La vita del drammaturgo inglese, le opere, brevi cenni storici e un riassunto atto per atto dell'Amleto, con analisi dei personaggi. William Shakespeare – Le opere (Nato il 26 aprile 1564. Morto nel 1616.) Drammaturgo e poeta inglese, è uno degli esponenti principali del rinascimento inglese e uno dei più grandi autori della storia del teatro occidentale. Nato a Stratford-on-Avon, nel 1592 si trasferì a Londra dove si impegnò come autore e, marginalmente, come attore con la compagnia "Chamberlain's Men" (divenuta in seguito "King's Men" a causa della salita al trono di Giacomo I). Da questo momento la sua carriera fu fulminea e gli procurò considerevoli guadagni che gli consentirono di essere comproprietario dei due teatri più importanti di Londra: il "Globe Theatre" e il "Blackfriars". Difficile inquadrare la sua notevole produzione artistica, che annovera drammi storici, commedie e tragedie, anche a causa della rilettura successiva dei suoi lavori ad opera dei letterati romantici che videro profonde assonanze tra la loro ricerca estetica e i lavori di Shakespeare. Per lungo tempo, infatti, questa rilettura ha influenzato sia la critica che gli allestimenti delle sue opere, esasperando le affinità poetiche con il romanticismo. Indubbiamente sono presenti, soprattutto nelle grandi tragedie, temi e personaggi che preludono all'esperienza romantica, ma l'originalità del grande artista inglese va cercata maggiormente nella grande capacità di sintesi delle diverse forme teatrali del suo tempo in opere di grande respiro ed equilibrio dove il tragico, il comico, l'amaro, il gusto per il dialogo serrato e per l'arguzia, sono spesso presenti in un'unica miscela di grande efficacia. Essendo impossibile selezionare alcuni lavori più importanti di altri, mi limiterò a segnalarne alcuni in ordine sparso. Per quanto riguarda le tragedie la più famosa è certamente "Amleto" (1599-1600), insieme a "Romeo e Giulietta" (1594-95), "Enrico IV" (1597-98) e "Macbeth" (1605-06); per le commedie possiamo citare "La bisbetica domata" (1593-94), "Molto rumore per nulla" (1598-99) e "Le allegre comari di Windsor" (1600-01). Una menzione speciale meritano due opere "fantastiche" nelle quali sogno e realtà si mescolano in maniera talmente suggestiva da essere dei veri e propri capostipiti del genere "Fantastico": si tratta di "Sogno di una notte di mezza estate" (1595-96) e "La tempesta" (1611-12). Cenni storici L'avvento al trono di Elisabetta nel 1558 non fu facile. Durante il breve regno della sorellastra Maria, che l'aveva preceduta, c'era stato un sanguinoso tentativo di restaurazione del cattolicesimo contro la Riforma protestante. Assicuratasi il trono, Elisabetta aveva perseguito all'estero una politica di espansione commerciale e territoriale e all'interno aveva mirato ad uno sviluppo economico accelerato. La nazione la sosteneva, soprattutto dopo che la sua flotta riuscì a distruggere l'Invincibile Armata spagnola, facendo dell'Inghilterra la maggiore potenza mondiale sui mari. Ma proprio questo straordinario sviluppo implicava delle profonde trasformazioni all'interno del paese: la classe mercantile aveva il sopravvento sulla tradizionale aristocrazia terriera, la Chiesa anglicana doveva ora confrontarsi, oltre che con i cattolici, con le minoranze calviniste e puritane che prevalevano nel ceto medio. Inoltre la regina non aveva eredi e gli aristocratici entrarono in conflitto tra loro per assicurarsi posizioni di privilegio al momento della successione. Un episodio significativo di queste manovre fu la fallita ribellione capeggiata dal conte di Essex nel 1601, nella quale fu coinvolta anche la compagnia teatrale di Shakespeare (la compagnia dei Chamberlain's Men era stata invitata a rappresentare nel giorno fissato per la rivolta il "Riccardo II", dramma che si pensava potesse istigare gli animi all'azione). Amleto – La trama L’opera è ambientata nella Danimarca feudale e la quasi totalità delle scene si svolgono all’interno del castello di Elsinor, ad eccezion fatta per alcune scene ambientate rispettivamente nello spazio circostante al castello (atto primo, scena prima e scena quarta), nella casa di Polonio (atto primo, scena terza ed atto secondo, scena prima), nella pianura danese (atto quarto, scena quarta) ed all’interno di un cimitero (atto quinto, scena prima). Il primo atto inizia con due uomini (Bernardo e Francesco) di guardia al castello, raggiunti più tardi da Orazio e Marcello. Un fantasma dalle sembianze del padre di Amleto appare agli uomini ma, improvvisamente e prima di poter parlare, svanisce nel nulla. La notte successiva, dopo essere stato dovutamente avvertito, il giovane Amleto si unisce alla guardia del castello. Il fantasma riappare ed Amleto riesce a parlargli, dopo averlo seguito, prima che esso scompaia di nuovo. Il fantasma gli rivelerà i veri avvenimenti che hanno preceduto la sua morte, svelandogli l’omicidio da parte del fratello Claudio e chiedendogli di vendicarlo. Da adesso in poi Amleto si fingerà pazzo per confondere chiunque cerchi di prevederlo ed in modo da facilitarsi, quindi, la vendetta. Dopo la morte del re, Claudio ha sposato la regina, Gertrude. Sia la madre Gertrude che lo zio Claudio sono preoccupati per la presunta pazzia di Amleto e chiedono a due suoi amici di scuola, Rosencrantz e Guildenstern, di trovare la causa del problema. Una compagnia di attori, la "compagnia stabile della città", viene invitata al castello con l’intento di risollevare l’animo di Amleto. Amleto chiede agli attori di interpretare "L’Omicidio di Gonzago" (chiamandola in seguito "La trappola per topi") aggiungendo alcune sue righe al testo. L’interpretazione, raggiungendo l’obiettivo prefissato da Amleto, rende furioso il re, che interrompe la recita. Questo sembra provare agli occhi di Orazio ed Amleto la colpa di Claudio. Amleto raggiunge la madre nella sua stanza per parlarle. Mentre dialoga animatamente con ella, sente Polonio gridare da dietro le tende. Amleto, credendo si trattasse del re, lo uccide. Claudio, decidendo quindi che Amleto è troppo pericoloso per essere lasciato a piede libero in Danimarca, decide di trasferirlo in Inghilterra con Rosencrantz e Guildenstern, a cui consegna una lettera con l’ordine di uccidere Amleto non appena raggiunta l’Inghilterra. Sulla nave, a causa dell’attacco di una nave corsara, Amleto scopre la lettera e la rimpiazza con un’altra in cui si ordina invece di uccidere Rosencrantz e Guildenstern a viaggio completato. Amleto si dirige di nuovo verso l’Inghilterra. Non appena ritornato in Danimarca, Amleto scopre che Ofelia, impazzita dopo la morte del padre, è annegata. Vedendo Amleto, Laerte lo accusa della morte di Ofelia e Polonio. Per mettere fine alla disputa, il re prepara un incontro di scherma tra Amleto e Laerte, trovando un artificio per uccidere "accidentalmente" Amleto. Claudio avvelena del vino che offrirà ad Amleto alla fine del primo incontro, e Laerte avvelena a sua volta la punta del suo fioretto. Durante il combattimento Gertrude, all’oscuro delle macchinazioni del re, beve dalla coppa riservata ad Amleto. Laerte ferisce Amleto, condannandolo a morte e, scoprendo Amleto che il fioretto è a punta scoperta, attacca furiosamente Laerte. Nello scontro che segue i due si scambiano i fioretti ed Amleto ferisce Laerte. Quasi nello stesso istante, Gertrude cade a terra, affermando che la coppa è avvelenata. Laerte confessa quindi che la morte di Gertrude è opera del re, e che la punta da cui Amleto è stato ferito è avvelenata. Amleto, gridando al tradimento, Trafigge il re. Prima di morire Amleto chiede ad Orazio di fare in modo che tale storia non vada perduta, e di raccontare pubblicamente gli avvenimenti di cui è stato vittima. Pochi istanti dopo Fortebraccio entra con i suoi soldati nel castello e, impreparato ad un simile scenario di morte, reclama i propri diritti sulla Danimarca. Viene ordinato di esporre sul palco la salma di Amleto, e di annunciare la sua morte con fanfare e salve di guerra. Amleto - Analisi Quando William Shakespeare completò la prima stesura dell'Amleto (1600) aveva alle spalle già numerosi anni di successi come sceneggiatore. Diede prova della sua maestria nelle commedie (Come vi piace), nelle opere a sfondo storico (Riccardo II) e nelle tragedie (Giulio Cesare) dimostrando inoltre le sue notevoli capacità di poeta nei suoi numerosi sonetti. La tragedia di Amleto, la più lunga tra le opere di Shakespeare, rappresenta una svolta nello sviluppo spirituale ed artistico dell'autore soprattutto tramite dei dialoghi che raggiungono all'interno dell'opera un'intensità di significato difficilmente ripetuta in passato. Un'intensità dovuta soprattutto ai giochi di parole di Amleto, aventi sempre significati molteplici, che lo rendono probabilmente uno dei personaggi che meritano più attenzione all'interno del panorama teatrale. Le origini della storia sono avvolte nelle nebbie del passato. Si presume che il nome Amleto, di origine danese, provenga da un testo ("Belleforest' Histoires Tragiques", dal "Saxo Grammaticus' Historia Danica") pubblicato nel 1582. Questa tesi è avvalorata anche dalla presenza in questo testo di elementi come l'incesto, il fratricidio e di personaggi come Ofelia, Polonio, Orazio, Rosencrantz e Guildenstern, senza considerare inoltre il viaggio in Inghilterra. Comunque sia, la storia della vendetta di Amleto era già conosciuta alla corte della regina Elisabetta tramite un presunto lavoro perduto di Thomas Kyd, una tragedia ispirata a Seneca in cui gli elementi realistici dell'opera erano stati congiunti con elementi contemporanei di carattere sovrannaturale, come l'apparizione del fantasma o il caratteristico avvelenamento di cui il vecchio re Amleto è vittima. Gli antecedenti storici e le affinità concettuali non devono comunque oscurare la singolarità dell'opera di Shakespeare. Prima di tutto occorre notare la natura conflittuale dell'uomo, perfettamente rappresentata in quest'opera. Non appena la rappresentazione inizia, Amleto ha appena completato gli studi, è figlio di un grande re e suo diretto discendente al trono, e tutto ciò sembra esaltare la natura stessa dell'uomo, come si evince da uno dei suoi primi monologhi, in presenza di Rosencrantz e Guildenstern: "Che capolavoro è l'uomo! Nobile d'intelletto, dotato d'una illimitata varietà di talenti; esatto nella sua forma e in tutti i suoi atti; compiuta, ammirevole creazione: pari a un dio nella mente, e nell'azione a un angelo. Lui, la bellezza del mondo. Lui, la misura di ogni animata cosa!". Ma, in contrasto con quanto detto in precedenza, conclude con questa pessimista nota malinconica: "Ebbene, per me non è che una quintessenza di polvere. L'uomo non m'incanta". Non rende contraddittoria la rappresentazione del giovane ascendente al trono della Danimarca, figlio di un importante re? Effettivamente, l'intera opera ruota intorno a questo punto di vista. Si vedrà il giovane Amleto intraprendere una profonda introspezione, tanto da farlo dubitare del mondo intero, di quanto pensava in passato e della presunta eccellenza della sua stessa natura. Di che genere di mondo è stato testimone per essere indotto a rendere tanto discordi i suoi pensieri dalle sue azioni? Amleto è stato forzato a "sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna". La morte di un re e di un padre, il precedente re Amleto. Scoprire che sua madre Gertrude è una donna di facili costumi, tanto da arrivare all'incesto a soli due mesi dalla morte del padre (rivelazione resa ancora più sconcertante dall'intimità che lega Amleto e Gertrude). Rendersi conto che i propri amici di vecchia data, Rosencrantz e Guildenstern, non sono differenti da tutti gli altri cortigiani: opportunisti con la sola intenzione di "assorbire, dal re, incarichi favori e ricompense". Argomento, questo dell'amicizia (che difficilmente resiste alle pressioni del tempo, come dimostrano qui Rosencrantz e Guildenstern) da non sottovalutare in quanto ricorrente nelle opere di Shakespeare, come ad esempio ne "Il Mercante di Venezia" ed in un'alta percentuale dei suoi sonetti. Infine, l’ultimo elemento responsabile dello sconvolgimento di Amleto, del suo cambiamento nel vedere il mondo, è la sua fedeltà nell’amore. Inizialmente osserviamo Polonio negare ad Ofelia il diritto di vedere Amleto, fatto in se neanche troppo sconvolgente, se non fosse legato all’atto di Ofelia di prendere parte ad un esperimento preparato dal re e da Polonio per testare l’effettiva pazzia di Amleto. Questa completa perdita di fiducia nel mondo femminile, che sembra confermare quanto pensato in precedenza su Gertrude, è determinante; tanto determinante da spingere alcuni autori teatrali a rivisitare il personaggio di Amleto in chiave Freudiana, accentuando i rapporti con Ofelia e la madre Gertrude. Inoltre, a generare ed in seguito ad affilare i suoi propositi di vendetta, un fantasma rivelatore (lo spirito di suo padre) appare davanti a lui in due occasioni: lo metterà a conoscenza del suo omicidio da parte del fratello Claudio, incitandolo alla vendetta, e ritornerà in seguito per evitare che i suoi propositi si possano attenuare. Amleto scopre così di vivere in un mondo di apparenze. Il nuovo re Claudio, usurpando il trono con metodologia e propositi vili, non potrà mai rappresentare l'autorità e la legge come fece in passato il re Amleto. Rappresenta per Amleto, di fatto, "un assassino, un vigliacco, un cialtrone che non vale la ventesima parte d'un millesimo del vostro re di prima; una parodia di re, un tagliaborse del potere e del regno che da un cassetto scassinato ha tratto di furto il ricco diadema della legalità, e se l'è cacciato in tasca". Un altro elemento degno di nota è "La trappola per topi". Questa rappresentazione teatrale dentro la rappresentazione teatrale, e soprattutto la scena in cui il re interrompe bruscamente la recita, sembrano eliminare la sensazione di essere solo presenti ad un’opera. Questo effetto è dato dall’impressione che effettivamente l’unica opera a cui si stia assistendo sia "L’Omicidio di Gonzago", e che l’interruzione di quest’ultima sia un fatto reale. Inoltre non bisogna dimenticare che è la storia di Priamo e Gonzago a convincere realmente Amleto del crimine di Claudio, ravvivando il suo desiderio di vendetta, ed a spegnere la seppur vana ipotesi di aver parlato con uno spirito diabolico. Ma è solo durante il viaggio in Inghilterra, venendo a conoscenza del tradimento di Rosencrantz e Guildenstern, che Amleto decide di dare il colpo decisivo alla Danimarca, permettendogli di superare ogni scrupolo da cui era stato trattenuto in precedenza. E' interessante inoltre analizzare i due contrastanti punti di vista di Amleto e Claudio: dove il fantasma del vecchio Amleto rappresentava coraggio, onestà ed onore, Claudio rappresenta viltà, disonestà e vizio. Laddove il giovane Amleto è filosofo e poeta, Claudio è politicante e retorico. Oppone all'immaginazione filosofica di Amleto un atteggiamento orientato alla praticità ed al materialismo. Ed è proprio questa dualità dell'attuale re, simbolo di autorità del paese e, al contempo, individuo dedito alla menzogna ed alla volgarità, a portare Amleto a scontrarsi con la falsa autorità che Claudio rappresenta. Questo elemento, anch'esso basilare all'interno dell'opera, raggiunge il suo apice nella scena finale, quando Amleto (ferito a morte) trafigge il re, avvelenandolo. L’unico personaggio che sembra mantenere la propria lucidità senza subire rilevanti sconvolgimenti psicologici, forse a causa della propria saggezza (spesso dimostrata nei dialoghi con Amleto, di cui di fatto è il suo unico confidente), è Orazio. Acquisterà un'importanza sempre più rilevante all'interno dell'opera, divenendo infine l’unico perno fisso nel tragico scenario di morte della scena finale, in cui rappresenta il tramite per trasmettere l’accaduto ai posteri; probabilmente Orazio si può considerare anche il solo uomo veramente degno di rispetto all'interno della corte di Elsinor. Per concludere, quest’opera non offre verità etiche o morali, ma mostra la vita da una prospettiva molto più ampia di quanto sia mai stato fatto in precedenza; una prospettiva in cui l’uomo si interroga, analizza se stesso, ragiona e soffre sotto una continua pressione emotiva. Un uomo che si interroga, prima ancora che sugli avvenimenti correnti, sui misteri della sua stessa natura. Una simile visione della vita si allontana dal semplice concetto di tragedia, diventando prima ancora di un opera d’arte, uno schema sulla condizione dell’uomo ATTO 1 Scena 1 La tragedia comincia davanti al castello di Elsinore, in Danimarca, in tempi leggendari. E' la mezzanotte di una notte fredda e Francisco, una sentinella, è di guardia e aspetta il cambio. Entra Bernardo che, in apprensione, chiede alla sentinella di guardia chi sia. Gli viene a sua volta richiesta la parola d'ordine, quindi si approssimano Marcello e Orazio. Quest'ultimo non è una sentinella regolare, ma è stato invitato a recarsi al posto di guardia per essere testimone di un fatto sovrannaturale che vi si verifica da due sere. Marcello descrive la visione apparsa, ma, prima che Bernardo possa completare la descrizione, entra il fantasma. Orazio condivide l'opinione delle due sentinelle che si tratti del fantasma del defunto re Amleto e Marcello lo invita a parlare all'apparizione. Orazio allora chiede al fantasma chi sia, ma questi si allontana. I due vengono a parlare della situazione politica e del giovane Fortebraccio, principe di Norvegia, che vuole riconquistare le terre sottratte a suo padre dal padre di Amleto, appena scomparso. Orazio ricorda che nell'antica Roma prodigi come quello della comparsa del fantasma erano presagi di importanti rivolgimenti politici e ritiene che la situazione presente del paese sia forse prossima a cambiare in peggio. A questo punto rientra il fantasma e Orazio lo invita a dire qualunque cosa possa essere fatta per lui o a svelare importanti segreti sul futuro del paese, o ancora ad indicare il luogo in cui un tesoro sia stato sepolto. Ma il gallo canta e il fantasma scompare. E' mattino e Orazio propone di riferire l'accaduto ad Amleto, con la speranza che lo spirito voglia conferire con lui. ATTO 1 Scena 2 Entrano re Claudio e personaggi della corte. Il re rivolge un discorso ufficiale (cfr.Discorso di re Claudio), che riguarda importanti affari di stato: innanzitutto il suo recente matrimonio, seguito quasi immediatamente alla morte del fratello, quindi le minacce di Fortebraccio, che dalla Norvegia reclama i territori sottratti al padre. Riceve poi una speciale richiesta da Laerte, figlio di Polonio (il Lord Ciambellano), il quale vuole tornare a Parigi, città da cui è venuto per assistere all'incoronazione. Il re incarica Polonio di rispondere al suo posto e quest'ultimo dà al figlio il permesso di ripartire. L'ultimo argomento toccato dal re è il desiderio di Amleto, suo nipote e ora suo figliastro, di ritornare ai suoi studi a Wittenberg. Ma, appellato come nipote e quindi come figlio, Amleto si risente e, alle richieste della madre e dello zio di mettere da parte il suo lutto, risponde che non gli sembra neppure di aver compianto il padre abbastanza. Infine il re e la regina lo pregano di voler restare in Danimarca e di accettare Claudio come un vero padre. Amleto manifesta l'intenzione di obbedire ed il re esprime il desiderio di trascorrere la serata brindando a questo nuovo legame filiale. Quindi la corte esce, lasciando Amleto da solo. Il principe pronuncia ora il suo primo monologo (cfr. Primo monologo di Amleto) alla conclusione del quale entrano Orazio, Marcello e Bernardo. Amleto abbandona a questo punto le sue riflessioni suicide, esprime la sua gioia nel rivedere Orazio, suo compagno di studi all'Università di Wittenberg, e commenta aspramente il modo repentino in cui le nozze della madre sono seguite ai funerali del padre. Orazio rivela ad Amleto che un fantasma con le sembianze di suo padre è apparso alle sentinelle di guardia al castello prima di mezzanotte e il principe esprime il fermo proposito di incontrarlo. Allo stesso tempo prega i soldati di non parlare a nessun altro dell'aspetto del fantasma e, fissato l'incontro per quella notte stessa, li congeda. ATTO 1 Scena 3 La scena si svolge nella stanza di Polonio all'interno del castello di Elsinore. Laerte si accinge a ritornare a Parigi e sta salutando la sorella Ofelia. In un lungo discorso le consiglia di non dare troppo affidamento alle parole di Amleto e di proteggere la propria castità, per quanto il principe possa giurarle amore, dato che egli, come futuro regnante, non è libero di scegliere la propria sposa ed è di condizione troppo superiore a lei. Ofelia risponde che seguirà i suoi consigli e aggiunge che Laerte stesso non dovrebbe pregarla di osservare costumi severi senza imporli anche a se stesso. A questo punto entra Polonio e, sorpreso di trovare Laerte ancora a palazzo, lo invita ad imbarcarsi al più presto, lo benedice e poi ritarda la sua partenza con una serie di triti luoghi comuni della morale. Laerte esce, raccomandando a Ofelia di ricordare le sue parole, e Polonio vuole sapere dalla figlia di cosa si tratti. Alla risposta che il discorso riguardava Amleto, rammenta di aver sentito dire di incontri fra il principe e la figlia e le chiede di che natura siano i loro rapporti. Ofelia parla dell'affetto manifestatole da Amleto e Polonio ribatte che non dovrebbe credere alle intenzioni del principe, che probabilmente vuole soltanto sedurla. Anzi, giunge alla conclusione che Ofelia non debba più incontrarlo. La figlia, ubbidiente, accondiscende e lascia la scena. ATTO 1 Scena 4 Amleto, Orazio e Marcello escono sul bastione del castello, dove è solito comparire il fantasma. E' mezzanotte e si odono delle trombe, che, spiega Amleto, servono a sottolineare ogni brindisi fatto da re Claudio. Il discorso verte quindi per un tratto sulla fama di ubriaconi che hanno all'estero i danesi. Entra il fantasma e Amleto, dopo aver invocato gli angeli in propria difesa, gli si rivolge e afferma che, sia egli un angelo del cielo o un'anima dannata, parlerà con lui come se fosse il vero spirito di suo padre. Il fantasma fa cenno ad Amleto di seguirlo e Amleto, per quanto Orazio e Marcello tentino di trattenerlo, si allontana con lui. I due amici non vogliono abbandonarlo e lo seguono a distanza. ATTO 1 Scena 5 Il fantasma svela ad Amleto che è stato il fratello Claudio ad ucciderlo dopo aver sedotto sua moglie Gertrude mentre egli era ancora in vita. Quindi spega il modo in cui è stato ucciso: Claudio gli ha versato del veleno nell'orecchio cogliendolo nel sonno, senza dargli la possibilità di confessarsi o ricevere i sacramenti prima del trapasso. Desiderio estremo del fantasma è che Amleto vendichi la sua morte e non lasci che il letto reale si trasformi in un rifugio di amanti incestuosi. La madre, però, dovrà restare al giudizio di Dio e della propria coscienza. Il fantasma scompare e Amleto resta dubbioso se rivolgersi al cielo o agli inferi per chiedere aiuto, poi decide di cancellare dalla sua mente ogni altro pensiero che non sia il desiderio del padre di essere vendicato. All'idea dell'assassinio quasi perde il controllo di sè e si comporta in modo irrazionale già nel rispondere alle prime domande degli amici rimasti ad attenderlo. Può però rispondere loro con certezza che si tratta di un "fantasma onesto", cioè del vero spirito del padre piuttosto che di un diavolo che ne abbia assunto la forma e li prega di non chiedere altro. Anzi, vuole che giurino di non rivelare a nessuno quanto hanno veduto quella notte. Tornato alla razionalità, commenta il suo contatto con il soprannaturale con la famosa frase "There are more things in heaven and earth, Horatio,\ Than are dreamt of in your philosophy" e prega gli amici di nuovo di non rivelare nulla del fantasma e della sua intenzione di fingersi pazzo, qualora lo ritenga necessario. Dopo il giuramento di Orazio e Marcello, i tre si dividono. ATTO 2 Scena 1 Siamo di nuovo nella stanza di Polonio , il quale sta mandando il suo servo Reinaldo a Parigi con del denaro e delle lettere per il figlio. Raccomanda al servitore di informarsi sul comportamento di Laerte prima di fargli visita, e lo istruisce sui metodi più opportuni per spiarlo. Entra Ofelia e, con aria spaventata, racconta che, mentre si trovava sola in una stanza a cucire, è entrato Amleto con un aspetto dissennato e gli abiti scomposti, le ha preso un polso e, fissandola, ha singhiozzato, per poi avviarsi con lo stesso fare sconvolto verso la porta. Polonio ne deduce che Amleto soffre per l'amore non corrisposto e chiede ad Ofelia se vi sia stata una lite. Ofelia nega, ma riconosce di aver respinto le lettere di Amleto e di aver rifiutato d'incontrarsi con lui. Per Polonio è sempre più chiaro che si tratta di pene d'amore e ammette che forse il suo giudizio sulle intenzioni del principe verso la figlia non era stato del tutto esatto. Decide di andare con Ofelia dal re per parlargli della scoperta fatta. ATTO 2 Scena 2 La scena si sposta ad una stanza del castello in cui re Claudio e Gertrude stanno dando il benvenuto a Rosencrantz e Guildenstern. Si tratta di compagni di studi di Amleto che il re ha fatto venire in Danimarca perchè chiariscano le ragioni del comportamento del principe. La regina promette loro una ricompensa ed essi accettano di aiutare il re. Entra Polonio con la notizia del ritorno degli ambasciatori dalla Norvegia e allo stesso tempo dichiara di aver scoperto le ragioni della pazzia di Amleto. Claudio sembra più ansioso di ricevere questa informazione che non il resoconto degli ambasciatori, ma Polonio pensa sia meglio introdurli e il re acconsente. Entra Voltimando con la notizia del successo della sua missione in Norvegia: il re di quel paese ha indagato sulle azioni intraprese dal nipote Fortebraccio contro la Danimarca, ed intende porvi termine, anzi ha deciso di inviare il nipote con le forze da lui raccolte a combattere contro la Polonia e chiede a Claudio di garantire il passaggio delle truppe attraverso la Danimarca. Usciti gli ambasciatori, Claudio e la regina ascoltanto il discorso ampolloso che Polonio imbastisce per riferire dell'incontro fra Amleto e la figlia. Il Ciambellano legge una lettera d'amore che il principe ha scritto ad Ofelia. Claudio sembra soddisfatto della teoria di Polonio e chiede cosa si possa fare per averne ulteriore conferma. Polonio suggerisce un piano che evidentemente aveva già preparato: spiare l'incontro dei due innamorati di lontano, nascosti dietro un arazzo, in un luogo dove il principe è solito passare. Il re accondiscende e in quel momento fa il suo ingresso Amleto. Egli cammina tristemente e definisce Polonio un "fishmonger" (letteralmente "pescivendolo", gergale per un protettore) intimandogli di non lasciar andare la figlia in giro da sola perchè non abbia a concepire spontaneamente. Il discorso sembra ai presenti una conferma della teoria della delusione d'amore, come causa della pazzia di Amleto. Dopo uno scambio di battute satiriche che riguardano le letture di Amleto, entrano Rosencrantz e Guildenstern, salutati allegramente dal principe, che chiede loro cosa abbiano fatto per essere spediti in una prigione come la corte di Danimarca. I due replicano di essere venuti per fargli visita ma, alle sue pressanti domande, devono ammettere di essere stati invitati dal re e dalla regina con lo scopo di controllarlo. Infine Rosencrantz e Guildenstern informano Amleto dell'imminente arrivo di una compagnia di attori. Prima che questi facciano il loro ingresso Amleto confida loro che Claudio e Gertrude si ingannano sulle cause della sua pazzia e che egli è pazzo solo quando ve ne è la necessità. Entra Polonio con gli attori. Amleto dà loro il benvenuto e chiede loro di recitare un dialogo sulla morte di Priamo di cui ricorda le prime battute, cosa che gli attori fanno immediatamente. Amleto, entusiasta del saggio di recitazione offerto (cfr. Monologo dopo l'incontro con gli attori), chiede alla compagnia di recitare quella sera stessa davanti al re la "Morte di Gonzago", inserendovi una dozzina di righe scritte da lui stesso per l'occasione. Gli attori acconsentono. ATTO 3 Scena 1 La scena è ambientata nella stanza del castello dove deve svolgersi l'incontro fra Amleto e Ofelia. Sono presenti il re e la regina, circondati da Polonio, Ofelia, Rosencrantz e Guildenstern e altri cortigiani. Il re chiede a Rosencrantz e Guildenstern se abbiano niente di nuovo da dire circa lo stato d'animo del principe e i due rispondono che con "abile pazzia" egli si è astenuto dal dare risposte precise, ma che è sembrato interessato all'arrivo degli attori, ai quali ha già commissionato una recita per la sera stessa. Rosencrantz e Guildenstern escono ed è invitata a uscire anche Gertrude. Il re e Polonio si nascondono invece in attesa dell'incontro fra Amleto ed Ofelia. La fanciulla dovrà leggere un libro pio per far apparire naturale la sua presenza da sola in quel luogo. Entra Amleto, così assorto nei suoi pensieri che sulle prime non vede neppure Ofelia e pronuncia il suo monologo più famoso (cfr.Essere o non essere). Terminato il monologo, l'incontro con Ofelia inizia in modo gentile e corretto, quindi la fanciulla dichiara di voler restituire ad Amleto degli oggetti che le ha regalato. A questo punto le risposte di Amleto si fanno ambigue e pungenti, fino al punto in cui il principe consiglia alla ragazza di ritirarsi in un convento perchè non abbia a generare peccatori. "I am myself indifferent honest, but yet I could accuse me of such things that it were better my mother had not borne me". Quindi, ad un lungo elenco dei propri difetti, fa seguire l'improvvisa domanda su dove sia Polonio, per poi tornare ancora e ancora sulle attitudini peccaminose delle donne e sulla necessità che Ofelia si ritiri in convento. La lascia alla fine senza parole, in uno stato di disperazione. Il commento finale di Ofelia è un ritorno alla poesia dopo la prosa dell'ultima parte: la fanciulla ricorda come Amleto fosse un ideale cortigiano, soldato e studente, modello di finezza e di intelligenza e compiange la mente tanto nobile che vede sconvolta dalla pazzia ("O, what a noble mind is here o'erthrown!"). Claudio e Polonio escono dal loro nascondiglio. Il re ora rifiuta la teoria di Polonio sul mal d'amore e pensa che qualcosa di più grave turbi l'anima di Amleto, a tal punto da poter essere fonte di qualche pericolo. Decide pertanto di mandarlo in Inghilterra con la scusa di riscuotere un tributo dovuto alla Danimarca. Polonio suggerisce invece, prima di ricorrere a questo rimedio estremo, di far chiamare Amleto dalla madre perchè lei stessa lo interroghi sulla causa del suo stato. Egli stesso, nascosto nella stanza, ascolterà la loro conversazione. Se neppure questo incontro sarà risolutivo, Amleto partirà per l'Inghilterra. ATTO 3 Scena 2 Amleto fa il suo ingresso nella sala del castello e spiega agli attori il suo concetto ideale di recitazione, quindi Polonio, Rosencrantz e Guildenstern vengono a riferire che il re a la regina assisteranno allo spettacolo. Mentre si attende il loro arrivo, il principe chiama da parte Orazio e gli confida che lo ritiene l'uomo più giusto che abbia incontrato ed il suo più vero amico. Gli espone dunque le rivelazioni del fantasma e gli chiede di osservare le reazioni del re durante la rappresentazione: se l'atteggiamento di Claudio non tradirà la sua colpa, il fantasma che ha visto è stato probabilmente diabolico inganno. Entra la corte e dopo un breve scambio di battute fra il principe, Polonio ed il re, la regina invita Amleto a sedere accanto a lei per assistere allo spettacolo, ma questi preferisce la compagnia di Ofelia, che però continua a trattare senza alcun rispetto. Al loro ingresso sulla scena, gli attori inscenano innanzitutto un mimo, che riassume la trama del dramma: un re ed una regina si abbracciano con affetto, quindi l'uomo si distende in un giardino e si addormenta e la donna si allontana. Si avvicina un altro uomo, prende fra le mani la corona del dormiente e la bacia, poi gli versa del veleno nell' orecchio. Al ritorno la regina scopre il marito morto e si dispera. Torna l'omicida con altri cortigiani e tenta di consolarla. Quando il corpo viene trascinato via l'avvelenatore abbraccia la regina che, dopo qualche resistenza, accetta il suo amore. Gli attori che impersonano il re e la regina tornano sulla scena per dare inizio alla rappresentazione, in cui viene sottolineata più l'infedeltà della regina che non l'omicidio del re. Le reazioni di Gertrude sembrano discolparla da una complicità nell'assassinio. Intanto Claudio, allarmato, chiede ad Amleto se vi sia offesa nell'intreccio del dramma. Quando un attore comincia a descrivere dettagliatamente le proprietà mortali del veleno e lo versa nell'orecchio del re addormentato, Claudio si alza e lascia la sala. Amleto reagisce con isterica gioia e invita i musici a suonare per lui. Entrano Rosencrantz e Guildenstern, per riferire che il re è fuori di sè e che sua madre è molto afflitta e vorrebbe conferire con lui prima che si ritiri. Di nuovo Rosencrantz e Guildenstern cercano, senza risultato, di ottenere da Amleto una risposta chiara circa le origini del suo malessere. Sopraggiunge Polonio e ribadisce il desiderio della regina di parlare ad Amleto. Il principe accetta. Allontanatisi Rosencrantz, Guildenstern e Polonio, Amleto, passata l'euforia, cade in uno stato cupo e minaccioso che lo dispone all'omicidio, ma si impone di non perdere i naturali sentimenti di affetto filiale verso la madre, per quanto crudelmente possa accadergli di parlare. ATTO 3 Scena 3 Il re sta parlando con Rosencrantz e Guildenstern in una sala del castello relativamente al pericolo che la pazzia di Amleto rappresenta ormai per lui. Li informa della necessità di mandare Amleto in Inghilterra accompagnato da loro. C'è uno scambio di battute in cui Rosencrantz e Guildenstern deprecano il regicidio, quindi il re conclude il discorso invitandoli ad affrettare i preparativi per la partenza. Entra Polonio per annunciare che Amleto si è avviato verso le stanze della madre e che lui stesso si appresta ad ascoltare non visto la loro conversazione. Rimasto solo, Claudio da libero sfogo ai sensi di colpa che lo tormentano (cfr. Rimorsi del re). ATTO 3 Scena 4 Siamo nella stanza di Gertrude al castello. Polonio dice alla regina che Amleto la raggiungerà a momenti e che lei dovrà dirgli di non poter sopportare più a lungo da parte sua un tale comportamento. All'arrivo di Amleto, Gertrude esordisce con l'accusarlo di aver offeso gravemente il padre, accusa che il principe ritorce su di lei ("Mother, you have my father much offended"). Le battute aspre si incrociano senza che Gertrude possa scoprire ciò che le preme di sapere. Propone quindi ad Amleto di lasciarla. Il principe è in uno stato d'animo turbato e minaccioso e forza la madre a sedersi. L'espressione di lui è così terribile che Gertrude geme di paura e Polonio, dietro l'arazzo, tradisce la sua presenza. Amleto snuda la spada e lo trafigge, credendolo il re. Quando la regina chiede cosa abbia fatto per meritare tanta crudeltà, Amleto le descrive senza mezzi termini la spudoratezza e l'ipocrisia con la quale ella ha rotto le sue promesse matrimoniali. Più volte la regina cerca di interrompere il figlio perchè smetta di tormentarla con "parole come pugnali", ma Amleto continua ad accusarla fino a strapparle per la terza volta un angosciato "No more". A questo punto riappare il fantasma e Amleto sembra improvvisamente in grado di contenere la sua furia verso la regina in lacrime. Il principe chiede allo spirito se sia tornato per rinvigorire in lui un proposito di vendetta che sembra aver perso il suo slancio, ma questi lo invita a parlare alla madre. Gertrude non vede il fantasma e osserva con stupore il dialogo di Amleto con il vuoto. Quando il principe insiste nel descriverle lo spirito del padre, ella ribatte che si tratta solo di un'allucinazione prodotta dalla pazzia. Amleto nega di essere pazzo e per provarlo dice di essere in grado di ripetere ogni parola che ha pronunciato finora e invita la madre a non sottovalutare quanto le ha detto con la scusa della pazzia, perchè ciò corromperebbe ancor più la sua anima. Nel tentativo di salvarla, la invita poi e pentirsi del male fatto. Più calmo, appare ora dispiaciuto di esser stato così rude, chiede alla regina di "perdonargli questa sua virtù" ("forgive me this my virtue"). I due si apprestano a lasciarsi. Ora, per la prima volta, Amleto sembra considerare l'uccisione di Polonio e calarsi nel ruolo di flagello di Dio ("but heaven hath \ pleased it so, \ to punish me with this, and this with me,\ That I must be their scourge and minister."). Chiede alla madre di non parlare al re della sua falsa pazzia, poi le rammenta che sta per partire per l'Inghilterra e le confessa di non fidarsi nè della lettera sigillata che Claudio sta per inviare, nè dei suoi compagni di studi Rosencrantz e Guildenstern. ATTO 4 Scena 1 Il re e la regina, accompagnati da Rosencrantz e Guildenstern, entrano in un'altra stanza del castello subito dopo l'uccisione di Polonio. Dopo aver fatto allontanare Rosencrantz e Guildenstern, la regina descrive in disparte al re l'assassinio del Ciambellano da parte del "pazzo" Amleto. Claudio, più che mai convinto della necessità di allontanare Amleto inviandolo in Inghilterra, fa richiamare Rosencrantz e Guildenstern e chiede loro di trovare il principe e di portare il corpo di Polonio nella cappella, quindi manifesta il proposito di riunire il consiglio e riferire a tutti l'accaduto. ATTO 4 Scena 2 Rosencrantz e Guildenstern raggiungono Amleto mentre questi ha appena sotterrato il corpo di Polonio. L'atteggiamento del principe verso di loro è satirico: li accusa di aver perso ogni prerogativa umana nel momento in cui si sono messi al servizio del re e che l'unica ricompensa che avranno per aver venduto la loro anima sarà la distruzione da parte di chi li usa. ATTO 4 Scena 3 Claudio fa un resoconto della situazione ad alcuni suoi consiglieri. Dice di voler tenere sotto controllo Amleto, ormai divenuto pericoloso per lo stato, e manifesta il proposito di spedirlo in Inghilterra. Entrano Rosencrantz e Guildenstern dicendo di non aver potuto trovare il corpo di Polonio, ma di aver condotto con loro il principe, che attende fuori della stanza. Amleto, interrogato su dove sia il cadavere, risponde che Polonio è ad una cena in cui, anzichè mangiare, è mangiato. Dopo aver inviato degli attendenti alla ricerca del corpo, Claudio informa ufficialmente Amleto della necessità di partire per l'Inghilterra. Rimasto solo, Claudio rivela al pubblico che la sua lettera al re d'Inghilterra richiede l'immediata esecuzione di Amleto, poi lascia la scena. ATTO 4 Scena 4 La scena si apre la mattina successiva su di una strada prossima al confine danese. Entra Fortebraccio col suo esercito e comanda al capitano di portare i suoi saluti al re di Danimarca e di ricordargli l'impegno di lasciar passare l'esercito Norvegese diretto verso la Polonia. Il capitano resta solo sulla scena e a questo punto compare Amleto che, accompagnato da Rosencrantz e Guildenstern, è sulla via dell'imbarco. Amleto interroga il capitano quanto alle ragioni della spedizione norvegese e ne commenta gli intenti, quindi chiede agli uomini che lo accompagnano di precederlo e resta solo sulla scena. Pronuncia a questo punto il suo quarto monologo. La vista dell'esercito in partenza per una guerra inutile, giustificata solo da un punto d'onore, suscita in lui nuovamente il rimorso per l'inazione rispetto ad una vendetta che egli continua a procrastinare e lo induce a porsi di nuovo il problema di quali cause possano averlo spinto a ritardare tanto l'esecuzione della sua missione. ATTO 4 Scena 5 Siamo di nuovo al castello di Elsinore dopo circa un mese dagli ultimi eventi rappresentati. Entra la regina con Orazio ed un altro gentiluomo. I due cercano di persuadere Gertrude ad incontrare Ofelia, ma la regina continua a rifiutare. Orazio ed il collega le spiegano lo stato critico della ragazza, che potrebbe concepire propositi insani. I gentiluomini lasciano la scena e la regina ammette che il suo senso di colpa non le permette di confrontarsi con nuove disgrazie. Entra Ofelia in stato di evidente alterazione mentale e sembra non riconoscere la regina. Canta due frammenti di canzoni che parlano di un amante morto e seppellito. Quando entra Claudio la fanciulla sta ancora cantando, ed il re conclude che la sua pazzia è causata dalla morte del padre. Claudio elenca le disgrazie accadute: l'uccisione di Polonio, l'esilio di Amleto, la confusione del popolo circa la morte del Ciambellano (sepolto in segreto), il ritorno clandestino di Laerte dalla Francia e, per di più, il sospetto diffuso fra il popolo che lo stesso re Claudio sia responsabile della morte del Ciambellano. A questo punto fa irruzione Laerte, che ha raccolto una folla di facinorosi e reclama vendetta per la morte del padre. I regnanti cercano di indurlo alla calma e Claudio afferma che può provare di essere innocente della morte di Polonio. A questo punto rientra Ofelia e Laerte è gravemente turbato nel constatare lo stato mentale della sorella. Ofelia distribuisce fiori ai presenti e canta della morte del padre, poi esce. Ora Claudio spiega a Laerte le circostanze della morte di Polonio e si dichiara pronto ad aiutarlo nel portare a compimento la sua vendetta contro i veri colpevoli. ATTO 4 Scena 6 La scena sesta ha luogo in una stanza del castello contigua alla precedente. Orazio è stato convocato qui per incontrare dei marinai che hanno chiesto di lui. Riceve da loro una lettera di Amleto che ne descrive le avventure in mare come segue: dopo due giorni di navigazione l'imbarcazione è stata abbordata da una nave pirata; durante la battaglia Amleto si è ritrovato solo sulla nave nemica e prigioniero dei pirati, che lo hanno però trattato con riguardo e liberato. Chiede perciò ad Orazio di fare in modo che questi uomini possano far pervenire in tutta sicurezza al re le lettere che egli stesso ha scritto e desidera che Orazio si faccia accompagnare da questi buoni amici fino a lui. Orazio accompagna i pirati dal re. ATTO 4 Scena 7 La scena si sposta in un'altra stanza del castello dove il re ha un colloquio con Laerte, il quale vuol sapere come mai Claudio non abbia fatto immediatamente giustiziare l'assassino del padre. Il re risponde che ciò è avvenuto per due ragioni: per l'amore della regina sua madre verso Amleto e per la popolarità goduta dal principe fra la gente di Danimarca. A questo punto giunge un messaggero con le lettere di Amleto. Claudio ne è profondamente turbato e ne legge il contenuto a Laerte. Amleto scrive di essere tornato, privo di ogni bene, sul suolo danese e di avere intenzione di presentarsi al re il giorno dopo, per dare un resoconto delle strane circostanze del suo ritorno. Laerte gioisce dell'occasione che gli viene presentata di vendicarsi, e Claudio concepisce un piano per liberarsi di Amleto in modo che la sua morte sembri del tutto accidentale. Racconta che due mesi prima un visitatore normanno ha lodato davanti ad Amleto l'abilità di Laerte come schermidore, suscitando nel principe il desiderio di affrontarlo a duello. L'idea di Claudio è quella di far affrontare Amleto e Laerte al fioretto. Il principe non è solito controllare le armi e Laerte potrà procurarsi un fioretto appuntito con cui ucciderlo. Laerte acconsente, ed aggiunge che, per maggior sicurezza, immergerà la punta della sua arma nel veleno, cosicchè anche un graffio risulterà fatale. Claudio, non contento, concepisce anche un piano supplementare, che consiste nel preparare un calice avvelenato dal quale il principe berrà, nel caso la sete lo colga durante l'incontro. Entra Gertrude con la triste notizia che Ofelia si è affogata e descrive la scena della sua morte. Laerte, sopraffatto dal dolore, lascia la stanza. Il re e la regina lo seguono per confortarlo. ATTO 5 Scena 1 La scena ha luogo in un cimitero nei pressi del castello di Elsinore il giorno seguente. Due becchini, interpretati da clowns, discutono sul rito funerario della donna per cui stanno preparando la tomba. Sembra che ella sia destinata ad avere sepoltura cristiana, per quanto si tratti di una suicida. Il capo becchino manda il suo attendente a prendere del liquore e continua a scavare, cantando una gioiosa canzone d'amore. A questo punto entrano Orazio e Amleto e quest'ultimo appare sorpreso dal fatto che il becchino manchi così di sentimento. Orazio replica che si tratta dell'effetto dell'abitudine e Amleto concorda. Il becchino getta ora verso di loro un teschio e Amleto riflette sulla vanità dei desideri umani ed esprime le sue riflessioni sulla morte che si protraggono fino al momento in cui vede approssimarsi un corteo funebre guidato dal re. Il principe nota dai paramenti che si tratta del funerale di un suicida e, con Orazio, si apparta per vedere non visto. Entrano il re, la regina, Laerte ed il ministrante. Amleto comprende che si tratta del funerale di Ofelia e, nel momento in cui Laerte si slancia sulla tomba della sorella imprecando contro di lui, si avvicina e chiede se Laerte abbia diritto a tanto dolore quando lui, "Amleto il danese" è presente e si getta anche lui sul feretro. I due cominciano a lottare. Dopo aver dimostrato in un drammatico scambio di battute, di non essere affatto consapevole della propria responsabilità per la morte di Polonio e di Ofelia e per la profanazione del funerale di quest'ultima, improvvisamente Amleto si volta e si allontana. Claudio ordina ad Orazio di seguirlo e invita Laerte a mantenere la calma, tenendo a mente le decisioni della notte precedente. ATTO 5 Scena 2 La scena finale si svolge nel salone principale del castello di Elsinore, subito dopo il funerale. Amleto entra conversando con Orazio e per spiegargli il suo recente comportamento pronuncia quello che è forse il monologo più significativo del dramma. Parla della sua esperienza sulla nave ed esprime la convinzione che il destino umano sia nelle mani di Dio. Quindi racconta come, incapace di dormire durante il viaggio per mare, avesse lasciato la sua cabina per recarsi in quella di Rosencrantz e Guildenstern e di lì avesse sottratto un pacco di lettere per poi leggerle nella sua stanza. Scoperto l'inganno del re ai suoi danni, aveva modificato lo scritto in cui Claudio chiedeva di ucciderlo in modo tale che il re d'Inghilterra avrebbe messo a morte al suo posto i latori della missiva. Orazio sottolinea la necessità di agire rapidamente, dato che presto il re sarà messo al corrente del risultato della spedizione in Inghilterra. D'altro canto Amleto sembra solo ora consapevole del dolore che ha arrecato a Laerte e appare intenzionato a riguadagnarsi la sua stima. In quel momento entra Osric con un messaggio di benvenuto da parte di Claudio. Amleto motteggia il cortigiano, finchè fa il suo ingresso un altro uomo del re, per sapere se Amleto intenda affrontare Laerte immediatamente o voglia posticipare il duello. Il principe si dichiara pronto a battersi. Quando si trovano di nuovo soli, Orazio invita Amleto a rinviare l'incontro, ma questi replica con le famose parole:"There is a special providence in the fall of a sparrow. If it be now, 'tis not to come; if it be not, yet it will come. The readiness is all." Sopraggiungono il re e la corte al suono di trombe e tamburi. Mentre si fanno i preparativi per l'incontro il re pone la mano di Laerte in quella di Amleto in segno di riconciliazione. Amleto si scusa attribuendo i suoi atti alla pazzia. Laerte dice di non potersi riconciliare con Amleto finchè dei maestri di comprovato onore possano dimostrargli che la sua reputazione non sarà intaccata da questa pace. Fino ad allora, comunque, non farà torto alla profferta di amicizia di Amleto. Si abbracciano e scelgono i fioretti. Claudio chiede che del vino venga posto sulla tavola e annuncia che se Amleto colpirà Laerte nei tre primi scambi berrà alla sua salute. Comincia il duello e al primo scambio Amleto colpisce Laerte. Il re interrompe l'incontro per bere alla salute del principe, ma questi rifiuta di partecipare al brindisi. Appena lo scontro riprende, Amleto tocca nuovamente. La regina si avvicina al figlio per tergergli la fronte con un fazzoletto e, trovandosi vicina al tavolo dove è preparata la coppa avvelenata, (che è stata preparata per Amleto), annuncia che anche lei farà un brindisi. Il re la richiama con veemenza, ma lei insiste e beve. Al terzo scambio Laerte, combattendo al meglio delle sue forze, induce Amleto ad indietreggiare al limite della pedana. Rabbiosamente riesce a colpirlo e questi si rende conto che Laerte usa un fioretto irregolare. Prende allora a schermare con tale impeto che si impadronisce del fioretto di Laerte, con il quale ferisce gravemente l'avversario. A questo punto il re vorrebbe interrompere il duello, mentre Amleto si dichiara pronto a continuare. La contesa termina quando la regina crolla a terra. Claudio sostiene che è venuta meno alla vista del sangue, ma Gertrude grida che la bevanda è avvelenata. Amleto, dinanzi alla palese colpevolezza del re, ormai evidente a tutta la corte, ordina che vengano chiuse le porte, ma viene a sapere da Laerte che non gli resta molto da vivere a causa del fioretto avvelenato. Allora rivolge la sua spada verso Claudio, ma la folla grida al regicidio. Amleto costringe il re a bere il vino avvelenato. Alla morte di Claudio, Laerte rivolge al principe le sue ultime parole, Amleto, da parte sua, vorrebbe spiegare l'accaduto alla corte, ma con le ultime forze può solo chiedere a Orazio: "report me and my cause aright\ To the unsatisfied". Orazio vorrebbe bere lui stesso del vino avvelenato per seguire la stessa sorte dell'amico, ma Amleto glielo impedisce. Si ode un fragore all'esterno: Fortebraccio torna dalla sua conquista della Polonia. Amleto non ha abbastanza energie restanti per scoprire l'effetto del suo mandato al re di Inghilterra; si preoccupa invece della successione e prevede che la scelta cadrà su Fortebraccio, al quale proclama morendo il suo appoggio. Subito dopo la morte di Amleto, fa il suo ingresso Fortebraccio con gli ambasciatori inglesi. Amleto Il mistero è la principale caratteristica del carattere di Amleto e si manifesta in primo luogo nell'ambiguità della sua pazzia. A corte Amleto agisce e parla come un pazzo, ma svela per ben tre volte (ad Orazio, a Rosencrantz e Guildenstern ed alla madre) di agire in tal modo volutamente e con uno scopo preciso. Veniamo a sapere da Ofelia che, prima della morte del padre, egli era un cortigiano, un soldato ed uno studente modello. Il matrimonio incestuoso della madre con lo zio lo getta in uno stato d'animo cupo e denso di propositi suicidi (manifestati ripetutamente nei monologhi). E' in questa situazione emotiva anche quando si confronta col fantasma del padre e con la rivelazione dell'omicidio. Il suo mandato è la vendetta, eppure nei due mesi successivi all'incontro con il fantasma non compie alcun gesto concreto in questa direzione, ma si limita a turbare la corte con il suo agire irrazionale. Questa finta malattia mentale, anzichè proteggere Amleto, ottiene di allarmare lo zio, che prima cerca di scoprirne le cause poi, preoccupato per la propria stessa vita, decide di allontanare il nipote incaricandolo di una missione senza ritorno in Inghilterra. Nel frattempo l'incapacità di accettare la realtà della vita o di agire per distruggerne i mali tormenta Amleto molto più di quanto la sua bizzarra condotta non infastidisca coloro che lo circondano. In primo luogo si accusa di codardia, poi razionalizza la sua incapacità di agire ritenendola un frutto dei suoi dubbi circa la vera natura del fantasma (forse diabolica). E infine quando, grazie allo stratagemma della rappresentazione teatrale, riesce a smascherare lo zio, è colto da una momentanea, insana felicità ma continua a meditare il suicidio ed a motteggiare crudelmente Ofelia. La sua prima, vera reazione avviene durante il dialogo con la madre e sembra che misteriosamente la direzione della sua rabbia sia sempre distorta più verso la regina che verso il re, anche ora che la colpevolezza di quest'ultimo è certa. Questa insistenza sulle colpe materne, insieme a certe allusioni che tornano ricorrenti nei discorsi con Ofelia relativamente alla "falsità" e alla "fragilità" femminili, hanno spinto alcuni commentatori ad interpretare il personaggio di Amleto in chiave freudiana. Comunque sia, è solo dopo la riconciliazione con Gertrude che la realtà comincia ad apparirgli diversa e che può compiere il suo mandato. Polonio La principale caratteristica di Polonio è l'autoadulazione e l'autocompiacimento. Trattiene la partenza del figlio per Parigi con una sequela di insegnamenti moraleggianti che non hanno nulla a che vedere con la sua pratica di vita. E' vecchio e così orgoglioso della sua superficiale saggezza che quando viene a sapere della relazione fra Amleto ed Ofelia decide immediatamente che le intenzioni di Amleto debbano essere disoneste. E' maestro nell'arte del sotterfugio e dello spionaggio. Arriva al punto di dare una lezione su questi nobili metodi al servo Reinaldo, che manda a Parigi per spiare il figlio Laerte. Orazio A differenza di Laerte, che torna da Parigi per assistere all'incoronazione del nuovo re, e di Rosencrantz e Guildenstern, che sono stati chiamati, Orazio è venuto in Danimarca da Wittenberg per i funerali del padre di Amleto ed è rimasto per confortare l'amico. Quando Amleto incontra il fantasma, Orazio cerca di calmarlo, e nei due mesi successivi conquista l'affetto del principe con il suo comportamento misurato, la sua integrità ed il suo riserbo. Amleto parla di lui come di una persona in cui "passione e giudizio sono ben commisti" ed è a lui che si rivolge quando fa ritono in Danimarca dopo l'avventuroso viaggio in Inghilterra. Quando, al cimitero, Amleto si lascia andare a tristi riflessioni sulla morte, è di nuovo Orazio che tempera la sua eccessiva sensibilità col dire "'Twere to consider too curiously, to consider so". Orazio tenta di dissuadere Amleto dal duello con Laerte ed alla fine vorrebbe seguire la stessa sorte del principe bevendo dalla coppa avvelenata. Con la sua capacità di accettare serenamente gli eventi, deve sopravvivere ad Amleto per esercitare la sua positiva influenza sul ricostituirsi dello stato. Ofelia Ofelia è figlia di Polonio e sorella di Laerte. Come figlia del lord Ciambellano, Ofelia ha dovuto convivere da sempre con la sua mentalità retriva e con la sua visione negativa del genere umano. Tuttavia è ancora capace, forse grazie alla sua innocenza, di destare l'amore di Amleto. E' di carattere debole e facilmente è manipolata dai familiari. Così, nonostante le lettere d'amore di Amleto l'abbiano realmente commossa, crede al fratello, che descrive l'amore di Amleto come ingannevole e presta ascolto ai facili moralismi di Polonio. Ormai confusa, si presta ad agire da esca per coloro che intendono spiare Amleto. Suggestionato dalle parole del fantasma e disgustato dal comportamento della madre, Amleto è deluso dal genere femminile e la rifiuta. E'allora che Ofelia capisce la forza del suo affetto per Amleto, ma è troppo tardi. Prima il rifiuto dell'amante, poi la morte del padre, spezzano le sue esili forze e la ragazza impazzisce. Si aggira pronunciando frasi incoerenti e cantando stralci di vecchie canzoni. Quasi per caso, appendendo una ghirlanda al ramo di un albero sospeso sul fiume, Ofelia cade in acqua ed annega. Laerte Laerte, figlio di Polonio e fratello di Ofelia, è un giovane la cui buona indole è stata distorta dalla preoccupazione per le apparenze, tipica del padre. Dopo una breve comparsa a corte per l'incoronazione di re Claudio, sul punto di tornare a Parigi, tiene alla sorella un lungo discorso sull'importanza di proteggere la castità della sorella da Amleto. A questo consiglio Ofelia, probabilmente a conoscenza dei modi di agire del fratello, replica che egli non dovrebbe insegnarle l'austerità di costumi senza praticarla egli stesso. Quello relativo alla severità di costumi di Laerte è un sospetto che viene rafforzato quando il padre ordina al servo Reinaldo di spiarlo. Evidentemente Laerte predica una morale che non mette in pratica e, proprio come il padre, è convinto che esistano per i due sessi due pesi e due misure. Quando viene a sapere delle oscure circostanze della morte del padre, Laerte è toccato nel suo senso dell'onore e torna in Danimarca per vendicarsi. Riesce persino a raccogliere una folla di facinorosi per assalire il castello. La vista della pazzia della sorella gli causa un sincero dolore, che manifesta apertamente abbandonando la scena, eppure ciò che più lo ferisce sembra essere il fatto che il funerale del padre sia stato anonimo ed oscuro, senza onore di rito e di trofei. Al contrario di Amleto, che, trovando il re inginocchiato, ha posticipato la sua vendetta, egli ucciderebbe il principe "tagliandogli la gola in chiesa" pur di avere soddisfazione. Il comportamento di Amleto ai funerali di Ofelia lo conferma nei suoi propositi. Nella conclusione del dramma è offerta a Laerte l'opportunità di desistere dalla vendetta: Amleto gli stringe la mano e si scusa, adducendo a giustificazione la sua pazzia. Ma Laerte, troppo invischiato nelle regole formali dell'onore, pur accettando di cuore la sua amicizia, rinvia la riconciliazione al momento in cui un gruppo di maestri delle regole di corte gli possa assicurare che la sua reputazione non ne sarà intaccata. Laerte si riscatta quando ormai tutto è perduto, offrendo e ricevendo il perdono ed informando Amleto dei propositi di Claudio. Gertrude Madre di Amleto, solo un mese dopo la morte del padre ne ha sposato lo zio. Gertrude è la donna che causa il tormento morale ed il disprezzo per la carne nell'animo di Amleto e che allo stesso tempo trattiene Claudio dall'eliminare brutalmente il nipote. Eppure non è un carattere eccezionale. Bisogna a questo punto ricordare che le parti femminili nel teatro elisabettiano erano interpretate da ragazzi e che di conseguenza l'autore tendeva a non concepire per esse un eccessivo onere nella recitazione. Gertrude non interpreta lunghi monologhi, ma da ciò che dice si deduce che si tratta di una madre attenta ed amorevole, che non è stata complice dell'omicidio del marito e che insiste nel voler vedere solo il lato positivo della vita, evitandone per quanto può gli aspetti oscuri. Rifiuta di incontrare Ofelia quando essa è sconvolta dalla morte del padre perchè pensa di non poter resistere a tanto dolore e quando la ragazza muore ne descrive la fine in modo tenero e perfino poetico. Spirito positivo, non crede alla esistenza del fantasma del marito, che Amleto le descrive. Il rifiuto di Amleto di dimenticare il padre morto e di accettare il suo affrettato matrimonio con lo zio le causa una vera infelicità, e accondiscende a tutti i piani di Claudio e di Polonio per scoprire le ragioni della pazzia del figlio, nella ingenua speranza di recuperare la serenità. Quando deve fronteggiare il biasimo e la condanna del figlio in un incontro faccia a faccia, la sua prima reazione è quella di troncare il dialogo piuttosto che ascoltare l'elenco delle colpe che le vengono attribuite. Alle reiterate accuse, risponde con l'orgoglio di una coscienza innocente ("What have I done that thou dar'st wag thy tongue\ In noise so rude against me?") dimostrando una assoluta mancanza di autocritica, poi comincia a dubitare di se stessa ed a provare un senso di colpa che neanche l'idea di una ipersensibilità del figlio può far svanire. Tanto che dopo questo scambio di battute, tornata dal re, non gli rivela che Amleto le ha detto di fingersi pazzo, senza esserlo affatto. Solo la morte per avvelenamento può alla fine convincerla definitivamente della colpevolezza di Claudio. Claudio All'inizio del dramma Claudio è un uomo che ha saputo conquistarsi ciò che desiderava e che confida totalmente nella sua capacità di mantenerlo. Un talento effettivo Claudio deve averlo avuto, perchè come uomo politico è riuscito ad assicurarsi il trono scalzando il nipote, e come uomo è stato capace di suscitare l'amore di Gertrude. Ora che ha il trono e la regina, vuole solo la pace necessaria per goderseli e a questo scopo il suo primo passo è quello di cercare di superare anche le resistenze del nipote, invitandolo a restare in Danimarca a godere dei suoi favori. Ma se Amleto mostra di essere ancora in profondo lutto dopo due mesi dalla morte del padre, dopo quattro mesi il suo comportamento è diventato pericolosamente provocatorio. Il principe è l'unico ostacolo alla felicità di re Claudio, che prima manda delle spie (Rosencrantz e Guildenstern) per tentare di svelare il segreto del suo comportamento, poi si convince di essere in pericolo di vita e decide di mandare il nipote in Inghilterra per farlo eliminare. Claudio, al contrario di Amleto, è un uomo d'azione e trova delle risposte in ogni circostanza. Le sue iniziative sono immediate: provocato indaga, minacciato si difende, smascherato prega, ma anche davanti al cielo riconosce di non voler cedere i benefici acquisiti. E' uno spirito concreto, amante dei piaceri e del bere. I suoi sensi di colpa non sono sufficienti a dominare i suoi istinti. Sempre fiducioso nella sua abilità di forgiare il proprio destino, il re affastella trama su trama per preservare le sue conquiste e alla fine i suoi stessi piani lo travolgono.