto della sua vita alle responsabilità dell’episcopato, allo studio e alla scrittura
di opere tra le maggiori della storia del cristianesimo. Da ricordare innanzitutto due opere
autobiografiche: Le Confessioni, in cui “confessa” in modo modernissimo e trasparente la
storia e il travaglio della sua vita interiore prima e dopo la conversione al cristianesimo. Le
Retractationes (Ritrattazioni), scritto verso la fine della sua vita (426 - 428), in cui riesamina
i suoi scritti alla luce delle posizioni di fede raggiunte nella maturità. Preziosissime per
comprendere lo sviluppo del suo pensiero. Nel Contra Academicos, l’opera filosofica più
importante, sostiene che lo studio filosofico può solo portarci a verità probabili, ma che solo
la rivelazione biblica può darci certezze. Nel De Doctrina Christiana espone la sua
concezione ermeneutica e sviluppa il grande principio dell’analogia della fede,49 secondo il
quale ogni parte della Scrittura deve essere interpretata alla luce del suo insegnamento
generale. Nel De Trinitate fa un’esposizione biblica della dottrina della Trinità. Il De
Civitate Dei (La città di Dio) è opera fondamentale per la teologia cristiana della storia e
decisiva per lo sviluppo del pensiero politico occidentale. Partendo dalla concezione
escatologica dell’AT, secondo la quale Dio opera nella storia col suo progetto di redenzione,
sostiene che Dio interviene attivamente (come Provvidenza) nella “città degli uomini”, la
comunità caratterizzata dall’amore per sé (amor sui) “fino all’indifferenza per Dio”50, per
edificare “la città di Dio”, la comunità caratterizzata dall’amore per Dio (amor Dei), “fino
all’indifferenza per sé”. Gerusalemme e Roma sono i simboli della Chiesa e dell’Impero
Romano, ma né la città di Dio si identifica pienamente con la Chiesa (perché in essa sono
presenti sia buoni che cattivi), né la città degli uomini col solo Impero Romano (perché la sua
Agostino, Confessioni, I, IV)
“Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie o ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie;
ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri.” Rm13:13-14
47
48
49
“Ricordatevi che uno solo è il discorso di Dio che si sviluppa in tutta la Sacra Scrittura ed uno solo è il Verbo che
risuona sulla bocca di tutti gli scrittori santi, il quale essendo in principio Dio presso Dio, non conosce sillabazione
perché è fuori del tempo ». Agostino, Enarratio in Psalmum 103
50
La città di Dio, XIV, 28
35
prospettiva è quella della storia universale).Il piano di Dio per l’umanità e per la storia,
pensato da Lui prima della creazione, si realizzerà parzialmente nel tempo, attraverso il
conflitto tra le due città, pienamente alla fine della storia per l’intervento soprannaturale di
Dio. Agostino è considerato sia dai cattolici che dai protestanti, anche se a volte per ragioni
diverse, un Padre della Chiesa fondamentale per la loro teologia e la loro spiritualità. La
Chiesa di Roma in particolare per i fondamenti dell’ecclesiologia e dell’escatologia, oltre che
per la regola monastica, la natura e il ruolo dei sacramenti, la dottrina del purgatorio. La
Riforma in particolare per il suo contributo alle dottrine della sovranità di Dio e della
salvezza per grazia mediante la fede. Ad ogni buon conto è sicuro che assieme a Paolo e a
Lutero è tra i giganti della storia della Chiesa.
***
XIV. IL CRISTIANESIMO DEI CHIOSTRI
Nel corso della storia del cristianesimo, i periodi di crisi, furono spesso caratterizzati da movimenti
spirituali che privilegiavano la ricerca e l’ascolto di Dio, la realizzazione di una vita comunitaria sul
modello della prima comunità cristiana, e richiamavano la chiesa alla semplicità e alla radicalità dei
primi cristiani.. Indichiamo qui di seguito i periodi nei quali inizialmente nacque e maggiormente fiorì e
si sviluppò successivamente:
Primo periodo. Nacque nel quarto secolo ed entro la fine del sesto secolo aveva messo radici sia
nella Chiesa d’Oriente che in quella d’Occidente.
Secondo periodo. Le riforme monastiche del decimo e undicesimo secolo.
Terzo periodo. Quello dei frati del tredicesimo secolo, con la figura straordinaria di Francesco.
Quarto periodo. Quello della Controriforma nel sedicesimo secolo, col sorgere dei Gesuiti e dei
Domenicani in particolare
I. Cause del monachesimo
Diversi fattori contribuirono alla nascita del monachesimo:
1. Il fattore filosofico. Attraverso i movimenti gnostico e neoplatonico, con la visione dualistica della
carne (un male) e dello spirito (un bene). L’idea che il ritiro (la separazione) dal mondo avrebbe
comportato la crocifissione della carne e una maggiore facilità nella crescita della vita spirituale.
2. Il fattore scritturale. Brani delle Scritture che parlano di separazione dal mondo e di celibato,
interpretati da autorevoli padri della Chiesa (quali Origene, Cipriano, Tertulliano e Girolamo) a
supporto dei quella pratica e di quella spiritualità.
3. Il fattore psicologico. Il progressivo disgregarsi dell’Impero e la crisi sociale conseguente (a partire
dalla fine del secondo secolo) spinsero molti ad abbandonare la società per il monastero.
4. Il fattore politico. L’unione della Chiesa con lo Stato, con la cessazione della persecuzione,
produceva una sempre più grave secolarizzazione della Chiesa, sicché gli spiriti più “radicali”
venivano attratti dalla sfida dell’eremo o del monastero.
5. Il fattore socio-culturale. Il massiccio afflusso dei barbari nella società romana con le loro pratiche
semipagane nella chiesa, produceva un decadimento grave della moralità pubblica e dei costumi
nella chiesa. Il monachesimo divenne il rifugio per le anime per le anime desiderose di
un’autentica vita spirituale.
6. Il fattore geografico. Il monachesimo nasce in Egitto, in quel territorio collinare che, con clima
caldo asciutto, si sviluppa tra le fertili campagne che costeggiano il Nilo e il retrostante deserto.
Un’area ideale sia per coltivare piccoli orti e attingere risorse alimentari dal Nilo, sia per
appartarsi in preghiera e meditazione nel deserto.
36
II. Sviluppo del monachesimo
Dal momento in cui sorse, in oriente, Il monachesimo si sviluppò attraverso quattro stadi successivi:
1. Primo stadio. Sviluppo e osservanza di pratiche ascetiche da parte di molti nella Chiesa.
2. Secondo stadio. Molti si ritirano dalla società in caverne, per vivere una vita santa come anacoreti
ed eremiti. La loro vita santa attira molti discepoli.
3. Terzo stadio. Si costruiscono chiostri per gli esercizi in comune.
4. Quarto stadio. Si costruiscono monasteri per la vita in comune.
A partire dal quarto secolo il monachesimo si sviluppò anche nella Chiesa d’Occidente.
A. In Oriente
Monachesimo eremitico. Il primo tipo di monachesimo fu individuale ed eremitico.
1. Antonio (250 ca. – 356) è considerato fondatore del monachesimo in assoluto e di quello
eremitico in particolare. A vent’anni vendette i suoi beni e si ritirò in una caverna nel
deserto. La sua vita santa e la manifestazione di carismi straordinari gli procurarono grande
fama, sicché molti si unirono intorno a lui, in caverne come la sua, per una vita simile alla
sua. Non avrebbe mai organizzato i suoi discepoli in comunità. Nei decenni successivi ci
sarebbero molti altri eremiti, che si diedero a molti eccessi, e non sempre sani di mente
come Antonio. Ricordiamo in particolare Simone Stilita (386 – 460). Costui, dopo aver
vissuto parecchi mesi sepolto fino al collo, visse per trent’anni seduto su un pilastro alto
circa diciotto metri.
Monachesimo cenobitico. Seguì un monachesimo di tipo comunitario.
2. Pacomio (292 - 346) ne fu l’iniziatore in Egitto. Dopo aver vissuto come eremita per dodici
anni, Pacomio diede vita al primo monastero sull’isola di Tabenna, nel Nilo. I loro distintivi:
semplicità di vita, devozione e obbedienza. Non passò molto tempo che ebbe al suo seguito
più di settemila monaci in Egitto e in Siria.
Monachesimo basiliano
3. Ma bisognerà aspettare Basilio di Cesarea (330 ca. – 379) perché una riforma dello spirito
monastico in direzione più pratica e sociale.51 Il monachesimo precedente era infatti esposto
al rischio dell’estremo ascetismo, dell’indolenza e della pigrizia. Egli insisteva perché i
monaci che lo seguivano fossero impegnati nel lavoro e nelle opere buone, nella preghiera e
nella lettura della Bibbia. Ancora oggi il monachesimo orientale si ispira alla Regola di Basilio.
B. In Occidente
Il monachesimo in Occidente fu notevolmente differente da quello d’Oriente. Il clima più
freddo e la mentalità più pratica ne influenzarono l’organizzazione e la spiritualità. Nel diverso
contesto si rendevano necessari, oltre alla preghiera, una organizzazione comunitaria e un
impegno lavorativo adeguati per garantire edifici in cui ripararsi e cibo sufficiente per l’inverno.
Sono due le figure fondamentali del monachesimo in Occidente:
1. Atanasio, il campione della divinità di Cristo al Concilio di Nicea, sarebbe stato il primo,
nel corso di uno dei suoi esili da Costantinopoli, a introdurre il monachesimo in Occidente.
“All'eremo, tipico del primo monachesimo orientale, Basilio preferisce il cenobio, che presuppone celle o romitori
autonomi, ma con luoghi di preghiera e di lavoro in comune. Secondo san Basilio, il cenobio favorisce la correzione dei
difetti e l'aiuto scambievole tra i monaci.” Wikipedia
51
37
Martino di Tours, Girolamo, Agostino e Ambrogio avrebbero contribuito grandemente a
renderlo popolare.
2. Benedetto da Norcia (480 ca. – 543) ne sarebbe diventato il personaggio più importante e
rappresentativo. Il vero fondatore del monachesimo in Occidente. Intorno al 500 si ritirò a
vivere come eremita in una caverna ad oriente di Roma. Nel 529 fondo il monastero di
Monte Cassino, che sarebbe diventato luogo di aggregazione di molti monaci, di ispirazione
e di imitazione per molti altri monasteri. La regola da lui istituita, la Regola di San Benedetto, fu
una delle più importanti del Medioevo e si diffuse in tutta l’Europa. Il giorno era diviso tra
preghiera e lavoro (Ora et Labora). I voti necessari da prendere e praticare per il monaco
erano povertà, castità e obbedienza.
III. Valutazione del monachesimo
Il nostro autore mette correttamente in guardia contro la critica pregiudiziale e superficiale del
monachesimo. Non sono certo mancati - nel corso dei secoli - abusi e degenerazioni di questo modello
di vita cristiana, ma rimane sicuro il contributo in generale altamente positivo di questo movimento alla
vita della Chiesa. Si possono pertanto cogliere aspetti positivi e aspetti negativi. In positivo furono:
1. Vere e proprie “fattorie modello! Impegnandosi nella bonifica e nell’organizzazione del territorio,
attraverso la ricerca e l’ applicazione di nuovi metodi in agricoltura e per l’allevamento, la
bonifica di acquitrini e paludi, la costruzione di strade.
2. Centri di studio e di cultura. Attivando scuole per istruire di chi voleva studiare, organizzando
inoltre la raccolta, la traduzione e la trascrizione (gli amanuensi) delle opere (i manoscritti) della
classicità greca e romana, e della eredità giudaico-cristiana.
3. Centri e stazioni missionarie. I monaci divennero i missionari della chiesa medievale. I monasteri
divennero centri di formazione e di invio dei nuovi missionari. In questo modo furono
evangelizzate diverse nazioni. E’ il caso della Scozia ad opera di Colomba e del monastero di
Iona, dell’Inghilterra del nord ad opera del suo discepolo Aidan.
4. Centri di accoglienza e di cure mediche. Per i pellegrini, per gli ammalati, per i proscritti.
In negativo possiamo accennare ad alcune tendenze :
1. Fuga dal mondo. Il contributo degli uomini e delle donne migliori veniva in questo modo sottratto
alla guarigione e alla riforma della società civile.
2. Celibato obbligatorio. La rinuncia di tanti seri cristiani alla formazione di matrimoni e di famiglie,
privandola del possibile apporto di nuove generazioni sane ed educate ai valori del vangelo,
causava l’ulteriore impoverimento di una società già in grave crisi morale e intellettuale.
4. Progressivo arricchimento dei monasteri. Il benessere prodotto dall’accumulo dei beni donati dai
conversi e frutto del lavoro comune cominciarono a produrre tra i monaci pigrizia (accidia)52,
avarizia e ghiottoneria.
“L'accidia o acedia è l'avversione all'operare, mista a noia e indifferenza. L'etimologia classica fa derivare il termine dal
greco ἀ (alfa privativo = senza) + κῆδος (=dolore), sinonimo di indolenza, per il tramite del latino tardo acedia. Nell'antica
Grecia il termine acedia (ἀκηδία) indicava, letteralmente, lo stato inerte della mancanza di dolore e cura, l'indifferenza e
quindi la tristezza e la malinconia. Il termine fu ripreso in età medievale, quale concetto della teologia morale, a indicare il
torpore malinconico e l'inerzia che prendeva coloro che erano dediti a vita contemplativa. Tommaso d'Aquino la definiva
come il «rattristarsi del bene divino», in grado di indurre inerzia nell'agire il bene divino. Il senso del termine è in stretto
rapporto con quello della noia, con la quale l'accidia condivide una medesima condizione originaria determinata dalla vita
contemplativa: entrambe nascono da uno stato di soddisfazione e non, si badi bene, di bisogno. Il significato del termine
accidia è oggi vago, ma resta fortemente connotato, nelle culture cristiane, di implicazioni moralistiche e negative. Nel
cattolicesimo l'accidia è uno dei sette vizi capitali ed è costituito dall'indolenza nell'operare il bene.” Wikipedia
52
38
5. Organizzazione gerarchica centralizzata. La struttura di autorità (il voto di obbedienza!) all’interno dei
monasteri e la dipendenza diretta degli ordini monastici dal papato sarebbero stati fattore di
ulteriore rafforzamento della struttura gerarchica della Chiesa di Roma.

Origini e sviluppo del Monachesimo
***
XV. SVILUPPI GERARCHICI E LITURGICI
Tra il 313 e il 590 si compiva la transizione dalla Vecchia Chiesa Cattolica alla Chiesa Cattolica Romana
soprattutto attraverso l’affermazione del primato del vescovo di Roma sopra gli altri vescovi (in
precedenza uguali), e attraverso lo sviluppo e la progressiva elaborazione del rituale e la
“contaminazione” della dimensione cultuale.
I. Il predominio del Vescovo di Roma
La prima chiave per comprendere l’evoluzione di cui sopra è la progressiva affermazione del
primato del vescovo di Roma sugli altri vescovi della cristianità. Si trattò di un processo
complesso al quale contribuirono fattori di ordine non solo sociale e politico, ma anche
spirituale e teologico.
1. Il trasferimento (330) della capitale da Roma a Costantinopoli. La decisione di Costantino generava
un vuoto politico che, per i meriti acquisiti sul campo, sarebbe stato sempre più riempito dai
vescovi di Roma. L’imperatore era lontano. Il vescovo era vicino.
2. Il prestigio morale guadagnato nella difesa della ortodossia. Il territorio sotto la guida del vescovo di
Roma non aveva mai sofferto di dispute eretiche. Teologi come Cipriano, Tertulliano ed
Agostino erano tutti sottomessi al vescovo di Roma.
3. I ripetuti riconoscimenti del primato da parte di Concili e Imperatori. Il Concilio di Costantinopoli
(381). Un editto di Valentiniano III (445).
4. Il prestigio politico guadagnato nella difesa della città dai barbari. Con Innocenzo I, in occasione
dell’assedio di Alarico e dei Visigoti nel 408 - 410 (Sacco di Roma). Con Leone I, contro
Attila e gli Unni (452) e contro Genserico e i Vandali (455).Quando, dopo il 476, l’Impero
d’Occidente cadde nelle mani dei barbari e la capitale si trasferì in altre città italiane.
5. La conversione di re barbari. Come Clodoveo, re dei Franchi (496).
6. L’opera dei monaci nella conquista al cristianesimo di tribù e popolazioni. Come il monaco Agostino
per l’Inghilterra.
7. L’interpretazione di Matteo16:16-18. Entro il 590 era accettata l’idea del primato di Pietro
fondata su Matteo 16:16 - 18 e l’idea della successione apostolica.
8. Il grande contributo del governo episcopale di Leone I (440 – 461). Le grandi capacità di Leone I
(probabilmente il primo ad essere chiamato papas), nella difesa di Roma contro i barbari,
nell’ottenere da Valentiniano III l’editto col quale si riconosceva la supremazia spirituale del
vescovo di Roma in Occidente, l’affermazione del tribunale ecclesiastico romano come
ultima istanza di appello contro gli altri tribunali vescovili, i successi contro l’eresia dei
manichei e dei donatisti, prepararono in maniera decisiva la strada alle rivendicazioni di
Gregorio (540 – 604).
9. Gregorio (Magno) fu eletto alla sede episcopale romana il 3 settembre del 590.
Questo papa avrebbe raccolto questa eredità e dato un impulso decisivo a questo processo.
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II. La (tras) formazione della liturgia
La seconda chiave per comprendere l’evoluzione dalla Vecchia Chiesa Cattolica alla Chiesa Cattolica
Romana è la progressiva elaborazione e trasformazione del culto cristiano sotto la spinta
combinata delle cerimonie imperiali, della cultura pagana e di errori teologici.
1. Il rapporto tra Chiesa e Stato. Il rapporto sempre più forte tra Chiesa e Stato a partire da
Costantino produsse la secolarizzazione strisciante della Chiesa.
2. L’afflusso dei pagani. I movimenti di conversioni di massa, producendo molti cristiani
nominali, contribuirono alla paganizzazione del culto.
3. L’afflusso dei barbari. Per facilitare l’integrazione dei barbari si abbassò la guardi nei riguardi
dell’uso (e successivamente della venerazione e del culto) delle immagini.
4. I sacramenti. In modo progressivo aumentò il numero delle cerimonie da considerare
sacramento: Battesimo, Cena del Signore, Matrimonio, Penitenza, Cresima, Estrema
unzione, Ordinazione. Anche come sviluppo e applicazione di certe posizioni dottrinali.
5. Il sacerdotalismo. L’idea che il rito, o il sacramento, diventi efficace solo attraverso la
celebrazione (leggi: mediazione) del sacerdote.
6. La venerazione di Maria. La mentalità pagana, la distorsione delle Scritture, l’esaltazione della
verginità, l’equivoco teologico, rafforzarono la venerazione per Maria al punto da
dimenticare la Maria dei Vangeli e trasformare l’onore a lei senz’altro dovuto dovuto in vero
e proprio culto.
7. I santi. Un processo analogo, partendo dall’ammirazione per l’esemplarità dei primi martiri e
dei primi testimoni della fede, si ebbe per i santi.
8. I morti. Fino al 300 le cerimonie sulle tombe comprendevano solo preghiere per il riposo
delle anime. Entro il 590 la preghiera si era trasformata in preghiera attraverso i morti.
9. Le reliquie. I corpi e le tombe dei santi, inizialmente visitate pe onorare la memoria dei
martiri o dei Padri della Chiesa, divennero oggetto di culto.
10. Il culto delle immagini. A partire dalle pratiche idolatriche dei barbari e dei pagani,
gradualmente si sviluppò il culto delle immagini.
11. Processioni e pellegrinaggi. Dopo il 313 cominciarono a far parte del culto le processioni di
ringraziamento e le penitenze.
12. L’intervento del governo per la costruzione di “chiese”. Il rapporto privilegiato con lo Stato dava
accesso a finanziamenti per la costruzione di locali di culto.
13. Le basiliche. Gli edifici per il culto dei cristiani adottarono gradualmente il modello degli
edifici pubblici romani. Le basiliche. Si trattava di edifici rettangolari a forma di croce. Un
portico (per i catecumeni) nella parte occidentale, una navata (per i battezzati), un coro (per
il clero) nella parte orientale.
14. Il canto. Un corifeo guidava di solito il popolo. Ad Antiochia sorse il canto antifonico (due
cori separati che cantano alternandosi). Il vescovo Ambrogio lo introdusse e sviluppò a
Milano. Da qui si sparse per tutto l’Occidente.
Conclusione. L’importanza di questo periodo sta nel fatto che:
1. Sotto l’autorità del vescovo di Roma, si sviluppa una speciale gerarchia sacerdotale con la tendenza a
far crescere il numero dei sacramenti, considerati come il principale mezzo di grazia;
2. Si sviluppa un complesso movimento di elaborazione e contaminazione della liturgia.
Questi due sviluppi contribuiranno a porre i fondamenti per il passaggio dalla Vecchia Chiesa
Cattolica alla Chiesa Cattolica Romana.
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