REGIONE LAZIO AZIENDA SANITARIA LOCALE VITERBO Alta Specializzazione Farmacoinformazione e Farmacovigilanza Dr.ssa Maria Letizia Tosini _____________________________________________________________________________________________ _________________________________ Tel e fax 0766/846247 Farmacia interna Tarquinia e-mail : [email protected] FARMACOINFORMAZIONE N.22 Uso parenterale degli antibiotici la farmacia informa che….. estremamente attuale ai fini del miglioramento della qualità in ambito sanitario è il controllo del risck management, attraverso la definizione di molteplici percorsi clinici su cui intervenire, tra cui spicca, per potenzialità di intervento, l’utilizzo clinico del farmaco. La gestione del rischio ha infatti l’obiettivo di individuare ogni evento prevedibile legato ad un uso inappropriato del farmaco, che quindi sia di potenziale danno per il paziente. L’episodio può essere conseguente ad esempio ad errori farmacologici (scelta della molecola meno appropriata o interferenze farmacologiche con altre molecole) o di tecnica farmaceutica (allestimento, miscelazione e diluizione, incompatibilità chimiche, stabilità del farmaco). Molte di queste informazioni vengono diffusamente indicate nelle schede tecniche dei farmaci oltre che nella numerosa letteratura scientifica prodotta in merito, ma spesso, in particolare per farmaci di uso routinario, il loro utilizzo viene affrontato secondo percorsi tradizionali o affidandosi alle nozioni personali dell’operatore sanitario, piuttosto che invece ad una procedura codificata di facile interpretazione per tutti gli operatori. Si è ritenuto pertanto interessante predisporre una GUIDA, il più possibile rapida e sintetica, relativa ALL’ALLESTIMENTO DELLE TERAPIE PARENTERALI, con lo scopo di riassumere una serie di informazioni tecniche e farmacologiche che accompagnano il percorso del farmaco, dopo la valutazione clinica della molecola più appropriata alla terapia, fino al suo utilizzo finale. A tale scopo è stata scelta la classe degli ANTIBIOTICI, ritenuta tra le più rappresentative nell’utilizzo corrente per frequenza e per importanza clinica ed economica. Il testo raccoglie le informazioni ricavate dalle schede tecniche delle specialità presenti nel PTO aziendale, elencate in ordine alfabetico, con riferimento ai modi e tempi di somministrazione, alle speciali precauzioni per la conservazione, alle incompatibilità chimiche e alle possibili interazioni farmacologiche. L’ appendice riporta informazioni e chiarimenti relativi alla terminologia usata, alle categorie terapeutiche citate ed ai principi attivi menzionati. Si fornisce inoltre in allegato l’estratto della “Guida all’uso dei farmaci” dell’AIFA, relativo a regole generali sulle terapie infusionali. La stesura di tale documento, tra l’altro, incide positivamente su un ulteriore strumento del governo clinico, l’appropriatezza d’uso del farmaco, che si traduce non necessariamente in un risparmio, ma sicuramente in un uso più razionale delle risorse. Si sottolinea che l’iniziativa assume una valenza esclusivamente culturale, senza alcuna implicazione regolatoria: la guida infatti si propone come strumento di rapida consultazione per ogni operatore sanitario offrendogli informazioni adeguate senza che egli sia obbligato a ricercarle di volta in volta nelle fonti disponibili. Si ringraziano i due caposala dell’Ospedale di Tarquinia consultati, Simonetta Beggiato e Luciano Modesti, che con i loro suggerimenti hanno contribuito a rendere le schede più snelle e facili alla lettura. 30.08.06 Dr.ssa M.Letizia Tosini Dott. Fulvio Pandico Appendice 6 - Soluzioni endovenose Fonte: Guida all’uso dei farmaci anno 2005 - AIFA Regole per aggiungere farmaci a infusioni endovenose Una commissione multidisciplinare in ogni istituzione sanitaria dovrebbe redigere un regolamento locale sulle modalità da seguire per aggiungere farmaci alle infusioni endovenose e comunicarlo in forma di circolare a tutto il personale interessato. Molte farmacie ospedaliere forniscono un servizio centralizzato, che è preferibile. Le informazioni successive dovrebbero essere intese come integrazione dei regolamenti locali. Linee guida • I farmaci dovrebbero essere aggiunti alle preparazioni per infusione solo nei casi in cui siano necessarie concentrazioni plasmatiche costanti o quando la somministrazione di una soluzione più concentrata potrebbe essere nociva. • In generale, un solo farmaco andrebbe aggiunto alla preparazione per infusione e i vari componenti dovrebbero essere compatibili. Ogni qual volta sia possibile, è preferibile l’impiego di soluzioni già pronte. Di norma i farmaci non dovrebbero essere aggiunti ai derivati del sangue, al mannitolo o al bicarbonato di sodio. Solo gli additivi con apposita formulazione possono essere aggiunti alle emulsioni di grassi o alle soluzioni di aminoacidi ( Nutrizione parenterale). • Le soluzioni devono essere ben miscelate mediante agitazione e, prima dell’utilizzo, dovrà essere verificata l’assenza di materiale particolato. • In tutte le operazioni è necessario mantenere una corretta asepsi e in generale il materiale per la somministrazione non dovrà essere usato per più di 24 ore (per miscele contenenti farmaci). • Il contenitore per infusione dovrà essere etichettato con il nome del paziente, il nome e la quantità degli additivi, la data e l’ora dell’addizione (e la nuova data e ora di scadenza). Questa ulteriore etichettatura non deve interferire con le informazioni contenute sull’etichetta originale del produttore che rimane comunque valida. Se possibile, i contenitori andrebbero conservati per un certo tempo anche dopo il loro utilizzo, nel caso in cui debbano essere controllati a posteriori. • E’ buona pratica controllare a intervalli regolari l’infusione endovenosa mentre è in corso. Se si dovesse osservare intorbidimento, cristallizzazione, variazioni di colore o qualunque altro segno di interazioni o contaminazione, sospendere immediatamente l’infusione. Problemi Contaminazione microbica. L’ingresso accidentale e la crescita successiva di microrganismi converte il liquido di infusione in un potenziale veicolo di infezione, in particolare per ceppi di candida, enterobacter e klebsiella. Le preparazioni da infusione pronte per l’uso e già contenenti il farmaco di interesse o le soluzioni preparate da un servizio farmaceutico centralizzato (se disponibile) dovrebbero essere preferite all’aggiunta estemporanea di farmaci alle preparazioni per infusione direttamente in reparto. Tuttavia, se quest’ultima operazione fosse inevitabile, attenersi scrupolosamente alle procedure asettiche. Incompatibilità. Potrebbero verificarsi incompatibilità di tipo fisico o chimico, con perdita di potenza, aumento della tossicità o altri effetti indesiderati. Le soluzioni potrebbero diventare opalescenti e potrebbe verificarsi una precipitazione, ma in molti casi non si verifica nessun segno visibile di incompatibilità. Le interazioni possono avvenire in qualsiasi punto della linea di infusione e la possibilità che si verifichino incompatibilità aumenta se al liquido di infusione viene addizionata più di una sostanza. Incompatibilità comuni. Le reazioni di precipitazione sono numerose e varie e possono verificarsi come risultato del pH, delle variazioni di concentrazione, dell’aumento della pressione osmotica, della formazione di complessi e di altre modificazioni chimiche. La precipitazione e la formazione di altre particelle deve essere evitata, perché, oltre alla perdita del controllo della dose che viene effettivamente somministrata, è possibile che vengano scatenati o esacerbati alcuni effetti indesiderati. Questo fenomeno è particolarmente importante nel caso dei farmaci implicati in tromboflebiti (come il diazepam) o nella desquamazione o necrosi della cute in seguito a stravaso (come il bicarbonato di sodio e alcuni farmaci citotossici). E’ particolarmente importante che i farmaci colloidali entrino bene in soluzione e si prevenga la loro successiva precipitazione, che causerebbe una reazione pirogena (come per l’amfotericina). E’ bene evitare la miscela di antibiotici betalattamici, come le penicilline semisintetiche e le cefalosporine, con materiali proteici, in quanto potrebbero formarsi coniugati immunogenici e allergenici. Numerose preparazioni subiscono una perdita significativa della potenza quando vengono aggiunte singolarmente o in associazioni a volumi alti di preparati per infusione. Gli esempi comprendono l’ampicillina in preparazioni per infusione che contengono lattati o glucosio, clormetina idrocloruro in salina isotonica e le associazioni gentamicina + carbenicillina. I prodotti di degradazione della dacarbazina sono alla base di alcuni effetti indesiderati.