tre-giorni-clero (clero)
UN TEMA DELICATO E ATTUALE
Rileggendo la Dichiarazione conciliare “Nostra aetate”
L’appuntamento della Tre Giorni è sempre molto importante: offre infatti
ogni anno l’opportunità di sostare con qualche profondità su aspetti rilevanti
della vita della Chiesa nel presente. Accogliendo l’invito a fare del Concilio
Vaticano II una bussola per ben affrontare, come Chiesa cattolica, il terzo
millennio, già negli scorsi anni abbiamo riletto l’avvenimento del Concilio e
abbiamo preso in considerazione alcuni suoi documenti.
Quest’anno la questione che viene messa a tema, rileggendo la
Dichiarazione conciliare “Nostra aetate”, è di grande delicatezza e complessità.
Quella del rapporto tra il cristianesimo e le altre religioni. Di grande delicatezza
perché, insieme con Paolo noi dobbiamo dire che “non conosciamo che Cristo e
Cristo crocifisso”. Di grande attualità perché, mentre fino a qualche decennio fa
lo studio delle religioni permetteva di conoscere esperienze religiose presenti
nel mondo, ma come realtà piuttosto lontane da noi, oggi le varie religioni del
mondo le abbiamo in casa.
Ciò pone problemi di vario genere, connessi soprattutto con il fenomeno
migratorio e con la globalizzazione, e determinati anche dalla ritrovata
coscienza della loro dignità culturale e religiosa da parte di religioni come
l’Islam, l’Induismo, il Buddismo.
In correlazione con questi fenomeni cambia lo scenario della missione,
intesa come “missio ad gentes”. Ma va ripensata anche la vita pastorale delle
antiche Chiese; devono infatti chiedersi come aiutare i fedeli ad affrontare
questi nuovi fenomeni, sicuramente epocali, mantenendo vivo il radicamento in
Cristo e nel Vangelo ed avendo, nel medesimo tempo, un’adeguata
conoscenza delle realtà religiose non cristiane presenti tra noi, così da chiarire
come intenderle e come affrontarle, come dialogare e come evitare falsi
irenismi.
I sacerdoti devono essere sensibili, in particolare, a ciò che viene chiesto
dai fedeli che non dispongono di grandi strumenti per affrontare il problema. Il
rispetto per la fede dei semplici esige particolare attenzione e saggezza, e
anche una certa competenza.
1
Necessario è anche l’aiuto che va dato alle nuove generazioni. Nel
contesto pluralistico attuale essi possono facilmente sentirsi disorientati.
L’urgenza numero uno è che conoscano seriamente la religione nella quale
sono nati (il che non può essere dato per scontato!). A questo proposito la
riflessione conduce a considerare il ruolo che può essere svolto, nella
formazione degli adolescenti e giovani, da parte dei nostri gruppi parrocchiali e
delle aggregazioni ecclesiali. Ma siamo condotti anche a riconoscere il ruolo
che può essere svolto attraverso l’insegnamento della religione cattolica nella
scuola. In primo luogo, per garantire una presentazione anche culturalmente
significativa del cristianesimo; e inoltre per offrire una conoscenza precisa e
un’analisi critica seria dei più rilevanti fenomeni religiosi del mondo.
Tenendo conto di tutto questo, la partecipazione a questa Tre Giorni non
potrà essere passiva. Dovrà invece diventare un momento di lavoro, di
riflessione personale, di sforzo per chiarirsi le idee prendendo appunti e
dialogando con i relatori. Perché questo avvenga, è evidente che occorre una
partecipazione non “sbocconcellata”, ma continua: solo in questo modo la Tre
Giorni darà frutti. Senza dimenticare un necessario lavoro ulteriore da compiere
riprendendo ciò che qui verrà detto e valorizzando ciò che - soprattutto
attraverso qualche libro o anche qualche idonea rivista - ci è dato di leggere e di
studiare.
+ Renato Corti
Armeno, 9 gennaio 2006
2