Dossier - De Agostini Scuola

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Dossier per la prima provai
DOSSIER PER LA STESURA DI UN “SAGGIO BREVE”
O DI UN “ARTICOLO DI GIORNALE” DI AMBITO STORICO-POLITICO
Volume 1 - Sezione I
Consegne
STORIA © 2009 De Agostini Scuola SpA – Novara – Pagina fotocopiabile e scaricabile dal sito www.scuola.com
Sviluppa l’argomento in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano. Se scegli la forma del “saggio breve”, interpreta e confronta i documenti e i dati forniti e su questa base: svolgi, argomentandola, la tua trattazione, anche con
opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Da’ al saggio un titolo coerente
con la tua trattazione e ipotizzane una destinazione editoriale (rivista specialistica, fascicolo scolastico di ricerca e documentazione, rassegna di argomento culturale, altro).
Se lo ritieni opportuno, organizza la trattazione suddividendola in paragrafi cui potrai dare eventualmente uno specifico titolo.
Se scegli la forma dell’“articolo di giornale”, individua nei documenti e nei dati forniti uno o più
elementi che ti sembrano rilevanti e costruisci su di essi il tuo “pezzo”. Da’ all’articolo un titolo
appropriato e indica il tipo di giornale sul quale ne ipotizzi la pubblicazione (quotidiano, rivista
divulgativa, giornale scolastico, altro). Per attualizzare l’argomento, puoi riferirti a circostanze
immaginarie o reali (mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo). Per entrambe le forme di
scrittura non superare le quattro o cinque colonne di metà di foglio protocollo.
Argomento
Significato e interpretazioni della prima crociata
Documenti
• Fonti primarie
Le fonti primarie sono i resoconti dei testimoni oculari o di chi riporta i loro racconti e sono le
più vicine cronologicamente a un determinato evento. Sono testi irrinunciabili e basilari per
qualsiasi indagine storica rigorosa. Non necessariamente, però, sono le fonti più attendibili, sia
perché l’eccessiva vicinanza all’avvenimento rende difficile avere su di esso una corretta prospettiva, sia perché sono testi “di parte”: nella loro analisi va dunque tenuto conto della collocazione
di chi racconta ed è opportuno confrontare questo tipo di testimonianze con quelle di voci della
parte avversa. Le fonti primarie possono anche essere di tipo iconografico: come per le fonti
scritte, oltre alla datazione, va studiata la loro provenienza e vanno analizzate attentamente le
caratteristiche e i contenuti della rappresentazione.
1. Papa Urbano II chiama i cristiani alla lotta contro gli infedeli
L’opera di Fulcherio di Chartres (1058-1127) Storia di Gerusalemme, detta anche Le gesta dei
Franchi, abbraccia il periodo dal 1096 al 1127, anno in cui Fulcherio morì, probabilmente a Gerusalemme. Nel brano viene riportato il discorso di incitamento alla crociata pronunciato da papa Urbano II al Concilio di Clermont (1095).
«È necessario che vi affrettiate a soccorrere i vostri fratelli orientali, che hanno bisogno del vostro
aiuto e lo hanno spesso richiesto. Infatti, come a molti di voi è già stato detto, i Turchi, gente che
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L’espansione dell’Occidente medievale
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viene dalla Persia e che ormai ha moltiplicato le guerre occupando le terre cristiane sino ai confini
della Romania [l’Impero romano d’Oriente] uccidendo molti e rendendoli schiavi, rovinando le chiese, devastando il regno di Dio, sono giunti fino al Mediterraneo cioè al Braccio di San Giorgio [il Bosforo]. [...] Lo dico ai presenti e lo comando agli assenti, ma è Cristo che lo vuole. Per tutti quelli
che partiranno, se incontreranno la morte in viaggio o durante la traversata o in battaglia contro gli
infedeli, vi sarà l’immediata remissione dei peccati [...]. Si affrettino alla battaglia contro gli infedeli,
che avrebbe già dovuto incominciare ed essere portata felicemente a termine, coloro che prima
erano soliti combattere illecitamente contro altri cristiani le loro guerre private! Diventino cavalieri di
Cristo, quelli che fino a ieri sono stati briganti! Combattano a buon diritto contro i barbari, coloro
che prima combattevano contro i fratelli e i consanguinei! Conseguano un premio eterno, coloro
che hanno fatto il mercenario per pochi soldi! Quelli che si stancavano danneggiandosi anima e
corpo, s’impegnino una buona volta per la salute d’entrambi! Poiché quelli che sono qui tristi e poveri, là saranno lieti e ricchi; quelli che sono qui avversari del Signore, là Gli saranno amici».
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(Fulcherio di Chartres, Historia Iherolymitana, in F. Cardini (a cura di), Il movimento crociato, Sansoni, Firenze 1972, pp. 73-74)
2. La conquista di Gerusalemme secondo i Crociati
Il brano riporta il racconto della conquista di Gerusalemme nel 1099 dal punto di vista dell’esercito crociato. L’autore, Raimondo d’Aguilers, testimone oculare, scrisse sull’evento una cronaca
intitolata Storia dei Franchi che conquistarono Gerusalemme.
Appena i nostri ebbero occupato le mura e le torri della città, allora avresti potuto vedere cose orribili: alcuni, ed era per loro una fortuna, avevano la testa troncata, altri cadevano dalle mura crivellati di frecce; moltissimi altri bruciavano tra le fiamme. Per le strade e le piazze si vedevano
mucchi di teste; mani e piedi tagliati; uomini e cavalli correvano tra i cadaveri. Ma abbiamo ancora detto poco: nel Tempio e nel Portico di Salomone si cavalcava col sangue all’altezza delle ginocchia e del morso dei cavalli. E fu per giusto giudizio divino che a ricevere il loro sangue fosse
proprio quel luogo stesso che tanto a lungo aveva sopportato le loro bestemmie contro Dio. Ma,
presa la città, valeva davvero la pena di vedere la devozione dei pellegrini dinanzi al Sepolcro del
Signore e in che modo gioivano esultando e cantando a Dio un cantico nuovo.
Questo giorno celebre nei secoli a venire, cambiò, lo affermo, ogni nostro dolore e sofferenza in
gioia e in esaltazione; questo giorno, lo affermo, segnò la fine dei pagani, il rafforzamento della
cristianità, il rinnovamento della fede nostra.
(Raimondo d’Aguilers, Historia Francorum qui ceperunt Iherusalem )
3. La caduta di Gerusalemme secondo i musulmani
Il punto di vista musulmano sulla prima crociata e la presa di Gerusalemme. Il brano riportato è
di Ibn al-Athir (1160-1233), storico di origine curda. Il suo capolavoro fu una cronaca monumentale intitolata con orgoglio Storia perfetta.
Contro Gerusalemme mossero i Franchi dopo il loro vano assedio di Acri e, giunti che furono, la
cinsero di assedio per oltre quaranta giorni. Montarono contro di essa due torri, l’una della quali
dalla parte del monte Sion, e i Musulmani la bruciarono uccidendo tutti quelli che si trovavano
dentro. Ma avevano appena finito di bruciarla che arrivò un messo in cerca di aiuto con la notizia
che la città era stata presa dall’altra parte: la presero infatti dalla parte di settentrione, il mattino
di venerdì 22 Sha’ban [15 luglio 1099].
La popolazione fu passata a fil di spada e i Franchi stettero per una settimana nella terra facendo
strage di Musulmani. Dalla Roccia da cui Maometto ascese al cielo rubarono più di quaranta
candelabri d’argento [...].
I profughi di Siria arrivarono a Baghdad nel mese di Ramadan e tennero nella Cancelleria del palazzo del Califfo un discorso che fece piangere gli occhi e addolorare i cuori. Il venerdì vennero
alla Moschea cattedrale e chiesero aiuto, piansero e fecero piangere, narrando quel che i Musulmani avevano sofferto nella Città Santa di Gerusalemme: uomini uccisi, donne e bambini prigionieri, ricchezze derubate. Per i gravi disagi sofferti arrivarono persino a interrompere il digiuno
che imponeva il Ramadan.
(Ibn al-Athìr, Storia perfetta o somma delle storie, X, 193-195)
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Dossier per la prima provai
• Fonti iconografiche
Esistono altre fonti documentarie oltre a quelle scritte. Anche quelle iconografiche possono fornire importanti informazioni storiche.
4. Le crociate nel contesto della Christianitas medievale
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Le crociate offrono un esempio emblematico
della società e della mentalità cristiana
medievale. In questa miniatura, tratta
da un antico manoscritto francese
(fine XI-inizio XII secolo), il frate Pietro l’Eremita
(rappresentante del papa e del “clero”)
addita a un cavaliere (i “nobili”) e ai suoi vassalli
(i “militi”), la via verso la Terra Santa.
Tutti i partecipanti a questo “pellegrinaggio
armato” sono crociati, cioè cruce signati,
“marcati dal segno della croce”.
Alla spedizione partecipano anche,
seppure relegate ai margini, alcune donne
(in basso a sinistra).
• Fonti secondarie
Sono le fonti di storiografia che, studiando i documenti originari, rileggono con distanza storica
e dal punto di vista contemporaneo i grandi eventi del passato.
5. Le crociate furono un fallimento
Riportiamo due brevi brani storiografici di Jacques Le Goff (1924-), storico francese contemporaneo e scrittore di molti saggi di storia medievale. Il suo metodo storico ricostruisce – oltre ai
grandi eventi – anche gli aspetti della vita quotidiana, cercando i nessi fra antropologia, sociologia, storia della cultura e sistema economico. Questi aspetti, solitamente trascurati dagli storici,
sono molto rilevanti per comprendere gli avvenimenti di lunga durata e le grandi trasformazioni.
Dei tre scopi, dichiarati o inconsci, che i promotori delle Crociate e i crociati stessi si proponevano, non ne fu raggiunto neppure uno.
Il fine primo ed essenziale era la conquista dei Luoghi Santi, di Gerusalemme. Tale conquista non
solo durò meno d’un secolo, ma rinfocolò passioni religiose che per molto tempo rimisero in causa la vera tradizione del pellegrinaggio. Di fronte alla conquista latina, i Turchi ritrovarono il fanatismo musulmano della jihàd, la guerra santa.
E non basta. La crociata provocò in Occidente e lungo tutta la strada percorsa dai crociati l’insorgere di un antisemitismo virulento e genocida che contribuì a porre fine alla tolleranza di cui
fin allora i cristiani avevano generalmente dato prova nei confronti degli Ebrei. [...]
Secondo scopo era venire in aiuto dei Bizantini, anche indirettamente. Invece ciascuna delle tre
prime Crociate acuì l’ostilità fra Greci e Latini al punto che la quarta doveva concludersi con la
sanguinosa presa di Costantinopoli ad opera degli occidentali.
Terzo scopo era unire la Cristianità contro gli infedeli, purgarla dei suoi peccati e dei suoi peccatori con la grande penitenza del “passaggio oltre mare”. Anche qui, nella promiscuità delle spedizioni comuni, le rivalità non fecero che inasprirsi. [...]
(Jacques Le Goff, Il Basso Medioevo, Feltrinelli, Milano 1967)
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L’espansione dell’Occidente medievale
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Le crociate non hanno arrecato alla cristianità né lo sviluppo commerciale, nato da rapporti anteriori con il mondo musulmano e dallo sviluppo interno dell’economia occidentale, né le tecniche
e i prodotti, venuti per altre vie, né l’attrezzatura culturale, fornita dai centri di traduzione e dalle
biblioteche della Grecia, dell’Italia (innanzitutto della Sicilia) e della Spagna, dove i contatti erano
diversamente stretti e fecondi che non in Palestina, neppure quel gusto del lusso e quelle abitudini molli che arcigni moralisti occidentali credono essere appannaggio dell’Oriente e dono avvelenato degli infedeli ai crociati ingenui e indifesi davanti agli incanti e alle incantatrici orientali [...].
L’albicocca è l’unico buon frutto che i cristiani hanno raccolto dalle crociate.
(Jacques Le Goff, Civiltà dell’occidente medievale, Sansoni, Firenze 1968)
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6. Crociate, scontro di civiltà o pellegrinaggio redentore?
Il testo di Franco Cardini (1940-) storico e saggista italiano contemporaneo, cerca di confutare in
parte l’idea che le crociate rappresentino una “memoria imbarazzante” per la storia occidentale.
Egli le analizza, collocandole nel contesto storico-sociale da cui trassero origine, non come guerra contro l’Islam, ma come “pellegrinaggio” redentore, espressione di una Christianitas medievale ormai in crisi.
L’esecrazione per le crociate è quasi unanime: sono state il primo esempio di guerra coloniale
della storia, hanno tenuto a battesimo la follia dei pogrom [persecuzioni antiebraiche], hanno costituito un tristo modello di guerra di religione. Il mondo musulmano sostiene che esse furono la
prima aggressione dell’Occidente all’Oriente: e non serve replicare che se di aggressione si deve
parlare fu l’Islam a scatenarla, con il Jihad tra VII e X secolo. Ancora, per alcuni la crociata è la
forma cristiano-medioevale dell’eterno conflitto geopolitico che “da sempre” (cioè almeno dalle
guerre greco-persiane) oppone l’Occidente e l’Oriente. [...] Alla fine dell’XI secolo, al concilio di
Clermont del 1095, papa Urbano II indica all’inquieto ceto cavalleresco francese – esausto per le
continue guerre al suo interno – un nuovo scopo: partano i cavalieri desiderosi di onore e di bottino verso Oriente, sulla via del pellegrinaggio, perché l’imperatore di Bisanzio ha bisogno di valorosi guerrieri onde fronteggiare l’avanzata dei turchi in Anatolia. Ma in quel crepuscolo di secolo l’Europa è percorsa da un nuovo fervore religioso. Si sa che i turchi hanno occupato anche Gerusalemme sovrapponendosi al più mite e civile occupante arabo; e che minacciano e ostacolano il pellegrinaggio. È molto discutibile che ciò corrisponda a verità, ma la notizia dilaga. [...] È
nata la crociata, quasi ex abrupto [senza preavviso].
(Franco Cardini, Il senso della crociata, http://www.culturanuova.net/storia/testi/1.crociate_cardini.php)
7. La crociata secondo uno scrittore musulmano contemporaneo
Il testo che segue, di Amin Maalouf (1949-), giornalista e scrittore libanese, che vive in Francia,
non è un testo storiografico, ma una libera ricostruzione di un episodio della prima crociata e
presenta su di esso il punto di vista di un musulmano contemporaneo.
Giunse la sera dell’11 dicembre [1098]. Era molto buio e i Franchi non osavano prendere la città. Il
capo dei Franchi promise agli abitanti di lasciare loro salva la vita se avessero cessato di combattere e si fossero ritirati, abbandonando certi edifici. Fidandosi delle sue parole, le famiglie si radunarono nelle loro case e nelle cantine dalla città e per una notte aspettarono, tremando di paura.
All’alba arrivarono i Franchi. Fu una carneficina. Per tre giorni passarono gli abitanti a fil di spada,
uccidendo più di trecentomila persone e facendo molti prigionieri. Le cifre riportate [dai cronisti]
sono frutto dell’immaginazione, in quanto la popolazione non raggiungeva diecimila abitanti. Ma
l’orrore non sta nel numero delle vittime quanto nella sorte quasi inimmaginabile che era stata loro riservata. “A Ma’arra i nostri fecero bollire i pagani adulti nelle marmitte; infilarono i bambini negli spiedi e li divorarono dopo averli arrostiti”. Questa è la confessione di un cronista franco, Raoul
de Caen. Il ricordo di queste atrocità diffuso dai poeti locali e dalla tradizione orale, avrebbe scolpito nelle menti un’immagine dei Franchi [e quindi dei “cristiani”] difficile da cancellare.
(Amin Maalouf, Le crociate viste dagli arabi, SEI, Torino 1989)
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