1528 ■ Parte XIX Apparato respiratorio di frequenza, manifestandosi nel 20% circa dei casi. Può insorgere anche un carcinoide bronchiale. La diagnosi è confermata mediante broncoscopia e biopsia; il trattamento dipende dalle caratteristiche istopatologiche. Capitolo 383 Respiro sibilante, bronchiolite e bronchite Per spiegare i sibili in questi pazienti sono stati chiamati in causa anche svariati mediatori dell’infiammazione, come l’istamina, le citochine, i leucotrieni e le interleuchine. Tutte insieme, queste esposizioni fetali e/o postnatali precoci possono determinare una “programmazione” polmonare che in ultima analisi ne influenza la struttura e la funzione. EZIOLOGIA Sebbene i sibili nei lattanti siano perlopiù causati da un’infiammazione (generalmente bronchiolite), possono associarsi anche a molte altre entità (Tab. 383.1). Bronchiolite acuta e infiammazione delle vie aeree Respiro sibilante nei lattanti: bronchiolite 383.1 Kimberly Danieli Watts e Denise M. Goodman DEFINIZIONI E FISIOPATOLOGIA GENERALE (SI VEDA ANCHE CAP. 365) Un sibilo è un suono musicale e continuo che origina da oscillazioni in vie aeree ristrette. I sibili sono udibili prevalentemente in espirazione, per effetto di un’ostruzione critica delle vie aeree. Essi sono polifonici quando vi è un restringimento diffuso delle vie aeree che causa vari toni o livelli di ostruzione al flusso aereo, come avviene nell’asma. Vengono invece definiti monofonici quando hanno un solo tono e si producono nelle vie aeree di calibro maggiore durante l’espirazione, come nella tracheomalacia distale o nella broncomalacia. Quando l’ostruzione si verifica a livello delle vie aeree extratoraciche durante l’inspirazione, il suono è detto stridore. I lattanti sono particolarmente inclini a sviluppare sibili a causa di meccanismi polmonari di tipo diverso, rispetto ai bambini più grandi e agli adulti. L’ostruzione al flusso è influenzata dal calibro delle vie aeree e dalla compliance del polmone del lattante. La resistenza al flusso aereo attraverso un tubo è inversamente proporzionale al raggio del tubo alla quarta potenza. Nei bambini di età <5 anni, il piccolo calibro delle vie aeree periferiche può contribuire fino al 50% della resistenza totale al flusso aereo. Un restringimento ulteriore, anche lieve, può limitare ancora di più il flusso, determinando l’insorgenza di sibili. Quando la parete toracica ha un’elevata compliance, come avviene nei neonati, la pressione verso l’interno prodotta in espirazione porta la via aerea intratoracica al collasso. Nei lattanti la limitazione al flusso è ulteriormente aggravata dalle differenze nella composizione della cartilagine tracheale e nel tono della muscolatura liscia, che determinano un ulteriore aumento della compliance delle vie aeree rispetto ai bambini più grandi. La combinazione di tutti questi meccanismi rende il lattante più suscettibile al collasso delle vie aeree, all’aumento di resistenza e al conseguente sibilo. Molte di queste condizioni vengono superate con la crescita, già nel primo anno di vita. Fattori immunologici e molecolari possono contribuire a influenzare la tendenza del lattante a sviluppare sibili. Rispetto ai bambini più grandi e agli adulti, i lattanti tendono ad avere livelli più elevati di linfociti e neutrofili, piuttosto che di mastociti ed eosinofili, nel liquido di lavaggio broncoalveolare. Il fenotipo con sibili dell’infanzia è stato collegato a molte esposizioni precoci inclusa la nutrizione del feto, il fumo materno, complicanze materne prenatali e alla nascita, l’esposizione prenatale e neonatale agli antibiotici, l’esposizione ad alti livelli di allergeni ambientali e l’adiposità infantile. Le infezioni durante l’infanzia sono state considerate come fattori di rischio per sibili tardivi, incluso il virus respiratorio sinciziale (RSV), rhinovirus, cytomegalovirus, metapneumovirus umano, bocavirus, adenovirus e Chlamydia pneumoniae. C0095.indd 1528 Un’infezione può causare ostruzione al flusso per restringimento interno delle vie aeree. La bronchiolite acuta è prevalentemente una malattia virale. Il RSV è responsabile di oltre il 50% dei casi (Cap. 252). Altri agenti comprendono i virus parainfluenzali (Cap. 251), adenovirus e il Mycoplasma. Alcuni patogeni emergenti comprendono il metapneumovirus umano (Cap. 253) e il bocavirus umano, che possono essere causa primaria di infezione respiratoria virale o presentarsi come coinfezione con il RSV. Non vi sono evidenze di una causa batterica per la bronchiolite, sebbene la polmonite batterica sia talvolta confusa clinicamente con la bronchiolite e quest’ultima sia in casi rari seguita da una sovrainfezione batterica. Sono state descritte infezioni concomitanti con bronchiolite virale e pertosse. Approssimativamente 75.000-125.000 bambini di età <1 anno vengono ricoverati ogni anno negli Stati Uniti per infezione da RSV. L’aumento del tasso di ospedalizzazione può riflettere una maggiore frequentazione di asili diurni da parte dei bambini, un cambiamento dei criteri di ricovero ospedaliero e/o un aumento della sopravvivenza dei neonati prematuri e di altri soggetti a rischio di malattia da RSV severa. La bronchiolite è più comune nei maschi, nei bambini non allattati al seno e in quelli che vivono in condizioni di affollamento. Il rischio è maggiore per i bambini di madri giovani o madri che hanno fumato durante la gravidanza. I membri più anziani della famiglia sono una fonte comune di infezione; essi potrebbero manifestare anche solo sintomi minori delle alte vie respiratorie (raffreddore). Le manifestazioni cliniche di malattia delle vie respiratorie inferiori osservabili nei lattanti possono essere minime nei pazienti più grandi, in cui l’edema bronchiolare è meglio tollerato. Non tutti i lattanti colpiti dall’infezione sviluppano una malattia delle vie respiratorie inferiori. Sembra che fattori anatomici e immunologici legati all’ospite abbiano un ruolo significativo nella gravità della sindrome clinica, come anche la natura del patogeno virale. I lattanti che di base presentano vie aeree più piccole e una ridotta funzione polmonare hanno un decorso più severo. Inoltre, l’infezione da RSV stimola una risposta immunitaria complessa. Gli eosinofili degranulano e rilasciano la proteina cationica eosinofila, che svolge un’azione citotossica sull’epitelio delle vie aeree. L’immunità innata ha un ruolo importante e può dipendere da polimorfismi nel recettore toll-like (TLR), nell’interferone (IF), nell’interleuchina (IL) e nel fattore nucleare κB (NFκB). Le chemochine e le citochine quale il fattore di necrosi tumorale ␣ (TNF-␣) possono essere espresse in modo differente a seconda del virus. La coinfezione con >1 virus può anche alterare le manifestazioni cliniche e/o la gravità del quadro. La bronchiolite acuta è caratterizzata da ostruzione bronchiolare dovuta a edema, muco e detriti cellulari. Un ispessimento anche modesto della parete bronchiolare incide significativamente sul flusso aereo poiché la resistenza è inversamente proporzionale alla quarta potenza del raggio del passaggio bronchiolare. La resistenza nelle piccole vie aeree aumenta sia durante l’inspirazione sia durante l’espirazione, ma dal momento che il raggio delle vie aeree è minore durante l’espirazione, la conseguente ostruzione respiratoria porta a intrappolamento di aria e iperinflazione. Se l’ostruzione diviene completa, vi è riassorbimento dell’aria intrappolata distalmente, e il bambino sviluppa atelettasia. 10/1/12 3:12:22 PM Capitolo 383 Respiro sibilante, bronchiolite e bronchite ■ 1529 Tabella 383.1 DIAGNOSI DIFFERENZIALE DEI SIBILI NELL’INFANZIA INFEZIONI Virali Virus respiratorio sinciziale (RSV) Metapneumovirus umano Virus parainfluenzali Adenovirus Virus influenzali Rhinovirus Bocavirus Altri Chlamydia trachomatis Tubercolosi Istoplasmosi Papillomatosi ASMA Bambino con respiro sibilante transitorio • Il fattore di rischio iniziale è principalmente la ridotta dimensione del polmone Sibili persistenti • I fattori di rischio iniziali comprendono l’esposizione al fumo passivo, un’anamnesi di asma materno ed elevati livelli di immunoglobuline E (IgE) nel primo anno di vita • Ad aumentato rischio di sviluppare asma Sibili a esordio tardivo ANOMALIE ANATOMICHE Anomalie delle vie aeree centrali Laringo-, tracheo- e/o broncomalacia Fistola tracheoesofagea (in particolare fistola a H) Laringoschisi (con conseguente aspirazione) Anomalie estrinseche delle vie aeree che danno luogo a compressione delle vie aeree Anello o sling vascolare Linfoadenopatia mediastinica da infezioni o tumori Massa o tumore mediastinico Corpo estraneo esofageo Anomalie intrinseche delle vie aeree Emangioma o altro tumore delle vie aeree Malformazione adenomatoide cistica Cisti bronchiale o polmonare Enfisema lobare congenito Bronco tracheale aberrante Sequestro Cardiopatia congenita con shunt sinistro-destro (aumento dell’edema polmonare) Corpo estraneo Stati di immunodeficienza Deficit di immunoglobuline A Deficit dei linfociti B Discinesia ciliare primitiva AIDS Bronchiectasie ALTERAZIONI DELLA CLEARANCE MUCOCILIARE Fibrosi cistica Discinesia ciliare primitiva Bronchiectasie SINDROMI DA ASPIRAZIONE Reflusso gastroesofageo Disfunzione faringea e della deglutizione ALTRI Displasia broncopolmonare Malattia polmonare interstiziale, inclusa la bronchiolite obliterante Scompenso cardiaco Anafilassi Inalazione accidentale di sostanze ustionanti – ustioni L’ipossiemia è una conseguenza dell’alterazione del rapporto ventilazione-perfusione, che avviene precocemente nel decorso clinico. Con la malattia ostruttiva più grave e l’esaurimento dello sforzo respiratorio, si può sviluppare ipercapnia. Le cause infettive croniche devono essere prese in considerazione per spiegare i sibili in quei neonati che non sembrano rientrare C0095.indd 1529 nel range di un decorso clinico normale. La fibrosi cistica è una di queste entità; il sospetto aumenta nei pazienti con sintomi respiratori persistenti, ippocratismo digitale, malassorbimento, crescita stentata, anomalie elettrolitiche o resistenza al trattamento con broncodilatatori (Cap. 395). L’allergia e l’asma sono importanti cause di sibili, quelle che probabilmente suscitano più interrogativi nei genitori. L’asma è caratterizzato da infiammazione delle vie aeree, iperreattività bronchiale e reversibilità dell’ostruzione (Cap. 138). I tre quadri identificati di sibili infantili sono il respiro sibilante precoce transitorio, il respiro sibilante persistente e il respiro sibilante a esordio tardivo. Il bambino con respiro sibilante precoce transitorio rappresenta il 19,9% della popolazione generale, ha avuto almeno un episodio di sibili con un’infezione delle vie respiratorie inferiori prima dell’età di 3 anni, ma in seguito non ha più presentato il disturbo. Il bambino con respiro sibilante persistente, corrispondente al 13,7% della popolazione generale, ha avuto episodi di sibili prima dell’età di 3 anni e ne presentava ancora all’età di 6 anni. Il bambino con respiro sibilante a esordio tardivo, ossia il 15% della popolazione generale, non ha avuto sibili prima dei 3 anni, ma li presentava all’età di 6. L’altra metà dei bambini non ha mai avuto sibili all’età di 6 anni. Di tutti i bambini che avevano sibili prima dei 3 anni di età, quasi il 60% non ha più sofferto del disturbo entro i 6 anni. Svariati studi hanno provato a predire quali bambini con respiro sibilante precoce presenteranno asma nel corso della vita. I fattori di rischio per sibili persistenti comprendono storia di asma e allergia tra i genitori, il fumo materno, la rinite persistente (a parte le infezioni acute delle vie respiratorie superiori), l’eczema prima dell’età di un anno e frequenti episodi di sibili durante l’infanzia. Altre cause Le malformazioni congenite delle vie respiratorie causano sibili nella prima infanzia. Questi reperti, che siano diffusi o focali, possono derivare da una compressione estrinseca o da un’anomalia intrinseca. La compressione vascolare esterna comprende gli anelli vascolari, in cui la trachea e l’esofago sono completamente circondati da strutture vascolari, o lo sling vascolare, in cui tale accerchiamento non è completo (Cap. 426). Le cause cardiovascolari dei sibili comprendono la dilatazione delle camere cardiache, inclusa la cardiomegalia massiva, l’ingrandimento atriale sinistro e la dilatazione delle arterie polmonari. Anche l’edema polmonare causato dallo scompenso cardiaco può causare sibili per l’ingorgo dei vasi linfatici e di quelli bronchiali, che porta a ostruzione ed edema dei bronchioli e al peggioramento dell’ostruzione (Cap. 436). L’aspirazione di un corpo estraneo (Cap. 379) può causare sibili acuti o cronici. Si stima che il 78% di coloro che muoiono per aspirazione di un corpo estraneo sono di età compresa tra i 2 mesi e i 4 anni. Anche i lattanti molto piccoli possono ingerire oggetti ricevuti da un’altra persona, ad esempio da un fratello più grande. I lattanti con storie atipiche o reperti clinici o radiografici fuorvianti possono avere una diagnosi errata di asma o di altra patologia ostruttiva, quando intorno al corpo estraneo si sviluppano infiammazione e granulazione. I corpi estranei esofagei possono comprimere la trachea membranosa, causando una compromissione del lume delle vie aeree. Il reflusso gastroesofageo (Cap. 315.1) può causare sibili con o senza aspirazione diretta nell’albero tracheobronchiale. In assenza di aspirazione, si ritiene che il reflusso scateni un riflesso vagale o nervoso, determinando un aumento della resistenza e della reattività delle vie aeree. Anche l’aspirazione da reflusso gastroesofageo o da aspirazione diretta di liquidi orali può dare luogo a sibili. I traumi e i tumori sono cause molto più rare di sibili nei lattanti. Un trauma di qualsiasi tipo a carico dell’albero tracheobronchiale può causare ostruzione al flusso aereo. L’aspirazione, accidentale e non, le ustioni o le scottature dell’albero tracheobronchiale possono provocare infiammazione delle vie aeree e conseguenti sibili. Qualsiasi lesione occupante spazio, sia nel polmone stesso sia estrinseca al polmone, può determinare compressione tracheobronchiale e ostruzione al flusso aereo. 10/1/12 3:12:25 PM 1530 ■ Parte XIX Apparato respiratorio Tabella 383.2 ANAMNESI MEDICA MIRATA NEI BAMBINI CON SIBILI I sintomi sono esorditi alla nascita o successivamente? Il bambino respira rumorosamente, e quando in particolare? È presente una storia di tosse, oltre ai sibili? Vi è stata una precedente infezione delle vie respiratorie inferiori? Il bambino è mai stato portato al pronto soccorso oppure ricoverato in ospedale o in un reparto di terapia intensiva per distress respiratorio? Ha mai sofferto di eczema? Tossisce dopo il pianto oppure di notte? Come sono la crescita e lo sviluppo del bambino? È presente un deficit dell’accrescimento associato? È presente un deficit dell’accrescimento senza difficoltà nella nutrizione? Il bambino ha mai avuto squilibri elettrolitici? Vi sono segni di malassorbimento intestinale, come evacuazioni frequenti di feci grasse o oleose? La madre ha mai sofferto di infezione da virus dell’herpes simplex (HSV) genitale? Qual era l’età gestazionale al momento del parto? Il paziente è stato intubato appena nato? Il bambino si alimenta al biberon nel letto o nella culla, specialmente in posizione sdraiata? Sono presenti difficoltà della nutrizione, come soffocamento, rischio di inalazione, inarcamento o vomito? Al paziente è stato somministrato qualche alimento nuovo? Tra i familiari del paziente c’è un bambino prescolare, o una momentanea mancanza di attenzione durante la quale può essersi verificata l’aspirazione di un corpo estraneo? C’è stato un cambiamento delle persone incaricate di seguire il bambino o sussiste la possibilità di un trauma non accidentale? MANIFESTAZIONI CLINICHE Anamnesi ed esame obiettivo L’anamnesi iniziale di un lattante con sibili deve raccogliere informazioni sull’evento recente, come l’esordio, la durata e i fattori associati (Tab. 383.2). L’anamnesi neonatale comprende le settimane di gestazione, il ricovero nel reparto di terapia intensiva neonatale, un’anamnesi di intubazione o di necessità di ossigeno, le complicanze materne, tra cui infezioni da virus dell’herpes simplex (HSV) o dell’HIV ed esposizione prenatale al fumo. L’anamnesi remota deve tenere conto di qualsiasi condizione di comorbilità, comprese le sindromi o le associazioni. Occorre raccogliere l’anamnesi familiare per fibrosi cistica, immunodeficienza, asma nei parenti di primo grado, o di qualsiasi altra affezione respiratoria ricorrente nei bambini. L’anamnesi sociale deve comprendere la storia ambientale, inclusi la presenza di fumatori in casa o fuori, la frequentazione di asili, il numero di fratelli, l’occupazione degli abitanti della casa, la presenza di animali domestici, l’esposizione alla tubercolosi e particolari riguardanti l’ambiente domestico (ad es. acari della polvere, polvere da attività edili, tipo di riscaldamento e condizionamento dell’aria, muffe, scarafaggi). Il primo passo dell’esame obiettivo consiste nella valutazione dei segni vitali del paziente, con una speciale attenzione alla frequenza respiratoria e al valore della saturazione di ossigeno determinato mediante pulsossimetria. Si raccomanda di procedere a un attento esame dello sviluppo del paziente, che deve essere paragonato con le curve di crescita, per individuare i segni di una scarsa crescita. I sibili provocano un suono espiratorio fischiante che può essere di natura polifonica o monofonica. Può esservi un tempo di espirazione prolungato. In presenza di ostruzione di una via aerea centrale di grande calibro può insorgere un sibilo bifasico. La mancanza di sibili udibili non è rassicurante se il paziente mostra altri segni di distress respiratorio, poiché l’ostruzione completa al flusso aereo può eliminare la turbolenza, responsabile della risonanza del suono. Bisogna notare il passaggio dell’aria e tentare una terapia con broncodilatatori per valutare qualsiasi cambiamento nei sibili dopo il trattamento. L’auscultazione dei suoni respiratori al collo può aiutare a distinguere i suoni provenienti dalle vie aeree superiori da quelli provenienti dalle vie C0095.indd 1530 aeree inferiori. L’assenza o la presenza di stridore deve essere notata e apprezzata in inspirazione. I segni di distress respiratorio comprendono la tachipnea, l’aumento dello sforzo respiratorio, l’alitamento delle pinne nasali, il tirage tracheale, le retrazioni sottocostali e intercostali, l’eccessivo utilizzo dei muscoli accessori. Nelle vie aeree superiori, i segni di atopia, tra cui turbinati ipertrofici e aspetto tipo acciottolato dell’orofaringe posteriore, sono valutabili nei bambini più grandi. È inoltre utile esaminare la cute del paziente alla ricerca di eczema e di emangiomi significativi; le lesioni della linea mediana possono essere associate a lesioni intratoraciche. Si raccomanda di prestare attenzione anche a un eventuale ippocratismo digitale (Cap. 366). La bronchiolite acuta di solito è preceduta dall’esposizione a un contatto di età maggiore con una sindrome respiratoria di lieve entità nella settimana precedente. Il lattante sviluppa dapprima un’infezione lieve delle vie respiratorie superiori, con starnuti e rinorrea limpida. Questi sintomi possono accompagnarsi a diminuzione dell’appetito e febbre di 38,5-39 °C, sebbene la temperatura possa essere da più bassa del normale a molto elevata. Gradualmente, si sviluppa distress respiratorio, con tosse sibilante parossistica, dispnea e irritabilità. Il paziente è spesso tachipnoico, il che può interferire con la nutrizione. In genere non presenta altri sintomi sistemici, come diarrea o vomito. L’apnea può essere più pronunciata dei sibili, nella fase iniziale della malattia, in particolare nei lattanti molto piccoli (meno di 2 mesi di vita) o nati prematuri. Il reperto più evidente all’esame obiettivo è il sibilo. Il grado di tachipnea non correla sempre con il grado di ipossiemia o ipercapnia, pertanto è essenziale ricorrere alla pulsossimetria e alla determinazione non invasiva dell’anidride carbonica. Lo sforzo respiratorio può essere molto aumentato, con alitamento delle pinne nasali e retrazioni. L’auscultazione può rivelare crepitii fini o sibili conclamati, con prolungamento della fase espiratoria. La presenza di suoni respiratori appena udibili suggerisce una malattia con ostruzione bronchiolare quasi completa. L’iperinflazione polmonare può consentire la palpazione del fegato e della milza. Valutazione diagnostica La valutazione diagnostica iniziale dipende dall’eziologia più probabile; una radiografia diretta del torace, in proiezione anteroposteriore e laterale, è giustificata in molti casi e indispensabile per qualsiasi bambino con distress respiratorio acuto. Gli infiltrati si osservano più spesso nei lattanti con sibili che hanno una saturazione di ossigeno <93%, grugniti, riduzione dei rumori respiratori, prolungamento del rapporto tra tempo di inspirazione e di espirazione, e rantoli crepitanti. La radiografia del torace può anche essere utile nella valutazione dell’iperinflazione (comune nella bronchiolite e nella polmonite virale), dei segni di malattie croniche come le bronchiectasie o delle lesioni occupanti spazio che causano compressione delle vie aeree. Un tentativo con broncodilatatori può essere tanto diagnostico quanto terapeutico, poiché questi farmaci sono in grado di risolvere condizioni come la bronchiolite (occasionalmente) e l’asma, ma non influiranno su un’ostruzione fissa. Sussiste inoltre la possibilità che i broncodilatatori peggiorino un caso di sibili causati da tracheo- o broncomalacia. Il test del sudore per individuare la fibrosi cistica e la valutazione dello stato immunitario di base sono ragionevoli nei lattanti con sibili ricorrenti o decorsi complicati. Indagini più approfondite, come la radiografia con contrasto del tratto gastrointestinale (GI) superiore, la TC del torace, la broncoscopia, i test di funzionalità polmonare, lo studio video della deglutizione e la pHmetria, possono essere considerate procedure diagnostiche di secondo livello, nei pazienti con complicanze. La diagnosi di bronchiolite acuta è clinica, in particolare nei lattanti precedentemente sani con un primo episodio di sibili durante un’epidemia nella comunità. La radiografia del torace rivela i polmoni iperespansi con atelettasie focali. La conta leucocitaria e la formula sono di solito normali. Gli esami virologici 10/1/12 3:12:25 PM Capitolo 383 Respiro sibilante, bronchiolite e bronchite ■ 1531 (in genere l’immunofluorescenza rapida, la reazione a catena della polimerasi o le colture virali) sono utili se la diagnosi è incerta oppure a scopo epidemiologico. Poiché un’infezione batterica concomitante (sepsi, polmonite, meningite) è altamente improbabile, la conferma della bronchiolite virale può ovviare alla necessità di una valutazione per la sepsi in un lattante febbrile, e assistere con precauzioni respiratorie e isolamento, se il paziente richiede il ricovero. TRATTAMENTO Il trattamento di un lattante con sibili dipende dall’eziologia sottostante. La risposta ai broncodilatatori è imprevedibile, a prescindere dalla causa, ma suggerisce una componente di iperreattività bronchiale. È appropriato somministrare un aerosol di albuterolo e osservare obiettivamente la risposta. Per i bambini di età <3 anni, è accettabile continuare a somministrare farmaci per via inalatoria attraverso un MDI con maschera e spaziatore, se si dimostra un beneficio terapeutico. La terapia dovrebbe essere continuata in tutti i pazienti con esacerbazioni asmatiche causate da una malattia virale. L’uso di ipratropio bromuro in questa popolazione è controverso, ma sembra avere una certa efficacia con terapia aggiuntiva. Esso è anche utile nei bambini con bronco- o tracheomalacia significative che possono essere peggiorate dai 2-agonisti come l’albuterolo, per la conseguente riduzione del tono della muscolatura liscia. Un tentativo con steroidi per via inalatoria può essere utile in un paziente che ha risposto a cicli multipli di steroidi per via orale, ha sibili da moderati a severi o un’anamnesi significativa di atopia, incluse allergie alimentari o eczemi. I corticosteroidi inalatori sono appropriati nella terapia di mantenimento nei pazienti con reattività delle vie aeree nota, mentre sono controversi per le manifestazioni acute o episodiche. I corticosteroidi inalatori ad alte dosi al bisogno non sono raccomandati per il respiro sibilante intermittente. L’uso precoce di corticosteroidi inalatori non ha mostrato una prevenzione della progressione del respiro sibilante nell’infanzia o un’influenza sulla storia naturale dell’asma nel bambino. Gli steroidi orali sono generalmente riservati ai bambini atopici con broncospasmo, che si ritiene abbiano un asma refrattario agli altri farmaci. Il loro utilizzo in soggetti pediatrici al primo episodio di respiro sibilante o in quelli che non necessitano di ospedalizzazione, è controverso. I lattanti affetti da bronchiolite acuta con distress respiratorio (ipossia, incapacità ad assumere alimenti per via orale, tachipnea estrema) devono essere ricoverati; i fattori di rischio per una malattia grave includono l’età <12 settimane, nascita pretermine o comorbilità sottostanti quali patologie cardiovascolari, polmonari o immunologiche. La terapia è principalmente di supporto. Se è ipossiemico, il bambino deve ricevere ossigeno fresco umidificato. I sedativi devono essere evitati poiché possono deprimere lo stimolo respiratorio. Talvolta il paziente sta meglio se viene fatto sedere con la testa e il torace sollevati di 30°, con il collo esteso. Il rischio di aspirazione di alimenti può essere elevato nei soggetti con bronchiolite, a causa della tachipnea e dell’aumentato lavoro respiratorio. Il lattante può essere alimentato con sondino nasogastrico. Se sussiste anche il minimo rischio di scompenso respiratorio con potenziale necessità di intubazione tracheale, tuttavia, l’alimentazione orale va evitata, e il bambino deve ricevere liquidi per via parenterale. L’aspirazione frequente delle secrezioni orali e nasali spesso allevia la crisi respiratoria o la cianosi. L’aspirazione delle secrezioni è una parte essenziale del trattamento della bronchiolite. L’ossigeno è indicato in tutti i bambini con ipossia. La terapia con cannula nasale ad alto flusso può ridurre la necessità di intubazione nei pazienti con insufficienza respiratoria imminente. Diversi farmaci sono stati proposti come terapia di supporto per la bronchiolite. I broncodilatatori determinano un modesto C0095.indd 1531 miglioramento a breve termine delle caratteristiche cliniche. Ciò deve essere collocato nel contesto dei potenziali effetti negativi e della mancanza di qualsiasi evidenza che indichi un miglioramento complessivo del decorso della malattia. Può essere ragionevole una dose di prova di broncodilatatori inalatori, proseguendo o meno la terapia in base alla risposta del singolo paziente. I corticosteroidi, somministrati per via parenterale, orale o inalatoria, sono stati utilizzati nella bronchiolite nonostante i dati contrastanti e spesso negativi emersi dagli studi. I corticosteroidi non sono raccomandati nei bambini precedentemente sani con infezione da RSV. La ribavirina, un agente antivirale somministrato per aerosol, è stato utilizzato nei lattanti con cardiopatie congenite o pneumopatie croniche. Non vi sono prove convincenti di un impatto positivo su esiti clinici importanti come la mortalità e la durata dell’ospedalizzazione. Gli antibiotici non hanno alcun ruolo, a meno che non via sia un’infezione batterica concomitante. Analogamente, non vi sono dati a sostegno della somministrazione di immunoglobuline per l’RSV durante gli episodi di bronchiolite acuta da questo virus in bambini precedentemente sani. Una terapia combinata con adrenalina aerosolizzata e desametasone è stata utilizzata, ma non è attualmente raccomandata. Sono stati anche riportati benefici dalla soluzione salina ipertonica per aerosol. PROGNOSI I lattanti con bronchiolite acuta sono a maggiore rischio di ulteriore compromissione respiratoria nelle prime 48-72 ore successive all’esordio della tosse e della dispnea; il bambino può apparire in condizioni di estrema sofferenza, con fame di aria, apnea e acidosi respiratoria. Il tasso di mortalità è <1%, con decessi attribuibili ad apnea, arresto respiratorio o disidratazione severa. I sintomi possono persistere anche oltre il periodo critico. La loro durata media nei pazienti ambulatoriali è di ∼12 giorni. Vi è una maggiore incidenza di sibili e asma nei bambini con un’anamnesi di bronchiolite non spiegabile dalla familiarità o da altre sindromi atopiche. Non è chiaro se la bronchiolite susciti una risposta immunitaria che si manifesta successivamente sotto forma di asma, o se questi pazienti abbiano una predisposizione costituzionale all’asma che è solo svelata dall’episodio di infezione da RSV. Circa il 60% dei bambini con respiro sibilante guarisce. PREVENZIONE La riduzione della gravità e dell’incidenza di bronchiolite acuta da RSV può essere dovuta alla somministrazione di un pool di immunoglobuline iperimmuni contro l’RSV per via endovenosa e di palivizumab, un anticorpo monoclonale intramuscolare diretto contro la proteina F dell’RSV, prima e durante la stagione del RSV. Il palivizumab è consigliato nei bambini di età <2 anni con pneumopatie croniche, alcune cardiopatie congenite e i nati prematuri. Un lavaggio meticoloso delle mani è la migliore misura per prevenire la trasmissione nosocomiale. BIBLIOGRAFIA Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. 383.2 Bronchite Denise M. Goodman La bronchite è un’infiammazione bronchiale aspecifica che si associa a numerose patologie dell’infanzia. La bronchite acuta è una sindrome, in genere di origine virale, la cui caratteristica principale è la tosse. Per indicare un coinvolgimento prevalente della trachea si usa l’espressione tracheobronchite acuta. Può anche essere presente una rinofaringite, imputabile a numerosi agenti virali e batterici, come quelli che causano influenza, pertosse e difterite. L’isolamento dall’escreato di batteri comuni, come lo pneumococco, lo 10/1/12 3:12:25 PM 1532 ■ Parte XIX Apparato respiratorio Staphylococcus aureus e lo Streptococcus pneumoniae, può anche non implicare una causa batterica che renda necessaria l’antibioticoterapia. BRONCHITE ACUTA Manifestazioni cliniche La bronchite acuta è spesso preceduta da un’infezione virale delle vie aeree superiori. È più comune in inverno, quando prevalgono le sindromi respiratorie virali. L’epitelio tracheobronchiale è invaso dall’agente infettivo, che porta all’attivazione delle cellule infiammatorie e al rilascio di citochine. Insorgono quindi i sintomi costituzionali, come febbre e malessere. L’epitelio tracheobronchiale può essere significativamente danneggiato o ipersensibilizzato, portando a una tosse protratta che dura 1-3 settimane. Il bambino si presenta la prima volta con sintomi aspecifici di infezione delle vie respiratorie superiori, come la rinite. Dopo 3 o 4 giorni, si sviluppa una tosse frequente, secca, stizzosa, che può essere o meno produttiva. Dopo qualche giorno l’escreato diviene purulento, reperto indicativo della migrazione dei leucociti ma non necessariamente di un’infezione batterica. Molti bambini lo ingoiano, e questo può provocare vomito. Il dolore toracico,può rappresentare un sintomo importante nei bambini più grandi, ed è esacerbato dalla tosse. Il muco gradualmente si fa meno denso, in genere nel giro di 5-10 giorni, e la tosse a poco a poco si riduce. L’intero episodio dura complessivamente 2 settimane circa, e raramente >3 settimane. I reperti all’esame obiettivo variano in base all’età del paziente e allo stadio della malattia. I reperti precoci o sono assenti o consistono in febbricola e segni delle vie respiratorie superiori, come rinofaringite, congiuntivite e rinite. L’auscultazione del torace può non evidenziare nulla di significativo in questa fase iniziale. Con la progressione della sindrome e il peggioramento della tosse, i suoni polmonari divengono più aspri, con rantoli grossolani e fini e sibili sparsi ad alta frequenza. Le radiografie del torace sono normali o presentano un aumento della trama bronchiale. L’obiettivo principale del clinico è escludere una polmonite, che richiederebbe una terapia antibiotica essendo imputabile perlopiù a batteri. Negli adulti che non presentano alterazioni dei segni vitali (tachicardia, tachipnea e febbre) e che risultano normali all’esame obiettivo del torace, è poco probabile una polmonite. Diagnosi differenziale La presenza di sintomi persistenti o ricorrenti dovrebbe far sospettare entità diverse dalla bronchite acuta. Molte sono le affezioni che si manifestano con la tosse come sintomo predominante (Tab. 383.3). Trattamento Non esiste una terapia specifica per la bronchite acuta. La malattia è autolimitante e gli antibiotici, sebbene siano prescritti frequentemente, non accelerano la guarigione. Nei lattanti i cambiamenti frequenti della posizione possono facilitare il drenaggio polmonare. L’umidità talvolta allevia i sintomi nei bambini più grandi, pur non accorciando il decorso della malattia. I sedativi della tosse possono dare un sollievo sintomatologico, ma anche aumentare il rischio di suppurazione e di ispessimento delle secrezioni e, pertanto, dovrebbero essere utilizzati con giudizio. Gli antistaminici asciugano le secrezioni e non sono utili; analogamente, non sono indicati gli espettoranti. BRONCHITE CRONICA La bronchite cronica, di facile riconoscimento negli adulti, viene definita come una tosse produttiva che duri più di 3 mesi all’anno, per almeno 2 anni. La malattia si può sviluppare insidiosamente, con episodi di ostruzione acuta alternati a periodi quiescenti. Numerosi fattori predisponenti possono portare alla progressione dell’ostruzione del flusso aereo o alla broncopneumopatia cronica C0095.indd 1532 Tabella 383.3 DISTURBI CHE SI PRESENTANO CON TOSSE COME SINTOMO PREDOMINANTE CATEGORIA DIAGNOSI Disturbi di origine infiammatoria Malattie polmonari croniche Asma Displasia broncopolmonare Bronchiectasie postinfettive Fibrosi cistica Tracheo- o broncomalacia Anomalie ciliari Altre malattie croniche Laringoschisi Disturbi della deglutizione Reflusso gastroesofageo Compressione delle vie aeree (come un anello vascolare o un emangioma) Cardiopatie congenite Immunodeficienza Tubercolosi Allergia Sinusite Tonsillite o adenoidite Chlamydia, Ureaplasma (neonati) Bordetella pertussis Mycoplasma pneumoniae Aspirazione di un corpo estraneo, tracheale o esofagea Altre malattie croniche o disturbi congeniti Malattie infettive o alterazioni immunitarie Problemi acquisiti ostruttiva (BPCO), primo tra tutti il fumo di sigaretta (fino all’80% dei pazienti ha un’anamnesi positiva a questo riguardo). Altre condizioni comprendono l’inquinamento atmosferico, l’esposizione in ambito lavorativo e le infezioni ripetute. Nei bambini bisogna escludere la fibrosi cistica, la displasia broncopolmonare e le bronchiectasie. Non è chiaro fino a che punto questa definizione sia applicabile ai bambini. L’esistenza della bronchite cronica come entità distinta, nei pazienti pediatrici, è controversa. Come gli adulti, tuttavia, i bambini con malattie infiammatorie croniche o quelli con esposizione a sostanze tossiche possono sviluppare un danno all’epitelio polmonare. Pertanto, la tosse cronica o ricorrente deve spingere il pediatra a ricercare una sottostante malattia polmonare o sistemica (si veda Tab. 383.3). Un’entità proposta è la bronchite batterica persistente o protratta, che può essere scambiata per asma e condividere alcune caratteristiche con altre forme di malattia polmonare suppurativa. FUMO DI SIGARETTA E INQUINAMENTO ATMOSFERICO L’esposizione a irritanti ambientali, quali il fumo di tabacco e l’inquinamento atmosferico, può stimolare o aggravare la tosse. Vi è un’associazione ben dimostrata tra l’esposizione al fumo di tabacco e le malattie polmonari, compresi la bronchite e i sibili. Questo può verificarsi anche con il fumo passivo. Il fumo di marijuana è un altro irritante che viene talora trascurato quando si raccoglie l’anamnesi. In base ad alcuni dati sembra che le donne possano sviluppare una particolare suscettibilità alle malattie polmonari a lungo termine per essere state esposte al fumo in età infantile. Numerosi agenti inquinanti, tra cui il particolato, ozono, vapori acidi e biossido di azoto, compromettono lo sviluppo dei polmoni e possono precipitare una malattia polmonare. Poiché tutte queste sostanze sono presenti nell’atmosfera, il contributo relativo di ognuna di esse allo sviluppo dei sintomi respiratori è difficile da determinare. I gas di scarico delle automobili sono un’importante fonte di questi inquinanti. BIBLIOGRAFIA Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. 10/1/12 3:12:25 PM Capitolo 384 Enfisema e iperinflazione ■ 1533 Capitolo 384 controverse le indicazioni su quali bambini trarrebbero benefici dalla chirurgia. Enfisema e iperinflazione Enfisema lobare congenito Steven R. Boas e Glenna B. Winnie L’enfisema polmonare è una distensione degli spazi aerei, con distruzione irreversibile dei setti alveolari. Può essere generalizzato o localizzato, ovvero coinvolgere tutto il polmone o solo una parte. L’iperinflazione è una distensione con o senza rottura degli alveoli, spesso reversibile. L’iperinflazione compensatoria, che può essere acuta o cronica, si verifica nel tessuto polmonare normalmente funzionante quando, per qualsiasi ragione, una porzione considerevole del polmone è rimossa o diviene parzialmente o completamente priva d’aria, come accade nella polmonite, nell’atelettasia, nell’empiema o nello pneumotorace. L’iperinflazione ostruttiva è imputabile all’ostruzione parziale di un bronco o di un bronchiolo, in conseguenza della quale l’uscita di aria dagli alveoli diviene più difficile della sua entrata, e consiste in un graduale accumulo di aria distalmente all’ostruzione, la cosiddetta ostruzione tipo bypass o a valvola a sfera o valvola unidirezionale. IPERINFLAZIONE OSTRUTTIVA LOCALIZZATA Quando un’ostruzione a valvola a sfera occlude parzialmente un bronco principale, l’intero polmone va incontro a iperinflazione; quando l’ostruzione si verifica in un bronco lobare, a essere colpiti sono i singoli lobi. L’interessamento di segmenti o sottosegmenti è legato all’ostruzione dei loro bronchi individuali. Le ostruzioni localizzate responsabili di iperinflazione possono dipendere da corpi estranei e dalla reazione infiammatoria che la loro presenza scatena, da muco troppo denso (fibrosi cistica; Cap. 395), dalla tubercolosi endobronchiale o da un linfonodo tracheobronchiale (Cap. 207), oltre che da tumori endobronchiali o mediastinici. Quando è coinvolta la maggior parte di un lobo, alla percussione dell’area si apprezza un’iperfonesi e la trasmissione del respiro è ridotta. Il polmone iperdisteso può estendersi attraverso il mediastino fino all’emitorace opposto. All’esame fluoroscopico, durante l’espirazione l’area con iperinflazione non si riduce di dimensioni, e il cuore e il mediastino si spostano dal lato opposto poiché il polmone non ostruito si svuota normalmente. Polmone iperlucente monolaterale Il polmone iperlucente monolaterale può associarsi a varie patologie cardiache e polmonari del bambino, ma in alcuni pazienti insorge in assenza di una sottostante malattia attiva dimostrabile. Più della metà dei casi segue uno o più episodi di polmonite; in molti bambini è stato documentato un aumento del titolo anticorpale contro gli adenovirus (Cap. 254). Questa condizione, oltre a far seguito a una bronchiolite obliterante, può comprendere anche una vasculite obliterante: si spiega così la marcata riduzione della perfusione e della trama vascolare dal lato affetto. I pazienti con polmone iperlucente monolaterale possono presentarsi con caratteristiche cliniche di polmonite, ma alcuni vengono individuati solo se sottoposti a radiografia del torace per un’altra ragione. Una piccola percentuale di pazienti ha emottisi. L’esame obiettivo può rilevare iperfonesi e un polmone piccolo, con spostamento del mediastino verso il polmone più anormale. Questa condizione è nota come sindrome di Swyer-James o Macleod. Si pensa che questa condizione sia dovuta a un danno alle vie respiratorie inferiori. Alcuni soggetti presentano uno spostamento del mediastino dal lato opposto alla lesione, durante l’espirazione. La TC o la broncoscopia possono dimostrare la presenza di bronchiectasie. In alcuni pazienti, le radiografie del torace effettuate in precedenza erano normali o mostravano solo una polmonite acuta: tale osservazione fa pensare che il polmone iperlucente sia una lesione acquisita. Non esiste alcun trattamento specifico; la sintomatologia può ridursi con il passare del tempo. Restano C0095.indd 1533 L’enfisema lobare congenito (Congenital Lobar Emphysema, CLE) può dare luogo a distress respiratorio severo nella prima infanzia ed essere causato da un’ostruzione localizzata. È stata riportata una ricorrenza familiare. Nel 50% dei casi è possibile identificare una causa. Tra le possibili cause di ostruzione bronchiale e conseguente CLE (che colpisce comunemente il lobo superiore sinistro) sono stati indicati deficit congeniti della cartilagine bronchiale, compressione esterna da parte di vasi aberranti, stenosi bronchiale, ridondanza delle pliche mucose bronchiali e angolatura del bronco causata da erniazione nel mediastino. Le manifestazioni cliniche di solito si rendono evidenti nel periodo neonatale, ma nel 5% dei pazienti compaiono più tardi, quando il lattante ha raggiunto i 5-6 mesi di vita. Molte volte già l’ecografia prenatale permette di formulare la diagnosi. Non sempre i casi diagnosticati in epoca prenatale sono sintomatici alla nascita. Alcuni pazienti restano non diagnosticati fino all’età scolare o anche oltre. I segni variano da una lieve tachipnea con sibili fino a dispnea severa e cianosi. Il CLE può colpire uno o più lobi e interessa i lobi superiori e medi; la sede più comune è il lobo superiore sinistro. L’area colpita è essenzialmente non funzionante, a causa dell’iperinflazione che può portare ad atelettasia del polmone ipsilaterale normale. Con il progredire della distensione, il mediastino si sposta dal lato opposto, con possibile alterazione funzionale (Fig. 384.1). Spesso l’esame radiografico rivela il lobo radiolucente e lo spostamento del mediastino. La TC può dimostrare l’anatomia aberrante della lesione e la RM/ARM evidenzierà un’eventuale lesione vascolare che potrebbe causare compressione extraluminale. L’esame scintigrafico è utile per dimostrare difetti di perfusione nel lobo interessato. La Figura 384.2 illustra la valutazione di un lattante che si presenta con sospetto CLE. La diagnosi differenziale comprende polmonite, con o senza versamento, pneumotorace e malformazione adenomatoide cistica. Il trattamento con intervento chirurgico immediato e asportazione del lobo può salvare la vita al paziente, quando sono presenti cianosi e distress respiratorio grave, ma alcuni rispondono al trattamento medico. L’intubazione selettiva del polmone sano può essere di beneficio. Alcuni bambini con apparente enfisema lobare congenito hanno un’iperinflazione reversibile, senza la classica rottura dei setti alveolari implicita nel termine enfisema. La broncoscopia può rivelare un’eventuale lesione endobronchiale. Iperinflazione di tutti e tre i lobi del polmone destro L’iperinflazione di tutti e tre i lobi del polmone destro può essere causata da un’anomala localizzazione dell’arteria polmonare Figura 384.1 Enfisema congenito del lobo superiore sinistro. Si notino l’estensione del lobo enfisematoso nel lobo inferiore sinistro e lo spostamento del mediastino verso destra. 10/1/12 3:12:28 PM 1534 ■ Parte XIX Apparato respiratorio Sospetto CLE Età ⬍2 mesi • Rx torace • TC Osservare Escissione chirurgica Età ⬎2 mesi Sintomi gravi • Rx torace – Iperaerazione grave • TC – Erniazione polmonare grave • Scansione VQ – Difetto di perfusione • Broncoscopia – Anomala Sintomi da lievi a moderati • Rx torace – Iperaerazione minima • TC – Erniazione polmonare moderata • Scansione VQ – Nessun difetto di perfusione • Broncoscopia – Normale Trattamento conservativo con attento follow-up Figura 384.2 Algoritmo per la valutazione e il trattamento dell’enfisema lobare congenito. (Adattata da Senocak ME, Ciftci AO, et al: Congenital lobar emphysema: diagnostic and therapeutic considerations, J Pediatr Surg 34:1347–1351, 1999. Cited in Chao MC, Karamzadeh AM, Ahuja G: Congenital lobar emphysema: an otolaryngologic perspective, Int J Pediatr Otorhinolaryngol 69:553, 2005.) sinistra, che comprime il bronco principale destro. L’iperinflazione si verifica anche nei pazienti affetti da tetralogia di Fallot, con assenza della valvola polmonare (Cap. 424.1) e dilatazione aneurismatica secondaria dell’arteria polmonare, che comprime parzialmente i bronchi principali. Alcuni neonati sviluppano iperinflazione lobare durante il trattamento della malattia delle membrane ialine con ventilazione assistita, fenomeno che suggerisce una causa acquisita. Il trattamento medico con l’intubazione selettiva del bronco non affetto, o con ventilazione ad alta frequenza, ha occasionalmente avuto successo, permettendo di evitare la lobectomia. IPERINFLAZIONE OSTRUTTIVA GENERALIZZATA L’iperinflazione acuta generalizzata dei polmoni si instaura in seguito al coinvolgimento diffuso dei bronchioli ed è abitualmente reversibile. Più comune nei lattanti che nei bambini, può essere secondaria a numerose condizioni cliniche, tra cui asma, fibrosi cistica, bronchiolite acuta, polmonite interstiziale, forme atipiche di laringotracheobronchite, aspirazione di polvere di stearato di zinco, congestione passiva cronica secondaria a lesioni cardiache congenite, tubercolosi miliare. Anatomia patologica Nell’iperinflazione cronica molti alveoli sono distrutti e comunicano tra loro, formando sacculi iperdistesi. L’aria può penetrare anche nel tessuto interstiziale (enfisema interstiziale), dando luogo a pneumomediastino e pneumotorace (Capp. 405 e 406). Manifestazioni cliniche L’iperinflazione ostruttiva generalizzata è caratterizzata da dispnea espiratoria. I polmoni vanno incontro a progressiva iperdistensione, e il torace resta espanso anche durante l’espirazione. Si riscontrano un aumento della frequenza e una riduzione dell’escursione respiratoria, derivanti dall’iperdistensione degli alveoli e dalla loro incapacità di svuotarsi normalmente attraverso i bronchioli ristretti. La fame d’aria è responsabile dei movimenti respiratori forzati. L’iperattività dei muscoli accessori della respirazione provoca retrazioni a livello del giugulo, degli spazi sovraclaveari, del margine inferiore del torace e degli spazi intercostali. A differenza del torace appiattito in inspirazione e in espirazione tipico C0095.indd 1534 Figura 384.3 Aumentata radiotrasparenza nella zona inferiore destra. Una grande bolla enfisematosa occupa la metà inferiore del polmone destro e le alterazioni apicali sono incompatibili con la precedente tubercolosi. (Da Padley SPG, Hansell DM: Imaging techniques. In Albert RK, Spiro SG, Jett JR, editors: Clinical respiratory medicine, ed 3, Philadelphia, 2008, Mosby, Fig 1-48.) dell’ostruzione laringea, durante l’espirazione il torace iperdisteso va incontro a riduzioni di dimensioni minime. Il suono alla percussione è iperfonetico. All’auscultazione la fase inspiratoria risulta di solito meno evidente di quella espiratoria, che è prolungata e aspra. Possono essere udibili rantoli medi o fini. La cianosi è più comune nei casi gravi. Diagnosi L’esame radiografico e fluoroscopico del torace aiuta a formulare la diagnosi. Entrambe le cupole diaframmatiche sono abbassate e appiattite, le costole sono più distanziate del normale e i campi polmonari meno densi. Il movimento del diaframma durante l’espirazione è ridotto e l’escursione del diaframma, basso e appiattito, è appena percettibile nei casi gravi. Il diametro antero-posteriore del torace è aumentato, e lo sterno può essere estroflesso. ENFISEMA BOLLOSO Le bolle, o cisti, dell’enfisema bolloso (pneumatocele) sono conseguenza dell’iperdistensione e della rottura degli alveoli durante la nascita o poco dopo, ma possono anche essere sequele di polmoniti o di altre infezioni. Sono state osservate nelle lesioni tubercolotiche durante la terapia antibatterica specifica. Queste aree enfisematose presumibilmente derivano dalla rottura di alveoli distesi, che formano una cavità singola o multiloculata. La cisti può ingrandirsi e contenere del liquido; alla radiografia può essere dimostrabile un livello idroaereo (Fig. 384.3). La cisti dovrebbe essere differenziata dagli ascessi polmonari. Nella maggior parte dei casi scompare spontaneamente entro alcuni mesi, sebbene possa persistere anche per un anno o più. L’aspirazione o l’intervento non sono indicati, tranne che nei casi di grave compromissione cardiaca o respiratoria. ENFISEMA SOTTOCUTANEO L’enfisema sottocutaneo si instaura in seguito a qualsiasi processo che consenta l’entrata di aria libera nel tessuto sottocutaneo. Le cause più comuni comprendono lo pneumomediastino e lo pneumotorace. Inoltre, può rappresentare una complicanza delle fratture orbitarie, che permettono all’aria libera di fuoriuscire dai seni paranasali. Nel collo e nel torace, l’enfisema sottocutaneo può far seguito a una tracheotomia, un’ulcerazione profonda della regione faringea, una ferita esofagea o qualsiasi lesione perforante della laringe o della trachea. Occasionalmente è una complicanza della toracentesi, dell’asma o degli interventi chirurgici addominali. Avviene di rado che l’aria si formi nei tessuti sottocutanei per l’azione di batteri che producono gas. Le manifestazioni classiche sono dolorabilità nella sede dell’enfisema e una sensazione di “crepitio” alla palpazione della 10/1/12 3:12:31 PM Capitolo 387 Disturbi congeniti del polmone ■ 1535 cute (“rumore di quando si cammina sulla neve”). L’enfisema sottocutaneo è un processo autolimitante che non richiede trattamento specifico. È consigliabile ridurre al minimo le attività che possono aumentare la pressione nelle vie aeree (tosse, manovre di valutazione della funzionalità polmonare ad alta pressione). La risoluzione avviene per riassorbimento dell’aria sottocutanea dopo l’eliminazione della sua origine. Raramente, una pericolosa compressione della trachea da parte dell’aria contenuta nei tessuti molli circostanti richiede l’intervento chirurgico. BIBLIOGRAFIA Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. Capitolo 385 Deficit di ␣1- antitripsina ed enfisema Glenna B. Winnie e Steven R. Boas Sebbene raramente sia causa di malattia polmonare nel bambino, il deficit omozigote di ␣1-antitripsina (␣-AT) è un’importante causa di sviluppo precoce di enfisema polmonare panacinare severo negli adulti, nella terza e quarta decade di vita, e un’importante causa di epatopatia nei bambini (Cap. 349.5). È stato associato a panniculite e vasculite nell’adulto. Per il testo completo del capitolo, consultare il sito internet www.expertconsult.com. Per il testo completo del capitolo, consultare il sito internet www.expertconsult.com. 386.2 Bronchite follicolare Steven R. Boas La bronchite follicolare (Follicular Bronchitis, FB) è una malattia polmonare linfoproliferativa caratterizzata dalla presenza di follicoli linfoidi lungo le vie aeree (bronchi e bronchioli) e dall’infiltrazione delle pareti di bronchi e bronchioli. Sebbene la causa sia sconosciuta, è stata proposta un’eziologia infettiva (virale). Si può presentare negli adulti e nel bambino; in quest ultimo, l’esordio dei sintomi si ha generalmente intorno alle 6 settimane di vita e il picco tra i 6 e 18 mesi. I reperti clinici più comuni sono tosse, distress respiratorio moderato, febbre e rantoli fini. Questi ultimi in genere persistono nel tempo, e la recidiva sintomatologica è comune. Le radiografie del torace all’inizio possono essere relativamente benigne (intrappolamento d’aria, ispessimento peribronchiale), ma evolvono nel tipico quadro interstiziale. La TC del torace può mostrare un pattern finemente reticolare. La diagnosi definitiva è effettuata tramite biopsia polmonare a cielo aperto. Alcuni individui affetti da bronchite follicolare rispondono alla terapia con corticosteroidi. La prognosi è variabile: alcuni individui presentano una progressione significativa della patologia polmonare, mentre altri sviluppano solo una malattia respiratoria ostruttiva lieve. Nei bambini è spesso associata a immunodeficienza; la diagnosi differenziale include le complicanze polmonari dell’infezione da HIV. BIBLIOGRAFIA Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. 386.3 Altre malattie delle vie aeree distali Steven R. Boas 386.1 Bronchiolite obliterante Steven R. Boas EPIDEMIOLOGIA La bronchiolite obliterante (BO) è una rara malattia ostruttiva cronica a carico dei bronchioli e delle piccole vie aeree. Si presenta come un insulto alle basse vie respiratorie, che determina fibrosi delle piccole vie aeree. Nei pazienti non trapiantati, la BO si presenta più comunemente nella popolazione pediatrica dopo infezioni delle vie respiratorie, in particolare adenovirus, ma anche Mycoplasma, morbillo, legionella, influenza e pertosse; altre cause comprendono le malattie infiammatorie (artrite reumatoide giovanile, lupus eritematoso sistemico [Capitolo 152], sclerodermia [Cap. 154], sindrome di Stevens-Johnson [Cap. 146]) e inalazione di fumi tossici (NO2, NH3) (si veda Tab. 386.1 sul sito internet www.expertconsult.com). La sindrome da bronchiolite obliterante (Bronchiolitis Obliterans Syndrome, BOS), un’entità clinica che si correla a deterioramento dell’organo dopo trapianto polmonare, a causa di un danno progressivo delle vie aeree, viene sempre più riconosciuta come una complicanza a lungo termine del trapianto di polmone e midollo osseo; più di un terzo dei sopravvissuti a trapianto di polmone possono sviluppare questa patologia. La BO si presenta in tutti i gruppi di età e la prevalenza in una serie autoptica pediatrica era 2/1.000. La BOS sembra più comune tra i bambini più grandi e gli adolescenti rispetto ai neonati e ai bambini più piccoli. Vi è evidenza che la forma postinfettiva possa essere più comune nell’emisfero meridionale e tra soggetti di origine asiatica. C0095.indd 1535 Microlitiasi alveolare polmonare Capitolo 386 Sono stati riportati circa 400 casi di microlitiasi alveolare polmonare (Pulmonary Alveolar Microlithiasis, PAM), una malattia rara. Nonostante la causa sottostante sia sconosciuta, la PAM consiste nella formazione di concrezioni lamellari di fosfato di calcio o “microliti” negli alveoli, che creano un pattern caratteristico apprezzabile alla radiografia (si veda Fig. 386.2 sul sito internet www.expertconsult.com). Per il testo completo del capitolo, consultare il sito internet www.expertconsult.com. Capitolo 387 Disturbi congeniti del polmone 387.1 Agenesia e aplasia polmonari Jonathan D. Finder EZIOLOGIA E ANATOMIA PATOLOGICA L’agenesia polmonare si differenzia dall’ipoplasia in quanto comporta l’assenza completa di un polmone e dall’aplasia per l’assenza di un residuo bronchiale o della carena, presenti invece nell’aplasia. L’agenesia polmonare bilaterale è incompatibile con la vita e si presenta con grave distress respiratorio e insufficienza respiratoria. Poiché sono stati riportati casi di pazienti da genitori consanguinei, si ritiene che l’agenesia polmonare sia autosomica recessiva. Si stima che l’incidenza sia 1 su 10.000-15.000 nascite. 10/1/12 3:12:31 PM 1536 ■ Parte XIX Apparato respiratorio MANIFESTAZIONI CLINICHE E PROGNOSI MANIFESTAZIONI CLINICHE L’agenesia o l’ipoplasia unilaterali possono avere pochi sintomi e manifestazioni aspecifiche, tanto che solo il 33% dei casi viene diagnosticato quando il paziente è ancora in vita. I sintomi tendono a essere correlati a complicanze a carico delle vie aeree centrali, come compressione, stenosi e/o a tracheobroncomalacia. Nei pazienti in cui è assente il polmone destro, l’aorta può comprimere la trachea e causare sintomi da compressione delle vie aeree centrali. L’agenesia del polmone destro è contraddistinta da un tasso di mortalità e di morbilità più elevato rispetto a quella del polmone sinistro. L’agenesia polmonare si osserva spesso insieme ad altre anomalie congenite, come la sequenza VACTERL (Vertebral anomalies, Anal atresia, Congenital heart disease, Tracheoesophageal fistula, Renal anomalies and Limb anomalies; anomalie vertebrali, atresia anale, cardiopatie congenite, fistola tracheoesofagea e anomalie degli arti), malformazioni facciali e scheletriche ipsilaterali e malformazioni cardiache e del sistema nervoso centrale. La crescita compensatoria del polmone superstite consente un miglioramento dello scambio gassoso, ma lo spostamento del mediastino può portare a scoliosi e compressione delle vie aeree. La scoliosi può derivare da una asimmetria nella crescita toracica. L’ipoplasia polmonare viene diagnosticata di solito nel periodo neonatale a partire sia dall’insufficienza respiratoria sia dalla presenza di ipertensione polmonare persistente. Nei neonati con ipoplasia polmonare lieve è possibile osservare una presentazione tardiva (tachipnea) in concomitanza di uno stress o di una infezione respiratoria virale. DIAGNOSI E TRATTAMENTO 387.3 I risultati della radiografia toracica in caso di polmone unilaterale o di collasso lobare con spostamento delle strutture mediastiniche verso il lato colpito possono indurre all’invio allo specialista per sospetta aspirazione di un corpo estraneo, occlusione a causa di tappi di muco o lesioni da altre masse bronchiali. Per la diagnosi è necessario un alto indice di sospetto, onde evitare i non necessari rischi di una broncoscopia, compresa la potenziale perforazione del bronco rudimentale. La TC del torace è diagnostica, sebbene la diagnosi possa essere suggerita da alterazioni croniche della morfologia della parete toracica controlaterale e dell’espansione polmonare alla radiografia toracica. Generalmente si consiglia il trattamento conservativo, sebbene in casi selezionati la chirurgia apporti dei benefici. Jonathan D. Finder BIBLIOGRAFIA Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. 387.2 Ipoplasia polmonare Jonathan D. Finder EZIOLOGIA E ANATOMIA PATOLOGICA L’ipoplasia polmonare comporta una diminuzione sia del numero di alveoli sia del numero di ramificazioni delle vie aeree. L’ipoplasia può essere bilaterale in caso di costrizione polmonare bilaterale, come nel caso di oligoidramnios o distrofia toracica. L’ipoplasia polmonare in genere è secondaria ad altri disturbi intrauterini che compromettono il normale sviluppo polmonare (Cap. 95). Condizioni come deformità della colonna toracica e della cassa toracica (distrofia toracica), versamento pleurico con idrope fetale, malformazione adenomatoide cistica ed ernia diaframmatica congenita, comprimono fisicamente il polmone in via di sviluppo. Qualsiasi condizione provochi oligoidramnios (insufficienza renale fetale o rottura prematura prolungata delle membrane) può inoltre portare a ridotta crescita polmonare. In tali condizioni, il processo di gemmazione delle vie aeree e delle strutture arteriose è compromesso, con una conseguente riduzione della superficie capillare. Ampie lesioni unilaterali, come un’ernia diaframmatica congenita e una malformazione adenomatoide cistica, possono spostare il mediastino e provocare così ipoplasia controlaterale, sebbene di solito non così grave come quella osservata ipsilateralmente. C0095.indd 1536 TRATTAMENTO La ventilazione meccanica e l’ossigeno possono essere necessari per sostenere lo scambio gassoso. Una terapia specifica, come ossido nitrico per via inalatoria, può essere utile per controllare l’ipertensione polmonare associata. Nei casi di grave ipoplasia, la limitata capacità di scambi gassosi del polmone può non essere sufficiente alla sopravvivenza. L’ossigenazione con membrana extracorporea (ECMO) consente lo scambio di gas durante il periodo critico e permette la sopravvivenza. Sistemi di espansione costale (protesi costali in titanio espandibili verticalmente) possono migliorare la sopravvivenza dei pazienti con distrofia toracica (Cap. 671). Malformazione adenomatoide-cistica ANATOMIA PATOLOGICA La malformazione adenomatoide-cistica congenita (Congenital Cystic Adenomatoid Malformation, CCAM) consiste nella presenza di tessuto polmonare amartomatoso o displastico frammisto a tessuto polmonare più normale ed è di solito limitata a un lobo. Questo malformazione polmonare congenita si rileva in ∼1-4 su 100.000 nati. Sono stati descritti tre quadri istologici. Il tipo 1 (50%) è macrocistico e consiste in una cisti singola o diverse cisti di grandi dimensioni (>2 cm di diametro), delimitate da epitelio pseudostratificato ciliato. La parete della cisti contiene cellule muscolari lisce e tessuto elastico. Un terzo dei casi presenta cellule secernenti muco, mentre è raro che si osservi cartilagine nella parete della cisti. Questo tipo ha una buona prognosi per la sopravvivenza. Il tipo 2 (40%) è microcistico e presenta piccole cisti multiple con istologia simile a quella delle lesioni del tipo 1; si associa inoltre ad altre anomalie congenite e comporta una prognosi sfavorevole. Nel tipo 3 (<10%), la lesione è solida, con strutture simil-bronchiolari delimitate da epitelio cuboide ciliato e separate da aree di epitelio cuboide non ciliato. Questa lesione ha la prognosi peggiore e può essere fatale. All’ecografia prenatale le lesioni vengono classificate come macrocistiche (cisti singole o multiple >5 mm) o microcistiche (cisti ecogene <5 mm). EZIOLOGIA La lesione deriva probabilmente da un insulto embriologico prima del 35° giorno di gestazione, con un’alterata differenziazione delle strutture bronchiolari terminali. L’esame istologico mostra scarso tessuto polmonare normale e numerosi elementi ghiandolari. Le cisti sono molto comuni, mentre la cartilagine è scarsa. La presenza di quest’ultima può indicare un insulto embriologico più tardivo, forse fino alla 10a-24a settimana. Sebbene interazioni tra fattori di crescita e meccanismi di segnalazione siano stati implicati ad alterazioni della morfogenesi delle ramificazioni polmonari, il loro ruolo esatto nell’alterato sviluppo osservabile in questa patologia resta oscuro. DIAGNOSI Le malformazioni adenomatoso-cistiche possono essere diagnosticate in utero tramite ecografia (Fig. 387.1). Nei feti, anomalie polmonari cistiche possono includere malformazioni adenomatoidi-cistiche 10/1/12 3:12:40 PM Capitolo 387 Disturbi congeniti del polmone ■ 1537 CCAM A B Figura 387.1 Imaging della malformazione adenomatoide cistica congenita (CCAM) del polmone sullo stesso paziente con ecografia prenatale (A), radiografia toracica (B) e TC (C). Si noti che alla radiografia toracica la lesione non è visibile. (Da Lakhoo K: Management of congenital cystic adenomatous malformations of the lung, Arch Dis Child Fetal Neonatal Ed 94:F73–F76, 2009.) C (40%), sequestro polmonare (14%) (Cap. 387.4) o entrambi (26%); l’età media alla diagnosi è generalmente di 21 settimane di gestazione. In una casistica, solo il 7% presentava segni gravi di sofferenza fetale, tra cui idrope, versamento pleurico, polidramnios, ascite o edema facciale severo; il 96% dei feti è nato vivo, ma 2 di essi sono morti nel periodo neonatale. Le lesioni che causano idrope fetale hanno una prognosi infausta. Le lesioni più voluminose, comprimendo il tessuto polmonare adiacente, possono provocare ipoplasia dei lobi non affetti (Cap. 387.2). Anche le lesioni che sembrano di grosse dimensioni nelle fasi precoci della gestazione possono regredire considerevolmente o ridursi nelle loro dimensioni relative ed essere associate a una buona funzione polmonare nell’infanzia. La TC permette di porre una diagnosi accurata e di determinare le dimensioni della lesione. MANIFESTAZIONI CLINICHE Nel periodo neonatale o nella prima infanzia i pazienti possono presentare distress respiratorio, infezioni respiratorie ricorrenti e pneumotorace. La lesione può essere confusa con un’ernia diaframmatica (Cap. 95.8). I pazienti con lesioni più piccole sono generalmente asintomatici fino alla seconda infanzia, quando si verificano infezioni polmonari ricorrenti o persistenti oppure dolore toracico acuto. All’esame obiettivo i rumori respiratori possono essere ridotti, con spostamento del mediastino in direzione opposta rispetto alla lesione. La radiografia toracica mostra una massa cistica, talvolta con spostamento del mediastino (Fig. 387.2). Occasionalmente, un livello idroaereo può suggerire un ascesso polmonare. Figura 387.2 Radiografia toracica neonatale che mostra una grande massa multicistica nell’emitorace sinistro, con spostamento del mediastino dovuto a malformazione adenomatoide cistica congenita (CCAM). (Da Williams HJ, Johnson KJ: Imaging of congenital cystic lung lesions, Paediatr Resp Rev 3:120–127, 2002.) TRATTAMENTO BIBLIOGRAFIA L’intervento prima della nascita nei feti gravemente affetti, seppure controverso, può comprendere l’asportazione del lobo affetto da lesioni microcistiche, l’aspirazione delle lesioni macrocistiche e, in rari casi, la chirurgia fetale a cielo aperto. Nel periodo postnatale, la chirurgia è indicata nei pazienti sintomatici. Sebbene nei neonati asintomatici l’intervento chirurgico possa essere rimandato, poiché è stata documentata una risoluzione postnatale, una vera risoluzione sembra essere molto rara in quanto le anomalie rimangono di solito riscontrabili con TC o RM. È stata descritta una differenziazione C0095.indd 1537 sarcomatosa e carcinomatosa nei pazienti con CCAM; pertanto si consiglia la resezione chirurgica entro il primo anno di vita per limitarne il potenziale maligno. Il tasso di mortalità è <10%. Un’altra indicazione di intervento chirurgico è l’esclusione del blastoma pleuropolmonare, una neoplasia maligna che può apparire radiolograficamente simile alla CCAM di tipo I. Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. 387.4 Sequestro polmonare Jonathan D. Finder Il sequestro polmonare è un’anomalia congenita dello sviluppo polmonare che può essere intrapolmonare o extrapolmonare, a seconda della sua localizzazione nella pleura viscerale. Nella maggior parte dei casi è intrapolmonare. 10/1/12 3:12:40 PM 1538 ■ Parte XIX Apparato respiratorio FISIOPATOLOGIA Il tessuto polmonare in un sequestro non è connesso a un bronco e riceve il proprio sangue arterioso dalle arterie sistemiche (di solito dall’aorta), mentre il sangue venoso ritorna al cuore destro tramite la vena cava inferiore (extralobare) o tramite le vene polmonari (intralobare). Il sequestro costituisce una lesione occupante spazio all’interno del torace; non concorre allo scambio gassoso e non causa uno shunt sinistro-destro né aumenta lo spazio morto alveolare. Una comunicazione con le vie aeree può avere luogo in seguito al passaggio per drenaggio di materiale infetto in una via aerea adiacente. Può verificarsi ventilazione collaterale all’interno delle lesioni intrapolmonari attraverso i pori di Kohn. I sequestri polmonari possono essere generati dallo stesso meccanismo disembriologico come residuo di un abbozzo diverticolare dell’esofago. Secondo alcuni, il sequestro intrapolmonare è una lesione acquisita derivante principalmente da infezione e infiammazione; quest’ultima provoca alterazioni cistiche e ipertrofia di un’arteria sistemica che apporta sangue. Ciò è compatibile con la rarità di questa lesione nelle casistiche autoptiche di neonati. Nel sequestro è possibile rinvenire tessuto gastrico o pancreatico. Inoltre possono essere presenti cisti. Sono frequenti altre anomalie congenite associate, come la CCAM (Cap. 387.3), l’ernia diaframmatica (Cap. 95.8) e cisti esofagee. Alcuni, ritenendo che il sequestro intrapolmonare sia spesso la manifestazione di una malformazione adenomatoide cistica, hanno messo in dubbio l’esistenza del sequestro intrapolmonare come entità a sé stante. solida; può essere presente un livello idroaereo. Durante l’infezione, i margini della lesione possono non essere ben definiti. Non vi è differenza nell’incidenza della lesione fra i due polmoni. Il sequestro extrapolmonare è molto più comune nel sesso maschile e quasi sempre interessa il polmone sinistro. Questa lesione è dotata di un rivestimento pleurico, si associa a ernia diaframmatica e ad altre malformazioni quali duplicazione del colon, anomalie vertebrali e ipoplasia polmonare. Molti di questi pazienti sono asintomatici quando la massa viene scoperta in seguito a una radiografia toracica di routine. Altri pazienti presentano sintomi respiratori o insufficienza cardiaca. Il sequestro extrapolmonare sottodiaframmatico può manifestarsi come massa addominale all’ecografia prenatale. L’introduzione dell’ecografia prenatale ha inoltre consentito di dimostrare che il sequestro polmonare fetale può regredire spontaneamente. TRATTAMENTO La rimozione chirurgica della lesione costituisce il trattamento del sequestro intrapolmonare, una procedura che richiede di solito l’asportazione di tutto il lobo coinvolto; talvolta può essere sufficiente la resezione segmentaria. Se il sequestro è extrapolmonare, si consiglia la resezione chirurgica dell’area coinvolta. BIBLIOGRAFIA Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. 387.5 Jonathan D. Finder MANIFESTAZIONI CLINICHE E DIAGNOSI I risultati dell’esame obiettivo nei pazienti con sequestro includono un’area di ottusità alla percussione e la riduzione del respiro in corrispondenza della lesione. In corso di infezione, si possono inoltre notare rantoli. Sul dorso è udibile un soffio continuo o solo sistolico. Se i risultati della radiografia toracica di routine sono compatibili con la diagnosi, sono indicati ulteriori approfondimenti prima dell’intervento chirurgico (Fig. 387.3). La TC con contrasto può dimostrare sia l’estensione della lesione sia la sua vascolarizzazione. Anche l’angiorisonanza magnetica (MRA) può essere utile. L’ecografia aiuta a escludere un’ernia diaframmatica e a rilevare l’arteria sistemica. Si consiglia l’asportazione chirurgica. L’identificazione della vascolarizzazione prima dell’intervento evita la recisione involontaria della sua arteria sistemica. Il sequestro intrapolmonare si riscontra generalmente in un lobo inferiore e non possiede una propria pleura. In genere i pazienti si presentano per un’infezione. Nei pazienti di età maggiore è comune l’emottisi. Una radiografia toracica eseguita in benessere in un periodo in cui non vi è infezione attiva, evidenzia una lesione A C0095.indd 1538 Cisti broncogene B EZIOLOGIA E ANATOMIA PATOLOGICA Le cisti broncogene derivano dallo sviluppo anomalo del diverticolo tracheale dell’intestino primitivo, prima della 16a settimana di gestazione, e inizialmente sono delimitate da epitelio ciliato. Si trovano più comunemente a destra e in prossimità delle strutture della linea mediana (trachea, esofago, carena), anche se non sono infrequenti le cisti intrapolmonari periferiche del lobo inferiore e quelle perilari. Un aumento di dimensioni della cisti, che causa sintomi da compressione delle vie aeree adiacenti può portare acutamente alla diagnosi. Se la diagnosi viene ritardata finché si verifica un’infezione, l’epitelio ciliato può andare perduto e una esatta diagnosi anatomopatologica diviene impossibile. È raro che le cisti siano riscontrabili alla nascita. In età successive, alcune diventano sintomatiche a seguito di infezione o di aumento di dimensioni, compromettendo la funzione delle vie aeree adiacenti. Figura 387.3 A. Radiografia toracica semplice che mostra alterazioni della regione del lobo medio-inferiore destro del polmone. B. TC che rivela alterazioni parenchimali nel lobo inferiore destro del polmone, compatibili con un sequestro. (Da Corbett HJ, Humphrey GME: Pulmonary sequestration, Paediatr Resp Rev 5:59–68, 2004.) 10/1/12 3:12:42 PM Capitolo 387 Disturbi congeniti del polmone ■ 1539 MANIFESTAZIONI CLINICHE E TRATTAMENTO MANIFESTAZIONI CLINICHE E TRATTAMENTO I sintomi che si presentano più frequentemente sono febbre, dolore toracico e tosse produttiva. Può essere presente disfagia; alcune cisti broncogene sono asintomatiche. La radiografia toracica rivela la cisti che può contenere un livello idroaereo (Fig. 387.4). Nella maggior parte dei casi si effettuano TC o RM, per definire meglio l’anatomia e l’estensione della lesione prima della resezione chirurgica. Il trattamento delle cisti sintomatiche consiste nell’asportazione chirurgica dopo un appropriato trattamento antibiotico. In genere si asportano anche le cisti asintomatiche per l’alto rischio di infezioni. I bambini con ostruzione venosa polmonare o linfangectasia polmonare grave presentano dispnea e cianosi nel periodo neonatale. L’idrope fetale può essere diagnosticata prima della nascita. La radiografia toracica rivela addensamenti diffusi, radiopachi, reticolari, con evidenti strie B di Kerley. I versamenti pleurici sono comuni; in questi casi la toracentesi rivelerà chilotorace. Se il coinvolgimento del polmone non è completo, le aree non interessate appaiono iperlucenti. La respirazione è compromessa a causa della alterata diffusione e della ridotta compliance polmonare. La TC e/o il cateterismo cardiaco possono far sospettare la diagnosi; per quella definitiva è necessaria la biopsia polmonare (toracoscopica o a cielo aperto). Il trattamento è di supporto e comprende la somministrazione di ossigeno, la ventilazione meccanica, il supporto nutrizionale (compreso il posizionamento di una gastrostomia e l’utilizzo di nutrienti contenenti trigliceridi a catena media) e un accurato bilancio idroelettrolitico con l’utilizzo di diuretici. La linfangectasia polmonare primaria può provocare una compromissione polmonare grave tale da richiedere la ventilazione meccanica a lungo termine; la sopravvivenza a lungo termine e la risoluzione dell’insufficienza respiratoria sono possibili anche nei casi gravi. Talvolta l’ostruzione venosa polmonare è secondaria a lesioni del cuore sinistro, la cui correzione può tradursi in un miglioramento della disfunzione polmonare. La linfangectasia generalizzata provoca solitamente una disfunzione polmonare più lieve e non è rara la sopravvivenza fino alla seconda infanzia e anche oltre. BIBLIOGRAFIA Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. 387.6 Linfangectasia polmonare congenita Jonathan D. Finder EZIOLOGIA E ANATOMIA PATOLOGICA La linfangectasia polmonare congenita è caratterizzata dalla presenza di vasi linfatici estremamente dilatati in tutto il polmone. Può insorgere in tre condizioni patologiche: un’ostruzione venosa polmonare che produce un’elevata pressione transvascolare con iperafflusso e stasi nei vasi linfatici polmonari; una linfangectasia generalizzata che, in quanto malattia generalizzata di parecchi apparati, coinvolge i polmoni e l’intestino (può essere associata alla sindrome di Noonan); infine, una linfangectasia primaria limitata al polmone come manifestazione di un’anomalia differenziativa dell’apparato linfatico. BIBLIOGRAFIA Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. 387.7 Ernia polmonare Jonathan D. Finder EZIOLOGIA E ANATOMIA PATOLOGICA Un’ernia polmonare è una fuoriuscita del polmone dai suoi normali limiti toracici. In circa il 20% dei casi è congenita, mentre nei rimanenti casi segue un trauma toracico o un intervento di chirurgia toracica, oppure compare in pazienti con malattie polmonari come la fibrosi cistica (Cap. 395) o l’asma (Cap. 138), che causano tosse frequente con aumento della pressione intratoracica. Una debolezza congenita della membrana sovrapleurica (fascia di Sibson) o della muscolatura del collo può favorire la comparsa di un’ernia polmonare. Più della metà delle ernie polmonari congenite e praticamente tutte quelle acquisite sono cervicali. Le ernie cervicali congenite di solito protrudono anteriormente attraverso un interstizio tra i muscoli scaleno anteriore e sternocleidomastoideo, ma di norma sono ostacolate dal muscolo trapezio (posteriormente, a livello dell’ingresso del torace) e dai tre muscoli scaleni (lateralmente). MANIFESTAZIONI CLINICHE E TRATTAMENTO Figura 387.4 Radiografia del torace che mostra un addensamento ovoidale, ben definito, con densità di tessuti molli, che causa l’allungamento della carena causato da una cisti broncogena. (Da Williams HJ, Johnson KJ: Imaging of congenital cystic lung lesions, Paediatr Resp Rev 3:120–127, 2002.) C0095.indd 1539 La presenza di un’ernia cervicale (ernia di Sibson) è segnalata in genere da una tumefazione a livello del collo visibile quando il paziente fa uno sforzo o tossisce. Alcune lesioni sono asintomatiche e vengono rilevate solo quando, per altre ragioni, viene effettuata una radiografia toracica. I risultati dell’esame obiettivo sono normali tranne che durante la manovra di Valsalva, quando si può notare una tumefazione molle a livello del collo. Nella maggior parte dei casi non è necessario alcun trattamento, sebbene queste ernie possano causare problemi qualora sia necessario posizionare un catetere venoso centrale nella vena giugulare o succlavia. L’ernia cervicale può risolversi spontaneamente. 10/1/12 3:12:43 PM 1540 ■ Parte XIX Apparato respiratorio Le ernie paravertebrali o parasternali sono di solito associate ad anomalie costali. Le ernie intercostali tendono a insorgere in posizione parasternale, dove il muscolo intercostale esterno è assente. Posteriormente, nonostante il muscolo intercostale interno sembri inadeguato, i muscoli paraspinali evitano normalmente l’erniazione. Gli sforzi, la tosse o suonare uno strumento musicale possono avere un ruolo nel causare le ernie intercostali, che tuttavia nella maggior parte dei casi sono probabilmente imputabili a un difetto preesistente della parete toracica. Il trattamento chirurgico dell’ernia polmonare è talvolta giustificato per motivi estetici. Nei pazienti con grave pneumopatia cronica e tosse cronica, e in quelli per i quali è controindicata la soppressione della tosse, non è possibile ottenere una correzione permanente. BIBLIOGRAFIA Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. Altre malformazioni congenite del polmone 387.8 Jonathan D. Finder ENFISEMA LOMBARE CONGENITO E CISTI POLMONARI Si veda il Capitolo 384. MALFORMAZIONE ARTEROVENOSA POLMONARE Si vedano i Capitoli 426 e 438. FISTOLA BRONCOBILIARE Una fistola broncobiliare è un tragitto fistoloso tra il bronco lobare medio destro e sistema duttale epatico sinistro. Questa rara anomalia in genere si manifesta con infezioni broncopolmonari potenzialmente letali nella prima infanzia, sebbene la diagnosi possa essere ritardata fino all’età adulta. Il sesso femminile è interessato più di frequente. La diagnosi definitiva richiede l’endoscopia e la broncografia, oppure l’intervento chirurgico esplorativo. Il trattamento comprende l’asportazione chirurgica di tutta la porzione intratoracica della fistola. Se la porzione epatica della fistola non comunica con il sistema biliare o con il duodeno, anche il segmento potrebbe dover essere asportato. Le comunicazioni broncobiliari possono inoltre essere il risultato di lesioni acquisite, derivanti da malattie epatiche complicate da infezione. Capitolo 388 Edema polmonare Robert Mazor e Thomas P. Green L’edema polmonare è causato da un accumulo eccessivo di liquidi nell’interstizio e negli spazi aerei del polmone che dà luogo a desaturazione di ossigeno, riduzione della compliance polmonare e distress respiratorio. Nel bambino con malattia acuta è un problema comune ed è una complicanza di diversi processi patologici. FISIOPATOLOGIA Sebbene l’edema polmonare sia tradizionalmente distinto in due categorie a seconda della causa (cardiogeno e non cardiogeno), il risultato finale di entrambi i processi è un accumulo netto di liquidi negli spazi interstiziali e alveolari. L’edema polmonare non C0095.indd 1540 Tabella 388.1 EZIOLOGIA DELL’EDEMA POLMONARE AUMENTO DELLA PRESSIONE CAPILLARE POLMONARE Cardiogeno, come insufficienza ventricolare sinistra Non cardiogeno, come malattia veno-occlusiva polmonare, fibrosi venosa polmonare, tumori mediastinici AUMENTO DELLA PERMEABILITÀ CAPILLARE Polmoniti virali e batteriche Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) Agenti tossici inalati Tossine circolanti Sostanze vasoattive come istamina, leucotrieni e trombossani Sindrome da aumentata permeabilità capillare generalizzata, come nella sepsi Reazioni immunologiche, come nelle reazioni trasfusionali Inalazione di fumo Polmonite da aspirazione Annegamento o semiannegamento Polmonite da radiazioni Uremia INSUFFICIENZA LINFATICA Congenita e acquisita RIDOTTA PRESSIONE ONCOTICA Ipoalbuminemia, come nelle malattie epatiche e renali, negli stati proteino-disperdenti e nella malnutrizione AUMENTO DELLA PRESSIONE INTERSTIZIALE NEGATIVA Lesioni ostruttive delle vie aeree superiori, come croup ed epiglottite Edema polmonare da riespansione CAUSE VARIE O SCONOSCIUTE Edema polmonare neurogeno Edema polmonare da altitudine Eclampsia Pancreatite Embolia polmonare Edema polmonare da eroina (stupefacenti) Modificata da Robin E, Carroll C, Zelis R: Pulmonary edema, N Engl J Med 288:239, 292, 1973; e Desphande J, Wetzel R, Rogers M: In Rogers M, editor: Textbook of pediatric intensive care, ed 3, Baltimore, 1996, Williams and Wilkins, pp 432–442. cardiogeno, nei suoi stadi più gravi, è anche noto come sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) (Capp. 65 e 365). La pressione idrostatica e la pressione colloido-osmotica (oncotica) su entrambi i lati della parete vascolare polmonare, e la permeabilità capillare, sono i fattori fisici e le forze che determinano il movimento del liquido attraverso la parete vasale. In condizioni basali si ha una filtrazione di liquido dallo spazio intravascolare all’interstizio. Questo liquido interstiziale “in eccesso” viene fisiologicamente riassorbito rapidamente dai vasi linfatici polmonari. Le condizioni che portano a un’alterazione della permeabilità vascolare, a un aumento della pressione vascolare polmonare e a una riduzione della pressione oncotica intravascolare, aumentano il flusso netto di liquido che fuoriesce dai vasi (Tab. 388.1). Una volta superata la capacità dei vasi linfatici di rimuovere il liquido, l’acqua si accumula nel polmone. Per capire come avviene tale accumulo, è utile considerare la distribuzione dell’acqua in quattro compartimenti distinti come riportato di seguito: Compartimento vascolare: questo compartimento è formato da tutti i vasi sanguigni che concorrono allo scambio di liquido con l’interstizio. Il compartimento vascolare è separato dall’interstizio dalle cellule endoteliali capillari. Numerosi mediatori infiammatori endogeni, così come le tossine esogene, sono coinvolti nella patogenesi del danno endoteliale capillare polmonare, che porta all’“aumentata permeabilità” osservata in numerosi processi sistemici. Compartimento interstiziale: questo spazio è importante poiché è interposto tra il compartimento alveolare e quello vascolare. Il liquido che esce dal compartimento vascolare si raccoglie 10/1/12 3:12:43 PM Capitolo 388 Edema polmonare ■ 1541 nell’interstizio prima di riversarsi negli spazi aerei del compartimento alveolare. Compartimento alveolare: questo compartimento è rivestito di cellule epiteliali di tipo 1 e 2. Tali cellule epiteliali hanno un ruolo nel trasporto attivo dei liquidi fuori dallo spazio alveolare e fungono da barriera, in modo da escludere il liquido dallo spazio alveolare. Il volume potenziale del liquido del compartimento alveolare è decisamente maggiore rispetto a quello dello spazio interstiziale, a ulteriore riprova, forse, del fatto che l’edema alveolare si dissolve molto più lentamente dell’edema interstiziale. Compartimento linfatico polmonare: esiste un’ampia rete di vasi linfatici polmonari. Il liquido in eccesso presente nei compartimenti alveolare e interstiziale è drenato dal sistema linfatico. Quando viene superata la capacità di drenaggio dei vasi linfatici si accumula liquido. EZIOLOGIA I reperti clinici specifici variano in base al meccanismo soggiacente (si veda Tab. 388.1). L’aumento della pressione vascolare polmonare (pressione idrostatica capillare) porta all’aumento della trasudazione del liquido. Le affezioni cardiache che portano a disfunzione miocardica e a riduzione dell’output sinistro e quelli che portano al rigurgito mitralico provocano un aumento della “pressione a monte” nel sistema vascolare polmonare. Inoltre, anomalie delle vene polmonari spesso ostruiscono il drenaggio venoso e causano un aumento della pressione capillare polmonare. L’aumento della permeabilità capillare è in genere subordinato a danno endoteliale. Tale danno può verificarsi a seguito di una lesione diretta all’epitelio alveolare o, indirettamente, nel contesto di processi sistemici che portano alla immissione nel circolo polmonare di mediatori infiammatori o tossine. I mediatori infiammatori (fattore di necrosi tumorale, leucotrieni, trombossani) e gli agenti vasoattivi (ossido nitrico, istamina) prodotti durante malattie polmonari e sistemiche incrementano l’alterata permeabilità capillare che si verifica nel corso di numerose patologie: la sepsi è una causa comune. L’omeostasi del liquido nei polmoni dipende principalmente dal drenaggio attraverso i vasi linfatici. Sperimentalmente, l’ostruzione del sistema linfatico causa l’edema polmonare. Negli stati edematosi cronici si riscontrano aumento del flusso linfatico e dilatazione dei vasi linfatici. Una diminuzione della pressione oncotica intravascolare comporta edema polmonare attraverso l’alterazione delle forze (pressione oncotica) che favoriscono il rientro del liquido nello spazio vascolare. Ciò si verifica in caso di emodiluizione, come il sovraccarico di liquidi a causa di soluzioni ipotoniche e gli stati proteino-disperdenti, come la sindrome nefrosica e la malnutrizione. Un eccesso di pressione interstiziale negativa quale si osserva nelle malattie delle vie aeree superiori, come il croup e il laringospasmo, può favorire l’edema polmonare. Oltre alle forze fisiche presenti in queste malattie, possono essere coinvolti anche altri meccanismi. Alcune teorie ipotizzano anche il contributo di un aumento della tensione di CO2, una diminuzione della tensione di O2 e un aumento estremo del postcarico cardiaco, che portano a insufficienza cardiaca transitoria. Il meccanismo scatenante l’edema polmonare neurogeno non è chiaro. Un’attivazione simpatica massiva conseguente a una lesione cerebrale può provocare un aumento della vasocostrizione polmonare e sistemica; ciò comporta lo spostamento di sangue al letto vascolare polmonare, l’aumento della pressione capillare e la formazione di edema. Il meccanismo responsabile dell’edema polmonare da altitudine non è chiaro, ma può essere anch’esso correlato all’aumento del tono simpatico, delle pressioni vascolari polmonari e della permeabilità capillare indotto da ipossia. C0095.indd 1541 Il trasporto attivo degli ioni seguito dal movimento passivo osmotico, dell’acqua è importante per liberare lo spazio alveolare dal liquido. Le differenze genetiche interindividuali nella frequenza di tali processi di trasporto possono essere rilevanti per determinare quali individui sono predisposti a edema polmonare da altitudine. Sebbene la presenza di questi meccanismi suggerisca la possibilità di sviluppare interventi terapeutici per favorire la risoluzione dell’edema polmonare, allo stato attuale tali terapie non esistono. MANIFESTAZIONI CLINICHE Le manifestazioni cliniche dipendono dal meccanismo di formazione dell’edema. In generale, l’edema interstiziale e l’edema alveolare impediscono l’espansione degli alveoli, portando ad atelettasia e a ridotta produzione di surfattante, che a loro volta si traducono in una diminuzione della compliance polmonare e del volume corrente. Per mantenere la ventilazione/minuto il paziente deve aumentare lo sforzo respiratorio e/o la frequenza respiratoria. I primi segni clinici di edema polmonare comprendono un aumento del lavoro respiratorio, tachipnea e dispnea. Con l’accumulo di liquido nello spazio alveolare, l’auscultazione rivela crepitii e sibili, in modo particolare nelle regioni declivi del polmone. Nell’edema polmonare cardiogeno può essere presente un ritmo di galoppo, oltre a edemi periferici e distensione delle giugulari. Le radiografie toraciche possono fornire utili informazioni complementari, sebbene inizialmente le radiografie possano dare risultati normali. I primi segni radiologici che indicano accumulo di edema interstiziale comprendono cuffing peribronchiale e perivascolare. Striature diffuse riflettono la presenza di edema interlobulare e di distensione dei vasi linfatici polmonari. Opacità diffuse e a chiazze, dall’aspetto cosiddetto “a farfalla”, rappresentano infiltrati bilaterali interstiziali o alveolari e costituiscono un segno tardivo. La cardiomegalia viene spesso riscontrata tra le condizioni che si associano a una disfunzione ventricolare sinistra. Le dimensioni del cuore sono di solito normali nell’edema polmonare non cardiogeno (Tab. 388.2). La tomografia toracica dimostra che l’edema si accumula nelle aree declivi del polmone. Di conseguenza, una variazione della posizione del paziente può modificare le differenze regionali della compliance polmonare e della ventilazione alveolare. La determinazione quantitativa del peptide natriuretico cerebrale (Brain Natriuretic Peptide, BNP), spesso elevata in caso di cardiopatia, può aiutare a distinguere le cause cardiache di edema polmonare da quelle polmonari. Un livello di BNP >500 pg/mL indica cardiopatia, mentre un livello <100 pg/mL indica pneumopatia. Tabella 388.2 CARATTERISTICHE RADIOGRAFICHE CHE POSSONO AIUTARE A DISTINGUERE L’EDEMA POLMONARE CARDIOGENO DA QUELLO NON CARDIOGENO CARATTERISTICHE RADIOGRAFICHE EDEMA CARDIOGENO EDEMA NON CARDIOGENO Dimensioni del cuore Ampiezza del peduncolo vascolare* Distribuzione vascolare Distribuzione dell’edema Versamenti pleurici Cuffing peribronchiale Linee settali Broncogrammi aerei Normali o superiori alla norma Normale o superiore alla norma Equilibrata o invertita Regolare o centrale Presenti Presenti Presenti Di solito non presenti Di solito normali Di solito normale o inferiore alla norma Normale o equilibrata Irregolare o periferica Di solito non presenti Di solito non presente Di solito non presenti Di solito presenti *L’ampiezza del peduncolo vascolare negli adulti viene determinata tracciando una linea perpendicolare a partire dal punto in cui l’arteria succlavia sinistra si dirama dall’arco aortico fino al punto in cui la vena cava superiore incrocia il bronco principale destro. Un’ampiezza del peduncolo vascolare >70 mm alla radiografia antero-posteriore del torace con un apparecchio digitale portatile, con paziente supino, è ottimale per distinguere un volume intravascolare elevato da uno normale o basso. Da Ware LB, Matthay MA: Acute pulmonary edema, N Engl J Med 353:2788–2796, 2005. 10/1/12 3:12:46 PM 1542 ■ Parte XIX Apparato respiratorio TRATTAMENTO Il trattamento di un paziente con edema polmonare non cardiogeno è principalmente di supporto, con l’obiettivo primario di assicurare un’adeguata ventilazione e ossigenazione. La terapia aggiuntiva è rivolta alla causa soggiacente. I pazienti dovrebbero ricevere una supplementazione di ossigeno per aumentare la tensione di ossigeno alveolare e la vasodilatazione polmonare. I pazienti con edema polmonare dovuto a cause cardiogene dovrebbero essere trattati con agenti inotropi e con vasodilatatori sistemici per ridurre il postcarico ventricolare sinistro (Cap. 436). I diuretici sono efficaci nel trattamento dell’edema polmonare dovuto a un sovraccarico sistemico di liquidi (sepsi, insufficienza renale). La morfina è spesso utile come vasodilatatore e leggero sedativo. La pressione positiva delle vie aeree migliora lo scambio gassoso nei pazienti con edema polmonare. Nei pazienti con intubazione tracheale, la pressione positiva di fine espirazione (Positive EndExpiratory Pressure, PEEP) può essere utilizzata per ottimizzare la meccanica polmonare. Sono efficaci anche forme di ventilazione non invasive, come la pressione positiva continua delle vie aeree (Continuous Positive Airway Pressure, CPAP) tramite maschera facciale o cannule nasali. Il meccanismo attraverso il quale la pressione positiva delle vie aeree migliora l’edema polmonare non è del tutto chiaro, ma non è correlato alla riduzione del contenuto idrico polmonare. La CPAP impedisce piuttosto la chiusura totale degli alveoli ai bassi volumi polmonari presenti al termine dell’espirazione. Può anche reclutare le unità alveolari già collassate. Ciò porta a un aumento della capacità funzionale residua (FRC), a un miglioramento della compliance polmonare e della funzione del surfattante e a una riduzione delle resistenze vascolari polmonari. L’effetto netto è la riduzione del lavoro respiratorio, il miglioramento dell’ossigenazione e la diminuzione del postcarico cardiaco (Cap. 365). Quando si rende necessaria la ventilazione meccanica, specialmente nell’edema polmonare non cardiogeno, si deve porre attenzione a ridurre al minimo il rischio di complicanze da barotrauma, il pneumotorace, il pneumomediastino e il danno alveolare primari (Cap. 65.1). Le strategie per proteggere i polmoni comprendono l’utilizzo di bassi volumi correnti, di PEEP relativamente elevate e di una ipercapnia permissiva. L’edema polmonare da altitudine (High-Altitude Pulmonary Edema, HAPE) dovrebbe essere trattato riducendo l’altitudine e somministrando l’ossigeno. Possono inoltre essere utili una CPAP portatile o una camera iperbarica portatile. Anche la nifedipina (inizialmente 10 mg, quindi 20-30 mg a lento rilascio ogni 12-24 ore) si rivela efficace negli adulti. Se vi è un’anamnesi di HAPE, la nifedipina e gli agonisti -adrenergici (inalati) possono prevenire le recidive. BIBLIOGRAFIA Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. Capitolo 389 Sindromi da aspirazione John L. Colombo L’aspirazione include una vasta gamma clinica a partire da condizioni asintomatiche fino a eventi acuti letali, come quelli che si verificano con aspirazione elevata di contenuti gastrici o di idrocarburi. Altri capitoli trattano di ostruzione meccanica delle vie aeree grandi o medie (come avviene con corpi estranei; Cap. 379) e di complicanze infettive dell’aspirazione e della microaspirazione ricorrente (Cap. 390), come può avvenire con reflusso gastroesofageo (Cap. 315.1) o disfagia (Cap. 298). L’aspirazione C0095.indd 1542 occulta di secrezioni rinofaringee nel tratto respiratorio inferiore è un evento normale nelle persone sane, in genere privo di evidente significato clinico. CONTENUTO GASTRICO L’aspirazione di grandi volumi di contenuto gastrico si verifica di solito in caso di vomito. È una complicanza infrequente dell’anestesia generale, della gastroenterite e di un alterato livello di coscienza. In 63.180 pazienti pediatrici sottoposti ad anestesia generale, si sono verificati 24 casi di aspirazione, ma i sintomi si sono sviluppati solo in 9. Le conseguenze fisiopatologiche possono variare, principalmente a seconda del pH e del volume dell’aspirato e della quantità di materiale particolato. Si nota un aumento della severità clinica con volumi maggiori di circa 0,8 mL/kg e/o pH <2,5. Dopo un’aspirazione massiva insorgono rapidamente ipossiemia, polmonite emorragica, atelettasia, spostamento di fluido intravascolare ed edema polmonare. Queste insorgono più precocemente, diventano più gravi e hanno durata maggiore con aspirazione acida. La maggior parte dei cambiamenti clinici compare entro alcuni minuti fino a 1-2 ore dopo l’evento. Nelle successive 24-48 ore si assiste a un marcato aumento degli infiltrati neutrofili nel parenchima polmonare, sfaldamento della mucosa e consolidamento alveolare che spesso correlano con un aumento degli infiltrati alla radiografia toracica. Queste alterazioni tendono a verificarsi significativamente più tardi e sono più prolungate dopo aspirazione di materiale particolato. Di solito l’infezione non ha un ruolo nel danno polmonare iniziale dopo aspirazione di contenuto gastrico; l’aspirazione può compromettere le difese polmonari predisponendo il paziente a polmonite batterica secondaria. In un paziente che ha mostrato prima un miglioramento clinico e poi un peggioramento, in modo particolare con febbre e leucocitosi, si dovrebbe sospettare una polmonite batterica secondaria. Trattamento Se si verifica un’aspirazione di notevole volume o di sostanza altamente tossica in un paziente che ha già una via aerea artificiale, è importante effettuare immediatamente una suzione delle vie aeree. Qualora ciò non fosse possibile, la suzione o la broncoscopia tardive di solito hanno un valore terapeutico limitato. Fa eccezione il caso in cui si sospetti un’aspirazione significativa di materiale particolato. I tentativi di neutralizzare l’acidità non sono giustificati poiché l’acido è rapidamente neutralizzato dall’epitelio respiratorio. Anche se sono asintomatici, i pazienti con sospetta aspirazione di volumi elevati o di sostanze tossiche dovrebbero essere tenuti sotto osservazione, essere sottoposti alla misurazione dell’ossigenazione, tramite ossimetria o emogasanalisi, e a radiografia toracica. Se la radiografia toracica e la saturazione di ossigeno sono normali e il paziente rimane asintomatico, è sufficiente l’osservazione a domicilio dopo un periodo di osservazione ospedaliera o ambulatoriale. Non è indicato alcun trattamento in questa fase, ma ai genitori dovrebbe essere spiegato di riportare il bambino dal medico se dovessero comparire sintomi respiratori o febbre. Ai pazienti che presentano reperti clinici anomali o li sviluppano durante il periodo di osservazione viene somministrata ossigenoterapia per correggere l’ipossiemia. Nei casi più severi sono spesso necessari l’intubazione endotracheale e la ventilazione meccanica. Si può tentare con i broncodilatatori, i cui benefici sono però di solito limitati. Gli studi sugli animali indicano che il trattamento con corticosteroidi non sembra apportare alcun beneficio, a meno che non sia somministrato quasi contemporaneamente all’evento di aspirazione; l’utilizzo di questi agenti può aumentare il rischio di infezione secondaria. Una profilassi antibiotica non è indicata, sebbene nel paziente con riserve respiratorie molto limitate possa essere appropriata una copertura antibiotica precoce. Se utilizzati, si dovrebbero scegliere antibiotici che coprano i microbi anaerobi. Se l’aspirazione avviene in un paziente ospedalizzato o con malattia cronica, si dovrebbe considerare anche la copertura contro Pseudomonas e organismi enterici Gram-negativi. Un tasso di mortalità ≤5% 10/1/12 3:12:49 PM Capitolo 390 Aspirazione cronica ricorrente ■ 1543 A C B Figura 389.1 Radiografia toracica di un bambino di 17 mesi che ha ingerito cera per mobili. A. A 3 ore dall’ingestione, i polmoni sono puliti. B. Dopo 24 ore, ci sono opacità nodulari bibasali coalescenti. C. Dopo 3 giorni, le opacità sono molto schiarite. (Da Slovis TL, editor: Caffey’s pediatric diagnostic imaging, ed 11, Philadelphia, 2008, Mosby/Elsevier, p 1287.) viene riscontrato se sono coinvolti 3 lobi, o meno. A meno che non si sviluppino complicanze, come infezione o barotrauma, la maggior parte dei pazienti guarisce in 2-3 settimane, sebbene possa persistere un danno polmonare prolungato, con cicatrizzazione, bronchiolite obliterante e bronchiectasia. Prevenzione La prevenzione dell’aspirazione dovrebbe sempre essere l’obiettivo principale quando è necessaria manipolazione delle vie aeree per l’intubazione o altre procedure invasive. La nutrizione tramite sonde enterali posizionate oltre il piloro, il sollevamento a 30-45 gradi della testata del letto nei pazienti ventilati meccanicamente e la decontaminazione orale si sono dimostrati in grado di ridurre l’incidenza di complicanze da aspirazione nei reparti di terapia intensiva. Minimizzare l’utilizzo di sedativi, monitorare i residui gastrici e la soppressione dell’acidità gastrica possono aiutare a evitare l’aspirazione. Qualsiasi paziente con coscienza alterata, in modo particolare quelli intubati, dovrebbe essere considerato a elevato rischio di aspirazione. ASPIRAZIONE DI IDROCARBURI Le conseguenze più pericolose dell’ingestione di idrocarburi sono in genere l’aspirazione e la risultante polmonite (Cap. 58). Sebbene una polmonite significativa si verifichi in <2% di tutte le ingestioni di idrocarburi, si stima che 20 decessi all’anno siano dovuti ad aspirazione di idrocarburi, sia nei bambini sia negli adulti. Alcuni di questi decessi sono suicidi. Gli idrocarburi con più bassa tensione superficiale (benzina, trementina, naftalene) hanno un maggior potenziale di tossicità da aspirazione rispetto ai più pesanti oli minerali o combustibili. L’ingestione di quantità >30 mL (corrispondenti approssimativamente al volume di una deglutizione nell’adulto) di idrocarburi si associa a un incremento del rischio di polmonite severa. I reperti clinici come retrazioni del torace, gemito espiratorio, tosse e febbre possono insorgere entro 30 minuti dopo l’aspirazione oppure essere ritardati per diverse ore. Le alterazioni alla radiografia toracica compaiono usualmente entro 2-8 ore e raggiungono l’apice circa 48-72 ore dopo (Fig. 389.1). Possono insorgere pneumocele e versamenti pleurici. I pazienti che presentano tosse, dispnea o ipossiemia sono ad alto rischio di polmonite. Anomalie persistenti della funzionalità polmonare possono essere presenti anche molti anni dopo l’aspirazione di idrocarburi. Altri organi, in particolare il fegato, il sistema nervoso centrale e il cuore, possono subire gravi danni. Possono insorgere aritmie cardiache che possono essere aggravate dall’ipossia e dai disturbi acido-base o elettrolitici. Trattamento Lo svuotamento gastrico è quasi sempre controindicato poiché il rischio di aspirazione è maggiore di qualsiasi tossicità sistemica. Il trattamento è generalmente di supporto, con ossigeno, fluidi e supporto ventilatorio se necessario. Il bambino che non presenta C0095.indd 1543 sintomi e con risultati normali alla radiografia toracica dovrebbe essere tenuto sotto osservazione per 6-8 ore per assicurare una dimissione sicura. Alcuni idrocarburi hanno una maggiore tossicità sistemica intrinseca. La sigla CHAMP si riferisce collettivamente ai seguenti idrocarburi: camphor (canfora), halogenated carbons (carburi alogenati), aromatic hydrocarbons (idrocarburi aromatici) e quelli associati a metalli e pesticidi. I pazienti che ingeriscono questi composti in quantità >30 mL, come potrebbe accadere in caso di overdose volontaria, possono trarre beneficio dallo svuotamento gastrico. Questa rimane una procedura ad alto rischio che può comportare un’ulteriore aspirazione. Qualora sia possibile collocare un tubo endotracheale cuffiato senza indurre il vomito, si dovrebbe considerare tale procedura, specialmente in presenza di uno stato mentale alterato. Il trattamento dovrebbe essere valutato caso per caso, sotto la guida di un centro antiveleni. Altre sostanze che sono particolarmente tossiche e causano un danno polmonare significativo quando inalate o aspirate comprendono il borotalco, il cloro, la gommalacca, il berillio e i vapori di mercurio. L’esposizione ripetuta a basse concentrazioni di questi agenti può portare a pneumopatie croniche, come polmonite interstiziale e formazione di granulomi. I corticosteroidi possono aiutare a ridurre lo sviluppo di fibrosi e migliorare la funzione polmonare, sebbene vi siano prove limitate in tal senso. BIBLIOGRAFIA Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. Capitolo 390 Aspirazione cronica ricorrente John L. Colombo EZIOLOGIA L’aspirazione ricorrente di piccole quantità di contenuto orale, gastrico o nasale può portare a diverse presentazioni cliniche tra cui bronchite o bronchiolite ricorrente; polmonite ricorrente; atelettasia; sibili; tosse; apnea; e/o laringospasmo. I risultati patologici includono infiammazione granulomatosa, infiammazione interstiziale, fibrosi, polmonite lipoidea e bronchiolite obliterante. La maggior parte dei casi, seppur associata a una morbilità significativa, non giunge all’ispezione patologica, ma si manifesta clinicamente come infiammazione delle vie aeree. I disturbi principali associati di solito ad aspirazione ricorrente sono elencati nella Tabella 390.1. L’incoordinazione orofaringea è presumibilmente il problema di base più comune collegato a polmonite ricorrente nei bambini ospedalizzati. In una serie di 238 bambini ospedalizzati 10/1/12 3:12:52 PM 1544 ■ Parte XIX Apparato respiratorio Tabella 390.1 CONDIZIONI CHE PREDISPONGONO AL DANNO POLMONARE DA ASPIRAZIONE NEI BAMBINI ANATOMICHE E MECCANICHE Fistola tracheoesofagea Schisi laringea Anello vascolare Palatoschisi Micrognazia Macroglossia Acalasia Corpo estraneo esofageo Tracheostomia Tubo endotracheale Sonda nosoenterica Collagenopatia vascolare (sclerodermia, dermatomiosite) Malattia da reflusso gastroesofageo Obesità NEUROMUSCOLARI Stato di coscienza alterato Immaturità della deglutizione/prematurità Disautonomia Aumento della pressione intracranica Idrocefalo Paralisi delle corde vocali Paralisi cerebrale Distrofia muscolare Miastenia grave Sindrome di Guillain-Barré Malattia di Werdnig-Hoffmann Atassia-teleangectasia Evento cerebrovascolare VARIE Scarsa igiene orale Gengivite Ospedalizzazione prolungata Ostruzione allo svuotamento gastrico o intestinale Tecniche di alimentazione errate (posizione scorretta del biberon, iperalimentazione, alimenti non appropriati per l’età) Displasia broncopolmonare Infezioni virali per polmonite ricorrente, al 48% è stata riscontrata disfagia come problema sottostante. La polmonite lipoidea può insorgere dopo l’uso di rimedi casalinghi/tradizionali che comportano la somministrazione orale o nasale di oli animali o vegetali per curare varie malattie infantili. La polmonite lipoidea è stata segnalata come complicanza di queste pratiche in Medio Oriente, Asia, India, Brasile e Messico. La malattia di base iniziale, le barriere linguistiche e la convinzione che tali rimedi non siano “medicine” possono ritardare la diagnosi. Tra le patologie di base che possono predisporre alla malattia da aspirazione ricorrente spesso figura anche la malattia da reflusso gastroesofageo (Gastroesophageal Reflux Disease, GERD) che, tuttavia, è meno spesso associata a polmonite ricorrente che a disfagia. La GERD viene trattata nel Capitolo 315.1. L’aspirazione è stata inoltre osservata nei lattanti con sintomi respiratori ma senza altre anomalie apparenti. La microaspirazione ricorrente è stata riscontrata in neonati altrimenti apparentemente normali, soprattutto in quelli prematuri. L’aspirazione rappresenta altresì un rischio nei pazienti con malattie respiratorie acute dovute ad altre cause, in modo particolare nel caso di infezione da virus respiratorio sinciziale. Questi pazienti, quando studiati con pasto di bario modificato e videofluoroscopia, hanno dimostrato di avere un’aspirazione silente. Questi risultati sottolineano la necessità di un elevato livello di sospetto clinico per una ricorrente aspirazione in un bambino con una malattia respiratoria acuta che, alimentato per via enterale, presenti un improvviso deterioramento. C0095.indd 1544 DIAGNOSI Alcuni fattori di base predisponenti (si veda Tab. 390.1) sono spesso evidenti a livello clinico ma possono richiedere un’ulteriore valutazione specifica. La valutazione iniziale inizia con una dettagliata anamnesi e un esame obiettivo. Ai genitori dovrebbero essere chieste informazioni sulla presenza di espettorato, vomito, inarcamento o dolore epigastrico nel bambino più grande, sulla tempistica dei sintomi in relazione ad alimentazione, variazioni posturali e sintomi notturni, come tosse o sibili. È importante ricordare che la tosse o i segni di rischio di inalazione possono essere minimi o assenti in un bambino con una depressione del riflesso della tosse o del riflesso faringeo. L’osservazione della somministrazione del pasto è parte essenziale dell’esame quando si ipotizza una diagnosi di aspirazione ricorrente. Si dovrebbe prestare particolare attenzione al reflusso nasofaringeo, alla difficoltà di suzione o di deglutizione, oltre che alla tosse e al soffocamento associati. La cavità orale dovrebbe essere esaminata per escludere anomalie gravi e stimolata per valutare il riflesso faringeo. La scialorrea, ovvero l’accumulo eccessivo di secrezioni nella cavità orale, suggerisce una disfagia. L’auscultazione polmonare può rivelare rantoli o sibili transitori dopo il pasto, in particolare nelle porzioni declivi del polmone. La diagnosi di microaspirazione ricorrente è complessa a causa della mancanza di esami con elevata sensibilità e specificità (Tab. 390.2). La radiografia toracica semplice è la prima indagine abitualmente eseguita in un bambino con sospetta aspirazione ricorrente. Possono essere riscontrati i segni classici di infiltrati lobari o segmentari localizzati nelle zone declivi (Fig. 390.1), ma vi è un’ampia varietà di segni radiografici. Tali segni includono infiltrati diffusi,infiltrati lobari, ispessimento delle pareti bronchiali, iperinflazione e persino anomalie non evidenziabili. La radiografia, sebbene non sia di solito indicata per stabilire una diagnosi da aspirazione, può mostrare infiltrati con opacità ridotta che suggeriscono polmonite lipidica (Fig. 390.2). Un’esofagografia con bario, da effettuarsi con cautela, è utile per ricercare anomalie anatomiche come anelli vascolari, stenosi, ernia iatale e fistola tracheoesofagea. Essa inoltre fornisce informazioni qualitative sulla motilità esofagea e, se protratta nel tempo, sullo svuotamento gastrico. Tuttavia, essenzialmente per via del tempo di osservazione estremamente ridotto, l’esofagografia è piuttosto insensibile e aspecifica in caso di aspirazione o GERD. Uno studio della deglutizione con pasto di bario modificato con fluoroscopia (studio della deglutizione con videofluoroscopia) è considerato generalmente lo standard di riferimento per la valutazione del meccanismo di deglutizione. Lo studio è effettuato di preferenza con l’assistenza di un pediatra nutrizionista e del genitore per cercare di simulare la tecnica di alimentazione solitamente utilizzata dal bambino. Seduto nella normale posizione adottata per mangiare, al bambino viene somministrato bario in diverse consistenze o alimenti impregnati di bario. Tale studio è più sensibile per dimostrare l’aspirazione rispetto alla valutazione al letto del paziente o allo studio del pasto di bario tradizionale. La sensibilità dello studio del pasto di bario modificato è tale da rilevare occasionalmente aspirazione nei pazienti senza evidenti anomalie respiratorie. La scintigrafia gastroesofagea con latte marcato offre vantaggi teorici rispetto al pasto di bario, poiché è più fisiologica e fornisce una finestra di osservazione più prolungata rispetto all’esofagografia con bario nel rilevamento dell’aspirazione e della GERD. Tuttavia, questa forma di studio fornisce relativamente pochi dettagli anatomici. Un’altra scintigrafia chiamata “salivogramma”, può essere utile per valutare l’aspirazione di contenuto esofageo. Quando questa viene effettuata da personale competente, la sua sensitività sembra essere paragonabile a quella dello studio del bolo di bario modificato. L’utilizzo dello studio endoscopico dinamico della deglutizione (FEES) nei pazienti pediatrici è utile per osservare direttamente la deglutizione senza esposizione alle radiazioni. La reazione del bambino al posizionamento dell’endoscopio può modificare l’esame della funzionalità, a seconda del grado di disagio o di collaborazione. 10/1/12 3:12:56 PM Capitolo 390 Aspirazione cronica ricorrente ■ 1545 Tabella 390.2 RIASSUNTO DEI TEST DIAGNOSTICI PER ASPIRAZIONE VALUTAZIONE Radiografia toracica HRCT VSS FEES/con test sensoriali BAL BENEFICI LIMITI Economica e ampiamente disponibile Valuta l’accumulo del danno nel tempo Sensibile nel rilevare danno polmonare come bronchiectasie, opacità ad albero in fiore e ispessimento bronchiale Meno radiazioni rispetto alla TC tradizionale Valuta l’accumulo del danno nel tempo Valuta tutte le fasi della deglutizione Valuta molteplici consistenze Raccomandazioni alimentari date al momento dello studio Possibilità di valutazione completa dell’anatomia funzionale Valuta molteplici consistenze Può valutare il rischio di aspirazione in un bambino non nutrito per via orale; i riflessi protettivi delle vie aeree possono essere valutati Raccomandazioni alimentari date al momento dello studio Feedback visivo per i genitori Può essere eseguito al letto del paziente Nessuna esposizione a radiazioni Valuta l’anatomia di tutte le vie aeree superiori e inferiori Campiona il danno degli organi bersaglio Campione disponibile per molteplici test citologici e microbiologici Sta diventando più ampiamente disponibile Monitoraggio del pH esofageo Attuale standard di riferimento per la diagnosi di GERD Dati normativi stabiliti sui bambini Monitoraggio dell’impedenza esofagea Probabilmente il futuro standard di riferimento per la diagnosi di GERD con manifestazioni sopraesofagee In grado di rilevare eventi di reflusso acido e non acido Rileva gli eventi di reflusso prossimali In grado di valutare la GERD senza interruzione del trattamento Eseguita a condizioni fisiologiche Minore esposizione alle radiazioni Il bambino non deve essere messo alla prova con il bolo alimentare Minore esposizione alle radiazioni Scintigrafia gastroesofagea Salivogramma radionuclidico Studi con coloranti Possono essere costruiti come test di screening o test di conferma Possono valutare l’aspirazione di secrezioni o alimenti La reiterazione nel tempo consente una valutazione più ampia Insensibile alle modeste alterazioni iniziali di danno polmonare Maggiore esposizione a radiazioni rispetto alla radiografia semplice Costosa Informazioni limitate se il bambino assume solo piccole quantità Difficoltà di esecuzione nel bambino che non è stato alimentato per via orale Esposizione alle radiazioni proporzionale alla durata dello studio Non può essere eseguito al letto del paziente Valutazione limitata dell’anatomia Valuta un momento nel tempo Costosa Non vede la fase esofagea e la deglutizione reale Invasivo e può non rappresentare le condizioni fisiologiche di deglutizione Valuta un momento nel tempo Non ampiamente disponibile Costoso Incertezza in merito all’interpretazione dell’indice di macrofagi alveolari carichi di lipidi Indice scomodo da calcolare Richiede sedazione o anestesia Invasivo Costoso Non vede la maggior parte degli eventi di reflusso Difficoltà a determinare la relazione di causa tra reflusso gastroesofageo e aspirazione Piuttosto invasivo Valuta un momento nel tempo Mancanza di dati normali sui bambini Piuttosto invasivo Costoso e faticoso da interpretare Non ampiamente disponibile Valuta un momento nel tempo Scarsa sensibilità Può non differenziare tra aspirazione da disfagia o GERD Sensitività sconosciuta Relazione sconosciuta nei confronti degli esiti della malattia Valuta un momento nel tempo Incertezza della valutazione per via della variabilità della tecnica Possono essere utilizzati solo nei bambini con tracheostomia BAL, lavaggio broncoalveolare; FEES, studio endoscopico dinamico della deglutizione; GERD, malattia da reflusso gastroesofageo; HRCT, tomografia computerizzata ad alta risoluzione; VSS, studio della deglutizione con videofluoroscopia. Da Boesch RP, Daines C, Willging JP, et al: Advances in the diagnosis and management of chronic pulmonary aspiration in children, EurRespir J 28:847–861, 2006. L’aspirato tracheobronchiale può essere esaminato per numerose entità per valutare l’aspirazione. Nei pazienti con vie aeree artifi ciali sono utili l’impiego di un colorante orale e l’esame visivo delle secrezioni tracheali. Questo esame però non dovrebbe essere effettuato su base cronica, come nel caso di nutrizione con sondino, per la possibile tossicità del colorante. Il miglior metodo per svolgere il test correttamente è collocare alcune gocce di colorante sulla lingua del paziente ed effettuare successive suzioni delle vie aeree nei minuti immediatamente successivi. La quantificazione dei macrofagi alveolari carichi di lipidi negli aspirati bronchiali si è dimostrata un esame sensibile per l’aspirazione nei bambini, tuttavia si riscontrano falsi test positivi, specialmente in caso di ostruzione endobronchiale, utilizzo di lipidi per via endovenosa, sepsi e emorragia polmonare. Anche il lavaggio bronchiale può essere esaminato alla ricerca di varie sostanze alimentari tra cui lattosio, glucosio, fibre alimentari e C0095.indd 1545 antigeni del latte. La specificità e la sensitività di questi test non è stata ancora approfondita. TRATTAMENTO Se l’aspirazione cronica si associa a un’altra condizione medica sottostante, il trattamento dovrebbe essere indirizzato a quel problema. Il livello di morbilità dato dai problemi respiratori dovrebbe determinare il livello di intervento. Spesso una disfagia lieve può essere trattata con il cambiamento della posizione durante il pasto, limitando la consistenza dei cibi a quella degli alimenti meglio tollerati all’esofagografia con bario modificato (di solito i cibi più densi) o limitando la quantità di cibo. L’alimentazione con sondino nasogastrico può essere utilizzata temporaneamente durante i periodi di disfunzione transitoria delle corde vocali o altre disfagie. Anche l’alimentazione postpilorica può essere utile, 10/1/12 3:12:56 PM 1546 ■ Parte XIX Apparato respiratorio Capitolo 391 Malattia parenchimale con marcata ipersensibilità, infiltrazione eosinofilica o danno tossino-mediato 391.1 Ipersensibilità a materiali inalati Oren Lakser Figura 390.1 Radiografia toracica di un ragazzo di 15 anni con ritardo nello sviluppo, con aspirazione cronica di formule orali. Si noti la distribuzione posteriore (aree declivi) con risparmio dei margini cardiaci. L’alveolite allergica estrinseca o polmonite da ipersensibilità (HP) è una malattia infiammatoria generalizzata immunologicamente mediata dell’interstizio polmonare, causata dall’inalazione di molteplici (>200) antigeni organici differenti. Gli antigeni sono di solito di origine animale o vegetale, di dimensioni di ∼1-5 m e pertanto si depositano negli alveoli. Occasionalmente la HP può essere causata da antigeni reattivi, come una serie di farmaci. Per il testo completo del capitolo, consultare il sito internet www.expertconsult.com. 391.2 Malattia dei riempitori di silos Oren Lakser La malattia degli insilatori (chiamata anche intossicazione da gas dei silos o pneumoconiosi dei riempitori di silos) è tipicamente causata dalla tossicità del biossido di azoto. Il biossido di azoto si produce nei silos (soprattutto in quelli di mais) già alcune ore dopo il riempimento e raggiunge una concentrazione massima nel giro di 2 giorni circa. In un silos chiuso, possono persistere concentrazioni pericolose di gas anche per due settimane. Un individuo, entrato in un silos senza adeguata protezione durante questo intervallo di tempo, può sviluppare diverse forme della malattia degli insilatori. Per il testo completo del capitolo, consultare il sito internet www.expertconsult.com. 391.3 Polmone da paraquat Oren Lakser Figura 390.2 TC del torace dello stesso paziente della Figura 390.1. Si noti che il consolidamento polmonare nella regione declive ha una densità simile a quella del grasso sottocutaneo. in particolare in caso di reflusso gastroesofageo. Ci sono varie procedure chirurgiche che possono essere considerate. La tracheostomia, sebbene talvolta predisponga all’aspirazione, può portare un generale beneficio grazie al miglioramento dell’igiene bronchiale e alla possibilità di suzione del materiale aspirato. La fundoplicatio con sondino gastrostomico o digiunostomico riduce la probabilità di aspirazione da reflusso gastroesofageo, tuttavia spesso persistono polmoniti ricorrenti a causa della disfagia e della presunta aspirazione delle secrezioni delle vie aeree superiori. Il trattamento medico con anticolinergici, come il glicopirrolato o la scopolamina, può ridurre significativamente la morbilità da aspirazione salivare, ma spesso presenta effetti collaterali Nei casi più gravi e resistenti si può prendere in considerazione un intervento chirurgico aggressivo con asportazione delle ghiandole salivari, legatura dei dotti, separazione laringotracheale o deconnessione esofagogastrica. Sebbene indicata solitamente per i casi più gravi, la terapia chirurgica può migliorare sensibilmente la qualità di vita e la facilità di cura di alcuni pazienti. BIBLIOGRAFIA Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. C0095.indd 1546 Il paraquat è il più tossico tra gli erbicidi dipiridilici. Le soluzioni concentrate (12-20%) tendono a essere più pericolose di quelle diluite. I suoi effetti tossici consistono nella produzione di superossidi e di altri radicali liberi altamente reattivi che causano perossidazione delle membrane cellulari e danno selettivo mitocondriale, portando alla morte cellulare. Il paraquat si concentra selettivamente nei polmoni a causa di un processo di captazione delle amine che avviene nelle cellule epiteliali alveolari. Inoltre, il danno indotto dal paraquat aumenta significativamente in presenza di concentrazioni elevate di ossigeno. Sebbene il suo impiego in alcuni Paesi sia proibito o soggetto a limitazioni, si fa ancora ampio uso di paraquat, soprattutto in molti Paesi in via di sviluppo e in Paesi in transizione comprese mete turistiche. La maggior parte dei casi di intossicazione è autoindotta (tentativi di suicidio). Sono stati riportati casi di avvelenamento fetale a seguito di ingestione materna di paraquat (che attraversa rapidamente la placenta) con prognosi infausta per il feto. Per il testo completo del capitolo, consultare il sito internet www.expertconsult.com. 391.4 Pneumopatia eosinofila Oren Lakser I reperti di infiltrati polmonari e di eosinofilia circolante o tissutale descrivono l’eterogeneo gruppo di disturbi chiamati pneumopatie eosinofile o infiltrati polmonari con eosinofilia (PIE) (si veda 10/1/12 3:12:59 PM Capitolo 392 Polmonite acquisita in comunità ■ 1547 Tab. 391.2 sul sito internet www.expertconsult.com). Esistono vari criteri di classificazione di questi tipi di pneumopatia. Le sindromi PIE possono essere suddivise in pneumopatie primarie (idiopatiche) e secondarie. Le pneumopatie primarie comprendono eosinofilia polmonare semplice (sindrome di Löffler), eosinofilia polmonare acuta, eosinofilia polmonare cronica e sindrome ipereosinofila idiopatica. Le pneumopatie eosinofile secondarie comprendono eosinofilia polmonare tropicale, eosinofilia polmonare con asma, sindrome poliarterite nodosa, sindrome di Churg-Strauss, aspergillosi broncopolmonare allergica (ABPA) e pneumopatia eosinofila indotta da farmaci. Ulteriori pneumopatie come la fibrosi polmonare idiopatica, il granuloma a cellule di Langerhans e altre pneumopatie interstiziali possono essere associate all’eosinofia, tuttavia è meglio siano classificate in altre categorie. Per il testo completo del capitolo, consultare il sito internet www.expertconsult.com. stima che la polmonite causi ≈3 milioni di decessi ovvero circa il 29% di tutti i decessi tra bambini di età inferiore ai 5 anni a livello mondiale. Rispetto a Paesi sviluppati, nei Paesi in via di sviluppo l’incidenza della polmonite è oltre 10 volte maggiore (0,29 episodi vs 0,03 episodi) e il numero di decessi di bambini per polmonite è ≈2.000 volte maggiore (Tab. 392.1). Negli Stati Uniti, dal 1939 al 1996, la mortalità della polmonite nei bambini si è ridotta del 97%. Si ipotizza che tale diminuzione sia attribuibile all’introduzione degli antibiotici, dei vaccini e all’estensione della copertura medico assicurativa ai bambini. Un’importante causa di polmonite batterica nei bambini piccoli era Haemophilus influenzae di tipo b (Hib) (Cap. 186), ma è diventata infrequente grazie all’uso ordinario di vaccini efficaci. L’introduzione del vaccino antipneumococcico coniugato eptavalente e il suo impatto sulla malattia da pneumococco (Cap. 175) negli Stati Uniti hanno ridotto l’incidenza globale di polmonite nei lattanti e nei bambini di ≈30% nel primo anno di vita, di ≈20% nel secondo anno di vita e di ≈10% nel bambini di età >2 anni. Nei Paesi in via di sviluppo, l’introduzione del vaccino contro il morbillo ha notevolmente ridotto l’incidenza dei decessi causati da polmonite da morbillo. Capitolo 392 Polmonite acquisita in comunità Thomas J. Sandora e Theodore C. Sectish EPIDEMIOLOGIA La polmonite – un’infiammazione del parenchima polmonare – è un’importante causa di morbilità e mortalità infantile in tutto il mondo, eguagliando la diarrea come causa di decesso nei Paesi in via di sviluppo (Fig. 392.1). Con ≈158 milioni di episodi di polmonite all’anno, dei quali ≈154 milioni nei Paesi in via di sviluppo, si Morbillo 4% Infortuni 3% AIDS 3% Altre cause neonatali 27% Malaria 8% Altre 10% Malattie diarroiche 17% Si noti che la denutrizione è coinvolta nel 53% di tutti i decessi tra i bambini di età inferiore a 5 anni. Polmonite 19% Infezioni neonatali gravi (soprattutto polmonite/sepsi) 10% Figura 392.1 La polmonite è la maggiore causa di morte infantile al mondo come dimostrato dalla presente illustrazione sulla distribuzione globale di mortalità per cause specifiche nei bambini <5 anni nel 2004. La polmonite causa il 19% di tutti i decessi al di sotto dei 5 anni. Tuttavia, questa figura non include i decessi dovuti a polmonite nel periodo neonatale. Si stima che il 26% dei decessi neonatali o il 10% di quelli al di sotto dei 5 anni sia causato da gravi infezioni. Una buona proporzione di tali infezioni è causata da polmonite/sepsi. Se si aggiungessero questi decessi alle stime complessive, la polmonite rappresenterebbe fino a 3 milioni, ovvero almeno un terzo (29%), dei decessi al di sotto dei 5 anni a livello mondiale. (Dalle stime sulla mortalità per cause specifiche dell’OMS. World Health Report 2005: Make Every Mother and Child Count. Geneva: World Health Organization, 2005; under-five mortality estimates from UNICEF. The state of the world’s children 2006. New York: United Nations Children’s Fund, 2005. Da Wardlaw T, Salama P, Johansson EW: Pneumonia: the leading killer of children, Lancet 368:1048– 1050, 2006.) C0095.indd 1547 EZIOLOGIA Sebbene la maggior parte dei casi di polmonite sia causata da microrganismi, tra le cause non infettive si osservano aspirazione di cibo o di acido, corpi estranei, idrocarburi e sostanze lipoidee, reazioni di ipersensibilità e polmoniti indotte da farmaci o radiazioni. La causa della polmonite nel singolo paziente è spesso difficile da determinare poiché la coltura diretta di tessuto polmonare è una tecnica invasiva, praticata raramente. Le colture effettuate su campioni ottenuti dal tratto respiratorio superiore o sull’espettorato generalmente non riflettono accuratamente la causa dell’infezione del tratto respiratorio inferiore. Utilizzando gli esami diagnostici più avanzati, è possibile identificare una causa batterica o virale nel 40-80% dei bambini con polmonite acquisita in comunità. Lo Streptococcus pneumoniae (pneumococco) è l’agente patogeno batterico più comune tra i bambini di età compresa tra 3 settimane e 4 anni, mentre il Mycoplasma pneumoniae e la Chlamydophila pneumoniae sono gli agenti patogeni più frequenti nei bambini di 5 e più anni. Oltre allo pneumococco, altre cause batteriche di polmonite in bambini precedentemente sani negli Stati Uniti comprendono lo streptococco di gruppo A (Streptococcus pyogenes) e lo Staphylococcus aureus (Cap. 174.1) (Tab. 392.2). S. pneumoniae, H. influenzae e S. aureus sono le principali cause di ospedalizzazione e di decesso da polmonite batterica nei pazienti pediatrici nei Paesi in via di sviluppo, sebbene nei bambini con infezione da HIV debbano essere presi in considerazione il Mycobacterium tuberculosis (Cap. 207), i microbatteri atipici, la Salmonella (Cap. 190), l’Escherichia coli (Cap. 192) e Pneumocystis jiroveci (Cap. 236). L’incidenza di H. influenzae è stata notevolmente ridotta nelle zone in cui è stata introdotta la vaccinazione Hib di routine. Gli agenti patogeni virali sono una causa importante di infezioni nel tratto respiratorio inferiore nei lattanti e nei bambini di età <5 anni. I virus sono responsabili del 45% degli episodi di polmonite identificati nei bambini ospedalizzati a Dallas. A differenza della bronchiolite che ha un picco di incidenza nel primo anno di vita, la polmonite virale colpisce soprattutto tra i 2 e i 3 anni di età, dopodiché la sua frequenza si riduce lentamente. Tra i virus respiratori, il virus dell’influenza (Cap. 250), e il virus respiratorio sinciziale (RSV) (Cap. 252) sono gli agenti patogeni principali, in particolare nei bambini di età <3 anni. Altri virus comuni che provocano polmonite sono i virus parainfluenzali, gli adenovirus, i rhinovirus e i metapneumovirus. L’età del paziente può aiutare a identificare i possibili agenti patogeni (Tab. 392.3). Negli Stati Uniti le infezioni virali del tratto respiratorio inferiore sono molto più comuni in autunno e in inverno, in relazione alle epidemie stagionali di infezioni respiratorie di origine virale che avvengono ogni anno. L’andamento tipico di queste epidemie 10/1/12 3:13:03 PM 1548 ■ Parte XIX Apparato respiratorio Tabella 392.1 INCIDENZA DEI CASI DI POLMONITE E DEI DECESSI PER POLMONITE NEI BAMBINI AL DI SOTTO DEI 5 ANNI IN BASE ALLA REGIONE UNICEF DI APPARTENENZA* REGIONI UNICEF Asia meridionale Africa subsahariana Medio Oriente e nord Africa Asia orientale e Pacifico America Latina e Caraibi Europa centrale e orientale e Comunità degli Stati Indipendenti Paesi in via di sviluppo Paesi industrializzati Mondo NUMERO DI BAMBINI AL DI SOTTO DEI 5 ANNI DI ETÀ (IN MIGLIAIA) NUMERO DI DECESSI INFANTILI PER POLMONITE (IN MIGLIAIA) INCIDENZA DEI CASI DI POLMONITE (EPISODI PER BAMBINI ALL’ANNO) NUMETO TOTALE DI EPISODI DI POLMONITE (IN MIGLIAIA) 169.300 117.300 43.400 146.400 56.500 26.400 702 1.022 82 158 50 29 0,36 0,30 0,26 0,24 0,22 0,09 61.300 35.200 11.300 34.500 12.200 2.400 533.000 54.200 613.600 2.039 1 2.044 0,29 0,03 0,26 154.500 1.600 158.500 *Le stime regionali delle colonne 2, 3, e 5 non si sommano al totale mondiale per arrotondamento. Tabella 392.2 CAUSE DI POLMONITE INFETTIVA BATTERICHE Comuni Streptococcus pneumoniae Streptococchi di gruppo B Streptococchi di gruppo A Mycoplasma pneumoniae* Chlamydophila pneumoniae* Chlamydia trachomatis Anaerobi vari Gram-negativi enterici Rari Haemophilus influenzae di tipo b Staphylococcus aureus Moraxella catarrhalis Neisseria meningitidis Francisella tularensis Nocardia spp. Chlamydia psittaci* Yersinia pestis Legionella spp.* Coxiella burnetii* VIRALI Comuni Virus respiratorio sinciziale Parainfluenza tipo 1-3 Influenza A, B Adenovirus Metapneumovirus umano Consolidamento, empiema Neonati Empiema Adolescenti; epidemia estiva-autunnale Adolescenti Lattanti Polmonite da aspirazione Polmonite nosocomiale Non vaccinati Pneumatoceli, empiema; lattanti Contatto con animali, zecche o mosche; bioterrorismo Individui immunosoppressi Contatto con uccelli (particolarmente parrocchetti) Peste; contatto con ratti; bioterrorismo Esposizione ad acqua contaminata; nosocomiale Febbre Q; esposizione ad animali (capre, pecore, bovini) Bronchiolite Croup Febbre alta, mesi invernali Può essere severa; spesso insorge tra gennaio e aprile Simile al virus respiratorio sinciziale Rari Rhinovirus Enterovirus Herpes simplex Cytomegalovirus Morbillo Varicella Hantavirus Coronavirus (sindrome acuta respiratoria severa) FUNGINE Histoplasma capsulatum Blastomyces dermatitidis Coccidioides immitis Cryptococcus neoformans Aspergillus spp. Mucormycosis Pneumocystis jiroveci RICKETTSIALE Rickettsia rickettsiae MICOBATTERICHE Mycobacterium tuberculosis Mycobacterium avium complex PARASSITI Vari parassiti (ad es. Ascaris, Strongyloides spp.) Rinorrea Neonati Neonati Lattanti, individui immunosoppressi Rash, corizza, congiuntivite Adolescenti o non vaccinati Stati Uniti sud occidentali, roditori Asia Ohio/Valle del fiume Mississippi; contatto con uccelli, pipistrelli Ohio/Valle del fiume Mississippi Stati Uniti sud-occidentali Contatto con uccelli Individui immunosoppressi; infezione nodulare polmonare Individui immunosoppressi Immunosoppressi, steroidi Puntura di zecca Viaggi in regioni endemiche; esposizione a individui ad alto rischio Individui immunosoppressi Polmonite eosinofila *Sindrome da polmonite atipica; può avere manifestazioni extrapolmonari, febbre di basso grado, infiltrati irregolari diffusi, scarsa risposta alla terapia antibiotica con derivati penicillinici ed escreato negativo alla colorazione di Gram. Da Kliegman RM, Greenbaum LA, Lye PS: Practical strategies in pediatric diagnosis and therapy, ed 2, 2004, Philadelphia, Elsevier, p 29. inizia solitamente in autunno con la comparsa delle infezioni parainfluenzali e si manifesta perlopiù con croup. Successivamente, durante l’inverno, l’RSV, i metapneumovirus umani e i virus influenzali causano un’infezione diffusa che comprende infezioni del tratto respiratorio superiore, dei bronchioli e dei polmoni. L’RSV colpisce i lattanti e i bambini più piccoli, mentre il virus dell’influenza causa la malattia e un aumento di ospedalizzazione da malattia respiratoria acuta in tutti i gruppi di età. Conoscere C0095.indd 1548 l’epidemia virale prevalente può aiutare a formulare una diagnosi presuntiva iniziale. Lo stato vaccinale è importante poiché i bambini completamente immunizzati contro H. influenzae di tipo b e S. pneumoniae hanno minori probabilità di essere infettati da questi agenti patogeni. I bambini immunosoppressi o con una malattia sottostante possono essere a rischio di infezione da agenti patogeni specifici come Pseudomonas spp. nei pazienti con fibrosi cistica. 10/1/12 3:13:05 PM Capitolo 392 Polmonite acquisita in comunità ■ 1549 Tabella 392.3 AGENTI EZIOLOGICI RAGGRUPPATI IN BASE ALL’ETÀ Tabella 392.4 DIAGNOSI DIFFERENZIALE DELLA POLMONITE DEL PAZIENTE RICORRENTE FASCIA D’ETÀ Neonati (<3 settimane) 3 settimane-3 mesi 4 mesi-4 anni ≥5 anni AGENTI PATOGENI FREQUENTI (IN ORDINE DI FREQUENZA) Streptococco di gruppo B, Escherichia coli, altri bacilli Gram-negativi, Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influenzae (tipo b,* non tipizzabile) Virus respiratorio sinciziale, altri virus respiratori (virus parainfluenzali, virus influenzali, adenovirus), S. pneumoniae, H. influenzae (di tipo b,* non tipizzabile); se il paziente è afrebbrile considerare Chlamydia trachomatis Virus respiratorio sinciziale, altri virus respiratori (virus parainfluenzali, virus influenzali, adenovirus), S. pneumoniae, H. influenzae (di tipo b,* non tipizzabile), Mycoplasma pneumoniae, streptococco di gruppo A M. pneumoniae, S. pneumoniae, Chlamydophila pneumoniae, H. influenzae (di tipo b,* non tipizzabile), virus influenzali, adenovirus, altri virus respiratori, Legionella pneumophila *H. influenzae di tipo b è infrequente con la vaccinazione di routine contro H. influenzae di tipo b. Da Kliegman RM, Marcdante KJ, Jenson HJ, et al: Nelson essentials of pediatrics, ed 5, Philadelphia, 2006, Elsevier, p 504. PATOGENESI Di norma il tratto respiratorio inferiore è mantenuto sterile da meccanismi di difesa fisiologici che comprendono la clearance mucociliare, le proprietà delle secrezioni normali come le immunoglobuline A (IgA) secretorie e la pulizia delle vie aeree per mezzo della tosse. I meccanismi di difesa immunologica del polmone che limitano l’invasione da parte di organismi patogeni comprendono i macrofagi, presenti negli alveoli e nei bronchioli, le IgA secretorie e altre immunoglobuline. Ulteriori fattori che favoriscono l’infezione polmonare includono trauma, anestesia e aspirazione. La polmonite virale di solito fa seguito alla diffusione dell’infezione lungo le vie aeree, accompagnata dal danno diretto all’epitelio respiratorio che porta all’ostruzione delle vie aeree da edema, secrezioni anomale e detriti cellulari. Il piccolo calibro delle vie aeree rende i bambini particolarmente suscettibili alle infezioni gravi. Spesso l’ostruzione delle vie aeree si accompagna ad atelettasia, edema interstiziale e alterazione del rapporto ventilazione-perfusione, che causano ipossiemia significativa. L’infezione virale del tratto respiratorio può inoltre predisporre a un’infezione batterica secondaria, alterando i normali meccanismi di difesa dell’ospite, le secrezioni e la flora batterica. La polmonite batterica più spesso si verifica quando gli organismi del tratto respiratorio colonizzano la trachea e successivamente accedono ai polmoni, tuttavia la polmonite può derivare anche da diretta disseminazione al tessuto polmonare dopo batteriemia. Quando si verifica un’infezione batterica nel parenchima polmonare, il processo patologico varia in base all’organismo invasore. Il M. pneumoniae attacca l’epitelio respiratorio, inibisce l’azione ciliare e porta alla distruzione cellulare e a una risposta infiammatoria nella sottomucosa. Con l’avanzare dell’infezione, i detriti cellulari della desquamazione, le cellule infiammatorie e il muco provocano l’ostruzione delle vie aeree, con diffusione dell’infezione lungo l’albero bronchiale, come accade nella polmonite virale. Lo S. pneumoniae provoca un edema locale che favorisce la proliferazione di organismi che si diffondono nelle regioni adiacenti del polmone, dando spesso luogo al caratteristico coinvolgimento focale dei lobi. L’infezione da streptococco di gruppo A del tratto respiratorio inferiore porta a un’infezione più diffusa con polmonite interstiziale. L’anatomia patologica comprende necrosi della mucosa tracheobronchiale, formazione di grandi quantità di essudato, edema ed emorragia locale con estensione nei setti interalveolari; coinvolgimento dei vasi linfatici e aumentata probabilità di coinvolgimento pleurico. C0095.indd 1549 MALATTIE EREDITARIE Fibrosi cistica Anemia falciforme DISTURBI IMMUNITARI HIV/AIDS Agammaglobulinemia di Bruton Deficit selettivo di sottoclassi di immunoglobulina G Sindrome da immunodeficienza comune variabile Sindrome da immunodeficienza combinata severa Malattia granulomatosa cronica Sindrome da iperimmunoglobulina E (sindrome di Job) Difetti di adesione dei leucociti DISTURBI CILIARI Sindrome delle ciglia immobili Sindrome di Kartagener ANOMALIE ANATOMICHE Sequestro polmonare Enfisema polmonare Reflusso gastroesofageo Corpo estraneo Fistola tracheoesofagea (di tipo H) Bronchiectasie Aspirazione (incoordinazione orofaringea) Da Kliegman RM, Marcdante KJ, Jenson HJ, et al: Nelson essentials of pediatrics, ed 5, Philadelphia, 2006, Elsevier, p 507. La polmonite da S. aureus si manifesta come broncopolmonite confluente, spesso monolaterale e caratterizzata dalla presenza di estese aree di necrosi emorragica e aree irregolari di cavitazione del parenchima polmonare che provocano pneumatoceli, empiema o, a volte, fistole broncopolmonari. Si parla di polmonite ricorrente in caso di due o più episodi in un anno o tre o più episodi in totale, con radiografia normalizzata tra gli eventi. In un bambino con polmonite ricorrente si dovrebbe prendere in considerazione la presenza di una malattia sottostante (Tab. 392.4). MANIFESTAZIONI CLINICHE Le polmoniti virali e batteriche sono spesso precedute da alcuni giorni di sintomi di infezione del tratto respiratorio superiore, tipicamente rinite e tosse. Nella polmonite virale è di solito presente febbre; le temperature in genere sono più basse che nella polmonite batterica. La tachipnea è la manifestazione clinica più costante della polmonite. È comune un aumento del lavoro respiratorio accompagnato da retrazioni intercostali, sottocostali e sovrasternali, alitamento delle pinne nasali e utilizzo dei muscoli accessori. L’infezione severa può essere accompagnata da cianosi e fatica respiratoria, specialmente nei lattanti. L’auscultazione del torace può rivelare rantoli fini e sibili, ma è spesso difficile localizzare l’origine di questi suoni aggiunti nei bambini molto piccoli con torace iper-risonante. Spesso non è possibile distinguere clinicamente una polmonite virale da una causata da Mycoplasma e da altri agenti patogeni batterici. L’esordio della polmonite batterica, negli adulti e nei bambini più grandi, è tipicamente improvviso, con brividi seguiti da febbre alta, tosse e dolore toracico. Altri sintomi che possono riscontrarsi sono sonnolenza con periodi intermittenti di irrequietezza, respiro rapido, ansia e, occasionalmente, delirio. Talvolta si osserva cianosi periorale. In molti bambini si nota che il lato affetto è ipomobile per ridurre al minimo il dolore pleuritico e migliorare la ventilazione; tali bambini possono giacere sul fianco con le ginocchia flesse sul torace. I reperti dell’esame obiettivo dipendono dallo stadio della polmonite. Nelle prime fasi della malattia, sono comunemente udibili 10/1/12 3:13:09 PM 1550 ■ Parte XIX Apparato respiratorio sul campo polmonare affetto una riduzione del respiro, rantoli fini e ronchi. Con lo sviluppo di un crescente consolidamento o di complicanze quali versamenti, empiema e piopneumotorace, si riscontrano ottusità alla percussione e una possibile diminuzione dei rumori respiratori. Spesso dal lato affetto si verifica una riduzione nell’escursione respiratoria. La distensione addominale può essere notevole a causa della dilatazione gastrica provocata dall’aria ingerita o da ileo. Il dolore addominale è comune nella polmonite lobare inferiore. Il fegato può sembrare ingrossato a causa dello spostamento verso il basso del diaframma a seguito di iperinflazione dei polmoni o di insufficienza cardiaca congestizia sovrapposta. I sintomi descritti negli adulti con polmonite pneumococcica possono presentarsi nei bambini più grandi, mentre sono raramente riscontrati nei lattanti e nei bambini piccoli, in cui l’andamento clinico è molto più variabile. Nei lattanti vi possono essere come prodromi un’infezione del tratto respiratorio superiore e riduzione dell’appetito, che portano alla comparsa improvvisa di febbre, irrequietezza, ansia e distress respiratorio. Questi bambini hanno un aspetto malato e il distress respiratorio si manifesta con gemito espiratorio, alitamento delle pinne nasali, retrazioni sovraclaveari, intercostali e sottocostali, tachipnea, tachicardia, fame d’aria e spesso cianosi. I risultati dell’esame obiettivo possono trarre in inganno, in particolare nei lattanti più piccoli, con reperti minimi sproporzionati rispetto al grado di tachipnea. Alcuni lattanti con polmonite batterica possono avere disturbi gastrointestinali associati come vomito, anoressia, diarrea e distensione addominale derivati da ileo paralitico. La rapida progressione dei sintomi è caratteristica dei casi più severi di polmonite batterica. A A C0095.indd 1550 DIAGNOSI La diagnosi di polmonite è confermata dalla presenza di un infiltrato alla radiografia toracica, quest’ultima può anche identificare una complicanza come un versamento pleurico o un empiema. La polmonite virale è solitamente caratterizzata da iperinflazione con infiltrati interstiziali bilaterali e ispessimento peribronchiale (Fig. 392.2). Il consolidamento lobare confluente è tipico della polmonite pneumococcica (Fig. 392.3). L’aspetto radiografico da solo non è diagnostico e devono essere considerate altre caratteristiche cliniche. Non sono necessarie radiografie ripetute per confermare la guarigione nei pazienti con polmonite non complicata. La conta leucocitaria periferica può essere utile per distinguere la polmonite batterica da quella virale. In quest’ultima forma, la conta leucocitaria può essere normale o elevata, ma di solito non è superiore a 20.000/mm3, con predominanza linfocitica. La polmonite batterica si associa spesso a un’elevata conta leucocitaria tra 15.000-40.000/mm3, con predominanza di granulociti. Un notevole versamento pleurico, il consolidamento lobare e la febbre elevata all’esordio della malattia suggeriscono anche un’eziologia batterica. La polmonite atipica causata da C. pneumoniae o M. pneumoniae è difficile da distinguere dalla polmonite pneumococcica sulla base della radiografi a e dei reperti di laboratorio e, sebbene la polmonite pneumococcica si associ a una conta leucocitaria, a VES e a proteina C-reattiva (PCR) più elevate, vi è una considerevole sovrapposizione. La diagnosi definitiva di infezione virale si basa sull’isolamento di un virus o sull’identificazione del genoma o di un antigene virale nelle secrezioni del tratto respiratorio. La crescita di virus respiratori nelle colture virali tradizionali di solito richiede 5-10 giorni, Figura 392.2 A. Reperti radiografici tipici della polmonite da virus respiratorio sinciziale in un lattante di 6 mesi con tachipnea e febbre. La radiografia antero-posteriore del torace mostra iperespansione dei polmoni con interessamento dei piccoli spazi aerei bilateralmente e strie dense, che indicano la presenza sia di polmonite sia di atelettasia. È posizionato un tubo endotracheale. B. Il giorno successivo, la radiografia antero-posteriore del torace rivela una progressione della polmonite bilaterale. B B Figura 392.3 Reperti radiografici tipici della polmonite da pneumococco in un ragazzo di 14 anni con tosse e febbre. Le radiografie antero-posteriori (A) e laterali (B ) del torace rivelano il consolidamento del lobo superiore destro, fatto altamente indicativo di polmonite batterica. 10/1/12 3:13:12 PM Capitolo 392 Polmonite acquisita in comunità ■ 1551 sebbene le colture rapide possano ridurre tale “tempo di risposta” a 2-3 giorni. Per l’identificazione rapida dell’RSV, dei virus influenzali, parainfluenzali e degli adenovirus sono disponibili precisi e affidabili test del DNA e dell’RNA. Tecniche sierologiche possono anche essere impiegate per diagnosticare un’infezione respiratoria virale recente, ma generalmente richiedono l’esame di campioni di siero in acuto e in convalescenza per rilevare un aumento degli anticorpi in risposta a un agente virale specifico. Queste tecniche di diagnosi sono laboriose, lente e generalmente inutili dal punto di vista clinico poiché l’infezione di solito si risolve nell’arco di tempo necessario per ottenere la conferma sierologica. Gli esami sierologici possono essere utili come strumento epidemiologico per definire l’incidenza e la prevalenza di vari agenti patogeni respiratori virali. La diagnosi definitiva di un’infezione batterica richiede l’isolamento di un organismo dal sangue, dal liquido pleurico o dal polmone. La coltura dell’escreato ha un valore limitato per la diagnosi di polmonite nei bambini piccoli. Le emocolture risultano positive solo nel 10% dei pazienti pediatrici con polmonite pneumococcica. Titoli di agglutinine a freddo >1:64 si trovano nel sangue in ≈50% dei pazienti con infezioni da M. pneumoniae. I reperti delle agglutinine non sono specifici poiché anche altri agenti patogeni, come i virus influenzali, possono causarne un aumento. L’infezione acuta causata da M. pneumoniae può essere diagnosticata in base a risultati positivi della reazione a catena della polimerasi (PCR) o della sieroconversione delle IgG. Le prove sierologiche, come il titolo antistreptolisinico O (ASLO), possono essere utili nella diagnosi di polmonite da streptococco di gruppo A. TRATTAMENTO Il trattamento di una sospetta polmonite batterica dipende dalla causa presunta e dall’aspetto clinico del paziente Per i bambini con malattia lieve che non richiedono ospedalizzazione, si consiglia l’amoxicillina. Nelle comunità con un’alta percentuale di pneumococchi resistenti alla penicillina dovrebbero essere prescritte alte dosi di amoxicillina (80-90 mg/kg/die). Le alternative terapeutiche comprendono l’acetossietilcefuroxima e l’amoxicillina/clavulanato. Nei bambini in età scolare e in quelli in cui si sospetta un’infezione da M. pneumoniae o C. pneumoniae, un macrolide come l’azitromicina è la scelta appropriata. Negli adolescenti, si può utilizzare come alternativa un fluorochinolonico (levofloxacina, gatifloxacina, moxifloxacina, gemifloxacina). Nei Paesi in via di sviluppo solo ≈54% dei bambini con polmonite (≈41% nell’Africa subsahariana) viene portato da figure mediche appropriate. Per questo motivo, l’OMS e altri gruppi internazionali hanno sviluppato un sistema di formazione delle madri e degli operatori sanitari locali affinché riconoscano e curino la polmonite. Il trattamento empirico della sospetta polmonite batterica in un bambino ospedalizzato richiede un approccio basato sulle manifestazioni cliniche al momento della presentazione. Il cardine della terapia è la somministrazione di cefotaxima o ceftriaxone parenterali quando si ipotizza una polmonite batterica. Se le caratteristiche cliniche suggeriscono una polmonite stafilococcica (pneumatoceli, empiema), la terapia antimicrobica iniziale dovrebbe comprendere anche la vancomicina o la clindamicina. Se si sospetta una polmonite virale, è ragionevole evitare la terapia antibiotica, specialmente nei pazienti affetti da malattia lieve, con evidenze cliniche che suggeriscono un’infezione virale e senza distress respiratorio. Fino al 30% dei pazienti con infezione virale nota può avere agenti patogeni batterici coesistenti. Pertanto, se si prende la decisione di evitare una terapia antibiotica in base alla diagnosi presunta di infezione virale, il deterioramento delle condizioni cliniche dovrebbe segnalare la possibilità di un’infezione batterica sovrapposta e dovrebbe quindi essere adottata la terapia antibiotica. Le indicazioni per il ricovero in ospedale sono elencate nella Tabella 392.5. Nei Paesi in via di sviluppo, lo zinco per via orale C0095.indd 1551 Tabella 392.5 FATTORI CHE SUGGERISCONO LA NECESSITÀ DI OSPEDALIZZAZIONE DI BAMBINI CON POLMONITE Età <6 mesi Anemia falciforme con sindrome toracica acuta Coinvolgimento multilobare Stato immunocompromesso Aspetto tossico Distress respiratorio da moderato a severo Necessità di somministrazione di ossigeno Disidratazione Vomito o incapacità a tollerare fluidi orali o farmaci Nessuna risposta alla terapia antibiotica orale appropriata Fattori sociali (ad es. incapacità dei genitori di somministrare farmaci a casa o di appropriato follow-up) Adattata da Baltimore RS: Pneumonia. In Jenson HB, Baltimore RS, editors: Pediatric infectious diseases: principles and practice, Philadelphia, 2002, WB Saunders, p 801. (20 mg/die) aiuta ad accelerare la guarigione in caso di polmonite severa. La durata ottimale del trattamento antibiotico in caso di polmonite non è stato perfettamente definito negli studi controllati. Per la polmonite pneumococcica gli antibiotici dovrebbero essere somministrati probabilmente fin quando il paziente è sfebbrato per 72 ore e per una durata complessiva non inferiore ai 10-14 giorni (o 5 giorni se si utilizza azitromicina). I dati disponibili non supportano il corso prolungato del trattamento in caso di polmonite non complicata. PROGNOSI Solitamente, i pazienti con polmonite batterica non complicata acquisita in comunità rispondono alla terapia con un miglioramento della sintomatologia clinica (febbre, tosse, tachipnea, dolore toracico) entro 48-96 ore dall’inizio degli antibiotici. L’evidenza radiografica del miglioramento si ottiene con notevole ritardo rispetto al miglioramento clinico. Quando il paziente non migliora con una terapia antibiotica appropriata, occorre esaminare una serie di fattori: (1) complicanze, come un empiema; (2) resistenza batterica; (3) eziologie non batteriche, come virus e aspirazione di corpi estranei o di cibo; (4) ostruzione bronchiale per lesioni endobronchiali, corpi estranei o tappi di muco; (5) malattie preesistenti, come immunodeficienza, discinesia ciliare, fibrosi cistica, sequestro polmonare o malformazione adenomatoide cistica; e (6) altre cause non infettive (tra cui bronchiolite obliterante, polmonite da ipersensibilità, polmonite eosinofila, aspirazione e granulomatosi di Wegener). La ripetizione della radiografia toracica è il primo passo per determinare la ragione del ritardo nella risposta al trattamento. La mortalità della polmonite acquisita in comunità nei Paesi sviluppati è rara e la maggior parte dei bambini non va incontro a sequele polmonari a lungo termine. Alcuni dati suggeriscono che fino al 45% dei bambini ha sintomi di asma 5 anni dopo l’ospedalizzazione per polmonite; questo reperto può riflettere o un asma non diagnosticato nel momento della presentazione o una propensione allo sviluppo di asma a seguito di polmonite. COMPLICANZE Le complicanze della polmonite in genere sono la conseguenza della diffusione diretta dell’infezione batterica nella cavità toracica (versamento pleurico, empiema, pericardite) o della batteriemia e della diffusione ematogena (Fig. 392.4). La meningite, l’artrite suppurativa e l’osteomielite sono complicanze rare della diffusione ematogena dell’infezione da pneumococco o da H. influenzae di tipo b. S. aureus, S. pneumoniae e S. pyogenes sono le cause più comuni di versamento parapneumonico e di empiema (Tab. 392.6). Il trattamento dell’empiema si basa sul suo stadio (essudativo, fibrinopurulento, organizzato). Per determinarlo si rivelano utili 10/1/12 3:13:14 PM 1552 ■ Parte XIX Apparato respiratorio PREVENZIONE Alcuni dati suggeriscono che la vaccinazione abbia ridotto l’incidenza delle ospedalizzazioni per polmonite. Il tasso annuale di ospedalizzazione per polmonite, a prescindere dalla causa, tra i bambini di età <2 anni negli Stati Uniti nel periodo 1997-1999 ammontava a 12,5 bambini ogni 1.000. Nel febbraio del 2000 il vaccino antipneumococco coniugato 7 valente (PCV7) è stato autorizzato e raccomandato. Nel 2006 il tasso di ospedalizzazione per polmonite in questo gruppo di età era 8,1 bambini ogni 1.000, una riduzione del 35% rispetto al tasso prevaccino. Sebbene questi dati non dimostrino che il PCV7 abbia ridotto direttamente i tassi di ospedalizzazione per polmonite, essi suggeriscono che la vaccinazione abbia portato a benefici importanti nella prevenzione dei ricoveri per i bambini con polmonite. Attualmente il vaccino antipneumococco coniugato 13 valente (PVC13) è autorizzato; esso può evitare l’insorgere di un numero ancora maggiore di casi di malattia pneumococcica non coperti dal vaccino PCV7. L’inclusione nelle raccomandazioni per la vaccinazione influenzale di tutti i bambini >6 mesi di età potrà ripercuotersi sui tassi di ospedalizzazione nello stesso modo ed è utile un continuo monitoraggio. BIBLIOGRAFIA Figura 392.4 Empiema da pneumococco in un bambino di 3 anni con raffreddore e febbre per 3 giorni. Si osserva una raccolta pleurica di fluido dal lato destro. Il paziente aveva un prelievo di liquido pleurico e un’emocoltura positivi allo pneumococco. Il bambino è guarito completamente in 3 settimane. (Da Kuhn JP, Slovis TL, Haller JO: Caffrey’s pediatric diagnostic imaging,vol 1, ed 10, Philadelphia, 2004, Mosby/Elsevier, p 1002.) Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. Capitolo 393 Bronchiectasia Tabella 392.6 DIFFERENZIAZIONE DEL LIQUIDO PLEURICO TRASUDATO Aspetto Conta cellulare (per mm3) Tipo di cellule Lattato deidrogenasi Rapporto LDH liquido pleurico/LDH siero Proteine >3g Rapporto proteine liquido pleurico/proteine siero Glucosio* pH* Colorazione di Gram Limpido <1.000 EMPIEMA Linfociti, monociti <200 U/L <0,6 Torbido o purulento Spesso >50.000 (la conta cellulare ha un limitato valore di previsione) Leucociti polimorfonucleari (neutrofili) >1.000 U/L >0,6 Inusuale <0,5 Comune >0,5 Normale Normale (7,40-7,60) Negativa Basso (<40 mg/dL) <7,10 Occasionalmente positiva (meno di un terzo dei casi) *Bassi livelli di glucosio o di pH possono essere osservati nei versamenti da neoplasia, nella tubercolosi, nella rottura esofagea, nella pancreatite (amilasi pleurica positiva) e nelle malattie reumatologiche (ad es. lupus eritematoso sistemico). Da Kliegman RM, Greenbaum LA, Lye PS: Practical strategies in pediatric diagnosis and therapy, ed 2, Philadelphia, 2004, Elsevier, p 30. gli studi di imaging, tra cui l’ecografia e la TC. Il cardine del trattamento comprende la terapia antibiotica e il drenaggio con tubo di toracostomia. Ulteriori approcci comprendono l’uso di una terapia fibrinolitica intrapleurica (urochinasi, streptochinasi, attivatore tissutale del plasminogeno) e la toracoscopia videoassistita (VATS) per sbrigliare o lisare le aderenze e drenare le raccolte purulente saccate. La diagnosi precoce e l’intervento, in particolare con fibrinolisi e VATS, possono ovviare alla necessità di toracotomia e sbrigliamento a cielo aperto. La fibrinolisi può avere un migliore rapporto costi-benefici del VATS. C0095.indd 1552 Oren Lakser La bronchiectasia è una malattia caratterizzata da dilatazione anomala e irreversibile e distorsione anatomica dell’albero bronchiale, che rappresenta probabilmente lo stadio finale comune di diversi eventi antecedenti, aspecifici e non correlati. La sua incidenza si è ridotta complessivamente nei Paesi sviluppati, ma continua a rappresentare un problema in quelli in via disviluppo e tra determinati gruppi etnici nei Paesi industrializzati. In almeno una casistica di bambini con bronchiectasia (non dovuta a fibrosi cistica ) il rapporto maschi:femmine era di 2:1. Per il testo completo del capitolo, consultare il sito internet www.expertconsult.com. Capitolo 394 Ascesso polmonare Oren Lakser Gli ascessi polmonari sono aree localizzate composte da materiale purulento a parete spessa formatesi in seguito a un’infezione polmonare che ha portato alla distruzione del parenchima polmonare, cavitazione e necrosi centrale. Gli ascessi polmonari sono molto meno comuni nei bambini che negli adulti. Le forme primitive di ascesso polmonare insorgono in soggetti precedentemente sani senza patologie mediche sottostanti. Le forme secondarie si manifestano in pazienti con condizioni sottostanti o predisponenti. ANATOMIA PATOLOGICA E PATOGENESI Numerose condizioni predispongono il bambino allo sviluppo di ascessi polmonari tra cui aspirazione, polmonite, fibrosi cistica (Cap. 395), reflusso gastroesofageo (Cap. 315.1), fistola 10/1/12 3:13:14 PM Capitolo 394 Ascesso polmonare ■ 1553 tracheoesofagea (Cap. 311), immunodeficienze, complicanze postoperatorie della tonsillectomia e dell’adenoidectomia, crisi convulsive e varie malattie neurologiche. Nei bambini, l’aspirazione di materiale infetto o di un corpo estraneo rappresenta la fonte prevalente degli organismi che causano gli ascessi. Inizialmente, la polmonite compromette il drenaggio del liquido o del materiale aspirato. Si verifica un’ostruzione vascolare infiammatoria che porta a necrosi tissutale, liquefazione e formazione dell’ascesso. Gli ascessi possono insorgere anche come conseguenza della polmonite e della disseminazione ematogena da un altro sito. Se l’evento di aspirazione si è verificato quando il bambino era disteso, i lobi superiori destro e sinistro e il segmento apicale del lobo inferiore destro sono in genere le aree declivi più colpite. Se il bambino era in posizione eretta, i segmenti posteriori dei lobi superiori hanno maggiori probabilità di essere colpiti in quanto declivi. Gli ascessi polmonari primitivi sono più frequentemente riscontrati nel lato destro, mentre gli ascessi polmonari secondari, in particolare nei pazienti immuocompromessi, hanno una predilezione per il lato sinistro. Sia gli organismi aerobi sia gli anaerobi possono causare ascessi polmonari. Alcuni batteri anaerobi comuni che provocano ascessi polmonari sono Bacteroides spp., Fusobacterium spp. e Peptostreptococcus spp. Gli ascessi possono essere causati da organismi aerobi quali Streptococcus spp., Staphylococcus aureus, Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae e Pseudomonas aeruginosa. Le culture aerobiche e anaerobiche dovrebbero essere parte delle indagini in tutti i pazienti con ascesso polmonare. Talvolta è possibile rilevare una concomitante infezione virale-batterica. Anche i miceti possono A A C0095.indd 1553 B B causare ascessi polmonari, in particolare nei pazienti immunocompromessi. Manifestazioni cliniche I sintomi più comuni dell’ascesso polmonare nella popolazione pediatrica comprendono tosse, febbre, tachipnea, dispnea, dolore toracico, vomito, produzione di espettorato, calo ponderale ed emottisi. L’esame obiettivo rivela tipicamente tachipnea, dispnea, rientramenti con utilizzo dei muscoli accessori, riduzione del respiro e ottusità alla percussione nella zona colpita. All’auscultazione dei polmoni possono essere udibili crepitii e, occasionalmente, un prolungamento della fase espiratoria. DIAGNOSI La diagnosi viene effettuata generalmente grazie alla radiografia toracica. Classicamente la radiografia toracica mostra un’infiammazione parenchimale con una cavità contenente un livello idroaereo (Fig. 394.1). La TC del torace può offrire una migliore definizione anatomica di un ascesso comprensiva di localizzazione e di dimensioni (Fig. 394.2). Un ascesso è in genere una lesione a parete spessa con un centro a bassa densità che progredisce verso un livello idroaereo. Gli ascessi dovrebbero essere distinti dagli pneumatoceli, che spesso complicano una polmonite batterica grave e che sono caratterizzati da raccolte aeree localizzate a parete sottile e liscia con o senza un livello idroaereo (Fig. 394.3). Gli pneumatoceli spesso si risolvono spontaneamente con il trattamento della causa specifica della polmonite. Figura 394.1 A e B. Ascesso polmonare multiloculato (frecce). (Da Brook I: Lung abscess and pulmonary infections due to anaerobic bacteria. In Chernick V, Boat TF, Wilmott RW, et al, editors: Kendig’s disorders of the respiratory tract in children, ed 7, Philadelphia, 2006, Saunders, p 482.) Figura 394.2 Ascesso polmonare in un bambino di 2 anni con tosse persistente. A. La radiografia toracica mostra un’ampia massa ovale nel lobo superiore sinistro. B. La TC dimostra un ascesso con una parete spessa e di aumentata opacità contenente sia aria sia fluido. (Da Slovis TL, editor: Caffey’s pediatric diagnostic imaging, ed 11, Philadelphia, 2008, Mosby, p 1297.) 10/1/12 3:13:23 PM 1554 ■ Parte XIX Apparato respiratorio A B La determinazione dei batteri causali in un ascesso polmonare può essere molto utile per guidare la scelta dell’antibiotico. Sebbene la colorazione di Gram dell’escreato possa fornire un indizio precoce sulla classe di batteri coinvolta, le colture dell’escreato rivelano tipicamente una varietà di batteri e pertanto non sempre sono attendibili. I tentativi di evitare la contaminazione da parte della flora orale comprendono la puntura diretta del polmone e l’aspirazione percutanea (favorita da TC guidata) o transtracheale e campioni di lavaggio broncoalveolare ottenuti broncoscopicamente. L’aspirazione broncoscopica dovrebbe essere evitata poiché può essere complicata da aspirazione intrabronchiale massiva; tale procedura dovrebbe pertanto essere effettuata con estrema cautela. Per evitare procedure invasive in un ospite precedentemente sano, si può iniziare una terapia empirica in assenza di materiale da sottoporre a coltura. TRATTAMENTO Per l’ascesso polmonare si consiglia un trattamento conservativo. La maggior parte degli esperti raccomanda un ciclo di terapia antibiotica parenterale per 2-3 settimane nei casi non complicati, seguito da un ciclo di antibiotici per via orale, per un totale di 4-6 settimane. La scelta dell’antibiotico dovrebbe essere basata sui risultati della colorazione di Gram e dell’esame colturale, ma inizialmente dovrebbe includere agenti con copertura sia sugli aerobi sia sugli anaerobi. I regimi di trattamento dovrebbero comprendere un agente penicillinasi resistente attivo contro S. aureus e una copertura anaerobica, di solito con clindamicina o ticarcillina/ acido clavulanico. Se si sospettano o si isolano batteri Gramnegativi, di dovrebbe aggiungere un aminoglicoside. Il precoce drenaggio percutaneo TC guidato è consigliato in quanto può accelerare il recupero e ridurre la durata della terapia antibiotica parenterale necessaria. Nei pazienti con patologia grave o in quelli che non migliorano dopo 7-10 giorni di terapia antimicrobica appropriata, si dovrebbe considerare l’intervento chirurgico. Le tecniche minimamente invasive di aspirazione percutanea, spesso TC-guidate, rappresentano il primo e spesso unico intervento necessario. Nei rari casi complicati può essere necessaria la toracotomia con drenaggio chirurgico o lobectomia e/o decorticazione. PROGNOSI Complessivamente, la prognosi per i bambini con ascessi polmonari primitivi è eccellente. La presenza di organismi aerobi può essere un indice prognostico negativo, in particolare in quelli con ascessi polmonari secondari. La maggior parte dei bambini diventa asintomatica nell’arco di 7-10 giorni, sebbene la febbre possa persistere anche per 3 settimane. Le anomalie radiologiche di solito si risolvono in 1-3 mesi, ma possono anche persistere per anni. BIBLIOGRAFIA Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. C0095.indd 1554 Figura 394.3 Aspetto nell’arco di 5 giorni di un grande pneumatocele multiloculato in un segmento di consolidamento alveolare. A. È presente un’ampia cavità con due livelli idroaerei in un segmento di polmonite alveolare nel lobo superiore destro. B. Dopo 5 giorni la cavità e la maggior parte del consolidamento alveolare sono scomparsi. (Da Silverman FN, Kuhn JP: Essentials of Caffrey’s pediatric x-ray diagnosis, Chicago, 1990, Year Book, p 303.) Capitolo 395 Fibrosi cistica Marie Egan Caratterizzata da ostruzione e infezione delle vie aeree e da maldigestione, con le relative conseguenze, la fibrosi cistica (FC) è una malattia ereditaria multisistemica del bambino e dell’adulto; è il più comune trait genetico recessivo a prognosi sfavorevole tra la popolazione bianca. La disfunzione della proteina regolatrice della conduttanza transmembrana della fibrosi cistica (CFTR), il difetto primario, determina una serie ampia e variabile delle manifestazioni cliniche e delle complicanze. La FC è responsabile della maggior parte delle insufficienze pancreatiche esocrine nella prima fase della vita e rappresenta la principale causa di pneumopatia cronica severa nei bambini. È inoltre all’origine di molti casi di deplezione di sali, poliposi nasale, pansinusite, prolasso rettale, pancreatite, colelitiasi e iperglicemia insulino-dipendente. La FC può manifestarsi come ritardo dell’accrescimento e, occasionalmente, come cirrosi o altre forme di disfunzione epatica. Di conseguenza, questa patologia rientra nella diagnosi differenziale di numerose condizioni pediatriche (Tab. 395.1). GENETICA La fibrosi cistica colpisce con maggiore frequenza la popolazione bianca del Nord Europa, del Nord America, dell’Australia e della Nuova Zelanda. In queste popolazioni la prevalenza varia ma si attesta intorno a 1/3.500 nati vivi (1/9.200 individui di origine ispanica e 1/15.000 negli afroamericani). Benché meno frequente nelle popolazioni africane, ispaniche, mediorientali e dell’Asia meridionale e orientale, la patologia esiste anche in queste popolazioni (Fig. 395.1). L’ereditarietà è autosomica recessiva. Il gene della FC codifica la proteina CFTR, costituita da 1.480 aminoacidi. Il CFTR è espresso abbondantemente nelle cellule epiteliali delle vie aeree, nel tratto gastrointestinale (compresi il pancreas e il sistema biliare), nelle ghiandole sudoripare e nell’apparato genitourinario. Il CFTR è membro della superfamiglia di proteine dell’adenosina trifosfato (ATP)-binding cassette. Funziona come un canale del cloro e ha altre funzioni regolatorie che possono essere alterate in vario modo dalle diverse mutazioni. Oltre 1.500 polimorfismi di CFTR raggruppati in 5 classi principali di mutazioni che coinvolgono la funzione della proteina sono associati alla sindrome della FC (Tab. 395.2). La mutazione a maggiore prevalenza di CFTR è la delezione di un singolo residuo di fenilalanina a livello dell’aminoacido 508 (ΔF508). Tale mutazione è responsabile dell’elevata incidenza della patologia nelle popolazioni del Nord Europa ed è molto meno frequente in altre popolazioni, ad esempio in quelle dell’Europa meridionale e di Israele. Circa il 50% degli individui di origini nordeuropea con fibrosi cistica è omozigote per la ΔF508 e >80% è portatore di almeno un gene ΔF508. Gli altri pazienti 10/1/12 3:13:24 PM Capitolo 395 Fibrosi cistica ■ 1555 Tabella 395.1 COMPLICANZE DELLA FIBROSI CISTICA RESPIRATORIE Bronchiectasia, bronchite, bronchiolite, polmonite Atelettasia Emottisi Pneumotorace Polipi nasali Sinusite Iperreattività delle vie aeree Cor pulmonale Insufficienza respiratoria Ostruzione dei bronchi da parte di muco Aspergillosi broncopolmonare allergica GASTROINTESTINALI Ileo da meconio, tappo di meconio (neonato) Peritonite da meconio (neonato) Sindrome da ostruzione intestinale distale (ostruzione non neonatale) Prolasso rettale Intussuscezione Volvolo Colonpatia fibrosante (stenosi) Appendicite Atresia intestinale Pancreatite Cirrosi biliare (ipertensione portale; varici esofagee, ipersplenismo) Ittero ostruttivo neonatale Steatosi epatica Reflusso gastroesofageo Colelitiasi Ernia inguinale Deficit di accrescimento (malassorbimento) Carenze vitaminiche (vitamine A, K, E, D) Deficit di insulina, iperglicemia sintomatica, diabete Neoplasie (rare) ALTRE Infertilità Pubertà ritardata Edema – ipoproteinemia Disidratazione – collasso da calore Osteoartropatia ipertrofica – artrite Ippocratismo Amiloidosi Diabete mellito Cheratoderma palmoplantare aquagenico (rughe cutanee) Adattata da Silverman FN, Kuhn JP: Essentials of Caffrey’s pediatric x-ray diagnosis, 1990, Chicago, Year Book, p 649. hanno una vasta gamma di mutazioni, nessuna delle quali ha una prevalenza superiore a pochi punti percentuale, tranne che in popolazioni circoscritte; la mutazione W1282X è presente nel 60% degli Ebrei Ashkenazi con FC. La correlazione tra genotipo CFTR e fenotipo clinico, molto complessa, non è prevedibile nel singolo paziente. Le mutazioni etichettate come “gravi” si associano quasi uniformemente a insufficienza pancreatica, ma solo in linea generale a una più rapida progressione della malattia polmonare. Sembra che polimorfismi di un gene modificatore siano responsabili di gran parte della variabilità della progressione della pneumopatia. L’associazione più stretta con forme di malattia più gravi è con una singola variazione nucleotidica nel gene del transforming growth factor-1(TGF-1). Alleli varianti della lectina legante il mannosio, un fattore chiave dell’immunità innata sistemica, si associano a infezioni polmonari più gravi e a una sopravvivenza ridotta. Un polimorfismo nel gene IRFD1, un co-regolatore di trascrizione essenziale per la differenziazione neutrofila, è stato associato a un fenotipo polmonare di FC più grave. Diverse mutazioni, quali la 3849 + 10kbC→T, sono riscontrabili nei pazienti con normale secrezione di cloro nel sudore. Alcuni individui con polimorfismi di entrambi i geni CFTR hanno scarse manifestazioni della fibrosi cistica (o addirittura nessuna) fino all’adolescenza o all’età adulta, quando presentano pancreatite, sinusite, bronchiectasie diffuse C0095.indd 1555 o infertilità maschile. Mentre le mutazioni del CFTR sono una conditio sine qua non per la fibrosi cistica, due mutazioni del CFTR possono provocare disturbi che non rientrano nei criteri diagnostici della FC e talvolta non causano neppure problemi clinici rilevabili. L’insorgenza di epatopatia non può essere prevedibile in base al genotipo CFTR. Questo suggerisce una componente ambientale maggiore (acquisita) prevalente nella disfunzione d’organo, e la presenza di altri geni in grado di modificare il fenotipo della fibrosi cistica. Mediante l’uso di sonde per 40 delle mutazioni più comuni, è possibile accertare il genotipo dell’80-90% degli americani affetti da FC. La genotipizzazione mediante una serie prestabilita di sonde per le mutazioni è rapida e meno costosa della sequenziazione più completa ed è disponibile in commercio. In casi particolari, per determinare il genotipo è necessaria la sequenziazione del gene del CFTR. Anche questa procedura è disponibile in commercio, sebbene sia relativamente costosa e sia in grado di identificare polimorfismi e mutazioni uniche di importanza clinica sconosciuta. Si è ipotizzato che l’elevata frequenza di mutazioni del CFTR sia ascrivibile alla resistenza alla morbilità e mortalità associate alle dissenterie infettive, nei secoli passati. A supporto di questa ipotesi, in coltura le cellule epiteliali intestinali FC omozigote per la mutazione ΔF508 non sono interessate dagli effetti secretori della tossina colerica. I topi eterozigoti (per il CFTR) hanno una minore mortalità quando vengono trattati con la tossina colerica rispetto ai topi selvatici della stessa cucciolata non colpiti dalla malattia. PATOGENESI Alcune osservazioni a lungo termine sulla FC sono di fondamentale importanza dal punto di vista fisiopatologico, e comprendono l’incapacità di eliminare le secrezioni mucose, uno scarso contenuto di acqua nelle secrezioni mucose, un elevato contenuto di sali nel sudore e nelle altre secrezioni sierose e infezioni croniche limitate all’apparato respiratorio. Inoltre, vi è una maggiore differenza di potenziale negativo attraverso l’epitelio respiratorio nei pazienti con fibrosi cistica, rispetto ai soggetti di controllo. Sono state dimostrate anche proprietà elettriche aberranti per la FC nell’epitelio duttale delle ghiandole sudoripare e nell’epitelio rettale. Le membrane delle cellule epiteliali nella FC non sono in grado di secernere ioni cloro in risposta a segnali mediati dall’adenosina monofosfato ciclico (cAMP) e, almeno nel tratto respiratorio, viene assorbita una quantità eccessiva di sodio attraverso queste membrane (Fig. 395.2). Tali difetti sono ascrivibili a una disfunzione del CFTR (Figg. 395.3 e 395.4). La regolazione della conduttanza per il cloro della protein chinasi A (PKA) stimolata dall’AMP ciclico è la funzione primaria del CFTR stesso, che risulta assente nelle cellule epiteliali con molte differenti mutazioni del gene CFTR. Le mutazioni del CFTR rientrano in 6 classi in un altro sistema di classificazione, sebbene con un certo grado di sovrapposizione (si veda Fig. 395.4). Gli individui con mutazioni delle classi I, II e III, in media, hanno una sopravvivenza ridotta rispetto a quelli con genotipi più lievi (classi IV o V). L’importanza clinica di queste categorie funzionali è limitata, poiché non correlano uniformemente con caratteristiche cliniche specifiche o con la loro severità, piuttosto le caratteristiche cliniche correlano con l’attività residua del CFTR. Sono state fatte diverse ipotesi per spiegare come la disfunzione del CFTR determini il fenotipo clinico. È probabile che nessuna ipotesi singola riesca a spiegare l’intero spettro della malattia. La fisiopatologia che è stata postulata per l’epitelio delle vie aeree comprende l’incapacità di secernere sali e, secondariamente, acqua, in presenza di un eccessivo riassorbimento di entrambi. La conseguenza, secondo questa teoria, è che la quantità di acqua sulla superficie delle vie aeree risulta insufficiente a idratare le secrezioni. Le secrezioni disidratate divengono quindi più viscose ed elastiche (gommose) e sono più difficili da eliminare da parte del sistema mucociliare e degli altri meccanismi. Inoltre, si è suggerito che la 10/1/12 3:13:27 PM 1556 ■ Parte XIX Apparato respiratorio Prevalenza alla nascita bassa Prevalenza alla nascita intermedia Prevalenza alla nascita alta (bianchi statunitensi) (afroamericani) (latinoamericani) (Bretagna) (nativi americani) Figura 395.1 Prevalenza approssimativa alla nascita di fibrosi cistica e mutazioni comuni per alcuni Paesi selezionati. La prevalenza alla nascita viene indicata come numero di nati vivi per caso di fibrosi cistica. Le mutazioni comuni/importanti per ciascuna regione sono indicate sotto i dati sulla prevalenza. La prevalenza alla nascita può variare enormemente tra i gruppi etnici in uno stesso Paese. (Da O’Sullivan BP, Freedman SD: Cystic fibrosis, Lancet 373:1891–1902, 2009.) Tabella 395.2 PROPOSTA DI CLASSIFICAZIONE DELLE MUTAZIONI DEL REGOLATORE DELLA CONDUTTANZA TRANSMEMBRANA DELLA FIBROSI CISTICA (CFTR) CLASSE EFFETTO SUL CFTR CFTR FUNZIONALE PRESENTE? I Mancanza di produzione di proteine No II Difetto nello spostamento delle proteine con ubiquitinazione e degradazione nel reticolo endoplasmatico/corpo di Golgi Difetto di regolazione; CFTR non attivata da adenosina trifosfato o adenosina monofosfato ciclico Ridotto trasporto di cloro attraverso CFTR a livello della membrana apicale Difetto di splicing con ridotta produzione di proteine No/sostanzialmente ridotto III IV V No (CFTR non funzionale presente nella membrana apicale) Sì Sì MUTAZIONI CAMPIONE Codoni di arresto (designazione in X; ad es., Trp1282X, Gly542X); difetti di splicing senza produzione di proteine (ad es. 711 = 1G→T, 1717-1G→A) Phe508del, Asn1303Lys, Gly85Gly, leu1065Pro, Asp507, Ser549Arg Gly551Asp, Ser49Phe, Val520Phe, Arg553Gly, Arg560Thr, Arg 560Ser Ala455Glu, Arg117Cyst, asp1152His, Leu227Arg, Arg334Trp, Arg117His* 3849+10kbC→T, 1811+1-6kbA→G, IVS8-5T, 2789+5G→A *La funzione di Arg117His dipende dalla lunghezza del tratto di politimidine sullo stesso cromosoma nell’introne 8 (IVS8): 5T, 7T o 9T. Vi è più funzione normale di CFTR con un tratto poli T più lungo. Da O’Sullivan BP, Freedman SD: Cystic fibrosis, Lancet 373:1891–1902, 2009. disfunzione del CFTR determini un’alterazione del microambiente, con livelli bassi di HCO3− e un pH più acido, che modificano la reologia del muco e peggiorano la già scarsa clearance mucociliare. Il ristagno di queste secrezioni causa ostruzione delle vie aeree a partire da quelle di calibro minore, i bronchioli. L’ostruzione del flusso aereo a livello delle piccole vie aeree è l’anomalia fisiologica più precoce osservabile nell’apparato respiratorio. È plausibile che eventi fisiopatologici analoghi abbiano luogo nei dotti pancreatici e biliari (e nei vasi deferenti), con conseguente C0095.indd 1556 disidratazione delle secrezioni contenenti proteine e ostruzione. Poiché la funzione delle cellule duttali delle ghiandole sudoripare è di riassorbire, più che di secernere, il cloro, i sali non vengono recuperati dal primitivo sudore isotonico, ma sono trasportati verso la superficie cutanea; questo fa sì che i livelli di cloro e sodio siano elevati. L’infezione cronica, nella fibrosi cistica, è limitata alle vie aeree. Una spiegazione verosimile di questo fenomeno è una sequenza di eventi che inizia con l’incapacità di eliminare rapidamente i batteri inalati per poi proseguire con la colonizzazione persistente 10/1/12 3:13:27 PM Capitolo 395 Fibrosi cistica ■ 1557 CFTR: canale del cloro regolato da cAMP Lume delle vie aeree NORMALE Na+ Cl– FIBROSI CISTICA Na+ Cl–a Cl–CFTR Ca11 cAMP K+ + K Na+ Cl– Na+ Cl–a Cl–CFTR Ca++ cAMP K+ K+ ~ Sottomucosa Na+ ~ Na+ K+ 2Cl– ~ Na+ 2Cl– Na+ Na+ K+ Figura 395.2 Flusso ionico netto attraverso l’epitelio respiratorio normale e quello affetto da fibrosi cistica (FC), in condizioni basali (frecce grandi). Poiché l’acqua segue il movimento dei sali, il flusso netto di acqua previsto andrà dal lume delle vie aeree alla sottomucosa e sarà maggiore attraverso l’epitelio con FC. Il maggiore riassorbimento di Na+ da parte delle cellule, nella fibrosi cistica, si associa a un aumento della conduttanza per il Na+ sensibile all’amiloride attraverso la membrana apicale (luminale) e a un aumento dei siti Na+,K+-ATPasi sulla membrana basolaterale. La conduttanza della membrana apicale mediata da adenosina monofosfato ciclico (cAMP)−, associata al regolatore transmembrana della fibrosi cistica (CFTR), non è funzionale nell’epitelio dei pazienti con fibrosi cistica; in compenso, è presente una conduttanza del CI− attivata dal calcio (Ca++) nelle cellule normali e in quelle con fibrosi cistica. Si postula che nella fibrosi cistica le cellule abbiano una capacità limitata di secernere il Cl− e riassorbano il Na+ in quantità eccessiva, limitando la disponibilità di acqua per idratare le secrezioni che quindi possono essere eliminate dal lume delle vie aeree. Cl−a, conduttanza di Cl− attivata da Ca++: Cl−CTFR, il canale Cl− di CFTR. (Da Knowles MR: Contemporary perspectives on the pathogenesis of cystic fibrosis, New Insights Cystic Fibrosis 1:1, 1993.) Extracellulare Dominio 1 che attraversa la membrana Dominio 2 che attraversa la membrana Membrana plasmatica apicale ⌬F508 Dominio 1 legante i nucleotidi Intracellulare Dominio 2 legante i nucleotidi Dominio regolatore (sito di fosforilazione) TRL Altri canali ionici Proteine Citoscheletro di trasduzione del segnale Figura 395.3 Struttura ipotetica del regolatore transmembrana della fibrosi cistica (CFTR). La proteina contiene 1.480 aminoacidi e numerosi distinti domini globulari e transmembrana. L’attivazione del CFTR si basa sulla fosforilazione, in particolare tramite la protein chinasi A, ma probabilmente coinvolge anche altre chinasi. L’attività del canale è governata dai due domini leganti i nucleotidi, che regolano l’apertura del canale. Il terminale carbossilico (formato da treonina, arginina e leucina [TRL]) del CFTR è ancorato tramite un’interazione di legame tipo PDZ con il citoscheletro e mantenuto in stretta prossimità (frecce spezzate) con numerose proteine importanti. Queste proteine associate influiscono sulle funzioni del CFTR, tra cui la conduttanza, la regolazione degli altri canali, la trasduzione del segnale e la localizzazione sulla membrana plasmatica apicale. Ogni dominio che attraversa la membrana contiene 6 ␣-eliche che attraversano la membrana, alcune porzioni delle quali formano un poro di conduttanza per il cloro. Il dominio regolatore è un sito di fosforilazione della protein chinasi A. La mutazione comune ΔF508 si verifica sulla superficie del dominio 1 legante i nucleotidi. (Da Rowe SM, Miller S, Sorscher EJ: Cystic fibrosis, N Engl J Med 352:1992–2001, 2005.) C0095.indd 1557 e con una risposta infiammatoria nella parete delle vie aeree. È stato anche proposto che il CFTR anomalo crei uno stato proinfiammatorio o amplifichi la risposta infiammatoria alle infezioni iniziali (virali o batteriche che siano). Alcuni ricercatori hanno identificato differenze primarie nelle cellule immunitarie colpite da FC, suggerendo che tali alterazioni contribuiscano a questo stato proinfiammatorio. Sembra che l’evento infiammatorio colpisca per prime le vie aeree di piccolo calibro, forse perché in queste regioni la clearance delle secrezioni alterate e dei microrganismi è più difficile. Le prime manifestazioni polmonari sono la bronchiolite e la bronchite croniche (Cap. 383), ma dopo mesi o anni le alterazioni strutturali della parete delle vie aeree provocano la formazione di bronchiolectasie e bronchiectasie. Gli agenti responsabili del danno alle vie aeree comprendono i prodotti dei neutrofili, come radicali ossidanti e proteasi, e i prodotti delle reazioni immunitarie. Via via che la malattia polmonare progredisce, l’infezione può estendersi al parenchima polmonare peribronchiale. Un reperto non facilmente spiegabile con la disfunzione del CFTR è l’elevata prevalenza di colonizzazione delle vie aeree da parte di Staphylococcus aureus (Cap. 174.1), Pseudomonas aeruginosa (Cap. 197.1) e Burkholderia cepacia (Cap. 197.2), microrganismi che raramente infettano il polmone negli altri individui. É stato ipotizzato che le cellule epiteliali o il liquido di superficie delle vie aeree, nella fibrosi cistica, possano creare un ambiente favorevole allo sviluppo di tali microrganismi. Nella FC l’epitelio respiratorio può essere compromesso nelle sue difese innate contro questi batteri, tramite alterazioni genetiche o acquisite. L’attività antimicrobica delle secrezioni nella FC risulta diminuita, verosimilmente in conseguenza dell’eccessiva acidità dei liquidi di superficie o di altri effetti sull’immunità innata. Un altro enigma è la propensione di P. aeruginosa ad andare incontro a trasformazione mucoide nelle vie aeree dei pazienti con fibrosi cistica. Il complesso polisaccaridico prodotto da questi microrganismi genera un biofilm che costituisce un ambiente ipossico e pertanto protegge lo Pseudomonas dagli antimicrobici. Tra i fattori che predispongono all’infezione delle vie respiratorie sono stati indicati deficit nutrizionali, tra cui la carenza 10/1/12 3:13:33 PM 1558 ■ Parte XIX Apparato respiratorio CFTR CFTR Classe VI Classe IV Turnover accelerato Classe III Cl⫺ Complesso di Golgi Classe II Proteosoma Classe I Reticolo endoplasmatico Classe V Nucleo Figura 395.4 Categorie di mutazioni di CFTR (regolatore transmembrana della fibrosi cistica). I difetti del gene CFTR si classificano nel modo seguente: mancata sintesi (classe I); maturazione difettosa della proteina con degradazione prematura (classe II); alterata regolazione, ad es. riduzione del legame con l’adenosina trifosfato (ATP) e dell’idrolisi (classe III); difetto della conduttanza per il cloro o dell’apertura del canale (classe IV); riduzione del numero di trascritti del CFTR dovuta a un’anomalia del promoter o di splicing (classe V); e accelerato turnover dalla superficie cellulare (classe VI). (Da Rowe SM, Miller S, Sorscher EJ: Cystic fibrosis, N Engl J Med 352:1992–2001, 2005.) di acidi grassi. Più specificamente, le concentrazioni di lipossine, molecole che sopprimono l’infiammazione neutrofila, appaiono ridotte nelle vie aeree dei pazienti con fibrosi cistica. A supporto di questa ipotesi vi è l’osservazione che il 10-15% degli individui con FC che conservano una buona funzione pancreatica esocrina presenta una colonizzazione più tardiva da parte di P. aeruginosa e un deterioramento più lento della funzione polmonare. Sembra che i fattori nutrizionali siano solo in grado di contribuire, poiché il mantenimento della funzione pancreatica non impedisce lo sviluppo della malattia polmonare tipica. ANATOMIA PATOLOGICA La lesione anatomica più precoce, nel polmone, è la bronchiolite (tappi di muco e risposta infiammatoria nelle pareti delle piccole vie aeree); con il tempo, l’accumulo di muco e l’infiammazione si estendono alle vie aeree di calibro maggiore (bronchite) (Cap. 383). L’iperplasia delle cellule caliciformi e l’ipertrofia delle ghiandole sottomucose divengono reperti anatomopatologici importanti, probabilmente in risposta all’infezione cronica delle vie aeree. I microrganismi sembrano confinati nello spazio endobronchiale; l’infezione batterica invasiva non è caratteristica. Se la malattia perdura a lungo, si accentuano i segni di distruzione delle vie aeree, come obliterazione bronchiolare, bronchiolectasie e bronchiectasie (Cap. 393). Le indagini radiologiche dimostrano un aumento sia dello spessore della parete delle vie aeree, sia dell’area di sezione del lume, in una fase relativamente precoce della valutazione della malattia polmonare. Caratteristiche frequenti della patologia avanzata sono le cisti bronchiectasiche e le bolle enfisematose o subpleuriche, perlopiù a carico dei lobi superiori. Questi spazi aerei di dimensioni aumentate possono rompersi e causare pneumotorace. C0095.indd 1558 La malattia interstiziale non è una caratteristica pronunciata, sebbene negli stadi avanzati possano comparire aree di fibrosi. Le arterie bronchiali sono dilatate e tortuose, contribuendo a predisporre all’emottisi le vie aeree bronchiectasiche. Le piccole arterie polmonari finiscono per presentare ipertrofia delle tonaca media, come ci si aspetterebbe nell’ipertensione polmonare secondaria. I seni paranasali sono uniformemente ripieni di secrezioni contenenti prodotti infiammatori, e nell’epitelio di rivestimento si riscontrano elementi secretori iperplastici e ipertrofici (Cap. 372). Sono state riportate lesioni polipoidi dei seni ed erosioni ossee. La mucosa nasale può formare polipi di grandi dimensioni o multipli, di solito a partenza dall’ostio dei seni mascellari ed etmoidali. Il pancreas è in genere piccolo, occasionalmente cistico, e spesso difficile da trovare all’esame post-mortem. L’estensione del coinvolgimento alla nascita è variabile. Nei lattanti, gli acini e i dotti sono spesso distesi e ripieni di materiale eosinofilo. Nell’85-90% dei pazienti la lesione progredisce fino alla distruzione pressoché completa degli acini e alla loro sostituzione da parte di tessuto fibroadiposo. Non è frequente osservare focolai di calcificazione alla radiografia dell’addome. Le isole di Langerhans contengono cellule  di aspetto normale, sebbene a partire dalla seconda decade di vita possano presentare una distruzione dell’architettura da parte di tessuto fibroso. Il tratto intestinale mostra solo alterazioni minime. Le ghiandole esofagee e duodenali sono spesso distese con secrezioni mucose. Si possono formare concrezioni nel lume appendicolare o nel cieco. Le cripte dell’appendice e del retto possono essere dilatate e ripiene di secrezioni. La cirrosi biliare focale secondaria al blocco dei dotti biliari intraepatici non è comune nei primi mesi di vita, sebbene sia responsabile di casi occasionali di ittero neonatale prolungato. Queste lesioni divengono molto più frequenti ed estese con l’età e si trovano nel 70% o più dei pazienti, all’esame autoptico. Questo processo può progredire fino alla cirrosi biliare multilobulare sintomatica, il cui quadro distintivo è caratterizzato da grandi noduli parenchimali irregolari con tralci interposti di tessuto fibroso. Circa il 30-70% dei pazienti presenta infiltrazione grassa del fegato, in alcuni casi nonostante una nutrizione in apparenza adeguata. All’autopsia è di frequente riscontro una congestione epatica, secondaria a cuore polmonare. La colecisti, che può essere ipoplastica e ripiena di materiale mucoide, spesso contiene calcoli. Il rivestimento epiteliale di frequente presenta un’estesa metaplasia mucosa. Sono state osservate atresia del dotto cistico e stenosi del dotto biliare comune distale. Le ghiandole salivari secernenti muco sono di solito ingrossate, con ostruzione focale e dilatazione dei dotti. Le ghiandole della cervice uterina sono distese da muco, che si raccoglie in grande quantità nel canale cervicale. L’endocervicite può essere comune nelle adolescenti e nelle giovani donne. In >95% dei maschi, il corpo e la coda dell’epididimo, i vasi deferenti e le vescicole seminali sono obliterati o atresici. MANIFESTAZIONI CLINICHE L’eterogeneità delle mutazioni e i fattori ambientali sembrano responsabili dell’elevata variabilità del coinvolgimento dei polmoni, del pancreas e degli altri organi. L’elenco delle manifestazioni cliniche è lungo, sebbene le presentazioni polmonari e gastrointestinali siano quelle prevalenti (Fig. 395.5). Con l’introduzione dello screening neonatale per la FC, sempre più bambini ricevono la diagnosi prima della comparsa dei sintomi (Tab. 395.3). Tratto respiratorio La tosse è il sintomo più costante del coinvolgimento polmonare. Dapprima è secca e stizzosa, può poi diventare grassa e produttiva. Nei bambini più grandi, la tosse peggiora al risveglio mattutino o dopo l’attività fisica. Il muco espettorato è di solito purulento. Alcuni pazienti restano asintomatici per lunghi periodi o sembrano avere infezioni respiratorie acute prolungate ma intermittenti. Altri 10/1/12 3:13:34 PM Capitolo 395 Fibrosi cistica ■ 1559 Senopolmonari • Infezione • ABPA • Sinusite • Poliposi • • • • ABPA Emottisi, pneumotorace Insufficienza respiratoria Sinusite, poliposi, anosmia • • • • DIOS Intussuscezione Fibrosi biliare, cirrosi Neoplasia del tratto digerente (adenocarcinoma) Gastrointestinali • • • • Intestino ecogeno fetale Ileo da meconio Insufficienza pancreatica Prolasso rettale • • • • DIOS Intussuscezione Steatosi epatica, fibrosi biliare Prolasso rettale Età del lattante Adolescenza/età adulta Infanzia Renali, endocrine, altro • Disidratazione • Alcalosi metabolica iponatremica ipocloremica • Calcoli renali • Alcalosi metabolica iponatremica ipocloremica • • • • • Pubertà ritardata, osteoporosi, CFRD Calcoli renali, insufficienza renale CBAVD, HPOA Artrite, vasculite Alcalosi metabolica iponatremica ipocloremica Tabella 395.3 CARATTERISTICHE DI ESORDIO DI OLTRE 25.000 PAZIENTI AFFETTI DA FIBROSI CISTICA NEGLI USA CARATTERISTICA Sintomi respiratori acuti o persistenti Scarso accrescimento, malnutrizione Feci anomale Ileo da meconio, ostruzione intestinale Anamnesi familiare Screening neonatale Anomalie elettrolitiche e dell’equilibrio acido-base Prolasso rettale Polipi nasali, sinusopatia Malattia epatobiliare Altro* % % DI PAZIENTI NEL 2007 45,6 37,5 28,8 19,9 16,0 6,4 4,2 31,2 18,7 13,8 14 12 30,7 1,1 3,3 3,3 1,2 3-4 3,3 4,6 1,4 6,7 *Comprende pseudotumor cerebri, azoospermia, rash simil-acrodermatite, stati di carenze vitaminiche, edema ipoproteinemico, ipoprotrombinemia con sanguinamento, sindrome da tappo di meconio. Da Patient Registry, Cystic Fibrosis Foundation, Bethesda, MD. sviluppano una tosse cronica nelle prime settimane di vita o soffrono di polmoniti ripetute. La bronchiolite diffusa è accompagnata da sibili, che sono un sintomo frequente durante i primi anni di vita. Con la lenta progressione della pneumopatia, si notano intolleranza allo sforzo, dispnea, deficit di accrescimento staturo-ponderale. Le esacerbazioni dei sintomi polmonari, presumibilmente dovute a infezioni più attive delle vie aeree, finiscono per richiedere spesso ripetuti ricoveri ospedalieri per un trattamento efficace. Negli stadi avanzati subentrano cuore polmonare, insufficienza respiratoria e infine il decesso, a meno che non si effettui il trapianto polmonare. La colonizzazione da parte di B. cepacia e di altri microrganismi multiresistenti ai farmaci si può associare a un deterioramento polmonare particolarmente rapido e alla morte. La velocità di progressione della malattia polmonare è il principale fattore determinante la morbilità e mortalità. Il decorso della pneumopatia, tuttavia, è in gran parte indipendente dal genotipo. Mutazioni severe tendono ad associarsi a una progressione più rapida. Alcune mutazioni possono risparmiare sostanzialmente, o anche completamente, i polmoni. Anche il sesso maschile e la conservazione della funzione pancreatica esocrina si associano a un declino più lento della funzione polmonare. C0095.indd 1559 Figura 395.5 Età approssimativa di esordio delle manifestazioni cliniche della ABPA, aspergillosi broncopolmonare allergica nella FC; CBAVD, assenza bilaterale congenita dei vasi deferenti; CFRD, diabete mellito correlato a fibrosi cistica; DIOS, sindrome da ostruzione intestinale distale; HPOA, osteoartrite polmonare ipertrofica. (Da O’Sullivan BP, Freedman SD: Cystic fibrosis, Lancet 373:1891–1902, 2009.) I reperti obiettivi precoci comprendono aumento del diametro antero-posteriore del torace, iperfonesi generalizzata, rantoli grossolani generalizzati o localizzati, ippocratismo digitale. Possono essere udibili sibili espiratori, in particolare nei bambini più piccoli. La cianosi è un segno tardivo. Le complicanze polmonari comuni, che di solito compaiono dopo la prima decade di vita, comprendono atelettasie, emottisi, pneumotorace e cuore polmonare. Anche se virtualmente i seni paranasali appaiono sempre opacizzati alla radiografia, la sinusite acuta non è frequente. Comuni sono l’ostruzione nasale e la rinorrea, causate dalle mucose infiammate ed edematose o, in alcuni casi, da poliposi nasale. I polipi nasali sono più problematici tra i 5 e i 20 anni di età. Apparato digerente Nel 15-20% dei neonati con FC l’ileo è completamente ostruito dal meconio (ileo da meconio). La frequenza è maggiore (≈30%) tra i fratelli nati successivamente a un bambino con ileo da meconio, ed è particolarmente marcata nei gemelli monozigoti, riflettendo il contributo genetico di uno o più geni modificatori. Nelle prime 24-48 ore di vita si osservano distensione addominale, emesi e mancata emissione del meconio (Capp. 96.1 e 322.2). Le radiografie addominali (Fig. 395.6) mostrano anse intestinali dilatate con livelli idroaerei e, spesso, una raccolta di materiale granulare “a vetro smerigliato” nella parte centrale inferiore dell’addome. Raramente una peritonite da meconio deriva dalla rottura intrauterina della parete intestinale, e può essere riconoscibile radiograficamente dalla presenza di calcificazioni peritoneali o scrotali. La sindrome da tappo di meconio si verifica con maggiore frequenza nei lattanti affetti da FC, ma è meno specifica dell’ileo da meconio. L’ostruzione ileale da parte di materiale fecale (sindrome da ostruzione intestinale distale [Distal Intestinal Obstruction Syndrome, DIOS]) si verifica nei bambini più grandi, causando dolore addominale crampiforme e distensione addominale. Oltre l’85% dei bambini affetti presenta disturbi digestivi riconducibili a insufficienza pancreatica esocrina. I sintomi comprendono evacuazioni frequenti di feci abbondanti e oleose, e mancato aumento ponderale, anche quando l’apporto di cibo sembra abbondante. Caratteristicamente, le feci contengono gocce lipidiche ben visibili. I segni fisici tipici sono addome globoso, riduzione della massa muscolare, crescita stentata e ritardo di maturazione. L’eccessiva flatulenza può rappresentare un problema. Numerose mutazioni si associano alla conservazione di un certo grado di funzione pancreatica esocrina, tra cui R117H e 3849 + 10kbC→T. Virtualmente, tutti gli individui omozigoti per ΔF508 soffrono di insufficienza pancreatica. 10/1/12 3:13:34 PM 1560 ■ Parte XIX Apparato respiratorio A B Le manifestazioni gastrointestinali meno comuni comprendono intussuscezione, ingombro fecale nel cieco con massa asintomatica nel quadrante inferiore destro e dolore epigastrico da infiammazione duodenale. Il reflusso acido o biliare con sintomi di esofagite è comune nei bambini più grandi e negli adulti. Sono stati descritti appendicite subacuta e ascesso periappendicolare. Il prolasso rettale, un evento abbastanza comune in passato, oggi si verifica molto meno frequentemente, in virtù della precocità della diagnosi e dell’inizio della terapia sostitutiva con enzimi pancreatici. Occasionalmente si assiste alla comparsa di ipoproteinemia con anasarca nei lattanti malnutriti, soprattutto se alimentati con preparati a base di soia. Possono insorgere disfunzioni neurologiche (demenza, neuropatia periferica) e anemia emolitica, dovute alla carenza di vitamina E. Talvolta si riscontrano sintomi da deficit delle altre vitamine liposolubili. L’ipoprotrombinemia da deficit di vitamina K può portare a diatesi emorragica. Sono state osservate manifestazioni cliniche di altre carenze di vitamine liposolubili, come una riduzione della densità ossea e cecità notturna. Il rachitismo è raro. Vie biliari I segni di disfunzione epatica, rilevati più frequentemente nei primi 15 anni di vita, possono manifestarsi fino nel 30% degli individui, sebbene la cirrosi biliare divenga sintomatica solo nel 5-7% dei pazienti. Le manifestazioni comprendono ittero, ascite, ematemesi da varici esofagee e segni di ipersplenismo. Sono stati riportati un quadro neonatale simil-epatitico e un’epatomegalia massiva da steatosi. Le coliche biliari da colelitiasi possono insorgere nella seconda decade di vita o successivamente. L’epatopatia è indipendente dal genotipo, ma si associa all’ileo da meconio e all’insufficienza pancreatica. Pancreas Oltre all’insufficienza pancreatica esocrina, possono comparire anche segni di iperglicemia e glicosuria, tra cui poliuria e calo ponderale, soprattutto nella seconda decade di vita. L’8% dei pazienti dagli 11 ai 17 anni e il 30% di quelli >25 anni soffrono di diabete correlato alla FC. Di solito non si verifica chetoacidosi, ma sono state riportate complicanze oculari, renali e vascolari nei pazienti che sopravvivono per ≥10 anni dopo aver sviluppato iperglicemia. La pancreatite acuta ricorrente si verifica occasionalmente negli individui con una funzione pancreatica esocrina residua, e può essere l’unica manifestazione di due mutazioni del CFTR. C0095.indd 1560 Figura 395.6 A e B. Clisma con contrasto in un neonato con distensione addominale e mancata evacuazione del meconio. Si notino il piccolo diametro del sigma e del colon ascendente e le anse dilatate e ripiene d’aria dell’intestino tenue. Nelle proiezioni laterali in ortostatismo si osservano numerosi livelli idroaerei nell’intestino tenue. Apparato genitourinario Lo sviluppo sessuale è spesso ritardato, ma in media solo di 2 anni. Oltre il 95% dei maschi presenta azoospermia, a causa del mancato sviluppo delle strutture dei dotti di Wolff, ma la funzione sessuale è generalmente intatta. L’incidenza di ernia inguinale, idrocele e testicolo ritenuto è maggiore dell’atteso. Le adolescenti possono andare incontro ad amenorrea secondaria, specialmente con le esacerbazioni della malattia polmonare. Sono stati osservati cervicite e accumulo di muco tenace nel canale cervicale. La fertilità femminile è ridotta. La gravidanza, in genere ben tollerata dalle donne con una buona funzione polmonare, può accelerare la progressione della malattia polmonare in quelle con problemi respiratori moderati o severi. Ghiandole sudoripare L’eccessiva perdita di sali con il sudore predispone i bambini più piccoli alla deplezione salina, in particolare durante episodi di gastroenterite e nella stagione calda. Questi bambini presentano alcalosi ipocloremica. Spesso i genitori notano piccole incrostazioni di sale sulla cute o avvertono un sapore salato quando baciano il bambino. Alcuni genotipi si associano a valori normali di cloro nel sudore. DIAGNOSI E VALUTAZIONE La diagnosi della FC si basa sulla positività del test quantitativo del sudore (Cl− ≥ 60 mEq/L) insieme a uno o più dei seguenti criteri: malattia polmonare cronica ostruttiva tipica, insufficienza pancreatica cronica documentata e un’anamnesi familiare positiva. Con lo screening neonatale, la diagnosi viene fatta spesso prima della comparsa delle manifestazioni cliniche ovvie, quali mancato accrescimento e tosse cronica (si veda Tab. 395.3). Sono stati consigliati criteri diagnostici che includano procedure di valutazione aggiuntive (Tab. 395.4). Test del sudore Il test del sudore, che utilizza la ionoforesi con pilocarpina per raccogliere il sudore e analizzarne chimicamente il contenuto di cloro, è l’approccio diagnostico standard per la FC. La procedura richiede attenzione e accuratezza. Si utilizza una corrente elettrica per veicolare la pilocarpina nella cute dell’avambraccio e stimolare localmente le ghiandole sudoripare. Se viene raccolta una quantità adeguata di sudore, i campioni vengono analizzati per misurare la 10/1/12 3:13:38 PM Capitolo 395 Fibrosi cistica ■ 1561 Tabella 395.4 CRITERI DIAGNOSTICI PER LA FIBROSI CISTICA (FC) Presenza delle caratteristiche cliniche tipiche (respiratorie, gastrointestinali o genitourinarie) OPPURE Anamnesi di FC in un fratello OPPURE Test di screening neonatale positivo PIÙ Evidenza di laboratorio di disfunzione del CFTR (regolatore transmembrana della FC): Due concentrazioni elevate di cloro nel sudore ottenute in due giorni separati OPPURE Identificazione di due mutazioni FC OPPURE Una misurazione anomala della differenza di potenziale nasale Tabella 395.5 CONDIZIONI ASSOCIATE A RISULTATI DEL TEST DEL SUDORE FALSI NEGATIVI E FALSI POSITIVI CON RISULTATI FALSI POSITIVI Eczema (dermatite atopica) Displasia ectodermica Malnutrizione/mancato accrescimento/deprivazione Anoressia nervosa Iperplasia surrenalica congenita Insufficienza surrenalica Deficit di glucosio-6-fosfatasi Sindrome di Mauriac Fucosidosi Ipoparatiroidismo familiare Ipotiroidismo Diabete insipido nefrogeno Pseudoipoaldosteronismo Sindrome di Klinefelter Sindrome da colestasi familiare Disfunzione autonomica Infusioni di prostaglandina E Sindrome di Munchausen per procura CON RISULTATI FALSI NEGATIVI Diluizione Malnutrizione Edema Quantità insufficiente di sudore Iponatremia Mutazioni del regolatore della conduttanza transmembrana (CFTR) con funzione preservata delle ghiandole sudoripare concentrazione di cloro. L’esame può essere di difficile esecuzione nelle prime 2 settimane di vita a causa della scarsa traspirazione, ma è consigliato in qualsiasi momento dopo le prime 48 ore di vita. I risultati positivi devono ricevere conferma; in caso di risultato negativo, il test deve essere ripetuto se permane un sospetto diagnostico. Valori di cloro >60 mEq/L nel sudore sono diagnostici di FC quando sono presenti uno o più degli altri criteri. Sono stati suggeriti livelli soglia di 30-40 mEq/L nei lattanti. Valori borderline (o intermedi) di 40-60 mEq/L sono stati riferiti in pazienti di tutte le età con FC e un coinvolgimento atipico e che richiedono ulteriori test. La concentrazione di cloro nel sudore è un po’ più bassa nei pazienti che conservano la funzione pancreatica esocrina, ma rientrano comunque nel range diagnostico. Le condizioni associate a risultati falsi negativi e falsi positivi sono indicate nella Tabella 395.5. Esame del DNA Molti kit di laboratorio in commercio esaminano da 30 a 96 mutazioni del CFTR tra le più comuni. Questo test identifica ≥90% degli individui portatori di due mutazioni della FC. Alcuni bambini C0095.indd 1561 con manifestazioni tipiche della fibrosi hanno una sola mutazione, o addirittura non presentano alcuna mutazione rilevabile con questa metodologia. Alcuni laboratori effettuano un’analisi genetica completa, facendo uno screening per tutte le >1.500 mutazioni identificate. Altri test diagnostici Il reperto di aumento della differenza di potenziale attraverso l’epitelio nasale, la perdita di questa differenza con l’applicazione di amiloride topica e l’assenza di una risposta di voltaggio ad agonisti -adrenergici sono stati utilizzati per confermare la diagnosi di FC in pazienti con valori di cloro nel sudore equivoci o normali. Funzione pancreatica La disfunzione pancreatica esocrina è clinicamente evidente in molti pazienti. È però consigliabile che sia documentata se sussistono dubbi sullo stato funzionale del pancreas. La stima del bilancio lipidico con la raccolta delle feci per 3 giorni, o con la documentazione diretta della secrezione enzimatica, dopo sondaggio del duodeno e stimolazione con pancreozimina-secretina, fornisce una misura affidabile, ma la raccolta dei lipidi è complicata e il sondaggio duodenale è molto invasivo e quindi non viene utilizzato di routine. Un test più semplice per lo screening della funzione pancreatica, la quantificazione dell’attività dell’elastasi-1 in un campione fresco di feci, viene utilizzato abitualmente. Sono disponibili anche altre misurazioni indirette della secrezione enzimatica del pancreas, che tuttavia hanno un valore clinico limitato o non provato. La disfunzione del pancreas endocrino potrebbe essere molto più comune di quanto si ritenesse in passato. Molti consigliano il monitoraggio annuale con un test orale di tolleranza al glucosio (Oral Glucose Tolerance Test, OGTT) a 2 ore modificato, dopo i 10 anni di età. Questo approccio è più sensibile della misurazione estemporanea dei livelli di glucosio nel sangue e nelle urine e dei livelli di emoglobina glicata. Radiologia I reperti radiologici polmonari suggeriscono la diagnosi ma non sono specifici. L’iperinflazione polmonare insorge precocemente e può essere sottostimata, in assenza di infiltrati o di strie di iperdensità. L’ispessimento e l’ostruzione bronchiale e le ombre ad anello, che suggeriscono le bronchiectasie, di solito compaiono dapprima nei lobi superiori. In seguito si assiste alla formazione di densità nodulari, atelettasie focali e infiltrati confluenti. I linfonodi ilari possono essere ingrossati. Nella malattia in stadio avanzato si osserva un’iperinflazione considerevole, con diaframma notevolmente appiattito, incurvamento anteriore dello sterno e assottigliamento dell’ombra cardiaca. Con la progressione della patologia spesso si evidenzia la formazione di cisti, bronchiectasie estese, dilatazione di segmenti dell’arteria polmonare e atelettasie lobari o segmentarie. La tipica progressione della malattia polmonare è presentata nella Figura 395.7. Nella maggior parte dei centri specializzati nella cura della FC si eseguono radiografie del torace (antero-posteriori [AP] e laterali) almeno una volta all’anno. È stato utilizzato un punteggio standardizzato delle alterazioni radiografiche per seguire nel tempo la progressione della malattia a livello polmonare. La TC del torace, che può individuare e localizzare l’ispessimento della parete bronchiale, i tappi di muco, l’iperinflazione focale e le bronchiectasie precoci (Fig. 395.8) in genere non viene usata per la valutazione di routine della pneumopatia. Molti bambini con funzione polmonare normale hanno bronchiectasie alla TC, a riprova che questa modalità di imaging è sensibile alle alterazioni polmonari precoci. Le radiografie dei seni paranasali rivelano una panopacizzazione e spesso il mancato sviluppo dei seni frontali. La TC visualizza le alterazioni sinusali con una miglior risoluzione, se questa informazione è richiesta dal punto di vista clinico. L’ecografia fetale può suggerire un’ostruzione ileale da meconio già nel secondo trimestre di gravidanza, ma questo reperto non è predittivo di ileo da meconio alla nascita. 10/1/12 3:13:38 PM 1562 ■ Parte XIX Apparato respiratorio A B C D E C0095.indd 1562 F Figura 395.7 Progressione radiologica della malattia polmonare nella fibrosi cistica in un paziente, dalla diagnosi in età infantile fino ai 18 anni di età. A. Il paziente all’età di 2 mesi presentava tosse e sibili, per i quali veniva ricoverato in ospedale. Si noti il lieve rinforzo della trama broncovascolare, soprattutto nei lobi superiori. B. All’età di 4 anni, la tosse era minima. La trama broncovascolare era lievemente aumentata e si osservava un certo miglioramento nei lobi superiori. I sibili non si sono più ripresentati. C e D. All’età di 13 anni, la tosse era minima, con produzione occasionale di escreato. La trama broncovascolare era ulteriormente aumentata, con alterazioni bronchiectasiche precoci nel lobo superiore destro. La proiezione laterale non è suggestiva di iperinflazione. E e F. 18 anni di età. Durante l’adolescenza la tosse e la produzione di escreato aumentarono, nonostante l’intensificazione della terapia antibiotica ambulatoriale. Emottisi di scarsa entità, parossismi di tosse occasionali e calo ponderale, insieme ad aumento degli infiltrati nodulari (specialmente nel lobo superiore destro) e dell’iperinflazione (osservabile nella proiezione laterale) portarono al primo ricovero dall’infanzia. Il peso e l’altezza si mantennero nel 25°-50° percentile. 10/1/12 3:13:38 PM Capitolo 395 Fibrosi cistica ■ 1563 * A B Figura 395.8 Immagini tomografiche del torace nella fibrosi cistica. A. Ragazzo di 12 anni con malattia polmonare moderata. Sono presenti alterazioni delle vie aeree e del parenchima in entrambi i polmoni. Si osservano aree multiple di bronchiectasia (frecce) con tappi di muco (punte di freccia). B. Una ragazza di 19 anni ha un polmone quasi normale con un’area di bronchiectasia sacculare nel lobo superiore destro (frecce) e un addensamento focale di muco periferico nel lobo inferiore destro (punta di freccia). La densità polmonare è eterogenea, con aree di polmone normale (freccia aperta) e aree di bassa attenuazione indicative di intrappolamento d’aria segmentale e subsegmentale (asterisco). Funzione polmonare Gli studi standard di funzionalità polmonare non vengono effettuati prima dei 4-6 anni di età, quando molti pazienti presentano il tipico quadro di coinvolgimento polmonare ostruttivo (Cap. 376). La riduzione della velocità di flusso espiratorio massimale al 50% è un’alterazione funzionale precoce, che rispecchia l’ostruzione delle piccole vie aeree. Questa lesione colpisce anche la distribuzione della ventilazione e aumenta il gradiente alveolo-arterioso per l’ossigeno. I reperti di malattia ostruttiva delle vie aeree e di risposta modesta ai broncodilatatori sono compatibili con la diagnosi di fibrosi cistica a qualunque età. Il volume residuo e la capacità funzionale residua risultano aumentati già nei primi stadi della malattia polmonare. Le alterazioni restrittive, caratterizzate da diminuzione della capacità polmonare totale e della capacità vitale, correlano con un danno polmonare e una fibrosi estesa e costituiscono un reperto tardivo. È consigliabile la valutazione a ogni visita clinica, per monitorare il decorso del coinvolgimento polmonare e intervenire precocemente non appena si rileva un deterioramento importante. Sono sempre di più i centri per la cura della FC attrezzati per misurare il quadro di funzionalità respiratoria nei lattanti sedati (test sulla funzionalità polmonare nel lattante). Alcuni pazienti raggiungono l’adolescenza o l’età adulta con una funzionalità polmonare normale e senza evidenza di iperinflazione. Indagini microbiologiche Il reperto di S. aureus o P. aeruginosa nelle colture delle vie aeree inferiori (escreato) suggerisce fortemente una diagnosi di FC. In particolare, spesso nei polmoni dei soggetti con FC si trovano le forme mucoidi di P. aeruginosa. Anche il reperto di B. cepacia suggerisce FC. Si riscontra poi un’ampia varietà di altri microrganismi, soprattutto nella malattia polmonare avanzata, tra cui vari bacilli Gram-negativi, funghi e specie di micobatteri non tubercolari. La mancata risposta dei sintomi delle riacutizzazioni respiratorie ai soliti antibiotici induce a ricercare Mycoplasma e virus. La broncoscopia a fibre ottiche è utilizzata per raccogliere secrezioni delle vie aeree inferiori nei lattanti e nei bambini piccoli che non sono in grado di espettorare. Identificazione degli eterozigoti e diagnosi prenatale L’analisi delle mutazioni dovrebbe essere completamente informativa quando esamina un portatore potenziale o un feto, a patto che le mutazioni all’interno della famiglia siano state precedentemente identificate. L’esame effettuato sul coniuge di un portatore, con una combinazione standard di sonde, ha una sensibilità di ≈90%, ed è disponibile in commercio l’analisi della sequenza CFTR completa nel caso siano giustificati ulteriori test. L’indagine prenatale dovrebbe essere offerta a tutte le coppie che desiderano avere un figlio, oltre agli individui con una storia familiare di FC e ai partner di donne affette dalla malattia. L’American College of Medical C0095.indd 1563 Genetics e l’American College of Obstetricians and Gynecologists raccomandano che lo screening per l’individuazione dei portatori di FC sia offerto agli individui di origine bianca o ebrea Ashkenazi e sia reso disponibile ai soggetti appartenenti ad altri gruppi etnici e razziali; in un’ampia serie, il 14% delle richieste di consulto per lo screening per l’individuazione dei portatori riguardava soggetti di origine ispanica e afroamericana e il 12% soggetti di etnie diverse da bianchi o ebrei Ashkenazi. Si suggerisce anche lo screening per i fratelli dei bambini colpiti dalla malattia. Screening neonatale Esistono numerosi algoritmi per lo screening neonatale per l’identificazione dei lattanti affetti da FC. La maggior parte di essi utilizza la determinazione del tripsinogeno immunoreattivo e un test del DNA limitato su blood spot, unitamente all’analisi del sudore di conferma. Questo screening ha una sensibilità di ≈95%. Le diagnosi neonatali possono evitare i deficit nutrizionali precoci e migliorare la crescita a lungo termine, migliorando anche la funzione cognitiva. La diagnosi precoce può migliorare l’accrescimento ponderale per l’età; un peso più vicino al normale per l’età si associa a una migliore funzione polmonare all’età di 6 anni. Nel 2004, i Centers for Disease Control and Prevention raccomandavano l’utilizzo dello screening neonatale per l’identificazione precoce dei lattanti affetti da FC. Nel 2009, lo screening neonatale diventa obbligatorio in 49 Stati su 50, con l’unica eccezione del Texas. La diagnosi precoce ha anche il vantaggio di consentire un counseling genetico alla famiglia e, in alcuni casi, evitare tentativi diagnostici protratti. TRATTAMENTO Il piano di trattamento dovrebbe essere globale, collegato a uno stretto monitoraggio e all’intervento precoce e aggressivo. Approccio generale Una volta formulata la diagnosi occorre adottare un approccio intensivo, comprendente una valutazione di base, l’inizio del trattamento, la determinazione del coinvolgimento polmonare e l’educazione del paziente e dei genitori. Le valutazioni successive sono previste ogni 1-3 mesi, a seconda dell’età della diagnosi, poiché sono molti gli aspetti di questa patologia che richiedono un attento monitoraggio. A ogni visita occorre raccogliere l’anamnesi del periodo trascorso ed effettuare l’esame obiettivo. Si preleva un campione di escreato o, se questo non è disponibile, si esegue un tampone faringeo basso, durante o dopo una tosse forzata, per l’esame colturale e l’antibiogramma. Dal momento che la perdita irreversibile della funzionalità polmonare da infezioni di basso grado può insorgere gradualmente e in assenza di sintomi acuti, si sottolinea l’importanza di un’accurata anamnesi polmonare. La Tabella 395.6 elenca i sintomi e i segni che indicano la necessità di una terapia antibiotica e 10/1/12 3:13:39 PM 1564 ■ Parte XIX Apparato respiratorio Tabella 395.6 SINTOMI E SEGNI ASSOCIATI A ESACERBAZIONI DELL’INFEZIONE POLMONARE NEI PAZIENTI CON FIBROSI CISTICA SINTOMI Aumento della frequenza e durata della tosse Aumento della produzione di escreato Variazioni di aspetto dell’escreato Aumento della dispnea Ridotta tolleranza allo sforzo Riduzione dell’appetito Aumento della sensazione di congestione al petto SEGNI Aumento della frequenza respiratoria Uso di muscoli accessori per la respirazione Retrazioni intercostali Variazioni nei reperti auscultatori toracici Declino degli esami di funzionalità polmonare compatibile con la malattia ostruttiva delle vie aeree Febbre e leucocitosi Calo ponderale Nuovo infiltrato alla radiografia del torace Tabella 395.7 COMPLICANZE DELLA TERAPIA DELLA FIBROSI CISTICA* COMPLICANZA Emorragia gastrointestinale Iperglicemia Ritardo della crescita Disfunzione renale: Tubulare Nefrite interstiziale Perdita dell’udito, disfunzione vestibolare Neuropatia periferica o atrofia ottica Ipomagnesiemia Iperuricemia, stenosi del colon Gozzo Ginecomastia Ipoplasia o pigmentazione dello smalto FARMACO Ibuprofene Corticosteroidi (sistemici) Corticosteroidi (sistemici, inalatori) Aminoglicosidi Penicilline semisintetiche, farmaci antinfiammatori non steroidei Aminoglicosidi Cloramfenicolo (uso prolungato) Aminoglicosidi Estratti pancreatici (a dosi molto alte) Espettoranti a base di iodio Spironolattone Tetracicline (nei primi 8 anni di vita) *Nota: le reazioni comuni da ipersensibilità ai farmaci non sono incluse. Da Ramsey B: Management of pulmonary disease in patients with cystic fibrosis, N Engl J Med 335:179, 1996. Terapia polmonare fisica più intensiva. In particolare si raccomanda la protezione verso S. aureus meticillino-resistente, P. aeruginosa, B. cepacia e altri Gram-negativi resistenti, senza trascurare le procedure di isolamento e un’accurata sterilizzazione dell’attrezzatura per la terapia inalatoria. Dovranno prendere parte al programma di cure multidisciplinare un’infermiera, un fisioterapista respiratorio, un assistente sociale, un dietista e uno psicologo, che valuteranno il bambino regolarmente e contribuiranno allo sviluppo di un programma globale di cure quotidiane. Dare indicazioni ai familiari del paziente e ai bambini più grandi, responsabilizzandoli sulla propria salute, è molto importante perché in questo modo è possibile ottenere una miglior aderenza ai programmi di cure quotidiane. Migliori risultati a lungo termine sembrano ottenibili grazie alla standardizzazione delle pratiche assistenziali, da parte sia di chi fornisce le cure sia della famiglia, accompagnata da un attento monitoraggio e dall’intervento precoce in caso di sintomi nuovi o in peggioramento. Poiché le secrezioni dei pazienti con FC non sono adeguatamente idratate, una particolare attenzione all’idratazione orale, nella prima infanzia, specialmente nella stagione calda o in caso di gastroenterite acuta, può ridurre al minimo le complicanze associate con l’alterata clearance del muco. Occorre iniziare quanto prima la terapia endovenosa reidratante. L’obiettivo della terapia è il mantenimento di una condizione stabile per lunghi periodi. Nella maggior parte dei pazienti questo risultato viene raggiunto con valutazioni periodiche e aggiustamenti del programma di trattamento domiciliare. Alcuni bambini hanno infezioni polmonari acute episodiche oppure croniche di lieve entità che tendono a progredire; in tal caso sono indicati un ciclo intensivo di terapia inalatoria, clearance delle vie aeree e antibiotici per via endovenosa. Nonostante il miglioramento sia più facile da ottenere in ambito ospedaliero, alcuni pazienti selezionati seguiti a domicilio hanno avuto un esito favorevole. La somministrazione di antibiotici per via endovenosa può essere necessaria a intervalli piuttosto distanziati oppure anche ogni 2-3 mesi. Obiettivo del trattamento è riportare i pazienti allo stato polmonare e funzionale precedente. Il programma di cure quotidiane di base varia in base all’età del bambino, al grado di coinvolgimento dei polmoni e di altri organi o apparati e al tempo che si ha a disposizione per la terapia. I suoi due capisaldi sono comunque la terapia polmonare e quella nutrizionale. L’uso intensivo di farmaci spesso determina l’insorgenza di problemi iatrogeni, il cui monitoraggio fa parte integrante del trattamento (Tab. 395.7). C0095.indd 1564 Il suo scopo è l’eliminazione delle secrezioni dalle vie aeree e il controllo dell’infezione. Quando un bambino non sta bene, si deve considerare ogni aspetto della terapia potenzialmente utile. TERAPIA INALATORIA La terapia con aerosol ha la funzione di veicolare i farmaci e idratare le vie aeree inferiori. Per somministrare agenti come i broncodilatatori e i corticosteroidi si impiegano erogatori spray predosati, muniti di un distanziatore per i bambini più piccoli. In alternativa questi farmaci sono somministrabili con un compressore collegato a un nebulizzatore manuale. In alcuni pazienti, i -agonisti possono ridurre significativamente la PaO2 aggravando l’alterato rapporto ventilazione-perfusione, un problema se la PaO2 è marginale. La DNasi umana ricombinante (2,5 mg), somministrata in dose singola quotidiana per aerosol, migliora la funzione polmonare, riduce il numero di esacerbazioni polmonari e promuove un senso di benessere nei pazienti con malattia moderata e secrezioni purulente. Un beneficio è stato documentato anche nei pazienti con valori normali di volume espiratorio forzato in un secondo (FEV1) e in quelli con malattia polmonare avanzata. Il miglioramento persiste per ≥12 mesi, con la terapia continuativa. Un altro agente mucolitico, la N-acetilcisteina, è tossico per l’epitelio ciliato e la sua somministrazione ripetuta andrebbe quindi evitata. Si ritiene che la nebulizzazione di soluzione salina ipertonica, agendo come un agente iperosmolare, attiri l’acqua nelle vie aeree e reidrati il muco e lo strato di liquido periciliare, determinando una migliore clearance mucociliare. Numerosi studi hanno riferito che la nebulizzazione di soluzione salina ipertonica al 7% 2-4 volte al giorno aumenti la clearance del muco e la funzionalità polmonare. Spesso si usa una terapia antibiotica mediante aerosol quando le vie aeree sono colonizzate da Pseudomonas, come parte della terapia quotidiana. La tobramicina, TOBI, mediante aerosol utilizzata come terapia soppressiva (un mese sì, un mese no) può ridurre i sintomi, migliorare la funzionalità polmonare e ridurre la necessità di ricovero (si veda oltre). TERAPIA PER LA CLEARANCE DELLE VIE AEREE Questo trattamento, che consiste in genere nella percussione toracica associata al drenaggio posturale, si basa sul principio secondo cui se la tosse libera dal muco le vie aeree principali, sono necessarie vibrazioni per rimuovere le secrezioni dalle vie aeree di piccolo calibro, dove le velocità di flusso espiratorio sono basse. La fisioterapia (FT) respiratoria può essere particolarmente utile nei pazienti con FC, nelle cui vie aeree di piccolo calibro le secrezioni iniziano ad accumularsi ancor prima dell’esordio dei sintomi. Sebbene non sia generalmente dimostrabile un miglioramento immediato della 10/1/12 3:13:40 PM Capitolo 395 Fibrosi cistica ■ 1565 funzione polmonare dopo questa terapia, la sua sospensione nei bambini con limitazione del flusso da lieve a moderata provoca un deterioramento della funzione polmonare nell’arco di 3 settimane e, per contro, la sua ripresa dà luogo a un rapido miglioramento. Essa è consigliata da 1 a 4 volte al giorno, a seconda della gravità della disfunzione polmonare. Dopo il “drenaggio” di ogni segmento polmonare si incoraggia il paziente a tossire, soffiare o compiere espirazioni forzate. Possono essere utili anche percussori meccanici a giubbotto. Per eliminare il muco possono essere utili anche la tosse volontaria, le ripetute manovre di espirazione forzata con e senza pressione espiratoria positiva, il respiro programmato e l’uso di vari dispositivi oscillatori portatili. Gli esercizi aerobici di routine sembrano rallentare il declino della funzione polmonare, ed è stato riportato un beneficio anche con l’allenamento con i pesi. Nessuna tecnica di clearance delle vie aeree (Airway Clearance Technique, ACT) specifica è superiore a un’altra, per cui vanno prese in considerazione tutte le possibili modalità quando si prescrive la clearance delle vie aeree. La compliance alla terapia quotidiana è essenziale, per cui la pianificazione delle ACT viene fatta su misura per ciascun paziente. TERAPIA ANTIBIOTICA Gli antibiotici sono il cardine della terapia, in quanto tengono sotto controllo il progredire dell’infezione polmonare. L’obiettivo è attenuare l’intensità dell’infezione endobronchiale e rallentare la progressione del danno polmonare. I segni abituali delle infezioni respiratorie acute, come febbre, tachipnea o dolore toracico, sono spesso assenti. Di conseguenza, per stabilire la frequenza e la durata della terapia, occorre basarsi su tutti gli aspetti dell’anamnesi e dell’esame obiettivo del paziente, compresi l’anoressia, il calo ponderale e la riduzione delle attività. Il trattamento farmacologico varia da brevi cicli intermittenti con un solo antibiotico alla somministrazione quasi ininterrotta di uno o più antibiotici. Il dosaggio di alcuni di essi spesso risulta superiore di 2-3 volte alla dose raccomandata per le infezioni minori, poiché i pazienti con FC hanno in proporzione più massa magra e velocità di clearance più elevate per molti antibiotici, rispetto agli altri individui. Inoltre, per molti antimicrobici è difficile ottenere livelli farmacologici efficaci nelle secrezioni respiratorie. TERAPIA ANTIBIOTICA ORALE Le indicazioni per la terapia antibiotica orale in un paziente con FC comprendono la presenza di sintomi respiratori e l’identificazione di microrganismi patogeni nelle colture delle vie aeree. Quando possibile, la scelta dell’antibiotico dovrebbe essere guidata dall’esame della sensibilità in vitro. I microrganismi comuni comprendono S. aureus, Haemophilus influenzae non tipizzabile, P. aeruginosa; B. cepacia e altri bacilli Gram-negativi si trovano con sempre maggiore frequenza. I primi due possono essere eradicati dalle vie respiratorie, nei pazienti con FC, con l’uso di antibiotici per via orale, ma Pseudomonas è più difficile da trattare. La durata abituale del trattamento è ≥2 settimane, e sono consigliati dosaggi massimali. Gli antibiotici orali utili sono elencati nella Tabella 395.8. I chinoloni sono gli unici antibiotici orali ad ampio spettro efficaci nell’infezione da Pseudomonas, ma emerge rapidamente la resistenza. È stata documentata l’infezione da micoplasmi o da clamidie, che rappresenta il razionale per l’utilizzo dei macrolidi su base empirica per le riacutizzazioni sintomatologiche. I macrolidi possono ridurre le proprietà di virulenza di P. aeruginosa, come la produzione di biofilm, e contribuiscono all’effetto antinfiammatorio. La terapia a lungo termine con azitromicina settimanale ha dimostrato di migliorare la funzione polmonare nei pazienti con infezione cronica da P. aeruginosa. TERAPIA ANTIBIOTICA MEDIANTE AEROSOL P. aeruginosa e gli altri microrganismi Gram-negativi sono spesso resistenti a tutti gli antibiotici per via orale. Veicolando questi farmaci tramite aerosol si ha la possibilità di somministrare a domicilio agenti addizionali, quali tobramicina, colistina e gentamicina. Nonostante l’impiego di queste terapie, l’evidenza a supporto dell’uso di antibiotici mediante aerosol in caso di esacerbazione polmonare Tabella 395.8 ANTIBIOTICI PER LE INFEZIONI POLMONARI NELLA FIBROSI CISTICA VIA Orale MICRORGANISMI Staphylococcus aureus Haemophilus influenzae Pseudomonas aeruginosa Burkholderia cepacia Empirica Endovenosa S. aureus P. aeruginosa B. cepacia Aerosol FARMACI Dicloxacillina Linezolide Cefalexina Clindamicina Amoxicillina-acido clavulanico Amoxicillina Ciprofloxacina Trimetoprim-sulfametoxazolo Azitromicina Eritromicina Nafcillina Vancomicina Tobramicina Amikacina Ticarcillina Piperacillina Ticarcillina-acido clavulanico Piperacillina-tazobactam Meropenem Imipenem-cilastatina Ceftazidima Aztreonam Cloramfenicolo Meropenem Tobramicina (inalatoria) DOSAGGIO (mg/kg/24 ore) 25-50 20 50 10-30 25-45 50-100 20-30 8-10* 10, giorno 1; 5, giorni 2-5 30-50 100-200 40 8-12 15-30 400 300-400 400* 240-400* 60-120 45-100 150 150-200 50-100 60-120 300§ N. DOSI/24 ore 4 2 4 3-4 2-3 2-3 2-3 2-4 1 3-4 4-6 3-4 1-3 2-3 4 4 4 3 3 3-4 3 4 4 3 2 † Quantità di ticarcillina. ‡ Quantità di piperacillina. *Quantità di trimetoprim. § In mg per dose. C0095.indd 1565 10/1/12 3:13:43 PM 1566 ■ Parte XIX Apparato respiratorio acuta è limitata. Vi sono, tuttavia, buone evidenze a supporto dell’utilizzo di tobramicina inalatoria come terapia soppressiva a lungo termine in un paziente colonizzato da P. aeruginosa. Quando la tobramicina viene somministrata alla dose di 300 mg, due volte al giorno a mesi alterni, per 6 mesi, la densità di Pseudomonas nell’escreato si riduce, sono necessari meno ricoveri e la funzione polmonare può aumentare di ≥10%. La tossicità è trascurabile. Sulla base dell’evidenza disponibile, questa terapia è raccomandata nei pazienti con colonizzazione cronica da P. aeruginosa, per alleviare i sintomi e/o migliorare la funzionalità a lungo termine nei pazienti con malattia da moderata a grave. Altri agenti antimicrobici come la colistina (75-150 mg) sono stati somministrati per aerosol 2-4 volte al giorno, ma la loro efficacia non è stata stabilita con certezza. L’uso di antibiotici inalatori può dare luogo a reazioni di sensibilizzazione e resistenza, che però sono sorprendentemente rare. Il broncospasmo può complicare la terapia con colistina per aerosol. Un’altra indicazione alla terapia antibiotica tramite aerosol è l’acquisizione nelle vie aeree di P. aeruginosa. L’infezione precoce può essere eliminata per mesi, o anche per diversi anni, con ciprofloxacina per via orale associata a colistina o tobramicina per aerosol. L’infezione ormai stabilitasi è raramente eradicabile. TERAPIA ANTIBIOTICA ENDOVENOSA Nei pazienti con sintomi e segni in progressione o continui, nonostante misure domiciliari intensive, è indicata la terapia antibiotica endovenosa, la quale di solito viene iniziata in ospedale, ma può essere completata ambulatorialmente. Sebbene molti pazienti migliorino entro 7 giorni, in genere è consigliabile prolungare il periodo di trattamento ad almeno 14 giorni. Può essere creato un accesso venoso a lungo termine per i cicli di terapia prolungati o frequenti, in ospedale o a domicilio. Prima di utilizzare accessi endovenosi totalmente impiantabili, o in caso di problemi ricorrenti con i cateteri venosi, occorre prendere in considerazione lo screening per la trombofilia. Gli antibiotici comunemente utilizzati per via endovenosa sono elencati nella Tabella 395.8. In generale, il trattamento dell’infezione da Pseudomonas richiede una terapia con due farmaci. Può essere necessario un terzo agente per una copertura ottimale contro S. aureus o altri microrganismi. Gli aminoglicosidi hanno un’emivita relativamente breve in molti pazienti con fibrosi cistica. La dose parenterale iniziale, indicata nella Tabella 395.8, viene somministrata generalmente ogni 8 ore. Dopo aver determinato i livelli ematici, occorre aggiustare la dose giornaliera totale. Sono auspicabili livelli di picco di 10-15 mg/L, mentre i livelli di mantenimento devono essere mantenuti <2 mg/L per ridurre al minimo il rischio di ototossicità e nefrotossicità. La somministrazione di aminoglicosidi una o due volte al giorno può essere più vantaggiosa rispetto a quella ogni 8 ore. Qualunque variazione nella terapia andrà introdotta tenendo conto dei risultati dell’esame colturale e del mancato miglioramento. Se il paziente non migliora, si devono escludere complicanze come l’insufficienza cardiaca, l’iper-reattività delle vie aeree o l’infezione da virus, da Aspergillus fumigatus (Cap. 229), da micobatteri non tubercolari (Cap. 209) o da altri microrganismi insoliti. B. cepacia è il più frequente di una serie crescente di bacilli Gram-negativi che possono essere particolarmente refrattari alla terapia antimicrobica. Broncodilatatori Molti bambini con FC sviluppano un’ostruzione reversibile delle vie aeree, talvolta associata ad asma franco o ad aspergillosi broncopolmonare acuta. L’ostruzione reversibile è definita come un miglioramento ≥15% della velocità di flusso, dopo inalazione di un broncodilatatore. In realtà, in molti pazienti affetti da FC la velocità di flusso può migliorare anche solo del 5-10%. Tuttavia, molti pazienti riportano un beneficio soggettivo inalando agonisti -adrenergici. Il sodio dicromoglicato e l’ipratropio cloridrato sono agenti alternativi, anche se non esistono evidenze a supporto. trattamento prolungato della malattia polmonare classica da FC con uno schema a giorni alterni sembrò inizialmente migliorare la funzione polmonare e ridurre la frequenza di ospedalizzazione. Tuttavia, uno studio multicentrico in doppio cieco della durata di 4 anni, che ha testato questo schema nei pazienti con malattia da lieve a moderata, ha riscontrato solo un’efficacia modesta, a fronte di effetti collaterali proibitivi, tra cui ritardo della crescita, cataratta, alterata tolleranza al glucosio alla dose di 2 mg/kg e ritardo della crescita a 1 mg/kg. I corticosteroidi inalatori sembrano promettenti in linea teorica, ma vi sono pochi dati che ne documentino l’efficacia e la sicurezza; sembra che l’interruzione dell’inalazione di corticosteroidi nei pazienti con FC non abbia avuto effetti su funzionalità polmonare, uso di antibiotici e uso di broncodilatatori. L’ibuprofene, somministrato cronicamente (dose modulata per raggiungere concentrazioni sieriche di picco di 50-100 g/mL) per 4 anni, si associa a un rallentamento della progressione della malattia, in particolare nei pazienti più giovani con una forma lieve di malattia polmonare. Sono stati riscontrati gli effetti collaterali tipici dei farmaci antinfiammatori non steroidei (si veda Tab. 395.7), per cui questa terapia non ha ottenuto un’ampia accettazione, sebbene l’ibuprofene sia l’unico farmaco antinfiammatorio con efficacia documentata in questa popolazione di pazienti. Endoscopia e lavaggio Il trattamento delle vie aeree ostruite comprende talvolta l’aspirazione o il lavaggio tracheobronchiale, specialmente se sono presenti atelettasie o impattamento di muco. Il lavaggio broncopolmonare può essere effettuato con l’instillazione di soluzione salina o di un agente mucolitico tramite un broncoscopio a fibre ottiche. È inoltre possibile instillare antibiotici (in genere gentamicina o tobramicina) direttamente al momento del lavaggio, raggiungendo in via temporanea una concentrazione endobronchiale molto maggiore di quella ottenibile con la terapia endovenosa. Non vi sono prove che l’endoscopia o le procedure di lavaggio ripetute apportino un beneficio prolungato. Altre terapie Gli espettoranti come gli ioduri e la guaifenesina non sono di alcuna utilità per rimuovere le secrezioni dall’apparato respiratorio. L’allenamento dei muscoli inspiratori può potenziare il consumo massimo di ossigeno durante l’esercizio, così come il FEV1. TERAPIE EMERGENTI Sono in corso di sviluppo alcune potenziali nuove terapie, comprese terapie mutazione-specifiche che sembrano promettenti in studi clinici. Per le mutazioni di classe 1 (mutazioni non senso o a un codone di stop prematuro) che determinano un arresto prematuro dell’mRNA che porta alla non produzione di proteina, si è visto che PTC124 sopprime il codone di arresto, consentendo la trascrizione (“read-through”) e la parziale correzione del difetto nel 30% circa dei soggetti con FC. Ulteriori studi sono in corso per valutare in maniera più approfondita l’efficacia di PTC124. Sono state identificate numerose molecole che consentono un’adeguata elaborazione delle mutazioni di classe 2; sono previsti studi clinici per valutarne alcune. Sono stati fatti molti progressi su un gruppo di piccole molecole dette “fattori potenzianti”, compreso VX-770, che attivano i mutanti di CFTR (G551D-CFTR) che si muovono nella membrana plasmatica ma non sono in grado di effettuare un’adeguata attivazione. Terapie quali denufosol e lancovutide mirano a bypassare il difetto primario di CFTR regolando canali ionici alternativi e normalizzando le proprietà di trasporto ionico dei tessuti colpiti, correggendo in tal modo le anomalie mucociliari osservabili nelle vie respiratorie del paziente affetto da FC. Antinfiammatori TRATTAMENTO DELLE COMPLICANZE POLMONARI Atelettasia I corticosteroidi sono utili nel trattamento dell’aspergillosi broncopolmonare allergica e della malattia da iperreattività delle vie aeree severa, di riscontro occasionale nei bambini con fibrosi cistica. Il L’atelettasia lobare, relativamente poco frequente, può essere asintomatica e venire notata solo in seguito all’esecuzione di una radiografia del torace di routine. La terapia endovenosa aggressiva con C0095.indd 1566 10/1/12 3:13:46 PM Capitolo 395 Fibrosi cistica ■ 1567 antibiotici e l’intensificazione della fisioterapia respiratoria diretta al lobo colpito possono essere efficaci. Se nel giro di 5-7 giorni non si riscontra alcun miglioramento, può essere indicato l’esame broncoscopico delle vie aeree. Se l’atelettasia non si risolve, è indicata la terapia domiciliare intensiva continuativa, poiché la guarigione può richiedere settimane o addirittura mesi. Un’atelettasia persistente può essere asintomatica. La lobectomia va presa in considerazione solo se non si ottiene l’espansione e il paziente peggiora a causa di febbre, anoressia e tosse incoercibile (Cap. 402). Emottisi Il sanguinamento endobronchiale in genere indica un’erosione della parete delle vie aeree, secondaria all’infezione. Con l’aumento del numero dei pazienti più grandi, l’emottisi è diventata una complicanza relativamente frequente. L’escreato screziato di sangue è particolarmente comune. Un’emottisi di scarsa entità (<20 mL) non dovrebbe scatenare il panico, ma di solito indica la necessità di intensifi care la terapia antimicrobica e la fisioterapia respiratoria. Quando però persiste o si aggrava, è indicato il ricovero ospedaliero. L’emottisi massiva, corrispondente a una perdita totale di sangue ≥250 mL in un periodo di 24 ore, è rara nella prima decade di vita e insorge in <1% degli adolescenti, ma richiede uno stretto monitoraggio e la possibilità di reintegrare rapidamente le perdite ematiche. La fisioterapia respiratoria viene spesso sospesa per 12-24 ore dopo l’ultimo episodio di sanguinamento attivo, per poi essere reintrodotta gradualmente. Se il tempo di protrombina è alterato, i pazienti dovrebbero ricevere vitamina K. Durante le emottisi acute occorre rassicurare il bambino e i genitori che il sanguinamento si arresterà. La trasfusione di sangue non è indicata, a meno che non vi sia ipotensione o che l’ematocrito non sia significativamente ridotto. La ticarcillina, i salicilati e i farmaci antinfiammatori non steroidei interferiscono con la funzione piastrinica e possono aggravare l’emottisi. È raro che la broncoscopia riveli la sede dell’emorragia. La lobectomia andrebbe evitata, se possibile, al fine di preservare la funzione polmonare. L’embolizzazione dell’arteria bronchiale può essere utile per controllare un’emottisi persistente e significativa. di anticorpi IgG verso A. fumigatus, o la presenza di eosinofili in un campione di espettorato fresco, sono tutti elementi che supportano la diagnosi. I livelli sierici di IgE in genere sono elevati. Il trattamento mira al controllo della reazione infiammatoria con corticosteroidi orali e alla prevenzione delle bronchiectasie centrali. Nei casi refrattari può essere necessaria la somministrazione di farmaci antimicotici per via orale. Infezione da micobatteri non tubercolari (Cap. 209) Le vie aeree danneggiate e con ridotta clearance possono essere colonizzate da Mycobacterium avium complex, ma anche da Mycobacterium abscessus e da Mycobacterium kansasii. Distinguere la colonizzazione endobronchiale (frequente) da un’infezione invasiva (rara) è difficile. La febbre persistente e la presenza di nuovi infiltrati o di lesioni cistiche, insieme al riscontro di microrganismi acido-resistenti allo striscio dell’escreato, suggeriscono un’infezione. Il trattamento è prolungato e richiede agenti antimicrobici multipli. I sintomi possono migliorare, ma i micobatteri non tubercolari (NonTuberculous Mycobacteria, NTM) di solito non vengono eliminati dai polmoni. Complicanze ossee e articolari L’osteoartropatia ipertrofica causa un sollevamento del periostio a livello della porzione distale delle ossa lunghe, con dolore osseo, edema sovrastante e versamenti articolari. Il paracetamolo o l’ibuprofene possono dare qualche sollievo. Il controllo dell’infezione polmonare in genere riduce i sintomi. Occasionalmente può insorgere un’artropatia intermittente non correlata ad altri disturbi reumatologici, che non ha una patogenesi riconosciuta e risponde di solito agli antinfiammatori non steroidei. Il mal di schiena o le fratture costali da tosse vigorosa possono richiedere la terapia del dolore per consentire un’adeguata clearance delle vie aeree. Queste e altre fratture possono essere dovute a una riduzione della mineralizzazione ossea, a sua volta imputabile a ridotto assorbimento di vitamina D, terapia corticosteroidea, ridotta tolleranza agli esercizi con i pesi e, forse, altri fattori. Nella FC può esservi un fenotipo osseo non correlato alle terapie e allo stato nutrizionale, che può essere dovuto alla disfunzione di CFTR. Pneumotorace Disturbi respiratori nel sonno Lo pneumotorace (Cap. 405) è riscontrabile in <1% dei bambini e degli adolescenti con fibrosi cistica, ma è di più frequente riscontro nei pazienti più grandi e può essere pericoloso per la vita. L’episodio, pur potendo essere asintomatico, è spesso accompagnato da dolore al torace e alle spalle, dispnea o emottisi. Una piccola raccolta d’aria che non aumenta può essere tenuta sotto stretta osservazione. La terapia iniziale consiste spesso nel posizionamento di un tubo di drenaggio toracico, con o senza pleurodesi. La somministrazione di antibiotici per via endovenosa inizia al momento del ricovero. Se la perdita di aria persiste occorre prendere in considerazione la toracotomia a cielo aperto o la toracoscopia videoassistita (Video-Assisted ThoracoScopy, VATS) con plicazione delle bolle, decorticazione pleurica apicale e abrasione pleurica basale. L’intervento chirurgico è di solito ben tollerato anche nei casi di malattia polmonare avanzata. Il tubo di drenaggio toracotomico va rimosso appena possibile, di solito in seconda o terza giornata postoperatoria, dopodiché è possibile mobilizzare il paziente e riprendere di nuovo il drenaggio posturale completo. Il pregresso pneumotorace, con o senza pleurodesi, non è una controindicazione al successivo trapianto polmonare. Gli individui affetti da fibrosi cistica, in particolare quelli con malattia polmonare avanzata e durante le esacerbazioni respiratorie, possono andare incontro a diversi risvegli notturni, accorciamento della fase di sonno REM, ipossiemia notturna, ipercapnia e alterazioni neurocomportamentali associate. L’ipossiemia notturna può accelerare l’esordio dell’ipertensione polmonare e dello scompenso cardiaco destro. L’efficacia di interventi specifici per questa complicanza della FC non è stata valutata sistematicamente. Occorre considerare il pronto trattamento dei sintomi respiratori e, in casi selezionati, la somministrazione notturna di ossigeno o il supporto con pressione positiva a due livelli delle vie aeree (Bilevel Positive Airway Pressure, BiPAP). Aspergillosi allergica Questa complicanza insorge nel 5-10% dei pazienti con FC, presentandosi con sibili, aumento della tosse, dispnea e marcata iperinflazione (Capp. 229 e 391). In alcuni pazienti, la radiografia toracica mostra nuovi infiltrati focali. La presenza di escreato color ruggine, il riscontro dell’Aspergillus nell’escreato, la dimostrazione nel siero di precipitine e di immunoglobuline E (IgE) specifiche e C0095.indd 1567 Insufficienza respiratoria acuta L’insufficienza respiratoria acuta (Cap. 65), peraltro rara nei pazienti con malattia polmonare da lieve a moderata, di solito è imputabile a un’infezione virale severa o a un’altra malattia infettiva. Poiché i pazienti con questa complicanza possono ritornare al loro stato precedente, è indicata una terapia aggressiva. Oltre all’aerosol, al drenaggio posturale e al trattamento antibiotico endovena, è necessario somministrare ossigeno per aumentare la PaO2. Una PCO2 in aumento può richiedere un’assistenza ventilatoria. L’aspirazione endotracheale o broncoscopica, talvolta necessaria per liberare le vie aeree dalle secrezioni ispessite, può essere ripetuta quotidianamente. Lo scompenso cardiaco destro deve essere trattato energicamente. La guarigione è spesso lenta. Una volta che il paziente è ritornato alle sue condizioni di base, occorre continuare la terapia antibiotica endovenosa intensiva e il drenaggio posturale per 1-2 settimane. 10/1/12 3:13:46 PM 1568 ■ Parte XIX Apparato respiratorio Insufficienza respiratoria cronica I pazienti affetti da FC sviluppano insufficienza respiratoria cronica in seguito al deterioramento prolungato della funzione polmonare. Sebbene questo fenomeno possa verificarsi a ogni età, è più frequente nei pazienti adulti. Poiché una PaO2 costantemente <50 mmHg predispone allo sviluppo di scompenso cardiaco destro, i pazienti di solito traggono beneficio dalla somministrazione di ossigeno a basso flusso finché la PO2 è ≥55 mmHg. L’aumento dell’ipercapnia può impedire l’utilizzo di una FIO2 ottimale. La maggior parte dei pazienti va incontro a un certo miglioramento con una terapia antibiotica aggressiva e la fisioterapia respiratoria, e può quindi essere dimessa dall’ospedale. A domicilio, è necessaria la terapia con ossigeno a basso flusso, in particolare durante il sonno. Un supporto ventilatorio non invasivo, oltre a favorire lo scambio gassoso, può migliorare la qualità di vita e può essere particolarmente utile nei pazienti in attesa di trapianto polmonare. Questi soggetti, che presentano abitualmente cuore polmonare, dovrebbero seguire una dieta a ridotto apporto di sale e assumere diuretici. Si deve prestare attenzione a evitare l’alcalosi metabolica che inibisce la ventilazione, dovuta alla deplezione cloremica della fibrosi cistica e, in molti casi, alla ritenzione di bicarbonati indotta dai diuretici. Il dolore cronico (cefalea, dolore toracico, addominale, agli arti) è frequente negli stadi terminali e risponde a un uso giudizioso degli analgesici, tra cui gli oppiacei. La dispnea migliora con il fentanil nebulizzato. Il trapianto polmonare è una possibilità per i pazienti con malattia polmonare terminale (Cap. 437), ma è oggetto di acceso dibattito. I criteri per le indicazioni, tuttora oggetto di indagine, comprendono idealmente stime della sopravvivenza con e senza trapianto, basate sulla funzione polmonare e sui dati di tolleranza allo sforzo. A causa della bronchiolite obliterante (Cap. 386.1) e di altre complicanze, i polmoni trapiantati non possono funzionare per tutta la vita del ricevente e sono sempre più frequenti i trapianti ripetuti. Poiché la domanda di donatori di polmone supera l’offerta, il numero dei candidati al trapianto e, di conseguenza, la durata dell’attesa sono in continuo aumento. Il protocollo con i criteri per l’assegnazione degli organi dei donatori ai riceventi è stato rivisto tenendo conto della gravità della malattia polmonare dei pazienti in lista d’attesa. In una trattazione sul trapianto di polmone nei bambini affetti da FC tra il 1992 e il 2002, la colonizzazione pretrapianto da parte di B. cepacia, il diabete e l’età più avanzata riducevano il tasso di sopravvivenza post-trapianto. Lo studio suggerisce che il trapianto è spesso associato a numerose complicanze e potrebbe non prolungare la vita né migliorarne la qualità in maniera significativa. Scompenso cardiaco Alcuni pazienti vanno incontro a scompenso cardiaco destro reversibile (Cap. 436) in conseguenza di un evento acuto come un’infezione virale o uno pneumotorace. Gli individui con malattia polmonare avanzata, di vecchia data, specialmente quelli con ipossiemia (PaO2 <50 mmHg), spesso sviluppano uno scompenso cardiaco destro cronico. I meccanismi patogenetici comprendono vasocostrizione arteriosa polmonare ipossica e perdita del letto polmonare vascolare. Le alterazioni della parete delle arterie polmonari contribuiscono all’aumento delle resistenze vascolari nel tempo. Spesso si riscontrano evidenze di una concomitante disfunzione ventricolare sinistra. Aiutano a confermare la diagnosi la presenza di cianosi, l’aggravamento della dispnea, l’ingrossamento del fegato con margine dolente, la presenza di edemi malleolari, di distensione delle vene giugulari, un aumento ponderale inusuale, l’aumento delle dimensioni cardiache alla radiografia toracica, o l’evidenza di ipertrofia del cuore destro all’elettrocardiogramma o all’ecocardiogramma. La diuresi indotta dalla furosemide (1 mg/kg endovena) conferma il sospetto di ritenzione idrica. Spesso sono richieste dosi ripetute a intervalli di 24-48 ore per ridurre l’accumulo di liquidi e i sintomi di accompagnamento. L’uso concomitante di spironolattone può proteggere dalla deplezione di potassio e promuovere la diuresi a lungo termine. L’alcalosi ipocloremica è una complicanza connessa all’uso cronico di diuretici dell’ansa. La C0095.indd 1568 digitale non è efficace nello scompenso cardiaco destro puro, ma può essere utile in caso di disfunzione sinistra associata. La PO2 arteriosa deve essere mantenuta, se possibile, a livelli >50 mmHg. La terapia polmonare intensiva, comprendente la somministrazione di antibiotici per via endovenosa, rappresenta una priorità assoluta. Inizialmente l’apporto di sodio deve essere limitato. È necessario evitare il sovraccarico di volume, così come la somministrazione di antibiotici a elevato contenuto di sodio. Non è stato dimostrato un chiaro beneficio a lungo termine derivante dall’uso di vasodilatatori polmonari. La prognosi per lo scompenso cardiaco è scadente, ma un certo numero di pazienti sopravvive per ≥5 anni dopo la comparsa di scompenso cardiaco. Il trapianto cuore-polmone può essere un’opzione (si veda sopra). TERAPIA NUTRIZIONALE Fino al 90% dei pazienti con FC ha una perdita della funzione pancreatica esocrina, oltre a una digestione e a un assorbimento di grassi e proteine inadeguati. Si rendono quindi necessari aggiustamenti dietetici, enzimi pancreatici sostitutivi e integrazioni vitaminiche. In generale, i bambini con FC richiedono un apporto calorico quotidiano maggiore del normale per crescere. L’obiettivo è stato fissato a 130 kcal/kg di peso corporeo. Occorre somministrare quotidianamente un’integrazione di vitamine liposolubili. Dieta Nel passato, molti lattanti presentavano carenze nutrizionali al momento della diagnosi, ma questa situazione sta cambiando per via dello screening neonatale. A volte i lattanti che si presentavano con respiro sibilante venivano alimentati con formule a base di proteine della soia ancora prima di una loro valutazione, ma non assimilavano bene queste proteine e spesso sviluppavano ipoproteinemia con anasarca. Sebbene in passato generalmente si consigliasse una dieta a basso contenuto di lipidi e a elevato apporto proteico e calorico per i bambini più grandi, questo determinava carenze degli acidi grassi essenziali e scarsa crescita. Con l’avvento di prodotti migliori a base di enzimi pancreatici, sono di solito tollerati, e preferiti, quantitativi di lipidi più elevati. La maggior parte degli individui affetti da FC ha un fabbisogno calorico maggiore del normale a causa dell’aumentato lavoro respiratorio e forse anche dell’aumentata attività metabolica correlata al difetto di base. Quando sopravviene l’anoressia dell’infezione cronica, si verifica un calo ponderale. Incoraggiare il paziente a mangiare cibi molto calorici è importante, ma generalmente non basta per ottenere un aumento ponderale se l’infezione polmonare non è controllata. La stabilizzazione o l’aumento del peso richiedono talvolta la nutrizione notturna con sondino nasogastrico, enterostomia percutanea o iperalimentazione endovenosa a breve termine. Non di rado l’interazione genitori-bambino al momento del pasto contribuisce a peggiorare il problema, e in tal caso un intervento comportamentale può migliorare l’introito calorico. I benefici a lungo termine di questi interventi comprendono il miglioramento della qualità di vita e un maggiore benessere psicologico. Inoltre, vi è una buona correlazione tra un miglioramento del BMI e il mantenimento del FEV1. La terapia con ormone della crescita umano ricombinante (somministrato tre volte alla settimana), ha migliorato i parametri nutrizionali, sortendo anche un effetto positivo sul bilancio azotato e accelerando l’aumento di peso e altezza. Sostituzione di enzimi pancreatici Gli estratti di pancreas animale somministrati con il cibo riducono, ma non correggono completamente, le perdite fecali di grassi e azoto. Il dosaggio degli enzimi e il prodotto devono essere individualizzati per ogni paziente. Le microsfere enterorivestite contenenti enzimi, sensibili al pH, sono le più prescritte. Sono disponibili diversi dosaggi, fino a 20.000 UI di lipasi/capsula. La somministrazione di dosi troppo elevate è stata correlata a stenosi del colon tali da richiedere l’intervento chirurgico. Di conseguenza, la sostituzione enzimatica in genere non dovrebbe superare le 2.500 unità di lipasi/kg/pasto nella maggior parte dei casi. In genere i lattanti necessitano di 2.000-4.000 unità di lipasi a pasto, che vengono 10/1/12 3:13:46 PM Capitolo 395 Fibrosi cistica ■ 1569 somministrate più agevolmente se miscelate con polpa di mela. Anche le merende vanno considerate. La dose degli enzimi richiesti di solito aumenta con l’età, ma alcuni adolescenti e giovani adulti in seguito possono avere una riduzione del loro fabbisogno. Integrazione di vitamine e minerali Dal momento che l’insufficienza pancreatica provoca malassorbimento delle vitamine liposolubili (A, D, E, K), si consiglia l’integrazione vitaminica. Per i pazienti con fibrosi cistica sono disponibili in commercio numerosi preparati contenenti tutte e quattro queste vitamine, che dovrebbero essere assunte quotidianamente. Possono essere necessarie dosi sostitutive quando si riscontrano bassi livelli sierici o quando il paziente è sintomatico. Sono stati riportati casi di lattanti con deficit di zinco e un rash simile all’acrodermatite enteropatica. Inoltre, si deve prestare attenzione allo stato marziale; in uno studio, almeno il 30% dei bambini con fibrosi cistica aveva basse concentrazioni di ferritina. TRATTAMENTO DELLE COMPLICANZE INTESTINALI Ileo da meconio Se si sospetta un ileo da meconio (Cap. 96.1) si posiziona un sondino nasogastrico per l’aspirazione e si idrata il neonato. In molti casi, un clisma contenente diatrizoato, con reflusso di mezzo di contrasto nell’ileo, non solo conferma la diagnosi, ma talvolta determina il transito di un tappo di meconio e la canalizzazione del tratto ostruito. L’utilizzo di questa soluzione ipertonica richiede un’attenta correzione delle perdite idriche a livello intestinale. I bambini nei quali questa procedura fallisce necessitano di intervento chirurgico. I bambini trattati con successo hanno generalmente una prognosi simile a quella dei pazienti più grandi con mutazioni severe della fibrosi cistica. I lattanti con ileo da meconio devono essere trattati come se avessero la FC, in attesa che sia possibile effettuare un test diagnostico adeguato. Sindrome da ostruzione intestinale distale (equivalente dell’ileo da meconio) e altre cause di sintomi addominali Nonostante un’adeguata terapia sostitutiva con enzimi pancreatici, il 2-5% dei pazienti accumula materiale fecale nella porzione terminale dell’ileo e nel cieco, potendo quindi sviluppare un’ostruzione parziale o completa. Per i sintomi intermittenti, occorre continuare la terapia con enzimi pancreatici sostitutivi o persino aumentarne il dosaggio, associandola alla somministrazione di emollienti fecali (polietilenglicole o docusato di sodio). Si consiglia inoltre un’elevata assunzione di liquidi. La mancata risoluzione dei sintomi indica la necessità di un lavaggio intestinale con volumi elevati, con la somministrazione di una soluzione salina bilanciata contenente polietilenglicole, assunta per bocca o tramite sondino nasogastrico. Quando l’ostruzione è completa, può essere terapeutico un clisma di diatrizoato accompagnato da elevati volumi di liquidi endovena. Nella diagnosi differenziale devono essere presi in considerazione anche l’intussuscezione (Cap. 325.3) e il volvolo (Cap. 321.4). L’intussuscezione, di solito ileocolica, insorge a qualsiasi età, spesso dopo 1-2 giorni di stipsi; in molti casi può essere diagnosticata e ridotta con un clisma di diatrizoato. Se però l’intussuscezione non è riducibile o è presente un volvolo, si rende necessaria la laparotomia. Episodi ripetuti di intussuscezione possono rappresentare un’indicazione alla resezione cecale. L’appendicite cronica, con o senza ascesso periappendicolare, può presentarsi con dolore addominale ricorrente o persistente, facendo sorgere il dubbio sulla necessità di una laparotomia. La mancanza di tamponamento acido nel duodeno sembra predisporre alcuni bambini alla duodenite e alla formazione di ulcere. Altre indicazioni all’intervento chirurgico sono il carcinoma del colon o delle vie biliari e la colonpatia sclerosante. Reflusso gastroesofageo (Cap. 315) Poiché diversi fattori possono aumentare la pressione intra-addominale, tra cui la tosse e l’ostruzione delle vie aeree, il reflusso gastroesofageo patologico non è raro e può esacerbare la malattia C0095.indd 1569 polmonare secondaria al broncospasmo riflesso e all’aspirazione ripetuta. Deve essere considerato il trattamento dietetico, posturale e farmacologico. Gli agonisti colinergici sono controindicati poiché scatenano la secrezione di muco e una progressiva difficoltà respiratoria. La riduzione della secrezione acido-gastrica, con l’uso di inibitori della pompa protonica che sono gli agenti più efficaci, può essere di aiuto. La fundoplicatio è una procedura effettuata come extrema ratio. Prolasso rettale (Cap. 336.5) Il prolasso rettale, peraltro non comune, insorge più spesso nei lattanti e meno frequentemente nei bambini più grandi con FC. Di solito è correlato alla steatorrea, alla malnutrizione e alla tosse recidivante. Il retto prolassato può essere ridotto manualmente esercitando una pressione delicata e continua, con il paziente in posizione fetale. Può essere utile la sedazione. Per prevenire la ricorrenza immediata, si possono mantenere i glutei ravvicinati con un cerotto. Un miglioramento si ottiene grazie a un’adeguata terapia sostitutiva con enzimi pancreatici, alla riduzione dei lipidi e delle scorie nella dieta, all’uso di emollienti fecali e al controllo dell’infezione polmonare. Occasionalmente, un paziente può continuare ad avere prolasso rettale che richiede la scleroterapia o l’intervento chirurgico. Malattia epatobiliare Il trattamento con acido ursodesossicolico permette di ottenere un miglioramento in caso di alterazioni della funzione epatica associate alla cirrosi biliare. Non è stato documentato chiaramente se gli acidi biliari siano in grado di prevenire la progressione della cirrosi. L’ipertensione portale con varici esofagee, ipersplenismo o ascite insorgono in ≤8% dei bambini affetti da FC (Cap. 359). Il trattamento in acuto del sanguinamento da varici esofagee comprende l’aspirazione nasogastrica e il lavaggio con soluzione salina. La scleroterapia è raccomandata dopo un’emorragia iniziale. In passato, un sanguinamento significativo è stato trattato anche con successo con shunting portosistemico. L’anastomosi splenorenale è stata la procedura più efficace. Un ipersplenismo marcato può richiedere la splenectomia. La colelitiasi impone una consulenza chirurgica. Per il trattamento dell’ascite si rimanda al Capitolo 362. L’ittero ostruttivo nei neonati con fibrosi cistica non richiede una terapia specifica. L’epatomegalia con steatosi impone una particolare attenzione alla nutrizione e può rispondere a integrazioni di carnitina. Nonostante si tratti di un’evenienza rara, la cirrosi biliare può evolvere fino all’insufficienza epatocellulare, che dovrebbe essere trattata come nei pazienti che non soffrono di FC (Capp. 356 e 359). L’insufficienza epatica terminale è un’indicazione al trapianto epatico nei bambini con fibrosi cistica, soprattutto se la funzione polmonare è buona (Cap. 360). Pancreatite La pancreatite può essere precipitata da pasti grassi, ingestione di alcolici o terapia con tetracicline. I livelli di amilasi sieriche e di lipasi possono rimanere elevati per lunghi periodi. Per il trattamento di questo disturbo si rimanda al Capitolo 343. Iperglicemia L’esordio di iperglicemia avviene perlopiù dopo la prima decade di vita. Circa il 20% dei giovani adulti è trattato per l’iperglicemia, sebbene l’incidenza del diabete correlato alla fibrosi cistica (CFRelated Diabetes, CFRD) possa essere più elevata. La prevalenza è maggiore nelle femmine e negli omozigoti per la ΔF508. La chetoacidosi è di raro riscontro. La patogenesi comprende sia un’alterata secrezione di insulina sia resistenza insulinica. Lo screening di routine consiste in un test annuale orale di tolleranza al glucosio a 2 ore modificato, dopo gli 8-10 anni di età. La ridotta tolleranza al glucosio senza glicosuria generalmente non viene trattata; i livelli di emoglobina glicata devono essere monitorati almeno una volta all’anno. Se la glicosuria è persistente e si manifestano sintomi, occorre instaurare la terapia insulinica. Anche gli ipoglicemizzanti orali, associati o meno a farmaci che riducano la resistenza all’insulina, 10/1/12 3:13:46 PM 1570 ■ Parte XIX Apparato respiratorio possono essere efficaci. L’insufficienza pancreatica esocrina e il malassorbimento rendono difficile un controllo dietetico stretto dell’iperglicemia. La terapia corticosteroidea deve essere evitata. Lo sviluppo di iperglicemia significativa favorisce l’acquisizione di P. aeruginosa e B. cepacia nelle vie aeree e può influire negativamente sulla funzione polmonare. Pertanto, un attento controllo glicemico è un obiettivo fondamentale. Possono insorgere le complicanze vascolari a lungo termine del diabete, un motivo in più per tenere sotto controllo i livelli glicemici nel sangue. ALTRE TERAPIE Polipi nasali I polipi (Cap. 370) insorgono nel 15-20% dei pazienti con fibrosi cistica e hanno una maggiore prevalenza nella seconda decade di vita. I corticosteroidi locali e i decongestionanti nasali talvolta forniscono qualche beneficio. In caso di completa ostruzione delle vie aeree nasali, rinorrea costante o allargamento della radice nasale, è indicata la rimozione chirurgica; i polipi possono recidivare rapidamente o dopo un intervallo di mesi o anni libero da sintomi e smettono inspiegabilmente di svilupparsi in molti adulti. Rinosinusite L’opacizzazione dei seni paranasali non è un’indicazione all’intervento. I sintomi acuti e cronici correlati ai seni paranasali sono trattati inizialmente con antimicrobici, con o senza aspirazione dei seni mascellari per l’esame colturale. La chirurgia endoscopica funzionale dei seni ha fornito qualche beneficio in casi aneddotici. Deplezione di sali Nei pazienti con FC le perdite di sali con il sudore possono essere elevate, specialmente nei climi caldi e aridi. Occorre permettere ai bambini di consumare sale secondo le loro necessità e fare attenzione che i lattanti non indossino indumenti troppo pesanti. L’integrazione salina viene spesso prescritta ai neonati identificati dallo screening neonatale e ai bambini che vivono nei climi caldi. L’alcalosi ipocloremica deve essere sospettata in qualsiasi lattante con sintomi di gastroenterite e, al bisogno, occorre instaurare tempestivamente la terapia con liquidi ed elettroliti. Crescita e maturazione Il ritardo della crescita deve essere affrontato energicamente stimolando la nutrizione, trattando la malattia polmonare in modo più aggressivo e, in casi selezionati, con una valutazione endocrinologica e talvolta con la somministrazione di ormone della crescita. Il rapporto rischio-beneficio degli steroidi anabolizzanti non depone a favore del loro utilizzo nei bambini affetti da fibrosi cistica con crescita stentata. È piuttosto frequente un ritardo della maturazione sessuale, spesso associato a bassa statura. Sebbene molti pazienti presentino infezioni polmonari severe o uno stato nutrizionale scadente, la pubertà ritardata colpisce anche quelli che per il resto hanno una malattia lieve, fenomeno che non è stato ancora completamente spiegato. Gli adolescenti con FC dovrebbero ricevere un counseling specifico negli anni dello sviluppo, in merito alla loro maturazione sessuale e al loro potenziale riproduttivo. che andrebbe ripetuta. I pazienti con malattia severa necessitano del monitoraggio dell’emogasanalisi e possono richiedere un’assistenza ventilatoria nell’immediato periodo postoperatorio. Dopo un intervento chirurgico maggiore, bisogna incoraggiare la tosse e riprendere i trattamenti di clearance delle vie aeree il prima possibile, in genere nell’arco di 24 ore. Un’adeguata analgesia è importante se si deve instaurare rapidamente una terapia efficace. Per i pazienti con coinvolgimento polmonare significativo, gli antibiotici endovena vengono somministrati per 7-14 giorni dopo l’intervento. La deambulazione precoce e la respirazione profonda intermittente sono importanti, come può essere utile anche la spirometria incentivante. Dopo toracotomia a cielo aperto per il trattamento dello pneumotorace, o dopo lobectomia, il tubo di drenaggio toracico rappresenta il maggiore ostacolo singolo a una terapia polmonare efficace e quindi dovrebbe essere rimosso il prima possibile per consentire la ripresa di una terapia di drenaggio posturale completa. PROGNOSI La fibrosi cistica resta tuttora una malattia con effetti negativi sulla durata della vita, sebbene negli ultimi 30-40 anni la sopravvivenza sia migliorata in misura notevole. Occasionalmente i lattanti con malattia polmonare grave soccombono, ma la maggior parte dei bambini sopravvive a questo periodo difficile e arriva all’adolescenza o all’età adulta in condizioni di salute relativamente buone. La lenta progressione della malattia polmonare, tuttavia, finisce sempre per avere esiti disabilitanti. I dati sulla durata di vita indicano attualmente una sopravvivenza cumulativa media che supera i 35 anni. La sopravvivenza maschile pare migliore di quella femminile, per ragioni non facilmente comprensibili. I bambini di famiglie svantaggiate dal punto di vista socioeconomico hanno, in media, una prognosi peggiore. I bambini con fibrosi cistica di solito hanno una buona frequenza scolastica e non dovrebbero essere limitati nelle loro attività. Un’elevata percentuale arriva a frequentare l’università e a laurearsi. La maggior parte degli adulti trova un impiego soddisfacente e un numero sempre maggiore si sposa. Il passaggio delle cure dai centri pediatrici agli ospedali per adulti, all’età di 21 anni, è un obiettivo importante e richiede un approccio attento e di sostegno, che oltre al pediatra coinvolga gli specialisti in medicina interna. Con l’aumento dell’aspettativa di vita dei pazienti con FC, sono emerse nuove considerazioni di ordine psicosociale, tra cui problemi riguardanti un senso di dipendenza-indipendenza, la cura di sé, i rapporti interpersonali, la sessualità, la riproduzione, l’abuso di sostanze, i progetti professionali e di studio, i costi delle cure mediche e altri oneri finanziari, oltre alle ansie relative alla salute e alla prognosi della malattia. È preferibile affrontare molti di questi aspetti con un certo anticipo, prima ancora che si manifestino turbe psicologiche. Con un appropriato sostegno medico e psicologico, i bambini e gli adolescenti affetti da fibrosi cistica in genere riescono a convivere con la loro patologia. Il raggiungimento di una condizione di indipendenza e produttività nell’età adulta rappresenta un obiettivo realistico per molti pazienti. BIBLIOGRAFIA Per la bibliografia completa, consultare il sito internet www.expertconsult.com. Interventi chirurgici Nei bambini con FC, le procedure chirurgiche minori, comprese le cure dentarie, devono essere effettuate se possibile in anestesia locale. I pazienti con uno stato polmonare buono o eccellente possono tollerare l’anestesia generale senza misure polmonari intensive prima dell’intervento. Per quelli con infezione polmonare moderata o severa di solito si consiglia un ciclo di 1-2 settimane di terapia antibiotica intensiva e un aumento della terapia di clearance delle vie aeree, prima dell’intervento. Qualora questo non fosse possibile, è indicato iniziare la terapia antibiotica endovenosa non appena ci si rende conto della necessità di effettuare un intervento di chirurgia maggiore. La durata totale dell’anestesia dovrebbe essere la più breve possibile. Dopo l’induzione, è utile l’aspirazione tracheale, C0095.indd 1570 Capitolo 396 Discinesia ciliare primitiva (sindrome delle ciglia immobili) Thomas Ferkol La discinesia ciliare primitiva (Primary Ciliary Dyskinesia, PCD) è un disturbo ereditario caratterizzato dalla compromissione della funzione ciliare e responsabile di varie manifestazioni cliniche, 10/1/12 3:13:46 PM Capitolo 400 Emosiderosi polmonare ■ 1571 quali patologia senopolmonare cronica, versamenti persistenti dell’orecchio medio, difetti di lateralità e infertilità. Sebbene la PCD sia considerata una pneumopatia rara, si stima che la sua prevalenza nei bambini con infezioni respiratorie ripetute sia pari al 5%. I difetti ultrastrutturali delle ciglia sono legati alla presentazione clinica della PCD. Per il testo completo del capitolo, consultare il sito internet www.expertconsult.com. Capitolo 397 Pneumopatie interstiziali Young-Jee Kim e Michelle S. Howenstine Le pneumopatie interstiziali (Interstitial Lung Diseases, ILD) pediatriche sono un gruppo di patologie poco comuni, eterogenee, familiari o sporadiche, che causano alterazione dell’interstizio alveolare e talvolta coinvolgono patologie delle vie respiratorie. La conoscenza delle ILD in età pediatrica è limitata, a causa della loro rarità, della variabilità dello spettro patologico e della mancanza di studi clinici controllati che abbiano approfondito il processo patologico e le misure terapeutiche. La fisiopatologia è ritenuta più complessa di quella della malattia nell’adulto, poiché la lesione insorge durante il processo di crescita e differenziazione polmonare. Nelle ILD, l’insulto iniziale causa un danno all’epitelio alveolare e all’endotelio capillare. La riparazione anomala del tessuto danneggiato può essere più importante dell’infiammazione, nelle fasi iniziali dello sviluppo di ILD cronica. Alcuni casi familiari, soprattutto disturbi del surfattante, coinvolgono un gene specifico. Per il testo completo del capitolo, consultare il sito internet www.expertconsult.com. Capitolo 398 Proteinosi alveolare polmonare Aaron Hamvas, Lawrence M. Nogee e F. Sessions Cole La proteinosi alveolare polmonare (PAP) è una causa rara di pneumopatia interstiziale, caratterizzata dall’accumulo intralveolare di lipoproteine del surfattante polmonare. All’esame istopatologico, gli spazi aerei distali appaiono occupati da un materiale granulare, eosinofilo, positivo alla colorazione con l’acido periodico di Schiff e diastasi-resistente. Nei bambini, ne sono state descritte due forme, clinicamente distinte: una forma fulminante, spesso fatale, che si presenta poco dopo la nascita (PAP congenita) e un tipo gradualmente progressivo, che si presenta nei lattanti e nei bambini più grandi, simile alla PAP osservata negli adulti. La PAP negli individui più grandi è spesso classificata come primitiva o secondaria a numerose condizioni riconosciute, sebbene questa terminologia si stia evolvendo poiché sono in corso di identificazione cause specifiche per la PAP. Nella forma congenita, la proteinosi alveolare è una caratteristica istologica che si ritrova con iperplasia delle cellule alveolari di tipo II, ispessimento interstiziale e infiammazione, nonché accumulo dei macrofagi alveolari in quelli che ora vengono classificati come disturbi del metabolismo o di disfunzione del surfattante (Cap. 399). Per il testo completo del capitolo, consultare il sito internet www.expertconsult.com. C0095.indd 1571 Capitolo 399 Disturbi ereditari del metabolismo del surfattante Aaron Hamvas, Lawrence M. Nogee e F. Sessions Cole Il surfattante polmonare è una miscela di fosfolipidi e proteine sintetizzate, impacchettate e secrete dagli pneumociti di tipo II che ricoprono gli spazi aerei distali. Questa miscela forma un unico strato a livello dell’interfaccia aria-liquido, che abbassa la tensione di superficie al termine dell’espirazione, durante il ciclo respiratorio, impedendo così l’atelettasia e lo squilibrio del rapporto ventilazione-perfusione. Sono state descritte quattro proteine associate al surfattante: le proteine A e D (SP-A, SP-D) partecipano alla difesa dell’ospite nel polmone, mentre le proteine B e C (SP-B, SP-C) contribuiscono all’attività di riduzione della tensione di superficie del surfattante polmonare. Il componente proteico legante l’ATP (adenosina trifosfato) A3, ABCA3, è un trasportatore localizzato sulla membrana limitante dei corpi lamellari, gli organuli di accumulo del surfattante nelle cellule alveolari di tipo II e ha un ruolo fondamentale nel metabolismo tensioattivo dei fosfolipidi. Due geni per la SP-A [SFTPA1, SFTPA2] e un gene per SP-D [SFTPD] sono localizzati sul cromosoma umano 10, mentre singoli geni codificano per SP-B [SFTPB] e SP-C [SFTPC] e ABCA3 [ABCA3], localizzati sui cromosomi umani 2, 8 e 16, rispettivamente. I topi geneticamente modificati, carenti di SP-A o SPD, sono soggetti a infezioni virali e batteriche, e le linee con deficit di SP-D accumulano lipidi e macrofagi schiumosi nei polmoni, sviluppando enfisema con il passare del tempo. Sebbene deficit ereditari di SP-D non siano stati identificati nell’uomo, le mutazioni nei geni codificanti per SP-A2 possono provocare fibrosi polmonare e cancro polmonare, anche se la malattia non si manifesta fino all’età adulta in questi casi. Disturbi ereditari di SP-B, SP-C e ABCA3 sono stati identificati nell’uomo (si veda Tab. 399.1 sul sito internet www.expertconsult.com). Per il testo completo del capitolo, consultare il sito internet www.expertconsult.com. Capitolo 400 Emosiderosi polmonare Mary A. Nevin La diagnosi di emosiderosi polmonare si riferisce a una cronica e diffusa emorragia alveolare (Diffuse Alveolar Hemorrhage, DAH), piuttosto che in un’emorragia polmonare focale o autolimitante. L’emosiderosi polmonare è generalmente caratterizzata dalla triade di anemia sideropenica, emottisi e infiltrati alveolari multipli alla radiografia del torace. Per la diagnosi è necessario un elevato livello di sospetto clinico, poiché una o tutte queste caratteristiche possono essere assenti in un dato momento del decorso della malattia. L’emosiderosi polmonare può esistere in forma isolata, ma più comunemente insorge in associazione a una condizione sottostante. Non sempre si trova un’eziologia precisa per l’emorragia. Una diagnosi di emosiderosi polmonare idiopatica (Idiopathic Pulmonary Hemosiderosis, IPH ) viene posta quando l’emorragia alveolare è isolata e una valutazione accurata per la ricerca della malattia sottostante risulta negativa. EZIOLOGIA La maggior parte dei casi di DAH si associa a una malattia di base immunologica, reumatologica o vasculitica, ma possono essere presenti altre diagnosi, in caso di emorragia polmonare ricorrente o cronica (Tab. 400.1). 10/1/12 3:13:49 PM