Impaginato Cap 13

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Mediterraneo occidentale dal resto
della Tetide. Con il Cretacico, circa 130
milioni di anni fa, ebbe inizio
l’apertura dell’Atlantico meridionale,
mentre l’Atlantico settentrionale
cominciò ad allargarsi molto più tardi,
nel Cretacico superiore, separando il
Nord America dall’Europa. Questa
apertura esercitò sull’intero
Mediterraneo un’influenza
grandissima. Con la separazione tra
Sud America e Africa, l’insieme AfricaAdria subì, rispetto all’Europa, una
rotazione antioraria stimata
complessivamente di circa 45° e uno
spostamento verso Nord di oltre
30° (fig. 1). Queste stime sono state
elaborate a partire dall’analisi dei dati
paleomagnetici del nostro paese. In
seguito allo spostamento di AfricaAdria si ebbero ripercussioni sulle aree
vicine e una subduzione lungo il
margine Dinaridi-Ellenidi (le catene
montuose della ex Iugoslavia e della
Grecia occidentale). Con l’apertura
dell’Atlantico settentrionale e il
conseguente allontanamento tra
Europa e America si verificò la
chiusura dell’area oceanica tra Adria
ed Europa, che entrarono in collisione.
Questa portò alla formazione della
catena alpino-appenninica, che
raggiunse i suoi massimi verso la fine
del Mesozoico, contemporaneamente
alla catena himalayana, di cui forma
un’ideale prosecuzione. Vediamo i
dettagli.
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Alla luce delle conoscenze che la
tettonica delle zolle ci offre,
cerchiamo di ricostruire per sommi
capi la struttura tettonica del nostro
paese, in particolare la genesi delle
due maggiori catene montuose, le
Alpi e gli Appennini. Queste
rappresentano, senza dubbio,
l’ossatura centrale della nostra
penisola ma, come vedremo, non
sono le uniche strutture geologiche
che la costituiscono. Esistono infatti
territori molto estesi formati da rocce
che hanno avuto origine in epoche
antecedenti e successive a quelle che
hanno generato la catena alpinoappenninica e che sono stati coinvolti
in processi geodinamici di varia
natura. Una più dettagliata analisi della
storia geologica d’Italia verrà affrontata
nel capitolo 15.
La nostra storia strutturale comincia
alla fine del Paleozoico, quando tutti i
continenti erano tra loro uniti in
un’unica grande massa, la Pangea.
Circa 200 milioni di anni fa cominciò la
separazione delle terre e l’espansione
del grande golfo della Tetide, il mare
che si stendeva tra Africa e Eurasia e
andava dall’attuale Mediterraneo fino
al Borneo. Al termine del Giurassico
inferiore si formò, dalla Turchia ai
Caraibi, una fascia di crosta oceanica
che si andò sempre più allungando. In
questo periodo la Tetide raggiunse la
sua massima ampiezza e si ebbe uno
stadio di accentuata oceanizzazione,
con la formazione di una dorsale
medio-oceanica simile a quelle attuali,
lungo la quale vennero emesse grandi
colate di lava che si spostarono ai lati
allargando il bacino. È in questo
oceano che si depositarono
lentamente grandi quantità di
sedimenti che formarono poi le rocce
della catena alpina. L’area ora occupata
dal Mar Adriatico e dalla fascia
montuosa periadriatica, ossia parte
della penisola italiana e le coste
adriatiche fino alla Grecia occidentale,
secondo alcuni studiosi era unita al
blocco dell’Africa, di cui costituiva una
sorta di promontorio, detto placca
Apulia o Adria. Secondo altri autori
Adria non era collegata all’Africa ma
era una microzolla che separava il
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L’Italia tra due continenti
T Figura 1
Le unità strutturali
che hanno
portato alla
formazione
dell’Italia, stretta
tra il continente
europeo e quello
africano,
con il suo
prolungamento
rappresentato
dalla zolla Apulia.
■ La struttura delle Alpi
Nel Giurassico medio (circa 180 m.a. fa)
si iniziò a formare crosta oceanica in
mezzo a una vasta placca di crosta
continentale e iniziarono a separarsi
due zolle, una a Nord (zolla europea) e
una a Sud (zolla adriatica). La massima
separazione avvenne intorno al
passaggio tra Giurassico e Cretacico
(150-120 m.a. fa), quando il bacino
oceanico intermedio, detto oceano
piemontese-ligure, raggiunse la sua
massima larghezza; un residuo di tale
oceano è rappresentato dalle ofioliti
incorporate nell’edificio alpino. Ma a
un certo punto le due zolle
cominciarono a invertire il moto di
fuga relativa e iniziarono ad avvicinarsi
dando origine, a partire dal Cretacico,
a falde di ricoprimento e a fasi di
metamorfismo. Cominciò così una fase
di subduzione di litosfera oceanica
nell’area alpina allorché la zolla
europea si scontrò con quella adriatica,
la cui crosta inferiore formò un cuneo
che si infilò nella crosta europea. Il
risultato dello scontro fu una struttura
a falde di ricoprimento, già
riconosciuta dal geologo svizzero
Émile Argand nel 1924: una falda,
detta delle Alpi Meridionali, verge
verso Sud, mentre le altre,
rispettivamente dette Pennidi,
Austridi, Elvetidi, Ultraelvetidi, sono
piegate verso Nord. A loro volta
queste falde coprono, soprattutto
nella parte esterna delle Alpi
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Alpi Meridionali
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il Cenozoico si sono messi in posto
lungo la Linea Insubrica batoliti e
plutoni, accompagnati da vulcaniti solo
nel Biellese, mentre una modesta
attività vulcanica ha interessato il
settore orientale, nei Lessini e negli
Euganei (fig. 2).
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Sistema Delfinese
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Adriatico
direzione ed età di movimento
e ultimo trasporto orogenetico
Miocene medio-superiore
Pliocene-Pleistocene
X Figura 2
Le principali unità strutturali delle Alpi, con indicazione delle direzioni (vergenze) delle diverse
falde che formano la catena alpina.
Occidentali, il basamento cristallino
che oggi affiora in maniera discontinua
nei massicci dell’Argentera, del PelvouxBelledonne, del Monte Bianco e
dell’Aar-Gottardo.
Le Pennidi corrispondono a quello che
era il fondo delle aree centrali
dell’originario bacino oceanico, con
parti di litosfera oceanica e
continentale, e relativa copertura
sedimentaria: il tutto ormai
metamorfizzato prevalentemente in
calcescisti.
Le Austridi erano in originaria
continuità con le Alpi Meridionali, e
corrispondevano alla crosta continentale
con la sua copertura sedimentaria,
all’epoca appartenente alla zolla
adriatica. Oggi le falde austroalpine si
trovano sovrapposte alle Pennidi.
Le Elvetidi e le Ultraelvetidi derivano
dal corrugamento della zolla europea,
con crosta continentale coperta da
rocce sedimentarie di mare poco
profondo. Il trasporto tettonico è
avvenuto verso l’esterno dell’arco
alpino, ossia verso Nord nel settore
centrale e verso Nord-Ovest in quello
occidentale.
Le Alpi Meridionali, che – come
abbiamo detto – hanno la stessa genesi
delle Austridi, sono prevalentemente
sedimentarie e volgono a Sud, con
sovrascorrimenti riconoscibili fin nel
sottosuolo pedemontano della Pianura
Padana, come hanno messo in luce le
ricerche petrolifere dell’AGIP a partire
dal secondo dopoguerra.
La linea di separazione tra i due grandi
gruppi di falde forma un grande arco
intorno all’Adriatico, che è detta
complessivamente Linea Insubrica o
Periadriatica (anche se localmente
prende altri nomi) ed è un sistema di
faglie di notevole lunghezza e rigetto,
che va dalla zona del Canavese fino alla
Slovenia.
La regione settentrionale delle Alpi è
alquanto più complessa ed è tra quelle
più tettonicamente complicate al
mondo, soprattutto per la presenza di
un grande accavallamento
rappresentato dalle Austridi, che sono
passate al di sopra delle altre falde. La
struttura a falde è messa in evidenza
anche dai numerosi scogli tettonici
(klippen), resti di coltri alloctone
sovrapposte ad altre, come il Monte
Cervino, brandello australpino
accavallatosi su falde pennidiche, o la
regione svizzera dei Quattro Cantoni;
ma soprattutto dalle finestre
tettoniche dell’Engadina e degli Alti
Tauri, dove affiora il substrato pennidico
raggiunto dall’erosione che ha intaccato
le soprastanti unità australpine. Durante
■ La struttura degli Appennini
Gli antichi Appennini si trovavano in una
posizione diversa dall’attuale. Erano
infatti disposti sul prolungamento delle
Alpi e rappresentavano il collegamento
tra questa catena e quelle della Spagna.
Contrariamente a quanto molti
credono, il loro corrugamento è più
recente di quello alpino ed è legato alle
vicende dell’area mediterranea
occidentale. Questa comprende oggi
bacini profondi, formatisi durante il
Cenozoico, con due vaste pianure
abissali: quella balearico-provenzale e
quella tirrenica, entrambe con crosta
oceanica.
Un discorso a parte vale per il blocco
sardo-corso, l’insieme delle due isole
che hanno avuto un’origine comune e
una storia geologica specifica, distinta
da quella del resto d’Italia. Questo
blocco si trovava grosso modo nella
posizione delle attuali Baleari e si ritiene
fosse attaccato al blocco europeo, da
cui si sarebbe separato, agli inizi del
Miocene, con una rotazione in senso
antiorario che avrebbe aperto il Mar
Ligure. Durante questa migrazione il
proto-Appennino però si muoveva a
una velocità maggiore di quella del
blocco sardo-corso. Fra i due tratti di
terra si aprì allora una frattura che in
seguito si allargò e si riempì d’acqua
formando il Tirreno. La crosta oceanica
del Tirreno è quindi la conseguenza
dell’apertura dell’omonimo bacino a
tergo del corrugamento appenninico il
cui fronte procedeva in direzione della
zolla adriatica.
Per quanto invece riguarda
direttamente la catena appenninica, al
contrario che nelle Alpi dove
prevalgono rocce metamorfiche o
intrusive, qui si ha una netta
prevalenza di rocce sedimentarie. E
non è l’unica differenza: non tutta la
parte corrispondente al bordo del
paleocontinente africano è sovrascorsa
struttura risulta perciò alquanto
complessa, quando non caotica. Anche
la vergenza della falde è variegata ed è
diretta verso Nord-Est negli Appennini
settentrionali, verso Est in quelli centrali
e verso Est, ma anche Sud-Est e Sud in
quelli meridionali.
Le aree che si estendono ai margini di
una catena montuosa, verso le quali si
dirigono le falde di ricoprimento, ma
non sono direttamente interessate dai
corrugamenti sono dette avampaese,
mentre avanfossa sono quelle parti
che più direttamente raccolgono (quasi
appunto in una fossa) i detriti che
l’erosione della nascente catena va
producendo, man mano che questa si
solleva e viene aggredita dagli agenti
esogeni. Nel nostro caso la Pianura
Padana rappresenta l’avampaese delle
Alpi Meridionali da una parte e degli
Appennini settentrionali dall’altra,
mentre il bacino adriatico è
l’avampaese dell’Appennino centro-
sui terreni sottostanti. Mentre a Est si
formavano le Alpi, a Ovest si andavano
costituendo, sempre a seguito
dell’accavallarsi di falde di ricoprimento,
gli Appennini nei quali tuttavia non
sono rappresentati tutti i componenti
dell’edificio strutturale alpino. Negli
Appennini mancano infatti la parte
esterna, corrispondente alle Pennidi, e
tutte le Elvetidi, mentre sono presenti i
terreni corrispondenti alle porzioni
interne.
Geologicamente gli Appennini si
possono dividere in tre grandi gruppi:
• gli Appennini settentrionali,
prevalentemente argilloso-arenacei;
• gli Appennini centrali, a prevalenza
calcarea;
• gli Appennini meridionali, di
composizione mista calcarea e
arenaceo-argillosa.
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Massiccio sardo - corso
■ In futuro…
Mentre possiamo dire che l’orogenesi
alpina è sostanzialmente finita, quella
appenninica non lo è e varie parti sono
ancora in movimento, soprattutto
nell’area del massiccio calabropeloritano, come prova la vivace
sismicità della zona e i suoi movimenti
tettonici diretti verticalmente, che
indicano un complessivo innalzamento
in atto, collegato all’espansione parallela
del bacino del basso Tirreno. Questi
sollevamenti e la sismicità della regione
mediterranea, al di là delle conferme
che ci giungono dalle osservazioni
satellitari o dai dati della sismica a
rifrazione (vedi scheda 13.2), provano in
modo inequivocabile che la
convergenza tra la zolla africana e
quella europea non si è per nulla
esaurita. Attualmente la
velocità del movimento
Pliocene viene stimata in circa
Pleistocene
3 cm all’anno
Miocene medio
e superiore
complessivamente.
Oligocene Questo significa che il
Miocene
bacino mediterraneo
inferiore
tenderà a chiudersi e il
Mar Adriatico a
scomparire, schiacciando
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l’Italia contro le Dinaridi e
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contempo, milioni d’anni
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esplosione vulcanica. Nelle
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future epoche geologiche
i due blocchi continentali
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si salderanno in uno solo,
lasciando qua e là isolati
laghi salati a ricordo del
Mediterraneo, così come
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oggi il Mar Caspio e il lago
calabro d’Aral sono un pallido
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ricordo della perduta
Tetide.
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I primi due sono separati da
un’importante linea tettonica, detta dai
suoi due estremi “Linea
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Ancona-Anzio”, che
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parti. Queste vennero
prodotte, agli inizi del
Miocene, dall’avvenuta
Piana
collisione del blocco
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tirrenica
sardo-corso con la zolla
Adria. Si ebbe allora una
spinta che andava in
senso antiorario a
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AVAMPAESE
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bacini intermedi e questi
fronte raggiunto dai
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sistemi di falde nel
sollevati e sospinti, l’uno
loro movimento
sull’altro a formare gli
finestra tettonica
Appennini, la cui
meridionale. Le regioni della Francia e
della Svizzera settentrionale sono
invece l’avampaese europeo (fig. 3).
T Figura 3
Strutture tettoniche della
regione italiana. Le frecce
indicano direzioni ed età
dei movimenti delle ultime
fasi dell’orogenesi alpidica.
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