L`antico regno - Pierantonio Bolognini

a cura di
Pierantonio Bolognini
DISPENSE DELLA
ACCADEMIA
GARDONESE
4
ANNO ACCADEMICO
2003-2004
INDICE
LA CIVILTA’ EGIZIA
I GEROGLIFICI
CRONOLOGIA STORICA
L’EGITTO: IL PAESE DEL NILO
CENNI STORICI
L’ANTICO
REGNO
IL MED IO REGNO
IL NUOVO REGNO
ECONOMIA E SOCIETA’
LA RELIGIONE EGIZIA
IL MUSEO EGIZIO DI TORINO
LA CIVILTA’ EGIZIA
INTRODUZIONE STORICA
La riscoperta dell’Egitto dei Faraoni ha inizio con due date precise
1798
e
1824
Precedentemente, di questa grande civiltà non si conosceva
nulla.
Nemmeno le fonti antiche erano doviziose di notizie.
ERODOTO
famoso storico greco, ci riferisce alcune informazioni da lui
apprese durante un suo viaggio in Egitto effettuato intorno al 450 a.C., probabilmente
però da informatori assolutamente disinformati
MANETONE, scriba
reale e sacerdote, vissuto intorno al 280 a.C. scrisse
MANETONE,
scriba reale e sacerdote, vissuto intorno al 280 a.C. scrisse
una storia del suo paese l ‘ L’AEGYPTIACA , opera perduta, ma pervenutaci nelle
una storia del suo paese l’ AEGYPTIACA, opera perduta, ma pervenutaci nelle
testimonianze di altri autori. L’ opera che mostra numerose discrepanze con quello di
testimonianze di altri autori. Lo scritto, che mostra numerose discrepanze con quello di
Erodoto ha il pregio di fornirci la famosa lista dei faraoni suddivisi dall’autore in
Erodono, ha il pregio di fornire la famosa lista dei faraoni, suddivisi dall’autore in trenta
trenta dinastie.
dinastie
Scarse infine le notizie riferite da
Giuseppe Flavio (storico ebreo di lingua greca
Strabone (storico e geografo greco
37-103 d.C.),
63 a.C.- 24 d.C. ca)
Diodoro Siculo (storico greco 90-20 a.C.)
Ma torniamo alle nostre due date fondamentali per ricordare che la prima
1798
corrisponde alla spedizione napoleonica in Egitto dove il Bonaparte, con grande
lungimiranza si accompagnò, oltre che ad un esercito agguerritissimo, ad una folta
schiera di scienziati: naturalisti, botanici, cartografi, ingegneri, astronomi, geologi,
storici, disegnatori ed antiquari ( come allora si chiamavano gli archeologi). Dopo lo
sbarco gli studiosi si sguinzagliarono con i loro strumenti per tutto il paese
occupandosi nelle loro specialità
Fra tutti questi il personaggio più intraprendente fu il barone
DOMINIQUE VIVANT DENON
pittore, incisore e scrittore che ritrasse
tutto quanto gli fu possibile, divenendo il primo
artista che riuscì a far conoscere con la sua
preziosa opera
VOYAGE DANS LE BASSE
LA HAUT EGYPTE (1802)
l’Egitto alla Francia e all’Europa.
ET
Dal 1809 al 1813 venne pubblicata un’altra monumentale opera
LA DESCRIPTION DE L’EGYPTE
nove volumi in grande formato corredati da quattordici volumi di
illustrazioni con novecento tavole con ampie descrizioni. Solo le tavole di
archeologia erano accompagnate da brevi didascalie essendo il significato
di quanto era rappresentato, del tutto ignoto.
L’interesse suscitato dall’opera fu clamoroso e scatenò
l’accaparramento degli antichi cimeli e l’organizzazione di
nuove spedizioni in Egitto.
Purtroppo le prime ricerche furono delle vere e proprie razzie che, in mancanza di
ogni legge di salvaguardia, non incontrarono ostacoli. Si distinse in quest’opera di
spoliazione
GIAN BATTISTA BELZONI
(nativo di
Padova 1778-1823)
Giunto in Egitto per presentare un progetto di macchina
idraulica al Pascià Mohammed Alì, rivolse i suoi
interessi agli scavi archeologici, molto più redditizi.
La prima grande spedizione a carattere scientifico
fu organizzata dal re di Prussia Federico
Guglielmo il Grande e fu diretta da Richard
LEPSIUS che operò in Egitto dal 1843 al
1845 studiando e scoprendo di tutto, dalle
piramidi, ad Amarna e alle tombe tebane. I
risultati della spedizione furono dati alle stampe
con
un’altra
notevole
opera
:
DENKMALER AUS AGYPTEN
UND ATHIOPIEN in dodici volumi.
Altro grande ricercatore, forse il più importante,
fu il francese Auguste MARIETTE (18211881). Conservatore del Louvre, fu inviato nel
1850 in Egitto alla ricerca di papiri, ma qui giunto
si dedicò agli scavi portando alla luce il tempio
della Sfinge, trecento mastabe a Sakkara ed il
tempio di Seti.
Impressionato dall’orrendo saccheggio di
documenti e tesori, ritornò in Egitto nel 1858, con
un incarico ufficiale assegnatogli da Said Pascià,
dedicandosi in ogni modo alla salvaguardia dei
reperti e cercando d’impedire che quanto veniva
scoperto fosse immediatamente inviato in Europa.
Tutto ciò che, da quel momento, fu da lui, e da
altri archeologi, ritrovato divenne il primo nucleo
del Museo Egizio del Cairo.
Gli successe, continuando la sua opera, Gaston MASPERO. Con quanti lo seguirono
aricchì a tal punto il Museo del Cairo che si rese necessario costruire una nuova sede
inaugurata nel 1902.
L’ultima grande scoperta (1922), la tomba pressocchè intatta di Tuntankhamon,
effettuata da Howard CARTER (1873-1939) e Lord Carnavon, sta a degno
coronamento dell’immenso lavoro dei grandi pionieri dell’egittologia
I GEROGLIFICI
La scrittura egiziana, le cui prime testimonianze risalgono alla fine del IV millennio
a.C. si basa su un sistema di segni che
Clemente Alessandrino, uno studioso greco del II secolo d.C., chiamò
geroglifici
geroglifici
(letteralmente:
(letteralmente:segni
segnisacri
sacriincisi)
incisi)
La scrittura geroglifica fu in uso per tempi lunghissimi anche se venne via via
affiancata da forme
corsive
IERATICO
e semplificate DEMOTICO
Dopo la cristianizzazione dell’Egitto subì una definitiva trasformazione evolvendosi
nel COPTO
(quando venne scritta in caratteri greci ).
Già da tempo però i geroglifici (V secolo d.C.) erano praticamente indecifrabili tanto
è vero che l’interpretazione simbolica data in questi anni dallo studioso egizio
Orapollo si dimostrò del tutto falsa e fuorviante
Fra i tanti reperti rinvenuti dalla spedizione francese vi era una stele
sbrecciata scoperta casualmente scavando in una fortezza nei pressi di
Rosetta su cui erano incise tre fasce di scrittura: la superiore in geroglifici,
la centrale in demotico, l’inferiore in greco. Il documento apparve di
particolare interesse e per ordine di Napoleone venne immediatamente
copiato, litografato e le copie furono inviate a tutti gli specialisti del
tempo.
Dopo quindici anni di studi lo svedese AKERBLAD, nel 1814 riuscì ad
interpretare la scritta demotica, ma il geroglifico resisteva, intraducibile,
ad ogni assalto
A disposizione degli scienziati esistevano due fonti di approccio gli
HIEROGLYPHICA
di Orapollo, opera che abbiamo già detta inattendibile ( salvo rare
intuizioni) e la
LINGUA AEGYPTIACA RESTITUTA
(Roma, 1643)
opera del dottissimo gesuita padre Athanasius Kircher
che fuorviò per decenni ogni studioso che su di essa si basava.
( I discepoli del Kircher, in base alle teorie del maestro, proclamarono che
alcune scritte geroglifiche su dei templi egizi erano, tradotti, dei passi della
Bibbia e che su un obelisco a Roma era inciso un inno alla Santissima
Trinità).
Su una retta via interpretativa operarano però due studiosi:
l’inglese Thomas YOUNG
(che, per banalissimi errori, non trovò riscontro e conferma al suo metodo)
e Jean Francois CHAMPOLLION (1790-1832)
Lo Young riuscì a capire che i gruppi di geroglifici contenuti nei cartigli
(ovali) contenevano i nomi dei re che figuravano nel testo greco
rendendosi conto che i segni dovevano in parte essere fonetici, fornendo
una salda base alle ricerche dello Champollion
Champollion fu un vero genio
linguistico, a undici anni
conoscendo ormai tutte le lingue
europee, inizò lo studio delle
lingue orientali e a diciannove
venne nominato professore di
storia a Grenoble. La Stele di
Rosetta divenne la sua
ossessione, si buttò nell’impresa
della sua decifrazione e non
desistette e non abbandonò mai
l’impresa che via via scoraggiava
esperti ben più titolati. Nel
1822 con
LETTRE A M. DACIER
annunciò la scoperta dell’alfabeto
fonetico di cui gli egizi si
servivano per scrivere i nomi dei
re greci e romani e nel 1824 con
la pubblicazione del suo
PRECIS
DU
SYSTEME
HIEROGLYPIQUE
DES
ANCIENS EGYPTIENS
Offrì al mondo la chiave di lettura di una lingua morta
da almeno 18 secoli
Abbiamo così incontrato la seconda data
Abbiamo così incontrato la seconda data
(1824)
(1824)
che ha sancito la riscoperta dell’Egitto
faraonico.
che ha sancito la riscoperta dell’Egitto
faraonico.
I progressi furono quindi rapidissimi e misero
gliI progressi
scienziati furono
nelle condizioni
di “leggere”
quindi rapidissimi
e
praticamente
i testi egiziani
antichi ( anche
misero gli tutti
scienziati
nelle condizioni
di
se“leggere”
la mancanza
nei testi tutti
dellei testi
vocalieg,iani
che gli
praticamente
egiziani
ci costringe
antichiaggiungevano
( anche se laleggendo
mancanza
nei testi ad
usare
pronunce
delledelle
vocali
che gliconvenzionali)
egiziani aggiungevano
leggendo ci costringe ad usare delle
pronunce convenzionali)
CRONOLOGIA STORICA
4500 – 3000 a.C.
Periodo predinastico
3100 – 2700
Periodo Tinita (I-II dinastia)
2700 – 2200
ANTICO REGNO (III-IV dinastia)
2200 – 2100
Primo periodo intermedio (VIII-X)
2130 – 1780
MEDIO REGNO (XI-XII )
1780 – 1570
Secondo periodo intermedio
Hyksos ( XIII-XVII)
1570 – 1100
NUOVO REGNO (XVIII-XX)
1100 – 715
Terzo periodo intermedio (XXI-XXIV
715 - 332
Età tarda
332 - 40
Periodo Tolemaico
40 a.C. - 395 d.C.
Periodo Romano
375 - 741
Periodo Bizantino
741
Inizio occupazione araba
(XXV-XXX dinastia)
L’ EGITTO : IL PAESE DEL NILO
CHIUNQUE, VISITA QUEL PAESE,
SI RENDE CONTO
ANCHE SENZA AVERNE SENTITO PARLARE PRIMA
CHE LA PARTE DELL’EGITTO
CUI APPRODANO I GRECI
E’ UNA TERRA ACQUISITA,
UN DONO DEL FIUME
Erodoto (Storie II,5)
Quando il Nilo ingrossa inonda non solo il Delta,
Ma anche parte delle regioni dette libiche e arabiche,
per un’estensione di circa due giornate di marcia er
ciascun lato /…. / quando ha inondato il paese, solo
le città affiorano dalle acque,
simili alle isole del Mare Egeo,
/…./ Quando ciò si verifica, gli Egiziani
non navigano più secondo la corrente del fiume,
ma vanno sulle barche attraverso la pianura
Erodoto (Storie II,19)
Storicamente l’Egitto
NON E’E’ ALTRO
ALTRO CHE
CHE LA
LA PARTE
PARTE SETTENTRIONALE
SETTENTRIONALE DELLA
DELLA
NON
VALLEDEL
DELNILO,
NILO,SCAVATA
SCAVATA DAL
DAL FIUME
FIUME TRA
TRA GLI
GLI ALTIPIANI
ALTIPIANI
VALLE
DELDESERTO
DESERTOLIBICO
LIBICOAAOVEST
OVESTE EDEL
DELDESERETO
DESERTO ARABICO
ARABICO AA
DEL
EST
EST
Se si elude il Delta, questa valle non è mai larga più di 20 chilometri.
Gli egiziani chiamavano il loro paese KEMET = terra nera alludendo
alla fascia di depositi alluvionali di colore scuro lasciati dalle annuali
inondazioni del fiume lungo la striscia di terra che lo fiancheggia.
La piena del Nilo si cominciava ad osservare ad Assuan in giugno. Alla
fine di settembre l’inondazione raggiungeva il livello massimo in tutto il
paese
SALUTE A TE O NILO
CHE SE I USC ITO DALLA TERRA
O TU CHE SE I VENUTO
PER FAR RIV IVERE L’EG ITTO /…./
Da ottobre l’acqua cominciava a decrescere e ad aprile toccava il livello
minimo.
Non tutti gli anni la piena era della stessa entità. Una piena di sedici
cubiti ( 1 cubito = mezzo metro circa) era considerata ideale
La biblica storia delle sette vacche grasse e delle sette vacche magre rivela
però la fondamentale imprevedibilità della piena del Nilo e quindi tutta la
incertezza della vita nell’Egitto antico
L’inondazione richiedeva lo scavo e la manutenzione di canali, la
costruzione di argini e la delimitazione dei confini con il continuo
aggiornamento delle mappe catastali (radice del potere statale)
L’Egitto fu per tutto il corso della sua storia un enorme granaio ma anche
orti e frutteti erano assai fertili.
I campi erano in buona parte sopraelevati rispetto ai canali e dovevano
essere irrigati sollevando l’acqua, trasportandola a mano od utilizzando il
SHADUF (congegno a bilanciere).
La grande crescita della popolazione, nel ventesimo secolo ha reso
necessaria la costruzione di grandi e poderose dighe:
la prima diga di Assuan fu costruita dagli inglesi nel 1902
la nuova tra il 1960 ed il 1971
il potente sbarramento provocò l’allagamento di gran parte dell’antica
Nubia e per impedire che importanti monumenti venissero inghiottiti dalle
acque venne patrocinata dall’UNESCO una grandiosa campagna di
salvataggio
CENNI STORICI
Nella Valle del Nilo si insediarono nel V millennio a.C. tribù nomadi
dell’Africa settentrionale e altre provenienti dall’Asia, divenendo col
tempo sedentarie. Questi “primi egiziani” evolvendo si trasformarono in
agricoltori, agevolati dalle enormi potenzialità ambientali.
L’indispensabile necessità di regolamentazione delle acque e la particolare
situazione in cui si svolgeva il lavoro agricolo richiesero la nascita di un
senso di cooperazione particolarmente alto che permise il rapido evolversi
delle comunità neolitiche in strutture sociali più complesse portando tra il
5000 ed il 3000 a.C. (Fine Neolitico – Inizio Eneolitico (rame) ) ad un
territorio diviso in due aree culturali:
una a Nord
una a Sud
IL BASSO EGITTO
L’ ALTO EGITTO
Pare che sia stato il Nord a tentare di imporre per primo la sua egemonia
sul Sud, riuscendovi temporaneamente nel 3600 a.C., ma verso il 2900
a.C.
MENES uno dei re del Sud, sconfitto il re del Nord fece della sua
capitale HIERACOMPOLIS la capitale di tutto l’Egitto
Se si esclude la realtà storica di questo primo faraone, è possibile
identificare sotto il suo nome quello di più sovrani impegnati nell’ardua
impresa
L’antico regno
Con il primo re della terza dinastia
ZOSER
(2800 a.C. ca) si assiste
al trasferimento della capitale a Menfi, evento con il quale si fa coincidere
l’inizio dell’ Antico Regno detto perciò MENFITA.
Non sappiamo molto nemmeno dei faraoni della IV dinastia (2700-2560
a.C.), al di fuori delle loro spedizioni militari in Nubia – Libia – Sinai
Tre di loro però sono notissimi per essere stati gli edificatori delle tre più
grandi piramidi
KHUFU – KHAFRE – MENKAURE
Con la quarta dinastia pare che al politeismo imperante si sostituì il culto
di RA (il sole) considerata massima divinità
Forse il mutamento fu dovuto al fatto che la dinastia era originaria di
HELIOPOLI dove era questo culto era predominante
L’Antico Regno rappresentò un momento felice per l’Egitto e durante il
suo corso furono elaborati alcuni tratti fondamentali della sua civiltà che
restarono sempre fondamentali per le generazioni successive
All’antico Regno, dal 2400 a.C. seguì un periodo d’instabilità (Periodo
intermedio) probabilmente dovuto al fatto che la carica di Governatore di
provincia era diventata ereditaria tramutando i governatori in signorotti
più o meno indipendenti e solo nel 2060 a.C.
I governatori di Tebe, nel basso Egitto, riuscirono a
ricomporre l’antica unità restaurando l’autorità monarchica
IL MEDIO REGNO
A MENTUHOTEP dell’XI dinastia si fa risalire l’inizio del Nuovo
Regno.
Il nuovo faraone ed i suoi successori ripresero una politica
espansionistica, compiendo spedizioni in Nubia (attirati dall’oro) e verso
il PAESE DI PUNT (forse l’odierna Somalia).
In questo periodo assistiamo ad una “democratizzazione” della figura del
Infaraone
questoche
periodo
assistiamo
ad una
“democratizzazione”
figura
del
non basa
più la sua
autorità
sul suo carattere della
divino,
ma sulla
faraone
chelanon
basa piùedlail sua
autorità
sul suo carattere divino, ma sulla
giustizia,
generosità
buon
governo
giustizia,
la non
generosità
ed il buon
Il faraone
è più l’unico
chegoverno
può accedere alla sopravvivenza dopo la
Ilmorte,
faraone
non
è
più
l’unico
che
può
accedere
allaanche
sopravvivenza
dopo
la
ma la speranza dell’immortalità
si allarga
agli alti gradi
della
morte,
ma laed
speranza
si allarga anche agli alti gradi della
burocrazia
ai ricchidell’immortalità
privati
burocrazia ed ai ricchi privati
Durante questo periodo, fra i grandi dei nazionali comincia ad emergere il
dio di Tebe
AMON
Al MEDIO REGNO successe un secondo periodo intermedio in cui regnò
nuovamente l’anarchia. Popolazioni asiatiche, A partire dal XIII secolo si
stabilirono nel Delta vivendovi, indisturbate, e dedite ad ogni tipo di
razzia.
Di fronte all’inerzia degli Egiziani i nuovi venuti, gli
HYKSOS (Keka Kkasout = capi dei paesi stranieri)
passarono alla conquista dell’intero paese riuscendo facilmente nel loro
intento poiché disponevano di
CAVALLI
CAVALLI E
E CARRI
CARRI DA
DA GUERRA
GUERRA ANCORA
ANCORA SCONOSCIUTI
SCONOSCIUTI AGLI
AGLI
EGIZIANI
Gli Hyksos costituirono uno stato nel Basso Egitto e riuscirono a
conquistare anche Menfi. Adottarono titolature egiziane e mantennero
degli egiziani negli alti gradi della burocrazia.
Introdussero in Egitto l’uso del telaio verticale e le colture dell’ OLIVO e
del MELOGRANO
Minarono però per sempre la convinzione egizia di essere invincibile
dentro i propri confini
La liberazione del paese fu iniziata dagli ultimi sovrani della XVII dinastia
e venne completata dal faraone AHMOSE I
che fu il primo faraone della XVIII dinastia ed
iniziò il NUOVO REGNO
Il nuovo Regno fu il periodo più brillante della storia
egiziana, ma anche quello che ne concluse la fase più
significativa
La capitale torna ad essere TEBE, città da cui la dinastia dominante era
originaria e da Tebe il culto di AMON si impose in breve a tutto l’Egitto.
Grandi furono i faraoni che regnarono in questo scorcio di storia, da
TUTMOSI III
(vincitore dei Mitanni)
AMENOFI III
suo
figlio
AMENOFI IV
più
conosciuto
come
AKHENATON
(propugnatore di una grande riforma
religiosa in senso monoteista)
SETI I
RAMES II
(vincitore degli Ittiti)
E tanti altri.
Al nuovo regno succede un terzo periodo intermedio ( dinastie XXIXXX) e gli splendori di una grande civiltà vanno progressivamente
declinando. L’antico regno diverrà preda di nuovi dominatori e dell’Egitto
antico non resteranno che opere magnificenti a testimonianza dei tempi
gloriosi
ECONOMIA E SOCIETA’ EGIZIANA
E’ ormai accertato che l’economia egiziana si basava sull’agricoltura
organizzata dall’autorità centrale.
Il lavoro agricolo annuale aveva inizio dopo lo straripamento del Nilo
con la regolazione del deflusso e la canalizzazione delle acque per
consentirne il rientro nell’alveo. Sullo strato di limo depositato i
contadini iniziavano le semine di grano e di orzo che avrebbero poi
consentito abbondanti raccolti.
I contadini non potevano disporre dei loro prodotti, che venivano in
gran parte requisiti dall’amministrazione ed il loro legame alla terra
del faraone o di qualche ordine sacerdotale non rendeva di certo
entusiasmanti le loro condizioni .
L’allevamento
buoi, degli
asini ad
e dei
maiali del
offriva
Rilevanti eranodei
le risorse
minerarie,
eccezione
ferro,una
che risorsa
aggiuntiva
cuidaspesso
si se
accompagnavano
la caccia
e la pesca
che
scarseggiò fin
quando
ne diffuse l’uso (fine
del II millennio
a.C.)
integravano
le risorse sempre
di base il legname per le costruzioni navali che
come pure scarseggiò
dovette essere sempre importato dalle ricche foreste del Libano
IL COMMERCIO INTERNO ED ESTERNO FU MOLTO
SCARSO NELL’EGITTO ANTICO DATO CHE LA FORTE
CENTRALIZZAZIONE NON NE FACEVA SENTIRE LA
NECESSITA’: I CONTADINI E GLI OPERAI RICEVEVANO
INFATTI IL NECESSARIO PER VIVERE, IN CAMBIO DEL
LORO LAVORO, DAI MAGAZZINI STATALI. IL COMMERCIO
ESTERNO FU PIU’ CHE ALTRO PRATICATO DAI FARAONI
PER I GENERI DI LUSSO O PER MATERIALI NECESSARI
COME IL LEGNO.
TUTTO QUESTO PORTO’ AD UN ISOLAMENTO ECONOMICO
DELL’EGITTO E AL GUARDARE DA PARTE EGIZIA AGLI
ALTRI POPOLI COME A RAZZE INFERIORI
LA SOCIETA’ EGIZIANA
Già nel primo millennio la struttura sociale egizia è
fortemente differenziata in gruppi diversi, dominati dalle
caste dei SACERDOTI degli SCRIBI e dei GUERRIERI.
La base della società è costituita dagli schiavi e dai contadini
Gli schiavi erano in genere prigionieri di guerra, quindi
stranieri, costretti ai più duri lavori nelle cave e nelle miniere
o al servizio dei ricchi privati che li avevano acquistati
In rari casi, lo schiavo, per dimostrate capacità, poteva
venire affrancato e progredire anche nei gradi
dell’amministrazione pubblica
Non di tanto migliori erano le condizioni dei contadini, legati ed obbligati
a restare sul campo del faraone o del tempio. A volte era loro concesso un
pezzetto di terra sul quale svolgere un lavoro straordinario a proprio
interesse, ma sempre sottoposto alle angherie dei funzionari.
La popolazione urbana è invece più composita, i lavoratori dediti alle
umili attività, sono sempre in cerca di una paga; gli operai specializzati e
gli artigiani, bravi e più bravi, che lavorano per la corte ed i ricchi, hanno
mezzi di sussistenza assicurati e possono progredire economicamente, pur
se il loro nome resta incognito in nome della tradizione collettiva.
La casta militare godeva invece di privilegi relativi, dato che gli egizi
protetti dal deserto e dal mare, solo sporadicamente ebbero bisogno di
combattere per difendersi e per sopravvivere.
Ai soldati venivano concesse delle terre per sostentarsi in tempo di pace
che poi venivano trasmesse, con la professione, ai figli
Gli scribi
Pur quasi in incognito, molto potente era la casta degli scribi
che reggeva
l’amministrazione dello stato e la sua
burocrazia. Gli scribi, fin da giovinetti, imparavano la
difficile scrittura egizia, il calcolo e la geometria e avevano
garantito una carriera dignitosa perché ( secondo un antico
detto egizio) “ chi comanda è lo scriba sempre sicuro di
poter mangiare i viveri della casa del re “. Se poi lo scriba
era bravo e godeva di validi appoggi, poteva ambire ai gradi
più alti della carriera, all’ammirazione e al rispetto
LA CASTA SACERDOTALE
La casta sacerdotale godeva di grandi privilegi ed era la più
vicina al faraone. I sacerdoti solitamente provenivano dalle
famiglie elevate e nobili ed erano accuratamente educati ed
istruiti fin da giovani e dopo un lungo ed accurato tirocinio
potevano arrivare ai più alti gradi della carriera. Il sacerdote
più importante era il Primo Profeta del dio Amon di Karnak
che in certi periodi fu considerato il capo di tutto il clero
egizio
LA RELIGIONE EGIZIA
Gli egizi praticavano una religione politeista fondata sulle
numerose divinità che derivavano dagli antichi culti delle
tribù che si erano anticamente stanziate lungo le sponde del
Nilo.
Era una religione naturalistica a cui si rivolgeva il
contadino con le sue speranze e le sue necessità : il fiume
con le sue piene, il vento del deserto, l’ibis ed il coccodrillo,
i momenti importanti dell’annata agricola e gli astri erano
le divinità che la fantasia popolare riproduceva con ibride
raffigurazioni.
Nella religione egiziana antica fu tipica la zoolatria, il culto
degli animali, che si combinò poi con l’antropomorfismo
Gli antichi non si meravigliavano della molteplicità degli dei
egizi, ma si stupivano della zoolatria e della abbondanza di
animali sacri:
“…essi adorano fuor di misura certi animali non solamente vivi,
ma anche già morti, siccome gatti, cani, sparvieri, ibis e
coccodrilli……
DIODORO SICULO
possiamo oggi affermare però che il culto degli animali ha
radici antiche nei culti totemici tribali della preistoria e che
molti totem delle primitive comunità del Nilo erano animali ,
consuetudine che poi trasmise nelle figure divine in sembianze
umane che ne discesero dei tratti animaleschi
LA RELIGIONE EGIZIA FU ESSENZIALMENTE
L’ADORAZIONE DI FATTO DEI POSSESSORI
LEGITTIMI DEL SUOLO D’EGITTO ED IN
QUESTO TROVIAMO IL SUO LEGAME UNITARIO
Numerosi erano gli dei raffigurati zoomorficamente:
HORO
a forma di falco
HATHOR
di vacca
SETH
di cane
SEKMETH
di leonessa
BASTET
di gatta
ANUBI
di sciacallo
API
toro (dio Ptah)
Ricchissima è la mappa degli Dei locali che resta imponente
anche dopo un congruo sfoltimento:
DELTA
=
NEITH
dea di guerrieri e cacciatori
Armata di arco e frecce
Confine Delta
Deserto
=
SETH
levriero adorato dagli Hyksos
ELIOPOLI
=
ATUM
=
=
RA
MAAT
leone o leone a testa umana
(Sfinge)
disco solare
figlia di Ra : la giustizia
rappresentata con una piuma
=
KHEPRI
scarabeo altro simbolo sole
=
PTAH
dio degli artisti e artigiani
=
SEKHMET moglie di Ptah
FAYUM
=
SOBEK a testa di coccodrillo
ERMOPOLI
=
THOT ibis dio della saggezza e scrittura
ABIDO
=
OSIRIDE
MENFI
ISIDE
HORO
DENDERA
=
HATOR disco solare tra le corna bovine
Era la vacca da cui NUT prese la sua
forma
UN MODO DI ORGANIZZARE QUESTO COMPLESSO
PANTEON DIVINO USATO DAGLI EGIZI, FU QUELLO
DI ASSOCIARLO IN TRIADI FAMILIARI
La triade tebana
AMON – MUT -
KHONS
Ariete
dio lunare
avvoltoio
La triade menfitica
PTAH - SEKHMET - NEFERTUM
A MEMORIA ED ONORE
DI BERNARDINO DROVETTI
DA BARBANIA
CHE CONSOLE GENERALE DI
FRANCIA IN EGITTO
ADUNO’ IN LUNGHI ANNI DI
RICERCHE
QUESTE ANTICHITA’ EGIZIANE
PROCURANDO POI CHE
DIVENISSERO
ACQUISTI DEI NOSTRI PRINCIPI
Forse non saranno molti i visitatori che presteranno
attenzione alla lapide, posta in una sala dello statuario, a
commemorazione di Bernardino Drovetti, ma il piemontese
può essere considerato il vero fondatore del
MUSEO EGIZIO DI TORINO
Anche se fu Carlo Felice di Savoia che nel 1824, acquistando la
splendida raccolta di antichità collezionate dal Drovetti e
collocandola nel Palazzo dell’Accademia delle Scienze, diede
origine al Museo
Esisteva peraltro a Torino una collezione egizia composta da
pezzi di grande valore ( formata dai Savoia con oggetti
riportati dall’Egitto dal botanico Vitaliano Donati) e questa
raccolta riunita nel 1830 alla Drovettiana consentì al Museo di
Torino di presentarsi come l’unico grande museo egizio del
mondo.
La presenza del museo mosse un interesse più spiccato per
l’antico Egitto suscitando l’emulazione di altri grandi stati
che, acquistando reperti edc organizzando in loco spedizioni e
scavi, iniziarono la costituzione di altre raccolte. Nacquero
così le sezioni egizie
del LOUVRE
del RITISH MUSEUM
dei MUSEI DI STATO DI BERLINO
dell’ERMITAGE DI LENINGRADO
del METROPOLITAN MUSEUM a New York
ed il GRANDIOSO MUSEO DEL CAIRO
Il Museo Egizio di Torino si caratterizzava però, rispetto agli
altri musei ( che ebbero anche dotazioni più copiose di quello
italiano) dall’essere costituito totalmente da reperti del
NUOVO REGNO (1570-1100 a.C.) mentre altrove venivano
testimoniate le grandi epoche delle origini, avanti che fosse
inventata la scrittura, e dell’Antico Regno.
Le lacune, se così possono essere definite,
colmate dall’egittologo
vennero però
ERNESTO SCHIAPPARELLI
Che condusse tra il 1900 ed il 1920 una serie di campagne di
scavo in località egiziane scelte perché ricche dei reperti
mancanti al museo. I reperti ceduti dall’Egitto al Museo di
Torino, ne consentirono il completamento.
Altra importante prerogativa del Museo torinese è costituita
dal fatto che sia il Drovetti che lo Schiapparelli
nell’organizzare le loro collezioni non avevano tenuto solo
conto degli oggetti ritenuti “ di grande arte”, ma di tutti
quegli strumenti, armi ed oggetti di vita comune che potevano
essere utili a conoscere, studiare ed interpretare la complessità
della vita dell’Antico Egitto nella sua integralità.
QUESTO CRITERIO
CHE OGGI ISPIRA
LA MODERNA
TQORINESE
PARTICOLARMENTE
INTERESSANTE
E
STORIOGRAFIA RENDE
RENDE LA
LA DOCUMENTAZIONE
DOCUMENTAZIONE
STORIOGRAFIA
TORINESE
PARTICOLARMENTE
INTERESSANTE
QUESTO
CRITERIO
CHE ISPIRA OGGI
LA MODERNAE
ALL’AVANGUARDIA
ALL’AVANGUARDIA
I musei archeologici dovrebbero sopperire a due funzioni:
- Mostrare al pubblico un’antica civiltà attraverso una
serie di reperti
- Consentire agli studiosi l’approfondimento della ricerca e
dell’analisi della civiltà presa in esame
Il Museo di Torino servì a questo scopo fin dal 1822 quando
l’egittologo francese Francois Champollion, decifratore della
scrittura geroglifica, appena la collezione Drovetti giunse in
Italia si precipitò a Torino dove perfezionò nel 1824 con un
geniale lavoro, sulla massa delle testimonianze disponibili, la
sua conoscenza delle scritture egizie e della lingua ad esse
relativa e ricostruendo a grandi linee la lista e la cronologia
dei faraoni e gli schemi generali in cui verranno ad inserirsi e
specificarsi la geografia e la religione egizia
LA SEDE
Il Museo Egizio di
Torino trova sede nel
Palazzo dell’Accademia
delle
Scienze,
sito
nell’omonima via nel
cuore di Torino, tra
piazza S. Carlo e il
Palazzo Campana, la
Chiesa di S. Filippo e
Piazza Carignano. Il
palazzo fu disegnato, in
uno stile barocco, da
GUARINO GUARINI
(l’architetto progettista
della Cappella della
Sindone) per accogliere
un collegio per nobili,
gestito dai Gesuiti.
Nel 1824, essendo ormai da tempo chiuso il collegio, Carlo
Felice decise di installare nella costruzione la grande
collezione egizia di cui si è detto, incaricando un altro
architetto, GIUSEPPE MARIA TALUCCHI, di adattarlo
alla nuova destinazione.
Nel 1830 il Museo d’Antichità Greche e Romane e nel 1865 la
Galleria Sabauda, vennero trasferiti nel palazzo di via
Accademia; nel 1870 per acquistare maggior spazio da
riservare alle collezioni,
venne costruito un edificio a
copertura del cortile.
Nonostante le modifiche,
il disegno guariniano è
tuttora leggibile nella
impostazione
delle
facciate, nel grandioso
atrio, nel porticato che si
apre sul cortile e nelle
sale grandi, luminose e
lineari che non turbano
la visuale dei reperti
esposti
LE COLLEZIONI
PIANTA A - PIANO TERRA
I primi ordinatori del Museo hanno collocato nelle due grandi
sale che costituiscono lo STATUARIO le grandi statue
pervenute al Museo con la collezione Drovetti, riecheggiando
la struttura dei cortili che, nei templi egizi, avviavano
all’edificio vero e proprio
PRIMA SALA : STATUARIO I IN PIANTA A
Appaionoall’entrata
all’entratai idue
duebusti
bustididiDrovetti
DrovettieeSchiapparelli
Schiapparelliee
Appaiono
dueepigrafi
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onoredidiDrovetti
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del
13
NuovoRegno
Regno
Nuovo
AMENHOTEP IV
Il sovrano che intorno al 1400 a. C. trasformò Tebe da città costruita in legno e
mattoni, a capitale dell’impero egizio. Appare nel volto di due sfingi in arenaria.
(Questi monumenti si collocavano anticamente dinanzi all’ingresso del recinto sacro
del tempio)
Si dispiega quindi L’ASSEMBLEA DEI RE
AMENHOTEP II
Statua in granito rosa raffigurante il faraone in ginocchio mentre offre due vasi
di vino ad un Dio ( probabilmente Amon suo protettore e propiziatore delle vittorie in
Nubia ed in Asia)
TUTMOSE I
Statua in porfido nero raffigurante il faraone assiso nella sua ieratica maestà. Il
faraone fu condottiero in campagne militari in Nubia ed in Asia fino a circa il 1520
a.C.
RAMESSE II
Statua in basante nera, ritrae il
faraone in età adulta negli anni
della battaglia di Kadesch,
battaglia con cui l’esercito
egizio fermò gli Ittiti in avanzata
dall’Anatolia.
E’ FORSE LA PIU’ BELLA
STATUA FRA LE TANTE A
A NOI PERVENUTE
GRUPPO DI HAREMHAD CON LA MOGLIE
Generalissimo durante il Regno di Amenhotep IV, aveva consolidato le fortune
dell’Egitto in Oriente, diventando poi faraone. Sul tergo della statua è incisa
un’iscrizione che celebra l’avvenimento
RAMESSE II
Raffigurato fra il Dio Amon e la dea Mut, i due grandi dei tebani
RAMESSE II
Monumento usurpato dal faraone ramesside, questa statua di un predecessore
non identificabile
THUTMOSE I
Una testa colossale del faraone con la corona bianca dell’Alto Egitto
SETHI II
Sul fondo della sala la raffigurazione di un colosso di Sethi, in arenaria
quarzosa. Indossa un copricapo sacrale complesso ed impugna una lunga asta. E’
rappresentato mentre segue la processione di un Dio
Di fronte al re, statue di principesse e dignitari fra le quali
giganteggia una statua di Ptah di Menfi onorato anche a
Karnak. Più avanti un’immagine di Amon quale ariete,
fronteggiata da un’altra immagine del Dio accanto a Ramesse
II
IL TEMPIO DI ELLESIJA
Quello
di
Ellesija fu il
primo
tempio
scavato
nella
roccia dagli egizi
in Nubia, speri
mentando
la
tecnica che darà
la sua ultima
realizzazione nei
Templi di Abu
Simbel
Una grande stele arcuata, risalente al 1450 a.C. ca., ne
documenta la dedica da parte di THUTMOSE III. Segue una
immagine di Ammone reincisa per ordine di Ramsete III.
A destra dell’ingresso una croce che testimonia come dopo
l’evangelizzazione dell’Egitto da parte di Giustiniano ( attorno
al 550 d.C.) parecchi templi vennero trasformati in chiese.
L’interno ripete i due vani principali del tempio classico: il
vestibolo e la cella. Nel fondo si trovano un altare e le figure di
Thutmose II fra il dio Horus e la dea Satet. Sulle pareti
scorrono, affrescate, scene raffiguranti il re mentre onora le
maggiori divinità dell’Egitto e della Nubia
SECONDA SALA
STATUARIO 2 IN PIANTA A
La sala è inquadrata dalle figure della dea SEKHMET,
raffigurata in granito con la testa di leonessa, provenienti da
un tempio tebano innalzato in onore della dea e che lo
decoravano in numero di 700. Prodigioso è il grande
sarcofago in basalto, esposto in piedi sulla destra, ricco di
iscrizioni incise con una tecnica impareggiabile.
Ancora due statue reali:
THUTMOSE III
Statua in granito nero del faraone dedicatario del tempio di Ellesija, che fu uno
fra i più grandi condottieri dell’antico Egitto
TUTANKHAMON
Ritratto raffigurato in piedi accanto ad Amon-Ra
seduto. E’ questa una delle poche immagini monumentali
del faraone divenuto celebre in seguito alla scoperta della
sua tomba ancora intatta (Carter, 1922)
PIANTA B
ATTRAVERSO L’AMPIO SCALONE SI
ACCEDE ALLE COLLEZIONI DEL
PRIMO PIANO ORDINATE IN BASE
ALLA LORO TIPOLOGIA
Le tombe egizie erano costituite da due locali principali:
LA CRIPTA per la salma (la parte privata) e la
CAPPELLA aperta a parenti ed amici ( la parte pubblica)
La suddivisione è esemplificata dal modellino esposto nella terza sala e, per i
reperti, riflette la distinzione anche nelle sale del museo
* la sala I contiene infatti lapidi provenienti dalle cappelle
* la sala II mostra invece i ritrovamenti effettuati nelle
cripte
le sale successive illustrano i diversi aspetti della civiltà egizia
rapportata alla ricca documentazione posseduta dal Museo
SALA
SALA II :: SCULTURA
SCULTURA
A in pianta B)
(sala
(sala
La cappella della tomba egizia era considerata aperta ai
visitatori quindi, evidentemente, non conteneva oggetti di
paricolare pregio. In essa risaltava una lapide che indicava il
nome e le funzioni del proprietario della tomba; erano spesso
rappresentati anche i parenti ed i servi incaricati di non far
mancare gli alimenti al defunto
Dopo il 1500 a.C.
vengono raffigurati gli
dei che avevano cura dei
morti: il dio OSIRI, il
dio sciacallo ANUBI e
molte divinità di pretta
importanza locale.
Davanti alle lapidi erano collocate le tavole da offerta sulle
quali i visitatori deponevano i loro doni al defunto,
consumando poi anche un banchetto rituale.
Durante l’antico regno , le lapidi sono spesso modellate come
porte falseporte . Le nicchie che si ammirano in testa alla
sala provengono dagli scavi dello Schiapparelli (1903) nella
necropoli vicina alla piramide di Cheope a Giza, mentre le
stele sulle pareti delle finestre provengono da Abido e
risalgono al Medio Regno
Sulla parete sono esposti ritrovamenti che costituiscono il
nucleo più importante del Museo: provengono da DEIR-ELMEDINA, il quartiere di Tebe abitato durante il Nuovo Regno
dagli operai impegnati nell’allestimento delle tombe della
Valle dei Re. Questo quartiere ha dato al museo il maggior
numero di oggetti di ogni genere, testimonianze preziose per la
ricostruzione della vita di una comunità
SALA
II
:
SUPPELLETTILI
FUNERARIE
(Sala B in pianta B)FUNE
SALA
II : SUPPELLETTILI
La cripta della tomba egizia era chiusa, per lo piu sotterranea
ed impenetrabile.
Anche se molte tombe furono preda di ignoti visitatori, dalle
cripte sono pervenuti fino a noi numerosissimi oggetti
Tutta la serie della suppellettile
esposta aveva, all’origine, uno
scopo ben preciso: servire alla
mummia e alle sue diverse forme
spirituali che si aggiravano nella
cripta
La mummia è il cadavere trattato per impedirne la
putrefazione e poi avvolto in una grande quantità di bende di
lino. Poiché la conservazione del corpo era ritenuta dato
fondamentale per la sopravvivenza, il cadavere era rinchiuso
in più casse, una dentro l’altra, decorate e dipinte, che
dovevano garantirne la protezione nei secoli.
Con il Nuovo Regno, (1500-1100 a.C) il culto dei morti oltre
che a garantire la sopravvivenza, cercò anche di favorire il
benessere del sepolto. Erano collocate nella cripta centinaia di
statuine (gli USCIABTI) raffiguranti servi, artigiani e
contadini, che acquistando magicamente la vita, sarebbero
divenuti devoti servitori del defunto, assicurandogli vita agiata
e serena
Gli organi tolti al cadavere durante l’imbalsamazione ( cuorecervello-polmoni-viscere) venivano conservati in quattro vasi
(I VASI CANOPI) con il coperchio a testa di falco, babbuino,
uomo in base alle sembianze dei geni protettori.
L’elemento più importante del corredo funebre era però il
cosiddetto libro dei morti , parecchi di questi papiri sono
affissi lungo la parete interna della sala.
Questi libri erano prodotti in serie da veri e propri laboratori
di scrittori; venivano definiti libri per uscire alla luce del
giorno e consistevano in una raccolta scritta di preghiere che
dovevano aiutare a superare le eventuali difficoltà nel viaggio
verso l’ignoto.
Fra di esse la
prima
era
il
giudizio di Osiride
durante il quale il
cuore del defunto
veniva pesato su
una bilancia valu
tando se il compor
tamento del giudi
cato, in vita, era
stato corretto, meri
tando un avvenire
beato, oppure le
fauci di una fiera
mostruosa
Accolto fra i giusti, il defunto, avrebbe potuto condurre
un’esistenza senza preoccupazioni, dedita alla vita agreste e
agli svaghi
L’estensione del libro dei morti variava rispetto alle
disponibilità economiche ( il costo dei papiri era infatti
elevato).
Nella cripta infine il sarcofago stesso si trasforma col tempo da
semplice cassa realizzata in materiali diversi (pietra – legno –
argilla ) in un contenitore sempre più prezioso, ricco di
decorazioni e di simboli protettivi.
Verso il 1500 a. C. assume la forma antropoide quasi a
riprodurre, con il suo contenuto, la sagoma di statua eretta
simile al Dio Osiris
SALA III : CULTURA
MATERIALE ( sala C in
pianta B)
Di particolare pregio i reperti che documentano la vita
quotidiana nei suoi più umili aspetti. Il clima secco dell’Egitto
ha consentito la conservazione delle stoffe, legni, ceste, stuoie e
persino delle corone di fiori deposte dai parenti sulle tombe
dei loro cari
QUESTA RICCHEZZA DI TESTIMONIANZE CI
RENDE PARTECIPI DI UNA CIVILTA’ LONTANA
NEL TEMPO E NELLO SPAZIO GARANTENDO
UNA CONOSCENZA DI PRIMA MANO CHE
MANCA PER CULTURE TEMPORANEAMENTE A
NOI ASSAI PIU’ VICINE
Sebbene l’arte ceramica non abbia raggiunto nell’Egitto
antico livelli di particolare raffinatezza per la prevalenza
dell’uso di altri materiali sono degni d’attenzione i reperti
ceramici esposti essenziali per gli usi pratici e che vennero
prodotti in grande varietà di forme specializzate: giare per la
conservazione dei cereali, anfore per il trasporto del vino,
pentole, coppe, piatti bicchieri ed una serie infinita di oggetti.
I vasi più apprezzati ed esteticamente più belli restano quelli
dell’epoca preistorica : da quelli a bocca nera, a quelli rossi
dalle decorazioni biancastre, a quelli dalle anse ondulate.
All’Età dinastica ( inizio Antico Regno 2700-2200 a.C.)
risalgono i vasi in pietre dure (graniti, scisti…) nei quali la
difficoltà di lavorazione fanno risaltare le forme di geometrica
essenzialità
Al Medio Regno risalgono invece i vasi ad ingubbio rosso
mattone, mentre il Nuovo Regno (1570-1100 a.C.) mostra una
grande varietà di ceramiche caratterizzate dagli influssi
provenienti dalle conquiste in Asia e in Nubia
Seguono i vari prodotti realizzati con le fusioni di silicati e
carbonati di calcio o di altri alcalini presenti in grandi
giacimenti in Egitto.
Scarso il vasellame di metallo
(conseguenza della deperibilità del materiale od il suo
riutilizzo) sono da segnalare le SITULE – secchielli – rituali.
Si incontrano poi strumenti di pietra e di selce lavorate e
scheggiate, falci e coltelli di finissima fattura
I gioielli più antichi sono rappresentati da bracciali e collane
di conchiglie, mentre al centro della sala è esposto un oggetto
unico al mondo: una stoffa rinvenuta da Giulio Farina a
Gebelein, probabilmente un lenzuolo funebre risalente al 3500
a.C. Ornato di pregevoli pitture ( simili a quelle dei vasi
coevi), danze funebri e scene di caccia
Di fronte una saletta con il corredo di una tomba di famiglia
trovata a Gebelein da Schiapparelli, contenente vari sarcofagi
fra cui uno in calcare ed uno in legno
Rientrando nella sala III due modelli di tomba che illustrano
la tipologia della sepoltura del Nuovo Regno: l’una privata,
l’altra regale riproducente la cripta della tomba di Nefertari,
sposa di Ramesse II, il cui sarcofago è visibile con il suo
corredo poco più oltre
TOMBA DI MAYA
In una nicchia della parete è ricomposta una cappella dipinta
appartenente alla tomba del pittore MAYA vissuto verso la fine della
XVIII dinastia. Reca scene di funerali e di offerte ai defunti, mentre
notevole per la decorazione geometrica, è il soffitto in vivace
policromia
TOMBA DI KHA
Il corredo della camera funeraria, ha uno straordinario esempio in
quello che accompagnò l’ultimo viaggio dell’architetto KHA, capo dei
lavori della necropoli regale tra il 1450 ed il 1379 a.C. ca
Nel corridoio della tomba di Kha furono ritrovati nel 1906 alcuni
mobili ed utensili che non avevano trovato posto nella cripta.
All’interno i sarcofaghi di Kha e della moglie Merit e quindi mobili,
strumenti di lavoro, cibi, bevande ed oggetti di toeletta. L’insieme
degli oggetti ci permette di lanciare uno sguardo all’interno di una
casa della classe media della XVIII dinastia, immaginando la vita che
vi si svolgeva.
All’ammirazione quindi una
stupenda seggiola a spalliera
sulla quale fu rinvenuta la
statuetta
lignea
del
proprietario accompagnata da
due usciabti.
La sezione terminale della sala II ospita materiali di epoca greca,
romana e copta, tra i quali si segnalano le statuette delle divinità
femminili, ritratti su tavola, lampade, oggetti di culto e stoffe “copte”
in cui l’introduzione
della lana consente
efficaci
effettiB)
decorativi
SALA
IV : TESSITURA
(Tessitura
in pianta
La serie degli oggetti ospitati illustra l’arte della tessitura
che in Egitto appare già ad altissimo livello nell’età
preistorica. Vi sono campioni di lino (unica fibra usata fino
all’età tolemaica) in varie fasi di lavorazione, riproduzione di
scene di filatura, strumenti di lavoro e tele ricamate.
SALA V : LA SCRITTURA
(Scrittura in pianta B)
La scrittura egiziana è antichissima, essendo nata 3000 anni
prima di Cristo. Non esistevano in quel tempo modelli a cui
ispirarsi, ma nonostante questo essa è fin dalle sue origini
semplice e razionale.
I geroglifici, questo il nome dei caratteri, non nacquero da una
lenta evoluzione di tentativi pittorici, ma furono un’invenzione
matura ed originale che esprime fra le altre cose l’amore degli
egiziani per l’osservazione naturale ed il disegno.
L’evoluzione di questa prima forma di scrittura ( che venne
conservata per i testi ufficiali), in cui i multiformi disegni
hanno un valore fonetico prossimo a quello che noi siamo
abituati ad annettere al nostro alfabeto, portò a dei segni
molto più semplificati, simili ad un corsivo, che i Greci
chiamano “ IERATICO”.
Il
“DEMOTICO” fu un’ulteriore semplificazione dello
Ieratico; introdotto verso il 700 a.C. allo scopo di dare un
assetto più moderno alla lingua, si conservò per oltre mille
anni.
I Greci, dominatori con Alessandro Magno, nel 332 a.C.
imposero l’uso della loro lingua e con l’alfebeto greco si scrisse
il COPTO lingua degli egizi durante i secoli cristiani
Nel 641 d.C. gli Arabi sostituirono il Copto con la loro
lingua che è oggi l’unica parlata nel paese.
La vasta letteratura egizia antica rivela il progresso della
cultura nel paese e la ricchezza espressiva che il suo popolo
seppe raggiungere: i papiri di Torino costituiscono oggi una
delle raccolte più importanti del mondo. Fra di essi spicca per
importanza il “ CANONE REGIO ” documento inestimabile
per ricostruire la storia della civiltà egizia. Attraverso
l’indicazione della successione dei faraoni della prime XVII
dinastie si riesce a ricostruire con certezza quasi assoluta la
cronologia storica oltre il 2000 a.C.
Sui tavolini si ammirano schizzi che rivelano le grandi
capacità degli antichi scribi e disegnatori. Fra queste
testimonianze, eccezionale, è l’abbozzo di una danzatrice
SALA VI
VI:: ARTI
ARTI EEMESTIERI
MESTIERI (A
(Arti e
SALA
mestieri in pianta B)
Le vetrine accolgono materiale dalle più disparate
provenienze. Sono illustrate le arti della guerra, la caccia, la
pesca, la musica, la toeletta, le arti minori, la medicina, la
misura del tempo e dello spazio, gli strumenti musicali ed i
passatempi.
Dagli egizi veniva molto curata la pulizia : si usavano creme
detergenti, profumi di origine vegetale e polveri colorate.
Particolare cura era dedicata agli occhi, sottolineati con
polvere di bistro e di malachite che avevano proprietà
disinfettanti ( è da tener conto che l’Egitto è uno dei paesi dove le
malattie oculari erano e sono particolarmente diffuse anche per motivi
ambientali)
La medicina che raggiunse in Egitto livelli eccelsi è
rappresentata da alcuni strumenti chirurgici
SALA VII : RELIGIONE
Religione in pianta B
Le credenze religiose egizie sono celebri per la loro varietà di
espressione che coinvolge tutti gli esseri ed i fenomeni naturali.
Gli dei più importanti sono pensati in forma umana o d’un
animale caratteristico.
Ciò nonostante gli egiziani non
elaborarono fin dagli antichi tempi un concetto ideale della
divinità
della quale le figure divennero solo una
manifestazione.
RA di Elaiopoli, poi PTAH di Menfi e quindi AMON di
Tebe, assunsero a dei universali creatori del mondo e
protettori delle loro creature.
Sugli dei si raccontano storie meravigliose; il mito più famoso
riguarda le vicende di OSIRIS divenuto re dei morti, della
moglie ISIDE e del figlio HORUS sovrano dei vivi nell’aspetto
del faraone considerato dagli egizi un vero e proprio Dio
SALA VIII : PITTURE
Nell’ultima sala del Museo sono esposti i principali
ritrovamenti provenienti dalle tombe del Medio Regno.
Grandi pitture parietali provengono dalla tomba di ITI
“tesoriere del Dio e comandante di spedizioni “ vissuto intorno
al 2100 a.C.; all’uscita è esposta la stele che rappresenta il
defunto con la moglie ed il fratello.