[ Come si fa ] “Dottore, mio figlio non impara a leggere”. I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e il pediatra di famiglia Gli strumenti di identificazione dei soggetti con DSA, i principali fattori di rischio e i segni critici, gli strumenti utili per una precoce identificazione. Introduzione AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 10 S i parla di Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) quando sono presenti delle difficoltà isolate e circoscritte nella lettura (Dislessia) e/o nella scrittura (Disortografia) e/o nel calcolo (Discalculia) nonostante la presenza di adeguate capacità cognitive e opportunità scolastiche. Tali difficoltà hanno carattere evolutivo e persistente, presentandosi con diversa espressività clinica nelle varie fasi dello sviluppo. La prevalenza mondiale del disturbo si attesta tra il 5 e il 15% (DSM 5, 2013). L’incidenza è maggiore nei maschi, con un rapporto M/F stimato intorno a 2:1, 3:1 (DSM 5, 2013). In Italia la stima di prevalenza dei DSA fra i bambini in età scolare oscilla fra il 3 e il 5% (Cornoldi, 2007). Roberta Maggio1 Francesca Cucinotta1 Davide Vecchio2 Giovanni Moceri2 Massimo Ciuffo1 Marco Lamberti1 Eva Germanò1 Antonella Gagliano1 Giovanni Corsello2 Dante Ferrara2 UC Neuropsichiatria Infantile – Dipartimento di Scienze pediatriche, ginecologiche, microbiologiche e biomediche, Università degli Studi di Messina 2 Scuola di Specializzazione in Pediatria – Dipartimento di Scienze per la Promozione della Salute e Materno-Infantile, Università degli Studi di Palermo 1 È ad oggi condivisa l’origine neurobiologica del disturbo, che presenta un’importante componente ereditaria. Diversi loci sono stati implicati nella dislessia, in particolare sui cromosomi 6, 15 e 18 (Meng et al, 2011), seppure nessuna mutazione funzionale sia stata ancora identificata. Le principali ipotesi eziologiche possono essere ricondotte all’ipotesi linguistica che riguarda un deficit della processazione fonologica (Ramus, 2003), all’ipotesi del deficit dei meccanismi sensoriali non linguistici (Stein e Walsh, 1997) e all’ipotesi di un deficit cerebellare dell’automatizzazione (Nicolson et al, 2001). Il DSA è dunque un carattere ereditabile che determina nel soggetto condizioni che ostacolano l’acquisizione e lo sviluppo di alcune abilità. Non dipende quindi da problemi psicologici, da pigrizia o poca motivazione. Il disturbo tende a persistere nel tempo, anche se la compromissione funzionale dei vari sottosistemi ha andamenti diversi: in età adulta può essere compensato o addirittura recuperato. I DSA hanno infine un importante impatto sia a livello individuale (frequente abbassamento del livello curriculare conseguito e/o prematuro abbandono scolastico), sia a livello sociale (riduzione della realizzazione delle potenzialità sociali e lavorative dell’individuo). La precocità e la tempestività degli interventi appaiono sempre più spesso in letteratura tra i fattori prognostici positivi. Il pediatra di famiglia rappresenta dunque una figura centrale e determinate nel riconoscimento precoce delle difficoltà scolastiche e nell’attivazione di un percorso diagnostico e di recupero. Caso clinico M aria giungeva alla nostra osservazione all’età di 6 anni e mezzo, su segnalazione del pediatra di famiglia per la presenza di difficoltà scolastiche. Dall’anamnesi non emergevano problemi significativi pre-perinatali e lo sviluppo psicomotorio era regolare. All’ingresso nella scuola materna aveva mostrato buone capacità di apprendimento e di socializzazione. Tuttavia aveva presentato, sin dall’inizio della scolarizzazione, difficoltà nell’apprendimento delle lettere dell’alfabeto, nel riconoscimento dei suoni che compongono le parole e nella letto-scrittura. Al momento dell’osservazione, aveva concluso la frequenza della prima classe elementare con un profitto modesto. Si mostrava all’osservazione serena e collaborante. Dal colloquio con i genitori emergeva una tendenza a manifestare ansia e disagio prima di recarsi a scuola e faticabilità e lentezza nel portare a termine le attività scolastiche di lettura e grafiche. Il livello cognitivo, le funzioni esecutive, attentive e visuo-spaziali risultavano nella norma. La bambina mostrava di possedere un linguaggio strutturato ed un bagaglio lessicale espanso tanto nella produzione che nella comprensione; si apprezzavano tuttavia lievi imperfezioni fono-articolatorie e una lentezza nel recupero lessicale. Si notava infine un lieve impaccio motorio (difficoltà a saltare, stare in equilibrio, usare le forbici, allacciare le stringhe delle scarpe, etc.). Riguardo alle abilità scolastiche, si registrava lentezza nella lettura (tempi di lettura al di sotto della seconda deviazione standard). La scrittura era caratterizzata da tratto impreciso e irregolare e disortografia. Commetteva errori di sostituzione, omissione e aggiunta di lettere (fonologici) e di trasformazione di parole per anticipazione (non fonologici). Conclusioni diagnostiche: significativo ritardo dell’apprendimento della lettura e della scrittura in soggetto con funzionamento cognitivo adeguato e lieve ritardo nello sviluppo della coordinazione motoria generale e nel consolidamento delle abilità linguistiche. Veniva indicato training di potenziamento bisettimanale con attenzione all’incremento della velocità di lettura e all’acquisizione delle competenze metafonologiche e fonologiche in produzione scritta. Torna all’osservazione all’età di 8 anni, in terza elementare. Pur presentando ancora significative difficoltà nella transcodifica, la bambina ha migliorato la produzione scritta e la velocità di lettura. Rimane ancora sotto la media in relazione alla classe frequentata per velocità e correttezza di lettura e scrittura. Non mostra problemi nel comprendere il significato dei testi che legge. Al di sotto della media appaiono anche le abilità di enumerazione anterograda, di recupero di fatti numerici, di calcolo a mente e scritto. Diagnosi e relativi codici ICD 10: disturbo specifico dell’apprendimento (dislessia-disortografia– discalculia) F 81.3. Si indica un training di potenziamento delle strategie di apprendimento, che la avvii anche all’uso degli strumenti compensativi. Si raccomanda alla scuola di fare riferimento alla legge n°170 dell’08-10-2010 che tutela i soggetti con DSA, e di informare l’insegnante referente per la Dislessia. Si richiede inoltre alla scuola di procedere alla stesura di un PDP (Piano Didattico Personalizzato). AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 Basi neurobiologiche 11 Come si fa “Dottore, mio figlio non impara a leggere”. I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e il pediatra di famiglia Come si fa “Dottore, mio figlio non impara a leggere”. I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e il pediatra di famiglia Classificazione e descrizione dei DSA I l DSM IV, manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (APA, 1994), a seconda del dominio dell’apprendimento interessato, distingueva: F81.0 Disturbo della Lettura [315.00] F81.2 Disturbo del Calcolo [315.1] F81.8 Disturbo dell’Espressione Scritta [315.2] F81.9 Disturbo dell’Apprendimento Non Altrimenti Specificato [315.9] Il DSM 5 (APA 2013) al contrario non individua diversi specifici disturbi all’interno di un unico cluster, ma sottolinea l’unicità del disturbo nonostante la diversa compromissione funzionale dei vari sottosistemi. Invariati rimangono quindi i criteri diagnostici di significativa e specifica compromissione funzionale, discrepanza con il livello cognitivo e con l’età del paziente, e persistenza di tali difficoltà nel corso dello sviluppo non attribuibili ad altre patologie o condizioni sociali. È possibile porre diagnosi di disturbi della letto-scrittura sin dal completamento del 2° anno della scuola primaria, dal momento che questa età coincide con la conclusione del ciclo dell’istruzione forTabella 1. · · · · AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 12 Tabella di refertazione DDE-2 male del codice scritto. Per quanto riguarda il disturbo del calcolo, l’età minima per la diagnosi coincide invece con il completamento della 3a elementare. Clinicamente, il bambino con Dislessia Evolutiva mostra difficoltà a riconoscere le lettere, a fissare le corrispondenze fra i segni grafici e i suoni ed automatizzarle; la lettura ad alta voce appare lenta e faticosa, con frequenti sostituzioni di lettere simili o omofone (d-b, f-v). Se sono presenti Disgrafia o Disortografia si presenterà per la prima un tracciato difforme rispetto alle convenzioni della scrittura, con spazio insufficiente tra le parole, irregolarità nei collegamenti, forma e dimensione delle lettere variabile e irregolare, etc.; per la seconda invece si individueranno errori fonologici (sostituzione, omissione, aggiunta di grafema) e inesatta rappresentazione ortografica delle omofone non omografe (lama/l’ama, anno/hanno). Infine, nel caso della Discalculia, sarà possibile rilevare difficoltà nell’automatizzazione delle procedure del conteggio, di transcodifica numerica, recupero dei fatti aritmetici e nell’esecuzione di calcoli. Come si fa “Dottore, mio figlio non impara a leggere”. I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e il pediatra di famiglia Frequentemente il profilo neuropsicologico evidenzia la coesistenza di altre condizioni disfunzionali, con un una prevalenza che si attesta intorno al 58,3% dei DSA. DSA presentano un alto tasso di comorbilità con altre disabilità neuropsicologiche e/o psico-comportamentali. Frequentemente, infatti, il profilo neuropsicologico evidenzia la coesistenza di altre condizioni disfunzionali con un una prevalenza che si attesta intorno al 58,3% dei DSA (DSM 5, 2013). Le più frequenti sono il Disturbo Specifico del Linguaggio, il Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività e il Disturbo di Coordinazione Motoria (Gagliano et al, 2007; Stella et al, 2009). Se non precocemente identificati, i DSA possono rappresentare un disturbo altamente invalidante poiché il quadro si complica di sovente con la presenza di condizioni psicopatologiche associate, come disturbi d’ansia, dell’umore e fobia scolare (Willcutt & Pennington, 2000). L’insorgenza di disturbi psicologici è solitamente di tipo secondario, legata cioè a un mancato riconoscimento del disturbo o a un riconoscimento tardivo. Tipici in tal senso sono i problemi emotivi, la demoralizzazione, le difficoltà di relazione con i coetanei e la bassa autostima. Talora il percorso accademico ed esistenziale si aggrava con sentimenti di disistima di sé ed helplessness (incapacità di fronteggiare le difficoltà, ridotto senso di autoefficacia) al punto da favorire l’abbandono scolastico, l’insorgenza di un disturbo della condotta e difficoltà in età adulta nel lavoro o nell’adattamento sociale. La precocità e la tempestività degli interventi vengono identificati tra i fattori prognostici positivi (Consensus Conference 2010). Diversi autori hanno sottolineato l’efficacia degli interventi riabilitativi in età precoce nella riduzione dell’entità del disturbo e dei rischi psicopatologici secondari, agendo sull’outcome complessivo (psichiatrico e sociale) a lungo termine. In tale ottica si colloca l’intervento del pediatra che, in quanto osservatore privilegiato, può cogliere gli indicatori di rischio alla luce dei dati anamnestici, ed individuare i segnali di difficoltà riportati dalla famiglia, indirizzando il paziente agli approfondimenti specialistici di cui ha bisogno (Consensus Conference 2010). L e ricerche degli ultimi anni hanno sottolineato due principali fattori di rischio prescolare specifici per lo sviluppo di DSA: la familiarità e la presenza di un ritardo o di un deficit del linguaggio (Lyytinen et al, 2004; Snowling et al, 2000). Altri indicatori predittivi per il disturbo dell’apprendimento sono le difficoltà nelle competenze motorio-prassiche (impaccio motorio e disprassia) e visuo-spaziali (destra-sinistra; sopra-sotto; ieri-domani; orologio). Nel bambino tra i 3–5 anni è possibile riconoscere vari indici predittivi, come i deficit della consapevolezza fonologica e del linguaggio orale (difficoltà nel riconoscere i suoni che compongono una parola) e le iniziali difficoltà di transcodifica (Stella & Apolito, 2004). In Italia è stato stimato che il 30–40% dei bambini con disturbo del linguaggio ricevono in seguito una diagnosi di Dislessia (Snowling et al, 2005). Altri segni clinici tipici delle difficoltà dell’apprendimento che si presentano precocemente sono: difficoltà ad apprendere l’alfabeto, a ricordare il nome degli oggetti, nell’analisi e sintesi sillabica, nel riconoscere i suoni che compongono una parola, a ricordare gli elenchi in sequenza, lentezza nell’ampliamento del vocabolario, scarsa fluenza verbale. Esistono inoltre fattori di rischio aspecifici che bisogna tenere presente quali il basso peso alla nascita e/o la prematurità, l’esposizione al fumo materno in gravidanza. 13 I Segni clinici precoci Iter diagnostico È possibile porre diagnosi di DSA attraverso l’attivazione di pratiche cliniche condivise con l’utilizzo di protocolli di valutazione basati su prove standardizzate a livello nazionale. L’adozione di criteri diagnostici evidence based può contribuire a distinguere i DSA dalle altre difficoltà curriculari aspecifiche, connesse di solito a fattori relativi al contesto familiare, ambientale e culturale dello studente. La diagnosi nosografica deve essere effettuata all’interno di un’equipe multidisciplinare costituita da neuropsichiatra infantile, psicologo e logopedista ed eventualmente integrata da altri professionisti AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 Comorbilità e outcome Come si fa “Dottore, mio figlio non impara a leggere”. I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e il pediatra di famiglia sanitari e modulabile in base alle fasce di età. Sarà successivamente compito dello specialista NPI valutare gli aspetti eziologici e la presenza di eventuali comorbilità. Il protocollo diagnostico prevede: 1. visita specialistica: raccolta anamnesi mirata a valutare la presenza di fattori di rischio specifici o aspecifici (cambiamento di comportamento nel periodo scolastico rispetto alle vacanze, disturbi fisici collegati alla frequenza scolastica); esame somatico obiettivo; esame neurologico; 2. valutazione clinica multidisciplinare: valutazione cognitiva attraverso test specifici (scala Wechsler- WISC-IV; Matrici Progressive di Raven), mentre per bambini e ragazzi di madrelingua non italiana o per bambini con disturbi del linguaggio, si utilizzano test monocomponenziali (Leiter R); valutazione delle abilità logico-matematiche: calcolo, elaborazione numerica e competenze aritmetiche (ABCA test per le abilità di calcolo aritmetico; BDE Batteria per la valutazione della discalculia evolutiva); valutazione delle abilità di lettura e scrittura: la diagnosi è basata sulla misurazione di rapidità e correttezza della decodifica. I principali test utilizzati in Italia sono le Prove MT, usate anche come test di screening, la DDE-2 Batteria per la valutazione della dislessia e della disortografia evolutiva-2 e la Batteria per la valutazione della scrittura di Tressoldi & Cornoldi. Sono state prodotte di recente delle tabelle cartacee di refertazione della DDE-2 (Tabella 1) capaci di assicurare esattezza delle procedure e di trasformare i dati numerici in curve grafiche, diminuendo il rischio di commettere errori e il tempo che l’operatore impiega per la refertazione. Queste tabelle rappresentano uno strumento semplice ma efficace a rendere più rapida e corretta la refertazione della batteria (Ciuffo et al, 2013). Oltre al processo diagnostico, per rendere più agevole e precoce l’identificazione · · · · · AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 14 · dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) risulta indispensabile disporre di mezzi utili a porre in risalto specifici fattori di rischio e segni critici. Una prassi utile al raggiungimento di un ampio numero di soggetti è quella dello screening. Screening precoce DSA L a Consensus Conference sui DSA (2010) afferma l’importanza di effettuare screening sui DSA come “ricerca-azione”, condotti dagli insegnanti e dai professionisti della salute. I test di screening permettono di valutare, tramite prove strutturate, le specifiche abilità di lettura, scrittura e calcolo ma anche gli aspetti disfunzionali neuropsicologici come indicatori della presenza del disturbo. Infatti, misurare soltanto le abilità di letto-scrittura dell’alunno può condurre facilmente a falsi positivi (ansia da prestazione, carenze didattiche o culturali, etc.) oppure, soprattutto nelle forme lievi o in soggetti che hanno ben compensato il disturbo, ad avere dei falsi negativi. Per essere efficace un test di screening deve essere semplice, rapido da somministrare e poco costoso. Queste caratteristiche rendono facile la sua impiegabilità e replicabilità nel corso degli anni. I test che prevedono molte prove ed una somministrazione individuale hanno un grado di validità estremamente elevato, ma molto spesso vengono proposti solo una tantum poiché l’investimento di risorse umane è molto dispendioso. I risultati si avvicinano molto a quelli ottenuti con il test diagnostico, mentre, nel caso del test singolo di screening, il risultato è sempre l’indicazione di un livello di rischio. Gli screening possono effettuarsi o utilizzando prove strutturate che indagano specifiche abilità, oppure mediante la somministrazione di questionari osservativi. Nel primo caso, le prove vanno somministrate e valutate da personale esperto e vengono indagate le abilità di lettura, scrittura e calcolo e le competenze a queste correlate. Tuttavia non è sempre possibile utilizzare tale procedura, sia per limiti pratici che deontologici. In alternativa può risultare utile Per essere efficace un test di screening deve essere semplice, rapido da somministrare e poco costoso, impiegabile e replicabile nel corso degli anni. Come si fa “Dottore, mio figlio non impara a leggere”. I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e il pediatra di famiglia S ono costituiti da liste di domande sul comportamento rivolte agli adulti di riferimento (genitori, insegnanti) per identificare particolari problematiche. I questionari risultano essere meno specifici, rispetto a prove strutturate, ma hanno il vantaggio di raccogliere informazioni più globali. Nella pratica clinica consentono di raccogliere informazioni sui bambini in modo rapido ed efficace e di rendere quanto più possibile obiettiva ed uniforme la valutazione di comportamenti e sintomi disfunzionali. Tali prove rappresentano uno strumento di primo screening più agile ed economico rispetto a prove strutturate somministrate direttamente agli alunni. La figura di riferimento per attivare il percorso diagnostico e l’attività di recupero è quella del pediatra di famiglia che può raccogliere i segnali d’allarme inviati dai genitori e/o dalla scuola ed effettua- · · 15 Questionari osservativi re un primo screening sulle abilità di base utile a decidere se inviare o meno il bambino alla valutazione specialistica. Negli ultimi anni, grazie a una campagna di informazione sulle caratteristiche dei DSA, c’è una crescente richiesta tanto da parte degli insegnanti che dei pediatri di strumenti attendibili che rilevino, con un buon grado di affidabilità, la presenza di indicatori di rischio di DSA. Tra questi abbiamo: IPDA (Terreni et al, 2003): si avvale, per la prima fase di screening, di un questionario osservativo composto da 43 item suddivisi in due sessioni, abilità generali (aspetti comportamentali, motricità, metacognizione etc.) e abilità specifiche (pre-alfabetizzazione, pre-matematica); compilato dagli insegnanti dell’ultimo anno della scuola materna. RSR-DSA (Cappa et al, 2013) questionario osservativo per la rilevazione di difficoltà e disturbi. Organizzato sotto forma di 2 diverse check-list (per genitori e insegnanti), per rilevare situazioni a rischio di DSA, si avvale di domande dirette a AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 nella pratica clinica utilizzare questionari che esplorano gli atteggiamenti e le performance del soggetto e forniscono una descrizione delle sue difficoltà. Tabella 2. Versione informatica del questionario osservativo per la rilevazione di difficoltà e disturbi AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 16 Come si fa “Dottore, mio figlio non impara a leggere”. I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e il pediatra di famiglia identificare indicatori comportamentali predittivi di DSA. Il questionario RSR-DSA consta di circa 53 domande, raggruppate in 9 diverse aree di competenza, in modo da descrivere le capacità scolastiche del soggetto con particolare riferimento alle abilità di lettura, scrittura e calcolo e da fornire alcune informazioni sulle abilità neuropsicologiche di base (aree di linguaggio, attentivo-mnestica, motorio-prassica, visuo-percettiva), sul comportamento e sull’esperienza affettiva correlata all’apprendimento. Il questionario è diversificato per 4 fasce di scolari: primo ciclo della scuola primaria (classi 1e e 2e), secondo ciclo della scuola primaria (classi 3e, 4e e 5e), scuola secondaria di primo grado e scuola secondaria di secondo grado. Nella versione informatica il punteggio complessivo viene scomposto in nove sub-punteggi (Tabella 2) che descrivono le diverse aree di competenza. Il questionario RSR-DSA è uno strumento in grado di ottenere informazioni da fonti multiple (insegnanti e genitori) utili al clinico come supporto o completamento dell’indagine diagnostica. Inoltre consente di avere una rappresentazione grafica immediata delle aree di forza e di quelle di debolezza, che può essere di aiuto al clinico nel definire la batteria di test da proporre al bambino. Gli elementi dell’osservazione, evidenziati dai grafici, permetteranno anche ai servizi specialistici di individuare le aree critiche meritevoli di attenzione e per le quali può essere utile fornire indicazioni per il recupero. Il questionario non può e non vuole avere valenza diagnostica e può essere utile agli insegnanti per sottolineare eventuali carenze da colmare con interventi didattici di recupero e potenziamento e per mettere a punto strategie adeguate alle caratteristiche di ogni allievo. Occorre però precisare che il rilievo di un punteggio di rischio non necessariamente è legato alla presenza di un vero e proprio disturbo destinato a persistere nel tempo. Come in tutti gli screening, è piuttosto un indicatore della presenza di una prestazione atipica, che merita attenzione e può suggerire l’opportunità di avviare un lavoro di potenziamento mirato al superamento della difficoltà. Prove strutturate P er vagliare le abilità scolastiche di base tramite strumenti che esplorino le competenze di lettura, scrittura e calcolo, ritroviamo strumenti di facile e rapida applicabilità come: (Molin et al, 2007): fornisce un quadro dei ·BIN primi apprendimenti matematici in bambini di 4–6 anni. AC-MT 6-11 e 11-14 (Cornoldi et al, 2002; Cornoldi e Cazzola, 2003): constano di una parte collettiva con una valutazione generale delle abilità di calcolo e di una parte individuale con un’analisi più approfondita delle specifiche componenti (calcolo a mente, scritto, enumerazione e recupero di fatti numerici). Usati anche in fase diagnostica. Discalculia Test (Lucangeli et al, 2009): mirato a identificare i soggetti a rischio con dei programmi che si avvalgono di prove computerizzate per la valutazione delle abilità di calcolo in ragazzi dalla terza elementare alla terza media, con prove specifiche riguardanti senso del numero, fatti numerici, dettato di numeri, calcolo a mente. S.P.I.L.L.O. (Stella et al, 2011): è un software che consente di verificare in un solo minuto le abilità di lettura dei bambini della scuola primaria di primo grado (dalla 1a alla 5a). Quando questo programma restituisce, per un determinato alunno, un codice di “richiesta di intervento immediato” si consiglia un approfondimento specialistico. Se invece restituisce la prestazione dell’alunno in termini di “richiesta di attenzione” l’insegnante assegnerà attività suppletive di lettura ai genitori e verificherà in seguito nuovamente il livello di abilità, inviando l’alunno all’approfondimento specialistico qualora venga confermato il “giudizio di richiesta di attenzione”. I punti di forza di S.P.I.L.L.O. sono la facilità d’uso, la rapidità di somministrazione e l’accuratezza della valutazione. Prove PRCR-2 (Cornoldi et al, 2009): utilizzate per l’identificazione precoce ci permettono di indagare gli specifici precursori cognitivi dell’abilità di lettura e scrittura, relativa sia agli aspetti visivi sia quelli legati all’elaborazione fonologica delle parole. La somministrazione può essere sia individuale che collettiva. SPEED (Savelli et al, 2013) tale strumento per l’individuazione precoce consente di valutare nei bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia lo sviluppo della conoscenza delle lettere (prove di riconoscimento, denominazione e scrittura di lettere), che è considerato tra i migliori predittori del successivo apprendimento della letto-scrittura. · · · · · Come si fa “Dottore, mio figlio non impara a leggere”. I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e il pediatra di famiglia · · Bibliografia · · · · Cornoldi C. Difficoltà e disturbi dell’apprendimento. Bologna: Il Mulino, 2007. Cornoldi C, Cazzola C. Test AC-MT 11-14 di valutazione dell’abilità di calcolo e problem solving. Trento: Erickson, 2003. Cornoldi C, Lucangeli D, Bellina M. Test AC-MT 6-11 di valutazione dell’abilità di calcolo. Trento: Erickson, 2002. Gagliano A, Germanò E, Calarese T, Magazù A, Grosso R, Siracusano RM, Cedro C. 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Dai rilievi della letteratura appare evidente come un precoce riconoscimento di tali disturbi migliori l’outcome globale del paziente e ne renda più efficace il trattamento, evitando ricadute negative sul percorso scolastico, sulla strutturazione della personalità e sui rapporti sociali. Per poter individuare tempestivamente tali problematiche appare indispensabile il ruolo del pediatra di famiglia. Nel corso dei periodici bilanci di salute infatti, direttamente o su segnalazione da parte dei genitori e/o degli insegnanti, potrà indagare su probabili problematiche scolastiche permettendo l’attivazione di un percorso diagnostico e di recupero precoce. Questo può avvenire facilmente grazie all’utilizzo di questionari e strumenti di screening, che, nella pratica clinica, consentono di raccogliere informazioni sui bambini in modo rapido ed efficace, e rendere il più possibile obbiettiva la valutazione di comportamenti e sintomi disfunzionali . Gli autori dichiarano di non avere nessun conflitto di interesse. · · Ramus F. Developmental dyslexia: specific phonological deficit or general sensorimotor dysfunction? Cur Opin Neurobiol 2003;13: 212-218. Savelli E, Franceschi S, Fioravanti B. SPEED Screening Precolare Età Evolutiva- Test per l’identificazione precoce delle difficoltà di apprendimento della letto-scrittura nella scuola dell’infanzia. Trento: Erickson, 2013. Snowling M, Bishop DVM, Stothard SE. Is pre-school language impairment a risk factor for dyslexia in adolescent? J Child Psychol Psychiatry 2000;41(5):587-600. Stein J, Walsh V. To see but not to read: the magnocellular theory of dyslexia. Trends Neurosci 1997;20:147-152. Stella G et al. SPILLO Strumento Per Identificazione Lentezza Lettura Orale. Bologna: Anastasis e Giunti OS, 2011. http://spillo-scuola.anastasis.it Stella G, Franceschi S, Savelli E. Disturbi associati nella dislessia evolutiva. Uno studio preliminare. Dislessia 2009;6(1):31-48. 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Quando sono presenti elementi suggestivi di una scarsa performance scolastica e/o di un vissuto molto negativo della scuola, gli strumenti di screening di più rapidi ed efficaci attualmente disponibili sono: S.P.I.L.L.O. (Stella et al, 2011): con una semplice lettura del brano, il software permette l’identificazione dei pazienti a rischio che necessitano di un approfondimento diagnostico. RSR-DSA (Cappa et al, 2013): questionario osservativo che fornisce rapidamente diverse informazioni utili sulle abilità neuropsicologiche di base (aree di linguaggio, attentivo-mnestica, motorioprassica, visuo-percettiva). Questi strumenti, avendo caratteristiche diverse, sono da considerarsi complementari. Il primo è una prova di lettura che coinvolge direttamente il bambino. Ha pertanto ha il pregio di essere rapido, diretto, altamente sensibile e specifico nell’identificare i soggetti a rischio per disturbo di lettura. Il secondo, essendo un questionario da somministrare a insegnanti e genitori, non coinvolge di- rettamente il pediatra per l’applicazione; è meno specifico per il disturbo di lettura ma ha il vantaggio di esplorare contemporaneamente diverse competenze. AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 Applicazione pratica nell’ambulatorio del pediatra