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Il territorio ed il clima.
Inviato da Paolo Sanzeri
Il territorio comunale di Cianciana è esteso Ha 3770. Il comune è localizzato a 47°,31’ di latitudine boreale,
e 0,49’ di longitudine est del meridiano dell’osservatorio di Napoli. Si eleva a 380 mt. sul livello del mare.
Confina a nord e ad est con il territorio di Alessandria della Rocca, a sud-est con quello di
Sant’Angelo Muxaro, a sud con quello di Cattolica Eraclea, a sud-ovest con quello di Ribera e ad Ovest con
quello di Bivona. Nella cartografia ufficiale, edita dall’I.G.M., in scala 1:25.000, il comprensorio si inquadra nelle
tavolette di: Cianciana, foglio n° 266, quadrante I, tavoletta sud-est; Cattolica Eraclea, foglio n° 266, quadrante II, tavoletta
nord-est. I limiti del territorio coincidono in gran parte con segni geografici ben definiti, costituiti ad est dal vallone Ciniè,
ad ovest da nord verso sud dal vallone Intronata, Millaga e Cavalieri, a sud dal fiume Platani. L’orografia del
Comune di Cianciana è assai tormentata, il territorio è caratterizzato da numerosi rilievi collinari. L’altimetria
varia tra i 30 mt. s.l.m. del basso fiume Platani ai 390 mt. del centro urbano fino ai 556 del cozzo “Greco
Morto”. La fascia limitrofa al fiume Platani degrada con pendenze anche elevate e soltanto nel fondo valle del
fiume si notano piccoli lembi di terra pianeggiante di origine alluvionale. L’altopiano ed i rilievi collinari danno
luogo a pendenze variabili che generalmente si aggirano tra il 10-25%. La città è edificata nella parte nord del territorio. I
collegamenti con i centri urbani principali sono assicurati dalla S.S. 118 che, attraversando parte del territorio collega
Agrigento con Palermo. La viabilità intercomunale è garantita da due strade provinciali che collegano Cianciana
rispettivamente a Ribera mediante la S.P. n° 32 e a Cattolica Eraclea con la S.P. n° 31. Notevole rilievo è venuta ad
assumere l’area boscata, sia per l’ampiezza pari a circa 700 Ha, circa 1/5 dell’intero territorio
comunale, sia per il suo notevole peso di carattere paesistico e ambientale. La parte più estesa è stata impiantata negli
anni sessanta nella zona del “Monte Cavallo”, la rimanente negli anni novanta nella contrada
“Pintaloro”. Essa occupa la porzione a sud del territorio comunale, delimitata ad est e a sud dalle anse e
dalla profonda incisione del fiume Platani, ad ovest dalle alture del “Pizzo di Minico” e dalla “Sella
della Croce” sino al confine nord segnato dal vallone “Intronata”. Si tratta, in entrambi i casi, di
“boschi artificiali”, costituiti da misto di latifoglie e conifere; nel bosco di “Monte Cavallo”
predominano le latifoglie, in quello di contrada “Pintaloro” prevalgono le conifere. Dal punto di vista
floristico il demanio boschivo è caratterizzato da bosco di origine artificiale le cui specie sono: eucalyptus globulos;
eucalyptus rostrata; pinus halepensis; pinus pinea; cupressus sempervirens; cupressus macrocarpa; cupressus
arizonica. Nel sottobosco non si riscontra rinnovazione naturale, né tanto meno piante spontanee, tranne che ai margini
del bosco o al suo interno ma solo dove si hanno delle aperture che permettono alle piante spontanee di avere almeno
un minimo di condizioni per la germinazione, lo sviluppo e la crescita. Tra queste specie si riscontrano: la Palma nana
detta “giummarra” (chamaerops humills); l’Olivastro (olea europea var. sylvestris); il Pioppo nero
(populus nigra); Euforbia dendroides; il Lentisco (Pistacia lentiscus); Phyllirea angustifolia; Salvia (Salvia argentea);
Menta (Menta SP); Malva (Malva cretica); Timo (Thjmus spinulosus); la “disa” (Ampelodesmus
Mauritanicus); l’Ofride palermitana (Ophrys panormitana); il Malvone d’Agrigento (Lavatera agrigentina); lo
Giaggiolo siciliano (Iris pseudopumila); l’Euforbia cornuta (Euphorbia ceratocarpa); la Violacciocca di Metlesics
(Erysimum metlesicsii); lo Zafferano autunnale (Crocus longiflorus Rafin); il Colchico di Bivona (Colchicum bivonae
Guss.); l’Astragalo di Huet (Astragalus huetii Bunge); la Bocca di leone siciliana (Antirrhinum siculum Miller); lo
Zafferano giallo (Sternbergia lutea); il Salvione giallo (Phlomis fruticosa); il Mirto (Myrtus communis); il Carrubazzo o
legno puzzo (Anagyris fetida); il Rosmarino (Rosmarinus officinalis); lo Sparto steppico o Alfa (Lygeum spartum); il
Cucummareddu, il cetriolo selvatico (Momordicu elaterium); ecc., ciò denota che la vegetazione è tipica
dell’alleanza Oleo-Ceratonion. Tra gli arbusti si nota l’asparago pungente (Asparagus acutifolius). Il
paesaggio è quello tipico dell’agrigentino ed è determinato da due associazioni di suoli prevalenti, provenienti da
substrati della serie gessoso-solfifera e da due substrati argillosi, che a loro volta rendono possibili determinate tipologie
di paesaggio agrario. La tessitura del territorio risulta così articolata in grosse campiture a seminativo semplice o erborato
che cedono il posto ai pascoli, quando lo spessore del suolo si assottiglia o affiora la nuda roccia, in porzioni di territorio
punteggiato dalle sagome verdi di colture arboree tipicamente mediterranee ed arido-resistenti come il mandorlo e
l’olivo, in linee verdi date dai filari dei vigneti. La presenza di roccia affiorante e di zone incolte denuncia processi
di degrado e di dissesto idrogeologico. Si possono segnalare alcune emergenze geomorfologiche quali, ad esempio, il
Monte Calvario ed il Monte Chiappara, che costituiscono punti panoramici di lettura del paesaggio. Il Monte Chiappara è
un toponimo che si richiama alla vegetazione naturale: Chiappara (= Cappero). Il territorio risulta poi solcato da un
reticolo di linee d’acqua segnalate dalla presenza di vegetazione ripariale. Ad una più attenta lettura emergono,
poi, singoli episodi, manufatti segno della presenza dell’uomo quali abbeveratoi ed edifici rurali che testimoniano il
processo di urbanizzazione della campagna. L’inquadramento geologico del territorio ciancianese fa riferimento
all’affioramento di rocce sedimentarie, afferenti in gran parte alla successione evaporitica di epoca Messiniana
(circa 6 milioni di anni fa): si tratta della sopracennata serie gessoso-solfifera, costituita da calcari, marne, argille ed
evaporati quali gesso, zolfo, salgemma. La genesi dei sedimenti evaporitici è spiegata con una
“temporanea” (in senso geologico) chiusura delle Stretto di Gibilterra a causa di movimenti tettonici. Il clima
estremamente arido e la mancanza di adeguati apporti idrici portò il Mediterraneo a perdere le sue caratteristiche di mare
aperto trasformandolo in una serie di bacini a carattere lagunare. In questo contesto si ha la deposizione dela serie
evaporitica che presenta spessori differenti nelle varie aree di deposizione. Nei vari ambienti lagunari venutisi a creare, a
causa dela forte evaporazione delle acque, le sostanze disciolte precipitarono sul fondo a seguito del raggiunto grado di
saturazione e in relazione alla propria solubilità: precipitarono quindi per primi i Sali meno solubili e successivamente
quelli solubili. In tal modo la serie evaporitica risulta essere formata da un insieme di livelli salini che si susseguono in
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conformità alle leggi chimico fisiche di precipitazione. I primi Sali a depositarsi furono i carbonati di calcio (CaCO3) che
portarono alla formazione del “calcare di base” (così chiamato proprio perché sta alla base della serie
evaporitica). I gessi depositatisi sul calcare di base sono per la gran parte rappresentati dal tipo
“balatino”, costituito da una alternanza di straterelli di gessi microcristallini (selenite) e veli d’argilla. I
gessi balatini rappresentano la parte basale del termine gessoso, rappresentato dal resto da spessi banchi costituiti da
macrocristalli geminati a coda di rondine. All’interno dei termini della serie solfifera, nei bacini più soggetti a
condizioni di forte evaporazione, si sono infine formati enormi accumuli di Sali (detti domi salini) che dal punto di vista
chimico sono rappresentati da Sali di sodio e potassio. La sedimentazione dei Sali è avvenuta in continuità con i gessi
secondo le leggi della solubilità. Si hano infatti, dall’alto verso il basso, i seguenti termini: salgemma –
kainite – silvie – carnallite – bishofite – Sali di bromo – iodio. La presenza dello zolfo
deriva probabilmente da processi diagenetici tardivi, avvenuti cioè dopo la deposizione e la compattazione del
sedimento, nel corso dei quali l’azione dei batteri solfo-riduttori ha probabilmente favorito la separazione da
soluzioni percolanti di anioni solfato e la loro successiva riduzione a zolfo, in un ambiente geochimica che prevedeva una
massiccia presenza di sostanza organica. Il clima è temperato, dolcissimo in primavera ed in autunno, mite in inverno,
non molto caldo in estate, se non quando soffia lo scirocco col suo caldo secco ed intenso. Il valore medio annuo della
temperatura è di 17° C. e le escursioni medie sono contenute tra i 9° C. di gennaio e i 26,3° C. di luglio. I venti dominanti
sono il ponente ed il mezzogiorno che porta le piogge, frequenti in inverno ed in primavera, scarsissime in estate. La
Tramontana proveniente dal Monte Calvario. La media della piovosità calcolata nel trentennio 1965/1994 presso la
stazione pluviometrica di Cianciana, fa registrare una piovosità media annua di mm. 564,36. Questi dati evidenziano come
la concentrazione delle piogge si ha nel periodo autunno-inverno. Nel periodo ottobre-marzo si concentrano circa
l’80° delle piogge.
Articolo tratto dal libro: "Sant'Antonino di Cianciana. Storia di una città di nuova fondazione", Anno 2007, scritto
dall'Arch. Paolo Sanzeri.
Breve descrizione dell'opera: Il libro si occupa di descrivere Cianciana fin dalle sue origini, Che
non coincidono con la data ufficiale di fondazione, ma inizia dall'età del bronzo fino ai primi del '900. Inoltre il libro Tratta
dell'archeologia dell'architettura, dell'urbanistica, dell'arte, dell'ambiente e di altri temi inerenti il territorio comunale, in
particolare del fiume Platani e della ex Rete Ferroviaria. Il libro è disponibile presso il bookshop del Museo Civico.
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