La pubblicità POLITICHE DI COMUNICAZIONE La pubblicità Le politiche di comunicazione sono principalmente differenziare il prodotto e ad accrescerne il valore percepito rivolte a La differenziazione può essere psicologica o sostanziale Gli obiettivi della differenziazione sono divenuti più complessi nel tempo: 1. ridurre l’elasticità al prezzo 2. stimolare la domanda, favorire sostituzione, dare valore aggiunto 3. rappresentazione simbolica della “personalità dell’impresa; personalizzazione della comunicazione Pubblicità Forma di comunicazione a pagamento che si avvale di mezzi impersonali per presentare i prodotti, con lo scopo di: • suscitare o conservare ricordo/riconoscimento) la loro conoscenza (test notorietà • creare un atteggiamento favorevole (analisi preferenze di marca) • ottenere comportamenti di acquisto o riacquisto (intenzioni d’acquisto; quota mercato in rapporto a share of voice) Effetti: - su curva di domanda - strumento di suggestione/persuasione - ruolo informativo che accentua la competizione Tipologie di pubblicità •Istituzionale: ha lo scopo di favorire lo sviluppo dell’impresa nel suo complesso •Collettiva: serve a incrementare la dimensione del mercato di un prodotto determinato (è finalizzata ad aumentare la domanda primaria) •Sociale: ha l’obiettivo di promuovere finalità socialmente rilevanti L’antecedente più immediato va visto in PAVLOV (1849-1936), che aveva introdotto il concetto di condizionamento classico. Per Pavlov il riflesso condizionato, ossia l’associazione corticale di una risposta appresa a una innata. La mente si sviluppa per progressiva differenziazione di risposte via via apprese e associate a precedenti acquisizioni. Watson, John Broadus (Greenville 1878 - Woodbury 1958) Docente in varie università degli Stati Uniti, fu presidente dell'American Psychological Association e direttore del laboratorio di psicologia della Johns Hopkins University Diresse dal 1908 al 1915 la “Psychological Review” e dal 1915 al 1927 il “Journal of Experimental Psychology” Dal 1904 si dedicò a ricerche di psicologia animale. Nel 1913 pubblicò La psicologia dal punto di vista del comportamentista, in cui propose un nuovo indirizzo di ricerca, appunto il COMPORTAMENTISMO (o "behaviourismo"). L’evoluzionismo darwiniano aveva chiarito che fra uomo e animali non vi era una differenza radicale, tale per cui l’uomo ha un’anima e l’animale no. Era allora plausibile fare ricerca sugli animali. Watson fu il propugnatore e il divulgatore di un movimento (e non scuola) fatto di idee che stavano maturando. Il comportamentismo quindi venne influenzato da Studiosi diversi. Profonda influenza ebbero gli studi sul condizionamento di Pavlov (scuola Sovietica) e di Thorndike (apprendimento per “prove ed errori”) Es. posso insegnare ad un cane ad obbedire ad un mio comando (ricompensandolo con cibo) Es. posso insegnare ad un topo un certo percorso in un labirinto dandogli dei premi (cibo) o delle punizioni (scosse): Stimolo = cibo/scosse Risposta = reazione topo STIMOLI RISPOSTE BLACK BOX Il comportamentismo si caratterizza per: Oggetto di studio: non più la mente o la coscienza, ma il comportamento Metodo di studio: non più l’introspezione o il colloquio clinico ma il controllo sperimentale, in modo da predire le risposte (comportamento) a partire da determinati stimoli ambientali (S>R) Per Watson l’introspezione non è scientifica perché: Osservatore = Osservato Il resoconto del soggetto non può essere “visto” da nessun altro: è un esperienza privata Centrale è quindi il tema dell’apprendimento: paura, rabbia, amore sono comportamenti emozionali sulla base di stimoli ambientali (es. piccolo Albert) Le stesse nevrosi psicologiche ne sono un esempio “datemi una dozzina di bambini e li farò diventare avvocati, attori, ingegneri ecc.” (Watson) Le idee di Watson ebbero terreno fertile nel campo della selezione militare e in ambito pubblicitario Def.:di concetto di bisogno: Carenza di un “oggetto” desiderato, talché la persona orienta il suo comportamento per raggiungerlo o per soddisfare il relativo bisogno - un bisogno non diviene motivante finché non sono soddisfatti, anche se non completamente, i bisogni di ordine inferiore - un bisogno soddisfatto cessa di essere motivante - il comportamento è determinato da più bisogni - la gerarchia può non essere universale - gestione del sistema di ricompense - lettura evoluzionistica dei bisogni umani nel lungo periodo - teorie organizzative e bisogni umani - analisi empiriche dei bisogni È lo strumento più consolidato e visibile del mix promozionale - non è detto il più efficace - ma anche quello verso cui il consumatore è più avvertito. Per pubblicità (advertising) può intendersi: - è una forma a pagamento di presentazione e diffusione di idee, beni o servizi - si avvale di un processo di comunicazione impersonale - contribuisce in modo rilevante a creare l’immagine di marca La pubblicità è una forma di comunicazione: - persuasoria, unilaterale e iperbolica nella quale - dovrebbe sempre essere individuabile il mittente - veicolata da grandi mezzi di comunicazione di massa - rivolta a stimolare la propensione al consumo e un atteggiamento di interesse e gradimento - nel consumatore finale - Attribuisce tratti distintivi al prodotto direttamente riscontrabili dal consumatore non - Sviluppa l’aspetto intangibile ed evocativo di una merce - valorizza le caratteristiche simboliche e seduttive del prodotto (l’immagine), così come i suoi attributi - evolve dal semplice stimolo alle vendite, ad attribuzione di senso sociale al mondo delle cose e al loro utilizzo. La pubblicità si pone obiettivi su due livelli distinti ed in due momenti diversi Messaggio funzionamento dell’azione comunicativa Momento della ricezione Situazione d’acquisto conseguenze dell’azione comunicativa Momento del consumo Per potersi considerare efficace un messaggio pubblicitario deve: - attirare l’attenzione e distinguersi nel “rumore” delle altre comunicazioni - far comprendere le informazioni, essere chiaro nell’esporre e argomentare - Suscitare adesione accettazione al contenuto, la sua - stimolare una risposta emozionale e sviluppare il desiderio del prodotto Oltre che durante la ricezione, il messaggio pubblicitario deve intervenire anche al momento dell’acquisto per: - conferire familiarità con il prodotto (ha informato sull’esistenza) - costruire l’agenda setting del consumatore: il decision set - far percepire il valore del prodotto - costruire l’immagine di marca in sintonia con le mode - suscitare intenzione all’acquisto o stimolare il comportamento della domanda attuale (diversa modalità e frequenza d’uso) L’azione pubblicitaria non può sopperire alle carenze del prodotto. Da sola, non consente di ottenere vendite. La sua promessa (Unique Selling Proposition) deve essere coerente e riscontrabile nella qualità degli attributi del prodotto. Questo è il presupposto per fondare un’azione pubblicitaria efficace ed anche il primo passo per ottenere un riscontro in termini di pubblicità redazionale.