NEPAL di Pellicioli Prabin classe 5C LST
Anno 2013/2014
Nepal
Indice:

Dati generali del Nepal

Gurkha e la 2° guerra mondiale
Gurkha e la guerra anglo-nepalese

Himalaya e movimenti tettonici

Tra Religione e Filosofia
Arthur Schopenhauer

L’odore dell’India di Pier Paolo Pasolini
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Anno 2013/2014
Dati generali
Il Nepal confina a nord con la Cina, il tibet nello specifico,
e a sud con l'India. Il
territorio, compreso tra la pianura del Gange e la catena montuosa dell'Himalaya, è
prevalentemente montuoso e presenta un dislivello notevole. Geograficamente è
parte del subcontinente indiano.
La capitale Kathmandu è situata a circa 1.350 m d'altitudine, con una popolazione di
850.000 abitanti e circa 1.500.000 nell'intera area metropolitana comprendente diverse
città e villaggi. L'area si estende nella cosiddetta Valle di Kathmandu, corrispondente
all'alto bacino del fiume Bagmati.
Ha una popolazione di 29.519.114 abitanti, la cui composizione etnica è dovuta a una
mescolanza di popolazioni nordiche, mongole e indiane. Due sono i gruppi principali:
gli indo-nepalesi, stanziati soprattutto nel Terai, e i tibeto-nepalesi, discendenti di
popolazioni provenienti dal nord, che abitano le regioni del Medio Himalaya.
Alle quote più elevate vivono gruppi di tibetani, tra cui gli sherpa. La mescolanza di
popolazioni indoeuropee e mongole ha creato nel paese due distinte aree culturali:
buddhista a nord e induista a sud.
La lingua ufficiale è il nepalese (o nepali); diffuso è anche il bihari oltre ad altre lingue
del gruppo tibetano. Il tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta raggiunge il
47,5% (2005).
Il 28 dicembre 2007 il parlamento nepalese ha approvato un emendamento
costituzionale che ha sancito la transizione dalla monarchia alla repubblica, avvenuta
il 28 maggio 2008 mediante la votazione quasi unanime dell'Assemblea Costituente.
Il presidente è Ram Baran Yadav che detiene poteri cerimoniali unitamente al
comando delle forze armate e alla facoltà di proclamare lo Stato d'emergenza,
aiutato dal vicepresidente con funzioni di coordinare e supportare l'attività del
presidente. Il primo ministro è Baburam Bhattarai che detiene la carica con i maggiori
poteri, essendo a capo del potere esecutivo.
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I Gurkha e la 2° guerra mondiale (Storia)
Nonostante la posizione strategica tra India e Cina, i due stati più popolosi del pianeta,
il Nepal è un’isola culturale a sé stante. Con i suoi scarsi 30 milioni di abitanti, in Nepal si
respira aria di una civiltà indomita, e mai conquistata dal colonialismo.
I primi europei che ebbero modo di conoscere le doti in battaglia con il popolo
nepalese furono gli inglesi che nel 1767 subirono la prima sconfitta,
In quel periodo si svolgevano temerarie e avventurose missioni commerciali
incoraggiate dai governi europei che prendevano possesso dei primi territori in Asia e
nel resto del mondo.
La British East Indian Company si trovò costretta ad intervenire in soccorso del re di
Kathmandu minacciato
dal sovrano dei Gurkha, un piccolo principato nella zona
centro-occidentale, Prithvi Narayan Shah, che voleva espandere il suo territorio così da
sfruttare l’esclusiva e favorevole posizione geografica tra Cina e India allontanando di
conseguenza i colonizzatori.
Gli inglesi vennero sconfitti e i Gurkha occuparano le 3 città principali e le zone
pianeggianti del Terai.
Da quel momento i rapporti di Prithvi Narayan Shah con gli inglesi furono contraddistinti
da un cauto rispetto.
I sovrani nepalesi che successero a Prithvi Narayan Shah sul trono nepalese tentarono
di seguire il solco tracciato dal predecessore così, da un lato, si cimentarono nello
sforzo di ampliare il controllo del regno su tutti i territori himalayani e, dall’altro, si
dimostrarono convinti assertori delle teorie di Prithvi cioè la necessità di allontanare ogni
possibile invasione esterna. Secondo la loro opinione lasciare il controllo dei territori in
pianura a possibili futuri nemici avrebbe significato privare di protezione le zone collinari
e avrebbe perciò portato alla sconfitta della dinastia Gorkha.
Più volte gli inglesi cercarono di concludere un accordo per ottenere un corridoio
commerciale verso il Tibet, ma ogni tentativo fallì fino ad arrivare a un vero e proprio
scontro: la guerra anglo-nepalese (1814-1816)
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Guerra anglo-nepalese (1814-1816) (Inglese)
The East India Company decided to send between 30,000 and 40,000 men, including
artillery to permanently occupy the territories that separated them from Tibet. The
soldiers lined up to battle the estimated 14,000 Nepalese soldiers, who had only about
500 rifles.
The first British attack, in October 1814, were rejected in a manner so blatant that it
seemed to have reversed the forces in the battlefield.
The most famous battle took place in a location, Nala Pani, where about 3,500 British
soldiers and Indians, were rejected for two months by a garrison that did not exceed six
hundred people, including women and children.
The only way for the British were to change their strategy, by cutting off the fort's
external water supply. Having suffered three days of thirst, nepalese refused to
surrender, survivors fought to open a way out of the fort, and fled to the hills nearby.
After the conquest by the British, was prepared a relationship where were excited the
quality and the strength of spirit the Nepalese warriors had shown during the siege.
The conflict continued until 1816, even if in the previous year had been made the basis
for ending the war. A first agreemnet was signed in which the Nepalese agreed to
leave to British Company the territory that allowed him to communicate directly with
Tibet, but with a last gesture of pride, the Nepalese did not follow the agreement.
So the British troops advanced almost to Kathmandu and there was the last British
victory that marked the end of the war.
Nepal suffered a serious defeat that ended with the Treaty of "Sugauli" which provided
to ceded around a third of Nepal's territory: Terai, to the British East India Company in
exchange of the preservation of autonomy.
Nepal was the only country to maintain its national sovereignty despite the war and the
British Imperialism, Nepal was never under the control of emperors or under any foreign
rulers
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L’audacia dimostrata dai soldati nepalesi nel corso della guerra colpì a tal punto gli
inglesi, che in tutte le dichiarazioni e nei commenti dei soldati e degli ufficiali, compare
il termine “bravery”, coraggioso, usato per spiegare le ragioni dell’imprevista superiorità
dei soldati gorkhali. Alcuni episodi hanno un tono quasi leggendario e hanno
contribuito a costruire il mito dei feroci guerrieri himalayani.
Fu così che gli inglesi iniziarono a reclutare tra le fila del proprio esercito un folto gruppo
di guerriglieri gorkha e venne chiesto ai dirigenti della Compagnia il permesso di
formare battagliani composti solo da loro. Nel 1850 il battaglione “Nasiri” sostituì il 66°
Reggimento di fanteria del Bengala e prese il titolo di Reggimento Gurkha, cambiando
per sempre i rapporti tra inglesi e nepalesi.
L’esercito indiano fu completamento riorganizzato e i Gurkha divennero la spina
dorsale su cui reggere le sorti dell’intero contingente militare.
In località non lontane dai confini del Nepal si moltiplicarono i centri di reclutamento e
la Brigata Gurkha divenne sempre più numerosa fino ad arrivare, nel 1914, alla vigilia
della prima Guerra Mondiale a disporre di 26.000 uomini.
Durante la Grande Guerra la Brigata Gurkha non costituiva un’unità a se stanete, ma i
battagliani erano distribuiti nelle nove divisioni da cui era composto l’esercito indiano
inglese, che secondo la strategia britannica, vennero impiegati in due fronti, su quello
Occidentale in Francia e su quello Orientale in Mesopotamia.
I Gurkha si distinsero per il loro coraggio e nel 1923 fu siglato un trattato d’amicizia tra
Gran Bretagna e Nepal, in cui era garantita la piena indipendenza del Nepal e la sua
differente posizione nei confronti della Corona britannica rispetto ai regni indiani a essa
sussidiari. Furono ottenute agevolazioni per importare materiale bellico e gli inglesi
accordarono al Nepal un’elargizione annua di 100.000 rupie come premio per
l’impegno di essere a fianco della Gran Bretagna.
L’avvento della minaccia nazi-fascista determinò nuovamente l’impiego della Brigata
Gurkha a fianco dei soldati inglesi. Quando nel 1939 la Seconda Guerra Mondiale fu
ufficialmente dichiarata, gli emissari britannici iniziarono immediatamente le trattative
con il nuovo Primo Ministro nepalese Judha Shumshere, per sostenere l’arruolamento di
un numero maggiore di soldati rispetto agli accordi, garantiendo così una consistente
forza numerica dei reggimenti gurhka. Nel 1940 entrarono a far parte della Brigata
circa 15.000 nuove leve che sarebbero diventate 65.000 nel 1943.
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L’esercito indo-inglese impiegò la Brigata Gurkha su tutti i fronti in cui fu combattuta la
guerra: nel Nord Africa, in Siria, in Libano, in Palestina, in Birmania, in Iraq ed anche in
Italia,
i nepalesi affrontarono tedeschi, italiani e giapponesi e volta per volta li
sconfissero.
La 43° Brigata Motorizzata Gurkha sbarcò in Italia nel mese di agosto del 1944, gli alleati
avevano liberato le regioni dell’Italia meridionale e centrale ma il paese doveva essere
sciolto dal giogo che gli era stato imposto dall’esercito del Terzo Reich, restava da
superare
la
barriera
della
Linea
Gotica, ovvero
la
linea
difensiva
tedesca
sull’Appennino tosco-emiliano.
I combattimenti sul fronte della Linea Gotica si dimostrarono subito aspri e sanguinosi.
Fin dai primi giorni l’offensiva alleata era stata contrastata dai difensori tedeschi, che
intensificarono sempre di più la loro attività mentre gli alleati avanzavano verso Rimini.
La 43° Brigata aveva un compito assai arduo qello di sostegno della 2° Brigata
Carozzata. Passo dopo passo riuscirono ad avanzare, celebrando le vittorie di Tavoleto
e di Passano, dove adottarono strategie che vennero definite da Winston Churchill:
“una brillante prodezza militare”.
Tra i combattimenti si ricorda l’attacco nell’area di San Marino, di Santarcangelo e di
Rimini dove alcuni soldati gurkha si distinsero per il loro coraggio, i loro atti eroici, si
racconta che durante una ritirata uno solo di loro, armato di un fucile-mitragliatore, si
lanciò allo scoperto per proteggere i compagni, o di Ranbir Gurung che da solo entrò
in una cascina occupata dai tedeschi per uscirne dopo pochi minuti con ventitre
prigionieri.
I combattimenti proseguirono con la liberazione di Cesena, di Forlì, di Faenza fino ad
arrivare all’offensiva di Primavera con la liberazione di Bologna. Gli scontri furono tra i
più intensi della campagna sulla Linea Gotica, poiché i tedeschi non si rassegnavano a
concedere nemmeno un centimetro di terreno.
Il 20 aprile gli alleati entrarono a Bologna e i Gurkha avevano compiuto la loro ultima
missione in Italia.
A testimonianza del supporto dato per la liberazione dell’Italia durante la Seconda
Guerra Mondiale, sulla strada che da Rimini conduce a San Marino si trova il “Rimini
Gurkha War Cemetery” in memoria di ragazzi provenienti da molto lontano ed arruolati
nelle truppe del Commonwealth, che hanno perso la vita nel nostro paese.
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Il 4 gennaio 2012 è stata l'ultima occasione per assistere, nella città himalayana di
Pokhara, alla cerimonia che attesta il reclutamento di nuovi Gurkha nell'esercito del
Regno unito.
Una
tradizione
che
dopo
due
secoli
è
arrivata
all'ultimo
capitolo.
Quella per cui i Gurkha, i combattenti nepalesi noti per il loro coraggio e il rigido
addestramento, rischia di essere solo uno dei tanti dettagli di una storia secolare ormai
conclusa. Questo non solo per questioni di budget nei bilanci di Londra, ma anche per
il governo Nepalese, dove i maoisti, presenti in forza nell'Assemblea costituente eletta
nel 2008, lo considerano un retaggio del passato da cancellare nel nuovo Nepal post
monarchico.
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Himalaya e movimenti tettonici (Scienze della Terra)
Per larghezza e lunghezza il Nepal è semplicemente un paese come un altro, ma in
altezza non lo batte nessuno. Non solo ci sono le montagne più alte del mondo, come
l'Everest e l'Annapurna, ma qui se ne trovano anche di giovani, in continua crescita.
L’ Himalaya detto anche Tetto del Mondo, è una catena montuosa dell'Asia, che
separa India, Pakistan, Nepal e Bhutan dalla Cina. È lunga circa 2.400 km per una
larghezza di circa 100–200 km; è connessa verso occidente con la catena dell'Hindu
Kush afgano.
Il Nepal ospita la più alta delle vette della catena montuosa, nonché la più alta del
mondo ossia l’ Everest.
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Il nome Everest lo si deve all’ inglese Andrew Waugh, governatore generale dell'India,
in onore di Sir George Everest, che al servizio della corona britannica lavorò per molti
anni come responsabile dei geografi britannici in India.
La montagna possiede svariati nomi anche per via del fatto che la montagna non si
colloca unicamente nel nepal, poiché si trova al confine con la Cina e ogni nome ne
esalta la sua imponenza.
ll monte è chiamato Chomolangma (madre dell'universo) in tibetano e Qomolangma
in cinese. Il nome nepalese è Sagaramāthā letteralmente "dio del cielo" ideato dallo
storico nepalese Baburam Acharya e adottato ufficialmente dal governo del Nepal
all'inizio degli anni sessanta. Nel 1852 venne chiamato "Cima XV".
Ma come si è formata una catena di tale grandezza?
Per rispondere a questa domanda e molte altre che interessavano il funzionamento
della terra si dovette aspettare la fine degli anni 60, in quel periodo si è affermata la
teoria della tettonica a placche che attingeva a piene mani dalla teoria della deriva
dei continenti di Alfred Wegener.
La teoria della tettonica a placche è stata definita globale in quanto spiega in modo
soddisfacente i fenomeni come i terremoti, le eruzioni vulcaniche, l’ origine delle
montagne, gli spostamenti delle masse continentali e la formazione dei bacini oceanici.
Per comprndere la teoria delle placche bisogna considerare che:

La litosfera, ossia la parte superficiale e rigida della Terra è suddivisa in una serie
di placche (o zolle), incastrate come i pezzi di un puzzle.

Le placche litosferiche si muovomo sull’ astenosfera, che si comporta come uno
strato plastico, trascinate dalle correnti convettive del mantello con una velocità
media di 5 cm all’ anno.

Le placche si accrescono in corrispondenza delle dorsali oceaniche e vengono
distrutte, in parte, in corrispondenza delle fosse oceaniche.

I movimenti delle placche generano instabilità, quindi lungo i loro margini si
originano fenomeni sismici e vulcanici.
Le zone centrali solitamente sono stabili.
Le placche sono sempre in movimento e sono praticamente sempre in contatto
reciproco lungo i margini.
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I contatti si realizzano secondo differenti modalità, ma generalmente se ne
riconoscono tre tipologie quindi tre tipi di margini:divergenti o costruttivi; convergenti o
distruttivi e conservativi o trasformi.
1.
Sono
divergenti,
o
costruttivi,
i
margini
che
corrispondono alle dorsali oceaniche: in essi le
placche si accrescono in quanto formano nuova
litosfera oceanica e bacini oceanici che con l’
avanzare degli anni possono formare prima mari e poi
oceani.
2. Sono convergenti, o distruttivi, i margini di due placche in collisione. Quando le
due placche si scontrano, una tende a scivolare sotto l’ altra distruggendo, nel
processo denominato subduzione, parte della litosfera. Ciò avviene in
corrispondenza delle fosse oceaniche o delle catene montuose recenti.
3. Sono conservativi, o trasformi, i margini di due placche
che scorrono l’ una accanto all’ altra in direzioni opposte
senza che si verifichi distruzione o costruzione di litosfera.
Lungo questi marginisi verificano spesso fenomeni sismici.
Quando le placche divergono si possono avere sia l’
allontanamento di margini di litosfera oceanica sia l’ allontanamento di margini di
litosfera continentale.
Quando due placche si allontanano si formano bacini oceanici: si accresce un bacino
esistente oppure se ne forma uno nuovo.
I margini divergenti si originano per la risalita di magma astenosferico che non trovando
sbocchi si concentra a pressioni altissime sotto la litosfera prima inarcandola e poi
lacerandola fino a frantumarla.
Dalla frattura fuoriesce il magma che origina le dorsali oceaniche tramite il suo
raffreddamento.
Quando le placche convergono possono dare luogo a tre situazioni:
1. Convergenza di margini di litosfera oceanica;
2. Convergenza di un margine di litosfera oceanica con uno di litosfera
continentale;
3. Convergenza di margini di litosfera continentale.
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La convergenza di margini oceanici determina la subduzione di una di essi, la placca
che sprofonda è quella più vecchia in quanto più fredda e pesante.
La subduzione porta alla formazione di
una fossa e la placca che è sprofondata
arrivando ad una certa profondità si
fonde e produce nuovo magma.
Questo magma essendo meno denso
risale attraverso l’ altra litosfera e trovando
spaccature
riesce
a
fuoriuscire
in
superfice formando cinture vulcaniche.
La convergenza di una margine oceanico con uno continetale è simile alla
convergenza tra margini oceanici, ma
portano a conseguenze differenti.
Per prima cosa avviene la subduzione
della
placca
oceanica
perchè
più
pesante, e la conseguente formazione di
una fossa oceanica.
La subduzione porta alla formazione dell’
magma, che risale attraverso le fratture
del margine continetale, per la bassa
densità qua il magma può seguire due
vie:

In parte riesce a raggiungere la superfice e genera catene di vulcani attivi;

Si accumula all’ interno della crosta continentale ed esercita una forte
pressione ne confronti della placca che in vicinanza della costa ne determina il
sollevamento, si origina una catena montuosa di origine vuolcanica chiamata
cordigliera vulcanica.
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La collisione tra margini continentali si verifica quando una placca oceanica, in
collisione con una continentale, trascina con sé anche un continente : col passare del
tempo la litosfera oceanica si esaurisce a
causa della subduzione e i due margini
continentali entrano in contatto.
Questi si saldano e , per effetto della
compressione
si
deformano
e
si
accavallano sviluppando grandi catene
montuose e altopiani.
Così sono nate le Alpi, sollevatasi con il
progressivo accostamento dell’ Africa all’
Europa, e l’ Himalaya, formatasi in seguito
allo scontro tra la placca indo-australiana e quella euroasiatica.
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Tra Religione e Filosofia
Sulla catena dell’ Himalaya sono sparsi più di 2000 stupa, piccoli templi induisti su cui
poggiano cupole buddiste,
a testimonianza che varie religioni possono convivere
relativamente pacificamente, grazie alla tolleranza religiosa innata nei nepalesi.
La distribuzione geografica dei gruppi religiosi nei primi anni novanta ha rivelato una
maggioranza di credenti e praticanti induisti, che rappresentavano almeno l'87% della
popolazione in ogni regione del paese. La maggior concentrazione di buddhisti è
concentrata sulle colline orientali del Nepal, nella Valle di Kathmandù, oltre che nella
zona centrale di Tarai a sud delle pendici esterne dell'Himalaya.
Uno dei motivi percui Il Buddhismo non risulta la religione principale è perché Il Nepal è
stato l'ultimo paese al mondo in cui l'induismo veniva costituzionalmente dichiarato
religione di stato; fino a quando il movimento filo-maoista ed anti-monarchico inizio le
manifestazioni di protesta e guerriglia arrivando alla conseguente deposizione del re
del Nepal nel 2008, quando il parlamento nazionale ha modificato la costituzione
rendendo il paese una repubblica laica.
L’induismo è la terza religione al mondo nata in India e Nepal.
è una delle religioni più antiche, difatti i suoi testi sacri risalgono al 1400, 1500 a.c.
E’ una religione molto complessa, poiché le divinità principali sono 330 di divinità con
un numero ancora maggiore di divinità secondarie.
Il culto consiste in preghiere, riti domestici e pubblici, adorazione delle immagini divine,
osservanza del dharma, pellegrinaggi ai luoghi sacri.
L’Induismo non tende ad imporre dogmi, ma piuttosto a dare un significato religioso
all’esistenza.
Infatti predica l’amore verso tutto ciò che è vivente, ma con l’unica venerazione del
divino. Il mondo dei sensi non è altro che maya, cioè illusione, e l’individuo deve
lasciarlo per ricongiungersi col divino: per fare ciò è necessario spezzare la catena di
nascite e morti che lo unisce al maya.
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Il buddismo è una delle religioni principali nel mondo in termini di aderenza,
distribuzione geografica e influenza socio culturale.
Nata come religione orientale, sta prendendo piede in maniera influente e popolare
anche in occidente. E’ unica nel suo genere, sebbene abbia alcuni elementi simili
all’induismo, come il karma, , maya, ( la natura illusoria del mondo) e samsara. I
buddisti credono che lo scopo della vita sia raggiungere l’illuminazione.
Il fondatore del buddismo fu Siddhartha Guatama secondo il quale l’illuminazione è
una via di mezzo, non si trova nel lusso estremo. Scoprì anche quattro nobili verità:
1. Vivere è soffrire
2. Soffrire è causato dal desiderio
3. La sofferenza può finire quando si eliminano le passioni a cui si è attaccati,
4. La fine della sofferenza può essere raggiunto percorrendo un nobile sentiero.
Il Budda non si considerava una divinità. Piuttosto una persona necessaria per mostrare
questa via agli altri.
Dopo la sua morte alcuni lo elevarono a divinità, nonostante non tutti i suoi seguaci lo
consideravano tale.
Queste due religioni sono per antonomasia il pensiero orientale, pensiero ispiratore
anche per il mondo occidentale.
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Uno delle prime figure di rilievo che si è introdotto a
questa cultura è il filosofo Arthur Schopenhauer.
Il filosofo incontrò l’Oriente negli anni giovanili,
restandone completamente affascinato, si dedicò
con passione allo studio del pensiero del sol
levante, intrecciando indissolubilmente ad esso il
proprio pensiero, e giungendo così a essere
probabilmente
il
primo
filosofo
europeo
a
considerare seriamente, senza alcun pregiudizio,
ma anzi, con un entusiasmo e con un’ammirazione
senza pari, la filosofia e la religione orientale, con
cui instaurò un confronto costante e serrato,
destinato a durare più di quarant’anni.
Fin dal primo incontro, risalente al periodo tra il
1813 e il 1814, tra Schopenhauer e il pensiero
indiano
fu
amore
a
prima
vista
Inoltre
Schopenhauer, nella prefazione alla prima edizione del Mondo come volontà e
rappresentazione, indica come chiavi di lettura
del
proprio
pensiero
non
solo
Platone e Kant, ma anche e soprattutto e le
Upanisad, un insieme di testi religiosi e filosofici indiani composti in lingua sanscrita a
partire dal 9° secolo a.C. fino al 4° secolo a.C.
Egli, non smise mai di proclamare e di sottolineare durante l’intero corso della propria
vita la concordanza tra la sua filosofia e il pensiero orientale, buddismo e induismo,
un’affinità della quale Schopenhauer non poteva che rallegrarsi, in quanto
fermamente convinto che essa conferisse alla propria dottrina un’aura di antica
saggezza e di verità.
Il punto di partenza della sua filosofia di Schopenhauer è la distinzione kantiana fra
fenomeno e noumeno, realtà in sé.
A differenza del filosofo tedesco considera il fenomeno come sogno, illusione, mentre
concepisce il noumeno come una realtà nascosta dietro di essa.
La rappresentazione è ciò che noi vediamo, non ha alcun fondamento oggettivo
quindi quello che noi riteniamo che sia la realtà è un semplice inganno, un’illusione.
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La rappresentazione è come il velo di Maia:
Maia era una divinità buddista che utilizzava il velo come strumento per far credere
reali delle illusioni.
Schopenhauer vuole fuoriuscire dalla dimensione illusoria strappando il velo di Maia per
giungere alla realtà.
La via che ci consente di andare al di là delle illusioni è il nostro corpo, l’unica realtà
che non ci è data solo come immagine perchè noi viviamo il nostro corpo anche
dall’interno.
Percorrendo questa strada si individua una realtà sostanziale: la volontà di vivere, che
ha un valore universale.
La volontà di vivere è una forza portatrice di dolore, la brama, il desiderio di esistere, è
la vera essenza delle cose.
Essa presenta quattro caratteristiche:
1) è inconscia: non riguarda solo le creature dotate di coscienza ma riguarda tutto
il mondo animato e inanimato;
2) è unica perché si colloca al di là della categoria dello spazio, cioè la prima
categoria della razionalità;
3) è eterna perché è oltre il tempo, cioè la seconda categoria razionale, c’è
sempre stata e sempre sarà;
4) è incausata e senza scopo: non ha né una causa né un fine, è oltre la causalità,
cioè la terza categoria della razionalità.
La volontà è un concetto molto importante per la filosofia di scopenhauer perché
secondo lui la volontà porta sofferenza.
VITA = VOLERE = SOFFERENZA
Ogni volere ha alla sua base un bisogno, un desiderio o una mancanza.
Il dolore è congenito alla volontà perché legata alla mancanza e i desideri appagati
sono pochi e il piacere che portano è passeggero.
Inoltre se non esiste piacere senza dolore, esistono numerosi dolori senza legarsi
direttamente a dei piaceri infatti Schopenhauer affermava:”non esistono rose senza
spine, ma esistono molte spine senza rose”.
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Inoltre nessun appagamento spegne il desiderio, esso rinascerà sempre
Quindi nei momenti in cui la volontà non si concentra su un oggetto da desiderare
subentra la noia.
Schopenhauer disse:”La vita è come un pendolo che oscilla, di quà e di là, tra il dolore
e la noia, passando per un intervallo fugace e illusorio del piacere ”
Il dolore è individuale però si moltiplica nei rapporti conflittuali con gli altri, ciascuno
vive la volontà individualmente contrapponendosi agli altri.
Il pessimismo di Schopenhauer è cosmico, poiché coinvolge tutto, e metafisico perché
egli ritene che l’ essenza stessa del mondo fosse negativa.
Siccome la volontà nel mondo fenomenico é sofferenza e dolore, per sfuggire alla
schiavitù della volontà è necessario superare e negare il mondo fenomenico in cui la
nostra individualità è legata al ciclo continuo di privazione e noia.
Schopenhauer individua tre forme di conoscenza non fenomenica alle quali
corrispondono altrettanti gradi di liberazione dai mali della volontà:
1. Esperienza estetica: il soggetto contempla un oggetto a prescindere dalle
forme della rappresentazione (spazio, tempo e causalità) e a prescindere dalla
volontà di possederlo.
L’arte resta però comunque una liberazione temporanea per il soggetto che
contempla e anche ancora legata alla volontà.
2. Etica: rappresenta invece una più duratura liberazione dai mali provocati dalla
volontà.
Perseguendo
la
virtù, l’uomo
non
considererà
più
se
stesso
contrapposto ad altri individui, ma ridurrà a un’unica realtà il suo io e quello
degli altri, superando ogni forma di conflitto.
Per conseguire questo obiettivo il soggetto:
o
In un primo momento si limiterà a non compiere azioni che
possano recare danni ad altri individuo (Giustizia).
o
In
un
secondo
momento
si
impegnerà
ad
assumere
un
atteggiamento ancora più positivo, sottoforma di compassione e
aiuto al prossimo. La compassione rappresenta quindi un ulteriore
passo
verso
la
frantumazione
della
volontà
e
la
sua
negazione(Carità).
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Il limite dell’ Etica è che rimane interna alla vita e quindi al dolore: allieva la sofferenza
nostra e quella degli altri, ma non può annullarla.
3. L’ASCESI: rappresenta invece la via d’eccellenza per l’annullamento della
volontà : attraverso la sistematica negazione dei bisogni della vita sensibile,
praticando: - castità
- digiuno
- povertà...
L’ ascesi è la rinuncia al volere che porta ad una estinzione progressiva del
dolore cioè al NIRVANA al nulla dove non c’ è più nè nascita, né vecchiaia, né
morte, nè sofferenza non c’ è più la volontà
Spenta ogni volontà si spegne così ogni dolore.
Il concetto di Nirvana è un forte collegamento con il Buddismo e Induismo infatti anche
queste religioni cercano la liberazione dal Maya cioè dall’ illusione del mondo e dalla
sofferenza.
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L’odore dell’India di Pier Paolo Pasolini (Italiano)
Dopo Schopenhauer altre figure di rilievo si
sono avventurate sempre di più nel mondo
orientale, tra questi ricordiamo Pier Paolo
Pasolini poeta, scrittore, regista, sceneggiatore,
drammaturgo e giornalista italiano.
Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 marzo
1922, è considerato come uno degli artisti e
intellettuali italiani più importanti del 20° secolo
anche per la sua versatilità culturale che
spaziava in vari ambiti.
Sin da giovane iniza a scrivere poesie e nel
1942 esce il suo primo libro “Poesie a Casarsa”.
A causa del lavoro del padre, è costretto a
trasferisi numerose volte finchè nel 1952 arriva
a Roma dove si inserisce nel gruppo di
intellettuali più importanti della città e ciò lo
porta a continuare a scrivere.
Parallelamente entra nel mondo cinematografico come collaboratore di Fellini finchè
nel 1960-61 ha diretto il lungometraggio “Accattone”, tale opera può essere
considerato la trasposizione cinematografica dei suoi precedenti lavori letterari.
Conclusa la regia di Accattone, in compagnia di Alberto Moravia ed Elsa Morante ,
Pasolini si reca per la prima volta in India, per la commemorazione, che si tiene a
Mumbay, del poeta Tagore che è considerato il più grande poeta indiano moderno.
Nell’arco di sei settimane, Pasolini si aggira attento nella realtà caotica del
subcontinente indiano, una realtà analoga a quella nepalese di quel periodo,
provando emozioni e sensazioni così intense da essere spinto a scrivere: ”L’ odore dell’
India”.
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“L’odore dell’India” è scritto quasi come un diario, un resoconto del viaggio dove
Pasolini, con spirito attento, osserva i gesti e le movenze della gente, gli aspetti della
quotidianità, i colori dei paesaggi e soprattutto l’odore della vita, lasciandosi trascinare
da una terra affascinante e, nello stesso tempo, dall’orrore della povertà dei suoi
abitanti.
Scrive a proposito delle condizioni di vita degli indiani : “La vita in India, ha i caratteri
dell’insopportabilità: non si sa come si faccia a resistere mangiando un pugno di riso
sporco, bevendo acqua immonda, sotto la minaccia continua del colera, del tifo, del
vaiolo, addirittura della peste, dormendo per terra, o in abitazioni atroci”.
Nell’ opera descrive Le sue frequenti camminate notturne, dalle quali trae spunti per
riflettere sui suoi argomenti preferiti: la cultura, la borghesia, la religione e la morte.
Prova subito compassione per l’immensa povertà.
Pasolini non osserva passivamente come il souo amico Moravia, ma si lascia
coinvolgere da ciò che lo circonda, aiutato da Elsa Morante dà infatti soccorso a un
ragazzo di nome Revi, un bambino povero che si trova sempre nei pressi dell’ albergo, l’
interazione con Revi potrebbe rappresentare il contatto tra India e l’ autore.
Quello che colpisce di più l’autore è l’assoluta disponibilità delle persone, che associa
all’influsso della religione Indù, riflette sulla borghesia indiana, chiusa nel rigido sistema
delle caste e in quello familiare, eppure contraddistinta dalla tolleranza.
Questo libro ci presenta una fotografia dell’ India e fa riflettere sulla situazione indiana,
simile sotto tanti aspetti a quella nepalese, sono due nazioni legate da molte similitudini
unica differenza è lo sviluppo repentino che sta avendo l’ India negli ultimi anni il che
rende il Nepal uno stato di fatto più arretrato.
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Fonti:

Bibliografia: “Arrivano i Gurkha dall’ Himalaya all’ Emilia Romagna” di Luca Villa
“L’odore dell’India” di Pier Paolo Pasolini
“Temi di Geografia generale” Edizione mista di Angela Mossudu

Sitografia:
http://www.lonelyplanetitalia.it/destinazioni/asia/nepal
http://www.dalvolturnoacassino.it
http://www.filosofiaedintorni.eu
http://www.treccani.it/enciclopedia
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