Il tremito della terra è un evento naturale e diffuso. La storia del nostro pianeta, vecchia di 4,6 miliardi di anni, si compone,statisticamente, di 1 milione di sismi l’anno, uno ogni 30 secondi, tutti i giorni. La maggior parte dei sismi è impercettibile ai nostri sensi e viene rilevata strumentalmente. Però ogni anno, 3000 sismi agitano la terra in modo rilevante, centinaia vi producono cambiamenti significativi, e almeno 20 causano alterazioni molto importanti e quando colpiscono zone densamente popolate, si trasformano in catastrofi. Il tributo pagato in termini di vite umane e di costi sociali è, in questi casi, spaventoso. La base concettuale che ha permesso di descrivere le zone soggette a terremoti è la teoria della “tettonica a zolle”, secondo la quale il pianeta ha lo strato più rigido esterno, la “litosfera” suddiviso in molte zolle tettoniche. Le sette più grandi coinvolgono continenti e bacini oceanici. Spinte da forze che si originano all’interno della terra dove le rocce sono allo stato fuso, queste zolle si muovono lentamente, al massimo di alcuni centimetri l’anno, spostandosi su uno strato “più molle e più plastico” detto astenosfera. Le zolle o placche entrando in collisione lungo i margini scatenano impressionanti terremoti. Dalle scosse più insignificanti a quelle di eccezionale entità, praticamente tutti i terremoti sono causati dallo stesso fenomeno : lo scorrimento di masse di roccia lungo fratture chiamate “faglie”. Alla fine del Carbonifero, 300 Milioni di anni fa, una vecchia catena orogenica concludeva la sua esistenza spianandosi e diveniva parte integrante di un megacontinente : la Pangea. Dall’inizio del Triassico, 245 M.A. fa, un vasto mare, la neo-tetide, invase i nostri territori. Nel Giurassico, tra 200 e 150 M.A. fa, due placche continentali si fronteggiavano separate da un mare, il cui fondale era costituito da crosta oceanica. Quindi movimenti di rotazione delle placche trasformarono la espansione in compressione tra la placca Africana a sud e la placca Eurasiatica a nord. Questo terribile incastro determinò le deformazioni e la creazione di fratture. Attualmente le Alpi, dinamicamente attive, sono divise da una importante linea tettonica. La “Linea Insubrica”, con a sud le Alpi Meridionali che “vergono” (migrano verso Sud) verso la “avanfossa” della Pianura Padana e gli Appennini che migrano verso Nord. L’attività sismica si concentra in queste due zone : Alpi meridionali e Appennini. I terremoti avvengono tutti nella crosta superiore con ipocentri tra i 5 Km e i 15 Km circa. In Lombardia la zona sismica più attiva è quella del margine della Pianura Padana nella zona di Brescia e all’estremità sud delle Giudicarie, nella zona del Lago di Garda. Il terremoto più grosso, avvenuto in Lombardia, nel periodo anno 1000 – 1984, è quello del 1222 di Brescia, con una Magnitudo stimata di 6,8 gradi della Scala Richter (XI grado della Mercalli). A parere della comunità scientifica (Prof. Dott. Geol. Alessandro Michetti – Università dell’Insubria), nella progettazione e costruzione di edifici antisismici, nel nostro territorio, si dovrebbe tener conto della reale possibilità che possa ripetersi un evento sismico secondo la massima Magnitudo storica rilevata : 7 della Scala Richter. Carlo Cossali Dottore in Scienze Geologiche