Spontaneità e creatività
SPONTANEITA’ E CREATIVITA’
Elementi valoriali alla base
del buon Playback Theatre
Tesi di Franca
Dellavedova
Luglio 2015
Relatore Maria Elena Aimo
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Spontaneità e creatività
INTRODUZIONE
Chi sono e perché ho scelto questi argomenti
………..………….... pag. 3
SPONTANEITA’
……………………..
pag.
CREATIVITA’
……………………..
pag. 11
CONCLUSIONI
……………………..
pag. 18
2
e
LIBERTA'
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Spontaneità e creatività
INTRODUZIONE
Chi sono e perché ho scelto questi argomenti
Mi chiamo Franca e mi accingo a scrivere una breve tesi sul “Playback
Theatre”.
Il PT è nato nel 1975 ed è stato ideato da Jonathan Fox a New York ed ora è
praticato in tante parti del mondo, perché piace, piace, piace…
Jonathan Fox si è ispirato da “Il Teatro della Spontaneità”
(Stegreiftheater) che è una forma di teatro creato da Jacob Levi Moreno negli
anni venti a Vienna e continuato nei primi anni successivi all’emigrazione di
Moreno negli U.S.A.
Questo tipo di teatro è decisamente particolare, perché si basa tutto
sull’improvvisazione, sulla spontaneità e non su testi scritti per essere recitati.
Ma improvvisazione di cosa ? di chi? L’interessante di questo tipo di teatro è
la base sulla quale lavorano gli “attori”. La base è data dalle emozioni
donate dal pubblico. Gli attori colgono le emozioni e danno loro vita sul palco,
ridonandole al pubblico.
Il PT è proprio questo : un dono che si fa a chi racconta.
Gli attori sono a disposizione del pubblico, ascoltano attentamente ciò che
viene detto / raccontato e questo viene messo in scena con quanto emerge da
ognuno degli attori, non tanto dalla mente, quanto dal cuore: dalla loro
spontaneità, dalla loro creatività, dal loro coinvolgimento a quanto
narrato.
Non di rado in scena viene fuori qualche particolare in più, in relazione a
quanto esposto dal pubblico o dal narratore stesso. Risulta quasi
incomprensibile come questo possa accadere: è una magia del PT.
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Spontaneità e creatività
La persona che lega il pubblico agli attori è il “conduttore”. Questo è un
compito molto importante nel Playback Theatre. Il conduttore segue un filo
che collega tutta la performance dall’inizio alla fine. Solitamente la serata ha
un titolo, un tema che aiuta a seguire questo filo.
Prima di continuare ed entrare nel bellissimo mondo del PT, sento di dover
raccontare qualcosa di me ed il motivo per cui ho scelto gli argomenti di
questa tesi.
Non sono più giovane ed è da parecchi anni che conosco il PT, ma non avrei
mai immaginato, quella prima volta, in cui ho assistito ad una performance,
di entrarci così come lo sono ora.
Innanzitutto devo dire che, anni fa, ho avuto un periodo di crollo, di
confusione, di caduta in un vicolo che pareva senza uscita.
Lavoravo come segretaria in una ditta, i cui dipendenti erano disegnatori
tecnici. La ditta ora non esiste più! Avendo iniziato a lavorare a quasi 18
anni ho svolto la mia attività in parecchi reparti: anche se era una ditta
unica, ogni reparto era a sé, per cui ho accumulato varia esperienza. In
ultimo ero approdata al reparto più grande, composto infatti da un
centinaio di persone, senza contare una vasta gamma di fornitori. Tutti
facevano riferimento a me per qualsiasi cosa. Il telefono suonava in
continuazione, dovevo contattare un sacco di persone e così tutto il giorno,
tutti i giorni, ecc. ecc. Data la mole di lavoro, mi fermavo sovente anche più
delle normali otto ore, uscivo stravolta e, il più delle volte, cadevo in un
sonno profondo e, per almeno mezzora, non riuscivo a comunicare con
nessuno. Questo tutto quando stavo bene, poi il sonno / l’addormentamento
era diventato un optional e senza dormire non si va da nessuna parte, anzi
in una sola direzione : ci si ammala !!! E naturalmente c’erano problemi
personali …
Mi era stato consigliato di seguire una terapia di gruppo con incontri
settimanali. La psicoterapia era basata sul metodo di psicodramma
moreniano. Un giorno la dottoressa ha distribuito al gruppo dei volantini,
relativi ad una serata di PT: la cosiddetta “performance”.
La partecipazione alla serata è stata il mio primo approccio al “magico
mondo del PT !!! “
La performance mi è piaciuta moltissimo, mi ha stregato !!!
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Spontaneità e creatività
Sul palco venivano rappresentate le emozioni e le storie portate dal
pubblico, che è coinvolto durante lo svolgimento della performance, proprio
per renderla possibile :
non esiste PT senza un pubblico che interagisca con il conduttore
e gli attori.
E qui ho visto entrare in scena la “spontaneità” e la “creatività”, che
sono il cuore della mia tesi.
Devo dire che, probabilmente ero arrivata al punto in cui non sapevo più
cosa fosse la spontaneità, mi sentivo sempre in fase di controllo e, secondo
me, essere spontanei è troppo importante per ogni individuo, per la sua vita,
per la sua crescita.
Da bambini ad un certo punto la spontaneità viene smorzata, gli
adulti forse non se ne rendono conto o non ascoltano o hanno bisogno di
controllare tutto.
Mi viene in mente, una volta, in cui andai con la nonna da un
conoscente ed, in seguito all’offerta di frutta, la nonna mi disse con impeto:
“Ma, Franca, prendi la banana, che ti piace così tanto”, mi ritrovai a
mangiarla proprio di controvoglia, infatti la banana non mi piaceva affatto.
Ma a pensarci ora: ”Come mai non protestai?” Forse non volevo contrariare
la nonna, non volevo dire che non mi piaceva : il mio comportamento
comunque “non era spontaneo”!
In un’altra occasione che ricordo, invece ho agito proprio
“spontaneamente”: una mia compagna di classe non trovava la sua matita,
allora io presi la mia e la spezzai a metà, temperandola poteva anche lei
fare l’esercizio richiesto dall’insegnante e la cosa mi fece proprio piacere.
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Spontaneità e creatività
Infatti il comportamento spontaneo porta ad uno stato di
piacere, di felicità.
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Spontaneità e creatività
SPONTANEITA’ e LIBERTA'
Ed ora veniamo alla definizione della parola “spontaneità” data dal
vocabolario della lingua italiana:
“Naturalezza”, assenza di artificio (di opera d’arte), semplicità, assenza
d’artificio (di comportamento umano).
I sinonimi di “spontaneità” : naturalezza, schiettezza, sincerità,
immediatezza, impulsività, istintività, franchezza, genuinità, semplicità,
volontarietà, di cui i “contrari” : artificio, artificiosità, calcolo, forzatura,
sforzo, insincerità, imposizione, obbligo.
E/o meglio ancora della definizione della parola “spontaneo” : 1) Naturale,
non provocato artificialmente. 2) Fatto liberamente. Accettazione
spontanea = volontaria.
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Mi piace moltissimo
:
fatto liberamente !
E “liberamente”
:
in modo libero, con libertà.
Spontaneità e creatività
E qui siamo arrivati in un territorio veramente vasto, ma sempre dal
vocabolario : ” libertà ”
1) La possibilità da parte dell’uomo di realizzare i propri scopi, le proprie
aspirazioni di realizzare se stesso e il proprio pensiero senza costrizioni
esterne, nell’ambito del vivere civile. La libertà in questo senso è il più
alto diritto dell’uomo, ciò che lo distingue da tutti gli altri esseri, che
vivono in stato di determinazione esterna. La libertà è la naturale
esigenza dell’intelletto umano.
2) Stato sociale per cui l’uomo non è schiavo, né servo della gleba, ma libero
di sé, padrone di disporre di sé e del proprio lavoro.
3) Assenza di giogo politico ed economico; assenza di limitazioni di
carattere politico, sociale, ideologico, ecc. imposte da gruppi al potere: la
realizzazione politica della libertà.
4) L’attuazione della libertà : la possibilità di agire in un qualsiasi campo,
senza divieti e limitazioni. Libertà di coscienza, di stampa, di parola, di
riunione e di costituirsi in gruppo politico, libertà democratiche, libertà
di commercio, ecc. ecc.
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Spontaneità e creatività
Da Martin Luther King il contrario di libertà : Prigione significa vivere
senza il canto di un uccello, senza la vista del sole, della luna e delle stelle,
senza la percezione dell’aria fresca. Insomma è vivere senza le bellezze della
vita; è pura e semplice sopravvivenza: fredda, crudele, degenerativa.
“Date agli altri molta libertà se volete averne.” (Carlo Dossi)
Si può dire che l'uomo tante volte crede di volere la libertà. In realtà ne
ha una grande paura. Perché?
Perché la libertà lo obbliga a prendere delle decisioni, e le decisioni
comportano rischi. Se invece l’uomo si sottomette a un'autorità, allora può
sperare che l'autorità gli dica quello che è giusto fare, e ciò vale tanto più se c'è
un'unica autorità – come è spesso il caso – che decide per tutta la società cosa
è utile e cosa invece è nocivo.
Il desiderio di libertà spinge molte persone a superare ogni limite. Non
contenti di praticare i normali sport, ad esempio, molti si danno a “sport
estremi”, mettendo in serio pericolo la propria vita. Alcuni film presentano
questo concetto seducente di libertà, ma non sarà altro che un pericoloso
miraggio forse? Ma allora, la libertà è solo un sogno al quale è meglio
rinunciare accontentandosi di una vita spenta e mediocre?
No di certo! Ma prima di tutto dobbiamo verificare di cosa siamo
prigionieri: della nostra presunzione e del nostro orgoglio, sempre presente
nei nostri pensieri più segreti? Oppure prigionieri di qualche vizio, del quale
non riusciamo a fare a meno?
Insomma forse dovremmo fare in modo che i nostri pensieri, le nostre azioni
e le nostre parole siano sondate e illuminate, ma così dove finirebbe la
spontaneità ?
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Spontaneità e creatività
Queste considerazioni e questi aspetti valoriali sono alla base del Playback
Theatre:
 Dal libro di Luigi Dotti : “Storie di vita in scena” (2006) riguardo
sempre alla parola “spontaneità” nel glossario leggiamo : è concepita
in stretta relazione con la “creatività” (il fattore s-c). Si evidenzia
attraverso la percezione di sentire la disponibilità a mobilitare le
proprie energie, al fine di realizzare rapporti adeguati e creativi con la
realtà. La spontaneità gioca nella dinamica dell’individuo una
funzione antitetica all’ansia. Ove vi è pienezza di spontaneità
l’ansia scompare.
 E ancora il “Teatro della spontaneità” : creato da J.L. Moreno negli
anni 20 a Vienna e continuato nei primi anni successivi
all’emigrazione negli U.S.A. Gli attori mettevano in scena i drammi
proposti dal pubblico o fatti di cronaca tratti dai quotidiani (Giornale
Vivente). Lo Stegreiftheather è il precursore dello psicodramma. Ha
punti di contatto con il playback, anche se l’idea e gli sviluppi del
playback sono nati su presupposti culturali e valoriali in parte diversi.
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Spontaneità e creatività
CREATIVITA’
La verità è che tutti all’inizio siamo...bambini e creativi. In modo
spontaneo e molto naturale, senza alcuno sforzo. Purtroppo il processo
educativo e di socializzazione causa gravissimi blocchi e inibizioni. Invece di
sviluppare la creatività innata dei bambini, la inibisce progressivamente. Ma il
blocco delle capacità creative, l’inibizione del “fanciullino” che è in noi (come
lo chiama Giovanni Pascoli) non è definitiva e irreversibile. È possibile
riattivare quel “fanciullino” e recuperare la creatività dentro di noi senza
attendere molto tempo, senza impiegare una vita, ma anzi recuperando
pienamente tutta una vita meravigliosa.
Credo che tutto ciò che vediamo intorno a noi sia nato dalla
“creatività”.
E nel dire tutto, intendo proprio tutto : da dove comincio ? Ma, vediamo in
casa quel mobile, ecco: qualcuno ha avuto l’idea di costruirlo, quel libro; ecco:
qualcuno ha avuto l’idea di scriverlo; quei fiori così sistemati in quel vaso
ecco: qualcuno ha avuto l’idea di fare tale composizione floreale e così via,
quell’abito come è particolare, che stoffa : qualcuno ha avuto l’idea di
confezionarlo.
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Spontaneità e creatività
Per tutto ciò che vediamo qualcuno ha usato la propria “creatività”,
affinché nascesse questo o quello : la cosiddetta “lampadina” rappresentata
nei fumetti !!! La creatività che può esser usata nell’ambito della vita
lavorativa, di una professione, oppure al di là di questo in attività aggiuntive
che danno piacere.
In famiglia ho degli esempi :
- Un prozio, Pietro Della Vedova, è stato un illustre scultore, sotto
l’insegnamento del più conosciuto Vincenzo Vela
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Spontaneità e creatività
- Mio papà, senza andare troppo indietro nel tempo, è un artista in
un’attività che pochi conoscono: il “marmo artificiale”, cioè
un’imitazione del marmo naturale, resa possibile da miscelazioni di
terre colorate e pigmenti con scagliola e vari procedimenti. Questo
materiale è in tutto e per tutto uguale al marmo vero : il risultato è
appunto lo stesso con la sola distinzione che questo materiale al tatto
non rimane freddo, qualità specifica del marmo “vero”. Con questo
procedimento si possono inventare intarsi di vario genere a seconda,
appunto, della “creatività” e i risultati sono sorprendenti, anche questa
per me è magia : affascinante!!!
E affascinante è proprio la “creatività” di ognuno di noi che emerge dal
buio, insegue spontanee associazioni, facendo nascere idee per la
realizzazione di “un tutto e un di più”. E insieme alla creatività c’è la
“fantasia”, che è la capacità di rappresentare nella mente qualcosa che non c’è
o non c’è ancora. Particolarmente attiva nell’infanzia, la fantasia mette in
moto un processo creativo che riesce a trovare soluzioni imprevedibili.
Ho letto recentemente su un settimanale il consiglio di lettura del noto
Alberto Bevilacqua: “Se sei triste guarda il cielo” da una donna giapponese,
Shibata Toyo, che ha iniziato a comporre poesie all’età di 92 anni, che chiude
il volume con questo motto, sintetizzandone lo spirito : “La vita può
cominciare quando meno te lo aspetti”!
L’entusiasmo che spinge qualcuno di noi a fare qualcosa per se stesso (e
non solo), mi fa sentire “felice dentro” …
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Spontaneità e creatività
Ed ora la definizione che troviamo sul vocabolario per la parola
“creatività” : la capacità di produrre opere elevate dell’ingegno, opere d’arte
e simili e “creativo” : proprio del creare, relativo al creare.
I sinonimi di “creatività” : capacità creativa, fantasia e “creativo” :
fantasioso.
E ancora sul creare, sul creativo da Kierkegaard: “Creando potevo
guarire, creando ritrovavo la salute.”
La creatività umana ha un ruolo centrale nella salute e nel
benessere psicofisico di ogni persona.
Quando ci arriva un’idea è mettendola in atto che creiamo. Quando
passiamo dal pensiero all’azione riusciamo a realizzare un qualcosa che ci fa
sentire vivi, gioiosi, creativi appunto. Tutto questo fa bene sia all’anima che al
corpo …
“Tutti noi siamo persone, non tasti di pianoforte. Nessuno può
trattarci come se fossimo tasti di pianoforte. Nessuno può schiacciarci per
suonare la musica che piace a loro. Nessuno può usarci come oggetti passivi.
Persino noi stessi non possiamo né dobbiamo trattarci come tasti di
pianoforte. Chi può impedire questo sopruso così frequente e diffuso? ”… Già
è molto che un grande creativo come Dostoevskij abbia trovato il coraggio e la
lucidità di dircelo così chiaramente!
Un aforisma di Ralph Waldo Emerson: “Senza entusiasmo non si è mai
compiuto niente di grande.”
La cultura, l’arte, la creatività pretendono passione prima di
svelarsi, di concedersi a qualcuno. Se non abbiamo un entusiasmo, una
passione non possiamo impostare una relazione, un’esperienza creativa.
Se non abbiamo entusiasmo, passione, non possiamo
impostare una relazione autentica, positiva, creativa con la natura.
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Spontaneità e creatività
Con l’entusiasmo, la passione per le cose semplici, banali, possiamo
scoprire un mondo meraviglioso, una bellezza stupenda, emozioni profonde e
intense in ogni elemento, in ogni aspetto della natura:
• negli alberi, nelle piante, negli animali di ogni tipo, nelle persone
• in un fiorellino selvatico nato nella fessura dell’asfalto cittadino e che
sembra l’opera perfetta di un designer per l’armonia della sua forma, del
colore, del profumo, delle caratteristiche tattili e della sua funzionalità
• in un filo d’erba con le sue radici a lavorare,
• in una formica che faticosamente trascina un seme che pesa il doppio di lei,
• in una lucciola che brilla durante una calda serata,
• in una coccinella con il manto che sembra disegnato da un artista,
• in un uccellino che timidamente si avvicina a beccare una briciola,
• in un cagnolino che saltella e scodinzola,
• in una tazza di latte caldo,
• nell’aroma di un biscotto appena sfornato,
• nel profumo di un panificio al mattino,
• nelle trasparenze e luccichii di una goccia d’acqua bella come un prezioso
diamante,
• nei giochi di un bimbo,
• nelle insicurezze di un adolescente,
• in ogni aspetto di noi stessi, della meravigliosa storia della nostra vita,
• e in infiniti altri elementi, momenti, rapporti, circostanze, esperienze … di
varia e infinita natura
“La vita di per se è la favola più fantastica.” (H. C. Andersen)
“Se puoi sognarlo, puoi farlo. “(Walt Disney)
“Dipingere è facile quando non sai come si fa, ma molto difficile quando
lo sai.” (Daniel Defoe). Con questa frase Daniel Defoe, scrittore britannico,
padre del romanzo inglese, autore del famosissimo Robinson Crusoe,
sottolinea che la creatività (persino quella che si esprime in una performance
molto tecnica, come la pittura) non si limita alla produzione concreta
dell’oggetto, ad un talento tecnico, ma va molto al di là. Richiede piuttosto la
creatività di un ingenuo fanciullo, come diceva Giovanni Pascoli.
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Spontaneità e creatività
Non tanto l’abilità tecnica di un esperto mestierante. Anzi c’è
il pericolo concreto che se si dà spazio esclusivo alla tecnica, alla
produzione concreta, all’innovazione, si perde di vista l’aspetto più
importante della relazione creativa: l’empatia e i vissuti
emozionali.
Ce lo confermano due grandi pittori del ‘900: “La mia arte è in realtà
una confessione fatta spontaneamente, un tentativo di chiarire a me stesso in
che relazione sto con la vita. Fondamentale una specie di egoismo, ma non
perdo la speranza che grazie ad essa riuscirò ad aiutare altri a vedere più
chiaro.” (Edvard Munch). “La pittura è una bugia che dice la verità.”(Pablo
Picasso). In questa frase Picasso ci dice creativamente che in un quadro non è
importante il suo realismo, cioè la tecnica che rende il disegno perfetto, ma la
comunicazione di emozioni.
Le emozioni profonde sono l’aspetto più “vero” della realtà,
soprattutto delle nostre realtà umane.
Questo è il concetto che portò anche Oscar Wilde a scrivere: “L'arte non
deve mai tentare di farsi popolare. Il pubblico deve cercare di diventare
artistico.” - “L'arte è una collaborazione tra l'uomo e Dio, e meno l'uomo fa, meglio
è.” (André Gide). Anche André Gide quindi sottolinea che nella creatività deve
prevalere la relazione spirituale, empatica non tanto il rapporto concreto,
limitato agli aspetti più “terreni” e superficiali.
È lo stesso concetto espresso, con parole diverse, da George Sand e da
Charlie Chaplin “L'arte non è lo studio della realtà positiva, ma la ricerca della
verità ideale” (George Sand) e “L'arte è un sentimento più che una dottrina.”
(C. Chaplin)
E ora una citazione più lunga, che ripete gli stessi concetti e soprattutto
li utilizza per sottolineare l’importanza di liberare e sviluppare questo tipo di
creatività negli interventi terapeutici e riabilitativi del disagio mentale e in
tutti i casi in cui si desidera promuovere il benessere, la salute e la felicità
degli esseri umani : “Nell'atto di creazione di ciascun individuo l'arte nutre
l'anima, coinvolge le emozioni e libera lo spirito, e questo può incoraggiare le
persone a fare qualcosa semplicemente perché vogliono farlo. L'arte può
motivare tantissimo, poiché ci si riappropria, materialmente e
simbolicamente, del diritto naturale di produrre un'impronta che nessun altro
potrebbe lasciare ed attraverso la quale esprimiamo la scintilla individuale
della nostra umanità” (da “”Arteterapia in educazione e riabilitazione”, Bernie
Warren)
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Spontaneità e creatività
“Dove va la mano là seguono gli occhi. Dove guardano gli occhi là si
dirige la mente. Dove posa la mente là nasce l'emozione. Dove palpita
l'emozione là si realizza l'essenza dell'arte” (Nandikeshvara: Abhynaya
Darpana)
In questo trattato indiano scritto da Nandikeshvara sull’arte della
recitazione e del mimo nel II secolo a.c. Troviamo già l’essenza della creatività
umana. L’autore sottolinea l’importanza della stretta integrazione tra la
mano, gli occhi e la mente. La perfetta integrazione tra mente e corpo. E non
basta! La perfetta integrazione, all’interno della sfera mentale, tra aspetti
cognitivi e aspetti emozionali.
Ecco il punto fondamentale: il ruolo centrale delle emozioni. Senza
emozioni non c’è vera creatività umana! Il vissuto emozionale caratterizza
l’esperienza creativa sia in chi crea l’opera d’arte sia in chi ne usufruisce e,
tramite essa, empatizza con l’autore e con tutti coloro che condividono
quell’emozione. Naturalmente non è tutta qui la creatività umana. Ci sono
altri aspetti che la caratterizzano. Ma questo è sicuramente un elemento
centrale e indispensabile. Purtroppo non è assolutamente chiaro alla gran
parte di coloro che si soffermano sulla definizione della creatività e insistono
nel confonderla con la produzione di qualcosa di nuovo e utile o con la
soluzione di problemi. La lezione di Nandikeshvara, donataci più di duemila
anni fa, è stata dimenticata da molti.
“La bellezza salverà il mondo.” (Fedor Dostoevskij)
“Vi spiego come mi prende la voglia di fare una fotografia. Spesso è la
continuazione di un sogno. Mi sveglio un mattino con una straordinaria
voglia di vedere, di vivere. Allora devo andare. Ma non troppo lontano, perché
se si lascia passare deln tempo l’entusiasmo, il bisogno, la voglia di fare
svaniscono. Non credo che si possa “vedere” intensamente più di due ore al
giorno”. (Robert Doisneau)
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Spontaneità e creatività
CONCLUSIONE
Concludo questo viaggio nei concetti di spontaneità e nella creatività,
fondamenti del playback theatre, con una citazione che ci riporta al Playback
Theatre:
Nel libro di Luigi Dotti : “ Storie di vita in scena” (2006) :
“la creatività è definita da Moreno in stretta relazione con la
spontaneità, costituendo il fattore s-c (spontaneità-creatività).
Spontaneità e creatività sono interdipendenti. La creatività si traduce
nell’atto concreto, la cui caratteristica è di fornire risposte adeguate a
situazioni nuove o risposte nuove a situazioni note o cristallizzate. Il
Playback Theatre come strumento formativo e terapeutico ha tra i suoi
obiettivi lo sviluppo di ruoli più spontanei e creativi nell’individuo e nei
gruppi”.
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