Breve Estratto

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Fernando Piterà di Clima
Marcello Nicoletti
GEMMOTERAPIA
Fondamenti Scientifici
della Moderna Meristemoterapia®
Prefazione del Prof. Mauro Serafini
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Prima edizione italiana
Titolo dell’opera:
GEMMOTERAPIA
Fondamenti scientifici della moderna Meristemoterapia
Autori: Fernando Piterà di Clima e Marcello Nicoletti
Prefazione del Prof. Mauro Serafini
Progetto grafico di Ugo Sepi
Tutti i diritti riservati.
© 2016 Nuova Ipsa Editore srl Palermo
www.nuovaipsa.it - e-mail: [email protected]
Nonostante le cure apportate alla composizione, stesura e correzione del testo, l’editore
e gli autori declinano ogni responsabilità per ciò che riguarda gli eventuali errori in essa
contenuti. In caso di problemi specifici - spesso unici di ogni singolo lettore - si consiglia
di consultare persona qualificata e/o verificare l’esattezza delle indicazioni riportate nel
testo consultando la bibliografia di pertinenza. Questo libro non deve essere utilizzato per
auto-diagnosi o auto-terapia senza la diretta supervisione di una guida sanitaria esperta
in gemmoterapia e fitoterapia. Le applicazioni e le indicazioni riportate nel testo non
rappresentano in alcun caso suggerimenti di natura autoprescrittiva o terapeutica. In caso
di malessere o malattia, consultare sempre preventivamente il proprio medico curante.
L’editore ringrazia i detentori del Copyright delle immagini pubblicate. In caso di
irreperibilità degli aventi diritto o di involontaria omissione, si resta a disposizione per
regolare le spettanze d’uso.
ISBN 978-88-7676-579-7
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PREFAZIONE
È con piacere che ho accettato di scrivere la prefazione al libro del dottor
Piterà e del professor Nicoletti sulla Gemmoterapia e sui fondamenti scientifici della moderna Meristemoterapia.
Il libro si pone l’ambizioso traguardo di dire qualche cosa non solo di nuovo,
ma anche di scientificamente valido nel campo della Gemmoterapia.
L’opera ha una organizzazione complessa ma completa:
Si inizia con la descrizione del mondo vegetale, con una analisi approfondita
delle piante e della loro morfologia e distribuzione.
Segue l’analisi fitochimica delle specie esaminate, con la descrizione delle
caratteristiche chimiche dei prodotti naturali isolati, la loro attività biologica
e ruolo ecologico, nonché una analisi dei dati dal punto di vista farmacognostico e farmacologico.
Importanti sono i cenni storici, che dimostrano come la tradizione d’uso possa essere oggetto di un rigoroso studio scientifico.
Il discorso sulla galenica delle preparazioni, oggetto di studio, viene a coprire un settore ultimamente un po’ trascurato anche nei processi formativi
universitari.
La notevole massa di dati presentati rappresenta un terreno su cui elaborare
anche nuove ipotesi di studio, cercando di collegare il funzionamento delle
sostanze naturali alle loro attività in preparati da utilizzare in terapia.
Fondamentale è il settore dedicato alla sperimentazione clinica, dove i dati
vengono qui elencati e descritti con lo scopo di contribuire a validare impieghi nuovi e diversi, basandosi su una amplissima esperienza medica diretta.
Le monografie delle singole specie trattate risultano poi essere il fiore all’occhiello dell’opera stessa.
Infatti, le specie vengono individuate attraverso la denominazione botanica
esatta, vengono descritte le caratteristiche morfologiche, per poi passare al
contenuto in principi attivi.
Inizia poi la parte dedicata alla gemmoterapia, dove sono riportate le parti
impiegate, il tempo balsamico, le preparazioni, e gli studi farmacologici, sperimentali e clinici.
Per questi ambiti di ricerca si pongono in evidenza l’attività citologica ed
istologica, le proprietà principali e le indicazioni cliniche essenziali, gli usi
tradizionali e l’utilizzo medico descritto nella letteratura.
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Da ultimo le associazioni e sinergie, la prescrizione e posologia, controindicazioni, interazioni e tossicologia.
Termina il tutto una importante, ponderosa e aggiornata bibliografia.
Appare quindi evidente la completezza dell’opera presentata, che individua
in medici, veterinari e farmacisti i professionisti a cui si rivolge.
Non possiamo quindi che essere contenti della nascita di tale opera, che
viene a colmare un vuoto ormai consolidato da tempo e sperare che ci siano,
nel tempo, altri contributi di questo tipo, in grado di continuare a portare la
validazione scientifica in questo settore sempre ad alti livelli.
Prof. Mauro Serafini
Ordinario di Biologia Farmaceutica
Università Sapienza di Roma
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Ringraziamenti
Risulta sempre complicato inserire i nomi di coloro che hanno contribuito alla realizzazione
di un libro come questo. Di solito si comincia a fare un elenco, cercando in tutti gli angoli
della memoria quelli che possano avere dato un qualche contributo, magari anche che
possano aver piacere di essere citati, oppure quelli che hanno segnalato gli usi di una data
gemma o un articolo, e così inevitabilmente alla fine si finisce per pensare intensamente a
tutti quelli che semplicemente ti sono stati a sentire mentre parlavi di gemme e a quanto
siano stati importanti e decisivi. Ma così, mentre il cuore si conforta, la mente si confonde. E
finisce per lasciarsi trasportare dal flusso delle emozioni, mentre prova a fermarsi per mettere a fuoco quei momenti, rischia di perdersi nelle pieghe del passato. Finché poi, la ragione
richiama tutti all’ordine e placa la tempesta dei ricordi.
Molti sono i responsabili delle idee riportate, ma dobbiamo limitarci ai principali. Prima di tutto, ricordare coloro per i quali primariamente abbiamo deciso di intraprendere
questa impresa. Il numero dei medici che praticano ogni giorno la gemmoterapia, una
volta consistenti in una sparuta avanguardia, aumenta ogni giorno in modo significativo.
Questo è uno degli effetti dovuti alla forza intrinseca delle gemme. È infatti chiaro che il
futuro della gemmoterapia è tutto nella sinergia tra la potenzialità terapeutica dei tessuti
giovanili e la capacità degli esperti di realizzarla nel modo migliore. Forse mai come in
questo caso, questa situazione appare evidente, considerando le difficoltà che le medicine
complementari hanno nell’affermarsi. Eppure, sebbene ci sia il conforto dell’esperienza,
come la consapevolezza e la volontà di credere in questi rimedi, la necessità di uscire dalle difficoltà nell’impiego esclusivo dei rimedi allopatici, sentivamo che ancora qualcosa
mancava.
L’idea è che questo testo possa in qualche modo essere uno strumento di riferimento
per coloro che intendono rivolgersi alla gemmoterapia. In tempi di sapere concentrato,
semplificato e immediatamente fruibile alla Wikipedia, di orribili messaggini limitati in
origine, di esami nei quali il massimo dello sforzo creativo è quello di mettere la crocetta
nel quadratino giusto, noi crediamo tuttora nella necessità di testi di riferimento, pesanti,
ricchi, il più possibile completi, da consultare e con i quali confrontarsi. Dobbiamo quindi ringraziare tutti coloro che ci hanno chiesto di colmare questa lacuna, di aumentare
il peso specifico scientifico della materia, di riportare e aggiornare quanto si sapeva e si
sa. Una spinta realizzatasi negli incontri, nei convegni, nelle richieste, nelle telefonate e
nei confronti utilissimi, mano a mano che i tempi di realizzazione si allungavano più di
quanto si era considerato. Anche ora, resta forte in noi la sensazione di questo tangibile
appoggio. Tutti i protagonisti di questi fondamentali incoraggiamenti non faranno fatica a
riconoscersi in queste parole.
Ora, tuttavia, vale la pena di personalizzare i ringraziamenti, per quelli che consideriamo
compagni d’avventura. Fin dall’inizio abbiamo avuto un forte appoggio dal dottore Angelo
Di Muzio, Presidente della Federazione Erboristica Italiana, che ci ha aiutato a indirizzare il
carattere del libro e individuare i possibili fruitori. Il dottore Di Muzio è instancabile fautore
di molte attività in favore di un corretto e consapevole utilizzo delle piante medicinali e dei
prodotti naturali. È stato di grande conforto poter confidare sul suo giudizio e sulla sua esperienza. Esperto italiano di primo piano nella gemmoterapia è Marco Sarandrea, titolare di
una delle più belle e attive aziende erboristiche italiane, dal quale abbiamo avuto concreti
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aiuti, come le immagini delle gemme e molti dei campioni utilizzati nelle analisi chimiche.
Cogliamo l’occasione per testimoniare, senza metterla a confronto con gli altri produttori
che vanno anch’essi ringraziati, la grande qualità dei suoi gemmoderivati, confermata dai
risultati delle analisi.
Un particolare e doveroso ringraziamento, con il quale esprimiamo la nostra più sentita
stima e gratitudine, va al professore Mauro Serafini dell’Università Sapienza di Roma, per
avere gentilmente acconsentito ad aprire le pagine di questo libro con la sua autorevole
presentazione. Nel quadro delle personalità scientifiche italiane, certamente il professore si
distingue per la vasta conoscenza, consolidata dall’enorme esperienza maturata in ambito
internazionale, e legata al suo ruolo di esperto italiano nell’ambito dell’EFSA (European
Food Safety Autority).
Un ringraziamento speciale a tutto il team di ricercatori del Centro di Controllo di Qualità
del Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università Sapienza di Roma, che si è prodigato, al massimo della professionalità e applicazione, nell’espletare l’importante lavoro
di ricerca e di analisi riguardante l’identificazione fitochimica dei metaboliti presenti nei
gemmoderivati. Tra costoro ricordiamo ancora il prof. Mauro Serafini - prof. Sebastiano
Foddai - dott. Antonio Ventrone - dott.ssa Sara Iannuzzi (autrice anche di due tesi master sui
gemmoderivati) - dott.ssa Antonella Piccin - dott. Biapa Prosper - dott.ssa Barbara Sansuini e
i signori Michele Dominici, Claudia Marinelli, Debora Marconi. Una menzione particolare
per la dott.ssa Chiara Toniolo, inventrice del metodo per limitare gli effetti negativi cromatografici della glicerina e autrice di molte delle analisi cromatografiche.
Un cordiale ringraziamento ai dottori Enzo Merogno, Leonardo Restifo, Aurelio Rocco e
Giuseppe Spinelli per l’incoraggiamento e sprone a terminare questo lavoro. Per la stessa
ragione ringraziamo il dottor Massimo Rossi, da sempre impegnato nello studio e nell’applicazione di questa affascinante materia, dal quale abbiamo ricevuto anche sostegno morale
e intellettuale.
Un elogio speciale alle dottoresse Simona Nitu e Carmen Cornelia Ponoranm, e alle professoresse Neli-Kinga Olah e Claudia-Crina Toma, che da anni si prodigano, con alta professionalità, nella ricerca scientifica e nell’insegnamento della gemmoterapia. Alla prof.ssa
Claudia-Crina Toma va il grande merito di essersi prodigata affinché la gemmoterapia diventasse materia di insegnamento nel Dipartimento di Scienze Farmaceutiche presso la
Facoltà di Medicina, Farmacia e Medicina Dentale dell’Università “Vasile Goldiş” di Arad
(Romania). Forse non tutti sanno che proprio in Romania la gemmoterapia ha trovato un
terreno fertile nel quale svilupparsi in maniera molto significativa. Non solo sul piano della
produzione e del mercato, ma soprattutto per un’attenzione scientifica e di ricerca, in primo
luogo accademica, tutta dedicata a questo settore. Un punto fermo e significativo, dal quale
si irradiano importanza, consapevolezza e certezze per tutta la gemmoterapia e il suo cammino futuro. Siamo inoltre grati agli autori delle fotografie di alberi, arbusti, gemme, germogli e altro: Stefano Calandriello, Walter Culicelli, Nick Churchill, Franco Giordana, Charles
Hazard, Flavia Piterà, Marco Sarandrea, Antonella Tallarico e tanti altri ancora. Infine, e non
certo per ultime, si ringraziano tutte le aziende di produzione e commercializzazione che
hanno fornito il prezioso materiale vegetale da sottoporre alle indagini fitochimiche.
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PREMESSA
L’inizio del secolo XXI sembra destinato a cambiamenti radicali capaci di influire pesantemente sullo stile di vita dell’uomo, le sue condizioni di salute, persino la sua sopravvivenza. Stanno rapidamente cambiando le comunicazioni,
con una rete globale che si stende su tutto il pianeta e permette di scambiare
e diffondere le informazioni a chiunque in tempo reale; cambiano i rapporti
con le macchine, che diventano sempre più uno strumento indispensabile per
qualsiasi espressione umana e rischiano di raggiungere una loro indipendenza di pensiero; cambiano le condizioni climatiche che determinano un vero
stravolgimento degli orizzonti vitali e generano grandi migrazioni. Soprattutto
cambiano le aspettative di vita che determinano l’invecchiamento della popolazione e necessitano di resettare e ridisegnare completamente i rapporti sociali, la destinazione delle risorse e i concetti sulla qualità della vita e di salute.
Centrale e sempre più determinante l’impiego delle risorse naturali, sempre
più in bilico tra sostenibilità consapevole e sfruttamento irresponsabile.
Infatti, tra i molteplici cambiamenti, ciò che non cambia è la bramosia dell’uomo di appropriarsi delle risorse naturali, di volerle trasformare per adattarle a
soddisfare le proprie necessità, di manipolarle per rispondere efficacemente ai
propri bisogni, fino ad arrivare perfino a violarle per assecondare i propri capricci. Mai come ora, le potenzialità offerte dalla tecnologia invitano l’uomo ad
approfittare al massimo delle risorse, sconvolgendole e dimenticando la loro
appartenenza all’ordine naturale, ma nello stesso tempo offrono possibilità di
utilizzazioni consapevoli e rispettose. Mai come ora il dibattito è aperto e vale
la pena di parteciparvi.
Questo libro, sebbene nominalmente dedicato ai gemmoderivati, in sostanza
riporta l’ennesimo esempio, ulteriore ma recente, di impiego delle risorse naturali per soddisfare l’aspirazione primaria dell’uomo: vivere in salute evitando
la maledizione delle malattie, utilizzando una moderna soluzione offerta dalla
prometeica profezia. L’obiettivo quindi è importante quanto centrale, ovvero
mantenere e migliorare lo stato di salute impiegando quanto la Natura ci mette
a disposizione nella maniera migliore grazie alla tecnologia. Nello stesso tempo, questo libro offre una riflessione su come l’offerta naturale possa essere
rispettata e proprio da essa sia possibile apprendere quanto necessario per
metterla in armonia con il nostro organismo e l’insieme ambientale. Un esempio e un contributo concreto della nuova sensibilità che solo recentemente si
sta fortemente affermando, dopo un lungo periodo di oscurantismo e appropriazione indiscriminata delle risorse naturali.
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La gemmoterapia è parte di questa sensibilità, e offre importanti spunti e applicazioni. Pur essendo una pratica medica molto antica, trova oggi una nuova
modernità, per il possibile impiego in una serie di disfunzioni. Forse, tutto nasce dall’ammirato stupore per lo spettacolo offerto dal miracolo della nascita di una nuova vita, prodotta dal semplice gesto di “impiantare” un piccolo
pezzo di ramo nel terreno, nell’attesa trepidante che possa trasformarsi in una
splendida rosa o in un monumentale ginkgo. O semplicemente dall’ammirazione per lo spettacolo inesauribile della rinascita primaverile in ogni minimo
spazio disponibile. Come non sentire l’aspirazione, il desiderio, la voglia di
catturare in qualche modo quella vitalità e farla propria, anche solo in minima
parte? Forse un altro mito può diventare realtà, forse siamo vicini a un altro
passo della lunga e attenta aspirazione dell’uomo di approfittare al meglio e in
armonia dei doni spontaneamente offerti dalle piante.
Proprio in questo inizio di secolo, la gemmoterapia si affaccia al grande pubblico per contribuire a cambiare in parte la medicina, sull’onda del ritorno al
naturale, della riscoperta delle proprietà benefiche dei rimedi di origine vegetale, della possibilità di verificare e validare scientificamente le indicazioni
derivate dall’esperienza medica diretta.
Viviamo un momento magico per conoscere le novità, per appropriarcene,
per essere all’avanguardia e al pari con i cambiamenti. Questo momento fa di
questo libro uno strumento di informazione nuovo, perché tratta argomenti
negletti da altri, attuale perché riporta i più recenti sviluppi scientifici su una
materia in netta evoluzione, unico perché nasce dallo sforzo congiunto di
esperti in campi diversi ma collaterali, prezioso perché intende mettere la gemmoterapia alla portata di qualsiasi persona interessata, che voglia migliorare le
sue conoscenze, dallo studioso allo studente, o che lavori in ambito sanitario,
dal medico al farmacista fino all’erborista, o che semplicemente voglia avere
consapevolezza, dal cliente al consumatore fino al curioso, senza dimenticare
il settore produttivo e quello della distribuzione.
Un’informazione quindi non generica, ma mirata a comprendere, apprezzare
e utilizzare al meglio la gemmoterapia nella sua attuale forma completa e
validata.
Gli Autori
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INTRODUZIONE
Le nuove utilizzazioni delle sostanze naturali vegetali,
dagli integratori alimentari ai gemmoderivati
Per capire cosa sono i gemmoderivati e determinare una loro collocazione,
dobbiamo rifarci all’ambito generale dei prodotti naturali e degli approcci
medici da essi derivati. Si tende in questo caso a far riferimento allo scenario
dei fitoderivati e dei prodotti erboristici. Una situazione nettamente cambiata
negli ultimi anni.
Lo studio, l’utilizzazione e la tipologia dei prodotti basati sulle sostanze naturali di origine vegetale per scopi terapeutici, fisiologici e nutrizionali sono
in netta evoluzione. Sono mutati diversi aspetti del “naturale vegetale”, a
partire dall’abbandono del generico “ritorno al naturale” per approdare alle
più avanzate variazioni:
a) conoscenza scientifica: il lavoro dei fitochimici ha permesso di accumulare un’enorme conoscenza sui prodotti naturali, confluita in un catalogo di
un centinaio di migliaia di strutture identificate, attualmente anche utili come
standard (cui vanno aggiunte le centinaia di migliaia sintetizzate dall’uomo
a loro somiglianza), molteplici informazioni sulla loro attività biologica e sul
loro ruolo ecologico; a questo si è affiancato il lavoro dei farmacognosti e dei
farmacologi, che in diversi casi hanno svelato molti segreti del funzionamento delle sostanze naturali e data ragione delle loro utilizzazioni; infine, sebbene ancora in parte sufficienti, gli studi clinici hanno anch’essi fortemente
contribuito a validare diversi impieghi, basati in buona parte sull’esperienza
e sulla pratica medica diretta.
b) nascita di nuovi prodotti per nuove esigenze salutistiche: si è registrato
l’avvento sul mercato di una grande quantità di nuovi prodotti basati esclusivamente sulle sostanze naturali, ovvero una pletora di proposte e un fiorire di
inventività che hanno incontrato un grande favore da parte dei consumatori e
che hanno finito per guadagnare una evidente cittadinanza di fatto nel mercato sanitario, occupando uno spazio, prima assente o ignorato, tra medicinali e
alimenti, senza rinunciare ad una propria identità;
c) controllo della qualità: sempre più importante, in tempi di mercato globale,
per ogni utilizzazione diretta di sostanze da parte dell’uomo appare la qualità
e quindi i modi utilizzati per definirla e misurarla, a cominciare dalla composizione chimica. Questo è oggi possibile grazie alla possibilità di utilizzare po-
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tenti strumentazioni analitiche in grado di affrontare il grande problema della
definizione della composizione di miscele chimiche complesse, come quelle
presenti negli estratti vegetali. L’ultimo punto è particolarmente determinante
per la validità dei risultati analitici, il che significa che ogni prodotto deve essere analizzato con lo strumento adatto.
Nuovi prodotti per nuove esigenze salutistiche
Attualmente, la qualità e la tipologia del cibo sono considerati centrali per il
mantenimento di un buono stato di salute. I recenti rapidi cambiamenti nell’alimentazione, dovuti all’inurbamento, al mutare dello stile di vita, e un aumento
delle aspettative di vita, hanno determinato numerosi effetti collaterali, tra cui il
manifestarsi di importanti squilibri fisiologici. In gran parte sono dovuti al fatto
che il nostro genoma è molto lento nell’adattarsi ai cambiamenti alimentari,
in quanto muta a un ritmo dello 0,3% ogni 1000 anni. Tra gli effetti collaterali
il manifestarsi crescente di alcune patologie, come malattie cardiovascolari,
diabete e obesità, ma anche la generazione di nuovi prodotti e nuovi approcci
medici essenzialmente nati proprio per contrastare o bilanciare i cambiamenti
alimentari troppo rapidi.
La ragione principale del successo dei nuovi prodotti consiste nella forma
adottata, tale da richiamare apertamente quella dei prodotti farmaceutici
(capsule, pastiglie, sciroppi, ecc.) e quindi risultare convincente per la capacità salutistica e la potenzialità terapeutica. Seppure la strada per la completa
validazione rimanga ancora lunga e difficile, il successo di mercato è stato
già raggiunto grazie agli effetti riscontrati e al lavoro del marketing.
Tuttavia, centrale rimane, come per ogni rimedio salutistico, la corretta utilizzazione. Il ricorso all’auto-somministrazione, la mancanza di una adeguata
informazione e del necessario supporto medico possono rendere l’impiego
dei nuovi prodotti fuorviante, inutile o in qualche modo dannoso. I nuovi
prodotti non possono e non devono sostituire una corretta alimentazione, ma
possono impedire che le disfunzioni alimentari e alcuni disturbi fisiologici si
trasformino in patologie.
Le nuove frontiere delle sostanze naturali e la modernità
L’attualità incontra una sua sponda importante nell’impiego delle sostanze
naturali. Per lungo tempo ridotte a semplici ispiratrici di veri farmaci o a
fonte di molecole attive, le piante officinali hanno assunto una propria nuova
dimensione autonoma grazie ad una serie di prodotti apparsi sul mercato.
Questi prodotti, sotto il cappello generale degli integratori alimentari, si ar-
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Introduzione
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ticolano in proposte innovatrici che necessariamente si vestono di fantasiosi
nomi, quali nutraceutici, cosmeceutici, probiotici, che si affiancano a quelli
classici, come integratori alimentari, prodotti dietetici, prodotti erboristici.
Pur presentandosi per molti come usurpatori illegittimi delle proprietà terapeutiche del farmaco allopatico, che effettivamente non possono completamente sostituire, questi prodotti hanno dalla loro molti aspetti vincenti:
dall’auto-somministrazione alla generale mancanza di effetti collaterali, si
avvalgono tanto della forza della mercificazione quanto della loro modernità, riconoscibile nella utilizzazione in casi di disfunzioni d’impatto minore,
ovvero di utilità in stati di malessere considerati secondari oppure o che si
aggravano con l’avanzare degli anni; si rivolgono a una platea di utilizzatori
più ampia possibile del farmaco per il paziente ammalato da curare nel modo
più efficace e rapido possibile.
Problemi
cardiovascolari
Acidi grassi n-3
Fibre selezionate
Obesità
Vitamine
Minerali
Tè verde
prodotti algali
Prevenzione
del cancro
Polifenoli
Licopene
Alcaloidi
xantici
Carenze
alimentari
integratori
alimentari
Proteine della soia
Alimenti ricchi in Mg
Metabolizzazione
degli zuccheri
Fitosteroli
Acidi grassi essenziali
Colesterolemie
Fig. 1. La vasta gamma dei prodotti naturali e la loro possibile utilizzazione
in base ai dati farmacologici e clinici.
La gamma dei prodotti e delle loro utilizzazioni, soprattutto nell’ambito della
prevenzione è molto ampia. La figura 1 evidenzia anche uno dei principali
aspetti controversi che riguardano il contenuto dei nuovi prodotti, che varia
da estratti con centinaia di diverse sostanze a prodotti arricchiti contenenti
praticamente una sostanza sola. In altre parole, i nuovi prodotti non sono stati
in grado di risolvere la contraddizione tra fitocomplesso e principio attivo, ma
a causa della libertà di cui hanno goduto, l’hanno semplicemente assorbita,
generando un ventaglio di prodotti variegato e contraddittorio.
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L’estrema varietà delle proposte è naturalmente figlia della modernità e riesce anche a incontrare un’opportuna e facile sintonia con le richieste del
mercato perché capace di adattarsi facilmente e di riceverne tutte le ispirazioni. Appesantita dal rigore di una logica riduzionista e congelata dal peso
insostenibile della registrazione, l’industria farmaceutica si dibatte nella palude dell’impossibilità di rinnovarsi e di trovare nuova ispirazione. Le nuove
utilizzazioni delle sostanze naturali sondano nuovi impieghi, incuranti del
rigore imposto al farmaco dalla necessità della sua natura, e senza rispetto
per categorie opinabili, arrivando facilmente in ambiti multipli, sfoggiando la
forza sfrontata della novità e l’energia dell’emergente.
Alcuni esempi di questa avanzata delle sostanze naturali sono oramai entrati
nella vita di tutti i giorni. Gli aminoacidi non-proteinogenici (taurina, GABA,
acido glutammico, neocina, ecc.), ovvero un gruppo di sostanze a lungo relegate a curiosità di secondo piano per la loro mancata appartenenza alla
genesi delle proteine, si sono guadagnati un posto tra le stelle di prima grandezza nella costellazione dei prodotti commerciali e l’attenzione di qualsiasi inventore nel campo del farmaceutico. Hanno nomi sconosciuti ai più,
ma in poco tempo le loro derivazioni commerciali colpiscono precisamente l’immaginario collettivo grazie all’attento lavoro del marketing, come nel
caso dell’accoppiata Red Bull/taurina, che ha ricordato quella della cocaina/
CocaCola, oppure quello dell’umami e dell’acido glutammico per la cucina
orientale, tanto per limitarci ad alcuni dei casi più conosciuti.
I nuovi prodotti e la crisi dei paradigmi dominanti
Tra i prodotti farmaceutici e i prodotti nutraceutici dovrebbe esistere una
netta linea divisoria. I primi sono farmaci, prodotti e studiati per intervenire
in caso di precise patologie, con composizione definita, frutto di studi specificamente indirizzati, e possono vantare una lunga sperimentazione sia in
vitro sia in vivo; la loro assunzione avviene tramite prescrizione medica e
l’acquisto sotto vigilanza del farmacista. I nutraceutici spesso, come quelli a
base di estratti vegetali, hanno composizione troppo complessa e variabile
per essere esattamente determinati chimicamente, nella maggioranza dei casi
possono solo vantare il millenario uso popolare, pochi studi e nessun trial
clinico accettato, sono diffusi tramite canali multipli e assunti generalmente
tramite auto-prescrizione, mancano di adeguati controlli. Eppure, i confini
tra farmaco e alimento è sottile e confuso. La stessa pianta può essere fonte
e materia prima per uno qualsiasi dei diversi prodotti. Il latte è sicuramente
un alimento, ma può essere arricchito di certe sostanze e diventare un alimento funzionale, e lo stesso per le margarine addizionate con fitosteroli. La
vitamina C combatte lo scorbuto e molte altre patologie, ma lo stesso effetto
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Introduzione
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si ottiene con il succo degli agrumi che può essere liofilizzato e contenuto in
una pasticca.
Non bisogna poi dimenticare le contingenze storiche. Proprio le caratteristiche di cui si è progressivamente appesantito il prodotto farmaceutico, ne
hanno determinato una grande difficoltà per una sua successiva espansione.
Il costo dei saggi farmacologici e dei trials clinici ha finito per determinare una
impossibilità di fatto per le industrie farmaceutiche di sostenere la spesa per
l’immissione nel mercato di nuovi farmaci. A questo bisogna aggiungere alcune situazioni contingenti, come i farmaci orfani e gli antibiotici. Nel caso degli
antibiotici, la multiresistenza nei microorganismi si manifesta oramai così rapidamente da rendere inadatto qualsiasi investimento in questo settore, poiché
si prevede che il farmaco potrebbe rivelarsi inefficace nel giro di pochi anni.
Dall’altra parte i nutraceutici hanno goduto finora di grande libertà, pochi
controlli e di nulla o limitata necessità di validazione. Nonostante questo,
l’accettazione e la richiesta del cliente/consumatore è andata aumentando.
Tanto che oramai persino alcune importanti industrie farmaceutiche multinazionali si stanno decisamente orientando verso le sostanze naturali, se non
nei nutraceutici.
Food Supplements Law
Dir 2002/48/EC
General Food Law
Reg EC/178/2002
Food hygiene
Ref EC/852/2004
Novel food
Reg EC/258/97
food
supplements
Fortification
Reg EC/195/2006
Pesticides
Reg EC/396/2005
Health claims
Reg EC/1524/2006
Contamintants
Reg EC/1881/2006
Additive legislation
Dir 89/1007/EEC
Fig. 2. L’impressionante quadro delle norme legislative europee a carico dei nuovi prodotti.
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Tutto questo evidenzia bene il percorso e la confusione dovuti all’avvento e
all’affermarsi dei nuovi prodotti derivati dalle sostanze naturali, i quali, anche
se hanno registrato un entusiasmante e concreto appoggio sul mercato, tuttavia hanno anche incontrato, proprio per la loro natura ibrida, difficoltà nella
collocazione normativa e quindi un inatteso ostacolo burocratico (figura 2).
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(Alnus, Betula, Populus) o eretta (Salix), con asse allungato e flessibile, formati generalmente da numerosi fiorellini, scarsamente colorati, privi di calice e
corolla e disposti a forma di spiga (figura 13), caratteristici delle Fagacee e
di alcune piante Apetale. I fiori che compongono l’amento sono unisessuali,
ovvero soltanto staminiferi o solo pistilliferi e risultano privi di attrattive quali il
colore vivace, la presenza di nettare o di profumo, in quanto ad impollinazione
anemofila.
L’amento si chiama semplice quando presenta un unico asse (Populus, Salix);
mentre si dice composto quando presenta brevi ramificazioni (Juglans regia). L’aspetto morfologico dell’amento è vario: globoso nel Platanus, ovoide
nell’Alnus, cilindrico nel Fagus, interrotto nel Quercus. Le antere dei fiori che
costituiscono l’amento producono una gran quantità di polline che li rende
particolarmente adatti all’impollinazione anemofila (operata dal vento). Tra le
piante amentifere ricordiamo Alnus glutinosa, Alnus incana, Betula pubescens,
Carpinus betulus, Coryolus avellana, Polus nigra e Salix alba.
In gemmoterapia si utilizzano attualmente solo gli amenti freschi di Betula
pubescens, Quercus pedunculata e Salix alba.
Fig. 13. Amenti o inflorescenze: 1. Betula pubescens; 2. Alnus glutinosa;
3. Alnus rubra; 4. Juglans regia; 5. Betula verrucosa; 6. Populus nigra; 7.
Corylus avellana; 8. Salix alba.
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Capitolo VI | I meristemi
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2. BOCCIOLI - GEMME FIORALI
Il bocciolo o boccio (Antophyllum o Calyculus), o bottone fiorale è la gemma fiorale, ovvero il fiore ancora non sviluppato, non ancora schiuso, cioè
in boccio, che non ha ancora aperto il calice, e quindi ancora parzialmente
indifferenziato. In altri termini, è il fiore o l’infiorescenza di una angiosperma
nella fase che precede l’antesi, ovvero il momento in cui il fiore sboccia,
esponendo le antere e gli stimmi affinché possa verificarsi l’impollinazione
e quindi la fecondazione (figura 14). La durata di questa fase varia, a seconda della specie, da alcuni giorni ad alcuni mesi (Olea europaea, Olivo) e si
caratterizza per un progressivo accrescimento in larghezza e lunghezza del
boccio. La trasformazione da bocciolo a fiore in piena antesi è graduale e avviene con il progressivo scollamento dei margini dei sepali o dei tepali, e con
la fuoriuscita degli organi fiorali più interni. Questa fase può durare da poche
ore ad alcuni giorni. In agricoltura, questa fase intermedia è denominata scamiciatura: il fiore è ancora chiuso in gran parte della corolla, ma questa emerge già nettamente dal calice. Nelle piante ad impollinazione cleistogama,
questa avviene in gran parte nella fase di bocciolo, mentre durante l’antesi si
svolge eventualmente la quota marginale di impollinazione incrociata.
Fig. 14. Esempi di boccioli. Prunus amygdalus: boccioli (A) e fiori in antesi
con bocciolo (A1). Malus domestica: boccioli (B) e fiori in antesi con
boccioli (B1).
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L’effetto terapeutico dei boccioli (Fr. bourgeons de fleurs; boutons) è differente
da quello delle gemme fogliari della stessa pianta.
In gemmoterapia si utilizzano i boccioli di Ailanthus altissima, Buddleja davidii,
Capparis spinosa, Eucalyptus globulus, Magnolia denudata, Magnolia officinalis,
Malus domestica, Malus sylvestris, Prunus persica, Rosa centifolia.
3. CORTECCIA INTERNA DI GIOVANE RAMO
La corteccia interna di giovane ramo viene anche definita come scorza interna di giovane ramo (Lat. Cortex interna ramulus, Cortex surculi recentes; Fr.
Écorce interne de jeune tige); mentre la corteccia o scorza di giovane ramo
privata del suo periderma è denominata Cortex ramulus sine peridermate o
corteccia di giovane ramo senza periderma. Va detto che alcune ditte produttrici di gemmoderivati utilizzano la corteccia interna di giovane ramo senza la
scorza esterna, mentre altre prelevano la corteccia con la scorza esterna. In
ogni caso, l’effetto terapeutico non cambia di molto, purché il ramo sia giovane, non più vecchio di un paio d’anni. La corteccia di giovane ramo viene
utilizzata in gemmoterapia innanzitutto perché un giovane ramo neoformato
è ricco di tessuti in fase di accrescimento; inoltre la parte interna della corteccia, detta cambio subero-fellodermico, detto anche “fellogeno”, è costituita da
uno strato di cellule vive e indifferenziate formate da elementi meristematici,
sughero verso l’esterno, e, se presente, felloderma verso l’interno. Sughero,
fellogeno e felloderma formano il periderma. L’accumulo del sughero porta
alla formazione della corteccia esterna, più propriamente chiamata scorza o ritidoma. La parte più interna, denominata corteccia interna, comprendente fino
al floema, la parte viva del periderma, viene impiegata come droga vegetale. Si
tratta del meristema dal quale originano file parallele di cellule non differenziate, di fondamentale importanza per la crescita del vegetale.
In gemmoterapia sono infatti utilizzate le cortecce interne fresche di giovani
rami di Citrus limonum, Fagus sylvatica, Magnolia officinalis, Malus domestica,
Malus sylvestris, Salix alba.
4. CORTECCIA INTERNA DI RADICE
La corteccia interna di radice (Lat. Cortex interna radicis; Fr. Écorce interne
de racine) è denominata anche semplicemente scorza interna di radice (Lat.
Cortex radicis); mentre la corteccia o scorza interna di radice privata del suo
periderma assume il termine latino di Cortex interna radicis sine peridermate, o
Corteccia interna di radice senza periderma.
La gemmoterapia utilizza la corteccia interna fresca di radice di Ailanthus altissima, Betula pubescens, Berberis vulgaris, Malus domestica, Malus sylvestris,
Morus nigra, Poterium spinosum, Prunus amygdalus, Quercus pedunculata, Vitis
vinifera.
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5. GEMME
Il termine gemma deriva dal greco ghemao = genero, produco; mentre in nomenclatura latina è definita come Turio o Gemma (plurale turiones, gemmae);
(Fr. bourgeon, bourgeons de feuille; Sp. yema; Ted. knospe; Ingl. bud, gem). La
gemma è il principale serbatoio di meristemi primari o comunque di raggruppamenti di giovani cellule ad elevato rapporto nucleoplasmatico caratterizzato
da una capacità moltiplicativa molto veloce. È l’organo vegetativo della pianta
che rappresenta il primordio di un nuovo asse vegetale, da cui possono avere origine foglie, rami e fiori. È formata da tessuto meristematico dell’apice
vegetativo e risulta costituita da un cortissimo asse che porta i primordi delle
ramificazioni laterali e da numerosi abbozzi fogliari addensati, tanto più sviluppati quanto più distanti dall’apice. Le gemme, chiamate comunemente anche
occhi, sono pertanto le formazioni adatte al contenimento e alla protezione
dei tessuti meristematici, tali da permettere alla pianta di superare un lungo e
insidiato periodo di riposo vegetativo. A tal fine, le gemme delle piante legnose sono generalmente formate da foglioline rudimentali fissate ad un piccolo
caule anch’esso rudimentale e quelle “dormienti” o “vestite” sono involucrate per essere protette da particolari foglioline modificate in speciali strutture
squamiformi (catafilli), dette perule, a loro volta quasi sempre protette da sostanze cerose (pruine), gommose, mucillaginose e resinose (blastocolle), che le
rendono impermeabili, adatte a proteggere la gemma al loro interno durante
la stagione fredda ed evitarne la disidratazione, talvolta protette anche da fine
peluria (Alnus, Salix).
Tali elementi protettivi preservano le tenerissime e delicate parti embrionali dal
freddo, dai venti, dall’umidità, dalla galaverna, dalla neve e dagli sbalzi termici.
Essendo organi di protezione, le perule non hanno fotosintesi e generalmente
sono caduche, ovvero si staccano quando la gemma si schiude. Le piante erbacee, invece, hanno gemme definite “nude” perché prive di ogni protezione.
Per semplicità espositiva, possiamo descrivere la gemma formata da tre parti:
• Un apice vegetativo o cono: breve asse a forma conica, formato da cellule
meristematiche, che rappresenta l’apice del germoglio (apice vegetativo).
• Gli abbozzi fogliari: situati ai lati del cono vegetativo, che diventano
più sviluppati man mano che si allontanano dalla parte apicale per dare
origine alle foglie.
• Gli abbozzi caulinari (primordi dei rami o rami primordiali): posti all’ascella degli abbozzi fogliari, si organizzeranno in complessi meristematici uguali alla gemma e si svilupperanno a formare i rami.
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Lo sviluppo e la crescita della gemma è un fenomeno ciclico che spesso non
implica necessariamente l’attività e la compresenza di tutte e tre le strutture. Tutto inizia dalla presenza di alcune cellule totipotenti chiamate cellule
iniziali che si trovano sulla porzione più apicale del germoglio, detto apice
vegetativo. L’apice vegetativo del germoglio cambia continuamente forma:
inizialmente è a forma di cupola, poi ai suoi lati compaiono delle protuberanze che daranno origine alle bozze fogliari. A questo punto l’apice, continuando a dividersi, riprende la forma di cupola, fino a che ai suoi lati non si
formeranno nuove bozze fogliari e così via. Solitamente, gli abbozzi caulinari
(primordi dei rami) si formano subito dopo le bozze fogliari e ciascun abbozzo darà origine ad altre gemme. Questo ciclo di accrescimento prosegue
fino a quando, in inverno, la pianta andrà in quiescenza e si formeranno le
gemme dormienti. A volte la gemma può contenere sostanze di riserva, come
nel caso dei turioni degli Asparagi.
In tutte le piante vascolari il meristema apicale (contenuto nei germogli) continua a mantenere caratteristiche di tessuto embrionale anche quando le cellule vegetali in via di differenziazione hanno cominciato il loro ciclo vitale.
Anche i getti primaverili di una vecchia pianta secolare crescono e si rinnovano ad ogni stagione grazie all’attività di cellule meristematiche originate dai
meristemi primitivi. In altre parole grazie alla moltiplicazione di cellule del
tutto simili a quelle dell’embrione primitivo.
La gemma rappresenta un potenziale ciclo di totale formazione di un vegetale superiore; con ciascuna gemma neoformata, con il suo dispiegamento
la pianta comincia una nuova fase della sua vita, concentra le sue forze per
dispiegarle di nuovo e rigenerarsi continuamente ogni anno, anche per secoli.
La formazione della gemma è allo stesso tempo sospensione della vita e interruzione della crescita, per consentire un nuovo ciclo vitale senza bisogno
di rinascere ex novo. Quando non sussistono le condizioni per una esistenza
ottimale, la vita del vegetale si concentra nella gemma, per svilupparsi nuovamente quando queste condizioni ritornano. Si può dunque spiegare l’interruzione della crescita durante l’inverno e il rifiorire in primavera: è la nuova vita
che ogni anno si rinnova.
La gemma comincia a crescere in autunno, si ferma in inverno e si schiude
in primavera. Il germoglio si sviluppa in primavera e si schiude rapidamente.
Questi fenomeni sono regolati da ormoni vegetali.
La gemma, così come altri tessuti meristematici, mantiene, qualunque sia
l’età della pianta, la capacità metabolica totale della cellula primitiva. I germogli e i giovani getti primaverili sono quindi gli eterni custodi e i portatori
delle potenzialità totali e particolari del vegetale. Gemme e semi hanno in
comune la proprietà di sospendere temporaneamente la loro differenziazione
cellulare che è maggiore per il seme.
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Esiste una generica classificazione delle gemme secondo quattro criteri principali:
1) topografico (posizione di accrescimento);
2) morfologico;
3) in relazione agli organi cui danno origine;
4) epoca di sviluppo.
1. Ordine topografico, a seconda delle caratteristiche della posizione
di accrescimento
Apicali o terminali: sono le gemme situate all’estremità (apice) del fusto o
dei rami e sono dette anche principali. La gemma apicale o terminale è una
gemma primitiva che costituisce l’apice vegetativo del fusto (chiamata anche
piumetta), formato da tessuto meristematico che nell’insieme rappresenta gli
abbozzi fogliari che vanno man mano differenziandosi con accrescimento
acropeto. La gemma apicale provvede all’accrescimento della pianta; ripristinandosi continuamente rimane all’apice del fusto principale (figure 15A,
16), provocandone l’allungamento costante. Il suo compito non si esaurisce
però nel produrre il fusto principale, ma rimanendo all’apice di questo, via
via che le sue parti inferiori diventano parti adulte del fusto (nodi con foglie e
internodi), le sue parti superiori diventano parti inferiori, e le prime vengono
contemporaneamente ricostituite dal meristema apicale caulinare, situato al
vertice del giovane fusto della gemma. La persistenza nel tempo della gemma
apicale o terminale, determina anche il tipo di ramificazione che caratterizza
le diverse specie di alberi e piante. Infatti, nei casi in cui la gemma apicale
resta attiva per tutta la vita della pianta, l’asse caulinare si accresce continuamente e, in teoria, potrebbe crescere all’infinito; in questo caso, dalle gemme
laterali della pianta origina una serie di rami detta di primo ordine, dalle
cui gemme laterali si svilupperanno rami detti di secondo ordine e così via.
Si otterrà in questo modo la caratteristica ramificazione detta monopodiale
(Abete, Quercia). Se, invece, la gemma apicale muore alla fine della stagione
vegetativa (Olmo, Tiglio), l’asse caulinare cessa di crescere e si avrà un maggiore sviluppo di rami laterali di primo ordine, che successivamente saranno
superati da quelli di secondo ordine e così via. La pianta assumerà quindi
la caratteristica forma di ramificazione detta simpodiale a dicasio. Qualora,
invece, l’allungamento dell’apice caulinare sia portato avanti dalla gemma
più prossima a quella apicale abortita, il tipo di ramificazione sarà detto simpodiale a monocasio.
Ascellari, dette anche secondarie, sono le gemme primordiali del ramo, dette
così perché disposte alla base e al centro dell’ascella delle foglie (figura 17),
oppure a fianco o al di sotto di essa (gemme extra-ascellari), provvedono alla
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ramificazione della pianta. Allo sviluppo della gemma ascellare si ha una ramificazione che porta, a sua volta, nuove gemme ascellari che si conformano
e dispongono nel caratteristico ordine di simmetria. Una gemma ascellare di
ordine primario può sostituire quella terminale (assile) quando quest’ultima è
incapace di sviluppo o è stata lesa.
Collaterali: la gemma ascellare normale è per lo più isolata, ma in alcuni casi
è accompagnata da altre gemme dello stesso tipo e tutte queste gemme normali situate nell’ascella di una foglia possono essere inserite sul fusto l’una a
fianco dell’altra e allora si chiamano gemme collaterali.
Fig. 15. Gemma apicale
(A); gemma ascellare (B);
sezione longitudinale di
gemma (C), con abbozzi
fogliari (a), abbozzi caulinari (b), apice vegetativo
(c).
Extra-ascellari: può succedere che i punti prestabiliti del fusto su cui si formano le gemme normali laterali (vedi di seguito) siano situati fuori dell’ascella
delle foglie (a fianco o al di sotto), e le gemme normali così disposte prendono il nome di gemme extra-ascellari. Sono pertanto gemme poste fuori
dal sito regolare (Muschi, Protallogame, pochissime Fanerogame, come ad
esempio la Testudinaria), e nonostante ciò possono avere relazione con la
disposizione delle foglie. Una gemma extra-ascellare è situata sia a destra
sia a sinistra di una foglia, ed è inserita sul fusto allo stesso livello di quella,
oppure un po’ sopra o un po’ sotto.
Gemme normali extra-ascellari si osservano più frequentemente nelle
Crittogame vascolari (Pteridofite), così come negli Equiseti che hanno piccole foglie sessili interne disposte in un verticillo a ciascun nodo; le gemme
in questo caso si trovano tra queste foglie e non tra le foglie e il fusto, come
avviene nelle gemme ascellari.
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Fig. 16. Esempi di gemme apicali: 1. Aesculus hippocastanum
(Ippocastano); 2. Alnus glutinosa (Ontano nero); 3. Sorbus
intermedia (Sorbo svedese); 4. Ficus carica (Fico); 5. Hydrangea
macrophylla (Ortensia); 6. Fagus sylvatica (Faggio).
Fig. 17. Esempi di gemme ascellari: 1. Laurus nobilis (Alloro); 2.
Fraxinus excelsior (Frassino); 3. Aesculus hippocastanum (Ippocastano);
4. Hydrangea macrophylla “Ayesha” (Ortensia del Giappone); 5. Acer
campestris (Acero); 6. Rosa canina (Rosa di macchia); 7. Olea europaea
(Ulivo); 8. Robinia pseudoacacia (Acacia).
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Intrapeziolari: sono gemme ascellari protette, permanentemente o temporaneamente, dal picciolo della foglia ascellante, come ad esempio nel Platanus.
Laterali: sparse sulla superficie del fusto. Oltre alla gemma apicale, sul fusto
principale vi sono gemme distribuite su tutta la superficie dell’organo assile;
queste, sviluppandosi formano i cauli laterali o rami del fusto principale rimanendo all’apice di questi fusti, nello stesso modo in cui la gemma primitiva dell’embrione resta all’apice del fusto principale. Questi rami avranno
anch’essi, oltre alla gemma apicale che ne permette il costante allungamento,
le gemme laterali, da cui origineranno altri rami (figura 18), detti rami di secondo ordine, a differenza dei rami di primo ordine che sono quelli nati sul
fusto principale.
Fig. 18. Esempi di gemme laterali: 1. Vitis vinifera (Vite);
2. Ginkgo biloba (Ginkgo); 3. Ficus carica (Fico).
Multiple: così sono dette le gemme ascellari o aggregate. Tipicamente in numero di una per ascella, le gemme ascellari si trovano talvolta in maggior
numero, sia sovrapposte in fila verticale, sia affiancate o giustapposte o collaterali, in questo caso sono definite multiple o suppletive o riparatrici, perché
nel caso che una di essa venga a mancare, le rimanenti assicurano lo sviluppo dei germogli laterali, che talora possono essere diversi l’uno dall’altro
(figura 19).
Normali: sono le gemme che appaiono regolarmente in una determinata parte della pianta, corrispondente alle tipiche formazioni terminali o ascellari. Le
gemme normali si formano solo sul fusto e in punti prestabiliti. Questi punti
costanti del fusto su cui si formano le gemme normali sono l’apice del fusto
(gemma apicale) e il vertice dell’angolo superiore che una foglia fa con il
fusto al quale è unita; questo angolo è detto ascella della foglia, e la gemma
laterale normale situata in tal modo è la gemma ascellare.
Le gemme normali, a differenza di quelle avventizie, si formano solo sopra un
fusto giovanissimo e precisamente su quello di una qualunque gemma pre-
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esistente. Sopra un tale fusto, sulla parte inferiore del meristema apicale che
lo termina, si osservano piccole appendici esogene. Alcune di queste piccole
appendici rappresentano i primi stadi di sviluppo di foglie, altre i primi stadi
di sviluppo di gemme. In ordine di tempo, prima compaiono gli abbozzi o
i primordi delle foglie, e poi gli abbozzi o i primordi delle gemme da fusto,
perché una gemma è in potenza un fusto giovanissimo.
Fig. 19. Esempi di gemme multiple.
Radicali: vedi avventizie.
Raggruppate: vedi seriate (figura 20).
Seriate: sono gemme unite ad altre gemme (raggruppate), che costituiscono
una serie lineare o collaterale (Cucurbitacee, Urticacee). Il comportamento delle gemme raggruppate può essere vario e dare anche origine a spine
(Gleditschia) o viticci (Passiflora).
Sovrapposte: sono gemme ascellari che si formano in verticale all’ascella di
una foglia, inserite sul fusto una sopra l’altra.
Fig. 20. Gemme raggruppate o seriate
(fiorali) di Populus nigra (foto di Franco
Giordana).
Terminali: vedi apicali.
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2. Criterio morfologico
Gemmule: piccole gemme localizzate all’apice vegetativo, protette solo da
uno o due cotiledoni, che hanno in sé gli abbozzi delle foglie.
Nude, quelle che nelle piante erbacee sono sprovviste di perule e di ogni altra protezione, ovvero non invernanti (Rhamnus frangula, Viburnum lantana).
Ibernanti o vestite, quelle che nelle piante legnose sono protette da un tipo
particolare di foglie, dette perule, che possono essere aculeate o ricoperte di
resine gommose che rendono impermeabile e proteggono la gemma (ibernacolo).
3. Tipo di organi cui danno origine
Fogliari o fogliere (foliiferae), a legno o vegetative, sono così chiamate le gemme che producono rispettivamente solo abbozzi di foglie o rametti. Sono a
forma appuntita, esile, snella, con perule oblunghe e strette contenenti foglie
e, quindi, origine di un ramo.
Fioriere, fiorali, florali, a fiore o a frutto (fructiferae; bottoni) gemme che
formano fiori e quindi frutti, a forma globosa, ingrossata, a perule tozze, racchiudente il fiore (figura 21).
Fig. 21. Gemme fiorali (a fiore): 1. Populus nigra (Pioppo nero);
2. Wisteria frutescens (Glicine); 3. Ulmus glabra (Olmo montano).
Miste (mixtae): sono le gemme che al loro sviluppo daranno origine a foglie
o rami e anche fiori, o come nella Vite, che danno un germoglio legnoso che
porterà poi il frutto.
Rudimentali: nella Vite si hanno anche gemme rudimentali, presenti in numero di due alla base del tralcio, all’inserzione di questo sul ramo dell’anno precedente, contenenti un embrione di germoglio, ma incapaci di dare grappoli.
Vegetative: gemme che possono dare origine a rami o foglie.
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