Nietzsche7 Noi diventiamo artisticamente produttivi solo quando abbiamo una percezione non edulcoratadellanostracondizione.Lapercezioneautenticadiessaèquellachecidàil dolore.Lacoscienzaèdolore.Ildoloredell’esistenzacidicesesiamosvegli(coscienti)o assopiti. La vita degna di essere vissuta è solo quella produttiva, cioè la vita di una coscienza abbastanzasvegliae“tesa”daesibirelesueferiteeilorosegni(illoroesservoluti)come segniincisisudinoicome“sacrascrittura”diunadivinitàchenonc’è. L’universo è un “mostro estraneo” (Nietzsche): impossibile trasformarlo nel paradiso terreste (come fa l’ottimismo, che ottunde il senso della mancanza). L’universo ci è indifferente,manoinonpossiamoessereindifferentialui. In questa disparità, in questa differenzastalacausadeldoloreesistenziale(delnostroesseredissonanza,cerchioche nonsichiude,ecc.). L’universoèassenzadeltu(nihilnegativum),mapernoipuòesseresolounaprivazione deltu (nihilprivativum). Questa privazione agisce su di noi (l’assenza è il più potente soggetto attivo. Si potrebbe dire: dio c’è perché non c’è) perché per noi non è indifferente. Soggettivizziamocomemancanzaciòcheèsoloassenza.Chiediamosensoall’universo, chenonhaalcunbisognodiaverlo(comechiederealmurodirisponderciesoffrirese nonlofa,comedelsilenziodiunapersona).Questoèilnostrodolore.Ildolorediventa gioia quando lo vogliamo, cioè quando lo riconosciamo come il nostro sentimento di esistenza (quando ci appare chiaro che: più soffriamo, più siamo: il nostro essere è costruitodalnostrosoffrire),attraversoilsìallavita. L’uomo fa tutto da solo: sente l’assenza come mancanza e scopre che egli è questa trasposizione. Il dolore risveglia, ci rende avvertiti che esistiamo (il vero dolore è solo quello senza ragione, dolore perché si esiste, e l’esistenza è mancanza), e l’esternazione (il rovesciamento fuori) dei segni che esso incide sull’anima è la consolazione (l’arte). Perchéquandoleesterniamo,leincisionideldoloresull’animadiventanoisegnididio (delnihilnegativumchepernoièsempreprivativum).Levettepiùaltedell’espressione artisticasonoilrovesciarsifuoridellecavitàpiùprofondeedisperatedell’anima. Cisonoforseduetipidiarte:quellacheparladellamancanzaattraversometafore(arte metaforica) e quella che la toglie dal mondo, assumendola fino ad identificandola con l’anima (artemetamorfica), nel senso che nonl’animasentelamancanza,maè,diviene essastessaquellamancanzaeperciònullapiùmancaalmondo,nemmenolamancanza. Nel primo caso la metafora è il ritorno dalla mancanza: il dolore mi riconcilia con il mondo perché “ho sofferto abbastanza” (ho colmato la mia misura, ho dato tutto nell’inseguire quello che non c’è): viraccontocomeappareilmondodiritornodalnulla. Puòcominciarelaconvalescenza(laconsolazione). Il principio della convalescenza: senonc’èdio(senonc’èsenso),almenoc’èilmondo (ci sonolecose,lepersone,lavitachevaavanti:c’èqualcosa).Guardotuttoconnuoviocchi: primalavitanellasuaquotidianitàeracomeunvetroattraversocuiguardavooltre,ora mi accorgocheilvetronon èsolounmezzochelosguardoattraversa,mahasudisé delle piccole, interessanti incisioni, che prima mi erano sfuggite. Allora invece che guardare attraverso il vetro, guardo il vetro (la sua superficie) e racconto i segni che scopro su di esso. Sono segni casuali ciò che vedo, non hanno senso, ma ci sono, sono qualcosa. Per il malato l’essere è nulla, per il convalescente l’essere è qualcosa di ritrovato:valepersestesso,nonperilsuosenso(chel’universoè“giocodiunbambino” (Eraclito) significa questo: l’essere vale per ciò che è, non c’è un disegno oltre che lo giustifica). AlbertoMadricardo‐NietzscheeilNovecento2013‐20141di2 Questa èun’artedelritornare,delguarire,delricostruireun mondodisensoapartire dal non senso (l’armonia dalla dissonanza che siamo). E’ arte del passare ad altro (metaférein‐metafora),delsostituirelamancanzalontanaconunapresenzavicina,della ripresadellasalute(Nietzsche).Ilconvalescentehailnullaallespalleeilmondodavanti (ilmalatoilcontrario,perluiilmondosidisfanelnulla):èunritornante. Ma c’è anche un’arte metamorfica (Kafka ‐“La metamorfosi”). Il terrore di essere un insetto (di essere annientato dalla mancanza di senso) diviene felicità infinita nel momento in cui sono insetto e in tale modo “il mondo è liberato dall’ombra del mio terrore”:comelacartaassorbente,assumendolasudisé,liberailfogliodallamacchia. “Lafilosofianell’etàtragicadeiGreci”scritta nel 1873 con “Veritàemenzognainsenso extramorale” e pubblicata solo postuma. Opera incompleta e unica di storia della filosofia nella produzione di N.: doveva trattare la filosofia dai suoi inizi a Socrate e invecesifermaadAnassagora. Prefazione di N.: “Soltantoperilorofondatoriisistemifilosoficisonointeramenteveri; pertuttiifilosofiposteriorisonodinormaununicograndeerrore(…)Perquestaragione moltiuominidisapprovanoognifilosofo,perchélasuametanonèlaloro.Chiinvecetrova nei grandi uomini la sua gioia, gioisce altresì di siffatti sistemi, per quanto essi siano completamente erronei” (“La filosofia nell’età tragica dei Greci” ed. Newton Compton, Roma1980p.31). Maciòche èinconfutabilediognisistemaè“iltono,lacoloriturapersonale”:quelmodo diconsiderarelecoseumaneècomunqueesistitounavoltaedèdunquepossibile”. Cisonoesempidiunasalutesenzafilosofia:peres.iRomani.AiGrecièconnaturatala filosofia:“Altripopolipossonoaveresanti,iGrecihannosapienti”–“SoltantopressoiGreci ilfilosofononècasuale”(cit.p.38). “Esisteunanecessitàferreacheincatenailfilosofoadunaveracultura;mainchemodose questa cultura non esiste? Il filosofo è allora una imprevedibile e perciò terrificante cometa,mentrenelmiglioredeicasiirradialucecomeunastelladiprimagrandezzanel sistema solare della cultura. Per questo i Greci giustificano il filosofo, perché soltanto accantoaloroilfilosofononèunacometa”(cit.p.39). Nella storia della filosofia greca ci sono i “caratteri puri” (da Talete a Socrate) e i “caratteriibridi”(acominciaredaPlatone),chemescolanoelementidifilosofiediversee fondatoridisette(lesettesonoinantagonismoconlasocietà). PrimadiPlatoneifilosofiragionanodagovernanti,nondaoppositori:pensanoasalvare tutti,nonsolosestessieunacerchiadiamici). Il problema della conservazione dei testi: “la parte più grandiosa del pensiero greco e della sua espressione in parole è probabilmente andata perduta per noi” (p.41) La memoriadipendedaifattoripiùaccidentali.Malamemorianonserveoltrecertilimiti. Troppa memoria uccide la vita (come N. dirà nella successiva “inattuale” dal titolo: “Sull’utilitàeildannodellastoriaperlavita”). Lafilosofiahaperdutooggiogniefficacia,perchécimancaunacultura(Kultur). “Una civiltà che soffre della cosiddetta educazione collettiva, ma che non ha cultura e nessunaunitàdistilenellasuavita,nonsapràvenireacapodinullaconlafilosofia,anche quandovenisseconclamatasustradeemercatidalgeniostessodellaverità”(p.42) AlbertoMadricardo‐NietzscheeilNovecento2013‐20142di2