Asti storia romana - istituto statale augusto monti

Hasta o Hasta Pompeia è il nome con cui è comunemente indicata la città di Asti nel periodo
romano. La nascita e lo sviluppo dell'insediamento romano in Asti è contemporaneo a quello delle
vicine Pollentia e Forum Fulvii, accampamenti militari fondati tra il 123 a.C. e 125 a.C. in seguito
all'espansione romana di Tiberio e Gaio Gracco.
Il processo di “romanizzazione” durò dal 200 a.C. fino al 122 a.C., portando Asti ed il suo territorio
a costituire un municipium romano. Esso precedette quello dell'area albese ed anticipò
sensibilmente la costruzione di Augusta Taurinorum
Gli storici che citarono la città trattando dell'Italia settentrionale utilizzarono sempre l'appellativo
di Hasta o Asta, latinizzando il precedente toponimo ligure di Ast. Essi furono:
Plinio nella Naturalis historia
Tolomeo nella Geographia, III, 1
Claudiano, nella Sextu consulatu Honorii Augusti
Prospero nelle Chronicon
Cassiodoro
Secondo la Tabula Peutingeriana, che è l'atlante geografico dell'antichità, Asti si trovava
esattamente sulla via Fulvia, aveva la tipica conformazione a “scacchiera”, attraversata al centro
dal decumano massimo, continuazione della via consolare (l'attuale Corso Alfieri) che, arrivando
da Dertona (Tortona), si divideva in 4 strade verso Vardacate (Casale Monferrato), Industria
(Chivasso), Carreum Potentia (Chieri) e Pollentia (Pollenzo).
Per quello che riguarda la denominazione di Hasta Pompeia, questa è una denominazione che
venne utilizzata a partire dal XVII secolo, frutto di alcune tesi mistificatorie del frate cistercense
Filippo Malabayla, che cercò con notizie infondate di nobilitare le origini della città: Pompeo
Magno di passaggio nella regione per andare a combattere in Spagna contro Sertorio, avrebbe
piantato la sua “nobile asta” in questo luogo per indicare il sito di costruzione della città, ma
l'ipotesi non trova alcun riscontro oggettivo.
La leggenda trovò eco in Alfieri, che nel Sonetto XXXII parlando di se stesso scrive
« Oggi ha sei lustri, appiè del colle ameno /Che al Tanaro tardissimo sovrasta, /Dove Pompeo
piantò sua nobil asta, /L'aure prima beveva del dì sereno. »
Le origini del toponimo vanno piuttosto ricercate in ambiente ligure o proto-italico, visto che la
"Tabula Peutingeriana" riporta, oltre all'attuale Asti, una Hasta nella Liguria di Ponente ed un'altra
sulle coste toscane non lontano da Talamone.
Gli scritti antichi individuano Asti come oppidum della tribù ligure degli Statielli. È difficile
stabilire quando le tribù liguri vennero sottomesse dai romani, sicuramente l'interesse per questi
luoghi ebbe inizio già nel II secolo a.C. I romani, dopo le vittorie a Caristo nel 174 a.C. e nei
territori limitrofi tra il 134 a.C. e il 123 a.C. del console M. Popilio Lenate, in un primo tempo
controllarono la città esternamente tramite una "dedizione politica" ("peregrinitas") e solo dopo
l'inizio del I secolo a.C., trasformarono le antiche istituzioni liguri dei "conciliabula" e "fora" in
"coloniae" con il diritto di latinitas (Lex Pompeia, 89 a.C. ).
Nel periodo di Giulio Cesare (49 a.C.), la città ottenne il diritto di cittadinanza e fu iscritta nelle
circoscrizioni elettorali. In seguito venne compresa nella IX Regio augustea.
Gli scavi archeologici del XX secolo, hanno permesso di delineare abbastanza fedelmente l'assetto
della città e la collocazione dei principali edifici romani del periodo.
L'urbanizzazione romana venne attuata a valle dell'oppidum ligure, che al contrario era arroccato
sull'altura a nord della nuova città (dove in seguito verrà costruito il "Castel vecchio").
Il perimetro cittadino è stato identificato come un quadrato di 700 m X 700 m con otto isolati per
lato, attraversato longitudinalmente dal decumano massimo, individuabile ancora oggi con
l'odierno corso Alfieri. Più difficile l'identificazione del cardo massimo, che presumibilmente
coincideva con l'asse viario costituito dalle attuali vie Roero e Milliavacca. La superficie dell'abitato
è pari a quella di Augusta Taurinorum e superiore alla maggior parte delle altre città romane
presenti nell'attuale Piemonte.
Ad ovest il decumano era delimitato dalla Torre Rossa, una struttura a 16 lati considerata parte
dell'antica porta occidentale della città molto simile alla Porta Palatina di Augusta Taurinorum
Nella cripta di Sant'Anastasio sono presenti resti di pavimentazione romana . Esistono inoltre nel
perimetro altre vestigia di sicura attribuzione romana.
Ad ovest, nella zona attigua al castello dei Varroni nel Rione Cattedrale, sono venuti alla luce
alcuni ambienti di una domus romana. Nella zona sud-orientale della città sono presenti resti di un
vasto impianto termale su un'area di circa 4000 m2
Ad est, in corrispondenza della zona di piazza Alfieri, sono stati scoperti resti di alcune fornaci con
la presenza di vasellame e manufatti in terracotta
Nella zona nord-orientale della città nel Rione San Silvestro, nell'immediate vicinanze della zona
rialzata della città, è venuta alla luce parte di un anfiteatro romano con un perimetro ellissoidale di
78 m X 104 m.
Al centro del perimetro durante gli scavi per la cripta di Sant'Anastasio, a poche centinaia di metri
dalla cattedrale, sono venute alla luce parte di pavimentazione e la presenza di materiali pregiati
ha fatto pensare che la zona con ogni probabilità corrispondesse al foro della città nel periodo
augusteo.
Altri resti di domus sono venuti alla luce negli ultimi anni: ad est della domus di via Varrone,
sempre in corrispondenza di corso Alfieri, nei locali sotterranei del Palazzo della Rovere di Via
Giobert (a pochi metri dal sito archeologico di Sant'Anastasio), è stato scoperto un locale con
decorazione pavimentale in tessere marmoree, molto simili a quelle dei Varroni, ma quasi
completamente asportate.
Ancora più ad est, nella zona di via Carducci, presso la torre del Vescovado, sono state rinvenute
alcune tessere musive ed una formella marmorea triangolare che lasciano supporre l'antica
presenza di un'abitazione romana.
Due necropoli sono state scoperte nel XIX secolo ad est ed a ovest della città rispettivamente nei
pressi della chiesa di Santa Caterina e nel Borgo San Pietro: furono portati alla luce resti umani,
suppellettili in bronzo, ferro, vetro e osso ( unguentari, coppe, bicchieri, ampolle e lucerne).
Con lo sviluppo e l'espansione romana, si svilupparono in Asti alcune attività artigiane e
commerciali. Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia mette l'accento proprio su questa
peculiarità di Asti come grande centro manifatturiero, specialmente per il vasellame e gli oggetti in
vetro (calices astenses), molto richiesti sul mercato, tali da sviluppare una vera e propria industria
artigianale. Sono state rinvenute lapidi e iscrizioni riferite alle seguenti attività:
Corporazione dei commercianti di legnami (Collegium dendrophorum), titolare anche di una propria
scuola
Corporazione dei fabbri e dei lavoratori dei metalli
Corporazione di conciatori, tessitori e lavoratori della lana (fullones)
Corporazione dei vasai.
Inoltre, molte lapidi pervenute durante le sessioni di scavi, riportano una già fiorente coltivazione
della vite e del commercio del vino.
Le "Gentes" astigiane
Il Muratori afferma che i cittadini della colonia astigiana votavano con la tribù Pollia, una delle
trentacinque tribù nelle quali era divisa la repubblica romana. Alla tribù Pollia appartenevano
anche Pollenzo, Industria, Ivrea, Bodincomago, Parma, Reggio Emilia, Modena.
Dalle iscrizione e lapidi rinvenute le famiglie astigiane presenti nel periodo romano erano le
seguenti:
Gens Principali esponenti
Albia: Spurio, Caius Albius Severus
Arria: Publius, Caio (legionario della Legio XIII Gemina ), Bebia, Tito
Cantia: Lucius Martianus (giudice della V decuria)
Campia:
Lucius Mansuetus, Lucius
Cocceia:
Marcus Felix, Seconda
Cominia:
Marcus (milite della Legio I Germanica), Lucio
Cornelia:
Caius (legionario della Legio XIV Gemina)
Didia:
Quintus Savius, Gaia, Elena
Fulvia:
Caius, Caius Philologus (magistrato), Caio Sabino
Genucia
Herennia:
Quintus
Hirpidia:
Caius Memor (prefetto dei fabbri), giudice della V decuria, tribuno militare della
Legio III Augusta, prefetto dell'imperatore Traiano
Illia:
Caius Vitalis
Laiena :
Lucius (centurione)
Laetilia:
Publius Hilarus (maestro)
Licinia:
Marcus Secundus (veterano della Legio XIV Gemina), Sabinilla, Vitoriano
Petronia:
Caius Primus
Pompeia:
Lucius (edile, duumviro, tribuno militare), Aulus Hostilius Macer
Septimia:
Marcus Argus
Septitia:
Marcus Nepos, milite della III coorte pretoria
Stertinia
Caius (decemviro, tribuno plebeo),Marco
Titia:
Lucius
Tituleia:
Quintus Aptus, Quintus Atticus, Flora, Appio
Valeria:
Titus Placidus, Lucio, Lucius Valerio Massimo, Caio, Caio Terzo (milite della Legio
IIII Macedonica)
Vettia:
Marco Secondo