STAGIONE CONCERTISTICA 2015-2016
COMUNICATO STAMPA
A conclusione della Stagione Concertistica 2015-2016 al Teatro
Municipale giovedì 5 maggio alle 21 si esibirà l'Orchestra della Svizzera
Italiana in un sontuoso programma dedicato al tardo romanticismo
tedesco
Si conclude giovedì 5 maggio alle 21 al Teatro Municipale, con il concerto dell'Orchestra della
Svizzera Italiana diretta da Markus Poschner, la Stagione Concertistica 2015-2016 della
Fondazione Teatri di Piacenza.
Tra i protagonisti della serata, incentrata su un sontuoso programma dedicato al tardo
romanticismo tedesco, il pianista Marc André Hamelin, il clarinetto di Corrado Giuffredi e il
fagotto di Antonio Biano. All'Ouverture tragica di Brahms seguiranno il suo Concerto n. 2 per
pianoforte e orchestra; al centro della serata un prezioso Concertino di Richard Strauss con i due
strumenti a fiato solisti, uno degli ultimi lavori del musicista bavarese.
«L’una ride, l’altra piange» («Die eine lacht, die andere weint») affermò Johannes Brahms delle
due Ouvertures composte nel 1880, la Akademische Festouvertüre e la Tragische Ouvertüre. Con
tale consapevole – e compiaciuta – esagerazione, egli intendeva chiaramente sottolinearne il
carattere antinomico: nell’una, composta a mo’ di ringraziamento musicale all’Università di
Breslavia, che gli aveva conferito un dottorato honoris causa, i motivi di quattro canti studenteschi
si addipanavano al tessuto contrappuntistico dell’opera; nell’altra, una luttuosa atmosfera tragica
permeava l’intera forma, tanto da indurre critici e ascoltatori a cercare un possibile “programma”
letterario su cui l’Ouverture fosse modellata.
Il pathos brahmsiano, invece, vi si sviluppa a partire da un’idea che è puramente interiore,
adattandosi alla forma musicale secondo una logica rigorosissima, e lasciando affiorare, pur nel
rigore strutturale, le intime «nebbie nordiche»dell’animo amletico del compositore amburghese.
Composto nel 1881, il Concerto op. 83 risente della costante, inquieta riflessione di Brahms sulle
forme sinfoniche, che è caratteristica del passaggio dagli anni Settanta agli Ottanta, ed è
testimonianza suprema della sua maestria nella gestione non solo del tessuto orchestrale, ma
anche degli equilibri timbrici e dinamici tra il solista e l’orchestra. Concerto-monstre per la sua
lunghezza e per l’impressionante impegno tecnico richiesto al solista, esso apparve sin dalle sue
prime esecuzioni, a Budapest e a Vienna, come un punto d’arrivo del genere musicale cui
appartiene.
Via Verdi, 41 – 29100 Piacenza
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Un’aura di fitto mistero aleggia intorno al programma letterario intorno a cui fu composto il
magnifico Duett-Concertino per clarinetto e fagotto di Richard Strauss. Terminato nel 1947 ed
eseguito in prima assoluta a Lugano il 4 aprile 1948, esso appartiene a quella che i critici
anglosassoni (da Norman Del Mar a Bryan Gilliam) sono soliti definire l’«estate indiana», ossia
l’estrema e rigogliosa maturità professionale del compositore, dalla quale scaturirono alcune delle
pagine più mirabili della musica del Novecento. Difficile stabilire se a ispirare l’inusuale duo
concertante – in tre movimenti concatenati - tra il clarinetto e il fagotto sia stata la fiaba di
Andersen intitolata Il guardiano di porci, come il compositore avrebbe dichiarato a Clemens
Krauss, oppure un’altra narrazione fiabesca, che avrebbe avuto come protagonisti una principessa
(il clarinetto) e un orso (il fagotto), secondo quanto invece Strauss avrebbe comunicato a Hugo
Burghauser, primo fagotto – fino al 1938 – dei Wiener Philharmoniker. Ancora, è difficile stabilire
se alla base del Duett-Concertino non sia invece l’omerico incontro tra Odisseo e Nausicaa, da
Strauss ben conosciuto e amato, e più volte preso in considerazione per una trasposizione
musicale. Resta in questo mistero, se mistero poi lo si voglia considerare, la semplicità
dichiaratamente mozartiana dell’insieme (ché mozartiani, dichiarò appunto Strauss a Burghauser,
erano i migliori esempi di impiego concertante del fagotto – ma non si dovrebbe dimenticare, più
in generale, il rilievo solistico del clarinetto in Mozart): una semplicità che rende l’immagine di una
pace interiore lungamente ricercata, all’avvicinarsi della morte, e posta in discussione dai dodici
anni del Reich hitleriano, cui il compositore aveva inizialmente dato il proprio appoggio, e dal
quale in seguito era stato messo da parte e vessato.
*parti del comunicato sono tratte dal saggio di Nicola Montenz
Per info e biglietti è possibile rivolgersi alla biglietteria del Teatro Municipale di Piacenza, in via
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