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L'Europa dal 1830 al 1848
I moti del 1830-31
Rivoluzione di luglio in Francia: Carlo X, successore di Luigi XVIII, tenta di restaurare l'ordine prerivoluzionario – legge del miliardo, restituzione della scuola alla chiesa. L'opposizione è portata avanti da
borghesi e intellettuali. Due elezioni danno risultati favorevoli alle forze moderate, ma Carlo X se ne frega e
continua la sua politica restauratrice (primo ministro Polignac), cercando di abolire la costituzione e limitare
la libertà di stampa. Nel luglio 1830 Parigi insorge, e la monarchia cade. Viene eletto Luigi Filippo
d'Orleans, che si dichiara “re dei francesi” (non più per diritto divino).
Il Belgio si ribella e chiede l'indipendenza dall'Olanda (religione, industria vs. commercio). Francia e GB
non intervengono (la borghesia si oppone), una conferenza internazionale nel 1830 decreta la nascita del
Regno del Belgio (neutrale). L'Olanda la riconosce nel 1839.
In Inghilterra viene riformata la legge elettorale e si accresce il peso dei distretti urbani (borghi putridi). Si
delineano due partiti: i liberali e i conservatori.
La Polonia si ribella al dominio russo, ma la rivoluzione coinvolge solo i ceti elevati, per paura di
un'eccessiva democratizzazione. Inoltre non arriva l'aiuto di Francia e GB. La rivolta viene repressa dai russi
nel 1831.
In Germania si promulga lo zollverein (trattato doganale), preludio all'unificazione tedesca.
In Italia, nel ducato di Modena, i carbonari tentano di coinvolgere il duca Francesco IV in una guerra
contro l'Austria. Quando il duca si accorge che non avrà aiuto dai francesi, fa arrestare i cospiratori (Ciro
Menotti), ma la rivolta scoppia lo stesso anche a Parma e nello Stato Pontificio. I rivoltosi però sono divisi
tra di loro e vengono sconfitti dagli austriaci, che rimettono tutti i vecchi sovrani sul trono. La repressione è
durissima (Menotti è giustiziato). I moti falliscono per le divisioni interne e per i meccanismi ancora legati
alle società segrete.
I moti del 1831 decretano la fine delle società segrete e della collaborazione tra liberali e democratici, tra
borghesi e popolani.
Dal 1830 al 1848
Si delineano tra il 30 e il 40 due blocchi: quello assolutistico di Austria, Germania e Russia, e quello
liberale-costituzionale di Francia e GB, che favorisce l'avvento di regimi costituzionali in vari paesi
d'Europa (Spagna, Portogallo, Svizzera...). L'alleanza Francia-GB si incrinerà nel 1839-40 a causa della
questione d'oriente.
Il pensiero economico dominante è quello del liberismo: nessun intervento dello stato nel mercato, che si
autoregola secondo la legge della domanda-offerta, che regola anche i salari e i prezzi. L'economia
capitalistica ha degli alti e bassi notevoli, le crisi produttive producono disoccupazione e disordini sociali.
I benefici della crescita economica vanno tutti a favore della borghesia, mentre le condizioni di vita dei
contadini e degli operai peggiorano. L'urbanizzazione pone nuove questioni sociali, ma i governi non ne
tengono conto. Le organizzazioni operaie non hanno ancora la forza di rivendicare obiettivi comuni.
Prende corpo il nazionalismo, che fa breccia soprattutto tra i giovani e gli intellettuali. Si chiede
l'indipendenza dal dominio straniero e maggiore democrazia.
Dal punto di vista industriale, tiene banco soprattutto l'industria metalmeccanica, grazie anche alla
costruzione delle ferrovie. Ciò porta ad uno sviluppo del commercio tra paesi lontani, oltre che ad un
aumento dell'attività bancaria (necessità di ingenti finanziamenti). La ricerca scientifica diventa sempre più
orientata alla produzione, si fanno nuove scoperte nel campo della chimica, delle comunicazioni e dei
trasporti. Migliorano anche le condizioni di vita.
In ogni caso l'agricoltura rimane ancora l'attività preponderante in Europa. In alcune zone vengono applicate
nuove tecniche che permettono di aumentare la produzione e quindi c'é maggior crescita demografica
(anche grazie alle migliori condizioni igieniche). In altre (Spagna, Russia, Italia merid.) rimane l'arretratezza
del latifondo.
In Inghilterra negli anni 20 e 30 vi sono notevoli conquiste dal punto di vista della legislazione sociale:
vengono legalizzate le Trade Unions, abolita la schiavitù. Nascono le prime ipotesi di confederazioni
sindacali e cooperative di consumo. Il “cartismo” rappresenta il primo tentativo di organizzare il
movimento operaio con rivendicazioni di carattere democratico, ma non ha fortuna. Il sindacalismo
britannico sarebbe rimasto apolitico. Il liberismo ha una battuta d'arresto con l'adozione di dazi sul grano,
ma questi vengono presto aboliti nel 1845 dopo una carestia.
In Italia lo sviluppo industriale è limitato, i commerci impediti dalle barriere doganali. Rimane un paese
agricolo, gli operai sono una minoranza. C'è una classe di intellettuali molto attiva, che si occupa di
questioni circa l'educazione pubblica, l'industrializzazione e le trasformazioni economiche. Nascono molte
riviste e prende piede il nazionalismo, che incarna l'aspirazione a unificare il paese.
Mazzini, dopo un'esperienza giovanile nella carboneria, elabora una teoria politica che porti al superamento
dei limiti delle società segrete nel senso di individuare obiettivi precisi e prevedere un maggior
coinvolgimento popolare. C'è anche una componente mistica: Mazzini identifica Dio nelle aspirazioni
popolari ad una maggiore libertà e progresso, e fonda una vera e propria “fede laica”. Il raggiungimento
dell'obiettivo primario (l'Italia unita e repubblicana) poteva essere realizzato solo con il concorso di tutte le
classi sociali, compresa la borghesia: Mazzini non crede nella lotta di classe. Fonda Giovine Italia nel 1832
(europa 1834). Evita però di esprimersi sulla questione contadina, estremamente importante nell'Italia del
tempo.
I primi moti mazziniani falliscono proprio per il mancato coinvolgimento delle masse contadine: 1833
Piemonte – Liguria (Garibaldi), 1844 Fratelli Bandiera.
Un altra tendenza del tempo è quella propugnata da Gioberti, che parla di uno stato federale in cui far
confluire tutti gli stati italiani, con guida spirituale affidata al Papa e guida militare e politica al regno di
Sardegna (neoguelfismo). Altri (Capponi, Balbo, d'Azeglio) sono d'accordo ma vogliono limitare il ruolo
del papa. Cattaneo vuole una federazione con a capo un governo repubblicano.
Il 1848
Nel 1848 tutta Europa è attraversata da moti rivoluzionari. Contribuisce la crisi agraria del 1846-47, che fa
aumentare il malcontento delle classi povere verso il sistema. Nei paesi occidentali la rivolta è caratterizzata
da un'impronta sociale e rivendicativa delle classi operaie. In quelli centro-orientali invece si tratta di moti
indipendentisti, nazionalisti e unitari.
In Francia la monarchia di luglio è contrastata sia dai reazionari favorevoli al ritorno di Carlo X sia dai
repubblicani. Luigi Filippo cerca appoggi nell'alta borghesia, ma i liberali organizzano banchetti di protesta
in cui si chiede il suffragio universale. C'è anche Blanqui che teorizza la conquista del potere tramite un
piccolo partito armato e il passaggio successivo ad un regime comunista.
Nel febbraio 1848 il tentativo di impedire un banchetto provoca l'insurrezione del popolo parigino, che
decreta la caduta di Luigi Filippo e la nascita della II Repubblica. Nel governo provvisorio ci sono i liberali
(alta borghesia), democratici (piccola borghesia) e socialisti (operai), che subito si trovano in disaccordo.
Tuttavia il governo riesce ad emanare alcune riforme sociali importanti (riduzione dell'orario di lavoro,
creazione delle “fabbriche statali”.
Le forze moderate riprendono il potere dopo le elezioni di aprile e maggio, e un tentativo di nuova
insurrezione da parte dei democratici. Viene eletto presidente Luigi Bonaparte, che nel 1851 attua un colpo
di stato e nel 1852 con un plebiscito proclama la nascita del Secondo Impero e si fa incoronare imperatore
col nome di Napoleone III.
Sull'onda degli avvenimenti francesi, L'impero asburgico viene scosso da una serie di rivolte
indipendentistiche messe in atto nelle varie realtà nazionali. A Marzo i moti scoppiano a Budapest, in
Boemia e in Croazia. In seguito la rivolta arriva fino a Vienna, viene chiesto l'allontanamento di Metternich
e la concessione di una costituzione. Metternich fugge in GB, ma i contrasti fra le varie forze rivoluzionarie
favoriscono la reazione. In Ungheria la Russia interviene per sedare la rivolta insieme all'Austria.
Sempre a marzo la rivolta scoppia anche a Berlino, e Federico Guglielmo IV deve concedere una
costituzione, ed è imitato dagli altri stati tedeschi. Rimane aperta però la questione dell'unificazione tedesca.
A Francoforte una conferenza propone la creazione di un impero federale senza l'Austria, e ne propone la
corona a F.G. IV, che però rifiuta e la cosa finisce lì.
In Italia, l'elezione a papa di Pio IX nel 1846 suscita reazioni positive e grandi aspettative negli ambienti
moderati italiani. Il papa concede alcune riforme sulla libertà di stampa e un'amnistia per i reati politici, ma
l'Austria spaventata occupa Ferrara. Scoppiano rivolte a Milano.
In Sicilia scoppia un moto indipendentista, seguito da agitazioni a Napoli. Ferdinando II è costretto a
concedere la Costituzione. Subito dopo anche Carlo Alberto (Statuto Albertino), Leopoldo II di
Toscana e Pio IX fanno lo stesso.
Sull'onda dei moti in Prussia e nell'impero asburgico, insorgono le città di Venezia e Milano, riuscendo a
scacciare gli austriaci e dando vita a governi provvisori (Manin, Casati). Anche a Modena e Parma
scoppiano rivolte. C'è una certa partecipazione popolare, anche da parte dei contadini. Vi sono però contrasti
tra moderati (che vogliono la confederazione di stati) e democratici (che vogliono un unico stato unitario).
Spinto dalle pressioni liberali, Carlo Alberto alla fine di Marzo dichiara guerra all'Austria, e subito
gli altri sovrani d'Italia (Pio IX, Ferdinando II e Leopoldo II) inviano contingenti militari, a cui si
aggiungono migliaia di volontari (Prima guerra di indipendenza).
Ci sono alcuni successi, poi gli Austriaci fermano Carlo Alberto a Peschiera. Nascono contrasti tra gli
alleati: Pio IX ritira le truppe perchè non può combattere i cattolici austriaci. Anche Ferdinando II si ritira.
Grazie ai volontari, Carlo Alberto riesce comunque ad annettersi il lombardo-veneto, ma la riscossa
austriaca nel maggio lo ricaccia indietro e ad agosto si firma l'armistizio.
L'iniziativa dopo la sconfitta di Carlo Alberto passa ai democratici mazziniani. In Toscana Leopoldo II
viene praticamente cacciato dal governo democratico di Guerrazzi e Montanelli. A Roma scoppiano violenti
moti e anche Pio IX fugge a Gaeta. Viene fondata la Repubblica Romana all'inizio del 1849. La rivolta
indipendentista siciliana viene invece sedata da Ferdinando II nel sangue.
Carlo Alberto dichiara nuovamente guerra all'Austria, ma viene seccamente sconfitto e abdica a favore
di Vittorio Emanuele II, il quale firma un armistizio. La restaurazione avviene poi anche in Toscana e torna
Leopoldo II.
La Repubblica di Roma, assediata da tutti i sovrani cattolici (Austria, Francia e Borboni) resiste
grazie anche a Garibaldi ma alla fine deve cedere, così come la repubblica veneziana, nel 1849.