a cura di Pierantonio Bolognini DISPENSE DELLA ACCADEMIA GARDONESE 4 ANNO ACCADEMICO 2003-2004 INDICE LA CIVILTA’ EGIZIA I GEROGLIFICI CRONOLOGIA STORICA L’EGITTO: IL PAESE DEL NILO CENNI STORICI L’ANTICO REGNO IL MED IO REGNO IL NUOVO REGNO ECONOMIA E SOCIETA’ LA RELIGIONE EGIZIA IL MUSEO EGIZIO DI TORINO LA CIVILTA’ EGIZIA INTRODUZIONE STORICA La riscoperta dell’Egitto dei Faraoni ha inizio con due date precise 1798 e 1824 Precedentemente, di questa grande civiltà non si conosceva nulla. Nemmeno le fonti antiche erano doviziose di notizie. ERODOTO famoso storico greco, ci riferisce alcune informazioni da lui apprese durante un suo viaggio in Egitto effettuato intorno al 450 a.C., probabilmente però da informatori assolutamente disinformati MANETONE, scriba reale e sacerdote, vissuto intorno al 280 a.C. scrisse MANETONE, scriba reale e sacerdote, vissuto intorno al 280 a.C. scrisse una storia del suo paese l ‘ L’AEGYPTIACA , opera perduta, ma pervenutaci nelle una storia del suo paese l’ AEGYPTIACA, opera perduta, ma pervenutaci nelle testimonianze di altri autori. L’ opera che mostra numerose discrepanze con quello di testimonianze di altri autori. Lo scritto, che mostra numerose discrepanze con quello di Erodoto ha il pregio di fornirci la famosa lista dei faraoni suddivisi dall’autore in Erodono, ha il pregio di fornire la famosa lista dei faraoni, suddivisi dall’autore in trenta trenta dinastie. dinastie Scarse infine le notizie riferite da Giuseppe Flavio (storico ebreo di lingua greca Strabone (storico e geografo greco 37-103 d.C.), 63 a.C.- 24 d.C. ca) Diodoro Siculo (storico greco 90-20 a.C.) Ma torniamo alle nostre due date fondamentali per ricordare che la prima 1798 corrisponde alla spedizione napoleonica in Egitto dove il Bonaparte, con grande lungimiranza si accompagnò, oltre che ad un esercito agguerritissimo, ad una folta schiera di scienziati: naturalisti, botanici, cartografi, ingegneri, astronomi, geologi, storici, disegnatori ed antiquari ( come allora si chiamavano gli archeologi). Dopo lo sbarco gli studiosi si sguinzagliarono con i loro strumenti per tutto il paese occupandosi nelle loro specialità Fra tutti questi il personaggio più intraprendente fu il barone DOMINIQUE VIVANT DENON pittore, incisore e scrittore che ritrasse tutto quanto gli fu possibile, divenendo il primo artista che riuscì a far conoscere con la sua preziosa opera VOYAGE DANS LE BASSE LA HAUT EGYPTE (1802) l’Egitto alla Francia e all’Europa. ET Dal 1809 al 1813 venne pubblicata un’altra monumentale opera LA DESCRIPTION DE L’EGYPTE nove volumi in grande formato corredati da quattordici volumi di illustrazioni con novecento tavole con ampie descrizioni. Solo le tavole di archeologia erano accompagnate da brevi didascalie essendo il significato di quanto era rappresentato, del tutto ignoto. L’interesse suscitato dall’opera fu clamoroso e scatenò l’accaparramento degli antichi cimeli e l’organizzazione di nuove spedizioni in Egitto. Purtroppo le prime ricerche furono delle vere e proprie razzie che, in mancanza di ogni legge di salvaguardia, non incontrarono ostacoli. Si distinse in quest’opera di spoliazione GIAN BATTISTA BELZONI (nativo di Padova 1778-1823) Giunto in Egitto per presentare un progetto di macchina idraulica al Pascià Mohammed Alì, rivolse i suoi interessi agli scavi archeologici, molto più redditizi. La prima grande spedizione a carattere scientifico fu organizzata dal re di Prussia Federico Guglielmo il Grande e fu diretta da Richard LEPSIUS che operò in Egitto dal 1843 al 1845 studiando e scoprendo di tutto, dalle piramidi, ad Amarna e alle tombe tebane. I risultati della spedizione furono dati alle stampe con un’altra notevole opera : DENKMALER AUS AGYPTEN UND ATHIOPIEN in dodici volumi. Altro grande ricercatore, forse il più importante, fu il francese Auguste MARIETTE (18211881). Conservatore del Louvre, fu inviato nel 1850 in Egitto alla ricerca di papiri, ma qui giunto si dedicò agli scavi portando alla luce il tempio della Sfinge, trecento mastabe a Sakkara ed il tempio di Seti. Impressionato dall’orrendo saccheggio di documenti e tesori, ritornò in Egitto nel 1858, con un incarico ufficiale assegnatogli da Said Pascià, dedicandosi in ogni modo alla salvaguardia dei reperti e cercando d’impedire che quanto veniva scoperto fosse immediatamente inviato in Europa. Tutto ciò che, da quel momento, fu da lui, e da altri archeologi, ritrovato divenne il primo nucleo del Museo Egizio del Cairo. Gli successe, continuando la sua opera, Gaston MASPERO. Con quanti lo seguirono aricchì a tal punto il Museo del Cairo che si rese necessario costruire una nuova sede inaugurata nel 1902. L’ultima grande scoperta (1922), la tomba pressocchè intatta di Tuntankhamon, effettuata da Howard CARTER (1873-1939) e Lord Carnavon, sta a degno coronamento dell’immenso lavoro dei grandi pionieri dell’egittologia I GEROGLIFICI La scrittura egiziana, le cui prime testimonianze risalgono alla fine del IV millennio a.C. si basa su un sistema di segni che Clemente Alessandrino, uno studioso greco del II secolo d.C., chiamò geroglifici geroglifici (letteralmente: (letteralmente:segni segnisacri sacriincisi) incisi) La scrittura geroglifica fu in uso per tempi lunghissimi anche se venne via via affiancata da forme corsive IERATICO e semplificate DEMOTICO Dopo la cristianizzazione dell’Egitto subì una definitiva trasformazione evolvendosi nel COPTO (quando venne scritta in caratteri greci ). Già da tempo però i geroglifici (V secolo d.C.) erano praticamente indecifrabili tanto è vero che l’interpretazione simbolica data in questi anni dallo studioso egizio Orapollo si dimostrò del tutto falsa e fuorviante Fra i tanti reperti rinvenuti dalla spedizione francese vi era una stele sbrecciata scoperta casualmente scavando in una fortezza nei pressi di Rosetta su cui erano incise tre fasce di scrittura: la superiore in geroglifici, la centrale in demotico, l’inferiore in greco. Il documento apparve di particolare interesse e per ordine di Napoleone venne immediatamente copiato, litografato e le copie furono inviate a tutti gli specialisti del tempo. Dopo quindici anni di studi lo svedese AKERBLAD, nel 1814 riuscì ad interpretare la scritta demotica, ma il geroglifico resisteva, intraducibile, ad ogni assalto A disposizione degli scienziati esistevano due fonti di approccio gli HIEROGLYPHICA di Orapollo, opera che abbiamo già detta inattendibile ( salvo rare intuizioni) e la LINGUA AEGYPTIACA RESTITUTA (Roma, 1643) opera del dottissimo gesuita padre Athanasius Kircher che fuorviò per decenni ogni studioso che su di essa si basava. ( I discepoli del Kircher, in base alle teorie del maestro, proclamarono che alcune scritte geroglifiche su dei templi egizi erano, tradotti, dei passi della Bibbia e che su un obelisco a Roma era inciso un inno alla Santissima Trinità). Su una retta via interpretativa operarano però due studiosi: l’inglese Thomas YOUNG (che, per banalissimi errori, non trovò riscontro e conferma al suo metodo) e Jean Francois CHAMPOLLION (1790-1832) Lo Young riuscì a capire che i gruppi di geroglifici contenuti nei cartigli (ovali) contenevano i nomi dei re che figuravano nel testo greco rendendosi conto che i segni dovevano in parte essere fonetici, fornendo una salda base alle ricerche dello Champollion Champollion fu un vero genio linguistico, a undici anni conoscendo ormai tutte le lingue europee, inizò lo studio delle lingue orientali e a diciannove venne nominato professore di storia a Grenoble. La Stele di Rosetta divenne la sua ossessione, si buttò nell’impresa della sua decifrazione e non desistette e non abbandonò mai l’impresa che via via scoraggiava esperti ben più titolati. Nel 1822 con LETTRE A M. DACIER annunciò la scoperta dell’alfabeto fonetico di cui gli egizi si servivano per scrivere i nomi dei re greci e romani e nel 1824 con la pubblicazione del suo PRECIS DU SYSTEME HIEROGLYPIQUE DES ANCIENS EGYPTIENS Offrì al mondo la chiave di lettura di una lingua morta da almeno 18 secoli Abbiamo così incontrato la seconda data Abbiamo così incontrato la seconda data (1824) (1824) che ha sancito la riscoperta dell’Egitto faraonico. che ha sancito la riscoperta dell’Egitto faraonico. I progressi furono quindi rapidissimi e misero gliI progressi scienziati furono nelle condizioni di “leggere” quindi rapidissimi e praticamente i testi egiziani antichi ( anche misero gli tutti scienziati nelle condizioni di se“leggere” la mancanza nei testi tutti dellei testi vocalieg,iani che gli praticamente egiziani ci costringe antichiaggiungevano ( anche se laleggendo mancanza nei testi ad usare pronunce delledelle vocali che gliconvenzionali) egiziani aggiungevano leggendo ci costringe ad usare delle pronunce convenzionali) CRONOLOGIA STORICA 4500 – 3000 a.C. Periodo predinastico 3100 – 2700 Periodo Tinita (I-II dinastia) 2700 – 2200 ANTICO REGNO (III-IV dinastia) 2200 – 2100 Primo periodo intermedio (VIII-X) 2130 – 1780 MEDIO REGNO (XI-XII ) 1780 – 1570 Secondo periodo intermedio Hyksos ( XIII-XVII) 1570 – 1100 NUOVO REGNO (XVIII-XX) 1100 – 715 Terzo periodo intermedio (XXI-XXIV 715 - 332 Età tarda 332 - 40 Periodo Tolemaico 40 a.C. - 395 d.C. Periodo Romano 375 - 741 Periodo Bizantino 741 Inizio occupazione araba (XXV-XXX dinastia) L’ EGITTO : IL PAESE DEL NILO CHIUNQUE, VISITA QUEL PAESE, SI RENDE CONTO ANCHE SENZA AVERNE SENTITO PARLARE PRIMA CHE LA PARTE DELL’EGITTO CUI APPRODANO I GRECI E’ UNA TERRA ACQUISITA, UN DONO DEL FIUME Erodoto (Storie II,5) Quando il Nilo ingrossa inonda non solo il Delta, Ma anche parte delle regioni dette libiche e arabiche, per un’estensione di circa due giornate di marcia er ciascun lato /…. / quando ha inondato il paese, solo le città affiorano dalle acque, simili alle isole del Mare Egeo, /…./ Quando ciò si verifica, gli Egiziani non navigano più secondo la corrente del fiume, ma vanno sulle barche attraverso la pianura Erodoto (Storie II,19) Storicamente l’Egitto NON E’E’ ALTRO ALTRO CHE CHE LA LA PARTE PARTE SETTENTRIONALE SETTENTRIONALE DELLA DELLA NON VALLEDEL DELNILO, NILO,SCAVATA SCAVATA DAL DAL FIUME FIUME TRA TRA GLI GLI ALTIPIANI ALTIPIANI VALLE DELDESERTO DESERTOLIBICO LIBICOAAOVEST OVESTE EDEL DELDESERETO DESERTO ARABICO ARABICO AA DEL EST EST Se si elude il Delta, questa valle non è mai larga più di 20 chilometri. Gli egiziani chiamavano il loro paese KEMET = terra nera alludendo alla fascia di depositi alluvionali di colore scuro lasciati dalle annuali inondazioni del fiume lungo la striscia di terra che lo fiancheggia. La piena del Nilo si cominciava ad osservare ad Assuan in giugno. Alla fine di settembre l’inondazione raggiungeva il livello massimo in tutto il paese SALUTE A TE O NILO CHE SE I USC ITO DALLA TERRA O TU CHE SE I VENUTO PER FAR RIV IVERE L’EG ITTO /…./ Da ottobre l’acqua cominciava a decrescere e ad aprile toccava il livello minimo. Non tutti gli anni la piena era della stessa entità. Una piena di sedici cubiti ( 1 cubito = mezzo metro circa) era considerata ideale La biblica storia delle sette vacche grasse e delle sette vacche magre rivela però la fondamentale imprevedibilità della piena del Nilo e quindi tutta la incertezza della vita nell’Egitto antico L’inondazione richiedeva lo scavo e la manutenzione di canali, la costruzione di argini e la delimitazione dei confini con il continuo aggiornamento delle mappe catastali (radice del potere statale) L’Egitto fu per tutto il corso della sua storia un enorme granaio ma anche orti e frutteti erano assai fertili. I campi erano in buona parte sopraelevati rispetto ai canali e dovevano essere irrigati sollevando l’acqua, trasportandola a mano od utilizzando il SHADUF (congegno a bilanciere). La grande crescita della popolazione, nel ventesimo secolo ha reso necessaria la costruzione di grandi e poderose dighe: la prima diga di Assuan fu costruita dagli inglesi nel 1902 la nuova tra il 1960 ed il 1971 il potente sbarramento provocò l’allagamento di gran parte dell’antica Nubia e per impedire che importanti monumenti venissero inghiottiti dalle acque venne patrocinata dall’UNESCO una grandiosa campagna di salvataggio CENNI STORICI Nella Valle del Nilo si insediarono nel V millennio a.C. tribù nomadi dell’Africa settentrionale e altre provenienti dall’Asia, divenendo col tempo sedentarie. Questi “primi egiziani” evolvendo si trasformarono in agricoltori, agevolati dalle enormi potenzialità ambientali. L’indispensabile necessità di regolamentazione delle acque e la particolare situazione in cui si svolgeva il lavoro agricolo richiesero la nascita di un senso di cooperazione particolarmente alto che permise il rapido evolversi delle comunità neolitiche in strutture sociali più complesse portando tra il 5000 ed il 3000 a.C. (Fine Neolitico – Inizio Eneolitico (rame) ) ad un territorio diviso in due aree culturali: una a Nord una a Sud IL BASSO EGITTO L’ ALTO EGITTO Pare che sia stato il Nord a tentare di imporre per primo la sua egemonia sul Sud, riuscendovi temporaneamente nel 3600 a.C., ma verso il 2900 a.C. MENES uno dei re del Sud, sconfitto il re del Nord fece della sua capitale HIERACOMPOLIS la capitale di tutto l’Egitto Se si esclude la realtà storica di questo primo faraone, è possibile identificare sotto il suo nome quello di più sovrani impegnati nell’ardua impresa L’antico regno Con il primo re della terza dinastia ZOSER (2800 a.C. ca) si assiste al trasferimento della capitale a Menfi, evento con il quale si fa coincidere l’inizio dell’ Antico Regno detto perciò MENFITA. Non sappiamo molto nemmeno dei faraoni della IV dinastia (2700-2560 a.C.), al di fuori delle loro spedizioni militari in Nubia – Libia – Sinai Tre di loro però sono notissimi per essere stati gli edificatori delle tre più grandi piramidi KHUFU – KHAFRE – MENKAURE Con la quarta dinastia pare che al politeismo imperante si sostituì il culto di RA (il sole) considerata massima divinità Forse il mutamento fu dovuto al fatto che la dinastia era originaria di HELIOPOLI dove era questo culto era predominante L’Antico Regno rappresentò un momento felice per l’Egitto e durante il suo corso furono elaborati alcuni tratti fondamentali della sua civiltà che restarono sempre fondamentali per le generazioni successive All’antico Regno, dal 2400 a.C. seguì un periodo d’instabilità (Periodo intermedio) probabilmente dovuto al fatto che la carica di Governatore di provincia era diventata ereditaria tramutando i governatori in signorotti più o meno indipendenti e solo nel 2060 a.C. I governatori di Tebe, nel basso Egitto, riuscirono a ricomporre l’antica unità restaurando l’autorità monarchica IL MEDIO REGNO A MENTUHOTEP dell’XI dinastia si fa risalire l’inizio del Nuovo Regno. Il nuovo faraone ed i suoi successori ripresero una politica espansionistica, compiendo spedizioni in Nubia (attirati dall’oro) e verso il PAESE DI PUNT (forse l’odierna Somalia). In questo periodo assistiamo ad una “democratizzazione” della figura del Infaraone questoche periodo assistiamo ad una “democratizzazione” figura del non basa più la sua autorità sul suo carattere della divino, ma sulla faraone chelanon basa piùedlail sua autorità sul suo carattere divino, ma sulla giustizia, generosità buon governo giustizia, la non generosità ed il buon Il faraone è più l’unico chegoverno può accedere alla sopravvivenza dopo la Ilmorte, faraone non è più l’unico che può accedere allaanche sopravvivenza dopo la ma la speranza dell’immortalità si allarga agli alti gradi della morte, ma laed speranza si allarga anche agli alti gradi della burocrazia ai ricchidell’immortalità privati burocrazia ed ai ricchi privati Durante questo periodo, fra i grandi dei nazionali comincia ad emergere il dio di Tebe AMON Al MEDIO REGNO successe un secondo periodo intermedio in cui regnò nuovamente l’anarchia. Popolazioni asiatiche, A partire dal XIII secolo si stabilirono nel Delta vivendovi, indisturbate, e dedite ad ogni tipo di razzia. Di fronte all’inerzia degli Egiziani i nuovi venuti, gli HYKSOS (Keka Kkasout = capi dei paesi stranieri) passarono alla conquista dell’intero paese riuscendo facilmente nel loro intento poiché disponevano di CAVALLI CAVALLI E E CARRI CARRI DA DA GUERRA GUERRA ANCORA ANCORA SCONOSCIUTI SCONOSCIUTI AGLI AGLI EGIZIANI Gli Hyksos costituirono uno stato nel Basso Egitto e riuscirono a conquistare anche Menfi. Adottarono titolature egiziane e mantennero degli egiziani negli alti gradi della burocrazia. Introdussero in Egitto l’uso del telaio verticale e le colture dell’ OLIVO e del MELOGRANO Minarono però per sempre la convinzione egizia di essere invincibile dentro i propri confini La liberazione del paese fu iniziata dagli ultimi sovrani della XVII dinastia e venne completata dal faraone AHMOSE I che fu il primo faraone della XVIII dinastia ed iniziò il NUOVO REGNO Il nuovo Regno fu il periodo più brillante della storia egiziana, ma anche quello che ne concluse la fase più significativa La capitale torna ad essere TEBE, città da cui la dinastia dominante era originaria e da Tebe il culto di AMON si impose in breve a tutto l’Egitto. Grandi furono i faraoni che regnarono in questo scorcio di storia, da TUTMOSI III (vincitore dei Mitanni) AMENOFI III suo figlio AMENOFI IV più conosciuto come AKHENATON (propugnatore di una grande riforma religiosa in senso monoteista) SETI I RAMES II (vincitore degli Ittiti) E tanti altri. Al nuovo regno succede un terzo periodo intermedio ( dinastie XXIXXX) e gli splendori di una grande civiltà vanno progressivamente declinando. L’antico regno diverrà preda di nuovi dominatori e dell’Egitto antico non resteranno che opere magnificenti a testimonianza dei tempi gloriosi ECONOMIA E SOCIETA’ EGIZIANA E’ ormai accertato che l’economia egiziana si basava sull’agricoltura organizzata dall’autorità centrale. Il lavoro agricolo annuale aveva inizio dopo lo straripamento del Nilo con la regolazione del deflusso e la canalizzazione delle acque per consentirne il rientro nell’alveo. Sullo strato di limo depositato i contadini iniziavano le semine di grano e di orzo che avrebbero poi consentito abbondanti raccolti. I contadini non potevano disporre dei loro prodotti, che venivano in gran parte requisiti dall’amministrazione ed il loro legame alla terra del faraone o di qualche ordine sacerdotale non rendeva di certo entusiasmanti le loro condizioni . L’allevamento buoi, degli asini ad e dei maiali del offriva Rilevanti eranodei le risorse minerarie, eccezione ferro,una che risorsa aggiuntiva cuidaspesso si se accompagnavano la caccia e la pesca che scarseggiò fin quando ne diffuse l’uso (fine del II millennio a.C.) integravano le risorse sempre di base il legname per le costruzioni navali che come pure scarseggiò dovette essere sempre importato dalle ricche foreste del Libano IL COMMERCIO INTERNO ED ESTERNO FU MOLTO SCARSO NELL’EGITTO ANTICO DATO CHE LA FORTE CENTRALIZZAZIONE NON NE FACEVA SENTIRE LA NECESSITA’: I CONTADINI E GLI OPERAI RICEVEVANO INFATTI IL NECESSARIO PER VIVERE, IN CAMBIO DEL LORO LAVORO, DAI MAGAZZINI STATALI. IL COMMERCIO ESTERNO FU PIU’ CHE ALTRO PRATICATO DAI FARAONI PER I GENERI DI LUSSO O PER MATERIALI NECESSARI COME IL LEGNO. TUTTO QUESTO PORTO’ AD UN ISOLAMENTO ECONOMICO DELL’EGITTO E AL GUARDARE DA PARTE EGIZIA AGLI ALTRI POPOLI COME A RAZZE INFERIORI LA SOCIETA’ EGIZIANA Già nel primo millennio la struttura sociale egizia è fortemente differenziata in gruppi diversi, dominati dalle caste dei SACERDOTI degli SCRIBI e dei GUERRIERI. La base della società è costituita dagli schiavi e dai contadini Gli schiavi erano in genere prigionieri di guerra, quindi stranieri, costretti ai più duri lavori nelle cave e nelle miniere o al servizio dei ricchi privati che li avevano acquistati In rari casi, lo schiavo, per dimostrate capacità, poteva venire affrancato e progredire anche nei gradi dell’amministrazione pubblica Non di tanto migliori erano le condizioni dei contadini, legati ed obbligati a restare sul campo del faraone o del tempio. A volte era loro concesso un pezzetto di terra sul quale svolgere un lavoro straordinario a proprio interesse, ma sempre sottoposto alle angherie dei funzionari. La popolazione urbana è invece più composita, i lavoratori dediti alle umili attività, sono sempre in cerca di una paga; gli operai specializzati e gli artigiani, bravi e più bravi, che lavorano per la corte ed i ricchi, hanno mezzi di sussistenza assicurati e possono progredire economicamente, pur se il loro nome resta incognito in nome della tradizione collettiva. La casta militare godeva invece di privilegi relativi, dato che gli egizi protetti dal deserto e dal mare, solo sporadicamente ebbero bisogno di combattere per difendersi e per sopravvivere. Ai soldati venivano concesse delle terre per sostentarsi in tempo di pace che poi venivano trasmesse, con la professione, ai figli Gli scribi Pur quasi in incognito, molto potente era la casta degli scribi che reggeva l’amministrazione dello stato e la sua burocrazia. Gli scribi, fin da giovinetti, imparavano la difficile scrittura egizia, il calcolo e la geometria e avevano garantito una carriera dignitosa perché ( secondo un antico detto egizio) “ chi comanda è lo scriba sempre sicuro di poter mangiare i viveri della casa del re “. Se poi lo scriba era bravo e godeva di validi appoggi, poteva ambire ai gradi più alti della carriera, all’ammirazione e al rispetto LA CASTA SACERDOTALE La casta sacerdotale godeva di grandi privilegi ed era la più vicina al faraone. I sacerdoti solitamente provenivano dalle famiglie elevate e nobili ed erano accuratamente educati ed istruiti fin da giovani e dopo un lungo ed accurato tirocinio potevano arrivare ai più alti gradi della carriera. Il sacerdote più importante era il Primo Profeta del dio Amon di Karnak che in certi periodi fu considerato il capo di tutto il clero egizio LA RELIGIONE EGIZIA Gli egizi praticavano una religione politeista fondata sulle numerose divinità che derivavano dagli antichi culti delle tribù che si erano anticamente stanziate lungo le sponde del Nilo. Era una religione naturalistica a cui si rivolgeva il contadino con le sue speranze e le sue necessità : il fiume con le sue piene, il vento del deserto, l’ibis ed il coccodrillo, i momenti importanti dell’annata agricola e gli astri erano le divinità che la fantasia popolare riproduceva con ibride raffigurazioni. Nella religione egiziana antica fu tipica la zoolatria, il culto degli animali, che si combinò poi con l’antropomorfismo Gli antichi non si meravigliavano della molteplicità degli dei egizi, ma si stupivano della zoolatria e della abbondanza di animali sacri: “…essi adorano fuor di misura certi animali non solamente vivi, ma anche già morti, siccome gatti, cani, sparvieri, ibis e coccodrilli…… DIODORO SICULO possiamo oggi affermare però che il culto degli animali ha radici antiche nei culti totemici tribali della preistoria e che molti totem delle primitive comunità del Nilo erano animali , consuetudine che poi trasmise nelle figure divine in sembianze umane che ne discesero dei tratti animaleschi LA RELIGIONE EGIZIA FU ESSENZIALMENTE L’ADORAZIONE DI FATTO DEI POSSESSORI LEGITTIMI DEL SUOLO D’EGITTO ED IN QUESTO TROVIAMO IL SUO LEGAME UNITARIO Numerosi erano gli dei raffigurati zoomorficamente: HORO a forma di falco HATHOR di vacca SETH di cane SEKMETH di leonessa BASTET di gatta ANUBI di sciacallo API toro (dio Ptah) Ricchissima è la mappa degli Dei locali che resta imponente anche dopo un congruo sfoltimento: DELTA = NEITH dea di guerrieri e cacciatori Armata di arco e frecce Confine Delta Deserto = SETH levriero adorato dagli Hyksos ELIOPOLI = ATUM = = RA MAAT leone o leone a testa umana (Sfinge) disco solare figlia di Ra : la giustizia rappresentata con una piuma = KHEPRI scarabeo altro simbolo sole = PTAH dio degli artisti e artigiani = SEKHMET moglie di Ptah FAYUM = SOBEK a testa di coccodrillo ERMOPOLI = THOT ibis dio della saggezza e scrittura ABIDO = OSIRIDE MENFI ISIDE HORO DENDERA = HATOR disco solare tra le corna bovine Era la vacca da cui NUT prese la sua forma UN MODO DI ORGANIZZARE QUESTO COMPLESSO PANTEON DIVINO USATO DAGLI EGIZI, FU QUELLO DI ASSOCIARLO IN TRIADI FAMILIARI La triade tebana AMON – MUT - KHONS Ariete dio lunare avvoltoio La triade menfitica PTAH - SEKHMET - NEFERTUM A MEMORIA ED ONORE DI BERNARDINO DROVETTI DA BARBANIA CHE CONSOLE GENERALE DI FRANCIA IN EGITTO ADUNO’ IN LUNGHI ANNI DI RICERCHE QUESTE ANTICHITA’ EGIZIANE PROCURANDO POI CHE DIVENISSERO ACQUISTI DEI NOSTRI PRINCIPI Forse non saranno molti i visitatori che presteranno attenzione alla lapide, posta in una sala dello statuario, a commemorazione di Bernardino Drovetti, ma il piemontese può essere considerato il vero fondatore del MUSEO EGIZIO DI TORINO Anche se fu Carlo Felice di Savoia che nel 1824, acquistando la splendida raccolta di antichità collezionate dal Drovetti e collocandola nel Palazzo dell’Accademia delle Scienze, diede origine al Museo Esisteva peraltro a Torino una collezione egizia composta da pezzi di grande valore ( formata dai Savoia con oggetti riportati dall’Egitto dal botanico Vitaliano Donati) e questa raccolta riunita nel 1830 alla Drovettiana consentì al Museo di Torino di presentarsi come l’unico grande museo egizio del mondo. La presenza del museo mosse un interesse più spiccato per l’antico Egitto suscitando l’emulazione di altri grandi stati che, acquistando reperti edc organizzando in loco spedizioni e scavi, iniziarono la costituzione di altre raccolte. Nacquero così le sezioni egizie del LOUVRE del RITISH MUSEUM dei MUSEI DI STATO DI BERLINO dell’ERMITAGE DI LENINGRADO del METROPOLITAN MUSEUM a New York ed il GRANDIOSO MUSEO DEL CAIRO Il Museo Egizio di Torino si caratterizzava però, rispetto agli altri musei ( che ebbero anche dotazioni più copiose di quello italiano) dall’essere costituito totalmente da reperti del NUOVO REGNO (1570-1100 a.C.) mentre altrove venivano testimoniate le grandi epoche delle origini, avanti che fosse inventata la scrittura, e dell’Antico Regno. Le lacune, se così possono essere definite, colmate dall’egittologo vennero però ERNESTO SCHIAPPARELLI Che condusse tra il 1900 ed il 1920 una serie di campagne di scavo in località egiziane scelte perché ricche dei reperti mancanti al museo. I reperti ceduti dall’Egitto al Museo di Torino, ne consentirono il completamento. Altra importante prerogativa del Museo torinese è costituita dal fatto che sia il Drovetti che lo Schiapparelli nell’organizzare le loro collezioni non avevano tenuto solo conto degli oggetti ritenuti “ di grande arte”, ma di tutti quegli strumenti, armi ed oggetti di vita comune che potevano essere utili a conoscere, studiare ed interpretare la complessità della vita dell’Antico Egitto nella sua integralità. QUESTO CRITERIO CHE OGGI ISPIRA LA MODERNA TQORINESE PARTICOLARMENTE INTERESSANTE E STORIOGRAFIA RENDE RENDE LA LA DOCUMENTAZIONE DOCUMENTAZIONE STORIOGRAFIA TORINESE PARTICOLARMENTE INTERESSANTE QUESTO CRITERIO CHE ISPIRA OGGI LA MODERNAE ALL’AVANGUARDIA ALL’AVANGUARDIA I musei archeologici dovrebbero sopperire a due funzioni: - Mostrare al pubblico un’antica civiltà attraverso una serie di reperti - Consentire agli studiosi l’approfondimento della ricerca e dell’analisi della civiltà presa in esame Il Museo di Torino servì a questo scopo fin dal 1822 quando l’egittologo francese Francois Champollion, decifratore della scrittura geroglifica, appena la collezione Drovetti giunse in Italia si precipitò a Torino dove perfezionò nel 1824 con un geniale lavoro, sulla massa delle testimonianze disponibili, la sua conoscenza delle scritture egizie e della lingua ad esse relativa e ricostruendo a grandi linee la lista e la cronologia dei faraoni e gli schemi generali in cui verranno ad inserirsi e specificarsi la geografia e la religione egizia LA SEDE Il Museo Egizio di Torino trova sede nel Palazzo dell’Accademia delle Scienze, sito nell’omonima via nel cuore di Torino, tra piazza S. Carlo e il Palazzo Campana, la Chiesa di S. Filippo e Piazza Carignano. Il palazzo fu disegnato, in uno stile barocco, da GUARINO GUARINI (l’architetto progettista della Cappella della Sindone) per accogliere un collegio per nobili, gestito dai Gesuiti. Nel 1824, essendo ormai da tempo chiuso il collegio, Carlo Felice decise di installare nella costruzione la grande collezione egizia di cui si è detto, incaricando un altro architetto, GIUSEPPE MARIA TALUCCHI, di adattarlo alla nuova destinazione. Nel 1830 il Museo d’Antichità Greche e Romane e nel 1865 la Galleria Sabauda, vennero trasferiti nel palazzo di via Accademia; nel 1870 per acquistare maggior spazio da riservare alle collezioni, venne costruito un edificio a copertura del cortile. Nonostante le modifiche, il disegno guariniano è tuttora leggibile nella impostazione delle facciate, nel grandioso atrio, nel porticato che si apre sul cortile e nelle sale grandi, luminose e lineari che non turbano la visuale dei reperti esposti LE COLLEZIONI PIANTA A - PIANO TERRA I primi ordinatori del Museo hanno collocato nelle due grandi sale che costituiscono lo STATUARIO le grandi statue pervenute al Museo con la collezione Drovetti, riecheggiando la struttura dei cortili che, nei templi egizi, avviavano all’edificio vero e proprio PRIMA SALA : STATUARIO I IN PIANTA A Appaionoall’entrata all’entratai idue duebusti bustididiDrovetti DrovettieeSchiapparelli Schiapparelliee Appaiono dueepigrafi epigrafiininonore onoredidiDrovetti DrovettieeChampollion Champollion due Lestatue statueegizie, egizie,quasi quasitutte tutteprovenienti provenientidal dalrecinto recintodel delgrande grande Le tempiodidiAmon Amona aKarnak. Karnak.Celebrano Celebrano oggi come celebravano tempio oggi come celebravano 13secoli secoliprima primadidiCristo, Cristo,gli gliartefici arteficidella dellagloria gloriadell’Egitto dell’Egittodel del 13 NuovoRegno Regno Nuovo AMENHOTEP IV Il sovrano che intorno al 1400 a. C. trasformò Tebe da città costruita in legno e mattoni, a capitale dell’impero egizio. Appare nel volto di due sfingi in arenaria. (Questi monumenti si collocavano anticamente dinanzi all’ingresso del recinto sacro del tempio) Si dispiega quindi L’ASSEMBLEA DEI RE AMENHOTEP II Statua in granito rosa raffigurante il faraone in ginocchio mentre offre due vasi di vino ad un Dio ( probabilmente Amon suo protettore e propiziatore delle vittorie in Nubia ed in Asia) TUTMOSE I Statua in porfido nero raffigurante il faraone assiso nella sua ieratica maestà. Il faraone fu condottiero in campagne militari in Nubia ed in Asia fino a circa il 1520 a.C. RAMESSE II Statua in basante nera, ritrae il faraone in età adulta negli anni della battaglia di Kadesch, battaglia con cui l’esercito egizio fermò gli Ittiti in avanzata dall’Anatolia. E’ FORSE LA PIU’ BELLA STATUA FRA LE TANTE A A NOI PERVENUTE GRUPPO DI HAREMHAD CON LA MOGLIE Generalissimo durante il Regno di Amenhotep IV, aveva consolidato le fortune dell’Egitto in Oriente, diventando poi faraone. Sul tergo della statua è incisa un’iscrizione che celebra l’avvenimento RAMESSE II Raffigurato fra il Dio Amon e la dea Mut, i due grandi dei tebani RAMESSE II Monumento usurpato dal faraone ramesside, questa statua di un predecessore non identificabile THUTMOSE I Una testa colossale del faraone con la corona bianca dell’Alto Egitto SETHI II Sul fondo della sala la raffigurazione di un colosso di Sethi, in arenaria quarzosa. Indossa un copricapo sacrale complesso ed impugna una lunga asta. E’ rappresentato mentre segue la processione di un Dio Di fronte al re, statue di principesse e dignitari fra le quali giganteggia una statua di Ptah di Menfi onorato anche a Karnak. Più avanti un’immagine di Amon quale ariete, fronteggiata da un’altra immagine del Dio accanto a Ramesse II IL TEMPIO DI ELLESIJA Quello di Ellesija fu il primo tempio scavato nella roccia dagli egizi in Nubia, speri mentando la tecnica che darà la sua ultima realizzazione nei Templi di Abu Simbel Una grande stele arcuata, risalente al 1450 a.C. ca., ne documenta la dedica da parte di THUTMOSE III. Segue una immagine di Ammone reincisa per ordine di Ramsete III. A destra dell’ingresso una croce che testimonia come dopo l’evangelizzazione dell’Egitto da parte di Giustiniano ( attorno al 550 d.C.) parecchi templi vennero trasformati in chiese. L’interno ripete i due vani principali del tempio classico: il vestibolo e la cella. Nel fondo si trovano un altare e le figure di Thutmose II fra il dio Horus e la dea Satet. Sulle pareti scorrono, affrescate, scene raffiguranti il re mentre onora le maggiori divinità dell’Egitto e della Nubia SECONDA SALA STATUARIO 2 IN PIANTA A La sala è inquadrata dalle figure della dea SEKHMET, raffigurata in granito con la testa di leonessa, provenienti da un tempio tebano innalzato in onore della dea e che lo decoravano in numero di 700. Prodigioso è il grande sarcofago in basalto, esposto in piedi sulla destra, ricco di iscrizioni incise con una tecnica impareggiabile. Ancora due statue reali: THUTMOSE III Statua in granito nero del faraone dedicatario del tempio di Ellesija, che fu uno fra i più grandi condottieri dell’antico Egitto TUTANKHAMON Ritratto raffigurato in piedi accanto ad Amon-Ra seduto. E’ questa una delle poche immagini monumentali del faraone divenuto celebre in seguito alla scoperta della sua tomba ancora intatta (Carter, 1922) PIANTA B ATTRAVERSO L’AMPIO SCALONE SI ACCEDE ALLE COLLEZIONI DEL PRIMO PIANO ORDINATE IN BASE ALLA LORO TIPOLOGIA Le tombe egizie erano costituite da due locali principali: LA CRIPTA per la salma (la parte privata) e la CAPPELLA aperta a parenti ed amici ( la parte pubblica) La suddivisione è esemplificata dal modellino esposto nella terza sala e, per i reperti, riflette la distinzione anche nelle sale del museo * la sala I contiene infatti lapidi provenienti dalle cappelle * la sala II mostra invece i ritrovamenti effettuati nelle cripte le sale successive illustrano i diversi aspetti della civiltà egizia rapportata alla ricca documentazione posseduta dal Museo SALA SALA II :: SCULTURA SCULTURA A in pianta B) (sala (sala La cappella della tomba egizia era considerata aperta ai visitatori quindi, evidentemente, non conteneva oggetti di paricolare pregio. In essa risaltava una lapide che indicava il nome e le funzioni del proprietario della tomba; erano spesso rappresentati anche i parenti ed i servi incaricati di non far mancare gli alimenti al defunto Dopo il 1500 a.C. vengono raffigurati gli dei che avevano cura dei morti: il dio OSIRI, il dio sciacallo ANUBI e molte divinità di pretta importanza locale. Davanti alle lapidi erano collocate le tavole da offerta sulle quali i visitatori deponevano i loro doni al defunto, consumando poi anche un banchetto rituale. Durante l’antico regno , le lapidi sono spesso modellate come porte falseporte . Le nicchie che si ammirano in testa alla sala provengono dagli scavi dello Schiapparelli (1903) nella necropoli vicina alla piramide di Cheope a Giza, mentre le stele sulle pareti delle finestre provengono da Abido e risalgono al Medio Regno Sulla parete sono esposti ritrovamenti che costituiscono il nucleo più importante del Museo: provengono da DEIR-ELMEDINA, il quartiere di Tebe abitato durante il Nuovo Regno dagli operai impegnati nell’allestimento delle tombe della Valle dei Re. Questo quartiere ha dato al museo il maggior numero di oggetti di ogni genere, testimonianze preziose per la ricostruzione della vita di una comunità SALA II : SUPPELLETTILI FUNERARIE (Sala B in pianta B)FUNE SALA II : SUPPELLETTILI La cripta della tomba egizia era chiusa, per lo piu sotterranea ed impenetrabile. Anche se molte tombe furono preda di ignoti visitatori, dalle cripte sono pervenuti fino a noi numerosissimi oggetti Tutta la serie della suppellettile esposta aveva, all’origine, uno scopo ben preciso: servire alla mummia e alle sue diverse forme spirituali che si aggiravano nella cripta La mummia è il cadavere trattato per impedirne la putrefazione e poi avvolto in una grande quantità di bende di lino. Poiché la conservazione del corpo era ritenuta dato fondamentale per la sopravvivenza, il cadavere era rinchiuso in più casse, una dentro l’altra, decorate e dipinte, che dovevano garantirne la protezione nei secoli. Con il Nuovo Regno, (1500-1100 a.C) il culto dei morti oltre che a garantire la sopravvivenza, cercò anche di favorire il benessere del sepolto. Erano collocate nella cripta centinaia di statuine (gli USCIABTI) raffiguranti servi, artigiani e contadini, che acquistando magicamente la vita, sarebbero divenuti devoti servitori del defunto, assicurandogli vita agiata e serena Gli organi tolti al cadavere durante l’imbalsamazione ( cuorecervello-polmoni-viscere) venivano conservati in quattro vasi (I VASI CANOPI) con il coperchio a testa di falco, babbuino, uomo in base alle sembianze dei geni protettori. L’elemento più importante del corredo funebre era però il cosiddetto libro dei morti , parecchi di questi papiri sono affissi lungo la parete interna della sala. Questi libri erano prodotti in serie da veri e propri laboratori di scrittori; venivano definiti libri per uscire alla luce del giorno e consistevano in una raccolta scritta di preghiere che dovevano aiutare a superare le eventuali difficoltà nel viaggio verso l’ignoto. Fra di esse la prima era il giudizio di Osiride durante il quale il cuore del defunto veniva pesato su una bilancia valu tando se il compor tamento del giudi cato, in vita, era stato corretto, meri tando un avvenire beato, oppure le fauci di una fiera mostruosa Accolto fra i giusti, il defunto, avrebbe potuto condurre un’esistenza senza preoccupazioni, dedita alla vita agreste e agli svaghi L’estensione del libro dei morti variava rispetto alle disponibilità economiche ( il costo dei papiri era infatti elevato). Nella cripta infine il sarcofago stesso si trasforma col tempo da semplice cassa realizzata in materiali diversi (pietra – legno – argilla ) in un contenitore sempre più prezioso, ricco di decorazioni e di simboli protettivi. Verso il 1500 a. C. assume la forma antropoide quasi a riprodurre, con il suo contenuto, la sagoma di statua eretta simile al Dio Osiris SALA III : CULTURA MATERIALE ( sala C in pianta B) Di particolare pregio i reperti che documentano la vita quotidiana nei suoi più umili aspetti. Il clima secco dell’Egitto ha consentito la conservazione delle stoffe, legni, ceste, stuoie e persino delle corone di fiori deposte dai parenti sulle tombe dei loro cari QUESTA RICCHEZZA DI TESTIMONIANZE CI RENDE PARTECIPI DI UNA CIVILTA’ LONTANA NEL TEMPO E NELLO SPAZIO GARANTENDO UNA CONOSCENZA DI PRIMA MANO CHE MANCA PER CULTURE TEMPORANEAMENTE A NOI ASSAI PIU’ VICINE Sebbene l’arte ceramica non abbia raggiunto nell’Egitto antico livelli di particolare raffinatezza per la prevalenza dell’uso di altri materiali sono degni d’attenzione i reperti ceramici esposti essenziali per gli usi pratici e che vennero prodotti in grande varietà di forme specializzate: giare per la conservazione dei cereali, anfore per il trasporto del vino, pentole, coppe, piatti bicchieri ed una serie infinita di oggetti. I vasi più apprezzati ed esteticamente più belli restano quelli dell’epoca preistorica : da quelli a bocca nera, a quelli rossi dalle decorazioni biancastre, a quelli dalle anse ondulate. All’Età dinastica ( inizio Antico Regno 2700-2200 a.C.) risalgono i vasi in pietre dure (graniti, scisti…) nei quali la difficoltà di lavorazione fanno risaltare le forme di geometrica essenzialità Al Medio Regno risalgono invece i vasi ad ingubbio rosso mattone, mentre il Nuovo Regno (1570-1100 a.C.) mostra una grande varietà di ceramiche caratterizzate dagli influssi provenienti dalle conquiste in Asia e in Nubia Seguono i vari prodotti realizzati con le fusioni di silicati e carbonati di calcio o di altri alcalini presenti in grandi giacimenti in Egitto. Scarso il vasellame di metallo (conseguenza della deperibilità del materiale od il suo riutilizzo) sono da segnalare le SITULE – secchielli – rituali. Si incontrano poi strumenti di pietra e di selce lavorate e scheggiate, falci e coltelli di finissima fattura I gioielli più antichi sono rappresentati da bracciali e collane di conchiglie, mentre al centro della sala è esposto un oggetto unico al mondo: una stoffa rinvenuta da Giulio Farina a Gebelein, probabilmente un lenzuolo funebre risalente al 3500 a.C. Ornato di pregevoli pitture ( simili a quelle dei vasi coevi), danze funebri e scene di caccia Di fronte una saletta con il corredo di una tomba di famiglia trovata a Gebelein da Schiapparelli, contenente vari sarcofagi fra cui uno in calcare ed uno in legno Rientrando nella sala III due modelli di tomba che illustrano la tipologia della sepoltura del Nuovo Regno: l’una privata, l’altra regale riproducente la cripta della tomba di Nefertari, sposa di Ramesse II, il cui sarcofago è visibile con il suo corredo poco più oltre TOMBA DI MAYA In una nicchia della parete è ricomposta una cappella dipinta appartenente alla tomba del pittore MAYA vissuto verso la fine della XVIII dinastia. Reca scene di funerali e di offerte ai defunti, mentre notevole per la decorazione geometrica, è il soffitto in vivace policromia TOMBA DI KHA Il corredo della camera funeraria, ha uno straordinario esempio in quello che accompagnò l’ultimo viaggio dell’architetto KHA, capo dei lavori della necropoli regale tra il 1450 ed il 1379 a.C. ca Nel corridoio della tomba di Kha furono ritrovati nel 1906 alcuni mobili ed utensili che non avevano trovato posto nella cripta. All’interno i sarcofaghi di Kha e della moglie Merit e quindi mobili, strumenti di lavoro, cibi, bevande ed oggetti di toeletta. L’insieme degli oggetti ci permette di lanciare uno sguardo all’interno di una casa della classe media della XVIII dinastia, immaginando la vita che vi si svolgeva. All’ammirazione quindi una stupenda seggiola a spalliera sulla quale fu rinvenuta la statuetta lignea del proprietario accompagnata da due usciabti. La sezione terminale della sala II ospita materiali di epoca greca, romana e copta, tra i quali si segnalano le statuette delle divinità femminili, ritratti su tavola, lampade, oggetti di culto e stoffe “copte” in cui l’introduzione della lana consente efficaci effettiB) decorativi SALA IV : TESSITURA (Tessitura in pianta La serie degli oggetti ospitati illustra l’arte della tessitura che in Egitto appare già ad altissimo livello nell’età preistorica. Vi sono campioni di lino (unica fibra usata fino all’età tolemaica) in varie fasi di lavorazione, riproduzione di scene di filatura, strumenti di lavoro e tele ricamate. SALA V : LA SCRITTURA (Scrittura in pianta B) La scrittura egiziana è antichissima, essendo nata 3000 anni prima di Cristo. Non esistevano in quel tempo modelli a cui ispirarsi, ma nonostante questo essa è fin dalle sue origini semplice e razionale. I geroglifici, questo il nome dei caratteri, non nacquero da una lenta evoluzione di tentativi pittorici, ma furono un’invenzione matura ed originale che esprime fra le altre cose l’amore degli egiziani per l’osservazione naturale ed il disegno. L’evoluzione di questa prima forma di scrittura ( che venne conservata per i testi ufficiali), in cui i multiformi disegni hanno un valore fonetico prossimo a quello che noi siamo abituati ad annettere al nostro alfabeto, portò a dei segni molto più semplificati, simili ad un corsivo, che i Greci chiamano “ IERATICO”. Il “DEMOTICO” fu un’ulteriore semplificazione dello Ieratico; introdotto verso il 700 a.C. allo scopo di dare un assetto più moderno alla lingua, si conservò per oltre mille anni. I Greci, dominatori con Alessandro Magno, nel 332 a.C. imposero l’uso della loro lingua e con l’alfebeto greco si scrisse il COPTO lingua degli egizi durante i secoli cristiani Nel 641 d.C. gli Arabi sostituirono il Copto con la loro lingua che è oggi l’unica parlata nel paese. La vasta letteratura egizia antica rivela il progresso della cultura nel paese e la ricchezza espressiva che il suo popolo seppe raggiungere: i papiri di Torino costituiscono oggi una delle raccolte più importanti del mondo. Fra di essi spicca per importanza il “ CANONE REGIO ” documento inestimabile per ricostruire la storia della civiltà egizia. Attraverso l’indicazione della successione dei faraoni della prime XVII dinastie si riesce a ricostruire con certezza quasi assoluta la cronologia storica oltre il 2000 a.C. Sui tavolini si ammirano schizzi che rivelano le grandi capacità degli antichi scribi e disegnatori. Fra queste testimonianze, eccezionale, è l’abbozzo di una danzatrice SALA VI VI:: ARTI ARTI EEMESTIERI MESTIERI (A (Arti e SALA mestieri in pianta B) Le vetrine accolgono materiale dalle più disparate provenienze. Sono illustrate le arti della guerra, la caccia, la pesca, la musica, la toeletta, le arti minori, la medicina, la misura del tempo e dello spazio, gli strumenti musicali ed i passatempi. Dagli egizi veniva molto curata la pulizia : si usavano creme detergenti, profumi di origine vegetale e polveri colorate. Particolare cura era dedicata agli occhi, sottolineati con polvere di bistro e di malachite che avevano proprietà disinfettanti ( è da tener conto che l’Egitto è uno dei paesi dove le malattie oculari erano e sono particolarmente diffuse anche per motivi ambientali) La medicina che raggiunse in Egitto livelli eccelsi è rappresentata da alcuni strumenti chirurgici SALA VII : RELIGIONE Religione in pianta B Le credenze religiose egizie sono celebri per la loro varietà di espressione che coinvolge tutti gli esseri ed i fenomeni naturali. Gli dei più importanti sono pensati in forma umana o d’un animale caratteristico. Ciò nonostante gli egiziani non elaborarono fin dagli antichi tempi un concetto ideale della divinità della quale le figure divennero solo una manifestazione. RA di Elaiopoli, poi PTAH di Menfi e quindi AMON di Tebe, assunsero a dei universali creatori del mondo e protettori delle loro creature. Sugli dei si raccontano storie meravigliose; il mito più famoso riguarda le vicende di OSIRIS divenuto re dei morti, della moglie ISIDE e del figlio HORUS sovrano dei vivi nell’aspetto del faraone considerato dagli egizi un vero e proprio Dio SALA VIII : PITTURE Nell’ultima sala del Museo sono esposti i principali ritrovamenti provenienti dalle tombe del Medio Regno. Grandi pitture parietali provengono dalla tomba di ITI “tesoriere del Dio e comandante di spedizioni “ vissuto intorno al 2100 a.C.; all’uscita è esposta la stele che rappresenta il defunto con la moglie ed il fratello.