Gli 80 anni di Benedetto XVI, da due anni alla guida della Chiesa Il 16 aprile papa Benedetto XVI compirà ottanta anni. Il segretario di Stato vaticano ha scritto a tutti i dipendenti della piccola cittadella comunicando che lunedì 16 sarà un giorno festivo e che ognuno riceverà in regalo cinquecento euro da parte del Santo Padre per festeggiare il suo compleanno. Probabilmente in quei giorni uscirà anche il nuovo libro del papa dedicato alla figura di Gesù di Nazareth. Sono partiti anche i cartoncini d’invito per il concerto che si terrà nell’Aula Paolo VI la sera del 16 aprile in onore di Sua Santità. Il programma prevede l’esibizione dell’Orchestra radiofonica di Stoccarda sotto la direzione del Maestro Gustavo Dudamel ( un giovane venezuelano di 26 anni) con musiche di Giovanni Gabrieli, Wolfang Amedeus Mozart e Antonin Dvorak. Il fratello del Santo Padre, Monsignor Georg, accompagnato da molti amici di Regensburg arriverà a Roma per l’occasione. E’ interessante notare che Papa Ratzinger è nato nel giorno che la chiesa festeggia l’anniversario della “nascita in cielo” di Bernardette Soubirus e che la sua elezione ha avuto luogo il 19 aprile, anniversario del funerale della piccola santa dei Pirenei. C’è un legame al di là del tempo tra Benedetto, Vescovo di Roma e Bernardette, la messaggera di Lourdes. Oltre allo stile mite ed umile, tutti e due hanno in comune la volontà di non mettere nulla al di sopra di Cristo. Benedetto XVI è stato scelto per testimoniare “ non abbiate paura del Cristo, non toglie niente e dà tutto” come ci ha detto il giorno della sua incoronazione. Da allora ad oggi sono passati due anni dalla dipartita in cielo di Giovanni Paolo II e dal suo arrivo alla guida della Chiesa. Questi due grandi vecchi e amici nella fede si sono passati il testimone. Tutti noi abbiamo potuto esperimentare l’attualità e il valore del carisma di Pietro. I papi guidano per tanti o pochi anni la chiesa, poi passano, ciò che invece resta è il ruolo, oggi più che mai vivo e affascinante. Benedetto XVI vuole portare avanti l’eredità di Giovanni Paolo II, non soltanto a parole e non perde occasione per sottolineare l’importanza dell’ultimo pontificato. In effetti Benedetto XVI dice le stesse cose di Wojtyla, ma mentre il papa polacco si appellava al cuore, Papa Ratzinger cerca di precisarle . Sembrerebbe che Giovanni Paolo II abbia preparato la Chiesa per Benedetto XVI. I tempi sono cambiati, oggi il papa ci ricorda che soffia il forte vento del laicismo e del relativismo e si rischia uno scontro politico e sociale. La chiesa si preoccupa di difendere l’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio dal suo concepimento alla morte, mentre i politici appellandosi alla libertà laica, pensano a leggi sulle copie di fatto, eutanasia e clonazione. Per 25 anni Giovanni Paolo ha proclamato il nome di Gesù Cristo con gesti memorabili, Benedetto continua in questo programma parlando del Signore con semplicità, fermezza e discrezione. L’eredità che Benedetto XVI si è trovato ad affrontare è stata doppiamente difficile perchè ha dovuto in un certo senso succedere a papa Wojtyla ma anche al cardinale Joseph Ratzinger, molto spesso definito sbrigativamente come il panzer kardinal. Credo ci sia riuscito molto bene, ha infatti trovato un suo stile, diverso dall’ amato predecessore, ma non in opposizione, direi piuttosto in continuità. Lui, il san Tommaso d’Aquino dei nostri giorni, come lo definisce la stampa internazionale, preferisce parlare della bellezza della fede cristiana, cercando di affascinare gli interlocutori che si trova di volta in volta davanti. Mai si erano viste Udienze Generali e Angelus così affollati. Papa Ratzinger con le sue parole semplici e profonde riesce ad arrivare al cuore, convince anche i critici della Chiesa ed entusiasma i più lontani dalla religione. Ma non è un politico, non ha un programma strategico, è un maestro della fede che desidera insegnare lo stupore e la gioia dell’essere cristiani oggi. Da Verona durante il IV Convegno Nazionale della Chiesa Italiana ha dettato le linee direttive al popolo cattolico. “L’Italia di oggi si presenta come un terreno profondamente bisognoso…ma al tempo stesso costituisce un terreno assai fertile per la testimonianza cristiana”. Il papa ha così annunciato una svolta, partire dall’Italia per rinvigorirne la crescita morale e culturale e poi contagiare l’Europa e il mondo. Un richiamo chiaro, un pensiero forte, senza complessi, aperto e dinamico. Ciò sta ovviamente creando forte opposizione ma anche riscuotendo grandi consensi. Papa Giovanni XXIII diceva che “la sua bergamaschità li consentì di esercitare bene la sua cattolicità”. E stato così anche per Wojtyla e la Polonia, oggi lo è per Benedetto e la sua Baviera. Il messaggio è chiaro, attraverso la coscienza della nostra identità ci sarà più facile essere aperti ad un vero dialogo. Su questa linea poggia la sua prima enciclica “Deus caritas est”. Un documento che mostra, non soltanto alla chiesa, ma anche al mondo laico, con cui l’ex cardinale Ratzinger ha sempre cercato il dialogo, il fondamento della fede cristiana: Dio è amore. Benedetto XVI non è un uomo che batte il pugno sul tavolo, sa aspettare pazientemente prima di prendere decisioni. Chi ha il dono della fede può fare un grande regalo al papa per il suo compleanno, può donargli una preghiera in sostegno a questi nostri tempi difficili. Alessandra Borghese