IL SEME ED IL FRUTTO Il seme è un organo di dispersione che deriva dalla particolare attenzione che le tracheofite superiori riservano all’embrione dello sporofito. Una spermatofita, pianta a seme è una struttura eterosporea, essa produce sia microspore che macrospore. Corrispondenza 1-7 Il seme si proietta nel frutto. Con Il processo di crescita della pianta l'impollinazione l'ovario del fiore si ingrossa e si trasforma in frutto, mentre al suo interno gli ovuli del fiore si trasformano in semi.Possiamo quindi dire che il frutto protegge il seme destinato a dar vita ad una nuova pianticella. Il seme quindi completa il frutto. 1.Seme\ 2.Gemmula\3.Cotiledoni\ 4.Fusto\5.Foglia\6.Fiore\ 7.Frutto Il processo di crescita della pianta Nella prima fase del suo sviluppo appare un corto fusticino il quale presenta da un lato l'abbozzo della Corrispondenza 2-6 Il seme, quando viene a trovarsi nelle adatte condizioni di umidità e temperatura, esce dal suo stato di vita latente e comincia a germinare. Il seme in embrione è una giovane piantina, avvolta in una membrana protettiva (tegumento). radichetta, dall'altro una piccola gemma. Questa gemmula, è di solito costituita da un germoglio ben sviluppato, con due foglie distinte. Se ora pensiamo che il fiore altro non è se non un insieme di foglie modificate. 1.Seme\ 2.Gemmula\3.Cotiledoni\4.Fusto\5.Foglia\6.Fiore\7.Frutto Il processo di crescita Appena si stacca il tegumento che avvolge il seme, appaiono per della primi due cotiledoni bianchi. Quando la radice è sufficientemente pianta sviluppata, il fusticino cresce e spinge fuori dalla terra i due Corrispondenza 3-5 cotiledoni. È da questi ultimi che cominciano ad uscire le piccole foglie che ben presto s'ingrossano e acquistano colore. Vi sono piante che presentano un solo cotiledone e sono riconoscibili dalle loro foglie, le cui venature decorrono parallele fra loro lungo tutta la foglia: è il caso del grano e delle felci. 1.Seme\ 2.Gemmula\3.Cotiledoni\4.F usto\5.Foglia\6.Fiore\ 7.Frutto Il processo di In posizione centrale, nella pianta e nello schema del crescita settenario, c'è il fusto. Grazie ad esso acqua e sali della minerali assorbiti dalle radici vengono distribuiti a pianta tutta la pianta; le sostanze elaborate dalle foglie (la linfa) mediante la fotosintesi, vengono convogliate alle radici. Attraverso questa doppia circolazione di liquidi nei due sensi, possiamo dire che i due sistemi, quello aereo e quello radicale, s'incontrano proprio nel fusto. 1.Seme\ 2.Gemmula\3.Cotiledoni\4.Fusto\5.Foglia\6.Fiore\7.Frutto SVILUPPO EMBRIONALE L'embrione deriva da divisioni mitotiche dello zigote: in genere la prima divisione é trasversale e porta alla formazione di due cellule diverse tra di loro: quella più grande, rivolta verso il micropilo, darà origine al sospensore che ha la funzione di assorbire sostanze di riserva dall'endosperma e traferirle all'embrione, mentre quella più piccola, rivolta verso l'interno, darà origine all'embrione. . I cotiledoni spesso funzionano da serbatoi di materiale di riserva per il processo germinativo; quando invece le riserve restano localizzate in un endosperma o perisperma, sono questi tessuti che fungono da serbatoio nel corso della germinazione Alla superficie del seme si osserva sempre una cicatrice di varia forma che sta ad indicare il punto di attacco del seme al suo peduncolo e che prende il nome di ILO. Disseminazione La disseminazione al pari dell’impollinazione, è un passo importante nella riproduzione in cui l’ambiente gioca un ruolo essenziale nel condizionare l’efficienza di questi due processi. Da questi dipende la diffusione e la possibilità che una specie ha di diffondersi in aree sempre più vaste. Ogni seme ha la potenzialità di generare un individuo adulto purché si trovi in un ambiente favorevole. Disseminazione Il Seme La dimensione dei semi e dei frutti è un indice del materiale e dell’investimento energetico della pianta madre che compie nella fase riproduttiva. Grandi semi richiedono un investimento maggiore di energia con un periodo maggiore anche per la maturazione e per questo più soggetti all’attività dei predatori, consumatori e parassiti. Semi di grandi dimensioni hanno maggiore possibilità di sopravvivere in habitat estremi come quelli aridi o umidi a patto che possiedano maggiori riserve. Disseminazione Composizione dei semi Il seme è una struttura formata da un involucro di origine materna, il tegumento, che racchiude l’embrione, derivato dalla fecondazione con l’endosperma. Il tegumento ha due funzioni: quella protettiva nei confronti dell’embrione e quella regolativa della germinazione del seme. I tegumenti inoltre agiscono: Durante la dispersione, controllando l’orientamento del seme. Quando il seme “atterra” mettendolo in posizione per la germinazione. Durante le prime fasi della germinazione, regolando l’assorbimento e le riserve di acqua. Tipi di semi Il seme racchiude i tessuti della pianta allo stadio embrionale e alcune strutture nutritive e protettive a essi necessarie. I cotiledoni sono minute foglie attraverso cui il germoglio assorbe le sostanze nutritive dal tessuto di riserva del seme, che nelle gimnosperme prende il nome di megagametofito, nelle monocotiledoni di endosperma. Nelle specie dicotiledoni, i cotiledoni stessi funzionano da riserva alimentare. Disseminazione Composizione dei semi La composizione dei semi varia enormemente da specie a specie, tuttavia si ha sempre un immagazzinamento di riserve nell’embrione o nell’endosperma. Queste riserve, a contenuto altamente energetico, sono costituite da : carboidrati (amidi e zuccheri), lipidi oppure proteine. La quantità di energia immagazzinata nei semi dipende dal tipo di riserve, ovviamente i lipidi, a parità di peso, contengono una maggiore energia rispetto ai polisaccaridi. Disseminazione Predazione I semi sono consumati, sia maturi che in fase di sviluppo, da molti tipi di animali, specialmente insetti, uccelli e mammiferi. I predatori sono capaci di distruggere interi raccolti ed esiste un certo rapporto tra predatore e dimensioni del seme. Infatti sia l’aumento che la diminuzione delle dimensioni dei semi, rispetto alla media della specie, sono un metodo per sfuggire alla predazione. Semi troppo grandi possono essere difficili da ingerire (per gli uccelli) o da trasportare (per gli insetti). Semi troppo piccoli sono scartati da molti animali perché poco renumerativi. Questa selezione dei semi non vale per tutte le specie di animali. Tipi di disseminazione Le gimnosperme e angiosperme disperdono i semi con vari meccanismi. L’abilità e la distanza con cui si ha la dispersione dei semi dalla pianta madre aumentano la possibilità che almeno qualche seme trovi un ambiente favorevole per la successiva germinazione. L’elemento che viene disperso può essere il frutto stesso nel caso di frutti indeiscenti o il seme nel caso il frutto sia deiscente, cioè a maturità si apra e liberi i semi. Disseminazione non specializzata Non tutte le piante hanno meccanismi speciali per la dispersione dei semi e in questo caso vengono allontanati solo se c’è vento e se hanno un basso peso. Le querce hanno questo tipo di disseminazione, i semi cadono per gravità e non si allontanano di molto dalla pianta madre. Se la pianta madre invece di crescere in pianura cresce in pendio i semi si allontaneranno perché rotolano e ci sarà un distribuzione preferenziale. I semi ammassati sotto la pianta madre sono utilizzati dai predatori e sono anche più soggetti all’attacco di funghi, per questo motivo quelli dispersi hanno più possibilità di sopravvivere. Disseminazione idrofila Indipendentemente dalle piante acquatiche, in cui questo mezzo di disseminazione è abituale, l’idrofilia è un mezzo di dispersione per quelle specie che non hanno particolari meccanismi che ne facilitano la dispersione. Piogge violente hanno la capacità di distaccare i frutti maturi e di disperdere i semi. La distanza può essere di pochi metri, in caso di pioggia, qualche chilometro se si tratta di alluvioni o di molti chilometri se trasportati dalla corrente di fiumi, laghi o mari. Disseminazione all’esterno di animali - epizoocoria Questo tipo di dispersione si realizza con due tipi di adattamenti quali la formazione di spine, setole o uncini nel seme o nel frutto. Questi favoriscono l’attacco al pelame di alcuni animali, in questo modo si possono trasportare anche semi di dimensioni superiori al centimetro. In altri casi sono presenti delle sostanze adesive che facilitano l’attacco al corpo o al becco di alcuni uccelli, come nel caso del vischio e della pania. Disseminazione mediante animali raccoglitori Gli animali sono importanti agenti dispergenti perché sono consumatori e raccogliendo i semi per la loro dieta favoriscono l’allontanamento dalla pianta madre. Gli uccelli, come anche alcuni piccoli mammiferi e insetti come le formiche, raccolgono, raccolgono semi e frutta, tuttavia essendo predatori i semi dispersi sono quelli sfuggiti durante il trasporto o vengono dimenticati, come nel caso degli scoiattoli. I semi vengono raccolti dagli animali per il loro contenuto di nutrienti o per la presenza al loro esterno di appendici: caruncole o elaiosomi, a contenuto oleoso o amilifero in cui sono localizzate sostanze gradite agli animali (generalmente insetti). Disseminazione dopo ingestione - endozoocoria I semi dispersi in questa maniera sono tutti quelli che vengono mangiati perché circondati da una polpa edule che rappresenta la ricompensa alla dispersione. I frutti consumati dagli animali sono attraenti perché oltre ad avere un elevato valore nutritivo sono colorati emanano aromi e profumano. Nella maggior parte dei casi i semi rimangono per un breve periodo nella parte superiore dell’apparato digerente poiché vengono rigurgitati dopo che è stata estratta la polpa. Solo in pochi casi il seme attraversa tutto l’apparato digerente, ciò favorisce la germinazione a causa dell’azione di particolari enzimi o che digeriscono il tegumento posto a protezione o rimuovono i meccanismi che inibiscono la germinazione (alcuni uccelli notturni come civette e barbagianni). Disseminazione dopo ingestione - endozoocoria I semi durante l’ingestione possono essere masticati o completamente digeriti, per evitare ciò ci sono dei meccanismi di protezione sia chimici che fisici. Si ha la presenza di grossi strati di scleridi nel tegumento e di composti cartacei. Questi composti provocano contrazioni nell’apparato digerente e si può avere l’espulsione o con il vomito o con le feci. Le distanze percorse dal seme sono le più elevate rispetto agli altri meccanismi di dispersione, basti pensare agli uccelli. Dormienza e Germinazione Alcuni semi di angiosperme possono germinare subito dopo che sono state liberate dalla pianta madre, non appena trovano le condizioni favorevoli. Altri invece hanno dei meccanismi che ritardano la germinazione per alcuni mesi o, in casi eccezionali, per alcuni anni. Il periodo in cui il seme rimane net terreno in stato di quiescienza viene detto dormienza. Si ha la dormienza innata quando il seme è ancora sulla madre o in dispersione. Un seme rimane in fase di dormienza poiché i parametri ambientali quali acqua, luce, ossigeno temperatura sono sfavorevoli. Nelle gimnosperme i semi fungono da diaspore. Nelle angiosperme ciò avviene solo se i carpelli si aprono. I semi di queste piante possono DIASPORA: ogni unità funzionale fisiologicamente in grado di essere disseminata. Nei frutti INDEIESCENTI presentare diversi dispositivi per la le diaspore sono i frutti stessi propria diffusione: oppure parti di questi. In casi Ali o peli per la disseminazione particolari diventano diaspore attraverso il vento; anche le infruttescenze (fichi) Corpi oleosi o tessuti carnosi per o perfino intere piante che si la disseminazione attraverso le irrigidiscono per formiche. disseccamento e, dopo avere Questo accade nei frutti assunto una forma globosa DEISCENTI vengono trascinate dal vento INDEISCENTI DEISCENTI A maturità non liberano il seme ed i semi vengono diffusi ancora protetti dal pericarpo. A maturità liberano il seme aprendosi spontaneamente, con differenti modalità,per liberare i semi. Nell’ autodiffusione dei frutti partecipano determinati MECCANISMI DI MOVIMENTO Con il procedere della maturazione si forma un tessuto di separazione . Successivamente i carpelli si lacerano nel punto di inserzione del peduncolo, ruotano verso l’alto come una molla e lanciano i semi alla Il genere Impatiens, ad esempio dispone di meccanismi distanza di alcuni metri. di “lancio”, messi in atto da fenomeni di turgore. Le cellule del mesocarpo formano un tessuto che diventa turgido. Esse hanno un potenziale idrico molto negativo (-20bar). L’assorbimento osmotico d’acqua, condizionato da questo provoca un aumento di volume. Le cellule fibrose dell’endocarpo formano un tessuto di resistenza che contrasta l’ aumento di volume. Impatiens wallerana MECCANISMI DI MOVIMENTO Il cocomero asinino (Ecballium elaterium), invece, possiede un meccanismo “esplosivo”. In questo caso il tessuto di turgore corrisponde all’endocarpo. Alla maturità del frutto l’esocarpo forma un tessuto di resistenza teso ed elastico. Ecballium elaterium Il tessuto di separazione si forma nel peduncolo fruttifero che, a causa della pressione interna che aumenta nel frutto, viene scagliato via come un tappo di spumante. La parete del frutto si contrae ed accelera l’espulsione violenta del contenuto del frutto con i semi. Il frutto vuoto balza via nella direzione opposta a causa del contraccolpo. MECCANISMI DI MOVIMENTO I frutti DEISCENTI vengono aperti molte volte da movimenti Igroscopici. Coronilla emerus L . La famiglia delle Fabaceae Le fibrille di cellulosa delle pareti, per imbibizione o per disseccamento, possono modificare abbastanza facilmente le reciproche distanze, ma non la propria lunghezza. Le pareti cellulari a causa dell’assunzione dell’acqua o al contrario per disseccamento, possono variare la propria distensione solo perpendicolarmente alla propria lunghezza. Se la parete di un frutto è costituita da strati di cellule con diverso andamento, per imbibizione o al contrario per disseccamento si realizzano tensioni che possono provocarne l’improvvisa lacerazione e l’espulsione dei semi. IL FRUTTO Dopo la fecondazione e iniziata la trasformazione degli ovuli in semi l’ovario si modifica profondamente e diventa un frutto. Classificazione dei frutti: 1) “classica” il frutto deriva dalla trasformazione dell’ovario che assume caratteristiche particolari e viene indicato con il nome di pericarpo 2) secondo Winkler il frutto non corrisponde necessariamente ad un ovario che si è trasformato dopo la fecondazione, ma all’intero gineceo IL FRUTTO Da un punto di vista strettamente botanico, si definisce frutto la struttura che deriva dall'accrescimento e dalla trasformazione dell'ovario (nel caso dei cosiddetti frutti veri) ed eventualmente di altre parti del fiore, come il ricettacolo (nei frutti falsi): in tal senso, il frutto è tipico delle sole angiosperme, cioè delle piante con fiori. Il frutto viene normalmente prodotto solo dopo la fecondazione dell'ovulo. In entrambi i casi, la maturazione dell'ovario provoca l'avvizzimento degli stimmi e delle antere e l'accrescimento dell'ovario . Dopo la fecondazione, i carpelli dell'ovario, suddivisi in tre strati, si sviluppano nell' epicarpo, esterno e formato da un singolo strato di epidermide; nel mesocarpo, centrale; e nell'endocarpo, interno e di spessore variabile a seconda della specie. Nei frutti carnosi come le pesche e l'uva la polpa del frutto è in genere costituita dal mesocarpo. Il frutto può distinguersi in tre parti in funzione del tessuto di origine: Il pericarpo (detto anche esocarpo) che deriva dall'epidermide dell'ovario; Il mesocarpo che deriva dal parenchima della parete dell'ovario; L'endocarpo che deriva dall'epidermide interna NEL LINGUAGGIO COMUNE ED IN CUCINA, NORMALMENTE, PER FRUTTI SI INTENDONO: •le drupe: pesche, albicocche, ciliegie, susine; •gli agrumi; •alcune bacche, come gli acini d'uva, i cocomeri ed i pomodori; •i pomi: mele, pere; in realtà questi ultimi si definiscono botanicamente dei falsi frutti in quanto non derivano esclusivamente dallo sviluppo dell'ovario. Le piante partenocarpiche possono fruttificare senza l'impollinazione generando frutti apireni, ovvero senza semi (es. banane, arance). Negli altri casi, se il fiore non viene impollinato, si stacca dalla pianta nella zona di abscissione. La crescita dell'ovario è stimolata dall'auxina che blocca il processo di abscissione del fiore La distinzione classica ha ancora grande valore per l’identificazione delle piante,ma ha perso importanza dal punto di vista filogenetico.Nella classificazione di Winkler il frutto non corrisponde ad un ovario che si trasforma dopo la fecondazione, ma all’intero gineceo. I frutti aggregati sono quindi considerati un unico frutto dal momento che derivano dal gineceo di un solo fiore. Altro carattere che assume importanza è la posizione dell’ovario (supera o infera) da cui il frutto è derivato. Gli ovari superi danno origine a frutti liberi, i ginecei inferi originano frutti a coppa. Frutti semplici: formati esclusivamente dall'ovario del singolo fiore (monocarpellare o pluricarpellare sincarpico). In funzione della consistenza del pericarposi distinguono in: Frutti secchi. In questa tipologia a maturità tutti gli strati hanno scarsi parenchimi e un contenuto di acqua piuttosto basso; il pericarpo può quindi essere duro, papiraceo o legnoso. A seconda della modalità di liberazione dei semi si distinguono in Frutti secchi deiscenti e Frutti secchi indeiscenti. Frutti secchi deiscenti: a maturità liberano i semi aprendosi spontaneamente, presentano delle zone di deiscenza sprovviste di fibra, con cellule sottili cellulosiche; tra questi frutti abbiamo: •follicolo: deriva da un ovario monocarpellare, plurispermio, deisce lungo la linea di sutura del carpello (es: elleboro, anice stellato) o sulla linea dorsale (magnolia). •legume o baccello: deriva da ovario monocarpellare plurispermio, deisce in 2 valve su 2 linee opposte (sutura e dorso) È tipico della famiglia delle Leguminose (fagiolo, pisello, ginestra. Talvolta è indeiscente con setti carnosi tra semi (tamarindo, cassia. •lomento: deriva da ovario monocarpellare plurispermio, è suddiviso in una serie di logge monosperme, chiuse che possono essere anche piene di polpa a circondare il seme, si apre trasversalmente oppure diventa indeiscente. Da alcuni viene considerato una modificazione del legume. •capsula: deriva da un ovario pluricarpellare sincarpico polispermo presenta vari tipi di deiscenza •siliqua e siliquetta: derivano da un ovario bicarpellare sincarpico pluri-mono-spermio. Deisce in 2 valve lungo la linea di sutura delle foglie carpellari, a maturità le silique si fendono ma non si separano completamente. Le due valve sono separate da setto persistente membranoso detto replo su cui sono inseriti i semi. Il frutto si chiama siliquetta quando è isodiametrica. Caratterizzano le Crucifere; Frutti secchi indeiscenti: presentano una parete completamente sclerificata, a maturità non liberano i semi che vengono dispersi ancora protetti dal pericarpo. Esempi: •achenio: frutto monosperma mono-pluri-carpellare, con pericarpo membranoso, pergamenaceo o cuoioso, aderente ma non saldato all'episperma (tipico delle famiglie delle Fagacee, Betulaceae, Compositae); •samara: achenio con pericarpo membranoso con espansione alare laterale (frassino) o periferica (olmo); se il frutto è formato da due samare aderenti si chiama disamara (acero); •cariosside: frutto monospermio, bi-tri-carpellare, con pericarpo saldato episperma, tipico delle Graminacee; •noce: frutto monospermo pericarpo legnoso, mono-pluricarpellare (nocciolo), se ha dimensioni ridotte si chiama nucula (fragola). FRUTTI SECCHI DEISCENTI a) capsula: formata da due o più parti che si aprono con modalità diverse (fessura longitudinale, fori, distacco di un coperchio …) b) follicolo: capsula con un unico carpello che si apre lungo la sutura ventrale c) legume: assomiglia al follicolo ed è formato da due parti combacianti che si aprono secondo le suture ventrali e dorsali a) capsula b) follicolo c) legume d) achenio: ha un pericarpo omogeneo che racchiude una cavità in cui si trova un unico seme. FRUTTI SECCHI INDEISCENTI cariosside: ha il si pericarpo intimamente saldato al seme, e) samara (in f)cui il pericarpo modo da costituire un tutto unico espande a formare in un'ala membranosa; la samara può(come nel frumento). il frutto contenuto in una cupola di brattee lignificate essere Quando semplice, come ènel nellecome querce) esso si chiama g) ghianda, ma può essere frassino, o(come doppia, negli circondato da un involucro foglioso, come nel nocciolo o da un guscio, aceri) per favorire la disseminazione. d) achenio e) samara come nel castagno f) cariosside g) ghianda FRUTTI SECCHI A maturità sono consistenti e hanno un contenuto di acqua piuttosto basso, INDEISCENTI il pericarpo che diviene duro, papiraceo o DEISCENTI legnoso. A maturità non liberano il seme ed i semi vengono diffusi ancora protetti dal pericarpo. A maturità liberano il seme aprendosi spontaneamente, con differenti modalità,per liberare i semi. FRUTTI SECCHI DEISCENTI derivano da un ovario monocarpellare. Sono plurispermi (molti semi). Frutti carnosi: frutti con parenchima ricco di acqua si distinguono in: •BACCA: frutto plurisperma carnoso, deriva da ovario pluricarpellare, presenta diverse varianti (vite, pomodoro, banano, sambuco, belladonna) •INDEISCENTI: possiede una polpa molto spessa (carnosa) e che non è in grado di aprirsi spontaneamente (indeiscente). Il seme è contenuto in un nocciolo legnoso. Un esempio di frutto carnoso indeiscente è dato dalla drupa. Hanno una buccia detta epicarpo, una polpa succosa chiamata anche mesocarpo e l'osso, ossià un endocarpo CORIACEO. •DRUPA: frutto con epicarpo sottile, mesocarpo carnoso, endocarpo legnoso, alcune drupe sono monospermie monocarpellari (drupaceae come pesco, susino, albicocco), pluricarpellari (olivo, noce), plusrispermie pluricarpellari (caffè, pepe) a mesocarpo coriaceo (noce, mandorlo) o fibroso (cocco); •ESPERIDIO frutto delle Rutaceae ovvero gli agrumi, presenta epicarpo con tasche schizolisegene, mesocarpo bianco e spugnoso, endocarpo tappezzato di peli a maturità carnosi. •PEPONIDE: frutto tipico delle cucurbitaceae (zucchina, zucca, cetriolo); •BALAUSTIO: frutto tipico delle Punicaceae (melograno); •CABOSSO: frutto del cacao; FRUTTI CARNOSI tranne rare eccezioni i frutti carnosi sono tutti indeiscenti h) drupa: ha un epicarpo membranoso (buccia) ed endocarpo legnoso (nocciolo) entro cui è contenuto il seme (come nel pesco, susino, albicocco, noce…) i) bacca: ha un epicarpo membranoso, mesocarpo ed endocarpo carnosi e indistinti, con numerosi semi (come nella vite o nel ribes) l) sincarpo: è indicato in questo modo l'insieme di più frutti semplici, cresciuti insieme a simulare un frutto unico (come per la mora o il lampone, sincarpo carnosi dati dall'unione di più drupe) . h) drupa i) bacca l) sincarpo Frutti composti: i frutti composti derivano dalla fecondazione di fiori compositi o infiorescenze, ovvero dalla funzione di diversi ovari: •FRUTTI AGGREGATI: derivano dall'evoluzione di più pistilli posti sullo stesso ricettacolo (ovari pluricarpellari apocarpici): mora del rovo, lampone e camemoro, ogni pistillo forma una drupa, acheni del platano o follicoli di magnolia; fragola è anche un falso frutto, (il vero frutto è composto dalle nucule, la parte carnosa deriva dall'ingrossamento del ricettacolo fiorale); •FRUTTI MULTIPLI O INFRUTTESCENZA: derivano da evoluzioni di infiorescenze: sorosio: mora del gelso, da corta spiga una pseudodrupa, oppure l'ananas con asse brattee e frutti carnosi. siconio: falso frutto derivante dal concettacolo dell'infiorescenza che dà la massa carnosa, i veri frutti sono acheni (fico). Falsi frutti: i falsi frutti derivano dalla trasformazione del pistillo insieme ad altri organi(principalmente il ricettacolo) pomo frutto dello Pomaceaeovario infero pentacarpellare saldato con ricettacolo ipertrofizzato, endocarpo coriaceo, calice persistente. cinorrodo frutto della rosa da coppa spessa e profonda colorata di rosso, dal concettacolo fiorale strobilo, arillo, galbulo da Gimnosperme per ingrossamento di involucri seminali. FALSI FRUTTI quando alla formazione del frutto concorrono anche altre parti del fiore m) siconio (frutto del fico): deriva dall'omonima infiorescenza in cui tutte le parti dei singoli fiori sono diventate carnose insieme al grosso ricettacolo che le racchiude. I veri frutti sono i minuti acheni che abbondano nella polpa zuccherina n) sorosio (frutto del gelso): è un sincarpo composto da piccoli acheni racchiusi nei calici dei singoli fiori, diventati carnosi e simili a piccole drupe o) pomo (frutto del melo, pero, melo cotogno…): è un sincarpo composto a 5 carpelli cartilaginei in una massa carnosa formata dal ricettacolo e da parte del calice, ingrossati e fusi assieme p) cono (o strobilo) nelle conifere: queste piante, quasi tutte monoiche, producono infiorescenze femminili di forma conica nelle quali gli ovuli, che diventeranno semi, non sono racchiusi nell'ovario ma inseriti direttamente all'ascella di squame carpellari, lignificate e disposte a stretta spirale sull'asse dello strobilo m) siconio n) sorosio o) pomo p) cono