BIOREMEDIATION - processo di bonifica che utilizza microrganismi per degradare gli inquinanti presenti nel suolo e nelle acque - bioenhancement bioaugmentation Utilizzo di popolazioni autoctone in grado di moltiplicarsi a spese delle sostanze da degradare Utilizzo di inoculi opportunamente preparati selezionando microrganismi autoctoni e/o alloctoni Quando si ricorre alla bioaugmentation? 1. La popolazione autoctona non è in grado di degradare composti xenobiotici; 2. gli inquinanti comprendono complesse miscele contenenti un’ampia varietà di substrati; 3. necesità di aumentare la velocità di biodegradazione La selezione del microrganismo piu “adatto” - molecular breeding - genetically engineered microrganisms molecular breeding - Si applica una pressione selettiva su colture di arricchimento con lo scopo di accelerare il processo evolutivo che determina l’istaurarsi di nuovi pathways biochimici ESEMPIO (1): Coltura di arricchimento in chemostato fornendo piccole concentrazioni di un composto xenobiotico e alte concentrazioni di un substrato ad esso correlato ma utilizzabile Graduale diminuzione del substrato utilizzabile e incremento del composto xenobiotico (settimane o mesi) Selezione di mutanti spontanei con incrementata capacità di utilizzare il composto xenobiotico molecular breeding ESEMPIO (2): Coltura di arricchimento in chemostato con aggiunta di microrganismi contenenti plasmidi o trasposoni di resistenza o di biodegradazione Lo scambio, la ricombinazione e l’amplificazione dell’informazione genetica in condizioni di pressione selettiva, assieme alle mutazioni spontanee o indotte, favorisce significativamente il processo di evoluzione di nuovi pathways degradativi -genetically engineered microrganisms Ai sensi del D.lgs. 206/01 deve considerarsi geneticamente modificato qualunque microrganismo (batterio, fungo o virus) il cui materiale genetico sia stato modificato in modo che non avviene in natura. Rientrano in questa definizione tutti gli organismi ottenuti tramite l’introduzione, diretta o indiretta, di materiale genetico preparato in vitro e che porta alla formazione di nuove combinazioni genetiche ereditabili. Non sono invece MGM i microrganismi ottenuti mediante mutagenesi, processi di ricombinazione che utilizzano microrganismi non modificati in vitro, o fusione di protoplasti purchè ciò avvenga tra microrganismi che, anche in natura possono scambiare materiale genetico. -genetically engineered microrganisms La scelta del microrganismo : •Caratteristiche metaboliche naturali; •La capacità di crescere nell’ambiente in cui si vuole intervenire; •Disponibilità di opportuni strumenti molecolari che ne consentono la manipolazione genetica; •Non patogeno (ovviamente!!) Il miglioramento genetico di un microrganismo da utilizzare nei processi di biorisanamento •trasferimento di geni già esistenti in un ospite eterologo; •costruzione di nuove vie cataboliche •modificazione di geni codificanti gli enzimi biodegradativi; •modificazioni delle proteine regolatrici •incremento della biodisponibilità degli inquinanti idrofobici. •Trasferimento di geni già esistenti in un ospite eterologo ES.1: Pseudomonas putida F1 PROPRIETA’: - degrada benzene, toluene ed etilbenzene - non patogeno - utilizzato in numerose applicazioni ambientali - genoma disponibile in banca dati OBIETTIVO: conferire al ceppo biodegradatore la capacità di degradare anche lo xilene METODO: Trasformazione di P. putida F1 con il plasmide catabolico TOL pWW0 oriV rep tra 116.580/0 oriT 87.435 pWW0 TOL 29.145 58.290 IS1246 xylR xylS IS1246 xyl xyl Figura 6.15: Mappa genetica del plasmide pWW0 TOL, isolato da Pseudomonas putida mt-2. Il cerchio interno indica le dimensoni del plasmide in kilobasi. Il cerchio esterno mostra la posizione di alcuni locus. In verde è mostrata la regione catabolica coinvolta nella biodegradazione di toluene, xilene e dei loro prodotti di ossidazione. I geni codificanti gli enzimi coinvolti nella via di degradazione sono organizzati in due operoni, xylUWCMABN e xylXYZLTEGFJQKIH, che sono positivamente regolati dai prodotti dei geni xylS e xylR. In blu: sequenze di inserzione IS1246. In rosso: i geni coinvolti nel trasferimento coniugativo del plasmide (traABC) e l’origine di trasferimento (oriT). In verde scuro: il sito di origine della replicazione (oriV) e un gene coinvolto nel processo replicativo (rep). Le frecce indicano la direzione della trascrizione. •Trasferimento di geni già esistenti in un ospite eterologo ES.2: Pseudomonas putida F1 OBIETTIVO DEL MIGLIORAMENTO: Costruire un ceppo di Pseudomonas capace di degradare contemporaneamente miscele di BTEX e stirene (feniletene) METODO: Trasformazione di P. putida F1 con due plasmidi: - pWW0 TOL (degradazione dello xilene) - pVAD (degradazione dello stirene) A B styA // styB styC styD // Figura 6.16: A. Degradazione dello stirene attraverso la via dell’acido fenilacetico. Il processo di degradazione è diviso in due fasi. Nella prima fase (upper pathway), lo stirene è convertito in acido fenilacetico. Sotto ad ogni reazione è indicato l’enzima che la catalizza: StyAB, stirene monoossigenasi; StyC, epossistirene isomerasi; StyD, fenilacetaldeide deidrogenasi. Gli enzimi Paa sono responsabili del catabolismo dell’acido fenilacetico ad intermedi del ciclo di Krebs (lower pathway). B. Organizzazione genetica dell’operone styABCD in Pseudomonas sp., ceppo Y2. Referenza : Paloma Lorenzo, Sergio Alonso, Ana Velasco, Eduardo Díaz, José L. García and Julián Perera. Design of catabolic cassettes for styrene biodegradation. Antonie Van Leeuwenhoek. 2003;84(1):17-24 XbaI HindIII Ptac XbaI styA styB styC styD HindIII XbaI styB Ptac TcR lacIq pVLT31 (10 kb) styA XbaI + HindIII styC styD HindIII lacIq pVAD (14.1 kb) TcR Figura 6.17: Schema di costruzione del plasmide pVAD. Una cassetta “sty”, amplificata per PCR dall’operone styABCD di Pseudomonas sp. Y2 e contenente all’estremità i siti di riconoscimento degli enzimi di restrizione XbaI e HindIII, è stata clonata nel plasmide pVLT31 digerito con gli stessi enzimi di restrizione. Nel plasmide risultante, pVAD, l’perone styABCD è sotto il controllo del promotore Ptac, un promotore ibrido, derivante dalla combinazione dei promotori trp (triptofano) e lac (lattosio) di E. coli, con caratteristiche di promotore forte e regolabile (represso dal repressore di lac e derepresso dall’ isopropil-β-tiogalattoside, IPTG, molecola sintetica con struttura simile al lattosio, induttore dell’operone lac); lacIq: forma mutante del gene lacI di E. coli, che produce livelli elevati del repressore di lac; TcR: gene conferente resistenza alla tetraciclina. A cromosoma pVAD E. coli S17-1 pir (pVAD) E. coli S17-1 pir (pVAD) cromosoma P. putida F1 B cromosoma P. putida F1 (pVAD) pWW0 P. putida KT2442 (pWW0 TOL) P. putida KT2442 (pWW0 TOL) cromosoma pVAD P. putida F1 (pVAD) P. putida F1 (pVAD, pWW0 TOL) Figura 6.18: Isolamento del ceppo di P. putida F1 (pVAD, pWW0 TOL). A. Il plasmide pVAD (Figura. 6.17) è stato trasferito, mediante coniugazione, dal ceppo donatore E. coli S17-1 pir (pVAD) al ceppo ricevete P. putida F1. I transconiuganti, riceventi il plasmide pVAD, sono stati selezionati in un terreno di coltura contenente tetraciclina. B. Il plasmide coniugativo pWW0 TOL (Figura. 6.15) è stato trasferito, mediante coniugazione, dal ceppo donatore P. putida KT2442 (pWW0 TOL) al ceppo ricevente P. putida F1 (pVAD). I transconiuganti sono stati selezionati per la loro capacità di crescere su terreno contenente tetraciclina (resistenza conferitagli dal plasmide pVAD) e m-xilene come unica fonte di carbonio (capacità catabolica conferitagli dal plasmide pWW0 TOL). Il miglioramento genetico di un microrganismo da utilizzare nei processi di biorisanamento •trasferimento di geni già esistenti in un ospite eterologo; •costruzione di nuove vie cataboliche •modificazione di geni codificanti gli enzimi biodegradativi; •modificazioni delle proteine regolatrici •incremento della biodisponibilità degli inquinanti idrofobici. •Modificazione di geni codificanti enzimi biodegradativi OBIETTIVI DEL MIGLIORAMENTO: - aumentare la specificità di substrato; - migliorarne l’attività enzimatica (aumento della velocità di degradazione) - aumentare il livello di espressione dei geni codificanti le attività enzimatiche METODI MOLECOLARI: - scambio di geni codificanti subunità omologhe dello stesso enzima, provenienti da specie correlate; - mescolamento di porzioni di geni correlati; - mutagenesi sito-diretta •Modificazione di geni codificanti enzimi biodegradativi ES.1: citocromo P450CAM di Psedomonas putida -Monossigenasi con elevato potere ossidoriduttivo; -Catalizzano idrossilazione di composti alifatici,dealchilazione e dealogenazione; -Distribuzione ubiquitaria; -Identificate diverse centinaia; -CAM: substrato naturale è la “canfora”. OBIETTIVO DEL MIGLIORAMENTO: - aumentare la specificità di substrato; METODO: - mutagenesi sito diretta: sostituzione, nel sito attivo, della tirosina in posizione 96 con un’alanina •Modificazione di geni codificanti enzimi biodegradativi “La nuova variante dell’enzima è in grado di ossidare il dimetilmetano, un substrato non riconosciuto dalla forma selvatica” Figura 6.19: Struttura del citocromo P450CAM. Sono mostrati i residui aminoacidici del sito attivo: V, valina; T, treonina; I, isoleucina; F, fenilalanina; G, glicina; L, leucina. Il numero vicino a ciascun aminoacido indica la sua posizione nella sequenza aminoacidica. La sostituzione del residuo di tirosina in posizione 96 (Y96, evidenziato in rosso) con un’alanina, cambia la specificità di substrato dell’enzima. Referenza: Kellner DG, Maves SA, Sligar SG. Engineering cytochrome P450s for bioremediation. Curr Opin Biotechnol. 1997 Jun;8(3):274-8. Review. PMID: 9206006 •Modificazione di geni codificanti enzimi biodegradativi ES.2: operone bph di Pseudomonas sp. KKS102 - degradazione dei composti fenilici OBIETTIVO DEL MIGLIORAMENTO: - aumentarne la capacità di degradare il bifenile e alcuni policlorobifenili (PCB); METODO: - sostituzione del promotore regolato (pE) con un promotore costitutivo •Modificazione di geni codificanti enzimi biodegradativi B. Presenza di bifenile A. Assenza di bifenile pE O bphS tpnBPH X bphE pE O // bphS tpnBPH bphE operone bph // operone bph X BphS BphS HOPDA Figura 6.20: Regolazione trascrizionale dell’operone bph. A. In assenza di bifenile, il prodotto del gene bphS, la proteina regolativa BphS, lega il sito O (in giallo) immediatamente a valle promotore pE (in blu), bloccando la trascrizione. B. In presenza di bifenile, l’ HOPDA (2-hydroxy-6-oxo-6-phenilhexa-2,4-dienoic acid), un intermedio catabolico del bifenile, blocca l’attività del repressore BphS, permettendo la trascrizione dell’operone. bphE: il primo gene dell’operone bph; tnpBPH: gene codificante una trasposasi. Il miglioramento genetico di un microrganismo da utilizzare nei processi di biorisanamento •trasferimento di geni già esistenti in un ospite eterologo; •costruzione di nuove vie cataboliche •modificazione di geni codificanti gli enzimi biodegradativi; •modificazioni delle proteine regolatrici •incremento della biodisponibilità degli inquinanti idrofobici. Biosintesi dei ramnolipidi in Pseudomonas aeruginosa Fig 6.8: Biosintesi dei ramnolipidi in P. aeruginosa. La timidina.difosfo ramnosio (TDP-ramnosio) agisce da donatore del ramnosio in due reazioni sequenziali catalizzate dalla ramnosiltransferasi 1 e ramnosiltransferasi 2. Nelle due reazioni prima il 3-idrossidecanoil-3idrossidecanoato, e poi l’ L-ramnosil-3-idrossidecanoil-3-idrossidecanoato, agiscono da accettori del ramnosio. Ref.: Ochsner UA, Fiechter A, Reiser J. Isolation, characterization, and expression in Escherichia coli of the Pseudomonas aeruginosa rhlAB genes encoding a rhamnosyltransferase involved in rhamnolipid biosurfactant synthesis. J Biol Chem. 1994 Aug 5;269(31):19787-95. •Incremento della biodisponibilità degli inquinanti idrofobici ES.1: cluster genico rhlABRI di Pseudomonas aeruginosa PG201 -Biosintesi del ramnolipide 2 -rhlAB: ramnosiltransferasi 1, complesso enzimatico di membrana (RhlA, localizzazione periplasmatica; RhlB, componente catalitica nello strato fosfolipidico) -rhlRI: regolazione trascrizionale (RhlR, regolatore trascrizionale; RhlI, sintesi dell’acilomoserinlattone); -Regolato da segnali ambientali: carenza di azoto e ferro, incremento della concentrazione cellulare (quorum sensing) OBIETTIVO DEL MIGLIORAMENTO: - superare i limiti della complessa regolazione ambientale; METODO: - clonaggio dei geni rhlAB in un plasmide ricombinante, sotto il controllo del promotore Ptac •Incremento della biodisponibilità degli inquinanti idrofobici Figura 6.23: Mappa genetica del plasmide pUO98. I geni coinvolti nella biosintesi del ramnolipide 2 (rhlAB) sono sotto il controllo del promotore inducibile Ptac. lacIq: forma mutante del gene lacI di E. coli, che produce livelli elevati del repressore di lac; Sm, resistenza alla streptomicina; rep/mob: regione coinvolta nei processi di replicazione e mobilizzazione del plasmide. Sotto la mappa è indicata l’esatta fusione del promotore tac con i geni rhlAB. S/B, sequenza Shine-Dalgarno. Referenza: Ochsner UA, Reiser J, Fiechter A, Witholt B. Production of Pseudomonas aeruginosa Rhamnolipid Biosurfactants in Heterologous Hosts. Appl Environ Microbiol. 1995 Sep;61(9):3503-3506. PMID: 16535135 Tabella 1: Attività ramnosiltrasferasica e formazione di ramnolipidi nei ceppi ricombinanti che contengono i geni rhlAB nel plasmide pUO98 sotto il controllo del promotore tac. Referenza: Ochsner UA, Reiser J, Fiechter A, Witholt B. Production of Pseudomonas aeruginosa Rhamnolipid Biosurfactants in Heterologous Hosts. Appl Environ Microbiol. 1995 Sep;61(9):3503-3506. PMID: 16535135