Relazione preliminare dr. Pino De Sario, coord. settore comunicazione della Sipl Università di Pisa, specialista in facilitazione Le negatività nei Comandi In questi ultimi cinque anni abbiamo incontrato decine di comandanti, ispettori e agenti e qualche idea ce la siamo fatta in merito alle criticità ricorrenti nei gruppi. Conflitti, malessere, errori nei gruppi Problemi, conflitti, malessere ed errori sono i quattro versanti della cosiddetta negatività. Il termine negatività è dettato dalla personale tendenza divulgatrice di chi scrive1. La negatività è infatti da considerare come una manifestazione non occasionale (bensì frequente), non attribuibile a un soggetto solo (bensì di tutti), non localizzabile (bensì diffusa). La negatività è un problema crescente nei luoghi di lavoro in Italia, in Europa, negli Usa, da dove vengono le prime ricerche. Secondo molti studi la negatività sul posto di lavoro è il risultato di una perdita di fiducia e di un eccessivo controllo e sapere su cosa le persone diventano negative è il primo passo per risolvere il problema. Forse l’ente ha preso una decisione poco favorevole per il personale, forse il capo ha tenuto una riunione che è stata percepita più come minaccia che come proposta evitando le domande legittime, forse i membri del gruppo si sentono insicuri perché il lavoro cala, cresce l’incertezza e girano voci 1 Come psicologo e docente universitario conosco bene le diverse terminologie che circolano nei convegni di studio, da stress a disturbo post-traumatico, da rischio psicosociale a devianza, da sindrome antisociale a dipendenza dal lavoro fino a burnout. mobbing, bullismo, condotte controproduttive, comportamento disfunzionale. 1 di un imminente licenziamento. Oppure, gli uffici e i dipendenti hanno la sensazione di dare all’organizzazione di più di quello che ricevono in cambio. Talvolta sentono che un collega è stato contrastato dalla direzione, che gli ha negato una meritata promozione. I motivi di disturbo stanno nell’organizzazione, ma anche nelle persone, entrambi sono set di provenienza di negatività. Noi persone infatti, non siamo quasi mai quelle che sembriamo, tiriamo avanti tra segreti e bugie e nascondiamo anche a noi stessi la nostra parte oscura, involuta e vulnerabile, impastata di debolezze e fragilità. Possiamo dire chi più chi meno certamente, ma la negatività nei Comandi è diffusa, sotto sembianze molto differenti, è frequentissima e in crescita nell’epoca attuale, è alimentata dai contesti e dagli attori in gioco, dalle norme e dalle emozioni, dai fatti e dalle pressioni culturali. Questo è un approccio detto ecologico (integrato e sistemico), perché: a. ricompone l’unità dei fenomeni nelle sue componenti personologiche e anche ambientali; b. connette e considera come contigue le condotte negative a quelle positive, come elementi compresenti e interdipendenti. Così la negatività può fare il paio con la positività (responsabilità, impegno, altruismo, competenza), il punto chiave resta tuttavia quello di fronteggiare la porzione negativa con maggiori saperi e migliori strumenti. Dal nostro ascolto di questi anni sono emerse diverse negatività tipiche dei Comandi. Negatività organizzative: - Agenti reticenti che accettano negativamente le disposizioni impartite. - Rigidità nell’organizzazione dei turni. - Turnazioni non condivise da alcuni per apparenti problemi personali. - Discussioni e contrasti per la scelta delle ferie. - Malessere legato al mancato riconoscimento sul piano economico. - Mancanza di personale e pressione dell’Amministrazione. - Non rispetto del servizio attraverso furberie e bugie. Negatività comunicative: - Conflitti tra agenti di servizi diversi, logica dell’orticello. - Colleghi che non si parlano più da tempo. - Conflitti coi responsabili degli altri uffici, in particolare quello tecnico. - Interferenza degli amministratori sul servizio degli agenti, episodi anche di intimidazione. 2 - Il sindaco scavalca il Comandante dicendo agli agenti che per qualsiasi problema dovevano chiamare lui. Negatività emotive: - Malumore nella coppia a lavorare in pattuglia per comportamenti diversi nei confronti dei cittadini. - Difficoltà di un nuovo agente a inserirsi nel gruppo, tramite comportamento rigido e aggressivo. - Emotività, irritazioni, disgusto manifestati nello spogliatoio tra agenti con episodi di rabbia accesa. - Disagi di agenti che attraversano crisi nella loro sfera privata (vedi conflitti in famiglia, separazioni). Negatività di motivazione: - Remore ad accettare innovazioni nel lavoro. - Tendenza ad uniformarsi, ad appiattirsi nel gruppo. - Continue comparazioni con altre forze di polizia. - Affossare il cambiamento e minimizzare le trasformazioni da parte degli agenti. Una lista che non vuole essere per nulla esaustiva e definitoria, ma che ben rappresenta la complessità delle situazioni in campo. Le inclinazioni negative nei Comandi Ora segue una galleria in cui illustriamo una serie di negatività, che in questi cinque anni di formazione in PM, abbiamo avuto modo di annotare. Negatività funzionali (di area biologica) 1. Attacco-fuga, basta una dose di stanchezza, una contrarietà imprevista, una pressione in un servizio, ecco che scattano i circuiti denominati di “attacco-fuga”, in cui il cervello induce a pensieri ed emozioni polarizzate, tipo “bianco o nero”, “tutto o nulla”. Chimicamente nel corpo si registra la diminuzione di serotonina 2, l’innalzamento di cortisolo3 e adrenalina, fattori simultanei che 2 E’ la chimica del corpo (neuromodulatore), che se presente, tende a facilitare i rapporti interpersonali, la comprensione sé-altro, l’intesa sociale. 3 Il cortisolo è l’ormone tipico abbinato allo stato di stress. 3 provocano sensazioni diffuse di iperirritabilità, ipereccitabilità e ipersensibilità. Il pensiero complesso e razionale è fuori uso, disregolato, disattivato da circuiti interni e da una sorta di arrembaggio, che spinge a contrastare tutto. 2. Inclinazione alla negatività, sono più potenti e attrattivi i fattori negativi rispetto a quelli positivi, inoltre, spesso sono quantitativamente più rilevanti. Per esempio, tra le emozioni primarie, quattro sono negative (rabbia, tristezza, disgusto e paura) e una sola positiva (gioia). Siamo inclini anche alla positività, ma possiamo affermare che la negatività nei Comandi ha una grossa presa, proprio per via del contesto di frontiera e del lavoro stesso che si espleta. Ecco perché agenti e ispettori, ma anche i comandanti, tendono a irritarsi per le mancanze organizzative (negative) e dare per scontato le qualità e capacità presenti (positive). 3. Tre livelli viscerali, teoria delle emozioni che prevede tre forme di automatismo emotivo, legato sia al passato filogenetico4, che alla fisiologia del corpo. Un primo livello riguarda l’equilibrio nervoso che scaturisce da un buon contatto sociale, se sufficientemente rispettoso dell’altro; il secondo livello è quello di mobilizzazione qui sopra illustrato di attacco-fuga; il terzo è il calo passivo, congelamento (freezing), l’immobilizzazione che produce rassegnazione e chiusura. 4. Scorciatoie mentali, quando accade di giudicare e prendere decisioni a braccio, secondo intuito, credendo di avere operato un calcolo e invece siamo preda delle “scorciatoie mentali” (o “euristica”), ovvero, strategie di pensiero semplificato, veloce ed economico che ci fa risparmiare calcoli complessi; vengono anche denominati giudizi di pancia, con l’insorgenza di trappole, tra cui distorsioni, malintesi, minimizzazioni, massimizzazioni. 5. Zombite, in molti spazi di una giornata ecco fare la sua comparsa il “pilota automatico” (routine, schemi, credenze, ecc.) che ha il sopravvento sul nostro controllo cosciente e presente. La “zombite momentanea” è una sindrome per cui ci si scopre come comandati da una macchina interna nascosta e prevalentemente irrazionale, che ci guida in uno stato di ridotta coscienza, in cui non ci accorgiamo di cose 4 La filogenesi studia i funzionamenti trasmessi per via genetica nel corso dell’evoluzione. 4 e persone, abbiamo come una nebbia che ottunde nozioni e informazioni. Negatività disposizionali (di area psicologica) 6. Schemi mentali, sistemi di pensiero immagazzinati dalla persona, che agiscono implicitamente con lo scopo di catalogare, semplificare, orientarsi. Alcuni tipi di schemi: categorizzazione sociale, creare distinzioni e steccati tra membri di gruppi differenti; credenze, conoscenza certa e assodata; dissonanza cognitiva, una data idea che produce tensione che spinge a cambiare idea; pensiero di gruppo, la graniticità del pensiero omologato; pregiudizio, atteggiamento sfavorevole verso persone e gruppi che tende ad essere altamente stereotipato; routine, sequenza di azioni di facile attivazione; stereotipi, credenze fisse su comportamenti caratteristici di persone e gruppi. 7. Meccanismi di difesa, reazioni collaudate e fisiologiche alle possibili insidie provenienti, utilizzate per mantenere una base personale stabile. Le difese vengono azionate per schermarsi da situazioni che evocano tensioni e ansie, le cui fonti non potrebbero essere controllate. Nel lavoro tuttavia le difese si trasformano quasi inevitabilmente in resistenze difensive a stimoli e cambiamenti, le principali sono: la rimozione, cancellare vissuti che suscitano angoscia; la regressione, ritornare a forme collaudate di sicurezza; la proiezione, attribuire ad altri atteggiamenti propri; l’identificazione, agire cioè come si pensa che l’altro agirebbe. 8. Errore di attribuzione è quel sistema di credenze sistematiche che sulla valutazione di fatti, attribuisce all’altro durezza (per responsabilità personali soggettive) e a sé indulgenza (per responsabilità esterne oggettive). Un esempio, se nel gruppo il comandante ci rimprovera si tende a dare la colpa a fattori esterni da noi, mentre se il rimprovero va ad un collega, si predilige attribuire l’errore alle responsabilità della persona, azzerando i fattori di contesto che avrebbero potuto spingerlo. 9. Autocompiacimento (self-serving) tendenza di ognuno a salvaguardare la propria immagine e a soddisfare l’esigenza di presentarsi come soggetto competente e di successo. Se le cose vanno bene il merito è proprio, se invece dovessero andare male, la responsabilità è certamente di altri. La maggior parte di noi costruisce 5 mappe egocentriche di sé, di autovalorizzazione che ci fanno avere una buona opinione di sé e sentirci al di sopra della media. Questi automatismi incrementano la nostra autostima, ci proteggono dai traumi, ci permettono di giustificare gli insuccessi, ma al contempo, ci portano a sottovalutare rischi e pericoli, che riconosciamo solo nel caso siano degli altri. 10. Rancore, sentimento virulento che infetta il gruppo rimbalzando su chi ha inoculato questo virus. Sono diverse le espressioni del rancore, le principali: la collera, raramente si nasconde nel pensiero, una volta covata deve esprimersi e deve esplodere; l’odio, desiderio di rivalsa, di sofferenza inflitta a un nemico, sentimento negativo fisso sull’oggetto d’odio; la vendetta, legata al passato, a un torto vero o presunto che è stato subito e che deve essere restituito; l’invidia, miscela tossica composta da insoddisfazione di sé, risentimento e sadismo, la sensazione di non farcela induce una sorta di squalifica dell’altro; il disgustodisprezzo, senso di ripugnanza verso qualcosa (disgusto) o qualcuno (disprezzo) che porta a troncare i rapporti in via definitiva; la ruminazione mentale, tenere vivo nella memoria il risentimento, tramite la persistenza di pensieri e sentimenti negativi legati ad esperienze spiacevoli. 11. Frustrazione, ogni interferenza che ostacola il soddisfacimento di un bisogno elementare o anche complesso, tende a produrre un aumento di attivazione mentale e corporea (arousal) e un’istigazione ad aggredire; spesso questa aggressività non può dirigersi alla fonte reale della frustrazione e viene allora spostata su un obiettivo diverso. 12. Infantilizzazione, quando vengono a cadere sicurezze o quando le situazioni si fanno pressanti e complesse, scatta la risposta di disorientamento e disorganizzazione personale. Il soggetto non riesce a organizzare una strategia comportamentale coerente, per affrontare eventi dirompenti o negativi e si abbandona allo “stato infantile”, centrato su comportamento insicuro di tipo disorganizzato e disorientamento o anche aggressività, distacco e dissociazione. L’infantilizzazione scatta dentro episodi piccoli, che apparentemente sembrano secondari e di scarso rilievo, giochi di potere di basso livello, ripicche e piccinerie. 13. Incompetenza emotiva, da fronteggiare in un Comandi c’è una gamma di emozioni: “emozioni primarie”, paura, rabbia, tristezza, disgusto; “emozioni secondarie o sociali”, imbarazzo, gelosia, colpa, 6 orgoglio e tante altre; “emozioni di fondo”, benessere e malessere. L’incompetenza emotiva si può manifestare come eccesso di fuoco emozionale con relativa mancanza di raffreddamento riflessivo, ma anche come scarsità di espressione; è anche quell’eccessiva dominanza del razionale sull’emotivo, della logica fredda sui sentimenti. Non sapere gestire la frustrazione, non saper controllare gli impulsi e modulare i propri stati d’animo, non saper controllare la sofferenza emotiva tanto da non riuscire a pensare, non saper avvertire i sentimenti dell’altro e rimanere nell’indifferenza relazionale. 14. Disturbi comunicativi, comunicazione problematica che produce malinteso, barriere e blocchi che distanziano e producono pregiudizi. Sono state individuate dodici barriere comunicative, forme di risposta tipiche che tendono a bloccare, rallentare e inibire il processo di comunicazione tra cui: comandare5, minacciare, fare la predica, dare consigli, redarguire, giudicare, assecondare, ridicolizzare, interpretare, consolare, inquisire, distrarre. 15. Inerzia sociale (social loafing), fenomeno in cui i membri del gruppo si impegnano di meno al confronto con l’impegno che metterebbero in analogo compito svolto individualmente; la pigrizia sociale scatta in gruppo come tendenza al disimpegno, dovuta all’anonimato del gruppo e alla conseguente rarefazione del senso di responsabilità individuale. 16. Furbizia egoistica (free-rider), individuo che beneficia di un servizio o di un bene collettivo senza sopportare il relativo onere, il freerider tende a non pagare quel dato funzionamento centrandosi esclusivamente su una scelta egoistica di mero vantaggio personale, es. non partecipando alle riunioni dalle quali si ottengono miglioramenti, oppure facendo in maniera di avere ferie sia in agosto che a Natale. Negatività situazionali (di area organizzativa) 17. Diniego fisso, negazione, negare e negare in modo sistematico e permanente, niente a vedere con forme di “no” mirati e contestuali su singole funzioni; il diniego fisso è perlopiù la negazione di fatti evidenti e che un po’ tutti conoscono, agito con forme oppositive e ipocrite. Meccanismo che induce le persone a negare, come se non sapessero 5 Nello specifico di rapporti alla pari, tra colleghi, quando un agente comanda l’altro pur non avendo ruolo né titolo. 7 quello che sanno; presenza di elementi di disprezzo, aggressività, stato mentale di indisponibilità e riduzione delle capacità interpretative, riflessive, elaborative. 18. Indifferenza, appiattimento del vissuto e del pensiero, manifestazione di blocco, rintanamento; distacco emozionale tra sé e gli altri; mancanza di interesse per il mondo alimentata dal desiderio di non essere coinvolti; appiattimento del comportamento tramite frasi vaghe, gesti non compiuti, sguardi non rivolti. Criticità della persona: insensibilità, distrazione; dell’organizzazione: deserto e in espressione relazionale interna, tendenza al quieto sentire, alessitimia organizzativa (non espressione di emozioni). 19. Discriminazione e favoritismo, una dinamica tipica tra gruppi e reparti differenti, ma che agisce anche sul livello interpersonale in cui compare la componente di rivalità, di difesa delle proprie ragioni per denigrare quelle degli altri, porsi su un gradino di superiorità, allacciare alleanze anche posticce al solo scopo di contrasto e offesa della controparte. Tipico di certi contrasti tra reparti in PM, si veda la prossimità con i motociclisti: ogni agente tende a parteggiare per il proprio gruppo (fenomeno di favoritismo) e a denigrare l’altro gruppo (fenomeno della discriminazione), dentro una situazione di contrasto e competizione, a volte per un contemporaneo bisogno di risorsa limitata (teoria del conflitto), oppure per pregiudizi che scattano nel Comando. 20. Fatica fisica e mentale, la componente per cui lavorare produce stanchezza. I meccanismi di stanchezza preludono allo stress, la punta avanzata, che provoca un grappolo di negatività a cascata. La fatica fisica è di tipo muscolare; la fatica mentale incrina i fattori di presenza, attenzione, tenacia; la fatica emotiva è legata invece al lavoro e alle relazioni con le persone e alle possibili ricadute nelle emozioni negative. 21. Condotte controproduttive, comportamenti non efficaci nel lavoro tecnico ma anche sulle persone, sono tre i versanti: condotte volontarie, agite contro gli interessi dell’amministrazione; condotte verso la prestazione, azioni cioè fatte non rispettando standard, provocando rallentamenti, ritardi; condotte antisociali, contro le norme formali legali, contro i codici etici, contro le regole sociali e le procedure organizzative. 22. Errore umano, si sbaglia perché non si sta abbastanza attenti e perché si obbedisce a un’abitudine; due le carenze fondamentali: controllo attenzionale, relativo alla persona, che presenta un deficit di 8 presenza nell’azione; controllo schematico, relativo al compito, azione fissa e standardizzata, detta anche di ruotine. Un errore quindi può essere frutto di disattenzione, di cattiva applicazione delle regole, di difetto di ragionamento dell’esecutore. 23. Sindrome del “mondo giusto”, è quella visione del mondo che prende periodicamente un po’ tutti, per cui ci si convince che il mondo debba essere dominato da una relativa armonia e da un naturale principio di giustizia, in particolare ci si aspetta che le cose buone capitino a chi è buono e le cattive a chi è cattivo. Bibliografia De Sario P. (2005), Professione facilitatore, Angeli, Milano De Sario P. (2006), Il facilitatore dei gruppi, Angeli, Milano De Sario P. (2008), La riunione che serve, Angeli, Milano De Sario P. (2010), Ecologia della comunicazione, Xenia, Milano De Sario P. (2010), Far funzionare i gruppi, Angeli, Milano Del Carlo L., De Sario P. (2014), L’organizzazione dei Comandi di PM, Maggioli, Rimini (in corso di stampa) 9