Contributo del Papa emerito Benedetto XVI per il libro Bartholomew

Contributo del Papa emerito Benedetto XVI
per il libro Bartholomew. Apostle and Visionary
(12 ottobre 2016)
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Il dialogo ecumenico tra Cattolici e Ortodossi
Il mio primo stretto contatto personale con il Patriarca ecumenico Bartolomeo è stato nell’anno
2002, durante il viaggio verso l’incontro internazionale di preghiera ad Assisi. Era stata di Papa
san Giovanni Paolo II l’idea di recarci insieme in treno ad Assisi per esprimere il nostro
percorso interiore oltre al viaggio esteriore. Per me fu una gioia apprendere che il patriarca mi
aveva invitato a sedere per un po’ accanto a lui, nello stesso scompartimento, e, in tal modo,
conoscerci meglio.
Per me tale incontro — lungo il cammino — è più di un’espressione accidentale dello stato
della fede. Fui anche subito commosso dall’apertura e dal calore personale del patriarca. Non
ci volle un grande sforzo per avvicinarci di più l’uno all’altro. La sua apertura interiore e la sua
semplicità ispiravano subito una piacevole intimità. A contribuire a questa sensazione fu
naturalmente anche il fatto che parla tutte le principali lingue europee, non soltanto francese e
inglese, ma anche italiano e tedesco. Ancor più sorprendente fu per me il fatto che padroneggia
il latino e sa esprimersi in tale lingua. Se si può conversare con qualcuno nella propria lingua,
c’è immediatezza nel parlare cuore a cuore e pensiero a pensiero. Il patriarca non ha studiato
solo nell’ambito della Chiesa ortodossa, ma anche a Monaco e a Roma. Alla diversità di lingue
corrisponde, di conseguenza, anche una diversità di culture nelle quali egli si muove. Così, il
suo pensiero è, dal profondo, un viaggio con gli altri e verso gli altri, che certamente non
degenera in una mancanza di direzione, dove l’«essere in cammino» semplicemente non
porterebbe da nessuna parte. Essere profondamente radicati nella fede in Gesù Cristo, Figlio
del Dio vivente e nostro Redentore, non ostacola l’apertura verso l’altro perché Gesù Cristo
porta in sé tutta la verità. Al tempo stesso, però, questo radicamento ci protegge dallo scivolare
nella futilità e da un vuoto gioco di vanità, poiché ci mantiene nella verità, che appartiene a tutti
e vuole essere la via per tutti.
Così, in qualche modo vedo in questo nostro primo incontro un ritratto dell’intera personalità
del patriarca ecumenico: vivere in cammino verso una meta; vivere nelle molte dimensioni delle
grandi culture; vivere nell’incontro, sostenuto dall’incontro fondamentale con la verità che è
Gesù Cristo. Alla fine, la meta di tutti questi incontri è l’unità in Gesù Cristo.
Anche se, naturalmente, il fine di questa breve riflessione non può essere quello di delineare in
qualche modo il ministero del patriarca nella sua interezza, vorrei almeno sottolineare un
aspetto che è importante per descrivere questo grande uomo della Chiesa di Dio: il suo amore
per il creato e il suo impegno perché venga trattato conformemente a questo amore, nelle
questioni grandi e piccole. Un pastore del gregge di Gesù Cristo non è mai orientato soltanto
alla cerchia dei propri fedeli. La comunità della Chiesa è universale anche nel senso che include
tutta la realtà. Ciò appare evidente, per esempio, nella liturgia, che non indica soltanto la
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commemorazione e il compimento degli atti salvifici di Gesù Cristo. È in cammino verso la
redenzione dell’intera creazione. Nell’orientamento della liturgia verso Oriente, vediamo che i
cristiani, insieme al Signore, desiderano procedere verso la salvezza del creato nella sua
interezza. Cristo, il Signore crocifisso e risorto, è al tempo stesso anche il «sole» che illumina
il mondo. Anche la fede è sempre diretta verso la totalità del creato. Pertanto, il Patriarca
Bartolomeo realizza un aspetto essenziale della sua missione sacerdotale proprio con questo
suo impegno verso il creato.
La mia elezione a Successore di Pietro ha naturalmente conferito una nuova dimensione al
nostro incontro personale. La responsabilità per la fede nel mondo e, al tempo stesso, la
responsabilità per l’unità del cristianesimo diviso fanno parte del ministero che ci è stato dato,
ma sono anche un dovere personale.
Considero particolarmente bello il fatto che, dopo la mia rinuncia, il patriarca mi sia rimasto
sempre vicino personalmente e che sia perfino venuto a trovarmi nel mio piccolo convento. In
molti angoli del mio appartamento si possono trovare ricordi ricevuti da lui. Questi oggetti non
sono soltanto segni affettuosi della nostra amicizia personale, ma anche indicazioni verso
l’unità tra Costantinopoli e Roma, segni di speranza che ci stiamo dirigendo verso l’unità.
Sua Santità Bartolomeo è un patriarca davvero ecumenico, in tutti i sensi del termine. In
solidarietà fraterna con Papa Francesco sta compiendo ulteriori importanti passi sul cammino
dell’unità. Caro Fratello in Cristo, possa il Signore garantirle ancora molti anni di ministero
benedetto come pastore nella Chiesa di Dio. La saluto en philèmati haghìo [«con il bacio
santo», Romani, 16, 16 e 1 Corinzi, 16, 20].
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