Il presente riassunto è stato realizzato da Samuele Callegaro per

Il presente riassunto è stato realizzato da Samuele Callegaro per Juventus F.C.
Gli appunti fanno riferimento al convegno organizzato da Scienza&Sport in collaborazione con il
mensile “Il Nuovo Calcio” tenutosi a Milano, Hotel Melià, in data sabato 25 febbraio 2017. Il tema
trattato è stato l’allenamento della forza coniugato alla prevenzione, con approfondimenti riguardanti: i
fattori di rischio, la prevenzione degli infortuni agli hamstring e l’allenamento funzionale.
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1. Football injuries risk factors- G.N. Bisciotti (Inter F.C. & Qatar Orthopedic and Sport
Medicine Hospital)
I fattori di rischio possono essere di tipo “intrinseco” o “non modificabile” ed “estrinseco” o “modificabile”,
e sembra che aumentino con l’età anagrafica a causa di un rimaneggiamento muscolare; in particolare
intorno ai 28 anni negli uomini e 25 anni nelle donne. I muscoli più soggetti alle lesioni sono il gastrocnemio
e il soleo, mentre per altri muscoli soggetti ad infortuni come hamstrig, retto femorale ed adduttori, l’età
non risulta essere un fattore di rischio importante.
Nelle rotture di LCA, durante i 12 mesi successivi alla ricostruzione, nelle donne si ha un rischio di ri-rottura
di 4,4 volte maggiore rispetto a chi non ha mai subito rotture; l’integrazione di un neo-legamento è di circa
12 mesi e la possibilità di rottura del controlaterale è di 11,3 volte maggiore per chi ha già avuto un
intervento di ricostruzione del LCA, rispetto a chi non ha subito infortuni del suddetto legamento. Il picco
delle disparità della rottura del LCA si verifica soprattutto nella fase adolescenziale ed è solitamente
imputato a: differenze anatomiche, controllo neuromuscolare e fattori ormonali, differenza di genere (gli
uomini presentano meno lassità legamentosa).
La prevenzione primaria delle lesioni muscolari e delle distorsioni di caviglia viene effettuata in fase
anamnestica: il gruppo muscolare degli hamstring soffre maggiormente di recidiva, a causa dell’importante
quota di tessuto tendineo che presenta grosse difficoltà di riparazione biologica intrinseca; oltretutto,
essendo muscoli bi-articolari, sono sottoposti a forze meccaniche importanti con recidive di lesione tra il
12% e 43%.
Per quanto riguarda invece le “groin pain”, le recidive sono tra il 31% e 50%. Il rischio di lesioni cresce in
conformità all’aumento delle pregresse lesioni e decresce in funzione del tempo: le recidive dei traumi
legamentosi della caviglia sono tra il 9% e 39%, quelle di distorsione del ginocchio tra il 30% e 40% e infine
per gli overuse sono circa del 35%. Nella AFL (Australian Football League) la federazione ha aumentato il
numero di cambi di giocatori; ciò ha portato ad una diminuzione di circa il 40% l’incidenza delle lesioni degli
hamstring; nella prevenzione delle lesioni sarebbe più corretto considerare il rapporto tra forza concentrica
del quadricipite e forza eccentrica degli hamstring perché il pattern di attivazione privilegiato degli
hamstring è in eccentrico, ricordandosi che l’espressione della forza muscolare è “velocità dipendente”. Un
effetto di dominanza, disequilibrio e flessibilità non sono un fattore di rischio affermato. Sono fattori di
rischio: l’instabilità articolare, il male allineamento degli arti inferiori solo quando è presente anche una
lassità, i DOMS, che causano alterazioni dei pattern di attivazione e i deficit di forza repentini.
2. L’allenamento della forza nel calcio: aspetti preventivi - F. Perondi (Inter F.C.)
La forza e la prevenzione presentano molti elementi in comune con la finalità di ridurre gli infortuni; Volpi
et al. (2012) indicano come possibili fattori di rischio il rapporto <3,7 tra allenamenti e gara, un’insufficiente
preparazione pre-agonistica e la densità delle gare. Il gruppo muscolare degli hamstring, secondo Ekstrand
et al. (2011) è quello più soggetto ad infortunio, spesso dato da fatica, squilibri e asimmetrie bilaterali. I
programmi di prevenzione possono risultare efficaci, grazie a contenuti specifici come il miglioramento
dell’angolo di flessione del ginocchio, del rapporto più equilibrato tra hamstring e quadricipite,
puntualizzando l’attenzione sull’attivazione del gruppo muscolare. Lo sviluppo della forza può avvenire
attraverso una corretta coordinazione inter-muscolare, sviluppando il controllo del movimento; bisogna
considerare gli hamstring come estensori della coscia sul bacino, e la selezione degli esercizi deve essere
fatta in base alle caratteristiche del soggetto, partendo dal semplice al complesso e preservando sempre
una corretta esecuzione basata su stabilità, controllo ed equilibrio. Un’attivazione ritardata dei glutei, causa
una riduzione del controllo dei muscoli dell’anca e del ginocchio, provocando compensi da parte degli
hamstring e comportando inoltre patologie come la “low back pain”. Il grande gluteo è il principale
estensore della coscia sul bacino a ginocchio esteso, ed ha la funzione di stabilizzare e ridurre il carico sulla
LCA; il lavoro specifico di controllo dell’adduzione e della rotazione della coscia viene svolto da noi 5 volte
alla settimana, ed i test di valutazione utilizzati sono: YBT, FMS, il Lounge e il Sit & Rich.
3. La prevenzione degli infortuni agli hamstring - P. Traficante (Università degli Studi di
Foggia)
Gli hamstring sono formati dal semimembranoso e semitendinoso, innervati dal ramo tibiale del nervo
ischiatico, dal bicipite femorale, innervato dal ramo tibiale, e dal peroneale innervato dal nervo ischiatico:
risulta essere importante anche la seconda porzione ischiatica del grande adduttore che coadiuva
l’estensione della coscia sull’anca. La UEFA ha informato che in ogni stagione avvengono circa 4-6 infortuni
agli hamstring per ogni Club, e che l’incidenza più elevata si trova nel periodo preparatorio della stagione.
Bisogna valutare l’attivazione muscolare durante gli sprint per analizzare le varie fasi e il loro sviluppo: il
bicipite femorale, ad esempio, è più attivo nella prima fase di contatto e nella fase finale di volo, mentre il
semitendinoso è più attivo nella fase centrale di contatto del piede a terra e in quella intermedia di volo.
Analizzando solo la fase di volo, circa l’85%-90% si ha il picco di allungamento degli hamstring dove il rischio
di infortuni è alto; con l’85% del carico massimale, nei lavori con sovraccarichi, in fase eccentrica si ha
un’attivazione maggiore negli stacchi a gambe tese (romanian deadlift) e good morning, che sono tutti
esercizi anca-dominante. Il single leg sollecita maggiormente gli hamstring in fase eccentrica e concentrica
e sembra essere utile anche la slide leg; l’iperextensor incide sul volume del capo lungo del bicipite e i
nordic sul volume del semitendinoso. Sarà infine importante valutare il carico di allenamento, facendo
attenzione alle variazioni repentine dei volumi di corsa ad alta velocità.
4. Allenamento funzionale della forza - A. Andorlini (Training Lab)
La parola allenamento deriva dai termini lena (fatica) e fit (adattabilità). La piramide dell’allenamento
funzionale è formata da mobilità, stabilità - che è utile per applicare una forza - ed infine dalla “labilità”, che
regola la fluidità del movimento. Gli obiettivi nell’allenamento funzionale sono: la riduzione degli infortuni
in allenamento e durante la prestazione, il miglioramento della prestazione e l’”allenabilità” tecnico-tattica.
La forza è una qualsiasi azione capace di causare un movimento; in particolare la forza fisica è composta da
movimenti, quali il tirare e lo spingere, nello specifico si lavora sull’aspetto vettoriale delle forze. Il corpo si
muove in base agli elementi di una catena cinetica che utilizza 3 piani e 6 matrici specifiche per le stazioni
articolari, da cui passano 8 binari miofasciali che combaciano con i punti dell’agopuntura, cioè i trigger
point, il tutto collegato ad un modello di bio-tensegrità. Il movimento è muovere qualcosa al di fuori del
proprio corpo o muovere il corpo stesso, e in base all’applicazione della forza ci possono essere esercizi di
compressione, tensione, torsione e taglio. L’allenamento funzionale presenta 8 movimenti fondamentali
che possono essere rappresentati come moduli incastrati tra loro. Il movimento può essere scomposto e
avere delle variabili, le coordinate somato-spaziali, che permettono di passare da esercizi semplici a
complessi. L’allenamento funzionale deve essere sviluppato in un tetraedro utilizzando tutte le ampiezze
che lo spazio può consentire eseguendo esercizi con meno vincoli, tensioni e tecnicismo, cercando di avere
più fluidità, spontaneità e improvvisazione. La classificazione degli esercizi può avvenire in base a quelli che
sono predominanti e non basati sui muscoli, creando sequenze di esercizi legate al movimento, partendo
da esercizi corrispondenti all’età evolutiva.
Bibliografia
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