Anthony Holborne si può considerare tra i più acclamati e prolifici compositori di danze del Rinascimento inglese. Ciò è dimostrato anche dal fatto che della sua corposa opera, ben 150 composizioni, circa tre quarti sono danze, e ciascuna di queste è sopravvissuta ai nostri tempi anche in più di quattro diversi arrangiamenti. La sua straordinaria facilità nel creare melodie accattivanti gli garantì una diffusa popolarità durante la sua vita, ma, proprio come accade a molti musicisti pop di oggi, la sua fama sfumò piuttosto rapidamente dopo la sua morte. Risale al 1599 la sua raccolta di “consort music” dal titolo Pavans, Galliards, Almains and other Short Aeirs a cinque parti. Quest’opera ebbe un tale successo che l’anno seguente alla pubblicazione John Dowland dedicò uno dei suoi songs “al più famoso, Anthony Holborne”. John Dowland, compositore, liutista virtuoso ed abile cantante, fu tra i più famosi musicisti del suo tempo. In contrasto con la regina Elisabetta I, forse anche per la sua conversione al cattolicesimo, scelse ben presto la strada europea, lavorando come liutista al servizio del re di Danimarca, Christian IV. Dedicò al suo strumento prediletto, il liuto, circa novanta opere, molte delle quali in forma di danza, altre nella più articolata forma della fantasia, dalla scrittura spesso molto complessa sia nell’orizzontalità delle fioriture che nella verticalità delle polifonie. In questa cornice di massimi sistemi, Holborne e Dowland, si colloca l’esperienza liutistica del contemporaneo Thomas Robinson. Compositore, liutista, ma soprattutto didatta, Robinson lavorava alla corte del re di Danimarca, Federico II, come insegnante privato di musica della principessa Anna, futura regina d’Inghilterra. La sua opera The Schoole of Musicke spiega in forma di dialogo come diventare esperti nel liuto e raccoglie danze e “toys”, veri e propri giocattoli didattici attraverso i quali carpire i segreti del suo “più amato strumento”.