2014 ANZIANI e UDITO ANZIANI Sentire meglio per vivere meglio DIABETE e UDITO eUDITO Sentire meglio per vivere meglio CONSENSUS premessa al testo Metodologia Questa pubblicazione è frutto di un’analisi condotta utilizzando risorse bibliografiche internazionali, una serie di studi clinici e di laboratorio che hanno valutato il potenziale impatto negativo del diabete sulla percezione uditiva e le implicazioni sull’applicazione degli apparecchi acustici. Gruppo di lavoro Questo Consensus Paper è il risultato di una revisione della letteratura scientifica disponibile sull’argomento, a cura di: Francesco Giorgino, Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Università degli Studi “Aldo Moro”, Bari; Elizabeth P. Helzner, PhD - Assistant Professor of Epidemiology, School of Public Health, Brooklyn, NY, Stati Uniti; Wouter Vinck, MD, PhD - Endocrinologist - Wilrijk, Belgio; Andrzej Zarowski, MD - ENT- Wilrijk, Belgio; Tom Cammaert, MD - ENT - Gent, Belgio; Florence Lucieer, MD - Nijmegen, Paesi Bassi; Jaap Meeuwis, MD - ENT - Rotterdam, Paesi Bassi; Cor Stengs, MD - ENT - Rijnstate, Paesi Bassi; Mark Laureyns, Centro Ricerche e Studi Amplifon (CRS) - Milano, Italia; Nicola Quaranta, U.O.C. Otorinolaringoiatria Universitaria, Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico di Bari. INDICE Prefazione3 01Scenario sociale ed epidemiologico 7 02 Correlazione tra diabete e perdita uditiva 13 03 Cocleopatia diabetica 19 04 Implicazioni sull’applicazione degli apparecchi acustici 25 05 Prospettive di diagnosi e terapia 31 06 Conclusioni33 1 SOMMARIO La prevalenza del diabete di tipo 2 aumenta costantemente di anno in anno, principalmente a causa della sempre maggior diffusione dell’obesità. Secondo una stima di IDF Diabetes Atlas, il diabete avrà un incremento del 55% a livello globale entro il 2035. Sebbene numerose metanalisi abbiano chiaramente dimostrato che il diabete raddoppia le probabilità di sviluppare una perdita dell’udito, si tende ancora a non riconoscere nel calo uditivo una sua complicanza. Accanto alla retinopatia (patologia che colpisce gli occhi) e alla neuropatia diabetica (complicanza che interessa il sistema nervoso), dovrebbe essere considerata seriamente anche la cocleopatia diabetica (che riguarda l’orecchio interno). I test audiometrici, pertanto, dovrebbero sistematicamente entrare a far parte degli screening cui vengono sottoposti i pazienti diabetici. Questo Consensus Paper riassume i risultati delle ricerche più recenti e sottolinea quanto sia importante che il diabete sia incluso nell’anamnesi in ogni fase di cura dell’udito. 2 Prefazione 3 Prefazione Francesco Giorgino, Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Università degli Studi Aldo “AldoMoro, Moro”,Bari. Bari. Oltre 53 milioni di persone in Europa soffrono di diabete. Solo in Italia negli ultimi anni si è passati dal 2% al 6% di malati di diabete di tipo 2 e nei prossimi 20 anni si potrebbe arrivare al 10%, configurando il quadro di una vera e propria epidemia. Esistono due tipi di diabete: il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2. Il primo è causato dalla rapida distruzione delle cellule che producono l’insulina, le cellule beta del pancreas, per un meccanismo di aggressione da parte del sistema immunitario; l’insulina (un ormone che regola la concentrazione di glucosio nel sangue) non viene più prodotta e pertanto queste persone hanno necessità di essere curate con iniezioni di tale ormone per tutta la vita. Vi è poi il diabete di tipo 2, 10-20 volte più frequente del tipo 1, nel quale l’insulina viene ancora prodotta, ma in quantità insufficiente a tenere sotto controllo il tasso di glucosio nel sangue, cioè la glicemia: l’efficacia dell’insulina è infatti ridotta a causa di una condizione definita “insulino-resistenza”. In tema di terapia, oltre all’intervento sullo stile di vita (dieta e attività fisica), la malattia diabetica può contare oggi su un’ampia gamma di farmaci: a quelli più tradizionali, che agiscono migliorando il funzionamento dell’insulina (metformina e glitazoni), stimolandone la produzione (sulfaniluree e glinidi) o riducendo l’assorbimento di glucosio da parte dell’intestino (acarbosio), si affiancano farmaci nuovi che sfruttano il meccanismo di azione di ormoni gastrointestinali detti “incretine”. Questi ultimi stimolano la produzione di insulina solo quando occorre, cioè quando la glicemia è elevata, evitando di produrre un aumento eccessivo o inopportuno di insulina che può 4 01 L’impatto del diabete sulla qualità della vita di chi ne è affetto è notevole: basti pensare alle eventuali complicanze della malattia (danni spesso irreversibili agli occhi, ai reni, al sistema nervoso, al cuore e ai vasi arteriosi, aumento del rischio di infarto e ictus) e alla necessità di effettuare esami del sangue, controlli medici e una terapia cronica, a volte con frequenti iniezioni di insulina. Il diabete peggiora la salute dei vasi, di quelli sia di calibro maggiore (macroangiopatia) sia più piccolo (microangiopatia), e accelera i processi di invecchiamento cellulare. L’aspettativa di vita può essere ridotta di alcuni anni, soprattutto se il diabete si è sviluppato precocemente e se ha comportato l’insorgenza di complicanze. Tuttavia, se curato bene 5 5 03 02 Emergono dati sempre più consistenti sulle varie e nuove patologie associate al diabete, tra cui il rischio di sviluppare deficit dell’udito: il diabete, in particolare il tipo 2, raddoppia il rischio di sordità, complicanza spesso sottodiagnosticata nel contesto di questa patologia. La sordità si associa poi ad altre situazioni che tendono a peggiorare la qualità di vita della persona con diabete, come il rischio di deficit cognitivo, la depressione, le cadute, la ridotta partecipazione alla vita sociale e la conseguente compromissione della qualità di vita. Una maggiore attenzione alla complicanza uditiva, attraverso la ricerca di alterazioni dell’udito nella popolazione diabetica o, viceversa, di individuazione delle alterazioni della glicemia nelle persone con deficit uditivi, potrebbe portare alla diagnosi precoce di deficit dell’udito e all’attuazione di strategie correttive, in grado di tradursi in un miglioramento della qualità di vita di queste persone. 04 e tempestivamente ottenendo livelli di glicemia il più possibile vicini alla norma, si possono contenere i danni. 05 causare ipoglicemie; inoltre, a differenza dei farmaci tradizionali, non comportano aumento di peso, anzi, in alcuni casi ne favoriscono la perdita. Vi è poi un’ampia gamma di insuline ad azione lenta o rapida, che possono essere considerate anche nel diabete di tipo 2, oltre che in quello di tipo 1. 6 01 02 03 04 05 01 Scenario sociale ed epidemiologico 7 Scenario sociale ed epidemiologico Elizabeth P. Helzner, PhD, Assistant Professor of Epidemiology, School of Public Health, Brooklyn, NY, Stati Uniti. Il diabete (diabete mellito) è una malattia cronica, che insorge quando il pancreas non produce una quantità sufficiente d’insulina (un ormone che regola il livello degli zuccheri nel sangue), o quando l’organismo non riesce a utilizzare efficacemente l’insulina prodotta. La popolazione diabetica è esposta a un rischio complessivo di morte almeno doppio rispetto ai coetanei non diabetici [1]. la popolazione diabetica mondiale ammontava a 382 milioni. Stimando un incremento del 55%, entro il 2035 i diabetici potrebbero essere 592 milioni (Grafico 2). Prevalenza del diabete negli Stati Uniti 8% 7% La prevalenza del diabete è in continuo aumento. In base ai dati della National Health Interview Survey [2], negli Stati Uniti la prevalenza del diabete diagnosticato è aumentata da 1,6 milioni di persone nel 1958 (0,58% della popolazione totale), a 21,1 milioni di persone nel 2010 (6,95%) (Grafico 1). Secondo una stima di Wild et al [3], nel 2030 le persone con un diabete diagnosticato ammonteranno a 30,3 milioni, l’8,3% della popolazione statunitense. 6% 5% 4% 3% 2% 1% 0% 1958 La medesima tendenza si osserva anche a livello globale. Nel 2013, secondo una ricerca di IDF Diabetes Atlas [4], 1970 1980 1990 2000 2010 Grafico 1: Prevalenza del diabete diagnosticato negli Stati Uniti: 1958 - 2010 (“National Health Interview Survey” - CDC, United States) [2]. 8 01 Dettagli a pagina 11 (grafico 4) La prevalenza del diabete aumenta con l’invecchiamento. Questo aspetto è stato ben evidenziato in uno studio di Narayan et al [7] che, oltre ad analizzare la prevalenza del diabete in relazione all’età, ha elaborato una previsione per il prossimo ventennio. Come si può vedere nel Grafico 5, entro il 2030 il maggior incremento della prevalenza del diabete riguarderà le fasce d’età più avanzata. Prevalenza del diabete rispetto alle fasce d’età - 2010 2035 12% 30% 10% 8% 25% 6% 20% 4% 15% 2% 5% Eu ro p M Ce Am a er nt er id ra ic io le a na e Oc P le c a Su ide cifi d nta co Es t A le si at Se i A tt m co en e tr ri M io ca n e e Ndio ale O or ri d en Af te ri ca M ON DO Af ri ca 18,93% 11,60% 10% 0% Persone con diabete diagnosticato nel 2013 e nel 2035 2013 0% 2,91% 20-44 45-64 65-74 > 75 Prevalenza del diabete rispetto alle fasce d’età - 2030 30% 2035 25,96% 27,69% 25% 200 20% 150 15,90% 15% 100 10% 50 5% 0 0% Eu ro pa A M Ce m er nt er id ra ic io le a na e le Oc P ci ac de ifi Su nt co d Es ale tA si at ic Se A tt m o en e t r M rion ica ed al e e N io or Ori d en Af te ri ca Af ri ca 0,41% 0-19 250 Milioni 20,86% 4,00% 0,47% 0-19 20-44 45-64 65-74 > 75 Grafico 5: Prevalenza del diabete diagnosticato rispetto alle fasce d’età nel 2010 (riquadro in alto) e prevista per il 2030 (riquadro in basso) (“Impact of Recent Increase in Incidence on Future Diabetes Burden”, Narayan et al) [7]. Grafico 2: Prevalenza globale del diabete diagnosticato nel 2013 e nel 2035 (IDF Diabetes Atlas - 2013) [4]. Questi i dati riguardanti la prevalenza complessiva del diabete. Vanno considerate, però, le diverse varianti con cui la malattia si manifesta, così descritte La prevalenza del diabete varia notevolmente nei diversi continenti: i tassi più bassi si riscontrano in Africa, mentre le percentuali più elevate si osservano nell’America Settentrinale, nel Medio Oriente e in Nord Africa. 9 04 03 02 Prevalenza del diabete diagnosticato nel 2013 e nel 2035 2013 Negli Stati Uniti la prevalenza del diabete diagnosticato varia dal 5,9% nel Vermont, all’11,3% nel Mississippi [6]. 05 Un andamento analogo è emerso anche nei Paesi europei. Dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) attestano in Europa una prevalenza complessiva media del diabete pari al 6,4%, con una notevole variabilità tra le diverse nazioni. I valori oscillano, infatti, dalle percentuali più basse d’Islanda (3,3%) e Svezia (4,4%), ai tassi più elevati di Cipro (9,5%) e Portogallo (9,8%). Dettagli a pagina 11 (grafico 3) Nel 2013, secondo una ricerca di IDF Diabetes Atlas [4], la popolazione diabetica mondiale ammontava a 382 milioni. Stimando un incremento del 55% entro il 2035, i diabetici potrebbero essere 592 milioni. La prevalenza del diabete aumenta con l’invecchiamento. Secondo le stime di uno studio condotto da Narayan et al [7], tra gli over 75 si avrà infatti un incremento della prevalenza di questa malattia di 8,76% in vent’anni, contro l’1,09% della fascia d’età 20-44 anni e il 4,3% della fascia d’età 45-64. in 27 Paesi tra il 1960 e il 1996. L’analisi ha evidenziato un incremento generalizzato dell’incidenza, pari al 3% annuo; per 24 delle 37 popolazioni valutate l’aumento è risultato significativo. A conclusioni analoghe è giunta una survey della letteratura di Patterson et al [12], che ha riscontrato un aumento del 3,4% annuo, per il primo periodo considerato (1989-1999) e del 3,3% per il secondo (1999-2008). sinteticamente nel Diabetes Fact Sheet dell’OMS [1]: • il diabete di tipo 1 è una variante relativamente più rara della malattia, caratterizzata da una carente produzione d’insulina. Senza la somministrazione quotidiana di quest’ormone, il diabete di tipo 1 conduce rapidamente alla morte; • il diabete di tipo 2 è una conseguenza della resistenza all’insulina. Nel mondo circa il 90% dei diabetici è affetto dal tipo 2. Un eccessivo peso corporeo e l’inattività fisica sono tra le principali cause di questa variante della malattia; • il diabete gestazionale insorge in non più del 5% delle gravidanze e si manifesta tipicamente attorno alla ventiquattresima settimana di gestazione. L’azione dell’insulina risulta bloccata molto probabilmente dagli ormoni prodotti dalla placenta. Questo tipo di diabete di solito si risolve dopo il parto; tuttavia, le donne che hanno accusato un diabete gestazionale sono esposte a un rischio almeno sette volte più elevato di sviluppare un diabete di tipo 2, rispetto a quelle che hanno avuto gravidanze con un decorso normale [8]. Diabete di tipo 2 Uno dei fattori che incide maggiormente sul rapido incremento del diabete di tipo 2 è l’obesità. Mokdad et al [13] hanno dimostrato che il rischio di sviluppare un diabete di tipo 2 è 7,4 volte più elevato per gli adulti con un indice di massa corporea (IMC) superiore a 40, rispetto agli adulti con un IMC normale (compreso tra 18,5 e 24,9). Negli Stati Uniti, i Centri per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie monitorano regolarmente i tassi di obesità e diabete in ogni Stato. Questi dati documentano come entrambe le condizioni abbiano ormai raggiunto le dimensioni di un’epidemia dilagante: nella maggior parte degli Stati in cui si osserva un’elevata prevalenza di obesità, risulta elevata anche la prevalenza del diabete. Diabete di tipo 1 Frese e Sandholzer [9] hanno recentemente descritto la prevalenza del diabete di tipo 1 in Europa, evidenziando ampie differenze regionali (Health at a Glance: Europe 2012 - OCSE). Fattori genetici possono probabilmente spiegare la maggior parte di tali differenze [10]. Dettagli a pagina 11 (grafico 6) L’incidenza di questa variante della malattia diabetica è in costante aumento, come ha confermato una review condotta da Onkamo et al [11] che ha analizzato 37 studi, condotti I programmi sanitari europei, delle Nazioni Unite e dell’OMS attribuiscono un’altissima priorità alla gestione della malattia cronica (Controllo delle malattie non trasmissibili, NCD – Non communicable Disease Control). Le quattro patologie croniche più diffuse (malattie cardiovascolari, cancro, Prevalenza dell’obesità e del diabete diagnosticato, corretta per l’età, negli adulti statunitensi (età ≥ 18 anni) Obesità (IMC ≥30 kg/m2) Nessun dato <14,0% 14,0%–17,9% 18,0%–21,9% 22,0%–25,9% ≥26,0% 1994 2000 2010 Diabete Nessun dato <4,5% 4,5%–5,9% 6,0%–7,4% 7,5%–8,9% ≥9,0% 1994 2000 2010 CDC’s Division of Diabetes Translation. National Diabetes Surveillance System disponibile su http://www.cdc.gov/diabetes/statistics 10 01 12% 9,5% 9,2% 9,8% 6,8% 6,9% 7,8% 6,0% 7,2% 8% 5,7% 5,5% 5,4% 6,5% 6,9% 4,7% 5,3% 5,9% 5,6% 5,4% 6% 4,9% 5,3% 4,4% 4% 10% 6,4% 8,1% 6,0% 5,3% 4,8% 3,3% 2% Is la N nda or v Cr egi oa a Sv zia iz z Tu era rc hi a EU 22 Lu S ss vez em ia bu r Be go l Gr gio ec i Re I a gn tal o U ia n Ol ito Ge and rm a a Fr nia Da an n ci Sl ima a ov rc ac a Fi chi nl a an Sp dia a A gna us Bu tri lg a ar i M a al Es ta t Sl oni ov a en Po ia lo ni a C Po ip r rt o og al lo 0% Grafico 3: Prevalenza del diabete diagnosticato in diversi Paesi europei (“Diabetes prevalence and incidence”, in “Health at a Glance: Europe 2012” - OCSE) [5]. Prevalenza del diabete negli Stati Uniti 12% 10% 8% 6% 4% 2% 0% t a a a t a g d o a a e a h n s n e n e o ii a s ri a a o a is y k a a a d a s n a io a s a y a e a a a i on ot n k cu ot in n ad w ot ir sk ta si tt go in to ar ah a bi sa u on ad ic ni o se or id ni ni n n sa a in h gi xa in ck m se n ni m pp m nes nta las cti ak om Isla lor Io ak psh ra U con use re Maing aw Id aw um an sso riz ev ex rgi llinJer Y lor lva for ryla dia an hig rol Oeor Te rol tu ho es isia rgi aba issi r i b is h O o e n a n H ol K i A N M Vi I w ew F sy li a In rk ic a G h el Ve in M Ann th D Wy de Co th D am Ne c Ca Ke Okl en Lou t V Al iss a M C e A M hC as D o W ssa ew T s M th t N N enn C M M of e or w H Co Sou Rh W N r u t a o N e P W ic So N M tr N s Di Grafico 4: Prevalenza del diabete diagnosticato in diversi stati degli USA (“Diabetes Report Card 2012”, National Center for Chronic Disease Prevention and Health Promotion) [6]. Prevalenza del diabete di tipo 1 rispetto alla prevalenza complessiva del diabete 12% 8% 6% 5,3 6,0 6,5 5,3 4,7 0,02 0,06 0,06 0,07 0,08 0,08 0,09 4,9 5,4 5,5 5,7 5,4 4,8 6,0 4,4 0,09 0,09 0,09 0,10 0,10 0,11 0,12 0,13 0,14 0,16 0,18 0,27 0,43 Tu rc hi a It a Sv lia iz ze ra Sp ag na Gr ec ia Fr an ci a Po lo ni a Is la Sl nd ov a ac Lu ch ss i em a bu rg Po o rt og al lo A us tr ia Be lg io Ol an da Ge rm an Da ia ni Re ma gn rca oU ni to N or ve gi a Sv ez ia Fi nl an di a 0% 6,8 3,3 4% 2% 5,9 5,6 Diabete tipo 1 Diabete Totale 9,8 9,2 8,1 03 02 Prevalenza del diabete in Europa 10% 04 essere in parte prevenuto migliorando l’alimentazione, aumentando l’attività fisica e riducendo l’assunzione di alcol. Attuare queste misure non solo ridurrà l’incidenza del diabete, ma contribuirà ad abbassare anche i tassi delle altre malattie croniche [19]. 05 malattie respiratorie e diabete) sono responsabili dell’86% dei decessi [14-17]. Per i pazienti con un diabete di tipo 2 il tasso di mortalità è quasi doppio rispetto ai non diabetici [18]. Di conseguenza, la prevenzione del diabete di tipo 2 è una priorità di salute pubblica. Questo tipo di diabete può Grafico 6: Prevalenza del diabete di tipo 1 rispetto alla prevalenza complessiva del diabete in Europa. Da notare le ampie differenze regionali per il diabete di tipo 1 (variabili dallo 0,02% in Turchia allo 0,43% in Finlandia) (“The Epidemiology of Type 1 Diabetes Mellitus”, Frese and Sandholzer) [9]. 11 Bibliografia 1. World Health Organization, Diabetes Fact Sheet N° 312, Reviewed October 2013, disponibile presso: http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs312/en/ (ultimo accesso in data 3/05/14) 2. CDC (Centers for Disease Control and Prevention) – National Health Interview Survey – Diabetes, disponibile presso: http://www.cdc.gov/nchs/nhis.htm (ultimo accesso in data 3/05/14) 3. Wild, S., Roglic, G., et al. 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Solo negli ultimi anni la ricerca ha analizzato più sistematicamente la possibile relazione tra malattia diabetica e danno uditivo. Un esempio in tal senso è una metanalisi di studi pubblicati su quest’argomento, condotta da Horikawa et al [1] nel 2013. Da una selezione iniziale di 3.169 citazioni, gli autori hanno individuato 355 studi potenzialmente rilevanti per includerne 13 nella metanalisi, per un totale di 20.194 partecipanti e 7.377 casi (Grafico 1). Dall’analisi è emerso come i pazienti diabetici abbiano una probabilità 2,15 volte più elevata di subire un calo uditivo rispetto ai non diabetici, indipendentemente dall’età. Per i soggetti con meno di 60 anni il rischio di un danno uditivo è risultato più elevato (Odds Ratio: 2,61) rispetto ai pazienti più anziani (Odds Ratio: 1,51), La prima pubblicazione nota sulla relazione tra diabete e ipoacusia (Jordao, 1857) descrive un caso clinico con un danno uditivo associato a un incipiente coma diabetico. Prima di questo lavoro, la ricerca si era concentrata sulle complicanze potenzialmente letali della malattia. Negli anni ‘90, sono stati realizzati numerosi studi sulla relazione tra diabete e perdita uditiva, ma con risultati inconcludenti. Diabete e perdita uditiva In anni più recenti, dato il consistente incremento della prevalenza del diabete, numerosi studi longitudinali su ampia scala hanno affrontato, in particolare, le 14 01 Prevalenza della perdita dell'udito in soggetti "Diabetici tipo 2 <> Non diabetici" in 6 studi Non Diabetici Diabetici Dalton et al (1998) Prevalenza della perdita dell'udito in soggetti "Diabetici <> Non Diabetici" in 13 studi Non Diabetici Sakuta et al (2007) Mitchell et al (2009) Diabetici Aladag et al (2009) Minami et al (1977) Bamanie and Al-Noury (2011) Marumo et al (1984) Mozaffari et al (2010) Dalton et al (1998*) 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% Prevalenza della perdita dell'udito in % Huang (2004) Helzner et al (2005) Grafico 2: Prevalenza della perdita uditiva (%) per ogni sottogruppo, in 6 dei 18 studi inclusi nella metanalisi di Akinpelu et al [15]. Da notare come la prevalenza del calo uditivo sia più elevata per il sottogruppo dei diabetici in tutti gli studi, eccetto uno [9]. Sakuta et al (2006) Mitchell et al (2009) Aladag et al (2009) Il danno uditivo associato al diabete di tipo 2 non risparmia i soggetti più giovani, come ha riscontrato uno studio di Panchu [16], condotto su individui di età compresa tra 35 e 55 anni. La perdita uditiva è risultata significativamente superiore per i diabetici, rispetto ai controlli (Grafico 3). de Sousa et al (2009) Cheng et al (NHANES - 2009) Cheng et al (NHANESI - 2009) Uchida et al (2010) Mozaffari et al (2010) Secondo una metanalisi elaborata da Akinpelu et al [15], i pazienti con diabete di tipo 2 hanno una probabilità 1,91 volte più elevata di accusare un calo uditivo, anche di lieve entità, rispetto ai soggetti sani. Bamanie et al (2011) 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% Prevalenza della perdita dell'udito in ogni sottogruppo % (Dalton* è stato corretto dall'editore) Grafico 1: Prevalenza della perdita uditiva (%), per ogni sottogruppo (barre grigie: non diabetici / barre blu: diabetici) nei 13 studi inclusi nella metanalisi di Horikawa et al [1]. Da notare come la prevalenza del calo uditivo sia più elevata nel sottogruppo dei diabetici in tutti gli studi, eccetto uno [9] - i risultati di Dalton et al [4]* sono stati corretti dall’editore. Diabete di tipo 2 e perdita uditiva Un’altra metanalisi molto recente, di Akinpelu et al [15], ha approfondito, nello specifico, l’associazione tra il diabete di tipo 2 e la perdita uditiva. Inizialmente sono state 15 03 02 Come emerso dalla metanalisi di Horikawa et al [1] del 2013, i pazienti diabetici hanno una probabilità 2,15 volte più elevata di subire un calo uditivo rispetto alle persone non diabetiche, indipendentemente dall’età. 04 selezionate 2.666 pubblicazioni, all’interno delle quali si sono individuati 67 studi di particolare interesse: 18 di questi sono stati effettivamente inclusi nella metanalisi. Per i pazienti con diabete di tipo 2, l’analisi ha evidenziato una probabilità 1,91 volte più elevata di accusare un calo uditivo, anche di lieve entità, rispetto ai controlli sani. La ridotta capacità uditiva dei diabetici è stata confermata a tutte le frequenze, ma in particolare a 6.000 e 8.000 Hz. Nei diabetici, inoltre, si è rilevato un ritardo significativo delle risposte uditive del tronco encefalico (Grafico 2). 05 probabilmente perché con l’avanzare dell’età aumenta la prevalenza della perdita uditiva indotta dal rumore, che potrebbe mascherare l’associazione con il diabete. Perdita uditiva media per ogni gruppo e deviazione standard (barre di errore) in dB Effetto del diabete mellito sulla soglia uditiva (Panchu, P. 2008) Controlli 0 Prevalenza della perdita uditiva 50% Diabetici 40% -20 -40 30% -60 20% -80 10% -100 -120 0% 250 500 1000 2000 4000 DM Tipo 1 8000 DM Tipo 2 Controlli Frequenza in Hz Grafico 3: Effetto del diabete di tipo 2 sulla soglia uditiva in decibel (dB) grafico basato sullo studio di Panchu [16] - Soglie uditive in dBHL (decibel Hearing Level) (barre di errore = 1 deviazione standard) - Linea blu: 41 soggetti diabetici (età: 35-55 anni) - Linea grigia: 41 controlli con udito normale, abbinati per età e sesso. Grafico 4: Prevalenza della perdita uditiva in pazienti diabetici e nei controlli. Da notare come la prevalenza dell’ipoacusia sia più elevata in entrambi i sottogruppi diabetici e come non vi sia differenza tra diabete di tipo 1 e di tipo 2 (Mozaffari et al) [13]. Diabete di tipo 1 e perdita uditiva Un innalzamento della soglia uditiva nel diabete di tipo 1 è stato riscontrato anche da Malucelli et al [18], nel 2012. Lo studio, condotto su 30 soggetti con diabete di tipo 1 (13 femmine, 17 maschi) e su 30 controlli sani, ha rilevato per i diabetici soglie uditive significativamente più elevate a 250, 500, 10.000, 11.200, 12.500, 14.000 e 16.000 Hz, per entrambe le orecchie. Attualmente non sono disponibili revisioni sistematiche o metanalisi riguardanti la relazione tra il diabete di tipo 1 e la perdita uditiva; sono stati realizzati, invece, diversi studi caso-controllo. Il confronto tra 40 soggetti con diabete di tipo 1 e 20 controlli sani, condotto da Pessin et al [17], ha evidenziato soglie audiometriche significativamente più elevate nei diabetici a tutte le frequenze (250, 500, 1.000, 2.000, 4.000 e 8.000 Hz). La perdita uditiva è risultata particolarmente frequente nei pazienti che presentavano elevate concentrazioni plasmatiche di glucosio. Nei soggetti del gruppo diabetico con un audiogramma normale, inoltre, si è registrato un ritardo nelle risposte uditive del tronco encefalico. Uno studio analogo è stato realizzato da Fukuda et al [19] su 30 bambini (età media: 10 anni) affetti da diabete di tipo 1, confrontati con controlli non diabetici, abbinati per età. Nei bambini diabetici le soglie audiometriche sono risultate significativamente più elevate a 250, 500, 2.000, 3.000, 4.000, 6.000 e 8.000 Hz. Non sono emerse, però, differenze significative nell’audiometria vocale, in quella ad alta frequenza e nelle emissioni otoacustiche (attività delle cellule ciliate esterne nell’orecchio interno). Un’ulteriore conferma dell’associazione tra diabete e compromissione dell’udito è rappresentata da uno studio del 2010 di Mozaffari et al [13]. Un campione di 80 soggetti non anziani diabetici (9 di tipo 1 e 71 di tipo 2) è stato confrontato con un gruppo di controllo di uguali dimensioni. Per i diabetici le probabilità di un danno uditivo sono risultate 3,5 volte più elevate rispetto ai controlli. Tra le due forme di diabete non è emersa, però, alcuna differenza in termini di prevalenza dell’ipoacusia (Grafico 4). Conclusioni Conclusioni Nel 2010, il Fact Sheet on Diabetes dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) [20] ha così definito le conseguenze del diabete sulla salute: “L’elevato livello di zucchero nel sangue è un effetto comune in un diabete non controllato e, nel tempo, può danneggiare il cuore, i vasi sanguigni, gli occhi, i reni e i 16 01 In un articolo del 2009, Bainbridge [21] ha riassunto i risultati ottenuti dalla ricerca sulla relazione tra diabete e perdita uditiva. Nelle conclusioni della sua pubblicazione, l’autore afferma che l’elevata prevalenza del danno uditivo nei diabetici rende necessario l’utilizzo routinario dei test audiometrici in questi pazienti. Negli studi peer-reviewed e nelle metanalisi sono emerse convincenti evidenze a supporto della relazione tra funzione uditiva e diabete mellito, in particolare per il tipo 2. Sono necessari ulteriori studi per chiarire il contributo al danno uditivo del diabete di tipo 1. Ciononostante, alla luce dei dati attualmente disponibili, non è più possibile non riconoscere nella perdita uditiva una complicanza della malattia diabetica. La valutazione e la gestione dell’ipoacusia associata al diabete dovrebbero diventare una componente standard della cura di questa patologia. Lo stato del North Carolina (USA) nel 2011 ha iniziato ad attuare questa raccomandazione. Dowd [22] ne ha parlato in un suo articolo: “Data l’elevata prevalenza del diabete in North Carolina, gli effetti negativi del calo uditivo e la relazione tra diabete e perdita dell’udito, il North Carolina Diabetes Prevention 17 04 03 02 Alla luce dei dati a disposizione la perdita uditiva dovrebbe essere considerata una complicanza in caso di diabete. La valutazione e la gestione dei problemi di udito associati al diabete dovrebbero quindi diventare una componente standard della cura di questa patologia. 05 and Control Branch ha inserito lo screening uditivo nel proprio piano strategico 2011 per gli educatori del diabete in North Carolina. April Reese, leader del Branch, ha lavorato per inserire nel curriculum degli educatori del diabete la valutazione dei problemi uditivi nei pazienti diabetici. Il nuovo piano richiede di migliorare lo screening e la gestione del diabete, incoraggiando gli operatori sanitari a seguire le Linee Guida dell’American Diabetes Association, e a includere la salute orale e gli screening uditivi nelle valutazioni basali dei soggetti diabetici. Il piano del North Carolina richiede una maggiore consapevolezza riguardo alle comorbidità meno comuni associate al diabete, tra cui la perdita uditiva e le apnee del sonno.” nervi. Le complicanze prodotte dal diabete sulla salute includono: • la retinopatia diabetica, causa rilevante di cecità, che si manifesta come conseguenza di un danno a lungo termine sui piccoli vasi sanguigni della retina. Dopo quindici anni di diabete, il 10% circa dei pazienti sviluppa un grave deficit visivo; • la neuropatia diabetica, un danno a livello dei nervi, che colpisce fino al 50% dei pazienti diabetici. Formicolio, dolore, intorpidimento, debolezza dei piedi e delle mani sono i sintomi più comuni; • la neuropatia, associata al ridotto flusso sanguigno, aumenta la probabilità che si formino ulcere dei piedi che possono aggravarsi al punto da condurre all’amputazione dell’arto; • il diabete è una delle cause principali d’insufficienza renale, che provoca la morte nel 10-20% dei pazienti diabetici; • il diabete aumenta il rischio di malattie cardiache e ictus; il 50% dei pazienti diabetici muore per una patologia cardiovascolare (principalmente una cardiopatia o un ictus). Da notare, invece, come l’impatto del diabete sulla funzione uditiva non sia affatto menzionato. Bibliografia Bibliografia 1. Horikawa, C., Kodama, S., et al. Diabetes and risk of hearing impairment in adults: a meta-analysis. J Clin Endocrinol Metab. 2013; 98: 51–58 2. Minami, Y., Minami, Y., et al. Hearing impairment in diabetics (author’s translation). Nihon Jibiinkoka Gakkai Kaiho. 1977; 80 (4): 354–365 3. Marumo, K., Fujii, S., et al. Clinical studies on hearing impairment in diabetic patients. J Jpn Diabetes Soc. 1984; 27: 1105–1114 4. Dalton, D.S., Cruickshanks, K.J., et al. Association of NIDDM and hearing loss. Diabetes Care. 1998; 21 (9): 1540– 1544 5. Huang, W. Characteristics of hearing loss in type 2 diabetic patients. Chin J Clin Rehab. 2004; 8: 1612–1613 6. Helzner, E.P., Cauley, J.A., et al. Race and sex differences in age-related hearing loss: the Health, Aging and Body Composition Study. J Am Geriatr Soc. 2005; 53: 2119–2127 7. Sakuta, H., Suzuki, T., et al. 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Organo del Corti Parete Pareteossea ossea della dellacoclea coclea Organo del Corti Scala Scalavestibolare vestibolare Dotto Dottococleare cocleare Membrana Membranatectoria tectoria Membrana Membranabasilare basilare Scala Scalatimpanica timpanica Rami Gangliospirale spirale Ganglio Ramicocleari cocleari del del nervo VIII nervo VIII Figura 1: Struttura della coclea. Introduzione Introduzione Anatomia Anatomia All’inizio del 2011, in Olanda risultavano affette da diabete mellito 801.000 persone, pari al 4,8% della popolazione olandese: il 5-10% aveva un diabete di tipo 1, e il 90-95% di tipo 2 [1]. La coclea è una cavità spiraliforme che ha sede nel labirinto osseo dell’orecchio interno. Nell’uomo la spirale compie due giri e tre quarti attorno a un pilastro centrale osseo, il modiolo. La cavità cocleare si divide in tre camere: la scala vestibolare, la scala media (dotto cocleare) e la scala timpanica. Il diabete genera complicanze a livello dei grandi vasi sanguigni (danno macrovascolare: cardiopatia ischemica, complicanze aterosclerotiche cerebrovascolari e periferiche), dei piccoli vasi (danno microvascolare, causa d’insufficienza renale e cecità) e dei nervi nel sistema nervoso periferico (neuropatia), responsabili del dolore cronico e delle ulcere ai piedi [2-4]. Tra la scala vestibolare e la media si trova la membrana di Reissner o vestibolare, mentre la membrana basilare separa la scala media da quella timpanica. Il principale organo dell’udito, l’organo del Corti, si trova sopra la membrana basilare, all’interno del dotto cocleare ed è la sede delle cellule ciliate interne ed esterne. Le cellule del ganglio spirale sono connesse alle fibre del nervo cocleare [6, 7] (Figura 1). Diversi studi hanno evidenziato un’associazione tra la perdita dell’udito e il diabete [2, 4, 5]: tuttavia, l’ipoacusia rappresenta ancora una complicanza poco nota di questa malattia. Apporto sanguigno Apporto sanguigno Dall’arteria cerebellare inferiore anteriore [6, 8], il sangue affluisce alla coclea attraverso l’arteria modiolare spirale e il ramo cocleare dell’arteria cocleo-vestibolare [5, 8, 9]. La stria vascolare e la membrana basilare sono irrorate da una fitta rete capillare [6, 7, 9]. In questo capitolo viene descritta l’istopatologia della cocleopatia diabetica. 20 01 Rapporto delle pareti vasali nell'arteria modiolare spirale (ossa temporali) 14% Rapporto delle pareti vasali in % Diabete di tipo 1 I soggetti con diabete di tipo 1 evidenziano un ispessimento della parete dei vasi che irrorano la membrana basilare e la stria vascolare, in tutti i giri della coclea [10]. La stria vascolare, inoltre, appare atrofizzata [10] con una riduzione delle cellule ciliate esterne [10, 11]. Si è riscontrata anche una perdita del legamento spirale [10]. Diabete di tipo 2 8% 6% 4% 2% 0% Controllo 1 DM Controllo DM Tipo 2 2 Tipo 2 (Insulina) (Orale) Grafico 2: Rapporto delle pareti vasali (media) nell’arteria modiolare spirale, nelle ossa temporali, combinando i dati del lato sinistro e destro (Kariya et al) [5]. Confronto tra diabete mellito di tipo 1 e di tipo 2 Rispetto ai controlli, i soggetti diabetici presentano un ispessimento delle pareti dei vasi cocleari, più marcato nei pazienti di tipo 2. In particolare, le pareti dei vasi sono risultate maggiormente ispessite nei soggetti di tipo 2 in terapia insulinica rispetto ai diabetici di tipo 1 [5] (Grafico 2). Quest’ultima differenza potrebbe essere motivata dal fatto che i diabetici di tipo 2 trattati con l’insulina presentano una malattia in stadio avanzato [5]. Spessore medio della parete dei vasi della stria vascolare Spessore della parete dei vasi della stria vascolare in µm 10% DM Tipo 1 Alcuni studi hanno considerato separatamente i pazienti con diabete di tipo 2 in trattamento con l’insulina, da quelli che assumevano agenti ipoglicemizzanti orali, per confrontare entrambi con un gruppo di controllo di soggetti non diabetici. Nel gruppo in terapia insulinica, le pareti vasali della membrana basilare e della stria vascolare sono risultate più spesse (6,97 µm), rispetto a quelle dei controlli (3,77 µm), in tutti i giri cocleari [5, 12] (Grafico 1). Controlli 12% Diabetici (Insulina) 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 Alterazioni Alterazioniaudiologiche audiologiche 1,0 Diversi studi hanno riscontrato una perdita uditiva neurosensoriale nei pazienti diabetici [2, 12, 13-16]. 0,5 0,0 Basale Medio Apicale Giri cocleari La perdita uditiva neurosensoriale nel diabete di tipo 1 e di tipo 2 è stata confermata da diversi studi [2, 12, 13-16]. Grafico 1: Spessore medio della parete dei vasi della stria vascolare (VSV) in ogni giro della coclea (Fukushima et al) [12]. Anche nel gruppo in trattamento con gli ipoglicemizzanti, le pareti vasali della stria vascolare sono apparse significativamente più spesse rispetto ai controlli, in particolare nel giro basale della coclea (5,08 µm) [5, 12]. 21 03 02 Il diabete ha effetti sulla coclea con la comparsa di alterazioni istologiche soprattutto a livello vascolare registrate sia in pazienti con diabete di tipo 1 che in soggetti con diabete di tipo 2. 04 Nei soggetti in terapia insulinica si è osservata anche un’atrofia della stria vascolare nei giri basale inferiore, medio inferiore, medio superiore e apicale della coclea. Nel gruppo trattato con i farmaci ipoglicemizzanti, invece, l’atrofia della stria vascolare è stata localizzata principalmente nel giro medio inferiore (nessuna variazione nel giro apicale) [12]. È emersa anche una perdita significativa di cellule ciliate esterne, specialmente a livello dei giri basali [12], mentre non si sono registrati cambiamenti a livello delle cellule ciliate interne [12]. La coclea di soggetti con diabete di tipo 1 e 2 presenta numerose alterazioni istologiche, soprattutto nel sistema vascolare. 05 Alterazioniistologiche istologiche Alterazioni Esposizione al rumore Oltre al danno uditivo, il rumore provoca anche modificazioni istologiche: nei topi con diabete indotto il flusso sanguigno cocleare è risultato significativamente diminuito, rispetto al gruppo di controllo, nei primi due giorni di esposizione al rumore [8]. Nei soggetti diabetici l’esposizione al rumore si è rivelata correlata alla perdita uditiva. In ratti e topi con diabete indotto con streptozotocina, si è registrato un ritardo nel recupero, oltre a un significativo aumento della perdita permanente dell’udito [4, 8], dopo che gli animali erano stati esposti a un forte rumore. Le variazioni più rilevanti si sono verificate a 4 e 8 kHz [8] (Grafico 3). La medesima correlazione è stata confermata anche in pazienti diabetici che vivono o lavorano in ambienti rumorosi [8, 15, 17, 18]. I soggetti affetti da diabete sembrano essere maggiormente suscettibili alla perdita uditiva indotta dal rumore, probabilmente per una compromessa capacità di recupero [4, 8]. Le cause cause La causa effettiva della cocleopatia diabetica non è stata ancora individuata, ma sono state formulate diverse ipotesi per spiegare l’ipoacusia neurosensoriale. Alcuni autori hanno suggerito che i disturbi vascolari, come l’ispessimento delle pareti dei vasi e il ridotto flusso sanguigno a livello della coclea, possano rappresentare la causa principale del danno uditivo [5, 12]. Altri hanno sostenuto che le modificazioni vascolari non possano spiegare esaurientemente quest’alterazione. Tra le possibili cause del danno funzionale delle cellule ciliate esterne e della conseguente ipoacusia neurosensoriale sono stati inclusi anche i radicali liberi dell’ossigeno [5]. I soggetti affetti da diabete sembrano essere maggiormente suscettibili alla perdita uditiva indotta dal rumore, probabilmente per una capacità di recupero compromessa [4, 8]. Recupero da una lesione causata dal rumore (Topi - Dati ABR - 4 kHz) Variazione soglia ABR (dB) 30 Controlli Un parallelo parallelocon conla laretinopatia retinopatiadiabetica diabetica Ispessimenti della membrana basilare e alterazioni del flusso sanguigno sono stati descritti anche nella retinopatia diabetica [19-21]. In questa complicanza l’ispessimento della parete vasale si associa a una difettosa autoregolazione capillare, a una compromessa comunicazione tra cellule endoteliali e periciti, e a un’inadeguata interazione cellulare [19, 21, 22]. L’insieme di queste modificazioni vascolari produce un danno importante alla barriera emato-retinica, con un conseguente cattivo funzionamento della retina [23]. DM 25 20 15 10 5 0 -5 Basale Giorno Giorno Giorno Giorno 1 3 5 7 Giorno 14 Nei pazienti diabetici con una malattia in fase iniziale si osserva una riduzione del flusso sanguigno nella retina [19, 21]. Negli stadi più avanzati della malattia, invece, si ha una dilatazione dei vasi e un aumento del flusso sanguigno retinico [19]. Recupero da una lesione causata dal rumore (Topi - Dati ABR - 8 kHz) Variazione soglia ABR (dB) 30 Controlli DM 25 20 Conclusioni Conclusioni 15 Dati epidemiologici hanno confermato la concomitanza dell’ipoacusia neurosensoriale nel diabete di tipo 1 e 2. Le alterazioni istologiche osservate potrebbero rappresentare una condizione intermedia tra l’evoluzione della malattia e la comparsa della perdita uditiva. Nuovi studi permetteranno di escludere che fattori confondenti abbiano un ruolo nella riduzione dell’udito, consentendo di comprendere meglio i meccanismi responsabili delle modificazioni istologiche osservate. 10 5 0 -5 Basale Giorno Giorno Giorno Giorno 1 3 5 7 Giorno 14 Grafico 3: Il recupero da una lesione causata da rumore è risultato significativamente compromesso nei topi diabetici, rispetto ai controlli, a 4 e 8 kHz. ABR = risposta uditiva del tronco encefalico (Auditory Brainstem Response) (Fujita et al) [8]. 22 01 3. Diagnosis and classification of diabetes mellitus. Diabetes Care. 2013; 36 Suppl 1: S67-S74 4. Wu, H.P., Hsu, C.J., et al. N-acetylcysteine attenuates noise-induced permanent hearing loss in diabetic rats. Hear Res. 2010; 267 (1-2): 71-77 5. Kariya, S., Cureoglu, S., et al. Comparing the cochlear spiral modiolar artery in type-1 and type-2 diabetes mellitus: a human temporal bone study. Acta Med Okayama. 2010; 64 (6): 375-383 6. 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Chiocciole eeproblemi cutanei Chiocciole problemi cutanei Le pubblicazioni dedicate ai protocolli per l’applicazione degli apparecchi acustici, contenenti considerazioni specifiche per i soggetti diabetici, sono molto limitate. Chartrand ha riassunto alcuni aspetti che condizionano la riabilitazione acustica in questi pazienti [1]: • una maggiore ipersensibilità ai materiali di costruzione della chiocciola, per il deterioramento del tessuto nel canale uditivo; • malformazioni del condotto uditivo; • un’incidenza superiore alla norma della percezione di intensità sonora (aumento di loudness); • la presenza di problemi vestibolari (capogiri, vertigini); • una maggiore incidenza di disturbi dell’elaborazione uditiva a livello centrale. Nel diabete la prevalenza dei disturbi cutanei è particolarmente elevata. Secondo una review di nove studi, oscilla tra il 95,4 e il 64% (Grafico 1): purtroppo, solo uno dei trial analizzati ha previsto un gruppo di controllo. Nello studio di Pavlović [2], condotto su 212 giovani pazienti (età: 2 - 22 anni) con diabete di tipo 1 e su 142 controlli sani, si è rilevato almeno un disturbo cutaneo nel 68% dei diabetici, una percentuale significativamente superiore al 26,5% osservato nel gruppo di controllo. Quando si deve applicare un apparecchio acustico a un soggetto diabetico è dunque particolarmente importante valutare con attenzione la presenza d’infezioni o di altre manifestazioni cutanee. Occorre tener conto del materiale della chiocciola, oltre che della pressione e del contatto con la pelle che si esercitano con il posizionamento dell’ausilio. In questi casi, chiocciole in materiale ipoallergenico, cupole aperte in silicone, apparecchi retroauricolari più sottili possono rappresentare le soluzioni più adeguate. Nel suo articolo, l’autore suggerisce di includere sistematicamente il diabete tra le informazioni sanitarie da richiedere a ogni potenziale utilizzatore di un apparecchio acustico per facilitare il buon esito dell’esperienza riabilitativa. Per quanto queste considerazioni siano corrette e in gran parte basate sull’esperienza personale dell’autore, nell’articolo non viene citato nessuno studio a supporto di queste affermazioni. Nell’orecchio, in particolare a livello dell’elice o della conca del padiglione auricolare, può insorgere un granuloma anulare disseminato, una patologia cutanea che si presenta 26 Diabetici Verma G.C. et al (2013) Sasmaz S. et al (2013) Mahbobeh et al (2010) 04 -20 -40 -60 -80 -100 -120 Galdeano F. (2010) 250 500 1000 2000 4000 8000 Frequenze in Hz Mashkoor A. (2009) Khurshid A. (2009) Effetto del diabete mellito sulla soglia uditiva dell'orecchio peggiore (Sugimoto, S et al 2013) Pavlovi’c M, (2007) (Tipo 1 - giovani) Mahmood et al (2005) Perdita uditiva media per ogni gruppo e deviazione standard (barre di errore) in Db Farshchian et al (2010) 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% % di manifestazioni cutanee Grafico 1: Studi sulla prevalenza delle manifestazioni cutanee in soggetti diabetici. Un solo studio [2] ha previsto un gruppo di controllo. Aumento anomalo della percezione di intensità sonora e impostazione della compressione negli apparecchi acustici Controlli 0 Diabetici -20 -40 -60 -80 -100 -120 250 500 1000 2000 4000 8000 Frequenze in Hz Numerosi studi hanno confrontato gli audiogrammi (perdita dell’udito a diverse frequenze) di soggetti diabetici e sani. Panchu [11] ha valutato 41 pazienti con diabete di tipo 2 (età: 35-55 anni), confrontandoli con un gruppo di controllo d’individui non diabetici, abbinati per età e sesso. Uno studio di Sugimoto et al [12] ha esaminato, invece, 43 soggetti (età media ± deviazione standard: 58 ± 15 anni), la metà dei quali presentava una neuropatia diabetica. In uno studio di Cayönü et al [13] (Grafico 2), un gruppo di 83 diabetici di tipo 2 (età: 65-89 anni) è stato confrontato con 80 individui sani. I grafici illustrano come il diabete determini un innalzamento delle soglie uditive alle alte frequenze. Le morfologie audiometriche dei soggetti diabetici non si differenziano da quelle registrate in soggetti sani, in cui la riduzione dell’udito è correlata all’età: per questo non è sufficiente considerare solo la forma dell’audiogramma per sospettare che la compromissione dell’udito sia conseguenza del diabete. Il suggerimento di Chartrand, di chiedere sistematicamente al paziente se soffre di diabete, dovrebbe quindi essere seguito. Perdita uditiva media per ogni gruppo e deviazione standard (barre di errore) in Db Effetto del diabete mellito sulla soglia uditiva dell'orecchio destro (Cayönü , M et al 2014) Controlli 0 Diabetici -20 -40 -60 -80 -100 -120 250 500 1000 2000 4000 8000 Frequenze in Hz Grafico 2: Audiogrammi medi (perdita uditiva in dBHL, decibel Hearing Level) e deviazioni standard (DS, barre di errore) in tre studi. In alto: il gruppo d’individui più giovani (35 - 55 anni). In centro: un gruppo leggermente più anziano (età media: 58 anni - DS: 15 anni). In basso: il campione di età più avanzata (65 - 89 anni) (Panchu [11], Sugimoto et al [12], Cayönü et al [13]). Poiché nel diabete la soglia uditiva è più elevata alle alte frequenze, è naturale che questi pazienti presentino un’anomala percezione dell’aumento di intensità del suono. Per questo è necessario impostare con particolare attenzione la compressione degli apparecchi acustici. I pazienti diabetici possono presentare una percezione superiore alla norma dell’intensità sonora (loudness) a causa di una soglia uditiva più elevata alle alte frequenze. 27 02 01 Controlli Diabetici 05 Perdita uditiva media per ogni gruppo e deviazione standard (barre di errore) in Db Manifestazioni cutanee nel diabete Controlli 0 03 Effetto del diabete mellito sulla soglia uditiva (Panchu, P. 2008) con delle placche ad anello di colore rosso o rosso-bruno con margini in rilievo. Di solito la patologia si risolve spontaneamente, senza la necessità di alcun trattamento. Questo disturbo, però, può rappresentare un problema aggiuntivo durante l’utilizzo di un apparecchio acustico. Problemi vestibolari Limitato recupero dopo esposizione al rumore Come evidenziato da Kalyani et al [16], i pazienti diabetici sono esposti a un rischio più elevato di cadute, vertigini, problemi di equilibrio. Come già descritto nel capitolo 3, il recupero dopo un’esposizione al rumore è molto limitato negli animali da esperimento con diabete indotto [14, 15] (Grafico 3). È importante, perciò, impostare l’uscita massima dell’apparecchio acustico a un livello tale da evitare un ulteriore danno cocleare. Se la diminuzione dell’udito è troppo lieve per essere corretta con un apparecchio acustico, il paziente dovrebbe rivolgersi ad un audioprotesista per adottare una protezione personalizzata da utilizzare durante l’esposizione a rumori particolarmente intensi, nel corso di attività lavorative, nel tempo libero, etc. Elevata incidenza dei disturbi di elaborazione uditiva centrale Negli studi che hanno valutato i potenziali evocati auditivi (PEA) del tronco encefalico, confrontando soggetti diabetici con controlli sani, si è osservato un ritardo del picco III e una latenza del IV anche nei pazienti diabetici con un udito normale [17-20]. Questi dati indicano che la neuropatia diabetica incide sull’udito e che i disturbi di elaborazione uditiva centrale sono più probabili di quanto ritenuto finora. Altri studi non sono riusciti a evidenziare alcuna differenza significativa [21]. Diversi studi evidenziano un limitato recupero dopo esposizione al rumore in presenza di diabete. Il tempo di reazione a uno stimolo motorio e a uno sonoro, in soggetti sani e con diabete di tipo 2, è stato oggetto di uno studio di Richerson et al [22]. Lo stimolo motorio era rappresentato dal movimento di una piattaforma su cui si posizionavano i partecipanti, mentre il suono di un campanello, percepito attraverso delle cuffie, costituiva lo stimolo sonoro in risposta al quale i pazienti dovevano premere un pulsante. I soggetti diabetici hanno totalizzato punteggi significativamente inferiori, rispetto ai sani, nella reazione al movimento della piattaforma, ma al contrario, non è emersa alcuna differenza nella risposta allo stimolo sonoro. Variazione delle soglie DPOAE (dB) Recupero da una lesione causata dal rumore (Ratti - Dati DPOAE - 4,4 kHz) (Wu et al 2009) 5 Controlli DM 0 -5 -10 -15 Attualmente la ricerca si sta concentrando sui disturbi uditivi centrali, come conseguenza della neuropatia diabetica, ma un’eventuale conferma di questa ipotesi è ancora lontana. -20 -25 -30 -35 -40 Basale 1 ora Giorno Giorno Giorno Giorno 1 2 4 7 Giorno 14 Conclusioni • In presenza di patologie del padiglione auricolare, quali le infezioni cutanee o il granuloma anulare disseminato, è consigliabile utilizzare un tubetto tubicino sottile e una cupola in silicone per gli apparecchi open fitting, purché questi siano appropriati per la perdita uditiva in soggetti diabetici. Se la condizione del paziente non consente l’utilizzo di questi apparecchi, è essenziale scegliere una chiocciola in materiale ipoallergenico. • Nei pazienti diabetici si osservano soglie uditive più elevate alle alte frequenze, che determinano uno stretto Recupero da una lesione causata dal rumore (Ratti -Dati DPOAE - 8,8 kHz) (Wu et al 2009) Variazione delle soglie DPOAE (dB) 5 Controlli DM 0 -5 -10 -15 -20 -25 -30 -35 -40 Basale 1 ora Giorno Giorno Giorno Giorno 1 2 4 7 Per evitare un ulteriore danno cocleare nel soggetto diabetico, è importante prestare attenzione all’impostazione del volume dell’apparecchio acustico. Giorno 14 Grafico 3: Il recupero da una lesione causata dal rumore è significativamente compromesso nei ratti diabetici, rispetto ai controlli, a 4,4 e 8,8 kHz. DPOAE = prodotti di distorsione otoacustici (Wu et al) [15]. 28 01 Numerose indicazioni suggeriscono che la cocleopatia diabetica richieda interventi specifici di tutela dell’udito: per questo il diabete dovrebbe essere inserito di routine nell’anamnesi audiologica. I soggetti diabetici soffrono frequentemente di disturbi vestibolari. Poiché la perdita uditiva rappresenta un fattore di rischio per le cadute, è fondamentale migliorare l’udibilità. Bibliografia 1. Chartrand, M.A. Diabetes mellitus and hearing. Audiology Online, July 2003, disponibile presso: http://www.audiologyonline.com/articles/diabetes-mellitus-and-hearing-1120 (ultimo accesso in data 23/02/14) 2. Pavlovic’, M., Milenkovic’, T., et al. The prevalence of cutaneous manifestations in young patients with type 1 diabetes. Diabetes Care. 2007; 30 (8): 1964-1967 3. Verma, G.C., Subhash C., et al. Prevalence of cutaneous manifestations of diabetes mellitus. IOSR J Dent Med Sci. 2013; 11 (6): 41-47 4. Sasmaz, S., Buyukbese, M., et al. The prevalence of skin disorders in type-2 diabetic patients. Internet J Dermatol. 2013; 3 (1 ): 1-5 5. Mahbobeh-Sadat, H., Amir-Hoshang, E., et al. The correlation between skin lesions, microalbuminuria and other microvascular complications in type 2 diabetic patients. Int J Nephrol Urol. 2010; 2(4): 553-560 6. Galdeano, F., Zaccaria, S., et al. Cutaneous manifestations of diabetes mellitus: clinical meaning. Dermatol Argent. 2010; 16 (2): 117-121 7. Mashkoor, A.W., Hassan, I., et al. Cutaneous manifestations of diabetes mellitus: a hospital based study in Kashmir, India. Egypt Dermatol Online J. 2009; 5 (2:5) 8. Khurshid, A., Zardad, M., et al. Prevalence of cutaneous manifestations of diabetes mellitus. J Ayub Med Coll Abbottabad. 2009; 21 (2): 76-79 29 03 02 Gli apparecchi acustici sono dispositivi con un ottimo rapporto costo-beneficio, considerando il loro contributo al miglioramento della qualità della vita [23-25]. Chi li utilizza aumenta la propria interazione sociale, avverte un maggior senso di sicurezza, migliora la propria salute mentale e la fiducia in sé stesso [24, 26, 27]. L’impiego di questi dispositivi va, dunque, incoraggiato, ma in presenza di una patologia diabetica è necessaria una strategia specifica di intervento. 04 • La morfologia delle curve audiometriche non aiuta a identificare la cocleopatia diabetica. Numerose indicazioni suggeriscono, però, che questa condizione richiede interventi specifici di tutela dell’udito: per questo il diabete dovrebbe essere inserito di routine nell’anamnesi audiologica. • Sono necessari ulteriori studi per valutare i disturbi dell’elaborazione uditiva centrale e per accertare le conseguenze della cocleopatia diabetica e le sue implicazioni sui trattamenti dei problemi uditivi. 05 range dinamico dopo lo range dinamicoeeuna unaridotta ridottacapacità capacitàdi direcupero, recupero, dopo spostamento delladella sogliasoglia uditivauditiva indotto indotto dal rumore. questi lo spostamento dalPer rumore. motivi è necessario l’impostazione della compressione Per questi motivi è che necessario che l’impostazione della e dell’uscita massima negli apparecchi regolata compressione e dell’uscita massimaacustici negli sia apparecchi con particolare attenzione. I pazienti diabetici non Iipoacusici acustici sia regolata con particolare attenzione. pazienti dovrebberonon rivolgersi ad un audioprotesista per dotarsiaddi un diabetici ipoacusici dovrebbero rivolgersi sistema personalizzato di protezione audioprotesista per dotarsi di undell’udito. sistema personalizzato I soggetti diabetici soffrono frequentemente di disturbi protezione dell’udito. • di Poiché la soffrono perdita uditiva rappresenta diundisturbi fattore • Ivestibolari. soggetti diabetici frequentemente di rischio per le cadute, è pertanto migliorare vestibolari. Poiché la perdita uditivafondamentale rappresenta un fattore l’udibilità. di rischio per le cadute, è fondamentale migliorare l’udibilità. Numerosi studi hanno confermato la presenza PEA ritardati • Numerosi studi hanno confermato la dipresenza di nei pazienti diabetici, suggerendo che la neuropatia diabetica PEA ritardati nei pazienti diabetici, suggerendo che possaneuropatia svolgere undiabetica ruolo importante nella cocleopatia. Di la possa svolgere un ruolo conseguenza,nella i disturbi di elaborazione uditiva i disturbi centrale importante cocleopatia. Di conseguenza, potrebbero essere più frequenti di quanto ritenuto essere finora. di elaborazione uditiva centrale potrebbero Attualmente mancano robusteritenuto evidenzefinora. che supportino questa più frequenti di quanto Attualmente ipotesi. robuste evidenze che supportino questa ipotesi. mancano 9. Mahmood, T., Bari, A., et al. Cutaneous manifestations of diabetes mellitus. J Pak Assoc Dermatol. 2005; 15: 227-232 10. Mahmood Farshchian, MD., Mehdi Farshchian, MD., et al. Cutaneous manifestations of Diabetes Mellitus: A case series. Cutis. 2010; 86: 31-35 11. 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Studi epidemiologici su larga scala, come il National Health and Nutrition Examination Survey 1999-2004 (NHANES), hanno dimostrato che il 65% dei soggetti affetti da diabete presentano un deficit uditivo per le frequenze acute e, nel 26% dei casi, vi è anche un interessamento delle frequenze medio-gravi [2]. Sebbene numerosi studi, raccolti in una metanalisi, confermino la stretta correlazione tra diabete e perdita uditiva [3], questa non è ancora considerata dalla comunità scientifica come una complicanza del diabete stesso [4]. La conoscenza della stretta relazione tra diabete e ipoacusia è di notevole importanza da numerosi punti di vista. Gli studi epidemiologici ci permettono innanzitutto di valutare su grandi numeri la presenza di fattori di rischio per l’insorgenza di danno uditivo in soggetti diabetici. Bainbridge et al [2] hanno identificato fattori di rischio diversi per l’insorgenza di deficit per le frequenze medio-gravi e per quelle acute. In particolare, la presenza di una perdita uditiva per le frequenze medio-gravi si associava con rischio (oddsratio) pari a 2,20 a un basso livello di colesterolo HDL (<40 mg/dL) e pari a 3,55 a scarse condizioni generali di salute. Soggetti con malattia coronarica e segni clinici di neuropatia periferica presentavano un rischio di deficit uditivo per le frequenze acute rispettivamente di 4,39 e 4,42. Sia i meccanismi vascolari, sia quelli neurologici possono dunque comportare un peggioramento della perdita uditiva: prevenire l’insorgenza delle complicanze correlate al diabete potrebbe quindi ridurre il rischio di sviluppare un danno uditivo. 34 32 01 1. Bainbridge KE, Hoffman HJ, Cowie CC. Diabetes and hearing impairment in the United States: audiometric evidence from the National Health and Nutrition Examination Survey, 1999 to 2004. Ann Intern Med. 2008 Jul 1; 149 (1): 1-10 2. Bainbridge KE, Hoffman HJ, Cowie CC. Risk factors for hearing impairment among U.S. adults with diabetes: National Health and Nutrition Examination Survey 1999-2004. Diabetes Care. 2011 Jul; 34 (7): 1540-5 3. Horikawa C, Kodama S et al. Diabetes and risk of hearing impairment in adults: a meta-analysis. J Clin Endocrinol Metab 2013; 98: 51-58 4. Bainbridge K. Hearing impairment – an under recognized complication of diabetes? Diabetes Voice 2009; 54 (1): 13-16 5. Botelho CT, Carvalho SA, Silva IN. Increased prevalence of early cochlear damage in young patients with type 1 diabetes detected by distortion product otoacoustic emissions. Int J Audiol. 2014 Jun; 53 (6): 402-8 35 33 03 02 Bibliografia 04 In conclusione, vi è la necessità di una maggiore consapevolezza della correlazione tra diabete e danno uditivo, sia in ambito endocrinologico-diabetologico sia in ambito audiologico. La conoscenza di tale relazione e dei fattori di rischio permetterà a coloro che hanno un contatto frequente con il paziente diabetico di diagnosticare precocemente l’insorgenza di un eventuale deficit uditivo, anche attivando programmi di screening e prevenzione. La migliore conoscenza dei meccanismi patogenetici e delle caratteristiche audiologiche della perdita uditiva permetterà, invece, di sviluppare strategie terapeutiche riabilitative adeguate a questa particolare popolazione. 05 Per quanto riguarda la correlazione tra entità del deficit uditivo e controllo glicemico la letteratura non fornisce, invece un’interpretazione univoca: mentre nello studio NHANES [2] non è emersa nessuna correlazione tra livelli di emoglobina glicata e perdita uditiva, studi numericamente più ridotti dimostrano come la soglia uditiva in soggetti affetti da diabete di tipo 1 correli significativamente con il controllo della glicemia [5]. La conoscenza dei meccanismi patogenetici alla base è di fondamentale importanza per la prevenzione della perdita uditiva. 06 Conclusioni 34 01 02 05 04 03 Conclusioni Conclusioni ridotta interazione peggiore qualità delladella vita: interazionesociale socialee ae una a una peggiore qualità per è consigliabile intervenire precocemente vita: questo per questo è consigliabile intervenire precocementesulla sul correzione del danno uditivo. danno uditivo. Studi peer-reviewed e metanalisi hanno fornito evidenze convincenti a supporto della relazione tra funzione uditiva e diabete mellito, il tipo 2 in particolare. Risultati di studi recenti suggeriscono che il danno uditivo non è prerogativa dei diabetici anziani o di mezza età, ma colpisce anche i soggetti più giovani, in misura maggiore di quanto si osserva nei non diabetici. La malattia diabetica raddoppia le probabilità di perdita uditiva, ma, come confermano le metanalisi, il danno uditivo rimane una complicanza scarsamente riconosciuta di questa patologia. La cocleopatia merita una seria come cocleopatiadiabetica diabetica merita una considerazione seria considerazione tema di ricerca per per comprendere con come tema di ricerca comprendere conmaggior maggior chiarezza chiarezza l’esatta patofisiologia delle modificazioni modificazioni istologiche istologiche osservate e stabilire le cause alla base della perdita uditiva correlata. In tutti i pazienti diabetici si dovrebbe mantenere una soglia bassa ai test audiometrici. Ai diabetici con una normale capacità uditiva si dovrebbe consigliare un sistema personalizzato di protezione dell’udito. Diverse pubblicazioni descrivono una correlazione tra esposizione al rumore e perdita uditiva nei diabetici. Questi pazienti sembrano essere maggiormente suscettibili all’ipoacusia causata dal rumore, probabilmente per una compromessa capacità di recupero da questo tipo di lesione. Per questo si dovrebbero sollecitare i soggetti diabetici a sottoporsi periodicamente a visite di controllo per individuare tempestivamente anche una minima riduzione della funzione uditiva. Parallelamente, i medici di base dovrebbero prestare attenzione al possibile danno uditivo dei pazienti diabetici e i test audiometrici andrebbero eseguiti sistematicamente come parte dei controlli di routine per questa patologia. La perdita uditiva è correlata al declino cognitivo, alla depressione, a una maggiore probabilità di caduta, a una Date le potenziali conseguenze negative di un calo uditivo non trattato sulla qualità della vita, è necessario che l’udito diventi un abituale argomento di discussione tra il paziente diabetico e ilil suo suomedico. medico.Per Perun unefficace efficaceintervento interventodidicura curaè importante cheche gli specialisti siano asiano conoscenza della malattia, è importante gli specialisti a conoscenza della in modo in damodo delineare un piano specifico d’intervento per malattia, da delineare un piano specifico d’intervento l’applicazione degli degli apparecchi acustici, e per fornire per l’applicazione apparecchi acustici, e per consigli fornire mirati dispositivi di protezione. Gli apparecchi acustici consiglisuimirati sui dispositivi di protezione. Gli apparecchi sono dispositivi con un ottimo rapporto acustici sono dispositivi con un ottimocostobeneficio, rapporto costoconsiderando il loro contributo al miglioramento della beneficio, considerando il loro contributo al miglioramento qualità della vita: il loro della qualità della vita:utilizzo il loroandrebbe, utilizzo andrebbe, quindi, quindi, incoraggiato. incoraggiato. 32 35 36