Rassegna Recenti Prog Med 20; 02: -82 L’artrite reumatoide come modello di malattia genetica multifattoriale: una rassegna della letteratura Filippo Iebba, Fiorella Di Sora, Agapito Tarasi, Wilma Leti, Francesco Montella Riassunto. L’artrite reumatoide è una malattia genetica multifattoriale: gli agenti ambientali agiscono da “trigger” per la sua comparsa in soggetti geneticamente predisposti. I fattori genetici contribuiscono per circa il 60%. Scopo della rassegna è l’analisi delle conoscenze relative ai fattori genetici e ambientali che concorrono allo sviluppo di artride reumatoide. Quelli ambientali non sono stati determinati con certezza; i maggiori indiziati sono il fumo di sigaretta, l’inquinamento, agenti infettivi, alcuni alimenti, l’assunzione di estroprogestinici. Summary. Rheumatoid arthritis: a typical multifactorial disease. Parole chiave. Artrite reumatoide, HLA, fattori ambientali. Key words. Enviromental factors, HLA, rheumatoid arthritis. Introduzione za intermedia (0,5-1%) nella popolazione europea e statunitense, mentre è molto frequente (prevalenza 5-7%) in alcune popolazioni native americane (Pima e Chippewa)4. L’artrite reumatoide (AR) è una patologia flogistica cronica caratterizzata da sinovite erosiva a carico prevalentemente delle articolazioni periferiche e possibile coinvolgimento sistemico1. È la più comune delle malattie autoimmuni con una prevalenza, nella popolazione generale, pari a circa 0,5-1%. Rappresenta il prototipo di malattia genetica multifattoriale: la comparsa delle manifestazioni cliniche, in soggetti geneticamente predisposti, avviene, infatti, per il concorso di fattori costituzionali e/o ambientali scatenanti (triggers)2. Scopo di questo articolo è una revisione della letteratura inerente ai fattori di rischio per lo sviluppo di artrite reumatoide. Fattori genetici Il contributo di fattori genetici nel determinismo dell’artrite reumatoide è supportato dall’evidenza epidemiologica di una maggiore frequenza di malattia nei familiari dei pazienti (aumento fino a circa 2 del rischio relativo) e da una maggiore concordanza per la malattia in gemelli monozigoti (12-15%) rispetto ai dizigoti (3,5%) 3. Altri dati epidemiologici a sostegno della base genetica dell’artrite reumatoide sono rappresentati dalla forte differenza di prevalenza della malattia in diverse etnie: l’artrite reumatoide è infatti molto rara (prevalenza 0,2-0,3%) nella popolazione cinese e giapponese, ha una prevalen- The environmental factors act as a trigger for the clinical expression of rheumatoid in subjects with susceptibility genes. Genetic factors account for 60% of disease susceptibility. This review focalizes the knowledges about the genetic and environmental basis of the susceptibility to this pathology arthritis. Il contributo globale dei fattori genetici allo sviluppo di AR è stato stimato intorno al 50-60%. Il ruolo più elevato è svolto dai geni del sistema di istocompatibilità (HLA) di classe II5. A) ALLELI “SE”6-7. Il locus HLA maggiormente coinvolto è HLA-DRB1: la presenza della sequenza aminoacidica Shared Epitope (SE) in posizione 70-74 della terza regione ipervariabile (HVR3) della catena beta1 di HLA-DRB1 è associata ad elevata suscettibilità di sviluppo di artrite reumatoide. Alleli HLADRB1 con sequenza SE sono: DRB1*0101, DRB1*0102, DRB1*0401, DRB1*0404, DRB1*0405, DRB1*0408, DRB1*1001, DRB1*1402. L’omozigosi per alleli SE aumenta ulteriormente il rischio relativo di sviluppo di AR. Gli alleli SE sono associati pressocché esclusivamente alla variante di AR sieropositiva per anticorpi anti-peptide ciclico citrullinato (anti-CCP). La correlazione positiva tra alleli SE e fattore reumatoide è secondaria all’associazione con anticorpi anti-CCP. I meccanismi patogenetici alla base dell’attività predisponente degli alleli SE non sono noti: le ipotesi più sostenute sono l’induzione di autoimmunità attraverso meccanismi di mimetismo molecolare e/o la presentazione antigenica a cloni linfocitari T “artritogeni”. Un meccanismo alternativo potrebbe essere l’inibizione dell’attività dei linfociti T ad attività regolatoria (Treg). UOC Medicina ; UOS Immunologia Clinica, Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata, Roma. Pervenuto il 16 agosto 2010. 6 Recenti Progressi in Medicina, 02 (4), aprile 20 I geni SE sembrano inoltre esaltare la risposta immunitaria verso proteine citrullinate con conseguente aumento di produzione di anticorpi antiCCP. Il rischio relativo di sviluppo di AR anti-CCP positiva determinato dalla positività per alleli HLA-DR SE aumenta fino a 3,5-4. La presenza di alleli SE, oltre che a elevati titoli di anticorpi antiCCP, è risultata associata anche ad elevata attività di malattia, maggiore rischio di sviluppo di sinovite erosiva, maggiore frequenza di manifestazioni sistemiche. B) ALLELI “DEERA”8-9: La presenza, in posizione 70-74 della catena 1 di HLA-DRB1, della sequenza aminoacidica DEERA svolge, all’opposto, un’azione protettiva nei confronti dello sviluppo di artrite reumatoide. Gli alleli HLA-DRB1 con sequenza DEERA sono: DRB1*0103, DRB1*0402, DRB1*1102, DRB1*1103, DRB1*1301, DRB1*1302. La positività per DEERA sembra svolgere un ruolo protettivo verso lo sviluppo di entrambe le forme (sieronegativa e sieropositiva per anti CCP) di artrite reumatoide (OR stimato 0,30-0,50). Il ruolo protettivo degli alleli DEERA si mantiene anche in caso di presenza contemporanea di alleli SE. L’omozigosi per alleli DEERA ha un ulteriore effetto additivo sul grado di protezione. Il potenziale meccanismo alla base dell’azione protettiva degli alleli DEERA potrebbe essere l’induzione di tolleranza mediata dall’attivazione di cellule T regolatorie (Treg) o da selezione negativa dei cloni autoreattivi a livello timico. La presenza di DEERA sembra inoltre avere un ruolo prognostico favorevole essendo stata associata ad una minore attività di malattia in pazienti con artrite reumatoide in fase “early”. Il ruolo protettivo di DEERA sembra svolgersi solo in assenza di erosioni: in pazienti con artrite reumatoide erosiva, infatti, la presenza di DEERA non è risultata associata a significativa diminuzione del rischio di malattia attiva, a sostegno dell’ipotesi dell’esistenza, in questa tipologia di pazienti, di fattori patogenetici non immunologici e HLA-indipendenti (es. alterazioni primitive dell’osteoclastogenesi). C) HLA-DR3. Un altro locus HLA significativamente associato all’artrite reumatoide è HLA-DR3. La positività per HLA-DR3 sembra svolgere un ruolo predisponente verso lo sviluppo di artrite reumatoide sieronegativa (OR 1,84)10. Alleli HLA ad azione interferente su AR sono codificati dal locus BAT (classe III), MICA/MICB (classe I) e TNFα (classe III). Studi condotti su gemelli hanno evidenziato che “solo” il 30-40 % del contributo genetico allo sviluppo di artrite reumatoide è mediato da geni HLA. Il restante ruolo è svolto da geni non HLA. Locus genici non HLA ad attività predisponente verso AR sono: a) Protein Tyrosine Phosphatase Non Receptor 22 (PTPN22)11-12: codifica per la proteina intracellulare Lymphoid Tyrosine Phosphatase (LYP) che media la trasduzione del segnale ed è un po- tente inibitore dell’attivazione T-cellulare. È l’unico locus non HLA il cui ruolo come fattore di rischio per AR è stato dimostrato con una forte evidenza sperimentale. Aumenta il rischio relativo di AR sieropositiva per fattore reumatoide ed anti-CCP del 40-70%. L’ipotesi patogenetica più accreditata è che PTPN22 inibisca la delezione clonale delle cellule T autoreattive durante la selezione timica. PTPN22 è associata anche a maggiore rischio relativo per LES, vitiligine, morbo di Graves, diabete mellito insulino-dipendente. b) 18q21 : codifica per Receptor Activator of Nuclear Factor kb (RANK), coinvolto nella differenziazione degli osteoclasti nei siti di flogosi e nell’erosione ossea associata a AR; locus genico associato anche a LES, diabete mellito insulino-dipendente e morbo di Graves13. c) 1p13: associato anche a LES. d) 1q43: associato anche a LES. e) 6q21. f) 8q13: codifica per Corticotropin Releasing Hormone (CRH). Il gene CRHA2 è risultato associato ad AR sieronegativa. Meccanismo: influenza sulla risposta dell’asse ipotalamo-ipofisi all’infiammazione. g) Slc2F2T: codifica per SCL22A4, un transporter che regola l’attivazione linfocitaria negli organi linfoidi periferici e interviene, quindi, nel determinismo della flogosi. h) Runt related transcription factor 1 (Runx1): codifica per un fattore di trascrizione che regola l’espressione di SCL22A4. i) 6q2314. j) IL1-B: sono stati individuati alleli con potenziale ruolo protettivo (–1464 C/G) o favorente (–511 A/G)15. k) Tumor Necrosis Factor, Alpha-Induced Protein 3 (TNFAIP3): la variante Rs2230926 è considerata un fattore di rischio per AR16. l) Delezione d32 di Chemokine Receptor Type 5 (CCR5d32): le chemochine e i loro recettori mediano la migrazione linfocitaria nei siti di flogosi (es. sinovia) in corso di infezioni e autoimmunità. Le CC-chemochine (RANTES, MIP1alfa, MIP1beta, MCP-1) sono espresse ad elevata concentrazione sulla membrana sinoviale di pazienti con AR; CCR5 è il principale recettore per le chemochine espresso dai T linfociti intrasinoviali in pazienti con AR. La delezione CCR5d32 è risultata associata a forte riduzione della suscettibilità allo sviluppo di AR (OR: 0,67)17 e, nei pazienti, a minore coinvolgimento extra-articolare, minore livello di PCR, minore rischio di erosioni articolari (OR: 0,4). CCR5d32 è risultata protettiva anche verso altre patologie autoimmuni quali LES, sclerosi multipla, morbo di Crohn, sindrome di Sjögren, sindrome di Behçet, sarcoidosi. L’omozigosi per CCR5d32 protegge dall’infezione da HIV. m) Interferon Regulatory Factor 5 (IRF5): è risultato significativamente associato ad artrite reumatoide sieronegativa per anticorpi anti-CCP18. F. Iebba et al.: L’artrite reumatoide come modello di malattia genetica multifattoriale: una rassegna della letteratura n) IL10R1-G330R: il sistema IL-10/IL10R1 svolge un fondamentale ruolo di regolazione dell’immunità innata e cellulo-mediata. La variante G330R è stata associata a maggiore suscettibilità a LES e AR19. o) Tumor Necrosis Factor Receptor-Associated Factor 1 – C5 (TRAF1-C5): è risultato significativamente associato ad artrite reumatoide anti- CCP positiva20. p) Signal Transducer and Activator of Transcription 4 (STAT4): codifica per un fattore di trascrizione di interferon gamma e altre citochine pro-infiammatorie e svolge un ruolo critico nel determinismo di modelli sperimentali di autoimmunità. È considerato un fattore di rischio per artrite reumatoide e LES21. Fattori ambientali I fattori ambientali che influenzano (in senso predisponente o, all’opposto, protettivo) per lo sviluppo dell’artrite reumatoide non sono stati determinati con certezza. I maggiori indiziati, sulla base dei dati della letteratura, sono: A) Fumo di sigaretta: rappresenta il fattore ambientale associato con maggiore forza statistica all’artrite reumatoide. L’aumento del rischio relativo (rispetto ai non fumatori) di sviluppo di artrite reumatoide rimane elevato fino a 20 anni dopo la sospensione del fumo. Il fumo di sigaretta è inoltre risultato associato ad una maggior potenziale evolutivo della sinovite reumatoide e alla sieropositività per fattore reumatoide ed anticorpi anti-peptide ciclico citrullinato (anti-CCP). Il meccanismo patogenetico responsabile della sinovite sembra essere l’induzione di citochine pro-infiammatorie (es. IL-1) nei siti di flogosi. Il rischio relativo di sviluppo di artrite reumatoide determinato dal fumo, in uno studio condotto su una coorte di 277.777 soggetti di sesso maschile è stato stimato intorno a 2,122. In un altro studio caso-controllo condotto su 679 casi e 847 controlli, il fumo di sigaretta è stato associato ad aumento del rischio di artrite reumatoide sieropositiva in entrambi i sessi (Odds ratio pari a 1,7 per il sesso maschile e a 1,9 nel sesso femminile). In questo studio, il fumo di sigaretta non è invece risultato significativamente associato ad aumento del rischio di artrite reumatoide sieronegativa23. L’aumento del rischio da fumo di tabacco sembra essere determinato dalle componenti non nicotiniche della sigaretta: il tabacco da masticare, infatti, a differenza del fumo di sigaretta, non è risultato associato ad aumento del rischio di artrite reumatoide (RR=1,0). A dimostrazione di una reciproca interazione tra geni ed ambiente, il fumo di sigaretta sembra aumentare il rischio relativo di AR solo in soggetti SE positivi, forse attraverso un’induzione della “citrullinizzazione” a livello alveolare24,25. B) Altri fattori ambientali inquinanti: recentemente individuato è il traffico stradale: la resi- denza nelle immediate vicinanze (<50 metri) di strade trafficate è infatti risultata associata ad un significativo aumento del rischio relativo di sviluppo di artrite reumatoide (Hazard Ratio: 1,31)26. Il potenziale ruolo favorente dello smog è stato dimostrato anche in uno studio condotto su 9000 soggetti in Taiwan che ha evidenziato una prevalenza dell’artrite reumatoide significativamente più elevata in soggetti residenti in aree urbane o suburbane, rispetto ai soggetti residenti in aree rurali (rispettivamente 0,93%, 0,78% e 0,26%, p<0,05)27. Il ruolo dell’asbesto nell’induzione di artrite reumatoide ed altre patologie autoimmuni è stato indagato da Noonan CW e colleghi, in uno studio caso-controllo su 7307 soggetti di Libby, Montana. L’esposizione professionale e ambientale all’asbesto è risultata associata a significativo aumento del rischio di sviluppo di AR (OR=3,23, CI 95%)28. Un altro inquinante ambientale e professionale associato ad artrite reumatoide è il silice. In uno studio caso-controllo condotto su 552 soggetti di sesso maschile condotto in Svezia, l’esposizione al silice è stata associato ad un Odds Ratio (OR) per artrite reumatoide pari a 2,2 in soggetti di età compresa tra i 18 e i 70 anni e pari a 2,7 in soggetti tra i 50 ed i 70 anni di età. L’attività patogenetica del silice potrebbe essere legata all’attivazione del fattore di trascrizione nucleare kB (NF-kB) con conseguente produzione di mediatori pro-infiammatori quali metallo proteinasi, TNF-α, IL-129. Gli oli industriali sono altri potenziali fattori scatenanti l’artrite reumatoide: essi si sono dimostrati capaci di indurre artrite sperimentale nei roditori. Il loro ruolo è stato valutato da Sverdrup e colleghi, in uno studio caso controllo condotto su 1419 casi e 1674 controlli: il rischio relativo complessivo di sviluppo di artrite reumatoide associato all’esposizione ad oli industriali è risultato pari a 1,3. Il rischio è risultato più elevato in pazienti sieropositivi per fattore reumatoide (RR=1,4, CI95%) o per anticorpi anti-peptide ciclico citrullinato (RR=1,6, CI 95%), mentre non è risultato correlato a positività per alleli HLA-SE30. C) Agenti infettivi: il loro ruolo è suggerito dalla osservazione epidemiologica di un progressiva riduzione dell’incidenza di AR con il miglioramento delle condizioni igieniche e la riduzione del tasso d’infezioni e, ancora, dalla dimostrazione di un aumentato rischio relativo di sviluppo di AR in individui che hanno ricevuto emotrasfusioni31. Un’altra osservazione a sostegno del ruolo degli agenti infettivi è la dimostrazione, in pazienti affetti da AR, di livelli aumentati di anticorpi antimicrobici. Questi possono agire da trigger per lo sviluppo di autoimmunità attraverso numerosi meccanismi, quali mimetismo molecolare, produzione di neoantigeni, formazione di immunocomplessi, attivazione dei linfociti T autoreattivi, attivazione delle cellule presentanti l’antigene. 8 Recenti Progressi in Medicina, 02 (4), aprile 20 Lo sviluppo di artrite reumatoide è stato, in particolare, associato a infezioni sostenute da Parvovirus B19, Virus della Rosolia, HBV, EBV, micoplasmi, Mycobacterium tubercolosis, Escherichia Coli, Proteus32. L’effettivo aumento del rischio relativo di AR sostenuto da agenti infettivi non è stato, tuttavia, determinato in maniera definitiva. D) Fattori alimentari: una dieta ricca in omega 3 sembra svolgere un ruolo protettivo nei confronti dello sviluppo di artrite reumatoide. Un analogo ruolo protettivo sembra essere svolto da un elevato introito di vitamina D e dall’assunzione di alcool33-34. All’opposto, in uno studio caso-controllo condotto da Pedersen e coll., un’elevata assunzione di caffè è risultata associata ad un’aumentata suscettibilità di AR anti-CCP positiva(OR: 2,18)35. L’effettivo ruolo svolto da questi fattori alimentari resta da dimostrare. E) Terapia estroprogestinica: l’assunzione di estroprogestinici è risultato associata ad una riduzione del rischio relativo di AR. È stato ipotizzato, un ruolo protettivo del progesterone. L’effetto protettivo degli estroprogestinici, in alcuni studi, è svanito durante il follow-up a sostegno dell’ipotesi che essi, più che prevenire lo sviluppo di AR, si limitino a ritardarne l’espressione clinica36. F) Gravidanza: lo studio degli effetti della gravidanza sul decorso e sullo sviluppo di AR ha dato esiti contrastanti. Alcuni studi suggeriscono un rischio relativo più elevato nelle nullipare e una forte diminuzione dell’incidenza di AR durante la gravidanza37,38. Fattori costituzionali A) Sesso femminile: l’artrite reumatoide colpisce con maggiore frequenza il sesso femminile. Il rapporto F/M, pari a circa 2-3/1 nell’età adulta, tende a diminuire nelle fasce d’età più avanzate39. In generale, un elevato rapporto estrogeni/testosterone sembra predisporre all’AR: in accordo a tale ipotesi, una riduzione della concentrazione di testosterone, in soggetti di sesso maschile, aumenta la suscettibilità alla malattia40. Il menarca ad un’età inferiore a 10 anni è associato ad un rischio circa doppio di sviluppare AR41. B) Obesità: Pedersen e coll, nello studio casocontrollo già citato, hanno riscontrato una forte associazione tra obesità (body mass index >30) e artrite reumatoide anti-CCP negativa (OR: 3,45). C) Fattori perinatali: • Non Inherited HLA-Antigens From the Mother (NIMA): durante la gravidanza il sistema immunitario della madre e del feto sono in stretto contatto con un continuo traffico bidirezionale, a partire dal terzo mese, di cellule, anticorpi e o antigeni. L’esposizione del sistema immunitario del feto/neonato ai NIMA può svolgere un effetto immunomodulante che persiste per tutta la vita. Il passaggio non ereditario di alleli HLA materni con sequenza DEERA durante la gravidanza sembra svolgere un ruolo protettivo nei confronti del successivo sviluppo di AR e altre patologie autoimmuni. Il meccanismo supposto alla base di tale effetto protettivo è l’induzione, attraverso il fenomeno del microchimerismo, di tolleranza B- e T- cellulare42-43. Il rischio di AR in soggetti DEERA negativi con madre DEERA positiva è risultato significativamente inferiore rispetto a soggetti DEERA negativi con padre DEERA positivo (OR 0,25, P=0,003)44. Questi risultati dimostrano un ruolo protettivo di NIMA rispetto ai “Non Inherited HLA Antigens From the Father” e suggeriscono che una madre DEERA positiva può trasferire una sorta di protezione passiva verso lo sviluppo di AR in figli DEERA negativi. All’opposto, la presenza di alleli NIMA di tipo SE è risultata associata a maggiore rischio di sviluppo di AR45. • “Teoria igienica”46-47: alcuni studi, in maniera del tutto sovrapponibile a quanto avviene per le allergie, suggeriscono un ruolo predisponente delle migliori condizioni igienico-sociali dei bambini sul successivo sviluppo di artrite reumatoide. È stato infatti dimostrato, limitatamente al sesso femminile, un ruolo protettivo della condivisione, in età infantile, della camera da letto con altri soggetti sulla successiva produzione di fattore reumatoide e, indirettamente, sul rischio di artrite reumatoide. Anche l’appartenenza ad una classe sociale non elevata sembra essere associata ad un rischio tendenzialmente minore di successiva positività per il fattore reumatoide. Il ruolo protettivo dei fattori infettivi in età neonatale è inoltre suffragato dall’esito di studi in vitro che dimostrano l’aumento del rischio di artrite in animali allevati in ambienti germ-free48. Queste osservazioni sperimentali suggeriscono che gli agenti infettivi svolgono un ruolo diverso a seconda dell’età in cui agiscono: infezioni contratte in età infantile sembrano proteggere dallo sviluppo di AR, mentre infezioni contratte in età adulta svolgono spesso un ruolo favorente, secondo alcuni prevalente sulla variante di AR sieronegativa per anti-CCP. La teoria igienica dell’artrite reumatoide non è stata dimostrata in maniera definitiva. In letteratura, inoltre, esistono dati in controtendenza: in uno studio caso-controllo, infatti, l’anamnesi positiva per infezioni entro il primo anno di vita è risultato associato ad un aumento del rischio relativo di sviluppo di AR sieronegativa49. • Altri fattori perinatali: uno studio caso-controllo condotto da Jacobsson e colleghi ha evidenziato un’associazione significativa tra elevato peso alla nascita (superiore a 4000 g) ed artrite reumatoide. L’inizio precoce dell’allattamento al seno sembra, all’opposto, svolgere un ruolo protettivo50. Un elenco dei fattori genetici, costituzionali e/o ambientali che interferiscono con lo sviluppo di artrite reumatoide, in senso protettivo o, all’opposto, favorente è riportato nella tabella 1. F. Iebba et al.: L’artrite reumatoide come modello di malattia genetica multifattoriale: una rassegna della letteratura Tabella . Potenziali fattori protettivi e predisponenti dell’artrite reumatoide. FATTORI PROTETTIVI FATTORI PREDISPONENTI a) GENETICI a) GENETICI - HLA-DRB1 “DEERA” CCR5d32 b) COSTITUZIONALI - Basso peso alla nascita Allattamento materno HLA-DRB1 NIMA “DEERA” c ) AMBIENTALI - - HLA -DRB1 “SE” HLA -DR3 PTPN22 TRAF1 -C5 STAT -4 RANK CRH IL1 -B Locus 1q43; 6q21, Slc2F2T, Runx1, 18q21, 1p13, 6q23,IRF5, TNFAIP3, IL10R1-G330R Dieta ricca in omega3 Elevato introito di vitamina D3 Elevato tasso d’infezioni in età infantile Assunzione di alcool Meccanismo patogenetico L’artrite reumatoide è un prototipo di malattia genetica multifattoriale. La presenza concomitante di più fattori genetici predisponenti (es. omozigosi per lo stesso allele SE, positività per due diversi alleli SE, positività contemporanea per SE e PTNP22) aumenta significativamente il rischio di sviluppo di AR. La positività per un allele protettivo sembra svolgere un ruolo dominante, proteggendo dallo sviluppo di AR anche soggetti con contemporanea positività di fattori genetici predisponenti. Il ruolo favorente di un identico fattore genetico sullo sviluppo di diverse malattie autoimmuni suffraga l’ipotesi che AR, LES ed altre connettiviti rappresentino in realtà la diversa espressione fenotipica di una comune entità nosologica. L’esistenza di fattori genetici predisponenti è una condizione necessaria ma non sufficiente al determinismo della malattia. Secondo il modello “a soglia”, in soggetti geneticamente predisposti, la comparsa delle manifestazioni articolari e/o sistemiche dell’AR (passaggio dalla fase pre-clinica alla fase clinica) avviene solo al superamento di un livello “soglia” di fattori predisponenti genetici, costituzionali e/o ambientali (figura 1). Il meccanismo patogenetico attraverso il quale un fattore ambientale trigger determina lo sviluppo di AR in soggetti geneticamente predisposti non è conosciuto. Il modello più sostenuto, relativamente al fumo di sigaretta ed altri inquinanti atmosferici, ipotizza che l’esposizione dei macrofagi alveolari a tali fattori ambientali determina la loro attivazione funzionale con conseguente aumento di apoptosi che, a sua b) - COSTITUZIONALI Sesso femminile Elevato peso alla nascita HLA -DRB1 NIMA “SE” Obesità Nulliparità c) AMBIENTALI - Fumo di sigaretta Elevata igiene (in età infantile) Infezioni in età adulta Smog urbano Asbesto Silice Oli minerali Elevata assunzione di caffè volta, conduce alla citrullinizzazione di proteine polmonari. Gli antigeni citrullinati, complessandosi ad antigeni HLA-DR delle cellule presentanti l’antigene (es. cellule dendritiche, macrofagi), inducono un’attivazione della risposta immunitaria che porta alla produzione di cellule T autoreattive e anticorpi anti-CCP, innescando, in definitiva, il processo infiammatorio alla base della sinovite reumatoide. La successiva produzione di proteine citrullinate anche nella sinovia amplifica e automantiene la flogosi. Un recente studio ha dimostrato che gli anticorpi anti-CCP, legandosi alla proteina citrullinata Grp78 espressa sulla superficie dei linfociti e monociti-macrofagi, induce la produzione di Tumor Necrosis Factor alfa (TNFα), citochina chiave per lo sviluppo della sinovite erosiva51. In soggetti geneticamente suscettibili, l’intervento di fattori costituzionali e/o ambientali innesca, in definitiva, il processo autoimmune con l’attivazione di cellule T artritogene e produzione di anticorpi anticitrullina e fattore reumatoide; successivamente, a distanza anche di molti anni, eventi ambientali aggiuntivi portano all’amplificazione ed all’automantenimento del processo flogistico con sviluppo della sinovite e/o delle manifestazioni extra-articolari dell’AR. L’interazione reciproca tra fattori genetici e ambientali è dimostrata, ad esempio, dall’osservazione sperimentale che il fumo di sigaretta induce lo sviluppo di AR solo in soggetti portatori di alleli “SE”. Lo studio dei fattori di rischio per artrite reumatoide ha confermato, inoltre, l’esistenza di due distinte tipologie di malattia. 80 Recenti Progressi in Medicina, 02 (4), aprile 20 FASE SINTOMATICA c Soglia fattori ambientali trigger Fattori genetici predisponenti Fattori genetici protettivi b a fattori ambientali trigger fattori ambientali trigger Fattori genetici predisponenti Fattori genetici predisponenti Fattori genetici*** protettivi Fattori genetici protettivi *** ruolo dominante dei fattori genetici protettivi FASE PRE -CLINICA Figura . Artrite reumatoide. Il modello a “soglia”. manifestazioni extra-articolari, maggiore rischio di invalidità. Secondo studi reSUBSET AR anti CCP pos AR anti CCP neg centi, la positività per antiFattori Genetici HLA-DRB “SE” HLA-DR3 corpi anticitrullina è inoltre Predisponenti PTNP22 IRF associata a maggiore rischio TRAF-C di fallimento dei DMARDS (Disease-Modifying AntirFattori Ambientali Fumo di sigaretta Infezioni in età adulta heumatic Drugs) e degli Predisponenti agenti anti TNFα52. L’artriRischio di erosioni Elevato Basso te reumatoide sieronegativa, caratterizzata da un decorso Rischio di Elevato Basso Manifestazioni Cliniche clinico in genere meno agExtra-Articolari gressivo, è prevalentemente associata a HLA-DR3 e, seRischio di disabilità Elevato Basso condo alcuni studi, ad agenRischio di fallimento Maggiore Minore ti infettivi ed all’obesità (tadei DMARDS e antiTNFα bella 2). La precisa determinazione dei diversi fattori di rischio potrebbe avere un significato predittivo, permettendo di identificare i L’artrite reumatoide sieropositiva per anti-CCP soggetti a rischio di sviluppo di AR anti-CCP posie fattore reumatoide è infatti tipicamente associata tiva o sieronegativa e la messa in atto, in tali paad alleli SE, PTNP22 e fumo di sigaretta, ha un dezienti, di precoci e adeguate strategie di prevenziocorso clinico spesso più aggressivo con potenziale ne, diagnosi e terapia. sviluppo di erosioni articolari, maggiore rischio di Tabella 2. Le due varianti dell’artrite reumatoide: caratteristiche distintive. F. Iebba et al.: L’artrite reumatoide come modello di malattia genetica multifattoriale: una rassegna della letteratura Conclusioni L’espressione fenotipica dell’artrite reumatoide è determinata dal concorso di fattori genetici, costituzionali e ambientali. I fattori genetici sono molteplici (differenza fondamentale rispetto alle malattie monogeniche), possono agire in senso predisponente o protettivo, possono essere HLA o non HLA. L’esistenza di fattori protettivi sembra avere un ruolo dominante inibendo la comparsa dei segni clinici anche in presenza contemporanea di geni favorenti. L’espressione contemporanea di più geni favorenti, secondo il modello a “soglia” aumenta ulteriormente il rischio di sviluppo di artrite reumatoide. I fattori costituzionali interferenti con lo sviluppo di artrite reumatoide non sono stati determinati in maniera definitiva: un ruolo importante sembra essere svolto da fattori perinatali quali i NIMA, le condizioni igieniche e le infezioni in epoca perinatale, lo stato di nutrizione, l’allattamento materno. Analogamente ai fattori genetici, i fattori costituzionali possono agire in senso favorente o protettivo. I fattori ambientali agiscono da “trigger” determinando il superamento della soglia per l’espressione fenotipica dell’artrite reumatoide in soggetti geneticamente e costituzionalmente predisposti. Il fattore ambientale più significativamente associato allo sviluppo di artrite reumatoide sieropositiva è il fumo di sigaretta, mentre le infezioni in età adulta sembrano essere maggiormente implicate nello sviluppo di artrite reumatoide sieronegativa. La ricerca dei fattori genetici, costituzionali e ambientali associati allo sviluppo di artrite reumatoide rappresenta un obiettivo da perseguire allo scopo di ottimizzare l’assistenza dei pazienti con artrite reumatoide e dei loro familiari in termini di diagnosi precoce, trattamento e follow-up. Bibliografia 1 Klareskog L, Catrina AI, Paget S. Rheumatoid arthritis. Lancet 2009; 373: 659-72. 2 Pignatti PF. Malattie genetiche multifattoriali. Riv Med Lab-JLM 2003; 4: 32-34. 3 MacGregor AJ, Snieder H, Rigby AS, et al. 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