Eutanasia L'eutanasia, letteralmente buona morte (dal greco εὐθανασία, composta da εὔ-, bene e θάνατος, morte), è il procurare intenzionalmente e nel suo interesse la morte di un individuo la cui qualità della vita sia permanentemente compromessa da una malattia, menomazione o condizione psichica. Il termine iniziò ad avere corso comune a partire dalla fine del XIX secolo, a indicare un intervento medico tendente a porre fine alle sofferenze di una persona malata. In tale periodo emerse esplicitamente il concetto di "uccisione per pietà" (talora - anche se non sempre - identificabile con la fattispecie dell'omicidio del consenziente) come pratica non riprovevole in linea di principio. -l'eutanasia è attiva diretta quando il decesso è provocato tramite la somministrazione di farmaci che inducono la morte (per esempio sostanze tossiche). -l'eutanasia è attiva indiretta quando l'impiego di mezzi per alleviare la sofferenza (per esempio: l'uso di morfina) causa, come effetto secondario, la diminuzione dei tempi di vita. -l'eutanasia è passiva quando è provocata dall'interruzione o dall'omissione di un trattamento medico necessario alla sopravvivenza dell'individuo (come nutrizione artificiale e idratazione artificiale) . -l'eutanasia è detta volontaria quando segue la richiesta esplicita del soggetto, espressa essendo in grado di intendere e di volere oppure mediante il cosiddetto testamento biologico. -l'eutanasia è detta non-volontaria nei casi in cui non sia il soggetto stesso ad esprimere tale volontà ma un soggetto terzo designato (come nei casi di eutanasia infantile o nei casi di disabilità mentale). -l'eutanasia è detta involontaria quando è praticata contro la volontà del paziente. -il suicidio assistito è invece l'aiuto medico e amministrativo portato a un soggetto che ha deciso di morire tramite suicidio ma senza intervenire nella somministrazione delle sostanze. Diversi tipi di eutanasia La religione... Cattolica La Chiesa Cattolica è schierata nettamente contro l'eutanasia, considerando tale pratica equivalente all‘omicidio o al suicidio. La dottrina cattolica in merito all'eutanasia è riassunta nell'articolo del Catechismo della Chiesa Cattolica dedicata al quinto comandamento Un'azione oppure un'omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un'uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L'errore di giudizio, nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta la natura di quest'atto omicida, sempre da condannare e da escludere. 2278 L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'«accanimento terapeutico». Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le parole di Giovanni Paolo II esprimono in proposito una netta condanna nell’enciclica Evangelium Vitae: « [...] confermo che l'eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana. » « Anche se non motivata dal rifiuto egoistico di farsi carico dell'esistenza di chi soffre, l'eutanasia deve dirsi una falsa pietà, anzi una preoccupante "perversione" di essa: la vera "compassione", infatti, rende solidale col dolore altrui, non sopprime colui del quale non si può sopportare la sofferenza. Ebraica La legge ebraica è chiara. L'eutanasia è assolutamente proibita. Ogni azione che porta alla fine della vita è considerata un omicidio, che è una delle più gravi proibizioni della Torà. Viceversa, curare il malato è un obbligo per il medico e per chiunque ne abbia la possibilità; ed è anche un obbligo per il paziente stesso farsi curare. Questo non è solo un diritto ma è anche un dovere: è un ordine esplicito "salvaguardare la propria vita" • L'eutanasia è quindi assolutamente vietata, però ciò non implica che si debba ricorrere a un accanimento terapeutico in caso di malati terminali: anche questo è proibito, se l'unico scopo è prolungare artificialmente la vita. • Il distacco della macchina che assicura la respirazione artificiale, senza la quale il malato terminale non sarebbe in grado di sopravvivere, è uno dei casi maggiormente in discussione, con diverse opinioni fra le autorità dei rabbini contemporanei • È bene comunque ricordare che nella legislazione ebraica ogni singolo caso va valutato come un caso a sé stante e va sempre sottoposto al giudizio del Tribunale rabbino competente, che esaminerà tutti gli aspetti del problema. Musulmana Il Corano dice: "Chiunque uccida una persona e' come se avesse ucciso tutta l'umanita', e chiunque salvi una persona, e' come se avesse salvato tutta l'umanita' ". (5:32). Il medico musulmano è tenuto ad alleviare le sofferenze, perché “Dio non ha creato alcuna malattia senza creare una cura”: il musulmano non può lasciare che una malattia segua il suo corso senza riccorrere a tutte le cure che possano almeno ritardarne il processo. L’IMA (Associazione -americana- dei Medici Islamici): • ha dichiarato che “non c’è posto nell’Islam per qualsiasi forma di eutanasia”: • Soppressione della vita • Suicidio • Suicidio assistito • Ritiene che se l’eutanasia diventasse legge, la sola possibilità che essa possa essere essere praticata eserciterebbe una pressione psicologica negli occhi del paziente, che potrebbe leggere, negli occhi dei medici o dei familiari che lo assistono, un appello silenzioso. • Afferma che “quando la morte ormai non è soltanto inevitabile ma anche prossima, la terapia futile cessi di essere obbligatoria, a meno che non sia indispensabile per alleviare la sofferenza” La Sharia (legge divina) non prevede la soppressione della vita per pietà, per dolori insopportabili o per malattia terminale se il paziente è cosciente: il concetto di vita che non merita di essere vissuta non esiste. ? Pro e Contro ? Eutanasia Volontaria Ragioni a favore Libera scelta: la scelta è un fondamentale principio democratico. L'idea che il cittadino sia libero nelle sue opinioni e nel suo voto presuppone che egli sia anche sovrano in una sfera privata, dove i suoi valori di coscienza sono insindacabili Qualità della vita: il dolore e la sofferenza che si sperimentano durante una malattia possono risultare incomprensibili ed insostenibili, anche se viene messa in atto una terapia contro il dolore. Chi non lo ha provato non può capire, e la decisione pertanto non può spettare ad un terzo. Ignorando poi il dolore fisico, può risultare insostenibile per un individuo far fronte alla sofferenza psichica conseguente alla perdita della propria indipendenza. Per questo la società civile non dovrebbe forzare nessuno a sopportare questa condizione. Dignità: la convinzione profonda di sentirsi senza alcuna possibilità di recuperare ciò che rende la vita degna di essere vissuta, ed anzi di dover pesare sui propri cari sempre di più e per tempi lunghissimi, rendendo pure a loro difficile condurre la loro stessa vita come prima. Ragioni contro Giuramento di Ippocrate: ogni medico deve giurare su qualche variante di esso; la versione originale esclude esplicitamente l'eutanasia. Piena consapevolezza: l'eutanasia può essere considerata "volontaria" soltanto se il paziente è in grado di intendere e di volere affinché possa prendere la decisione, ovvero se ha una comprensione adeguata delle opzioni e delle loro conseguenze. In alcuni casi, tale competenza cognitiva può essere difficile da determinare. Morale: per le convinzioni personali di alcune persone, l'eutanasia di alcuni o di tutti i tipi può essere moralmente inaccettabile.Questa visione morale di solito vede l'eutanasia come un tipo di omicidio e l'eutanasia volontaria come un tipo di suicidio, la moralità del quale è oggetto di vivo dibattito. Desideri della famiglia: i membri della famiglia potrebbero desiderare di passare più tempo possibile col proprio caro prima che muoia; in alcuni casi, però, questo si può tradurre disfunzionalmente in una forma di incapacità di accettazione dell'inevitabilità del decesso. Necessità: se vi sono ragioni per supporre che la causa della malattia o della sofferenza di un paziente possa essere presto risolvibile, compatibilmente con la sua situazione clinica, una scelta alternativa all'eutanasia potrebbe essere quella di sperimentare nuovi trattamenti o far ricorso alle cure palliative.