INTITOLAZIONE DELLA SINFONIA “EROICA” A NAPOLEONE BONAPARTE Come è noto, uno dei più celebri aneddoti su Beethoven è legato alla dedica della Terza Sinfonia a Napoleone Bonaparte (Ajaccio 1769 - Sant’Elena 1821), l’eroe della Rivoluzione francese, il grande stratega e l’uomo politico che segnò, tra contraddittorie vicende, le sorti dell’Europa nel cruciale passaggio dal XVIII al XIX secolo. Innanzitutto va detto che l’autografo beethoveniano della sinfonia è andato perduto. Sopra è riprodotto il frontespizio della più antica partitura manoscritta pervenutaci di questa sinfonia (il cosiddetto Ms B), opera di un copista (identificato in Benjamin Gebauer, che copiò altre opere di Beethoven), con interventi manoscritti dello stesso Beethoven. La scritta originale, integrata poi da aggiunte di altre mani (tra cui l’aggiunta di “in” a “titolata”, l’indicazione dell’Op. 55, ecc.), dice: Sinfonia grande (in)titolata Bonaparte del Sig.r Louis van Beethoven Il primo e più significativo intervento, che si presume sia stato fatto dallo stesso Beethoven, consiste nell’eliminazione della seconda riga tramite raschiatura, così profonda da creare un buco nella carta sotto la parola “Bonaparte”. Successivamente Beethoven aggiunse a matita, sotto la quarta riga: “geschrieben auf Bonaparte” (“scritta su Bonaparte”); tale iscrizione, proprio perché fatta a matita, è oggi estremamente sbiadita, ma essa è stata chiaramente letta da numerosi testimoni nell’arco di più di un secolo. L’amico e allievo di Beethoven Ferdinand Ries (Bonn 1784 - Francoforte 1838), nelle sue memorie beethoveniane (redatte in collaborazione con il medico Franz Gerhard Wegeler: Biographische Notizen über L. van Beethoven e pubblicate nel 1838), narra come il compositore abbia furiosamente reagito alla notizia, che egli stesso gli diede alla fine di maggio del 1804, del fatto che Napoleone si era fatto proclamare Imperatore, strappando il frontespizio dell’autografo della Sinfonia ed esprimendosi in questi termini (il racconto di Ries potrebbe essere un po’ “caricato”, ma fondamentalmente è credibile; qualche anno dopo lo riporta anche il sodale e segretario di Beethoven Anton Schindler nella sua biografia del compositore, 1840): “In questa sinfonia Beethoven aveva in mente il Buonaparte di quando ricopriva la carica di Primo Console. A quell’epoca Beethoven lo ammirava moltissimo, e lo paragonava ai più illustri consoli romani. Io e molti altri suoi stretti amici abbiamo visto questa sinfonia, già ricopiata in partitura, appoggiata sul suo tavolo: il frontespizio recava scritto in alto la parola ‘Buonaparte’, e in basso ‘Luigi van Beethoven’, senza altre parole. Ignoro se e con che cosa intendesse riempire lo spazio intermedio. Fui io il primo a riferirgli la notizia che Buonaparte si era autoproclamato Imperatore, al che Beethoven andò su tutte le furie e si mise a urlare: ‘Anche lui, dunque, non è altro che un uomo ordinario! Adesso calpesterà tutti i diritti umani e soddisferà solo la sua ambizione. Si ergerà al di sopra degli altri e diventerà un tiranno!’. Beethoven andò al suo tavolo, afferrò il frontespizio in cima, lo strappò in due e lo gettò sul pavimento. La prima pagina fu riscritta e solo allora la sinfonia ricevette il titolo Sinfonia Eroica”. Nel frontespizio della prima edizione a stampa della sinfonia (non in partitura, ma in 18 parti staccate per orchestra), pubblicata a Vienna nell’ottobre del 1806, il nome di Bonaparte scompare, sostituito da un generico “grand[’]Uomo” (in italiano), mentre l’opera viene dedicata al Principe Lobkowitz, che in un primo tempo ne aveva acquistato i diritti di esecuzione privata: SINFONIA EROICA à due Violini, Alto, due Flauti, due Oboi, due Clarinetti, due Fagotti, tre Corni, due Clarini, Timpani e Basso composta per festeggiare il sovvenire di un grand Uomo e dedicata A Sua Altezza Serenissima il Principe di Lobkowitz da Luigi van Beethoven Op. 55 N.° III delle Sinfonie (Cfr. Fabrizio Della Seta, Beethoven: Sinfonia Eroica. Una guida, Roma, Carocci, 2004, pp. 40-45; Lewis Lockwood. Le Sinfonie di Beethoven. Una visione artistica, pp. 49 sgg.)