VIII CONFERENZA NAZIONALE A.I.O.M. I tumori nei giovani Bergamo, Centro Congressi Giovanni XXIII, 24-26 marzo 2004 IL TUMORE DEL SENO 1. INCIDENZA IN EUROPA E IN ITALIA Secondo le ultime stime del più autorevole osservatorio epidemiologico sui tumori, l’International Agency for Research on Cancer (IARC) di Lione, i nuovi casi di tumore registrati in Europa nel corso del 2000 – non considerando ancora i Paesi dell’Est prossimi all’Unione - sono stati 257.892. L’Italia con poco più di 32.000 persone colpite (32.037) è al quarto posto, dopo Inghilterra (65.284 nuovi casi), Germania (51.710) e Francia (37.193). Nel nostro Paese questa malattia è la prima causa di morte nelle donne nella fascia d’età tra i 35 e i 44 anni e in molte zone rappresenta un quarto circa di tutti i tumori di cui soffrono le donne. Negli ultimi anni si è osservata una diminuzione della mortalità. Nel Meridione e nelle Isole l’incidenza della malattia è tuttora relativamente bassa rispetto alla media dei paesi industrializzati, mentre aumenta progressivamente salendo al Nord. I motivi di questa distribuzione geografica non sono completamente noti anche se, verosimilmente, sono correlati sia alle abitudini riproduttive (al nord le donne fanno meno figli) che all’alimentazione e all’industrializzazione. 2. MORTALITÀ IN EUROPA E IN ITALIA In Europa occidentale, sempre dai dati IARC del 2000, sono stati complessivamente registrati più di 94.000 decessi (94.181): in Italia quasi 12.000 (11.902), in questo triste conto siamo al terzo posto, con più morti della Francia (11.529), ma meno della Germania (19.149) e dell’Inghilterra (25.205). 3. NEL MONDO Nel 2000, secondo i dati IARC, si sono avuti più di 1.050.000 casi e poco meno di 373.000 morti in tutto il mondo. Paesi a rischio massimo: Nord America, in particolare Stati Uniti Paesi a rischio elevato: Australia Europa Paesi a rischio intermedio: America Centrale, Sud America , Paesi dell'Est europeo Paesi a basso rischio: Asia (compreso il Giappone che è l'unico Paese industrializzato dove la malattia è poco comune) e Africa. 4. LE CAUSE E I FATTORI DI RISCHIO Le cause del tumore al seno non sono ancora ben conosciute. In generale sono considerati fattori di rischio tutti quelli elencati di seguito: VIII CONFERENZA NAZIONALE A.I.O.M. I tumori nei giovani Bergamo, Centro Congressi Giovanni XXIII, 24-26 marzo 2004 L’età Prima dei 30 anni: è una malattia rara Tra i 30 e i 40: la probabilità di ammalarsi è del 4-5% Dopo i 40 e negli anni immediatamente successivi: la probabilità sale al 25%. La predisposizione familiare Si stima che solo il 6-8% di tutti i tumori della mammella sia dovuto alla predisposizione familiare. Il rischio cresce e può essere più di tre volte superiore alla norma se una donna ha: una parente di primo grado* con cancro al seno bilaterale o un cancro al seno e all'ovaio oppure una parente di primo grado con tumore al seno diagnosticato prima dei 40 anni o un parente maschio di primo grado a cui è stato diagnosticato un cancro alla mammella (a qualsiasi età) due parenti di primo o secondo grado a cui è stato diagnosticato un tumore al seno prima dei 60 anni, oppure un tumore ovarico a qualsiasi età ma dallo stesso ramo familiare Tre parenti di primo o secondo grado dallo stesso ramo familiare a cui è stato diagnosticato cancro al seno o ovarico Il rischio è molto elevato, tale da rendere appropriato il test genetico, per le donne con quattro o più parenti colpiti da tumore al seno o tumore ovarico nell'arco di tre generazioni di cui un parente è ancora in vita. * I parenti di primo grado sono: madre, sorella o figlia; di secondo grado femminile sono: nonna, nipote, zia. La storia riproduttiva Il non avere figli viene considerato un fattore di rischio. Per le mamme inoltre sembrano anche incidere il numero di figli e l’età in cui hanno partorito: il cancro al seno è meno frequente nelle donne che hanno avuto il primo bambino prima dei 21 anni, mentre si considera fattore di rischio partorire per la prima volta dopo i 30. Sembra inoltre esserci un rapporto inverso tra numero di figli, incidenza e precocità del tumore. Anche la data della prima mestruazione e dell’inizio della menopausa possono diventare significative: un menarca precoce e una menopausa tardiva sembrano predisporre la donna alla malattia. La gravidanza Gli studi epidemiologici hanno da tempo indicato che la gravidanza è un importante fattore protettivo. Recentemente i risultati di una grande metanalisi pubblicata su Lancet - 47 studi epidemiologici condotti in 30 Paesi, oltre 147 mila pazienti coinvolte, 50 mila VIII CONFERENZA NAZIONALE A.I.O.M. I tumori nei giovani Bergamo, Centro Congressi Giovanni XXIII, 24-26 marzo 2004 delle quali avevano avuto un tumore al seno – hanno indicato una correlazione diretta e lineare tra numero di mesi di allattamento al seno e rischio relativo di neoplasia. Rispetto alle donne che non avevano mai allattato al seno, il cui rischio è stato considerato uguale a 1, il rischio scendeva a 0,98 per un periodo di allattamento inferiore a 6 mesi, a 0,94 per la fascia 7-18 mesi, a 0,89 per la fascia 19-30 mesi, a 0,88 per quella 31-54 mesi, e infine a 0,73 per quelle che avevano allattato per oltre 55 mesi. Dalle cifre emerge con evidenza l'effetto protettivo combinato delle gravidanze multiple e dell'allattamento al seno. L'entità della diminuzione del rischio non varia tra i Paesi sviluppati e quelli del Terzo mondo e non è influenzata da fattori quali l'età, la condizione menopausale, il numero di figli e l'età al momento del primo parto. È stato significativamente calcolato che nei Paesi sviluppati l'incidenza complessiva di cancro della mammella si ridurrebbe di oltre la metà (da 6,3 a 2,7 per ogni 100 donne all'età di 70 anni) se le donne di questi Paesi avessero lo stesso numero medio di figli e gli stessi periodi di allattamento comuni fino a pochi anni fa nelle nazioni del Terzo mondo. Un allattamento al seno va perseguito dunque come obiettivo non solo per la salute futura del bambino, ma anche come strumento preventivo contro il rischio di cancro della mammella. Da rilevare che i contraccettivi orali comportano un modesto aumento del rischio, destinato comunque a scomparire entro 10 anni dall'interruzione della pillola. Il ruolo dell’alimentazione e dell’obesità Il collegamento tra abitudini alimentari e incidenza della malattia non sembra essere così stretto come invece accade per altre forme tumorali. Tuttavia si è notato che un’alimentazione basata su farine eccessivamente raffinate e su alimenti di origine animale, come quella prevalente nei Paesi industrializzati, favorisce il cancro al seno. Indipendentemente da come si mangia; inoltre, anche l’obesità, soprattutto dopo la menopausa, costituisce un fattore di rischio. Radiazioni ionizzanti L’esposizione ai raggi X (radiazioni ionizzanti) rappresenta un fattore di rischio. Un’esposizione pericolosa è quella che deriva dalla radioterapia per la cura di tumori vicini alla mammella (per esempio i tumori alla tiroide ed i linfomi). Non sono considerate a rischio, invece, le dosi radioattive assorbite dalle donne durante la mammografia di controllo eseguita con apparecchiature recenti. Come fare la diagnosi precoce Controllare con regolarità il proprio seno, questa è la chiave per la diagnosi precoce. Ecco in che modo: La maggior parte delle donne, di fronte a qualsiasi disturbo del seno, pensa subito ad una malattia importante e può quindi essere utile esaminare i sintomi e i disturbi più frequenti che riguardano il seno. Ciò servirà anche ad evitare di allarmarsi inutilmente VIII CONFERENZA NAZIONALE A.I.O.M. I tumori nei giovani Bergamo, Centro Congressi Giovanni XXIII, 24-26 marzo 2004 di fronte a dolori che spesso preoccupano, ma che si rilevano poi del tutto privi di importanza. Il dolore: è il disturbo in assoluto più frequentemente riferito dalle donne e definito dal medico "mastodinia" . Per ogni donna è comprensibilmente preoccupante avvertire dolore in una parte del corpo sensibile e delicata come il seno; in genere questi disturbi colpiscono di più le donne giovani che non hanno ancora avuto gravidanze. Si può manifestare con fitte o dolori ad una o entrambe le mammelle; inizia qualche giorno prima del ciclo mestruale o come senso di tensione o come indurimento del seno che si gonfia e da l’impressione di essere più pesante del solito. Può essere ciclico, cioè collegato a determinate fasi del ciclo mestruale, o saltuario, cioè apparentemente non legato al ciclo e anche comparire per esempio solo di notte. In tutte queste situazioni si tratta nella maggior parte dei casi di un inconveniente fastidioso ma del tutto naturale legato al normale andamento dei cicli dell’organismo. L'infiammazione (mastite): più raramente e quasi esclusivamente nel periodo dell’allattamento un leggero indolenzimento associato a gonfiore ed arrossamento di una zona circoscritta del seno che si estende successivamente all’intera mammella può corrispondere ad una mastite, cioè un’infiammazione della mammella provocata da batteri. Questi si moltiplicano e si diffondono nel siero all’interno dei dotti galattofori (i canali attraverso cui esce il latte che sboccano sul capezzolo) . E’ una situazione che può essere agevolmente riconosciuta e trattata dal medico di famiglia con una terapia antinfiammatoria e/o antibiotica. La secrezione dal capezzolo: può accadere, anche al di fuori dei periodi di gravidanza e di allattamento, che compaiano delle secrezioni di liquido più o meno denso dal capezzolo. Il liquido che fuoriesce può essere di vario colorito, dal bianco al giallo al verde al bruno al rosso ematico e la secrezione può essere associata o meno a dolore; spesso sono perdite del tutto naturali e quindi prive di importanza ma sempre meritevoli comunque di un controllo medico per valutare l’opportunità di ulteriori accertamenti. Vanno considerate con particolare attenzione le secrezioni ematiche. Il nodulo: al tatto si presentano come palline più o meno dure, di dimensioni variabili. Spesso è la stessa donna che li scopre e, dopo il dolore, rappresentano la causa più frequente di ricorso ad uno specialista. La mano della donna normalmente riesce ad avvertire solo quelli più grossi, del diametro di almeno 1-2 centimetri, mentre la mano del medico esperto riesce ad individuare anche quelli di misura inferiore. I noduli più piccoli comunque non possono essere sentiti con la sola palpazione ed è sempre necessaria un’ecografia per individuare la loro posizione e le loro dimensioni; i noduli microscopici infine possono essere visti solo con la mammografia. VIII CONFERENZA NAZIONALE A.I.O.M. I tumori nei giovani Bergamo, Centro Congressi Giovanni XXIII, 24-26 marzo 2004 In ogni caso se si avverte un nodulo è indispensabile rivolgersi ad un medico perché anche se il più delle volte sono benigni è compito dello specialista accertarne la natura. 5. LO SCREENING Lo screening è un programma di esami medici eseguiti in assenza di sintomi per capire se c’è un tumore in fase iniziale e poter iniziare immediatamente la cura. I trial clinici hanno evidenziato che lo screening del seno tramite mammografia nelle donne con età superiore ai 50 anni riduce i casi di mortalità per cancro al seno del 2040%. La sopravvivenza dopo la diagnosi e il trattamento è direttamente legata allo stadio della malattia e al momento della diagnosi: 1. il 70-80% delle diagnosi di cancro durante lo screening potrebbe avere una buona prognosi. 2. Ad un primo screening, più del 20% dei cancri potrebbe essere in situ 3. un ulteriore 20-25% è probabilmente rappresentato da lesioni invasive 4. un altro 25% potrebbe essere di tumori tra gli 1 e i 2 cm. 6. LE CURE L'intervento chirurgico può essere: demolitivo: asportazione di tutta la ghiandola mammaria e dei linfonodi situati nel cavo ascellare, viene eseguita nei casi in cui il tumore è superiore ai 2,5 - 3 centimetri conservativo: o quadrantectomia: asportazione dell’intero quadrante della mammella sede del tumore, associata all'asportazione dei linfonodi del cavo ascellare o tumorectomia: escissione del tumore con margini microscopicamente liberi o linfectomia: riservata ai tumori inferiori ai 3 - 2,5 centimetri. La chemioterapia consiste nella somministrazione di farmaci, detti anche antiblastici o citotossici, che bloccano la crescita di cellule tumorali residue che, nonostante l'intervento chirurgico o l’eventuale radioterapia, possono essere ancora in circolo. La chemioterapia neoadiuvante o primaria è quella talvolta fatta prima della terapia chirurgica, a pazienti con tumori superiori ai 3 centimetri. VIII CONFERENZA NAZIONALE A.I.O.M. I tumori nei giovani Bergamo, Centro Congressi Giovanni XXIII, 24-26 marzo 2004 La radioterapia consiste nell'uso di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali. Normalmente viene effettuata dopo interventi chirurgici conservativi (ad esempio la quadrantectomia) per evitare una recidiva locale, cioè la formazione di un nuovo tumore nella mammella già operata. L’ormonoterapia o terapia ormonale interferendo con gli estrogeni tiene sotto controllo la proliferazione delle cellule tumorali. Per la sua azione selettiva, la terapia ormonale si distingue dalla chemioterapia, la cui azione diffusa ostacola la proliferazione delle cellule cancerose ma anche di quelle sane. L’immunoterapia è un trattamento, talvolta associato alla chemio, che si prefigge di combattere il tumore attivando i meccanismi di difesa dell'organismo, cioè attraverso il sistema immunitario. Il linfonodo sentinella è il primo linfonodo (o gruppo di linfonodi) che riceve linfa direttamente dal tumore. L’esame della sua condizione indica quindi lo stato degli altri linfonodi e consente di evitare l’asportazione di tutti i linfonodi dell'ascella, compresi quelli sani. Nonostante l’elevata affidabilità dell'esame del linfonodo sentinella (secondo alcuni studi è del 95%), la scelta dell’intervento totale va considerata con cautela nell’ambito di un chiaro colloquio tra medico e paziente. Otto donne su 10 potrebbero guarire Se la brutta notizia è che il tumore del seno è sempre più frequente, la buona notizia è che è sempre più curabile. Su tre donne che si ammalano oggi, due riescono a guarire. Un risultato impensabile soltanto 20 anni fa, quando la percentuale di guarigione non superava il 40 per cento. Fino agli anni Sessanta le donne colpite da un tumore al seno subivano la sua mutilazione, venivano pesantemente irradiate, avevano come effetto collaterale della terapia un gonfiore del braccio, dovuto ad un accumulo linfatico, in qualche caso sopravveniva addirittura una paralisi dell’arto. Oggi grazie ai nuovi interventi conservativi e alle tecniche di chirurgia plastica, la donna operata ha una qualità della vita del tutto paragonabile a una donna sana, né va incontro a discriminazioni sotto il profilo estetico. Il progresso è sotto gli occhi di tutti ed è stato reso possibile dai passi avanti compiuti nel campo della ricerca clinica e di base, della prevenzione e della diagnosi, della terapia. Ulteriori passi avanti potrebbero essere compiuti grazie alle innovazioni ancora allo studio. Le donne italiane sono tra l’altro tra le meglio curate. Il recente studio “Eurocare” ha accertato come il cancro del seno sia attualmente curato con maggiori probabilità di successo in Italia che non in paesi come Francia, Germania, Gran Bretagna o Spagna. VIII CONFERENZA NAZIONALE A.I.O.M. I tumori nei giovani Bergamo, Centro Congressi Giovanni XXIII, 24-26 marzo 2004 La possibilità di guarire sale al 70-80 per cento se la diagnosi viene fatta precocemente, agli esordi della malattia. Gli esami per arrivare ad una diagnosi precoce ci sono e sono relativamente semplici da fare. Purtroppo sono ancora troppo poche le donne italiane che si sottopongono a controlli periodici del seno. Un esame prezioso come la mammografia, per esempio, viene attualmente eseguito da non più di 2-3 donne italiane su 10 che dovrebbero farlo. Per ulteriori informazioni http://www.medinews.it/ (Area Riviste – Aiom Info Società n.1/2003; n.1 e 2/2004) http://www.aiom.it/frset/oncologia.htm