Apparato psichico
La teoria psicanalitica si fonda sull’assunto basilare che il funzionamento mentale sia
principalmente di natura inconscia, e sia in larga misura determinato da pulsioni sessuali (libido) e
aggressive. Per comprendere la dinamica di queste pulsioni nel determinare lo sviluppo psichico
dell’individuo, Freud (1923) ha elaborato una teoria strutturale dell’apparato psichico costituito da
tre diverse istanze, l’Es, l’Io e il Super-Io, le cui interazioni dinamiche spiegano i vari aspetti della
vita psichica delle persone. I processi mentali e i contenuti che caratterizzano ognuna di queste
strutture rispondono a esigenze adattive diverse dell’organismo e sono spesso in conflitto
reciproco; proprio questi conflitti “non risolti” costituiscono la vera essenza delle nevrosi. Il grado di
adattamento sociale di un individuo dipende quindi, in ogni fase dello sviluppo, dal grado di
equilibrio dinamico che si realizza tra queste diverse istanze psichiche. L’Es comprende i
rappresentanti psichici delle pulsioni e funziona secondo il “principio del piacere”; l’Io comprende le
funzioni collegate alle relazioni tra l’individuo e il mondo esterno e funziona secondo il “principio di
realtà”; il Super-Io comprende i nostri precetti morali e le nostre aspirazioni ideali e funziona
secondo il “principio del dovere”. Possiamo ritenere che le pulsioni siano presenti fin dalla nascita,
le relazioni con l’ambiente esterno e lo sviluppo del senso morale sono acquisizioni più tardive.
Freud riteneva infatti che alla nascita l’Es comprendesse l’intero apparato psichico e che l’Io e il
Super-Io fossero originariamente parti dell’Es, le quali nel corso della crescita si differenziassero al
punto di poter essere considerate come entità funzionali separate. In seguito gli psicologi dell’Io
(Hartmann, Kris e Lowenstein, 1946) hanno però ipotizzato che la struttura psichica del neonato
sia ancora indifferenziata e che si sviluppino da essa l’Es, l’Io e il Super-Io, anziché ipotizzare che
l’Es costituisca il precursore delle altre entità psichiche.
Freud S.(1922), L’Io e l’Es, (ed. italiana) in Opere, vol.9, Boringhieri, Torino
Hartmann, Kris e Lowenstein, (1946), Comments on the formation of psychic structure, The
Psychoanalytic Study of the Child, vol.2, pp. 11-38 (trad.it.) in Scritti di Psicologia Psicoanalitica,
Boringhieri, Torino
Fasi dello sviluppo psico-sessuale
Uno degli aspetti che Freud (1911) ha considerato fondamentali nello sviluppo della vita psichica è
costituito dalle relazioni che il bambino stabilisce col proprio corpo. Egli ha fatto notare che il nostro
corpo occupa un posto del tutto speciale nella dinamica evolutiva fin dalla primissima infanzia, e
sono proprio le diverse parti del corpo che nel corso dello sviluppo vengono investite dell’energia
pulsionale (libido) e ciò determina manifestazioni comportamentali caratteristiche, descritte da
Freud (1905) nei Tre saggi sulla sessualità.
Per circa tutto il primo anno e mezzo di vita, la bocca le labbra e la lingua costituiscono i principali
organi o zone erogene attraverso le quali il bambino raggiunge una gratificazione erotica della
propria pulsione lipidica. Questa fase dello sviluppo è nota come “fase orale”. Nell’anno e mezzo
che segue, la localizzazione più importante delle tensioni e delle gratificazioni sessuali viene ad
essere l’altro terminale del canale alimentare, cioè l’ano. Queste sensazioni di piacere/dispiacere
sono associate sia con l’espulsione che con la ritenzione delle feci , e questi processi corporali e le
feci stesse costituiscono gli oggetti del più intenso interesse del bambino durante la “fase anale”.
Verso la fine del terzo anno di vita la parte principale dell’interesse sessuale comincia ad essere
assunta dai genitali. Tale fase dello sviluppo è chiamata “fase fallica” per due ragioni: in primo
luogo perché il pene costituisce l’oggetto principale di interesse per i bambini di tutti due i sessi; in
secondo luogo perché si ritiene che l’organo di eccitamento sessuale e di piacere per la bambina
in questo periodo sia il clitoride, il quale embriologicamente costituisce l’organo femminile analogo
al pene.
Vi sono dunque tre stadi dello sviluppo psico-sessuale del bambino: orale, anale e fallico, l’ultimo
dei quali durante la pubertà si immette nello stadio dell’organizzazione sessuale adulta, noto come
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“stadio genitale”. La distinzione tra fase fallica e fase genitale è sostanziale e non solo nominale,
dato che la capacità di giungere all’orgasmo viene acquisita soltanto alla pubertà.
In generale si ritiene che la carica libidica di un oggetto diminuisce quando viene raggiunta la fase
successiva, ma non scompare completamente e continua a persistere in una forma attenuata
anche dopo che si è stabilita la nuova fase. La libido fluisce da oggetto a oggetto e da un modo di
gratificazione all’altro durante il corso dello sviluppo psico-sessuale in un modo determinato
geneticamente nelle sue linee generali, ma che può variare considerevolmente da persona a
persona, anche in relazione alla storia delle seduzioni e delle frustrazioni dell’ambiente particolare
di ogni individuo. E’ proprio questo corso individuale che determina la dinamica dell’investimento
libidico in ogni persona e che, in alcuni casi può portare alla fissazione dell’energia pulsionale ad
una particolare fase dello sviluppo, o addirittura alla regressione ad una fase precedente.
Freud S. (1905), Tre saggi sulla sessualità, (trad.italiana) in Opere, vol.4, Boringhieri, Torino
Dall’Oglio, 1962
Freud S. (1911), Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico, in Opere, vo.l6, Boringhieri,
Torino
I Meccanismi di difesa
Il concetto di meccanismo di difesa può essere meglio compreso in riferimento alla teoria
strutturale dell’apparato psichico delineata da Freud e alla dinamica tra le diverse istanze che lo
costituiscono: Es, Io e Super-Io. Nella concezione freudiana la principale funzione cui assolve lo
sviluppo dell’Io è quella di garantire, attraverso l’esame di realtà , un giusto equilibrio tra le
esigenze interne (simbolicamente rappresentate dell’Es) e le esigenze esterne (simbolicamente
rappresentate dal Super-Io) all’individuo. Nella teorizzazione freudiana, il “principio di realtà” si
contrappone al “principio di piacere” che è il modo caratteristico di funzionamento dell’Es.
Questa importante funzione dell’Io si sviluppa gradualmente attraverso la gestione delle molteplici
situazioni conflittuali che, più o meno quotidianamente, ogni bambino si trova ad affrontare nel
corso della propria vita, e ad un certo grado di frustrazione che da esse inevitabilmente deriva.
Proprio queste esperienze contribuiscono a favorire la maturazione di un Sé autonomo,
contrapposto al Sé narcisistico e onnipotente caratteristico dei primi stadi simbiotici e indifferenziati
dello sviluppo, in cui non c’è ancora alcuna chiara distinzione dei confini dell’Io.
In questo senso, l’Io arriverà ad essere un buon intermediario tra i bisogni dell’Es e quelle
dell’ambiente, capace di incanalare e dilazionare le esigenze pulsionali in direzioni socialmente
accettabili. Tuttavia, in alcune circostanze in cui le pulsioni si manifestano con una forza
ingovernabile che esige un appagamento immediato, l’Io deve ricorrere a strategie più radicali di
contenimento, per evitare la sua stessa sopraffazione da parte dell’energia pulsionale. Ciò può ad
esempio accadere quando i desideri sessuali (incestuosi verso la madre), e/o aggressivi (omicidi
verso il padre o il fratellino), che normalmenterestano inconsci, raggiungerebbero il livello della
coscienza e costituirebbero una seria minaccia per la stessa integrità dell’Io.
Queste strategie estreme di difesa sono note appunto come meccanismi di difesa. Anche se i
meccanismi di difesa sono generalmente utili a mantenere il giusto equilibrio psichico, e la loro
perdita viene associata a gravi forme di malattia mentale, anch’essi quando sono attivati in una
forma esagerata, possono diventare disfunzionali e infatti costituiscono la base stessa della
nevrosi.
La “Rimozione” costituisce per definizione il meccanismo di difesa più radicale e prototipico, dal
quale in forma derivata discendono tutti gli altri. Esso consiste in un’attività dell’Io che sbarra la via
della coscienza all’impulso indesiderato proveniente dall’Es. D’altra parte, vi sono buone ragioni
per ritenere che durante la pubertà vi sia un aumento fisiologico della quantità di energia
pulsionale a disposizione dell’Es, così che in questa fase dello sviluppo le rimozioni si
indeboliscono. Questo potrebbe spiegare in qualche misura, l’accentuata conflittualità
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dell’adolescente con l’ambiente esterno, massimamente rappresentato dalla famiglia, ma anche da
tutte le istituzioni che incarnano l’autorità e, più in generale, le istanze legate al “dover essere”
(Super-Io). Ciò costringe l’Io al duro lavoro di trovare sempre un nuovo equilibrio tra le opposte
esigenze di queste diverse istanze psichiche.
Un secondo meccanismo di difesa è la “Formazione Reattiva”; un meccanismo mediante il quale
uno dei due termini di una coppia di atteggiamenti ambivalenti, per esempio l’odio, viene reso
inconscio e mantenuto tale attraverso la supervalutazione dell’altro, in questo caso l’amore. Esso
si osserva spesso in opera nella gelosia che alcuni bambini manifestano verso il fratellino, in una
forma mascherata fatta di attenzioni eccessive. Anche questo tipo di difesa ha le sue contropartite
quando viene impiegato in modo esagerato e può essere visto come un precursore alla
formazione del Falso Sé, una patologia dell’Io particolarmente insidiosa.
Un meccanismo simile ma non sovrapponibile alla Formazione Reattiva è l’”Annullamento”. Esso
consiste in un’azione che ha il proposito di annullare il danno che l’individuo inconsciamente
immagina possa venir causato dai propri desideri sessuali o aggressivi. Per esempio, un bambino
che abbia impulsi ostili verso il fratellino può difendersi dall’angoscia che essi gli causano con un
desiderio cosciente di salvare animali malati o feriti e di curarli fino alla guarigione, così da
annullare il danno che i suoi impulsi ostili potrebbero causare nella fantasia.
Un altro importante meccanismo di difesa è l’”Isolamento”; esso agisce quando una fantasia
inconscia legata a un desiderio o ricordo fortemente investito di energia pulsionale può avere libero
accesso alla coscienza, mentre non diventa cosciente l’emozione che lo accompagna. La forma
estrema di questo meccanismo può manifestarsi come una difesa generalizzata dalle emozioni,
fino al punto che l’individuo ne perde consapevolezza e raggiunge un completo distacco emotivo.
Il meccanismo della “Negazione” è stato descritto da Anna Freud per riferirsi al diniego di una
parte spiacevole o indesiderata della realtà esterna, sia mediante una fantasia con la quale si
esaudisce il desiderio, sia mediante il comportamento.
Un meccanismo complementare alla negazione è quello del “Rivolgimento contro il Sé”, in cui i
propri desideri o sentimenti ostili anziché essere proiettati sugli altri vengono rivolti su sé stessi. Il
bambino che prova rabbia, per esempio, verso un altro, può dirigere l’aggressività su di sé.
Il meccanismo di difesa noto come “Proiezione” consiste nel fatto che l’individuo attribuisce un
proprio desiderio o impulso a qualche altra persona o a qualche oggetto impersonale del mondo
esterno. Nella sua forma estrema questo meccanismo diventa un sintomo costitutivo della psicosi
paranoie; in una forma meno estrema e collettiva può assumere la forma del pregiudizio.
Anche l’”Identificazione” che è uno dei processi fondamentali che costituiscono lo sviluppo dell’Io
può essere usata in forma difensiva.
Un altro meccanismo di portata più ampia e generale nella dinamica psichica è quello della
“Regressione”. Questo meccanismo può agire tra le diverse fasi di passaggio dello sviluppo psicosessuale, quando la transizione a una nuova fase comporta l’insorgere di gravi conflitti sui desideri
e sugli investimenti pulsionali che la caratterizzano. Nell’età adulta le forme regressive hanno
sempre un rilievo clinico patologico.
Accanto a tutti questi meccanismi di difesa che stanno alla base del funzionamento psichico
inconscio e talvolta delle patologie nevrotiche e psicotiche , va infine citata la “Sublimazione”, che
Freud considerava la controparte normale dei meccanismi di difesa. Essa normalmente è il
risultato del miglior compromesso che l’Io trova tra le esigenze istintuali e le pressioni sociali. In
questo modo i desideri inconsci possono essere incanalati verso attività artistiche o di valore
sociale.
Riferimenti Bibliografici
Freud S.(1925), Inibizione, sintomo e angoscia,(trad. it.), in Opere, vol.10, Boringhieri, Torino
Freud A., L’Io e i meccanismi di difesa (trad. it), in Opere, vol.1, Boringhieri, Torino, 1978
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Teorie (post-freudiane) dello sviluppo dell’Io
Freud ha descritto l’evoluzione del funzionamento psichico attraverso le diverse fasi che
caratterizzano lo sviluppo psico-sessuale (dal momento cioè, in cui l’oggetto desiderato viene
investito dell’energia lipidica), mentre ha riservato minore attenzione alle fasi precedenti, in cui il
Sè (soggetto) non è ancora una struttura mentalmente differenziata dall’Altro (oggetto), e quindi
l’oggetto dell’investimento pulsionale è l’unione simbiotica del Sè e dell’Altro (fase del narcisismo
primario e onnipotente).
Questa fase dello sviluppo psichico ha comunque attratto l’interesse di numerosi psicanalisti postfreudiani, a cominciare dagli studi pionieristici di Melanine Klein e Margaret Mahler, e hai poi preso
svariati indirizzi di ricerca il cui comune denominatore può essere rintracciato nell’importanza che
viene concettualmente attribuita al legame primario e “pre-sessualizzato” che il neonato stabilisce
nei primi mesi di vita con la madre.
Questo “primo legame” o “relazione oggettuale primaria” è costituita da un bisogno di amore
assoluto, gratuito, totale e allo stesso tempo passivo e incondizionato.
La mancanza o la carenza di questa relazione costitutiva della psiche umana, che pone le basi
delle successive relazioni oggettuali (e quindi sociali), è stata analizzata da angolature teoriche
diverse dai diversi autori (per esempio, Balint, Bowlby, Winnicott, tra gli altri), ma tutte in qualche
modo concordano che il bisogno inappagato di questa forma di “amore primario” comporta gravi
distorsioni nello sviluppo dell’Io e più in generale dell’organizzazione psichica. Tale carenza viene
posta alla base delle patologie dell’Io raggruppate nella categoria die “Disturbi borderline della
personalità”, la cui principale caratteristica è quella di un “attaccamento” insicuro all’oggetto
desiderato, caratterizzato da una fondamentale e irrisolta ambivalenza: da un lato, un bisogno
smisurato, ma proprio per questo inappagato, di amore; dall’altro, un odio cieco e distruttivo.
Il mancato sviluppo di un “baricentro” emotivo stabile, porta questi individui, nel corso della loro
vita, a instaurare relazioni affettive assai fragili e incostanti, dominate più dal bisogno di risanare la
“ferita” narcisistica originaria (si veda a questo proposito Schellenbaum, 1991) , che da una
relazione oggettuale “sessualizzata” e matura, in cui la libido è libera di indirizzarsi sull’oggetto
d’amore desiderato.
Se accettiamo l’assunto che ogni patologia è un po’ lo specchio della civiltà in cui viviamo e della
sua particolare organizzazione sociale, ne consegue che il vertiginoso aumento delle “patologie
borderline” negli ultimi decenni rispecchia le modificazioni che stanno avvenendo nella struttura
sociale; modificazioni che apparentemente hanno la capacità di minare alla base il corretto
sviluppo delle “relazioni oggettuali primarie”.
Riferimenti Bibliografici
Balint M., L’amore primario, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1991
Bowlby, Attaccamento e perdita, Bollati-Boringhieri, Torino, 1988
Klein M. (1932), La Psicanalisi die bambini, (trad.it.), Martinelli, Firenze
Mahler M., Pine F., e Bergman A., (1975), La nascita psicologica del bambino, (trad.it.), Boringhieri,
Torino
Schellenbaum P., La ferita dei non amati, RED Edizioni, 1991
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L’Ideale dell’Io
L’Ideale dell’Io è un’istanza dell’Apparato Psichico, la cui origine è principalmente narcisistica, che
serve all’Io come riferimento per valutare le sue effettive realizzazioni.
Anche se in alcune opere freudiane questo concetto è stato usato come sinonimo di Super-Io,
esso può essere meglio considerato come una sua componente positiva e ideale, in antitesi alle
componenti più normative e proibitive della coscienza morale. Secondo Nunberg (1975) “…mentre
l’Io obbedisce al Super-Io per paura di una punizione, obbedisce invece all’Ideale dell’Io per
amore.”.
Nell’età puberale il sistema morale del bambino viene radicalmente rimodellato per effetto della
perdita di quell’aura di sacralità che finora era stata annessa alle figure identificatorie genitoriali e,
sotto la spinta di nuove istanze normative, costituite principalmente dal gruppo dei pari, che ad
esse possono contrapporsi. Questa fase di conflitto tra diverse istanze normative è caratteristica
dell’età adolescenziale e può manifestarsi con varie forme di disagio, ma è anche vitale per la
crescita.
Generalmente il conflitto può infatti essere risolto grazie alla forza mediatrice dell’Io, alla sua
capacità di contemperare diverse esigenze all’interno del Super-Io, e il suo esito porterà alla
formazione di un assetto stabile della personalità.
La mancata risoluzione del conflitto, viceversa, può associarsi a forme patologiche di tipo inibitorio
o deviante a seconda che prevalga l’uno l’altro dei due sistemi normativi coi quali l’adolescente si
identifica e costruisce un’immagine idealizzata del proprio Sé.
Riferimenti Bibliografici
Nunberg H., Teoria generale delle nevrosi, (trad.it.), Astrolabio, Roma,1975
Nevrosi (Psiconevrosi)
I termini “nevrosi” e “psiconevrosi” sono oggi considerati equivalenti. Inizialmente si riteneva che la
nevrosi fosse un disturbo neurologico, successivamente si capì che il disordine aveva come
componenti principali fattori emotivi e mentali di venne aggiunto così il prefisso ‘psico’.
A seconda della forma che assume, la nevrosi si manifesta con ansia, depressione o disagio. Si
tratta di una condizione che investe la vita quotidiana del paziente e che precipita con
manifestazioni sintomatiche acute quando si presentano situazioni difficili che comportano un
carico intellettivo, emotivo o sociale. La reazione è considerata sintomatica e acuta quando è
sproporzionata rispetto alle circostanze in cui l’individuo si trova.
Le nevrosi possono diminuire la funzionalità della vita individuale e sociale in moltissimi ambiti:
nelle relazioni sentimentali,e in quelle di lavoro e sociali in generale. Ad ogni modo, l’impatto che la
nevrosi ha sulla funzionalità di una persona non le impedisce di vivere una vita sufficientemente
autonoma. I pazienti nevrotici, infatti, non soffrono di una perdita del senso di realtà come invece
avviene nei pazienti psicotici. Nonostante abbiano un disagio mentale ed emotivo, la loro capacità
di interpretare le vicende e le situazioni del mondo reale è intatta; in tale senso non vi sono
allucinazioni, deliri o altri sintomi tipicamente psichiatrici di origine organica. Infatti, la nevrosi è una
malattia di tipo psicologico ben inquadrata nei modelli esplicativi psico-analitici, a partire da quello
Freudiano.
La tradizione psico-analitica ritiene che la nevrosi emerga da un conflitto intrapsichico che si
innesca tra pulsioni, desideri, idee o sentimenti, che non vengono accettati dall’individuo e quindi
sono rimossi nell’inconscio, e tra il proprio sistema di valori e credenze rappresentato dal super-io;
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in pratica l’individuo è combattuto tra ciò che spontaneamente vorrebbe ma razionalmente non può
volere. Gli aspetti non accettati della vita mentale vengono circoscritti e resi inconsci da
meccanismi di difesa utilizzati dall’Io. L’inconscio è per definizione una ‘regione mentale’ non
accessibile alla coscienza. Funge da deposito di tutte le pulsioni, desideri, sentimenti,. che in
qualche modo sono in contraddizione con il sistema di credenze su cui si basa l’equilibrio mentale
ed emotivo di una persona. I contenuti degli ‘elementi repressi’ sono generalmente impulsi
sessuali, aggressivi, memorie di vicende sgradevoli (per esempio la perdita di un amato), o
desideri originati nell’infanzia e mai appagati (per esempio l’idea di un amore mai ricambiato da
parte di un genitore).
I sintomi nevrotici come l’ansia si manifestano quando i meccanismi di difesa, utilizzati
originariamente per arginare pulsioni proibite, diventano inefficaci, permettendo così alle stesse
pulsioni di arrivare alle soglie della coscienza. A questo punto l’Io, stimolato dal disagio di natura
ansiogena, mette in atto meccanismi di difesa alternativi al fine di reprimere nuovamente i
contenuti mentali.Questi meccanismi di difesa sono però inefficaci nel riportare l’individuo ad un
corretto equilibrio mentale, ed è per questo che la malattia nevrotica persiste.
Alcune forme importanti di nevrosi sono i disturbi: ossessivi-compulsivi, somatoformi, e depressivi.
Disordini ossessivi-compulsivi. Questi disordini sono caratterizzati da un’entrata irruente di
pulsioni represse nella coscienza, oppure da una propensione incontrollata a eseguire azioni
ritualistiche che i pazienti stessi ritengono essere inutili. Esempi di idee ossessive possono essere
pensieri ricorrenti di violenza o di natura oscena, esempi di comportamento compulsivo sono
invece il lavarsi continuamente le mani o il bisogno di riordinare costantemente oggetti posti nelle
proprie vicinanze (libri, cancelleria ecc.).
Disordini Somatoformi. L’esempio classico di questo disturbo è la“isteria di conversione” la quale
si manifesta con sintomi fisici come cecità, paralisi o sordità non di origine organica. L’isteria è
stata una delle prime forme di nevrosi studiate e trattate dai psicoanalisti. Si riteneva che la
sindrome fosse dovuta ad un arresto o ad una regressione dello sviluppo psico-sessuale. Molte
patologie psicologiche sono il prodotto dei tempi, ovvero del clima socio-culturale in cui si vive.
L’isteria per esempio era tipica delle donne che appartenevano alla borghesia aristocratica di inizio
secolo. Oggigiorno a causa dell’emancipazione femminile ma soprattutto dei progressivi mutamenti
socio-culturali avventi l’isteria è di bassissima frequenza.
In altri disturbi somatoformi l’ansia è la caratteristica principale associata a disturbi secondari di
tipo fisico. L’ansia si manifesta con acuti attacchi di panico oppure con una sensazione di
malessere cronico. Durante gli attacchi possono manifestarsi vari sintomi fisici come problemi
digestivi, insonnia, mal di testa, agitazione motoria etc.
Depressione. Quando la depressione non è cronica o particolarmente severa è considerata
nevrosi. Una persona depressa si sente, impotente, pessimista, distratta, e può subire un
rallentamento psichico e/o motorio e soffrire di insonnia.
Relazione oggettuale
Il termine ‘relazione oggettuale’ si riferisce alle dinamiche psicologiche che intercorrono tra
individuo e oggetto dove per oggetto si intende una persona, un aspetto di essa o una sua
rappresentazione simbolica.
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La maggiore parte delle correnti psicanalitiche distingue tra oggetto esterno, quando l’oggetto
appartiene o viene percepito come appartenente al mondo esterno e oggetto interno che è la
rappresentazione mentale che il soggetto si costruisce mediante un processo di introiezione
dell’oggetto esterno.
Tutte le correnti psicoanalitiche comportano teorie delle relazioni oggettuali per non perdere il
contatto con l’esperienza quotidiana dell’individuo. I vari approcci si distinguono per l’uso che
fanno delle osservazioni concernenti le relazioni con altri, e per la misura in cui queste
osservazioni sono integrabili nella teoria psicanalitica classica. A partire dagli anni ’30 sono nati
diversi approcci teorici che assegnano alla nozione di relazione oggettuale una posizione
centrale nello sviluppo e nell’equilibro dell’apparato psichico, queste correnti nascono in
contrapposizione alla teoria psicanalitica classica e costituiscono la classe di teorie relazionali in
senso stretto. Una delle correnti più importanti dell’epoca è quella fondata da Melanie Klein.
Il difetto maggiore che queste nuove correnti attribuivano alla psicanalisi era quello di essere
troppo endogeno. Secondo la teoria classica, infatti, la funzione principale delle relazioni
oggettuali era quello di costituire un veicolo di soddisfazione pulsionale. In parole povere, secondo
la dottrina classica, l’individuo stabilisce delle relazioni oggettuali al fine di modulare i propri stati
psico-fisiologici interni. I critici della psicanalisi Freudiana sostenevano che le relazioni oggettuali
potevano contribuire allo sviluppo dell’apparato psichico dell’individuo oltreche svolgere una
funzione di tipo pulsionale. Si è sviluppato perciò il paradigma delle relazioni oggettuali incentrato
sulle interazioni che il soggetto intrattiene con l’ambiente. Quindi sul piano concettuale ciò che ha
determinato la formazione di questo nuovo paradigma è la diversità con cui si definisce il ruolo di
oggetto.
Freud spiega le dinamiche pulsionali e mentali attraverso la tri-partizione psichica: Es-Io-SuperIo
(si veda Apparato psichico). Secondo la sua teoria gli oggetti psicologici hanno una valenza
passiva di mezzo come soddisfazione pulsionale. Per esempio nella dottrina classica il seno
materno rappresenta per il bambino soprattutto un mezzo di soddisfazione pulsionale. Nella
concezione relazionale invece gli oggetti incorporati hanno soprattutto una valenza attiva, infatti
non si limitano a svolgere una funzione pulsionale, ma intrattengono una relazione psicologica con
il soggetto. Una relazione che si integra nella struttura psichica del soggetto e che agisce
direttamente su di lui. Tale, per esempio, è la posizione assunta da M. Klein secondo cui gli oggetti
proiettati e introiettati esercitano sul bambino un’azione persecutoria o rassicurante decisiva per il
suo normale sviluppo.
Klein postula l’esistenza di due pulsioni fondamentali una di ‘vita’ e l’altra di ‘morte’ entrambe
presenti fin dalla nascita. Per ragioni non approfondite in questa sede l’autrice ipotizza che questi
sentimenti ambivalenti vengono proiettati, soprattutto nelle prime fasi di sviluppo, sullo stesso
oggetto. La proiezione di sentimenti ambivalenti sullo stesso oggetto induce ansia e angoscia nel
bambino causando così quindi una ‘scissione mentale’ dell’oggetto in ‘buono’ e ‘cattivo’, l’angoscia
è dovuta all’impossibilità di gestire la natura ambivalente dell’oggetto. La suddivisione dell’oggetto
in due secondo questa teoria, non è altro che una strategia per potere isolare e meglio affrontare
pulsioni negative e sentimenti di persecuzione.
Il primo oggetto che viene scisso in buono e cattivo è il seno materno. Il seno buono è assunto
come prototipo di tutti gli oggetti soccorevoli e gratificanti, il seno cattivo è l’oggetto che si ritira o si
rifiuta, ed è assunto come prototipo di tutti gli oggetti persecutori interni ed esterni. Se da una parte
il bambino proietta il suo amore e odio, dall’altra introietta l’amore dell’oggetto buono e la
persecutorietà dell’oggetto cattivo avvertiti come rivolti a sé. Nella teoria di Klein lo sviluppo
dell’Io è considerato come un processo di continua proiezione e introiezione di oggetti. La
scissione investirà diversi oggetti durante lo sviluppo. Attraverso l’accumulo di relazioni positive
con gli oggetti amati sia esterni che interni, diminuiscono le pulsioni negative e il bisogno di
stabilire scissioni. Così l’Io del bambino acquisisce un migliore controllo sulla propria aggressività
dandogli la possibilità di instaurare relazioni oggettuali sempre più complete e di proseguire nel
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suo cammino evolutivo. Fattori patologici di natura ambientale, come per esempio il sentimento di
rifiuto da parte della madre, comportano relazioni oggettuali alterate che hanno conseguenze
negative sullo sviluppo sia della personalità e sia dei legami interpersonali dell’individuo.
In conclusione, a determinare il passaggio dal paradigma classico a quello relazionale vi è stato un
cambiamento nelle funzioni attribuite agli oggetti mentali e alle relazioni che questi oggetti
stabiliscono con l’Io. Secondo questa concezione, le relazioni interpersonali esterne importanti
vengono incorporate/internalizzate in forma simbolica nell’organizzazione funzionale dell’apparato
psichico e rappresentano fattori importanti nella costituzione della personalità di un individuo. Il
maggiore accento posto sulle relazioni oggettuali ha permesso di individuare molti processi, come
quello descritto sopra, i quali a loro volta hanno dato la possibilità di meglio comprendere e
intervenire sulle dinamiche mentali e interpersonali dell’individuo.
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