Comunicazione Non Verbale (CNV)
Comunicazione non verbale (CNV) = tutto ciò che ha a che fare con:
1. la voce (timbro, volume, ritmo, tono, inflessione) = comunicazione paraverbale;
2. il corpo: postura, mimica, gestualità, prossemica = comunicazione non verbale
corporea
Comunicazione paraverbale
La comunicazione paraverbale è uno dei codici comunicativi che formano la comunicazione
umana.
In particolare la paralinguistica, si occupa dei fenomeni che sono collaterali (para), vicini,
collegati alla parola (verbale), pur non essendo coincidenti con la parola stessa.
Sono per esempio, l’intonazione o l’inflessione della voce, le variazioni del tono o del volume
della voce, la presenza di pause o di silenzi nell’andamento del discorso.
Il paraverbale studia quindi il TONO, il VOLUME, la VELOCITA’ della voce, così come le PAUSE, i
SILENZI, le ESITAZIONI ecc.
La comunicazione paraverbale soddisfa le seguenti funzioni:
1. Rivelare le emozioni di chi è coinvolto nello scambio comunicativo, come ad esempio,
gioia, disgusto, paura, rabbia, sorpresa, tristezza;
2. Creare una maggiore attenzione degli interlocutori e un maggiore interesse nell’ascolto.
(non a caso una voce monotona ha un effetto noioso per gli ascoltatori);
3. Rafforzare o meno alcune parti del discorso;
Caratteristiche della voce:
Timbro = l’insieme delle caratteristiche individuali/personali della voce; è il “colore” della
voce; dipende dalle parti del corpo (naso, laringe, diaframma ecc.) che l’individuo utilizza
prevalentemente per amplificare il suono; può essere rauco, nasale, squillante ecc.
Tono = definisce l’altezza o la frequenza della voce; indica l’intenzione che si vuole dare alla
comunicazione; può essere acuto o grave:
Tono grave: esprime minaccia, oppure insicurezza, timore
tono acuto: esprime gioia, oppure ira, eccitazione
Volume = è l’intensità del suono; può essere forte-piano, alto-basso; dipende dalla distanza
tra gli interlocutori o dai rumori presenti, ma anche è espressione dello stato d’animo della
persona in quel momento:
Volume alto: serve a dare enfasi ad un concetto; ad affermare il proprio ruolo; esprime
ansia, invadenza, rabbia;
Volume basso: può essere utilizzato per creare un effetto di dominanza costringendo gli
altri al silenzio; oppure, segnala mancanza di sicurezza, infelicità, sottomissione.
Velocità = rapidità con cui si emettono i suoni e alternanza di parlato e pause; può essere
veloce, lento, medio:
Eloquio veloce: esprime nervosismo, agitazione, paura di esporsi e competere;
Eloquio lento: esprime calma, riflessione, flemma, ma anche titubanza, insicurezza,
indecisione. Rischia di non tenere desta l’attenzione.
In conclusione, bisogna sottolineare come la voce sia l’elemento comunicativo più difficile da
governare in assoluto: se si riesce in qualche modo a controllare un’espressione facciale, non si
può fare altrettanto con le intonazioni vocali. Essa rivela l’imbarazzo dei timidi così come la
sicurezza degli estroversi, oppure segnala le contraddizioni di chi sta mentendo.
Comunicazione non verbale corporea
1. Postura
Postura = indica il modo in cui un individuo si pone con il corpo nello spazio.
Per osservare la postura di una persona bisogna tenere conto di due aspetti:
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a. congruenza tra la posizione di chi comunica e ciò che dice. Infatti, il modo in cui una persona si pone
nello spazio ci dice qualcosa sul suo stato interiore;
b. posizione di chi comunica rispetto all’interlocutore.
Per quanto riguarda il punto a., il libro1 sottolinea come le seguenti posizioni riflettono uno stato di animo o
condizione interiore della persona
• stato di rilassatezza: arti in posizione simmetrica, mani, collo, spalle rilassate, viso disteso; se seduti, ci si
appoggia allo schienale
• stato di tensione: posizione del corpo o di parti del corpo asimmetriche, rigidità muscolare
• superiorità. Posizione eretta ma non rigida, spalle rilassate non ricurve, torace aperto, respirazione
regolare non bloccata a livello di diaframma,
• inferiorità: testa incassata tra le spalle, braccia incrociate, busto inclinato in avanti quasi volesse farsi
“piccolo” ed evitare il confronto con l’altra persona (quella inclinata in avanti, in molte culture,
viene decodificata come posizione di accettazione o addirittura di sottomissione, se eccessiva).
Per quanto riguarda il punto b, il libro parla del fenomeno del “ricalco”.
Cos’è il ricalco? E’ un fenomeno che consiste nel ricalcare, nel ricopiare
la postura del nostro interlocutore quando parliamo: se mette le braccia
lungo i fianchi, le metto anch’io; se incrocia le bracca, le incrocio
anch’io. Il ricalco è un fenomeno spontaneo che si osserva soprattutto tra
persone che in un detrminato momento sono in perfetta sintonia (es.
coppia di innamorati o di amici); ma si può riprodurre intenzionalmente
quando si vuole ottenere un rapporto empatico, fluido.
Il ricalco serve a stabilire una relazione con la persona che ci sta di
fronte. In pratica, si riproducono alcuni degli atteggiamenti verbali e non
verbali dell’interlocutore, come il tono della voce, la postura o il modo di
parlare. Scopo del ricalco è entrare in sintonia con la persona a cui ci
rivolgiamo. Se condotto con cautela e discrezione, il ricalco porterà
l’interlocutore a fidarsi di noi e a percepirci – (anche a livello inconscio)
– come ”simile” a lui.
2. Mimica
Mimica = indica i movimenti del viso, in generale, e anche i movimenti delle singole parti del viso.
Il viso è lo strumento più specializzato ed evolutivamente più antico per l'espressione delle emozioni. Fin
dagli studi di Darwin (1872, “L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali”), si è studiato
analiticamente come il viso possa esprimere un gran numero di emozioni.
L'espressione delle emozioni è in larga misura universale, cioè comune a tutti gli uomini e donne: è stato
dimostrato che le emozioni cosiddette "fondamentali", come rabbia, paura, tristezza, gioia, sorpresa,
disgusto sono espresse e interpretate nello stesso modo da soggetti appartenenti a culture diverse (un
Polinesiano capisce se un Americano è arrabbiato o sorpreso e viceversa).
Le parti più espressive del viso sono gli occhi e la bocca.
Occhi - Mantenere il contatto oculare diretto (=guardare le persone negli occhi quando ci parlano) è indice di
sicurezza. Ma non bisogna essere invasivi dell’altro e sapere comprendere quando l’altro manifesta difficoltà
a reggere lo sguardo altrui.
Chi mantiene un buon contatto oculare comunica all’altro il proprio interesse.
Viceversa, la persona che non guarda negli occhi l’interlocutore crea disagio perché diventa difficile capire
se è interessata a voi o no.
1
G. Colli Tecniche di comunicazione dei servizi aziendali (edizione Clitt)
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La bocca
La bocca comunica non solo attraverso la sua posizione o movimento, ma anche attraverso la congruenza
con le altre parti del viso.
Ad esempio, se la bocca sorride ma non gli occhi, la persona non è del tutto sincera nella sua comunicazione.
Invece, la mimica della felicità è manifestata nel seguente modo:
- gli angoli della bocca sono tirati indietro e tendono verso l’alto
- la bocca può essere chiusa o aperta, scoprendo eventualmente i denti;
- una ruga (la piega rino-labiale) scende dal naso fino agli angoli della bocca;
- le guance sono sollevate;
- la palpebra inferiore presenta rughe sottostanti e può essere sollevata ma non tesa;
- negli angoli esterni degli occhi appaiono le cosiddette "zampe di gallina".
3. Gestualità
Gestualità = si intende il movimento delle mani e delle altre parti del corpo.
I gesti servono per esprimere emozioni, oppure servono a sottolineare quello che si sta dicendo.
I gesti possono essere:
1. emblematici: emessi intenzionalmente da una persona (gesto di autostop, indicazione di direzione,
cenno di saluto); sono facilmente traducibili in parole, cioè possiedono un’equivalente espressione
verbale che però non si utilizza per impossibilità materiale, o per convenzione sociale, ad esempio, alzare la
mano prima di prendere la parola.
2. descrittivi: quando illustrano un concetto ad esempio,
•
•
per additare persone od oggetti;
con i "movimenti spaziali", per indicare sotto, sopra, attorno;
3. di regolazione: i gesti regolatori vengono utilizzati sia da chi parla sia da chi ascolta per controllare
il flusso della conversazione, indicare l’interesse, l’approvazione o la disapprovazione, manifestare
l’intenzione di prendere la parola o di interrompere la comunicazione. (ad esempio, annuire con il
capo, alzare le mani per interrompere l’interlocutore)
4. di manifestazione affettiva: rappresentano i diversi stati emotivi; segnalano, di solito, una
emozione, un sentimento o un atteggiamento che spesso si vorrebbe nascondere ma che, purtroppo,
il corpo, a nostra insaputa, rivela. Ad esempio, : incrociare le braccia in atto di difesa quando ci si
sente aggrediti dall’interlocutore; toccarsi il naso quando si mente per paura di essere scoperti;
coprirsi il volto per la vergogna; battere rabbiosamente il pugno sul tavolo.
5. di adattamento: servono a dominare i propri stati d’animo, ad esempio schioccare le dita, oppure
giocherellare con l’anello che potrebbe essere un semplice modo per alleviare una leggera tensione.
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3.a Le mani
Le mani sono una parte del corpo che rivela il tipo di relazione o di comunicazione che si vuole
intraprendere.
I palmi delle mani sono associati a lealtà, verità onestà e subordinazione.
Mostrare i palmi significa che si è inoffensivi o leali. Colui che tiene spesso inconsciamente una o
entrambe le mani aperte rivolte verso l’interlocutore, significa che ha una personalità franca e
sincera. Per contro chi non è sincero tiene le mani in tasca o le braccia incrociate; partecipare a una
conversazione con le mani in tasca significa comunicare che non si vuole comunicare.
3.b Le braccia
Le braccia davanti al corpo denotano una barriera fra me e l’altro. Le braccia incrociate al petto
denotano chiusura. Questo gesto si puo presentare nelle varianti:
1. sistemarsi le maniche della giacca o i polsini
2. tenere la borsetta o un altro oggetto con due mani davanti al corpo
Viceversa tenere le braccia incrociate dietro la schiena significa che siamo rilassate, tranquilli e a
nostro agio
3.c Le gambe e i piedi come spia delle intenzioni
Battere o dondolare il piede esprime frustrazione per l’impossibilità di andarsene da una situazione
fastidiosa. Dondolare su una sedia o far dondolare la gamba invia un segnale di lieve aggressività:
l’interlocutore si sta annoiando.
Le gambe incrociate denotano chiusura, diffidenza o incertezza. Se si è in piedi, con una gamba
avanti, il piede di quest’ultima indicherà la direzione o la persona per cui ho interesse.
3. d Posizione seduta
La postura a sedere: la postura seduta aperta, con busto leggermente inclinato in avanti indica
interesse, se il corpo è inclinato all’indietro, comodamente appoggiato allo schienale comunico un
atteggiamento positivo e disponibile; mentre la postura seduta rannicchiata potrebbe indicare
tristezza o concentrazione. Vi è poi la postura seduta col peso del corpo spostato sul bordo della
sedia. Quest'ultimo tipo di postura indicherebbe, da parte di chi l'assume, la voglia di andarsene.
Sedersi in cima alla poltrona o alla sedia significa un disagio nei confronti dell’ambiente
circostante.
3. e I gesti di contatto
1. LA STRETTA DI MANO
La stretta di mano è la forma più ritualizzata e formale di toccare gli altri. La stretta di mano
comunica il tipo di rapporto che si vuole stabilire: di dominio, si sottomissione o paritario. La stretta
di mano è un gesto con valenze perlopiù di saluto ma che può essere utilizzato anche per indicare
ringraziamento, accordo, congratulazioni.
Esistono varie tipologie di strette di mano e si suddividono in base alla posizione del palmo, alla
forza che viene impressa nella stretta e alla rigidità del braccio Ogni tipologia invierà messaggi
positivi o negativi ai nostri interlocutori.
Facciamo alcuni esempi analizzando la posizione del palmo:
• se è rivolto verso l’alto denota sottomissione;
• se, al contrario, è rivolto verso il basso simboleggia volontà di dominare o di sovrastare (e anche
un pensiero di superiorità rispetto all’altro probabilmente);
• se, invece, è rivolto verso il lato (posizione classica) è una semplice stretta paritaria, tra due
persone che si stimano in egual misura.
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Un altro esempio: la stretta di mano rappresentata nella fotografia, in
cui uno dei due tocca anche la parte del braccio dell’interlocutore,
esprime una certa comprensione e riduce l’aspetto formale del gesto.
Se invece, chi porge la mano, tocca anche la spalla dell’interlocutore,
cerca di imporre una relazione di dominanza sull’altro.
Anche la forza che agisco comunica: la stretta di mano con la mano
inerte e fredda (a “pesce morto”) indica carattere debole, mentre una
stretta del tipo “morsa” o “tritaossa” indica una persona piuttosto aggressiva.
2. I GESTI DI AUTO CONTATTO
Sono i gesti che compiamo in modo prevalentemente inconscio su noi stessi e indicano stati
psicologici interni. A volte indicano dei bisogni di rassicurazione e tenerezza.
Alcuni tra i più significativi sono:
1. coprirsi o toccarsi la bocca = un gesto di autopunizione (come se dicessimo, “Non avrei
dovuto dirlo”); oppure, che stiamo mentendo
2. toccarsi i capelli = indica tensione e difficoltà; attorcigliarsi le ciocche di capelli consente di
scaricare la tensione e di rassicurazione
3. muovere un dito su e giù per la gola = non si sta credendo a ciò che viene detto (come se lo
trovassimo talmente strano che non scende lungo la gola)
4. La prossemica
Prossemica = è lo studio del “senso di distanza” tra le persone come sistema di comunicazione non
verbale. Ognuno di noi è “avvolto” da quattro invisibili involucri, l’uno dentro l’altro che
delimitano le aree in cui gestiamo i diversi tipi di relazioni:
1. zona intima = l’area più
vicina a noi. In questa zona ci
sentiamo al sicuro, facciamo
entrare solo le persone di cui
abbiamo completa fiducia.
2. zona personale = in questa
zona facciamo entrare le persone
con cui non siamo in intimità ma
che non sono del tutto estranee,
ad esempio gli amici e i
compagni o colleghi con cui
abbiamo un buon rapporto.
3. zona sociale = è la zona dei
contatti più superficiali:
conoscenti, colleghi, superiori,
professori. Anche se la distanza non è eccessiva, non è previsto il contatto fisico
4. zona pubblica = è la zona più distante dal corpo, quella in cui siamo coinvolti nel rapporto con
altre persone che ci sono estranee in situazioni pubbliche (camminare per strada, fare la fila in un
supermercato…).
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